Capitolo 17 – Rose cherry flavoured
“Cioè,
alla fine, se davvero ci pensi... è proprio assurdo…”.
Silenzio
prevedibile dall’altra parte, socchiudo gli occhi appoggiando la testa al muro.
Riaprendoli, trovo la forza di continuare.
“Insomma,
una settimana… è passata una settimana buona… ma niente…”.
Sospiro,
allontanando con uno sbuffo la ciocca di capelli bagnata che mi è caduta sugli
occhi.
“Non che
mi aspettassi qualcosa…” proseguo, la mia mano che compie lenti movimenti
circolari nell’acqua “Mi ci sono anche rassegnata… e il senso del mio discorso
era anche abbastanza chiaro… ma non credi che qualcosa avrebbe dovuto
dirmela?”.
Solo un
gorgheggio di risposta.
“Già, lo
penso anche io…” borbotto sconsolata “Volevo proprio che non mi dicesse più
niente… di che mi lamento? E poi tra qualche settimana nemmeno lo vedrò più…
eppure…”, mi sistemo meglio e continuo: “Eppure, comunque mi sembra sempre che
ci sia qualcosa di strano sotto…”.
Sospiro
nuovamente, abbandonando la testa all’indietro, per poi implorare: “Tu che ne
pensi?”.
Serenity
solleva leggermente il capo e mi guarda, sorridendo. Batte le mani paffute
nell’acqua della vasca da bagno, ridendo gioiosa della schiuma che le accarezza
il naso, facendole il solletico. Sorrido a mia volta, spostandomi indietro e
stringendola più forte. La piccola si adagia contro il mio seno, i capelli
bagnati che mi sfiorano piano. Non pensavo che fosse così bello e rilassante
fare il bagno con una bambina piccola; vabbè, rilassante… ho sempre paura che
se mi sfugge, affoga, ma la tengo stretta mentre gioca, quindi insomma non
dovrebbe esserci questo pericolo, spero… e poi cavolo! Se Seth non le voleva
fare il bagno e io ero in ritardo, come diamine dovevo fare?! Almeno ho
accorpato la sua pulizia alla mia…
E poi il
bagnoschiuma dei bambini è proprio buono… ciliegia…
fa quasi venire fame…
Dolcemente,
inizio a frizionare i capelli di Serenity, cercando di distrarre la mia mente
dai miei inevitabili pensieri. Sospiro nuovamente, certo che essermi ridotta a
confidarmi con una bambina di un anno… santo cielo, sono proprio da ricoverare.
Non che
io non abbia confidenti, ma credo che a nessuno di essi parlerei in maniera agevole ed indolore della mia colpevole e assolutamente sgradita nuova
attrazione per Draco Lucius Malfoy.
Insomma,
andiamo… Ginny? Mi caverebbe gli occhi. Ron? Lavanda? Luna? Il centauro
Fiorenzo???!!
Decisamente
ogni componente del mondo magico è escluso: a parte l’assurdità della mia
situazione, ci si metterebbe anche dover spiegare come sia diventata
improvvisamente necrofila. Cavolo, per loro, Draco è morto.
E se
anche mi improvvisassi kamikaze e facessi harakiri parlandone con Harry…
diciamo che avrei anche la vita di un valente Ministro della Magia sulla
coscienza… Harry avrebbe quattro infarti contemporaneamente… già non credo che
abbia accettato che lavori qui e ci sia rimasta in attesa dell’esame,
figuriamoci questo…
Se, poi,
vado ad enumerare nella mia mente i personaggi che compongono il mio mondo
babbano… le cose procedono diversamente,
ma non meglio. Danny Ryan è vivo e vegeto e per molti non sarebbe il peccato
originale, considerarlo un bel ragazzo. Anzi, per uno come Seth, sarebbe
l’ammissione tardiva che ho gli occhi in faccia e gli ormoni a posto.
Ma anche
parlarne con Seth non risolverebbe molto… probabilmente mi direbbe anche di
provarci, in barba a Summer, che comunque esiste ed è un fatto. Sorrido tra me
e me, probabilmente mi ipnotizzerebbe anche… ma, a parte la presenza di Summer,
non saprei come spiegarli come questa mia scoperta sia così negativa per me.
Dovrei
raccontare degli Auror, di Voldemort e di come la vita mia e di Draco siano
così indiscutibilmente divise da un fossato, scavato dalla storia di parti
opposte, decise da centinaia di persone prima di noi. Dovrei dire di come certe
cose non cambiano mai. E di come sarebbe stato meglio che io e lui non ci
fossimo mai rincontrati… e, solo a quel punto, con una punta di disperazione
nella voce, potrei chiedere se esiste una maniera miracolosa, sia essa magica o
babbana, per smettere di provare determinate cose per una persona.
Non è
amore. E questo lo so… non ne sono innamorata… ma, per me, è già sufficiente
aver sentito dentro quella dolorosa insoddisfazione prettamente fisica del non averlo più. Mi è bastata… mi basta, insomma… eppure, la continuo a
sentire, folle la mente e pazzo il cuore.
Tiro su
con il naso quasi in modo feroce per evitarmi di piangere, non ci sto proprio a
piangere per Draco Malfoy.
Che
diamine… un po’ di dignità ce l’ho ancora…
Ed, in
fondo, chissenefrega che non mi parla da una
settimana… si chiudesse pure nel suo silenzio, popolato di fantasmi, e gettasse
anche la chiave in fondo all’oceano. Ci può anche affogare, per quello che mi
importa.
Non
credo di avergli detto niente di così offensivo o assurdo, no?
Gli ho semplicemente
detto la verità. Che me ne vado perché non ho motivi sufficienti per restare.
La sintesi del mio discorso era questa… non ho con lui un rapporto così fatale
ed esclusivo da rinunciare a tutto, per lui, fosse anche per amicizia. Specie
se, per lui, io continuo sempre ad essere la solita Hermione di sempre,
asservita a quel voi di cui parla
sempre… quindi, anche se tornassi nel mondo della magia, non mi farebbe poi
così male troncare ogni contatto con lui, visto che comunque lui nel nostro
ambiente originario, non ci può mettere più piede.
Per gli
altri, poi, il caso depone nella stessa direzione.
Seth lo
posso continuare a vedere, ed anzi in questa ultima settimana, l’ho presentato
con April ad Harry e Ginny come garanzia che diventassimo un gruppo unico,
quando io avessi smesso di lavorare al Petite Peste.
L’esperienza
è stata piacevole e i miei amici si sono integrati perfettamente: Ginny ha
trovato una nuova alleata in April nell’organizzazione del matrimonio perfetto,
con buona pace del mio apparato uditivo. Seth ed Harry vanno molto d’accordo,
ridendosela di me e delle mie assurdità. E, se mettiamo assieme che qualche
volta sono riuscita a trascinarmi dietro anche Trey e Corinne, gli unici che mi
erano sembrati interessati all’idea, il quadro risulta del tutto positivo.
Seth,
all’inizio, mi ha messo il muso per due giorni, sapendo che me ne sarei andata
da casa, in quanto ho deciso anche di tornare nel mio appartamento, trascorse
queste quattro settimane prima dell’esame. Decisione che ho preso
indipendentemente da come andrà l’esame; qualora non sarò ammessa, Harry mi ha
già detto che si impegnerà personalmente per darmi un altro posto, fosse anche
solo quello della sua segretaria.
Un’altra
cosa decisamente positiva, ma che ovviamente a Seth non andava giù.
Poi ne
ho parlato con lui, un pomeriggio, esponendo tutte le mie ragioni: il fatto che
fare la cameriera a vita non fa per me, che ho bisogno di rinsaldare i rapporti
con i miei vecchi amici e che li devo questo tentativo, oltre che comunque la
mia vita, prima o poi, finirà inevitabilmente per portarmi in una direzione
diversa. Potrei anche lavorare qui per altri due anni, ma a che pro? Non appena
la condanna finirà e sarò tornata una strega, che farò? I miei amici, intendo
quelli magici, mi accetteranno ancora, dopo che avrò rifiutato deliberatamente
ed ingiustificatamente ogni loro sforzo per farmi tornare alla mia solita vita?
Sono
nata per essere una strega. Non per essere una babbana in incognito.
Insomma,
a conti fatti, ogni cosa depone in quella direzione, inutile negarlo.
Ogni
cosa comporta solamente conseguenze positive.
Quando
Seth ha capito che per me era una grande occasione (ovviamente celata in
termini babbani), si è rassegnato, e mi ha detto che
devo seguire la mia strada. Non appena poi ha visto che, comunque, io ero
intenzionata a continuare a frequentare sia lui che April che gli altri del
Petite Peste, non si è fatto più problemi e ha continuato a trattarmi come
sempre.
Seth non
ha più parlato con me di Draco.
Ed ho capito
che le parole di quel giorno gli erano costate tanto, nonostante non ne recasse
traccia nei gesti e nelle parole.
Forse è
anche per questo che non gli parlo di lui. Seth è la tipica persona che fodera
la sua anima di colori sgargianti e di frivolezze, pur di non mostrare a
nessuno che dentro… dentro è tutto
diverso.
Lui ci
crede a quello che mi ha detto, lo vedo negli occhi che seguono me e Draco
evitarci in ogni stanza, in quegli occhi che si abbassano repentinamente quando
ho bisogno che Draco sappia qualcosa e la grido a voce alta, rivolgendomi a
lui, in modo che anche l’altro senta.
Ma non
mi ha chiesto il motivo di questo silenzio.
Credo…
perché gli faccia male… forse immagina che sia successo qualcosa tra me e lui…
non so… e pensare che io sia la persona giusta per Draco, anche se non so
davvero come faccia, non esula comunque dal avvertire questa sua consapevolezza
come dolorosa.
Magari
pensa che, dopo quel bacio, continuiamo una meravigliosa quanto proibita
relazione clandestina e, davanti a loro, facciamo finta di non guardarci in
faccia per celarla.
Vorrei
smentirlo, ma non credo che, allo stadio attuale delle cose, riuscirei a
parlare serenamente di Draco, senza vomitare tutto quello che sento dentro.
Quindi mi glorio della normalità con cui Seth, nonostante tutto, mi tratti.
E dentro, come lui, come Seth, sotto le
risate indifferenti e il gioioso menefreghismo… come quadratini di celluloide,
rivivo la serata del mio bacio con Draco e quella in cui gli ho detto
intimamente addio.
Perché,
nonostante tutto il senso di questo discorso, il fatto che io sia qui, a mollo,
a parlare a Serenity di lui, è una prova più che sufficiente.
Una
prova che va anche oltre il fatto di aver capito che, per lui, io sono rimasta
quella della scuola, quella che faceva parte dell’Ordine della Fenice, quella
che è stata il capo della gente che si è macchiata dell’omicidio dei suoi.
Quella
che gli ricorda ogni giorno la gente che odia e la gente che ha amato e perso.
E questa
prova che va oltre tutto… è che non riesco a smettere di pensare a lui.
Sospiro
rumorosamente, accarezzando il capo di Serenity. Non ci siamo più parlati da
quella sera, ci evitiamo come la peste, lui cerca di uscire sempre quando io
sono in casa e io faccio lo stesso.
Il solo
contatto che abbiamo avuto, è stato quando mi ha consegnato la mia richiesta di
dimissioni, dicendomi solamente: “Non avevo ancora avuto il tempo di fare il
contratto… non ce n’è bisogno…”. Ed anche allora ha evitato accuratamente di
guardarmi in viso.
Non mi
aspettavo che reagisse così, assolutamente.
Certo mi
sono adeguata al suo silenzio, intimamente contenta che le mie ultime settimane
qui non sarebbero state così meravigliose da farmelo rimpiangere in seguito.
Non che tra me e Draco, l’aggettivo meraviglioso aggiunto a convivenza si
potesse mai aggiungere, anzi… ma comunque io non lo capisco.
“Domandati perché dopo tutto quello
che sta accadendo tra me e te, io sono sempre una di quei voi… e perché lo sarò
per sempre…”.
Cosa c’è
stato di così assurdo in questa frase? Per lui, intendo, da non potermi nemmeno
più guardare in faccia? Ed anche se avessi detto qualcosa di così terribile,
perché allora non mi ha contraddetto?
Come
sempre, non ho risposte a queste domande e, come sempre, anche oggi mi dico che
spero che queste quattro settimane passino in fretta. E come sempre mi dico che
devo pensare a studiare e che ci sono un sacco di leggi da memorizzare per il
concorso, anche se molte di esse già le conoscessi per sommi capi.
Ma come
sempre… io so che, tra qualche ora, starò ancora qui a pensarci.
“Herm,
devo entrare! Se sapevo che ci avresti messo tanto a fare il bagno a Serenity,
glielo avrei fatto io!!” la voce di Seth mi raggiunge attraverso la porta
chiusa.
“Ok,
adesso esco!” urlo al suo indirizzo. Con attenzione, prendo in braccio la
piccola che sta giocherellando con una papera di gomma e la poggio sul
fasciatoio, attaccato alla vasca. Esco a mia volta io, avvolgendo Serenity in
un asciugamano e indossando io l’accappatoio.
La
asciugo piano, lei che ride contenta, facendo sorridere anche me. Quanto mi
mancherà, quando sarò andata via… dubito che riuscirò a vederla, contrariamente
agli altri. Specie se le cose tra me e Draco restassero così… lui è sempre con
Serenity, in fondo. Se ora non c’è, è solo perché è uscito con Summer; quando
me ne andrò, difficilmente potrò vederla.
Accarezzo
piano la guancia paffuta della piccola, che prende tra le sue la mia mano,
stringendola forte. Mi mordo il labbro inferiore per impedirmi di piangere, chi
l’avrebbe mai detto che mi sarei affezionata tanto a questa bambina?
E chi l’avrebbe detto che mi sarei
affezionata tanto anche a suo fratello, in fondo…
“Tranquilla
piccola mia…” dico con un sorriso, stringendo il pugno “Scoprirò la maniera per
venirti a trovare… non me lo potrà impedire, stanne certa!”. Lei quasi come se
mi avesse capito, scoppia a ridere allungando le braccia, volendomi venire in
braccio.
La
prendo e stringo forte, l’odore di ciliegia che mi avvolge come una carezza
calda.
Accidenti,
i vestiti di Serenity… li ho dimenticati fuori… vabbè tanto in ogni caso devo
uscire, sennò Seth sfonda la porta. E poi è una giornata calda, non si
raffredderà per pochi secondi fuori.
Allaccio
la cintura dell’accappatoio e prendo la piccola in braccio, per poi aprire la
porta.
L’ombra
di Seth davanti a me mi fa spazientire: “Sono uscita, dannazione! Cinque
secondi in meno per depilarti l’addome non saranno na
tragedia! Ormai potresti battere tutti i record per come sei efficiente…
dovresti fare decisamente l’estetista…”.
“Veramente
mi sto depilando di là!” urla Seth dalla cucina.
Non
c’entrano niente i capelli bagnati con la sensazione di gelo che avverto dietro
il collo.
Sollevo
timidamente gli occhi, sperando con tutto il cuore che sia April, Trey, Corinne
o chiunque altro. Mi andrebbe bene anche Ron, Dean, Lavanda o Calì. Ma che dico, mi andrebbe bene anche Lord Voldemort in
persona.
Non sono
stata mai fortunata con le preghiere.
I suoi occhi mi scrutano freddamente,
soggiunge solamente un: “Granger…”.
Sussulto,
rabbrividendo, ed impercettibilmente stringo Serenity per ricavarne il calore
che ora mi manca e che mi scivola dal corpo, disperdendosi come in una rovinosa
entropia. Gli occhi mi si annebbiano in un secondo, il mio cognome che rimbomba
nelle orecchie, permeato dell’odio che ci ha calcato sopra con decisione.
Non è la
prima volta, no? Già, ma è la prima volta che fa male.
Alzo il
mento, guardandolo fisso negli occhi. Il suo volto cambia espressione solo per
un secondo, bruma confusa negli occhi, poi ritorna una maschera indurita dal
risentimento.
“Draco…”
sussurro, superandolo.
Con la
coda dell’occhio, lo vedo restare immobile per qualche attimo, la mano incerta
poggiata sulla maniglia della porta del bagno. Io mi siedo sul letto, pronta a
vestire Serenity, silenzio ovattato dai miei pensieri.
Qualsiasi
cosa accada, io, mio malgrado, non saprò dire più null’altro che… Draco…
Guardo
la sua schiena, mentre mi dà ancora le spalle, ancora immobile.
Ti prego, dimmi qualcosa… qualsiasi
cosa, Draco… io non voglio andarmene così. Quattro settimane sono così lunghe…
ma in realtà saranno brevissime. Passeranno come un soffio, e non ci vedremo
mai più.
Mi eviterai ancora se verrò a vedere
Serenity?
Ti eviterò ancora se passerò a
prendere Seth?
Ci eviteremo per sempre? Codardi,
non sapremo mai risolvere questo nodo tra di noi? Io non voglio amore, non lo
voglio.
Voglio solo che ti giri e mi chiami
Hermione. È la sola cosa che desidero al mondo. È la sola cosa che ho davvero
desiderato nella vita.
Ti prego, girati… e chiama il mio
nome… è così… bello… quando lo dici tu…
La sua
mano indugia sulla maniglia, poi la spinge con risolutezza, entrando.
Abbasso
gli occhi.
Non sono
stata mai fortunata con le preghiere.
“Wonderland?”
chiedo con una punta di disappunto, arricciando il naso “Originale come nome
per un parco divertimenti…”.
Poggio
l’evidenziatore giallo con cui stavo studiando il paragrafo del giorno,
“Non è
che lo devi pubblicizzare e lanciare oltreoceano…” mugugna Seth “Dovremmo solo
andarci… oggi, per precisione…”.
“Fossi
matta, ho un macello da studiare…”.
“EDDAI!!”.
“Ma non
sarai un po’ cresciutello per i parchi
divertimento?!” borbotto innervosita, guardandolo storto.
“E tu
non sarai un po’ troppo acida per avere solo ventitre anni?!” mi risponde a
tono Seth, incrociando le braccia.
“Andiamo
Seth…” imploro con un sospiro “Ho già ringraziato mentalmente Dio che oggi non
abbiamo tanto da fare…” e getto un’occhiata eloquente alla sala deserta.
“Ma dai,
studierai domani! E poi è per Serenity, mica per me!” mugugna quella
sottospecie di animale lamentoso “Si annoia, povera piccola…”. Ed ovviamente mi
lancia uno di quegli sguardi tipici di un cucciolo abbandonato sotto la pioggia
che ti fissa mentre stai mangiando un succulento hamburger.
Già so
di essere pronta a cedere, in fondo non ci stavo comunque capendo nulla del
paragrafo in questione. E so che domani, essendo mercoledì, il giorno di
chiusura, ho tempo per rifarmi.
Va bene
tutto… ma ci sarebbe un punto da chiarire…
“Seth…”
esordisco, guardandolo fisso negli occhi “C’è una cosa che mi preme chiarire…”.
Lui,
incuriosito dal mio tono, si avvicina, sedendosi accanto a me e sporgendosi
verso il mio viso: “Dimmi”.
Respiro
profondamente per poi dire tutto d’un fiato: “Io non posso venire se c’è Danny…
ti prego, Seth, non mentirmi, dicendomi che non c’è per poi farmelo trovare…”.
Seth
sgrana gli occhi, colpito, per poi distogliere bruscamente gli occhi da me. È
la prima volta, da quella volta in camera mia, che parlo di Draco con lui.
Quando
Seth torna a guardarmi, come sempre, ha nascosto sotto mari di luce opalina la
tristezza che solo per un attimo gli aveva velato lo sguardo. Con un sorriso,
mi chiede in un sussurro: “Che è successo, Herm? Ne vuoi parlare?”.
Sorrido,
so quanto gli costa chiedermi di parlarne. Ma mi vuole bene e l’ha fatto lo
stesso… grazie Seth…
“Non
tantissimo…” dico sinceramente, anche perché sarei davvero una sadica bastarda.
Lo vedo rilassare la tensione che gli aveva preso le spalle, e guardarmi
intensamente.
Gli
occhi bassi, ho solo la forza di aggiungere: “Tra me e Danny le cose vanno
male… molto… e dubito che miglioreranno. Forse peggioreranno ancora… quindi,
preferisco non restare con lui più del dovuto… spero che tu capisca…”.
“Certo,
tesoro… figurati…” mi dice comprensivo, accarezzandomi la schiena “Danny e
Summer sono fuori… non so dove siano andati, ma non torneranno mai in tempo per
accompagnarci… saremo solo io, te e Serenity… ti va?”.
Annuisco
con il capo, sollevata. Se si tratta solo di loro due, allora non ci sono
problemi.
“Ok,
allora nessun problema…” sorride Seth, poi il suo sguardo si rannuvola per un attimo,
giada grigia. Abbassando lo sguardo, mi chiede se può chiedermi una cosa.
Annuisco sospettosa.
“Non
voglio spiegazioni… e dopo questa domanda, non ce ne saranno altre, Herm…” mi
dice, guardandomi seriamente. Stona così tanto quell’espressione con il suo
viso che mi costringo al silenzio, acconsentendo solo con il capo.
Poggia
la sua mano sulla mia, sospirando: “E’ per questa cosa con Danny che vai via?”.
Sgrano
gli occhi, colpita dalla schiettezza della sua domanda, ed immediatamente il
mio cuore manca un battito. Certo che è per questo, vorrei rispondere… l’odio era così maledettamente rassicurante,
Seth. Odiavo Draco e tutto mi sembrava facile, anche lavorare con lui. Allora
probabilmente non mi sembrava così… ma ora so che vivevo in uno stato di grazia…
ora che invece non solo non lo odio, ma addirittura sento qualcosa per lui…
qualsiasi cosa sia… io… non posso permettermela…
Questo
vorrei dire.
Confessare
come sulle pagine di un diario il mio tormento nascosto, riversare lacrime che
non verso e spasmi che non ammetto.
Ma Seth
non è un foglio di quaderno, non ha l’anima di carta stampata a caratteri in
rilievo.
Seth è
un ragazzo. Seth è un mio amico. Seth è innamorato del ragazzo che io, a mio
modo, disperatamente vorrei. Anche solo per uno stupido bacio. Ed urlare il mio
dolore a lui, sarebbe come prendere il suo cuore e calpestarlo.
Strano a
dirsi, ma tra noi la fortunata sono io.
Di
questo strano sentimento, io almeno un bacio l’ho avuto. Un bacio maledetto che
mi ha strappato l’anima in mille coriandoli di velluto.
Ma l’ho
avuto.
Mentre
Seth… quella dolceamara soddisfazione non l’avrà mai…
Quindi,
come quasi sempre quando c’è di mezzo l’amore e tutto quello che c’è attorno,
una bugia vale più di mille verità.
“Certo
che no…” sbotto scandalizzata, guardandolo storto “Ti pare che gli darei questa
vittoria a quell’idiota?!”.
Lui mi
guarda con un sorriso tra il rassegnato ed il sollevato, e so di aver detto la
cosa giusta. In fondo, tra poco, questa maledetta storia sarà terminata e con
Seth non ci saranno più segreti o cose non dette.
Seth mi
dice che dobbiamo prendere la navetta per Wonderland alle undici precise alla
fermata della metropolitana e quindi mi ingiunge di andare immediatamente a
prepararmi, penserà lui a vestire Serenity. Poi, mentre mi sto per alzare, dice
una frase strana che mi fa voltare, storcendo le labbra: “Che hai detto?”.
“Ho
detto solamente…” esordisce lui alzando gli occhi al cielo “… che è meglio che
mi prenda io i rimproveri di Danny per la cura di Serenity che tu… con la
situazione tra voi, un nonnulla può far rimpiangere un bel fungo atomico su
tutto il Petite Peste…”.
“Perché,
scusa, mi avrebbe rimproverato per come curo Serenity?!” urlo arrabbiata,
quest’altra ci manca e lo prendo a testate!
Seth si
gratta la testa interdetto e mi chiede se non avessi sentito nulla stamattina.
Nego con
il capo, incrociando le braccia, e lui mi spiega che Draco ha iniziato ad
urlare per l’orribile odore del bagnoschiuma che avevo usato per Serenity,
dicendo che faceva vomitare e che solo abbracciare la piccola gli faceva venire
mal di testa.
Sospiro
disgustata: “Cavolo un bagnoschiuma alla ciliegia era! Mamma mia… che idiota…
d’accordo, vestila tu Serenity!”.
Ringrazio
Dio che almeno io, per evitare il casino del locale di mattina e le voci
starnazzanti di Summer e Seth che litigavano per qualche motivo, mi ero sparata
i Linkin Park a palla nelle orecchie, mentre
studiavo, preferendo la voce del cantante ai loro gentili colloqui.
Altrimenti
era la volta buona che lo uccidevo… pure Serenity mi vuole togliere, accidenti
a lui!
E poi
che cavolo c’è da lamentarsi di uno stramaledetto bagnoschiuma alla ciliegia?!
È da bambina! Insomma che la dovevo lavare con il suo invitante bagnoschiuma al
pino silvestre?!! La prossima volta chiederò quello di Summer, made in Christian Dior, per compiacere il suo delicato
olfatto… ma andasse a quel paese…
Salgo
decisamente innervosita al piano di sopra, spalancando con un calcio la porta
dell’appartamento, e mi affretto a cambiarmi, gettando i miei vestiti sul letto
ed indossando di malagrazia quelli nuovi, una semplice camicia azzurra ed un
paio di short kaki.
Sì, da
quello che avete capito precisamente, so diventare molto disordinata se molto nervosa!
E Draco
Malfoy ha la capacità di rendermi una furia, quindi insomma un concetto
abbastanza più ampio del mero nervosismo.
Mi
spazzolo i capelli, completando il tutto con una fascia che trattenga la mia
zazzera incolta, e usando solo un velo di cipria e di mascara. Chissene, tanto
oggi più che fare la babysitter a Serenity e Seth non farò, mio malgrado. E poi
i parchi divertimento, cavolo… ragazzini con le mani sporche di zucchero filato
che corrono come tarantolati, mascotte cretine che tratterebbero anche un
novantacinquenne come un moccioso desideroso di avere uno stupido cane
palloncino e famiglie esaurite che non fanno altro che urlare, per non parlare
di attrazioni acquatiche dove ti inzuppi dalla testa ai piedi, riducendoti ad
una candidata perfetta per il concorso di Miss Maglietta Bagnata.
Sai che
divertimento!
Dean li
adorava quei posti, ma io mi ero sempre erta insormontabile, dicendogli che non
se ne parlava. Lui faceva l’aria da cucciolo ed allora mi piegavo semmai a
vedere una maledetta partita di calcio, ma sempre meglio di un odioso parco
divertimenti.
Lui
metteva il muso, diceva che ero poco
elastica e poi accettava, facendomi
un largo sorriso e stringendomi in un abbraccio.
Dean… che strano che ogni tanto ci
continui di nuovo a pensare… probabilmente perché, di fronte a questi nuovi… sentimenti… maledico sempre
quell’errore, fatto in metropolitana, che mi portò qui… qui, lontano da lui…
Ora
magari, sarei con lui in Francia, avrei trovato un lavoro e mi sarei anche
innamorata di lui.
Sì come
no… sveglia Hermione… ancora ci credi a sta favoletta?
Mi siedo
sul letto, la testa piegata a fissarmi le ginocchia.
Chissà
che fa adesso, in Francia… lo immagino che cammina impettito come sempre, nelle
strade di Parigi, per le mani buste griffate, un perenne sorriso sul viso.
Guarda il cielo, pensa un secondo a me, abbassa lo sguardo e poi accende gli
occhi luminosi alla ragazza bionda che lo ha appena fissato languidamente. Mi
viene curiosamente da ridere, immaginandomelo con quell’aria da playboy che
assumeva sempre.
Per favore, prenditi cura di te
stessa, ora che io non posso più farlo…
Questo
mi ha detto… mi sollevo piano, raggiungendo il mio comodino. Apro un cassetto
e, sotto qualche maglietta, compare luccicante, come l’avevo lasciato, il
braccialetto di Dean, quello con le mie iniziali. Lo soppeso tra le dita per
qualche istante, prima di indossarlo. In fondo le iniziali sono le mie… ed in
fondo Dean, nonostante tutto, è rimasto un bel ricordo. Effettivamente, è come
indossare un bel ricordo.
Mi
stendo sul letto nuovamente, un braccio piegato sugli occhi a proteggermi dalla
luce del sole.
“Dean… “
sussurro con un filo di voce alle pareti della mia stanza “Vorrei tanto sapere
se prima o poi potrò smettere di farlo… di prendermi cura di me stessa… un
giorno, vorrei tanto che qualcuno lo facesse per me…”.
Io mi
sono presa cura di Ron. E di Dean. E a loro modo anche di Harry e Ginny.
Qualcuno, un giorno… si prenderà
cura di me?
Sono
così stramaledettamente stanca di… essere
forte…
Ma fino
a quel giorno, io, nel bene e nel male, mi dovrò alzare sempre. Continuare ad
andare avanti, sorridendo.
Nonostante
riconosca che non so quanta forza sia rimasta in questo corpo, nonostante
sembra che il mio cuore si sia fatto di pastafrolla…
Nonostante
questo… andrò avanti. Come sempre. Fosse anche per forza d’inerzia.
Perché
non sopporterei l’onta di cadere. E forse anche perché non so vivere in modo
diverso.
Non saper vivere in modo diverso.
Non saper pensare a cose diverse. Non saper dare cose diverse.
Il mio
cuore si ferma.
Stringo
il lenzuolo tra le dita, spalancando gli occhi contro il sole. Draco…
Si
sovrappone il mio pensiero al suo. Ricordo le mie parole crudeli di quella
sera, le sue spalle serrate, i suoi occhi sconvolti. Stamattina il sussulto al
suo nome…
…lui… forse, non mi può dare quello
che cerco. Qualsiasi cosa essa sia.
Ed è
così assurdo che mi sia venuto in mente solamente adesso.
Quello
che cerco… in fondo… è… che lui smetta di
essere forte… e che lasci che mi prenda cura di lui…
Qualcosa
che rivolterebbe dalle fondamenta tutto quel mondo che, nonostante tutto, lui
deve continuare a difendere.
Perché è
la sola cosa che ha.
La sola
cosa che gli consente di restare in piedi.
Ed
appoggiarsi a me, anche solo per un istante, ammettere di essere fragile… non
potrebbe più tornare indietro.
Mi porto
le mani scioccata alla bocca, chiudendole in un soffio, una lacrima che si
affaccia a rimirare la mia stupidità.
La
stupidità che si riflette anche nel mio ultimo scioccato pensiero… possibile che… anche per lui… sia lo stesso
che per me?
“Fammi
capire…” dico arrabbiata, tamburellando le dita in modo isterico sullo stipite
della porta “… io nella tua testa bacata ora che cosa dovrei fare?! Mutilarti,
no?!”.
Seth si
contorce su sé stesso, mugugnando: “Non è una tragedia, insomma…”.
“Infatti…”
accondiscendo con tono materno, sorridendo in modo mellifluo “Effettivamente
questa situazione assume maggiormente la connotazione di catastrofe…”.
“Ma dai!
Non esagerare come sempre!” cerca di difendersi Seth, guardandomi persino
scioccato, ma la sua faccia testimonia l’esatto contrario del suo ostentato
disinteresse. Se la sta facendo sotto. Ed ovviamente ora cerca di scaricare la
cosa su di me.
Sospiro
stancamente, guardando l’orologio. Le undici meno venti. Serenity, ignara di
tutto, nel passeggino batte le manine continuamente, sicuramente contenta della
prospettiva di andare nel “paese delle favole”, come le ho descritto il parco
divertimenti. Peccato che poco prima di uscire, Seth si sia accorto che non
aveva i biglietti… e, fin qui, la cosa potrebbe anche essere accettabile. Nel
senso, l’avrei riempito di male parole, l’avrei preso a sberle ed avrei
consolato Serenity, portandola al parco giochi a giocare con quegli orribili
animali di plastica colorata che si possono cavalcare, cosa che lei tutto
sommato avrebbe anche adorato, che avrebbe portato via solo un’oretta,
consentendomi anche di tornare a studiare, anticipandomi molto della mia mole
di lavoro.
Ma
invece no… Seth non li ha dimenticati, non li ha lasciati nei pantaloni che ha
messo in lavatrice, tantomeno li ha gettati per sbaglio.
No… li
ha lasciati sulla scrivania della camera di Draco…
Come
noi, lui non può entrare nella camera del supremo signore del Petite peste.
Eppure, l’altro giorno, era entrato per una questione
di vita o di morte… non so che cosa sia ovviamente, e dubito che i concetti
di urgenza di Seth saranno mai i miei.
Fatto
sta che è entrato, ha detto sta dubbia cosa a Draco e gli ha anche chiesto, già
che c’era, se voleva venire a Wonderland.
Li ha
mostrato i biglietti, ma Draco ha detto di no, dicendo che aveva da fare con
Summer, ma mentre ficcanasava su cosa dovessero fare Malfoy e la sua fidanzata,
aveva dimenticato di farsi ridare i biglietti. Ora suppone che siano ancora lì.
Ma il
peggio è che, ora, invece di flagellarsi con una frusta a nove code ed
implorare perdono dalle schiere angeliche, lui sostiene che dovrei andarci io in camera di Malfoy!
“Tu sei
scemo…!” urlo con tutto il fiato che ho in gola “Come cavolo te ne esci?!
Contrariamente a te, io non sono un’autolesionista… non mi piace il masochismo…
e nemmeno bramo suicidarmi!”.
“Ma dai,
Danny non c’è nemmeno in casa…” piagnucola lui “E se capisce che ci sono stato
io daccapo in camera sua, davvero che mi licenzia… tu almeno te ne vai in ogni
caso…”.
“E
certo!” lo contraddico “Per questa ragione, io dovrei prendermi tutti i suoi
rimproveri! Non volevi che mi occupassi di Serenity e ora mi vuoi spingere
nelle fauci del lupo?!”.
“Ma è
una questione di vita o di morte!”.
“E
dalle!”.
“Non mi
dire che non sei curiosa di vedere la camera di Danny?” cerca di allettarmi con
una lieve gomitata insinuatrice.
Ovvio
che sono curiosa… ma non sono poi così curiosa tanto da affrontare la morte per
direttissima.
“No”
nego incrociando le braccia.
“Bugiarda!”
si lamenta lui, poi decide di sfruttare un’altra carta: “Io non ci vado… quindi
nessuno ci andrà… quindi Serenity resterà mortalmente delusa…guarda che bel
faccino!” e prende in braccio la piccola dal passeggino, mostrandomela con aria
afflitta. La bambina continua a ridere contenta, divertita dal nostro
battibecco, mentre ballonzola nelle mani di Seth.
Gliela
strappo di mano, rimettendola nel passeggino, urlando ancora che non se ne
parla nemmeno.
“Uffa!
Ma insomma… ti lasci dare ordini da lui?!” tenta Seth per l’ultima volta.
“Io non
mi faccio dare proprio ordini da nessuno, che dici!”.
“Invece
sì!” urla ancora, agitando le braccia, poi, imitando goffamente una voce
femminile, inizia a squittire: “Danny mi ha detto di non entrare quindi io me
ne sto buona buonina a cuccia. Sì, così un giorno
Danny mi sposerà e vivremo nella casetta delle Barbie… io ho tanta paura di
Danny! Mi metto lo smalto rosa shocking sulle unghie dei piedi!”.
“Dannazione!”
mi metto ad urlare, gettandogli contro il volantino della serata in stile
Michael Jackson delle settimane prossime. Lui frigna ancora un po’ con quella
orribile voce da sorcio, quindi mi affretto a replicare: “Va bene, accidenti a
te!”.
Ritorna
normale in quattro secondi netti: “Grazie, sapevo di poter contare su di te!
Stai tranquilla, Danny non se ne accorgerà mai…”.
“E se
non se ne accorgerà mai, allora, non potevi farlo tu?!” inveisco nervosa,
guardandolo storto. Lui si limita semplicemente a sorridere sornione, fingendo
di non aver sentito, mentre fa giocherellare Serenity.
Ma tutte
a me dovevano capitare!
Persino
il Protocollo 3 bis di riforma dell’Uso della Magia per legittima difesa
sarebbe stato meglio! Ma se io me ne stavo bella tranquilla a studiare!
Salgo le
scale con il passo di un serial killer, la faccia scura e le mani artigliate
attorno al corrimano, continuando a borbottare improperi all’indirizzo di Seth,
fino a quando arrivo davanti alla tanto temuta porta. Deglutisco un paio di
volte, se Draco mi vedesse altro che licenziarmi… ingoio l’amaro boccone della
paura.
Da
Auror, so di aver affrontato cose peggiori, che diamine! Ed infatti la mia
mente ed il mio orgoglio mi dicono che non dovrei spaventarmi per una
sciocchezza simile ed anzi dovrei spalancare la porta della camera di Malfoy
con dispetto e farne risuonare il rumore fino a dove si trova lui, sfidandolo
poi a farmi qualcosa.
Tanto
quello più che sibilare insulti che altro mi potrebbe fare?
Ma,
invece, dentro davvero provo paura
all’idea di aprire quella porta. Non per la reazione di Draco… ma per quello
che c’è dietro quella porta.
Come se
mi trovassi ad aprire un vaso di Pandora che non so che cosa contiene. Ok,
d’accordo, non penso che ci sia niente di così strano, se anche Seth è entrato
senza problemi… e non penso nemmeno che, qualunque cosa ci potrebbe essere da
nascondere, Draco la terrebbe in bella vista. Inoltre, il suo divieto potrebbe
solo per privacy, per restarsene da solo a pensare ai fatti suoi…è
perfettamente il tipo da trascorrere ore in solitudine e di intimare divieti
per non vedere infranta la sua tranquillità.
E poi
con Seth nei paraggi, innamorato perso di lui, probabilmente anche io avrei
fatto lo stesso.
Eppure
non riesco a scrollarmi di dosso questa sensazione.
Resto
per qualche istante con la mano bloccata sulla maniglia della porta, il sudore
gelido che mi inzuppa la schiena. Resterò solo qualche secondo, non mi devo
preoccupare, non toccherò nulla a parte i biglietti e non mi guarderò nemmeno
attorno; Draco non se ne accorgerà mai. In fondo sono sempre un’ex Auror, no?
Di perquisizioni in incognito, ne ho fatte a decine. Sono anche abbastanza
cauta ed agile se mi ci metto. Mi chiamavano il felino di Worcester… Worcester perché, quando mi addestravo,
avevo sempre la fissa di mangiare le patatine con la salsa Worcester,
contrariamente a quanto ci era prescritto, ed un giorno poi che ce l’avevano
vietata espressamente, io… ma a che cavolo sto pensando?!
Deglutendo
ancora, abbasso la mano sulla maniglia della porta che si apre immediatamente
con un cigolio, tipo film dell’orrore.
Iniziamo
bene, quasi quasi mi auguravo che fosse chiusa a
chiave invece… effettivamente è un po’ contradditorio che la lasci anche
aperta, poi. Bah…
Faccio
qualche passo, la stanza è completamente avvolta nella penombra, rotta
solamente da qualche raggio di luce proveniente dalla serranda abbassata,
esattamente come la prima ed unica volta che ci ho messo piede, quando Draco mi
trascinò per le scale quando ci rivedemmo, pensando che fossi venuta per
un’indagine su di lui.
Sembrano
passati secoli… quasi come se temessi che la porta si chiuda alle mie spalle,
non lasciandomi più uscire, la accosto solamente, rendendo la stanza ancora più
buia di quanto già non fosse. Mi muovo piano, tenendomi attaccata al muro, alla
ricerca dell’interruttore della luce ma non lo trovo.
Maledizione!!!
Le mie maledizioni
aumentano quando urto qualcosa, causandomi un dolore lancinante al piede, cosa
anche trascurabile alla luce dell’enorme fracasso che ho provocato. Qualcosa
sembra essere caduto e rovesciato, ho avvertito un tonfo e altri rumori.
All’anima di Seth!! E pure alla salsa Worcester!
Per
fortuna, perlomeno, nella mia enorme sbadataggine ho urtato proprio la
scrivania di Draco, quindi adesso sono in grado di avanzare a tentoni alla
ricerca di una lampada che mi sembra di ricordare sia su di essa. Trovo con
sollievo l’interruttore e lo premo, una lieve luce bluastra avvolge le ombre
della stanza che si fanno più minacciose attorno a me.
La
stanza semi-illuminata non mi fa vedere granché dei grandi misteri di Draco
Lucius Malfoy, sembra una stanza come tante altre. Mura bianche che sembrano
appena stuccate, lampadario bombato di ferro e vetro, un letto singolo con una
trapunta vagamente rossa, la culla di Serenity avvolta da tulle rosa e giallo.
Niente
di strano, quindi.
Nessun
quadro alle pareti, nessuna fotografia incorniciata, nessun segno effettivo che
questa stanza sia viva… non morta.
Getto
uno sguardo distrattamente curioso alla scrivania; a parte i biglietti per
Wonderland, lasciati qui da Seth e che subito mi affretto a mettere in tasca,
non c’è nient’altro di particolare. Fogli di carta che riportano colonne di
dati e cifre, un portapenne, un block notes verde.
Niente,
insomma… deduco che sia la privacy a far vivere Draco come un segregato.
Qualsiasi
cosa nasconda, non è nella sua stanza.
Sto già
per uscire, quasi sollevata, quando urto qualcosa con il piede. Abbasso lo
sguardo, intuendo che deve essere la cosa che ho fatto cadere prima
involontariamente.
Una scatola rossa. Una scatola rossa
di cartone.
Doveva
stare sulla scrivania, evidentemente. Meglio rimetterla a posto. Alla faccia
del felino di Worcester! Assomiglio più al pagliaccio di McDonald’s…
Mi chino
a raccoglierla, il coperchio è scivolato di lato, ma non riesco a vedere il suo
contenuto. Nell’oscurità sembra un enorme buco nero e mi fa quasi paura; non ne
sono incuriosita, la rimetto a posto e basta. E me ne vado di qui.
Sollevandomi,
lo spostamento d’aria dà alito a qualcosa,
dolce come l’eco di un ricordo. Un… profumo
che, all’inizio, fatico a riconoscere.
Lo
sguardo vigile come quando ci si concentra, cerco di ricordarmi dove l’ho
sentito.
Poi… il
cuore mi salta in gola…
Ciliegia.
L’odore
penetrante ed intenso della ciliegia, solo leggermente soffuso dalla scatola
chiusa. Lo sento espandersi leggero, ostaggio di un tempo lontano, e quasi
stagnare sulle pareti, come se respirasse tutto attorno a me.
“Cavolo un bagnoschiuma alla
ciliegia era! Mamma mia… che idiota… d’accordo, vestila tu Serenity!”
Sgrano
gli occhi, la scatola ancora nelle mani. La scena inspiegabile di stamattina…
l’odore della ciliegia che ha sentito su Serenity... gli ha dato fastidio…
Forse gli ricordava questo…
È più
forte di me poggiare la scatola sotto il cono di luce della lampada e guardarci
dentro, il buco nero che ormai avviluppa la sua oscurità attorno alle mie
membra, impedendomi di andare via, catturando ogni raggio di luce attorno a me.
Imponendomi di restare… e di guardare…
Le mani
sono fredde e mi tremano, anche se non capisco perché. Dentro alla scatola, il profumo della ciliegia
che quasi mi fa impazzire, ci sono solo pochi oggetti.
Tutti
diligentemente conservati e riposti con cura.
Tocco la
superficie liscia di un qualcosa di morbido ma compatto, ed estraggo una
piccola agenda rossa. La soppeso nelle mani, la data impressa in copertina a
caratteri dorati è di tre anni fa. Perché conservare un’agenda di tre anni
prima?
A
disagio, spostando il peso da un piede all’altro, alla fine la apro, sfogliando
le pagine delicatamente, quasi come si trattasse di una reliquia.
La prima
pagina reca una scritta in rosso brillante… il nome del proprietario. Come
immaginavo, non è né Danny Ryan, né tantomeno Draco Malfoy.
Ed è una
fitta dolorosa che avverto dentro, la nego immediatamente, anche se comunque
non posso smettere di provarla.
Rachel Leigh.
Rachel
Leigh… l’agenda è di una tale Rachel Leigh. Non è un nome magico, decisamente.
Non ho mai sentito parlare di una famiglia, purosangue o no, che si chiami
Leigh. Ed insomma tra maghi, più o meno si sa a che famiglia si appartenga.
Quindi
una babbana…
Razionalmente
questo riesco a pensare, il mio spirito pratico che tenta di prendere il
sopravvento.
Eppure,
l’eco di quel nome si ripete nella mia testa, facendo crepitare un pensiero che
diventa sempre più grande, minuto dopo minuto.
Un
pensiero tutto sommato ovvio, ma che mi sento in dovere quasi di chiarire a me
stessa.
È il nome di una donna.
E già,
questo dovrebbe bastare a farmi fermare.
Ogni
uomo che conserva un’agenda di tre anni prima di una donna, potrebbe farlo
solamente per un motivo.
Eppure,
la stessa smania di sapere che spesso
mi è tipica, mi rende quasi feroce. Mi sento come quel giorno di tanti anni fa,
mentre leggevo il rapporto sulla fuga notturna di Ron da Lavanda. So che
probabilmente leggere equivale a soffrire, e potrei evitarlo, facendo finta di
niente.
Ma so
che non lo farò mai.
E mi
rassegno al fatto che inevitabilmente finirò a breve per maledire questa foga.
Sfoglio
le pagine velocemente, quasi maltrattandole, trovando solo impegni annotati
dalla stessa mano femminile. Ci sono molti nomi di riviste di moda, Vogue,
Vanity Fair, Cosmopolitan, accompagnati dal nome del fotografo e del truccatore
del giorno.
Una modella… babbana, ovviamente.
E quel qualcosa dentro continua a sbriciolarsi,
inesorabilmente, polvere rosso sangue che si disperde come in una tempesta di
sabbia, annebbiandomi gli occhi.
Non so
cosa sia… terremoto che mi scuote i sensi sapere che, nella vita del purosangue
Draco Malfoy, c’è stata un’altra babbana.
D’accordo,
ora c’è Summer.
Ma lei
non mi ha mai dato di una persona che, nella vita di Draco, poi, conti così
tanto, nonostante tutto.
Questa
donna, invece… questa… Rachel…
Appartiene
a quelle categoria di donne di cui conservare un’agenda a tre anni di distanza,
una categoria che, per un uomo, conterà in tutta la vita al massimo un
componente.
E, da
quest’agenda, emerge solo che donna impegnata e bellissima dovesse essere.
Mi mordo
inquietamente il labbro inferiore, con nervosismo, immaginandone il volto. Se
già Summer è bellissima, figuriamoci questa Rachel che troneggia in una scatola
indimenticata ed indimenticabile. Goffamente, incrocio il mio riflesso
disordinato e poco curato nel vetro della lampada da tavolo.
Come se avessi bisogno di guardarmi
per sapere che…
Dio,
stava con una modella… me la raffiguro nella mente con lunghissimi capelli
biondi, occhi azzurri circondati da ciglia nerissime, sorriso angelico, corpo
da favola. Tutto il contrario di quella che sono io… intimamente sento quasi
una spina di vergogna per ogni momento in cui mi ha guardato, in questi
lunghissimi giorni.
Deve
avermi soppesato con lo sguardo, notando solamente tutti i miei difetti, enormi
in confronto a quelli inesistenti di Rachel o di Summer.
Io che esco dal bagno, senza
asciugarmi i capelli.
Io che vado a passeggiare, sempre con
gli stessi jeans.
Io che mi mangiucchio le unghie,
senza lo straccio di una manicure.
E potrei
continuare… la scena della maglietta da calcio, la prima sera che sono stata
qui; il coma di quindici giorni; la sera in terrazza con le ciabatte rosa.
Non ci
posso pensare… per non parlare poi del giorno in cui mi ha baciato… doveva
avere una paura matta per osare farlo.
Ancora
sono così dannatamente sbagliata che vorrei non aver mai lasciato traccia nei
suoi occhi.
Vorrei che non mi avesse mai
guardata, nemmeno per un attimo…
Scivolo
senza volere a sedere per terra, le gambe che non mi reggono più in piedi, ogni
cosa che scopro di lui è un ulteriore argine a me, un monito a restare lontana,
un campanello d’allarme che trilla senza sosta.
Sempre di più… devo andarmene via da
qui… prima che davvero io non possa più tornare indietro…
Ora
posso ancora farlo. Tra poco… quando sarò…
innamorata… non potrò più. Quando un altro particolare di lui si sarà
conficcato nella mia anima, aprendomi un ancora più profonda crepa nel cuore,
io accetterò qualsiasi compromesso, umiliazione, mediazione, sofferenza, bugia
o dolore per restare un solo secondo, ancora qui.
Con lui.
Che sarà
sempre lontano da me, anni luce.
Quasi
per darmi ancora quel necessario dolore, continuo a frugare nella scatola
rossa, ciliegia amara che mi annebbia la testa. Poggio l’agenda dentro,
estraendo poi una serie di fotografie legate assieme da un nastro rosso. Ancora rosso. Rosso come la scatola. Rosso come ciliegia. Rosso come l’amore dannato
che mi sbatti in faccia.
Non
tolgo il nastro per non rischiare di lasciare tracce.
Ma è una
bugia… in realtà una foto basta ed avanza.
Eccola,
Rachel.
Eccola,
e già so che come sempre la mia mente aveva ragione.
Rachel
sorride nella foto, ferma, immobile, come nelle foto babbane. Guarda fisso
l’obiettivo, come se dietro di esso ci fosse la persona più importante del
mondo, e non credo che c’entri il fatto che probabilmente è abituata ad essere
fotografata.
Dietro
l’obiettivo, c’è sicuramente Draco. Non so come, ma credo di saperlo da quando
ho visto la foto.
I suoi
occhi azzurri sono sereni, dolcissimi e chiari. E, curiosamente, ancora, io so
che il loro colore preciso l’ho già visto.
Come
sapevo che la loro sfumatura deriva dal guardare Draco.
Perché,
quelli stessi occhi io li vedo da giorni. E so che diventano di quel colore,
quando incrociano gli occhi grigi di Draco.
Sono gli occhi di Serenity.
Rachel
deve essere la mamma di Serenity, della bimba dolcissima che tenevo poco fa tra
le braccia, che mi chiama Mione e che ho ricoperto di
ciliegia poco fa.
Questi
occhi, gli occhi di Rachel, hanno avuto tutto quello che io non avrò mai.
Hanno
trattenuto nei propri quelli di Draco, riempiendoli della luce che Seth
erroneamente attribuisce a me.
Ed hanno
plasmato quelli di una bambina meravigliosa.
Deve
avere solo qualche anno più di me, credo sui ventotto o ventinove; indossa un
vestito scuro che le lascia scoperte le spalle sottili ed abbronzate, appena
celate dai capelli castano chiaro, lasciati sciolti e liberi, ma comunque
assolutamente lisci. Non è truccata, eppure è permeata di quella perfezione che
io non credo che conoscerò mai.
Una
perfezione interiore, oltre che esteriore, ecco.
Serenità… come il nome che ha dato a sua
figlia.
Sono
sicura che Serenity sia sua figlia. Non so perché, ma lo so. Anche se avevo il
sospetto che Serenity fosse una strega, visto il coinvolgimento di Harry, ora
so che la normalissima Rachel sia sua mamma.
E
l’altra cosa che, guardandola, non so perché suppongo, sia la connessione anche
con Summer.
La forma
degli occhi, le linee del volto, la regalità ed eleganza dei modi che traspare
anche da una semplice foto… non sono cose comuni. Sono cose particolari che in
pochi hanno. Tipo io no… e tutto di
Rachel, mi dice di Summer. Forse sono parenti… e così Draco ha conosciuto
Summer. Tramite Rachel.
Sono
molto simili. Tranne per il sorriso.
Summer
non ride nemmeno per sbaglio. Ed è fredda come il ghiaccio.
Rachel è
un sorriso incarnato. Ed è rossa come
il fuoco che spesso passa repentino negli occhi di Draco.
Sarai stata tu l’ultima che l’ha
chiamato Draco? Vero? Ti ha raccontato tutto di sé, Rachel?
Scusami allora se, chiamandolo io
così, ho tolto quella traccia di te.
Chissà
dov’è adesso… se è davvero la mamma di Serenity, perché non è con lei? Con
Draco?
Si
saranno… lasciati? E perché allora non viene nemmeno a trovare la bambina? E
con Draco, poi… perché sarà finita?
E…allora… Draco… è davvero il papà
di Serenity?
Sono
centinaia le domande che solo la visione di questa donna può provocarmi.
Domande che, lo so, resteranno senza alcuna risoluzione, enigmi che lei, quasi
come la sfinge, ha messo in me, lasciandoli a marcire irrisolti.
Mi porto
stancamente la mano nei capelli, fiaccata dentro, come se avessi studiato mille
pagine da assimilare e memorizzare. Appoggio stancamente la testa sulla
cassettiera della scrivania, artigliandomi ad essa, le nocche che diventano
bianche a furia di stringere.
Sollevo
il viso, cercando la forza per finire questa perquisizione stupida che mi sono
trovata a fare. Sotto le foto, legate assieme, c’è solo un'altra cosa.
Una
cartolina di carta lucida che reca l’illustrazione di tanti piccoli fiori
bianchi con la corolla aperta, il nettare giallo.
Curiosa,
la volto ancora. La stessa mano dell’agenda, le stesse lettere allegramente
cicciottelle, i stessi puntini accentuati su ogni i.
Solo
poche righe, scritte ancora di rosso. Come
se non si fossero già stampate a fuoco nella mia testa ed avesse bisogno di
accentuarle.
Le leggo
freneticamente: So che non sopporti le cartoline e che le trovi odiose ed inutili,
ma insomma a questa non potevo resistere, non credi? Vienna è bellissima… ma
con te sarebbe stata più bella ancora. Cerca di stare attento. Ci vediamo a
casa. Rachel.
Nella
parte dell’indirizzo, il destinatario è ovviamente Danny Ryan. Mordendomi il
labbro, cerco di concentrarmi solo sull’indirizzo, che non è quello del locale.
Lancaster Road n76.
Non è
lontano da qui. Draco viveva lì tre anni fa? Lei… Rachel… sarà ancora lì? Ha
scritto, ci vediamo a casa, quindi
forse vivevano assieme.
Ha
scritto Danny… e allora non sapeva che lui, in realtà, è un mago?
E poi,
facendomi un po’ di calcoli… se non ricordo male, ciò che mi disse Harry
settimane fa, quando mi parlò di Draco… lui, alla fine della guerra, aveva
vissuto un po’ come sé stesso, tanto che gli era stato teso un agguato. Aveva
un posto al Ministero dove era rimasto per ben un anno e mezzo.
Quindi…
tre anni fa, quando Rachel scrisse questa cartolina…
Danny
Ryan ancora non esisteva.
Esisteva
solo Draco Malfoy.
E allora
perché c’è scritto Danny Ryan?
Possibile
che Draco, per stare con lei, vivesse già una doppia vita?
Quasi
posseduta, mi sollevo, rimettendo tutto nella scatola e risistemandola sulla
scrivania, poi strappo un foglio dal block notes, annotandomi l’indirizzo che
metto in tasca.
Non mi
importa che sia strano, non mi importa. Io questa donna, la… devo trovare…
Liberarmi
dell’ossessione di vederla, da oggi, per sempre, negli occhi di Serenity. E poi
in quelli di Draco.
Se sei la chiave che Draco ha
gettato in fondo al suo cuore, io ti afferrerò Rachel. Fosse anche per darmi un
po’ di pace, fosse anche per scordarlo, per capire che pensa ancora a te… io lo
farò.
Al momento farei di tutto per stare
solo un po’ meglio.
E tu, questo, dall’alto del tuo
paradiso dorato, popolato di tutto ciò che luccicante bramo con ogni fibra del
mio essere, questo non me lo puoi negare.
No, dannazione… almeno questo non mi sia negato.
Spengo
repentinamente la luce e scappo fuori da quella maledetta stanza. La porta
sbatte alle mie spalle, quasi intimandomi di tornare più.
Scendo
le scale, correndo, la voglia nei piedi di mettere quanta più distanza tra me e
“Ce
l’hai fatta!” mi urla Seth, appena mi vede, stringendo Serenity in braccio.
Respirando
a fatica, distolgo lo sguardo dalla bambina, la cui immagine si sovrappone a
quella di Rachel. Mi sento colpevole, ma non riesco a evitarmelo.
“Che è
successo?” mi chiede Seth, preoccupato, avvicinandosi a me e poggiando una mano
sulla mia guancia gelida.
“Nulla”
mento, poi sollevo lo sguardo, puntandolo nel suo: “Seth, conosci Lancaster
Road? Dov’è precisamente?”.
Lui
sbatte le ciglia senza capire e mormora che è qui vicino, poi mi chiede
curioso: “Devi andare da Summer?”.
“Cosa?
No… che c’entra Summer, scusa?!”.
“Bè,
Summer abita lì, no? È per lei?”.
Sgrano
gli occhi. Il collegamento tra Summer e
Rachel esiste davvero allora.
“Al
civico 76?” chiedo con un filo di voce. Non faccio nemmeno finire Seth di
annuire con il capo.
“Ascoltami,
Seth…” dico trafelata, afferrando la giacca dall’attaccapanni ed infilandola
alla bell’e meglio “Io devo fare una cosa prima… aspettami alla fermata della
metropolitana… ok?”.
“Ma che
cosa devi fare adesso?!” piagnucola Seth.
“Tornerò
presto, te lo prometto…” sorrido, poi scappo via, spalancando la porta prima
che mi dica qualcos’altro.
Corro
fuori, il vento freddo che mi sferza il viso.
Sto arrivando, Rachel.
Taddadà, il nuovo capitolo! Questo può essere
decisamente definito come un capitolo di transizione, in attesa che succedano
delle cose molto più interessanti nei prossimi, quindi spero che non vi
deluda…! Questo personaggio, come forse avrete intuito, sarà molto importante,
anche se diciamo che è venuto fuori quando la mia storia era già bella che
cominciata… quindi nel caso dovreste trovare o ricordare delle contraddizioni
con quello che ho detto poi in seguito, non esitatelo a farmelo sapere,
cercherò di risolvere!
Il titolo significa
press’a poco “Rosa al sapore di ciliegia”.
Passo ai
ringraziamenti:
Cygnus Malfoy: la mia cara Helder! Non ti preoccupare per i capitoli precedenti e per
le mancate recensioni con questa ti sei abbondantemente rifatta! Ti ringrazio
per i complimenti ed anche per avermi rassicurato sull’essere o meno IC dei
miei personaggi, cosa di cui mi preoccupo spesso. La mia storia deve essere su Draco
ed Hermione, non su due che hanno lo stesso nome ma poi non c’entrano nulla con
loro! Quindi grazie!! Le risposte di Draco, al momento, sono il silenzio ma nel
prossimo capitolo si muoverà qualcosa, promesso!! Un bacio!!
Nyappy: ciao!! Grazie dei tuoi
complimenti! La differenza su attrazione ed amore era una cosa che mi premeva
molto chiarire… e spero che anche in questo sia evidente che Hermione sì prova
qualcosa, ma non è ancora amore! Grazie ancora!!
Seven: quanto aspetto le tue recensioni! Sono autentici
capolavori!! Eheheh!! Allora partiamo dall’inizio;
come hai giustamente sottolineato tu, Hermione è sempre lei, quindi è chiaro
che ci metta molto per capire le cose. Per come la immagino io, è una che tende
sempre a razionalizzare, a voler tenere le cose in ordine nella sua testa e,
quando una cosa fa saltare quell’equilibrio, la teme e cerca di tenerla fuori,
come sta facendo ora con Draco. Ma è anche chiaro che, nonostante lei lo neghi
e cerchi di metterlo a tacere, sa perfettamente che ormai il biondino non le
sta più indifferente… nei primi capitoli, basta che apriva bocca e si
scannavano, ora le cose lentamente stanno cambiando… per Draco le cose sono
meno evidenti, nel senso che lui non è così cristallino come Hermione, ma anche
per lui le cose stanno cambiando, e quel voi che frappone tra sé e lei, è quasi
l’ultima roccaforte che mette per difendere sé stesso, come se dicesse “Ma tu
guarda io che penso ad una che è un’Auror, un membro dell’Ordine, eccetera!”. Cosa
che, però, chiaramente la ferisce perché lei, proprio grazie a lui e al
racconto della fine dei suoi, ormai non crede più in queste divisioni… per l’attrazione
di Hermione per Draco, diciamo, che effettivamente anche essa è peculiare: non
è che lei guarda all’involucro, ma ricorda quel bacio e notare come le sia
piaciuto, la fa sentire confusa. I loro caratteri credo che si scontreranno
sempre, alla fine, non sono persone fatte per andare d’accordo, ma si spera che
si trovi un compromesso!! Eheheh!! Grazie ancora dei
tuoi complimenti, davvero aspetto sempre le tue recensioni con ansia!! Un bacio!!
Baby_ san: ciao!! Tranquilla, basta che alla fine hai recensito!!:D
grazie delle tue rassicurazioni su Draco, ne avevo davvero bisogno!! Un bacio!!
Vesper: evviva una nuova lettrice!!
Grazie dei tuoi complimenti, mi hanno riempita d’orgoglio!! benedico il caso
che ti ha portato a leggere la mia fic!! Eheheh!! I titoli dei capitoli cerco sempre di farli meno
scontati possibili… e non ti sto a dire questo che fatica m’è costato!! Eheheh!! Spero che recensirai ancora la mia storia!! Un bacio!!
Emmettì: la mia cara MT!! Compagna di
scorribande su L&L!! poveretta, che si è dovuta
sorbire 16 capitoli tutti d’un fiato!! Effettivamente, quando ho riletto tempo
fa i capitoli iniziali, mi sono accorta che la mia Hermione è un po’
nevrastenica e, come caratteristica, non credo che la perda mai… me lo
giustifico mentalmente, dicendomi che un po’ anche l’Hermione originale sia
tanto dolce di sale, anzi… e un po’ perché alla mia davvero è successo di
tutto. Sono contenta che non ti sei fermata, comunque nel leggere, un’altra
persona lo avrebbe fatto quindi un grazie triplo!! Ormai tutto il Petite peste
è quasi un mio figlio adottivo, specie Seth…e tranne Summer… il suo rapporto
con Draco sarà uno dei nodi di questa vicenda! E scoperto quello, tutto verrà
di conseguenza!!:D anche se premetto che non sarà un bellissimo momento per Hermione!!
Ti ringrazio davvero tanto!! Un bacio!!
saluti anche a chi legge e non recensisce!!
A presto Cassie chan!!