It's a child's play
II ~
A.A.A. Cercasi normalità
Ma cosa diavolo avevano tutti per
comportarsi in modo così.. Insolito e folle. Eh?
No, un attimo. Forse la strana ero io.
Libera, finalmente.
Il matrimonio non era ancora iniziato eppure i miei piedi e
-soprattutto- la mia testa chiedevano, anzi imploravano, già pietà.
Tutta colpa di un paio di scarpe belle e costose quanto scomode e
dolorose e di un paio di sorelle ansiose.
Mi era già capitato d'imbattermi in una Weasley-Delacour in preda
ad una crisi nervosa -la maggior parte delle volte era Dominique la sorella in
questione- ma mai prima d'allora mi era successo di dover sopportare non una ma
ben due 1/8 Veela in chiaro stato di agitazione.
Ora capivo il panico pre-matrimonio di Victoire, ma Dominique?
Respirai profondamente, accogliendo con piacere l'aria fresca e
salmastra.
Amavo quel posto e certo non faticavo a capire la scelta di
Victoire e Teddy di celebrare qui il loro matrimonio.
L'avrei fatto anch'io, se
solo...
“Rose!”
Mi voltai verso il ragazzo che con passo incerto mi stava
raggiungendo.
Evidentemente non si sentiva molto a suo agio negli abiti che in
questo momento indossava. Un po' come me.
“Roger.” Lo salutai, convincendomi di essere davvero felice
di vederlo. “Sei in anticipo.” Gli feci notare leggermente infastidita.
Un secondo, se ero veramente contenta, non avrei dovuto notare con
irritazione i pochi minuti di anticipo, no?
“Oh si, beh... Volevo assicurarmi che andasse tutto bene, che tu
stessi bene!” Si giustificò premuroso come sempre.
Fin troppo.
“Sei molto carina!” Continuò poi, passandosi una mano tra i capelli
castani.
Stiracchiai un sorrisino.
Ecco 'carina' o 'molto carina' non erano esattamente i complimenti
che mi aspettavo e che dovevo ricevere da colui che consideravo il mio
fidanzato.
Okay, non ero la cosiddetta 'bella ragazza' che attira su di se
tutta l'attenzione, e di certo non avevo mai ammaliato nessun col mio sguardo
da cerbiatta ed ancora, non avevo mai ricevuto fischi d'approvazione da
sconosciuti in mezzo alla strada, ma dannazione, lui era il mio
ragazzo, doveva trovarmi più che carina.
Doveva trovarmi bella anche con un pigiama di flanella color verde
acido ed i bigodini, figuriamoci con un vestito come questo e con i capelli che
rasentavano la perfezione.
Sospirai. “Grazie.” Aggiungendo poco carinamente. “Anche tu
non stai male.”
Lui riuscì a recepirlo comunque come complimento ed infatti
arrossì, abbassando la testa.
“Non volevo... Diciamo... Farti sfigurare.” Balbettò
imbarazzato.
Questa volta un sorriso intenerito mi nacque spontaneo.
Ecco, perché l'avevo invitato e soprattutto, ecco perché era il mio
fidanzato.
Era semplice e timido.
Non amava stare al centro dell'attenzione e tantomeno faceva
qualcosa per essere osservato.
Non poteva di certo essere ricordato per gesti eroici o eclatanti
ed a volte non veniva ricordato affatto.
Era normale.
Era quello di cui avevo bisogno.
Era come me.
Ed anche se ogni tanto -spesso- la voglia di altro, di
qualcosa di più prendeva il sopravvento, in cuor mio sapevo di non meritare
altro.
La mia felicità era quella, nient'altro. Vero?
“C'è tuo cugino.” Disse all'improvviso, guardando al di là della
mia spalla destra.
Mi girai giusto in tempo per vedere un Albus Severus Potter,
impeccabile nel suo completo, avvicinarsi a noi.
“Ehi!” Ci salutò. “Rose, sei uno splendore!” Esclamò poi puntando i
suoi occhi su di me.
“E non hai ancora visto Victoire o Dominique, loro si che sono uno
spettacolo!” Ammisi serena.
“Beh, ma loro lo sono sempre.” Constatò Al,
guadagnandosi un leggero pugno sul braccio.
“Potrei offendermi!” Incrociai le braccia al petto, assumendo
l'espressione più oltraggiata del mio vasto repertorio, non riuscendo
però a trattenere un sospiro divertito.
“Lo sai che scherzo, anche tu sei bellissima, ogni giorno di più.”
Sbuffai appena facendolo ridacchiare.
Albus aveva la capacità innata di mettermi di buon umore, da
sempre. Anche con una piccola frottola come questa.
“Sei un gran bugiardo, sai?” Gli domandai.
“Non sono un bugiardo.” Negò. “Sono solo un gran adulatore!”
Precisò con un ghigno.
“Avrei in mente un altro aggettivo, ma preferisco non dirlo. Non è
adatto ad una signorina come me.” Spiegai.
“Signorina? Tu?”
“Attento, Al, potresti ricevere il secondo pugno della mattinata.”
Lo avvisai.
“A dire il vero è il quinto. Lily ha avuto la brillante idea di
farsi riccia ed io non sono stato in grado di tenere per me i miei pensieri.”
Sorrise.
“Te lo dico col cuore, Albus. Sei pessimo.”
“Ehm, ehm.”
Morgana, Roger.
Mi ero completamente dimenticata di lui.
Che orribile fidanzata.
Come diavolo si faceva ad ignorare in questo modo il proprio
ragazzo?!
Sentendomi in colpa, lanciai una breve ma eloquente occhiata a mio
cugino.
Per fortuna lui la comprese per quello che era ovvero 'Inseriscilo
subito nella conversazione, pezzo d'idiota!', infatti gli chiese: “E tu
come stai, Roger?”
“Molto bene, tu?”
“Bene.”
Chiacchierata terminata, perfetto.
Lo supplicai ancora con lo sguardo, ma questa volta fece
assolutamente finta di nulla, concentrandosi sulle sue scarpe.
Chiaramente le buone azioni del buon cugino di
quest'oggi erano già finite.
Ma cos'altro potevo pretendere?
Roger ad Albus non piaceva. Non piaceva per niente.
Lo definiva anonimo e -ahimè- più volte mi ero ritrovata a pensare
che non avesse torto, non del tutto almeno. Ma poi tempestivamente scacciavo
quell'assurda idea, riflettendo che Al non aveva mai gradito nessuno dei
diversi -tre o quattro- fidanzati che avevo frequentato.
Eccetto uno, il suo migliore amico ovviamente.
Ed in un attimo il suo pensiero tornò a tormentarmi, portando
con se la bruciante voglia di sapere dove fosse.
Era già arrivato? Aveva deciso di non venire, avvisando all'ultimo
secondo come era solito fare? Cosa?
Dovevo chiederlo ad Albus. Assolutamente.
Il mio buon senso, che almeno in parte non mi aveva abbandonato, mi
fece notare che chiedere informazioni del proprio ex davanti all'attuale
fidanzato, beh, non sarebbe stato il massimo.
“Roger, che ne dici di andare a prendere i posti? Non voglio
rischiare di ritrovarmi in un'ultima fila, non voglio perdermi nessun
particolare della cerimonia.” Improvvisai sentendomi vagamente dispiaciuta.
“Certo.” Annuì prima di congedarsi con un cenno del capo.
Soli.
Sorrisi soddisfatta prima di centralizzare tutta la mia attenzione
su mio cugino. “Dov'è?” soffiai, riducendo gli occhi a due fessure.
“Chi?” Chiese pur sapendo a chi mi riferissi.
“Lo sai.” Sbuffai.
“Non dovrebbe importarti.” Evitò nuovamente di rispondere alla mia
domanda.
Lo sapevo, anche Dominique me l'aveva detto ed anch'io continuavo a
ripetermelo, ma non m'interessava.
“Dov'è?” Ribadii.
“E' lì.” Disse indicando un punto dietro di me.
E' lì? Come è lì?
Spalancai gli occhi e gli abbassai la mano, un po’ di discrezione, Merlino.
“Perché è già qui?” Mormorai.
“Perché tra qualche minuto inizia la cerimonia, quando sarebbe
dovuto venire? A matrimonio ultimato?”
“Perché no?”
“Rosie.” Mi ammonì.
Okay, domanda stupida.
“Sta arrivando.”
“Qui?” La mia voce ridotta ad un sussurro.
“Si, Rose.” Mi guardò allibito. “Sicura di stare bene?”
Non feci in tempo a ribattere che 'Si stavo bene' ma che 'Starei
stata meglio senza di lui', che lui arrivò.
“Rose.”
Il mio cuore perse un battito, la gola mi si seccò, le ginocchia
tremarono e per poco non scappai.
Tutto ciò in un decimo di secondo.
“Scorpius.” Deglutii rumorosamente.
“Stai benissimo.”
Non dovevo balbettare, non dovevo balbettare, non dovevo
balbettare.
“Gra-grazie.”
Ecco, appunto.
Sorrisi a fatica.
Era normale tutto quell'imbarazzo?
Era normale avere lo stomaco sottosopra? Era normale?
No, non lo era.
“Sono qui con il mio fidanzato.” Affermai tutto d'un fiato, non
sapendo neanch'io bene il perchè.
Ero indecisa tra questa frase e 'Che tempo farà domani'.
Stupido imbarazzo.
Stupida me.
Albus ridacchiò, mentre Scorpius alzando un sopracciglio mi
domandò: "Ah si? Qual è?"
La sua voce era la stessa di sempre, nessuna emozione all'interno.
Nessuna nota di gelosia, di fastidio. Niente di niente.
Ma poi perché avrebbe dovuto? Io non ero più nulla per lui.
Lo stomaco si serrò in una morsa.
Nulla.
“E' quel ragazzo.” Asserii, indicandogli Roger.
“Quello che sta contando le sedie?” Chiese Scorpius, corrugando la
fronte.
Si, in effetti stava contando le sedie. Ma perché?
“Si, esatto. E' un tipo molto preciso.” Buttai lì a caso.
E buffo, avrei voluto aggiungere.
“L'ideale per te, no?”
“Si, infatti.” Risposi con una punta d'acidità, colta sul vivo. “E'
responsabile, ordinato, intelligente...” Elencai.
“Un tipo comune.” S'intromise Albus.
“Normale.” Puntualizzai. “Ed è la normalità ciò che
voglio.” Conclusi osservando Scorpius.
Avevo ritrovato un po’ della mia sicurezza.
Ero pronta per affrontarlo, ora.
Forse.
Distolsi lo sguardo, puntandolo verso la spiaggia.
Un momento... Quella era Dominique?
E stava piangendo?
---
“...no?”
Girai la testa, piano, con gesti quasi meccanici. Al mi fissava con
un sopracciglio inarcato e l’aria di chi stesse aspettando una risposta ad una
qualche domanda che io, ovviamente,
non avevo udito. Non avevo idea del modo in cui mi stesse guardando Scorpius
invece, anche se sentivo i suoi occhi bruciarmi addosso di viva intensità, la
mia testa aveva preso la tangente verso altri pensieri e, in quel caos, non ci
voleva un genio per capire che infilarci il tuo ex non è il massimo
dell’intelligenza.
Se quella era mia cugina Dominique – e non avevo quasi alcun dubbio
in merito – e quelle erano davvero lacrime...
Dominique non piange. Mai.
Neanche quando potrebbe, perciò per forza di cose doveva essere successo
qualcosa di molto brutto per ottenere una simile reazione da lei.
Mi sentii morire.
No, no, no. Non poteva essere successo. Sapevo che la zia Andromeda non era
stata tanto bene ultimamente, ma morire...
Il giorno del matrimonio del suo unico nipote, per di più! Mi sembrò così
ingiusto, così sbagliato, così-
“Buongiorno ragazzi.”
Un attimo... La zia Andromeda? Davanti a noi?
Beh, con un sospiro di sollievo appurai che di certo non aveva
l’aria moribonda, il che significava che i miei timori erano, per fortuna, del
tutto infondati.
Ma a quel punto, se non era per via della zia...
“Rosie, ma mi ascolti o no?” Al sembrava veramente scocciato e,
sbattendo le palpebre, mi accorsi che aveva assunto l’aria annoiata di quando
si vedeva costretto a ripetermi lo stesso concetto venti volte perché io non lo
stavo ad ascoltare.
“Vengo...vengo subito.” Biascicai, in preda ad un improvviso
attacco di panico, mentre, dimentica di Albus, di Scorpius e dell’imbarazzo di
poco prima, mi avviavo con decisione verso il punto della spiaggia dove avevo
intravisto Dominique.
Una parte di me, che con la coda dell’occhio aveva avvistato Roger
farmi segno da qualche parte, mi ricordò di che ragazza di fidanzata fossi. Mi
ero dimenticata di lui. Di nuovo. Ma
dopotutto Dom stava piangendo e Roger poteva anche aspettare per una volta!
Come se non aspettasse
sempre... Mi rimembrò una vocina dispettosa che, con
forza, misi a tacere.
Avevo giusto superato il piccolo altarino dove, a breve, Teddy e
Victoire avrebbero dovuto sposarsi quando una furia rossa mi si piantò davanti,
impedendomi di continuare la mia disperata ricerca.
Era Lily. Di qualunque cosa si trattasse, decisi, poteva mettersi
in coda ad aspettare. La cosa che più mi premeva in quel momento era
intercettare Dom e capire che diavolo stesse succedendo.
“Rose, devi venire immediatamente!” Lily però non sembrava del mio
stesso avviso, ma fu il tono allarmato che registrai nella sua voce a
spaventarmi e a farmi finalmente rivolgere le attenzioni sul suo viso.
Non era solo una sensazione, Lily era veramente agitata.
Corrugai la fronte. “Che succede?”
“Vieni e basta!” Tagliò corto lei, afferrandomi la mano e
costringendomi a seguirla verso un posto imprecisato all’interno di Villa
Conchiglia.
Nella zona inferiore della casa c’era ancora un gran via vai di
persone. Intravidi zia Fleur dettare ordini a destra e a manca, come impazzita,
e dietro di lei la sorella Gabrielle elargiva occhiate di scusa a suo conto.
Mamma mi lanciò un’occhiata preoccupata dal fondo del soggiorno, al che io
infossai la testa nelle spalle e finsi di non averla notata. Mamma ha quella
straordinaria capacità di afferrare al volo ogni situazione e riesce ad
elaborare ogni mio stato d’animo in un nanosecondo. Di solito trovo questa sua
caratteristica davvero molto utile, ma in quel momento, scorrazzata come una
bambola dalla furia delirante di Lily, non mi sembrò affatto produttiva.
Fu quando, una volta al piano di sopra, mi accorsi che stavamo
puntando dritte verso la stanza di Victoire che inizia a preoccuparmi
seriamente. Certo avevo sentito di future spose che si fanno prendere da
attacchi di panico l’attimo prima di sposarmi, ma non avevo mai addotto tale
possibilità a mia cugina Vic. Lei e Teddy erano la coppia, stavano insieme in pratica da una vita e continuavano ad
amarsi ancora con l’ardore della prima cotta.
Qualcosa non tornava.
“Lily, ma che...?” Non riuscii a concludere la frase.
Davanti ai miei occhi, una Victoire come non l’avevo mai vista si
affaccendava ad afferrare alla rinfusa tutto quello che le sue mani riuscivano
a recuperare dall’armadio per scaraventarlo senza alcuna delicatezza in
un’enorme valigia poggiata sul letto.
“Pensavano di farmela sotto agli occhi, a me!” Tirò su col naso, i capelli sparati in tutte le direzioni e il
mascara colato sul viso. “Il giorno del mio
matrimonio! Ma io mando a monte tutto, tutto!!”
Okay, iniziavo ad essere allarmata.
Per istinto gettai una rapida occhiata a Lily, alla ricerca di
risposte, ma lei si limitò a scrollare le spalle, come a dire ‘non ne so nulla,
era già così da prima’.
D’accordo, tentai di mantenere calma e lucidità, se lei non poteva
darmene tanto valeva rivolgersi alla diretta interessata.
“Ehm, Vic?” Pigolai. “È, ecco...è successo qualcosa?”
Per tutta risposta Victoire riemerse a fatica da dietro la valigia
e dall’ampio abito bianco per rivolgermi un’occhiata di fuoco, salvo poi
raddolcirsi nel capire che ero stata io a parlare e non qualcun altro.
“Chiedilo a Dominique!” Trillò,
rimarcando il nome della sorella, mentre finiva di buttare un paio di abiti
dall’aria costosa nell’ingombrante valigia, per poi buttarsi a capofitto e con
ostinazione sul cassetto della biancheria.
Di nuovo guardai Lily e, ancora, ricevetti una scrollata di spalle
in risposta.
“Che stai facendo?” Ritentai dunque, con maggiore audacia.
Non avevo alcuna idea di che diavolo stesse accadendo, ma ero
consapevole che andava fatta chiarezza quanto prima, a giudicare dalla folla
impaziente che scalpitava di sotto in attesa della sposa.
“Mi preparo le valigie!” Tuonò isterica Vic, tirando di nuovo su
col naso intanto che riversava l’intero contenuto del suo cassetto nel
bagaglio. “Non voglio rimanere in questa casa un minuto di più! Non con lei tra i piedi! E tu, non ti avevo detto di sparire?”
Sobbalzai. Mi aveva detto di andarmene? E quando?
Poi mi accorsi che il suo dito era puntato verso un punto dietro le
mie spalle e, girandomi, mi accorsi con stupore della presenza discreta di
Teddy. Stavo per mettermi a gridargli di uscire, che portava male vedere la
sposa a pochi minuti dal matrimonio, quando mi accorsi della sua espressione.
Era praticamente appiccicato ad una parete, con il viso basso e l’aria da cane
bastonato. Conoscendolo, avrei detto che si sentiva in colpa, ma mi sembrava
stupida oltre che esagerata una simile reazione da parte di entrambe per una
sciocchezza di tradizione.
“Teddy? Che ci fai lì?” La domanda era la mia, ma a chiederlo era stata
la voce di Lily, ancora accanto a me.
“Avanti Teddy, dì loro la verità!” S’intromise a quel punto
Victoire, avvicinandosi a noi con passo marziale, le mani puntate sui fianchi.
Per un istante, vedendola in quello stato, mi chiesi che fine
avesse fatto la Victoire dolce a cui ero abituata e a cui volevo bene. Quella
ragazza, tutta scarmigliata e col trucco colato, non sembrava per niente mia
cugina. Tanto più che ero sicura di non averle mai scorto in tutta la mia vita
uno sguardo come quello, a metà tra l’adirato e...assottigliai meglio lo
sguardo, deglutendo nervosamente...il ferito.
“Noi...io... Vic, davvero, io non...”
“Cosa? Non volevi? Avanti, dimmi che non volevi!”
Sia io sia Lily, che ci stavamo capendo meno di zero, ci voltammo
verso Teddy, sicure che da quella risposta sarebbe dipesa ogni altra cosa. Lui
dal suo canto continuava a mostrare quel cipiglio addolorato, nonostante i suoi
occhi fossero fissi in quelli di Victoire con un’intensità che mi fece fremere.
Che diavolo aveva combinato? “Appunto.”
Victoire non appariva arrabbiata, era più delusa ecco, amareggiata.
“Lasciami spiegare, Vic!” Tentò ancora, probabilmente per
l’ennesima volta Teddy, ma stavolta mia cugina non volle proprio saperne.
Scosse il capo, con decisione, bella di una rinnovata fierezza. “Và
via di qui, Teddy.” Non era una richiesta, era un ordine che lui non poté
ignorare.
Ci passò di fianco a capo chino, gettandoci un’occhiata desolata
che né io né Lily osammo commentare.
“Ha baciato Dominique.” Stavamo ancora ascoltando i passi
strascicati di Teddy sul pavimento quando, cogliendoci del tutto impreparate,
arrivò la confessione di Victoire.
Ci voltammo rapidamente verso di lei, stupite. Si era intanto
seduta su uno spigolo vuoto del letto e si asciugava il viso con un fazzoletto
pescato chissà dove. Non era infuriata come prima, solo disperata.
“Li ho visti. Ero dietro la porta e lei...” Singhiozzò, più
rumorosamente di prima. “Si sono baciati!”
Ripeté, come se dirlo in continuazione potesse farlo sembrare più reale.
Rimasi così, senza fiato, con le braccia disarmate lungo i fianchi.
Non sapevo che dire. Non avevo parole.
“E lui ha persino osato fingere che non fosse accaduto niente,
quando gli ho chiesto se andasse tutto bene!” Stava nel frattempo dicendo
Victoire, vagamente più isterica di prima, prima di puntare i suoi occhi
chiarissimi su di me e fissarmi con una profondità che mi fece trasalire.
“Rose, devi annullare tutto.”
Il mondo mi cadde addosso con la forza e la prepotenza di un
macigno.
Note autrici.
Come vi
aveva già anticipato olly nello scorso capitolo, il rischio era quello di
aggiornare prima di martedì e, in
effetti, così è stato! ^-^
Già da
questo capitolo le cose iniziano a trasformarsi e vi assicuro che non è certo l’unica
novità che colpirà le nostre povere ragazze, anzi. Per chi ci conosce, sa che
ci piace sconvolgere le loro vite fino al limite, prima di trovare un nuovo
equilibrio. D’altro canto, nella vita niente è facile, no?
Lo scorso
capitolo era interamente dalla parte di Dominique, questo è dal POV di Rose. Per
me è una delle poche esperienze in prima persona e, pertanto, mi farebbe
piacere sapere cosa ne pensate. Olly è molto più afferrata di me in questo
senso, per questo mi piace tanto scrivere con lei!
Brevemente
vorrei ringraziare anche Aurora_Cullen
(sono davvero, davvero felice di ritrovarti anche qui! *-* Mi fa piacere che
questa storia ti sia piaciuta, a noi diverte tantissimo scriverla. Che mi dici,
questo secondo capitolo è stato abbastanza catastrofico
come preannunciato già nel precedente? XD) e mAd wOrLd (non posso fare a meno di ringraziarti, sia da parte mia
che credo anche da parte di olly, per averci definito quale “due delle migliori
autrici Rose/Scorpius in circolazione”. ^//^ Grazie, davvero, è un piacere
vedere che la storia ti piaccia e spero continuerà a piacerti come piace a
noi!) per aver recensito. Ma grazie anche a chi ha inserito la storia tra i
preferiti o i seguiti e a chi ha letto lo scorso capitolo. Ci piacerebbe
tantissimo sapere cosa ne pensate anche voi, perché, lo ripeto forse per la
millesima volta, noi ci teniamo molto a questa fanfiction.
Detto
questo non mi resta che accomiatarmi, fino alla prossima almeno! ^-^ Mi sa che
olly è più portata di me anche con le note, eh.
Baci.
memi e olly