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Autore: Hi Ban    26/10/2009    1 recensioni
Avevi sempre creduto che Itachi non era ciò che sembrava. Si era nascosto dietro la menzogna, una menzogna a cui era stato costretto a prendere parte. Si nascondeva dietro una maschera, facendo credere agli altri di essere qualcuno, che in realtà non era. Tu sapevi che mentiva... Lo sapevi. ItaHana. Dedicata a Nihal per il suo compleanno!
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Itachi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Different roads meet again


Avevi sempre creduto che Itachi non fosse ciò che sembrava.
Si era nascosto dietro la menzogna, una menzogna a cui era stato costretto a prendere parte.



Si era ripromessa di non tornare più lì. Era evidente, però, che aveva ignorato bellamente il suo stesso proposito, stilato mentalmente nella speranza di non farsi più del male, poiché si trovava in quel luogo, inzuppandosi d’acqua gelata. Si trovava nel cimitero in cui era stato sepolto il ragazzo di cui aveva sperato in un tanto agognato, quanto impossibile. Il tempo era continuato a passare da quel giorno, e tale consapevolezza le scivolava addosso.
Itachi Uchiha; lo avevano riaccolto come un eroe, commemorando le sue grandi gesta, tutte a fin di bene per il villaggio, sulla lapide che, ostinata, continuava a fissare rapita nell’ennesimo gesto da masochista, qual’era diventata. Quel gesto faceva male alla sua mente, per troppo tempo attorniata dalla sua figura, che compariva sempre.
Faceva male alla sua mente perché non riusciva a concepire la sua morte, collocandola nella realtà. Provocava immenso dolore al suo cuore, che era andato frantumato sotto il peso della sua morte. Era andato distrutto in mille pezzi, così come avrebbe voluto finisse la fredda lastra che citava la verità, quella che lei non avrebbe voluto accettare. Faceva male agli occhi, che pizzicavano costretti a frenare le lacrime che avrebbero voluto far uscire, forse, liberandosi di un po’ del troppo dolore. Faceva male alle gambe, che non avevano retto, di nuovo, cedendo e schiantandosi a terra, con un tonfo sordo.
Continuava a piovere, ma a lei non importava. Un fulmine squarciò il cielo, ricoperto di nuvole, e il tuono che ne susseguì fu tanto violento da costringerla a portare le mani sulle orecchie e a chiudere gli occhi. Subito nella sua mente si liberarono una catena si immagini, che si presero possesso della sua mente. La notte in cui le disse di dimenticarsi di lui, facendo finta di non aver avuto niente a che farvi. Le loro strade erano differenti. Non ne aveva mai capito il motivo, costringendola a notti insonni, alla ricerca della risposta. Divenendo, inizialmente, preda della disperazione, poiché lui non la riteneva alla sua altezza, inquieta, poi.
La notte del massacro tutti i pezzi del puzzle tornarono al loro posto. Non voleva metterla in mezzo a cose più grandi di lei. Forse anche più grandi di lui, ma a cui non si era tirato indietro.


Si nascondeva dietro una maschera, facendo credere agli altri di essere qualcuno, che in realtà non era.




Itachi era tornato a casa, alla fine, unica pecca, non era vivo. Non poteva trovare conferme o smentite osservandolo. Di lui restava solo un cadavere che non aveva il coraggio di immaginare. Tanta disperazione l’aveva provata solo per lui, tutta quella mestizia mal celata quando era sola. Ancora con gli occhi chiusi, a godersi quello spettacolo involuto, non potette fermare le lacrime, che scesero lente ma impetuose, infrangendo la barriera in cui si era impegnata a confinarle. Delinearono il suo profilo, fino a infrangersi sulla pietra bianca. Si mischiavano con la pioggia, portando via con loro il rosso dei segni che aveva sul viso.
Continuavano a scendere e non si sarebbero fermate da sole ma avrebbe dovuto fermarle lei. Come sempre.
Si alzò in piedi, poggiando i palmi delle mani per terra, sull’erba bagnata, sfregandosi poi gli occhi con un gesto dignitoso, per quanto quel frangente lo permetteva. Ora sarebbe andata allo studio veterinario, giustificando il suo ritardo con l’ennesima – e non ultima – bugia. Nessuno si sarebbe preso la briga di verificare le sue scusanti, tutti le avrebbero creduto. Erano tutti troppo impegnati a rimettere in sesto Konoha, felici che il villaggio, seppur non nelle migliori delle condizioni, fosse ancora in piedi.
Non si sarebbero accorti che lei aveva pianto, che aveva passato nuovamente tempo sulla tomba di colui che aveva ammirato con tutta se stessa.
Volse il viso verso il cielo, in modo che la pioggia battente eliminasse le tracce delle lacrime che non era riuscita a placare, portando via i residui di altro dolore.
Non credeva davvero che continuando a piangere avrebbe risolto la situazione, ma quelle gocce di acqua salata erano solo una conseguenza. Stare dinnanzi alla sua tomba, non poteva che sortire quell’effetto, ma le davano il senso di vicinanza che aveva perso anni addietro. Le loro strade sembravano, quasi, rincontrarsi.
Con passi lenti, Hana Inuzuka si allontanò da Itachi. Non si premurò nemmeno di imporsi di non tornarci, sapeva che era divenuto un momento della sua giornata, fondamentale come bere o mangiare. Non poteva separarsi da lui.
“A domani, Itachi.”


Tu sapevi che dietro quella maschera c’era il vero Itachi.
Per te, Itachi, è sempre stato un libro aperto.
Un libro di cui non hai potuto leggere le ultime pagine, ma di cui conoscevi già il finale, Hana.





Buon compleanno Nee-San!*_*
Cavolo, già diciotto anni! Quasi, quasi mi commuovo!ç_ç Naturalmente ti dedico questa storia, che non è esattamente la felicità inscatolata. Non chiedermi come mi sia uscita fuori una ItaHana... Avrei dovuto dedicarti qualcosa di allegro (visto il frangente che mi ha spinto a scriverla!), ma volevo dedicarti qualcosa che ti piacesse. Perciò meglio andare sul sicuro e scrivere qualcosa di deprimente, che so che ci sono più probabilità che ti piaccia!xD
Beh, cosa dire alla mia sorellina che compie diciotto anni? Allora...
Prima cosa, Happy Birthday!:)! Poi... Passiamo alla parte seria... Sappi che ti voglio bene, così come te ne volevo quando avevi diciassette anni. Anzi te ne voglio di più!xD Continuerò a chiamarti sorellina, anche se le parti sono invertite, ma non mi piace chiamarti sorellona! Poi... Che altro? Ti ho già detto che ti voglio bene e che ti faccio gli auguri, quindi non ho più nient’altro da dirti!
Ricorda che ti voglio tanto bene, Nee-San! Vorrei dirti qualcos’altro, ma ora non mi viene in mente... Perciò quando mi verrò in mente te la dirò a voce!^^ Non ti scriverò baci e abbracci perché mi butti giù dal balcone appena ti capito sotto tiro, ma appena ti becco ti abbraccio, promesso Nihal!^^
Cavolo, è più lunga la nota che la storia... Meglio che mi defilo! Spero, mi pare ovvio, che la storia ti piaccia!^^ Ancora auguri Nee-San!


Beh, spero piaccia anche a voi che leggerete!
  
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