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Autore: Il_Coso    26/10/2009    3 recensioni
Avete mai ascoltato una storia della buonanotte? A Cecilia è successo. E l'avete mai vista diventare realtà davanti ai vostri occhi? A Cecilia è capitato anche questo. Una cosa che non vi chiederò, però, è se avete mai mangiato una Pizza sovrana, se avete mai giocato con peluches viventi, o se siete mai tornati dall'aldilà... perchè so già la risposta. Beh, Cecilia ha fatto tutto ciò. E molto altro.
Genere: Comico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Racconti Incantati

Un’inquietante scoperta

Ovvero

La quarta storia della buonanotte

 

Non appena giunsero, Cassandra sentì una specie di peso scivolargli via dalla testa… lasciando il posto ad un’emicrania.

-Ohiohi…- mormorò Cassandra, subito seguita da Matt.

-Ahhh…-

-Vado a prendere un pacchetto di aspirine, eh?- disse subito Cecilia, saltellando fino in bagno, dove tenevano le medicine; mentre passava, sbirciò le scale, dove aveva visto (senza che gli zii se ne accorgessero) il quadro di Etheldredda. Portò subito il pacchetto ai parenti, che le presero con un gemito di sollievo. Poi decisero di andare a distendersi per riprendersi un po’, e anche loro passarono davanti alle scale.

Cassandra si fermò.

-Matt, guarda lì…-

-Cosa?-

-Non ti viene in mente nulla?-

-No, no… perché?-

-Ho come l’impressione di averci visto Etheldredda, là, ieri sera…-

-Ma no, lei stava in soffitta, come al solito!-

-Sei sicuro? Mi sembra che ci fossi tu! Prima cambiavi Cecilia, poi sei andato lì… ma davvero non ricordi?-

Si, certo che ricordo! disse l’inconscio di Matt.

-No. Che sciocchezze!- disse la sua bocca.

Cassandra lo prese per le spalle e lo scosse forte.

-Ma dai! Ricordati! Dai, su…-

Poi Matt ebbe un lampo, appena un guizzo di memoria…

… il ritratto di Etheldredda, completo di cornice, sovrastava Matt di tutta la testa, essendo a grandezza naturale. Lo fissò…

-Hai ragione! Ma che ci faceva là? Lei sta in soffitta!-

Corsero a rotta di collo su fino alla soffitta; e videro che la porta era chiusa da…

-Trentatré serrature? E chi ce le ha messe?-

-Non lo so… però quando siamo venuti qui due giorni fa non c’erano! E noi non le abbiamo messe? O… forse si?-

-No, è impossibile…-

-Sei sicuro?-

-Al 100%.-

-Mmm…-

-Uff!-

-E dai, scherzavo…-

-Sarà meglio…-

-Che fate?-

Cecilia era sbucata dalle scale.

-Niente, niente…-

-Cosa ci fate davanti alla soffitta?-

-Niente, niente…-

-Sapete dire solo quello? E poi, scusate, quelle non le avete messe voi ieri sera?-

Matt e Cassandra si guardarono.

-Qualcosa non quaglia…-

-Però non parliamone davanti alla bambina!- bisbigliò Matt. –Mangiamo, mandiamola a letto, e ne parliamo dopo… okay?-

-Okay- rispose l’altro; e si misero a cucinare.

 

Dopo cena, Cecilia era di nuovo in attesa di una storia croccante con cui appisolarsi. Però stavolta voleva qualcosa di più… ed espresse il suo semplice ed innocente desiderio.

-Voglio che questa sia una storia interessante! Mi deve far trattenere il fiato! Intesi?-

Un fulmine squarciò il cielo.

-Agli ordini!-disse Matt, inchinandosi beffardamente –Ho giusto la storia che fa per te…

 

­-Chiamale! […]

Fianco a fianco si spostarono fra i sepolcri. L’orso trotterellava dietro di loro. Orfeo invece si affrettò sotto l’albero con gli altri. Solo Farid restò dov’era, come impietrito, sul viso il terrore degli spiriti che Mo stava per evocare, e la nostalgia per colui che tenevano prigioniero nel loro regno.

Si alzò una leggera brezza, fredda come il respiro delle dame bianche, e Resa fece automaticamente un passo avanti, ma Maciste la tirò indietro.

-No- le bisbigliò, e lei si fermò sotto l’ombra dei rami, e come la figlia si mise a fissare i due uomini che stavano in mezzo al cimitero.

-Mostratevi, Figlie della Morte!- La voce di Mo era imperturbabile, come se avesse pronunciato quel richiamo innumerevoli volte. –Vi ricordate di me, vero? Della fortezza di Capricorno, della caverna in cui mi avete seguito, del battito debole del mio cuore fra le vostre dita. Glandarius vorrebbe chiedervi notizie di un vecchio compagno. Dove siete?

[…]

La prima dama bianca apparve proprio vicino alla tomba davanti alla quale stava Mo. Le bastava allungare un braccio per sfiorarlo, e lo fece, come se salutasse un amico. […]

La seconda si materializzò alla sua destra, e gli posò una mano sul petto, là dove batteva il cuore. […]

Ne comparve una terza, poi una quarta e una quinta. Circondarono Mo e il Principe Nero finché Meggie non vide due ombre scure tra le nebulose figure. […]

Ne vennero altre. Sembravano prendere forma dal fiato dei due uomini, che restava sospeso in aria in candidi sbuffi. Perché ne arrivavano così tante? […] Ma poi cominciarono i sussurri, così indistinti come le evanescenti dame. Divennero sempre più forti, e l’incanto si trasformò in paura. […] Resa si divincolò da Maciste e prese a correre. Meggie le si precipitò dietro, sfondando la brumosa cortina di quei corpi trasparenti.

La accolsero dei volti, bianchi come i sassi in cui Meggie inciampava. Ma dov’era suo padre?

Tentò di spingere da parte quelle diafane membra, ma tastava invano nel vuoto, finché si scontrò con il Principe Nero. Se ne stava là, la faccia cinerea, la spada sguainata tra le mani tremanti, a scrutare in giro come se avesse dimenticato chi fosse. Ma i bisbigli erano cessati. Le dame bianche erano svanite, disperdendosi come fumo al vento, lasciando la notte più buia che mai. E terribilmente fredda.

Resa chiamò di nuovo Mo, ancora e ancora, mentre il Principe Nero si guardava attorno disperato, l’inutile arma ancora stretta in pugno.

Ma Mo non c’era più. *

 

Un tuono tambureggiò fuori, Cecilia dormiva. Ma stavolta una rughetta sottile le attraversava la fronte.

 

Durante la notte infuriò un temporale; dire che pioveva a dirnove è poco; la mattina dopo, però, la tormenta si era calmata, sebbene in cielo persistessero ancora dei grandi e grigi nuvoloni.

Quando Matt si svegliò, non c’era Cassandra accanto a sé. Dopo una breve ricerca, la trovò in soffitta (aveva nascosto il dipinto di Etheldredda sotto dieci o undici coperte), dove guardava il cielo dalla finestra. Le si avvicinò e si mise a guardare fuori a sua volta.

-Buongiorno…-

-Buongiorno.-

-Notte pesante, eh?-

Cassandra non rispose.

-Cassandra?-

Non lo degnò di uno sguardo.

-Cassandra, che cos’hai? Stai bene?-

-Per ora si…-

-Cosa stai dicendo?-

-Non te ne sei accorto?-

Il silenzio dell’altro fu più che sufficiente. Cassandra finalmente distolse gli occhi dal paesaggio per guardare Matt; poi sospirò.

-C’è la Morte, oggi, a Bethot-City…–

 

 

 

 

*Per chi non abbia mai letto la trilogia del Mondo d’Inchiostro, tutto ciò è perlomeno confuso. Sappiate che le dame bianche sonole Figlie della Morte, Mo e Glandarius sono la stessa persona e che Resa è moglie di Mo e madre di Meggie… gli altri invece sono personaggi non troppo importanti ai fini della comprensione della storia.

 

Bene, ecco la quarta storia della buonanotte. Stavolta ho preso un brano del libro “Alba d’Inchiostro” (sempre che non mi appartiene)… non l’ho parodiato perché, come ho già detto, le cose si fanno interessanti… Quindi, per ora, vi saluto. Grazie a chi recensisce e a chi legge soltanto. Ciao!

  
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