Era nata per essere una One-shot, ma tanto è stato detto e tanto mi son montata la testa che ho deciso infine di fare una sorta di Spin-Off tutto NaruHinoso... dovete di nuovo ringraziare/incolpare Laly per questo, stavolta è SOLO responsabilità sua XD
Devo però dire che mi avete decisamente stupito con i vostri adorabili commenti <3 Non me li aspettavo XD Ergo colgo l'occasione per ringraziare dal più profondo del cuore chi ha commentato questa fanfiction E quella su Amleto (Ciel, Amour, Liberté..!) dato che non ne ho avuta occasione prima: Amaranth93 (non immagini nemmeno quanto mi abbia fatto piacere leggere il tuo commento... dovrei risolvermi a stamparlo ed incorniciarmelo prima o poi, seriamente! XD Sono immensamente felice che ti sia piaciuta e spero ti piacerà altrettanto anche questa ^^), Rinoagirl89 (Oh, mia Tsunade! XD Ovviamente avevo già risposto sul forum, ma mi sembra giusto ringraziarti vivamente anche qui <3... e spero tollererai le tonsille infiammate dalle urla della povera preside alla fine di questa XD), Hana Turner (Umilmente ti ringrazio ^^ Personalmente ho un debole per qualunque cosa mi faccia piangere, dunque sentir dare della "romantica" e "commovente" ad un qualcosa da me scritto è assolutamente fantastico), terrastoria (Ale, come al solito tu riesci a rendere anche una semplice recensione un capolavoro d'introspezione <3 Sono veramente contenta che tu abbia trovato il tempo di leggere e che ti sia piaciuta... e, come vedi, ho scritto ancora XD), Elison (Grazie! Sono contenta che non fatichi ad immaginarti Kakashi e Itachi a cena assieme. Sai, mi sarebbe piaciuto tantissimo vedere qualche flashback in cui Kakashi ed Itachi avessero qualche tipo di interazione... sarebbero stati una gran coppia di amici in altro contesto, secondo me XD), stellarium (ti ringrazio tantissimo, significa davvero molto per me sapere che qualcuno apprezza il mio stile... e sono felice che ti sia piaciuta anche quella su Amleto, ci tenevo veramente molto a quella ^^), celiane4ever (sei sempre troppo gentile, sul serio. <3 Son contenta che Suigetsu ti abbia così colpito, personalmente adoro quel ragazzo ma non sapevo come inserirlo nella storia, quindi quella è stata una decisione dell'ultimo secondo a dir poco XD) e ovviamente Laly, che dovrei ringraziare qualcosa come due volte al giorno come minimo per tutte le belle parole che ha sprecato sul forum per la mia fanfiction <3
Ed ora, tutta vostra ^^
Istituto
Superiore Konoha Gakuen,
28
Novembre
2009, cinque giorni dopo il Festival della Cultura
Hinata
emise un sospiro sconsolato, lasciando vagare
lo sguardo rassegnato per l’aula deserta senza riuscire
ancora a capacitarsi
del fatto che stesse scontando la sua prima punizione. Non che fosse
stata
colpa sua, ovviamente, anche se sospettava che per
l’irreprensibile Hiashi
Hyuuga non avrebbe fatto la minima differenza: in senso lato era stata
colpa di
Sasuke.
In
senso lato era sempre colpa di
Sasuke.
Questa
volta era accaduto tutto in biblioteca: da
quando il ragazzo aveva baciato Sakura Haruno sul palco quei due
avevano preso
a mangiare, studiare ed uscire da scuola sempre insieme, nonostante ora
che
erano di nuovo “nella vita reale” il ragazzo si
limitasse semplicemente a
passarle un braccio possessivo intorno alla vita di quando in quando od
a fulminare
con lo sguardo Lee ed il povero Sai, che sospettava per qualche assurdo
motivo
essere innamorato di lei anch’egli; e la cosa non andava
certo a genio ad Ino
né a Karin, né per altro alle ragazze del terzo
anno. Era scontato che quanto
meno si sfiorasse la rissa ogni qual volta la coppia incrociasse una
qualunque
delle ragazze… ed era scontato che Sasuke facesse sempre in modo di passare con Sakura in
posti dove avrebbe potuto
incontrarle, possibilmente tutte e tre insieme. Doveva farlo apposta,
non c’era
altra spiegazione, commentò fra sé Hinata
passando un fazzolettino umido sul
labbro tumefatto di Naruto che davanti a lei continuava ad inveire
contro il
suo migliore amico senza accorgersi nemmeno del suo essere
arrossita… il che la
riportava al motivo per cui adesso era qui, con lui, da sola, con
l’impossibile
compito di prepararlo all’interrogazione del secolo in
Giapponese Antico.
Quella
mattina, come al solito, la biblioteca si era
riempita di studenti tutti presi dal ripasso disperato
dell’ultimo secondo
durante l’ora di pausa dalle lezioni dopo pranzo, fra cui
figuravano tanto
Naruto, Kiba ed Hinata (che aveva promesso di aiutarli a ripassare
entrambi)
quanto Ino, Karin ed un Suigetsu dal sorriso sornione. Già
solo il fatto che le
due ragazze si trovassero nella stessa stanza, per di più in
compagnia di colui
che sembrava essere venuto al mondo con il solo scopo di infastidire la
rossa,
portava di per sé alla potenziale esplosione di un
disastro… ma ovviamente il
destino beffardo di cui si lagnava sempre suo cugino Neji doveva aver
deciso
che non sarebbe stato abbastanza.
Quella
mattina, come al solito, Sasuke aveva deciso
di comparire nella loro stessa aula con accanto una Sakura tutta presa
dal
libro di biologia che aveva in mano (che non si dicesse che non era una
ragazza
che prendeva sul serio i suoi impegni!).
Diversamente
dal solito, però, quella mattina Sasuke
sembrava aver deciso di voler tirare la corda un po’ di
più. Un po’ tanto. Un
po’ troppo, forse.
Fu
così che quando, nella biblioteca in cui Hinata
cercava inutilmente di far capire a Naruto di che diavolo parlasse, in
sostanza, il Genji Monogatari, Sasuke decise di sedersi spavaldamente
sull’unica poltrona in pelle della sala, quella al centro
della biblioteca che
sarebbe stata teoricamente riservata al responsabile di turno, di
attirarsi
Sakura in grembo nonostante le sue deboli proteste e di prendere ad
accarezzarle voluttuosamente il collo con le labbra mentre la ragazza
cercava
di studiare nonostante tutto, com’era scontato che sarebbe
successo scoppiò il
finimondo.
Hinata,
che era stata tutta presa nel contemplare
gli azzurrissimi occhi di Naruto accendersi brevemente di comprensione
mentre
sembrava finalmente aver capito almeno
l’ambientazione dell’opera, non avrebbe saputo dire
con esattezza nemmeno chi
aveva iniziato a dire o a fare cosa: tutto ciò che sapeva
era che nel giro di
pochi minuti era passata dall’osservare compostamente seduta
accanto a lui
l’espressione soddisfatta dell’adorato biondo (che
dalla sera della recita non
sembrava aver cambiato minimamente atteggiamento nei suoi confronti
né le aveva
mai parlato di ciò che lei aveva detto sul palco…
possibile che non avesse capito?!)
al ritrovarsi schiacciata contro
il banco dalla schiena muscolosa di Kiba, che Naruto aveva prontamente
spinto
da un lato correndo in suo aiuto.
A
quanto pareva Karin doveva aver commentato
l’esibizione di Sasuke (probabilmente diretta come
avvertimento all’odiato Sai,
a ben pensarci, dato che era lì anche lui e seduto proprio
vicinissimo alla
famosa poltrona) provocando l’ira della biondissima migliore
amica di Sakura,
che aveva a sua volta causato l’intervento (poco)
cavalleresco di Suigetsu
Hozuki rispondendo per le rime alla rossa… e da
lì le cose non avevano potuto
far altro che peggiorare. Da quella che si era velocemente trasformata
in una
delle solite beghe fra Suigetsu e Karin (che dopo essere stata baciata
da
quello che amava definire “merluzzo acefalo e senza spina
dorsale” sulla scena
sembrava essere diventata ancora più suscettibile) si era
presto arrivati ad
una rissa vera e propria che aveva coinvolto tutti gli occupanti della
biblioteca (tranne i due principali responsabili, nelle vesti di Sasuke
e Sakura,
che sembravano essersela prontamente svignata ancora una volta su
suggerimento
del ragazzo). Tutti. Anche Hinata, Kiba e Naruto, che erano seduti
all’estremità
opposta della sala.
Era
stato con un’espressione palesemente sconvolta
che il professor Jiraya aveva ingiunto a tutti di precipitarsi
all’ufficio
della Preside Tsunade dopo aver faticosamente ristabilito
un’ombra di pace
nella sala, ed era stato con un’espressione parimenti
sconvolta che Hinata
aveva accolto l’ordine di restare a scuola dopo le lezioni
per pulire l’intero
edificio insieme a tutti coloro che erano stati trovati in biblioteca,
ma ormai
c’era poco da fare.
L’unica
nota positiva della cosa, ripeté a se stessa
la ragazza mentre passava adesso a medicare il naso sanguinante di un
Naruto che
continuava ad elencare le peggiori torture cui sottoporre il suo
capricciosissimo amico, era il fatto che quando si erano divisi la
scuola in
diverse zone nella speranza di riuscire nell’ardua impresa
Naruto avesse deciso
di restare in coppia con lei (“Così appena finito
mi finisci di spiegare quel
coso!”, aveva prontamente motivato la sua scelta con un
sorriso che lei aveva
trovato a dir poco mozzafiato nonostante il labbro inferiore spaccato
ed il
sangue colatogli dal naso che gli arrossava inquietantemente i denti
neanche
fosse stato un vampiro), approntando così lo scenario
corrente: loro due, da
soli, nell’aula che avevano appena finito di sistemare, i
libri di Giapponese
Antico pronti davanti a loro mentre la ragazza gli medicava le ferite
che si era
procurato in un certo senso proteggendola. Lo scenario più
romantico cui
riuscisse a pensare in quel momento.
*
“Hinata-chan—”
la chiamò piano Naruto sollevando lo
sguardo dal libro e obbligandola a sua volta a distogliere gli occhi
dalla muta
adorazione delle sue mani nervose e forti. Qualcosa
a ben pensarci era cambiato dalla recita: si era guadagnata anche lei
quell’agognatissimo “chan” fino ad allora
riservato alla sola Sakura. Ed il
privilegio della sua compagnia ogni qualvolta Sasuke trascinasse Sakura
chissà
dove lasciando Naruto totalmente solo.
Forse,
in effetti, non avrebbe dovuto prendersela
così tanto con l’Uchiha per le sue smanie di
esibizionismo…
“Si,
Naruto-kun?” gli rispose cercando di mantenere
un tono relativamente neutro e di nascondere il più
possibile il fatto che non
avesse prestato la minima attenzione al libro che aveva davanti
nell’ultimo
quarto d’ora.
“Non conoscevo la
natura dello strano albero che si erge nella pianura di
Sono e quando ho cercato il sollievo nella sua ombra, ho perduto la
strada e
nient’altro”
lesse insicuro il ragazzo prima di tornare ad alzare gli
occhi imploranti su di lei. “…ovvero?”
chiese poi guardandola con la stessa
espressione che avrebbe verosimilmente rivolto ad un oracolo.
Hinata
si trovò costretta ad ammettere che, nonostante
l’imbarazzo estremo del vedersi trattata con una reverenza
simile, dargli
ripetizioni iniziava a piacerle seriamente. “Ovvero
Genji-sama sta consigliando
di diffidare dallo sperimentare cose – o nel caso specifico,
relazioni con
determinate persone – mai sperimentate prima. Una sorta di
‘chi lascia la via
vecchia per la nuova…’”,
spiegò la ragazza lasciando scivolare la voce in un
tono decisamente più malinconico mano a mano che proseguiva
concludendo “E’ un
discorso proprio da Neji.” in quello che era ormai diventato
un soffio. Suo
cugino Neji, che del Principe Splendente aveva la grazia innata, la
bellezza
eterea seppure non la propensione a giocare con i sentimenti delle
donne che
aveva intorno e, a quanto pareva, un fin troppo spiccato senso della
tradizione
e delle responsabilità, non aveva fatto altro che ripeterle
frasi del genere
fin da quando aveva intuito i suoi sentimenti per il decisamente poco
tradizionalmente adatto Naruto Uzumaki e fino al giorno della recita.
Fino al
giorno della recita.
“Si,
credo anch’io.” mormorò una voce seria
alla sua destra,
ed Hinata quasi sobbalzò nel rendersi conto che il biondo
poteva assumere
addirittura un tono così…maturo?
Quasi.
In fin dei conti, lei era sempre stata colei che
difendeva a spada tratta, pur se nel suo solito modo imbarazzato e
cortese, la
convinzione che in Naruto ci fosse molto più di quanto
lasciasse trasparire il
ragazzo. Molto, molto, molto di più.
“Naruto-kun?”
“Si,
insomma”, fece poi lui riprendendo il suo abituale tono
scanzonato e grattandosi la nuca quasi non riuscisse a credere nemmeno
lui di
avere appena parlato in quel modo “da quando abbiamo
combattuto… per finta? No,
perché ho avuto l’impressione che non fosse
proprio— Insomma, quando abbiamo
recitato quella famosa scena insieme ho avuto l’impressione
di capirlo un po’,
tuo cugino, ecco.” concluse quindi, imbarazzato, guardandosi
intorno in cerca
del libro con la chiara intenzione di riprendere a leggere per cavarsi
d’impaccio.
Peccato
per lui che Hinata, adesso che il biondo era
riuscito in qualche modo a dirottare la discussione proprio su quella
benedetta
recita, non avesse minimamente intenzione di mollare, seppur mettendoci
tutta
la delicatezza e sottigliezza di cui potesse essere capace: era
un’occasione
troppo perfetta per portarlo a rispondere in qualche modo alla sua
dichiarazione per lasciarsela scappare, e malgrado le mani avessero
già
iniziato a sudarle freddo per l’ansia aveva promesso a se
stessa che non
avrebbe mai più cercato di scappare da nulla. “E
cos’hai capito, Naruto-kun?” gli
chiese infatti avvicinandosi un po’ di più a lui,
che era tornato a posare il
testo guardandola sorpreso dalla domanda per poi prendere a torturarsi
il
labbro da poco medicato ponderando fin troppo attentamente la risposta.
“Che
è solo.” Esclamò infine fissando su di
lei due occhi di
un azzurro addirittura più limpido del solito, talmente
tanto da farle mancare
il battito che era faticosamente riuscita a conservare fino a quel
momento.
“Che ti ritiene importante per lui, forse anche
troppo,” aggiunse rabbuiandosi
un poco, se per preoccupazione nei riguardi di Neji o per qualcos’altro
non avrebbe saputo
dirlo, “e che ha una dannata paura di scommettere nel
cambiamento. …oppure che
è un ottimo attore.” Concluse quindi socchiudendo
gli occhi in un altro dei
suoi famosi sorrisi, schernendosi portandosi la mano alla nuca come suo
solito
nel tentativo di cambiare ancora una volta argomento.
Che
fosse dannata se glielo avesse lasciato fare.
“Hai
ragione, Naruto-kun, anch’io credo che mio cugino viva
nel terrore del cambiamento.” convenne lei senza dargli il
tempo nemmeno di aprire
quel dannato libro (si, l’indomani si sarebbe dedicata
più che volentieri alla
ricerca di un modo per non farlo interrogare da Jiraya, magari si
sarebbe
immolata personalmente come interrogata volontaria… ma che
non si sottraesse a
quella conversazione, per carità!) rivolgendogli un
sorrisino intenerito che
sembrava proclamare a chiare lettere ‘sono fiera di
te’. E lo era davvero,
ovviamente: Naruto sentiva
le persone, era una delle cose che
aveva sempre amato in lui… e lo aveva appena dimostrato per
l’ennesima volta
davanti a lei. Guardando lei, per una volta. “Eppure il
cambiamento è—”
“—tutto
ciò che ci tiene in vita.” la interruppe lui con
un
sussurro, dedicandole un sorriso decisamente diverso da quelli che gli
aveva
visto fare finora. Un sorriso che da solo bastò a farle
provare la distinta
sensazione di sciogliersi come cera e plasmarsi da capo in un modo
totalmente
nuovo anche se fondamentalmente uguale. Naruto non aveva mai guardato lei
così. Non aveva
mai guardato nessuno
così, che lei
sapesse. “In fondo, anche se non è la stessa cosa
e stavi solo recitando, sei
riuscita a salvarmi la vita cambiando il tuo copione, no?”
commentò
sorridendole di nuovo mentre Hinata si sentiva semplicemente andare in
pezzi
come una statua di vetro appena colpita nel punto che
l’avrebbe fatta esplodere
in mille frammenti microscopici.
Non
aveva capito.
Non
aveva davvero
capito.
*
“…Hinata-chan?”
chiamò incerto Naruto dopo qualche
secondo di silenzio assoluto. Per un motivo a lui sconosciuto
l’espressione
felice della ragazza gli era sembrata letteralmente disintegrarsi, e la
cosa
non avrebbe potuto lasciarlo indifferente. Mai. “Va tutto
bene?”
“…certo.”
replicò lei abbassando il viso in modo da
coprire gli occhi chiari con la lunga frangia nera, una voce
così smorta che
non avrebbe convinto nessuno di quanto stava dicendo. “Tutto
benissimo.”
Non
lo convinceva affatto, ma il biondo decise di
assecondarla… magari così avrebbe capito.
“Sai,
sei davvero un’ottima attrice.” Buttò
lì in
tono casuale dopo cinque minuti di silenzio opprimente in cui Hinata
era
tornata a chiudersi sul libro che lui
avrebbe dovuto studiare anziché guardare lei, come stava
invece facendo.
“D’altra parte avrei dovuto
aspettarmelo.” aggiunse quindi ostentatamente sovrappensiero
dopo un’altra lunghissima parentesi silenziosa, riuscendo ad
ottenere stavolta
l’attenzione della mora che gli rivolse uno sguardo confuso
senza però dire
nulla.
“Si,
voglio dire,” continuò poi con aria noncurante
assicurandosi con la coda dell’occhio che lei stesse
continuando a concentrarsi
su di lui anziché sul
libro di
Letteratura. “dato che sei l’erede di una famiglia
importante per riuscire a
sopravviverci devi essere per forza molto diplomatica… o
semplicemente brava a
recitare.” concluse come se stesse ancora ragionando fra
sé e sé, notando che
Hinata aveva preso ad arrossire impercettibilmente, il labbro inferiore
stretto
fra i denti come volesse cercare di impedirsi di parlare. Mancava così poco..! “E poi
ho sempre pensato
che una ragazza non potesse essere davvero
così timida ed insicura, per—”
Prima
che Naruto riuscisse a concludere l’ultima
frase, Hinata scattò: con la coda dell’occhio il
biondo ebbe il supremo piacere
di vederla alzarsi dalla sedia e piantare i pugni stretti sul banco,
gli occhi
serrati, mentre col viso in fiamme si apprestava finalmente
ad urlargli contro.
Non
che gli facesse particolarmente piacere ricevere
urla e strilli… ma si era reso conto di averla ferita, anche
se non avrebbe
saputo dire in che modo neanche sotto tortura, e avrebbe dato qualunque
cosa
per avere un vero
chiarimento una
volta per tutte, senza imbarazzo o buone maniere a mettersi fra di
loro.
*
“Naruto-kun!”
soffiò contrariata Hinata, le guance
arrossate per l’irritazione ed un sottile velo di lacrime
frustrate che
minacciavano di ricoprirle gli occhi chiari. Ma che diavolo intendeva
dire? Non
solo non aveva capito ciò che lei gli aveva detto, ma adesso
le diceva
addirittura che la considerava falsa? Era questo
che stava dicendo?! “Ti ringrazio per il tuo complimento, ma
ti assicuro che
sei in errore.” si limitò però a dirgli
a voce bassa, sforzandosi di trattenere
tanto le lacrime quanto le urla: Naruto non era così
machiavellico, non avrebbe
mai pensato una cosa del genere. Mai. Probabilmente non si sarebbe reso
nemmeno
conto di averle detto qualcosa che avrebbe potuto—
“Oh,
credo proprio di si, invece.” La interruppe il
ragazzo rivolgendole uno sguardo sornione, una luce divertita
irritantemente
brillante nei suoi splendidi occhi azzurri. “Sei molto
diplomatica come al
solito, mentre scommetto che in questo momento la cosa che vorresti di
più al
mondo è prendermi a schiaffi.” concluse quindi con
aria canzonatoria, poggiando
un gomito al banco ed il viso sul suo palmo aperto, quasi fosse in
attesa di
qualcosa.
Hinata
si sentì le guancie avvampare ancora di più
mentre prendeva ad urlare davvero senza nemmeno avere il tempo di
riflettere un
“NARUTO-KUN!” che riuscì a far alzare in
volo addirittura i corvi che avevano
passato l’ultimo quarto d’ora tranquillamente
adagiati sul davanzale della
biblioteca, ma non smosse di un millimetro il ragazzo davanti a lei, il
cui
sorriso si limitò semplicemente ad allargarsi. Rendendosi a
malapena conto di
stare praticamente urlando nella biblioteca scolastica (durante una
punizione,
per di più!), incurante del calore che le aveva invaso il
viso e di quanto gli
occhi avessero iniziato a bruciarle, la mora si trovò a
continuare a sbraitare
contro di lui come mai prima di allora avesse fatto, concentrata solo
su quel
suo sorriso falsamente onnisciente che avrebbe voluto cancellare in
qualunque
modo, a qualunque costo. “Io-io non capisco cosa pensi di
dimostrare, ma non è
assolutamente vero! Non è vero che sono
un’attrice, non è vero che sono
abituata a recitare e non è vero che voglio prenderti a
schiaffi!” elencò
abbastanza incoerentemente ottenendo come unica risposta
un’alzata di
sopracciglio del biondo che sembrava chiederle se ne fosse proprio
sicura. E a
quel punto non seppe proprio più trattenersi dal lasciare
scivolare via ciò che
aveva avuto sulla punta della lingua negli ultimi cinque giorni.
“Io…
Io non… IO NON STAVO RECITANDO!” urlò
con
quanto fiato avesse in gola, e per la prima volta nel giro
dell’ultima mezzora
vide gli occhi di Naruto tornare a spalancarsi, increduli, mentre
l’espressione
divertita che aveva esibito fino a quel momento andava pian piano
sgretolandosi
del tutto. Fu allora, e soltanto allora, che la ragazza si rese conto
di cosa
diavolo avesse appena fatto, di quanto si fosse esposta e soprattutto
come.
E
adesso?
*
“Non…
stavi recitando?” ripeté Naruto, incerto su
cosa volesse dire di preciso lei con quelle parole, vedendo la mora
sostenere
il suo sguardo nonostante il viso paonazzo, per una volta, con gli
occhi chiari
spalancati e decisi totalmente concentrati nel tentativo di convincerlo
di
quanto stesse dicendo.
L’unica
altra volta in cui le aveva visto fare
un’espressione simile era stata durante la recita, nel terzo
atto di Romeo e
Giulietta, quando aveva—
—Oh.
“Non
stavo recitando.” Confermò Hinata senza
vacillare minimamente davanti ai suoi occhi finalmente consapevoli ed
alle sue
gote arrossatesi di botto mentre il biondo sentiva la nuca iniziare a
prudergli
irritantemente dall’imbarazzo. “Volevo dire
esattamente quello che ho detto.”
Aggiunse quindi, lo sguardo sempre fisso sui suoi occhi azzurri quasi
avesse
avuto paura di spezzarsi se avesse guardato da un’altra
parte, e Naruto si
ritrovò a pensare senza nemmeno rendersene conto a quale
immenso sforzo dovesse
essere per una ragazza assurdamente timida come lei sostenere una
conversazione
simile con un simile cretino.
E
dire che aveva sempre rimproverato Sasuke
di non avere tatto, si ricordò
malmenandosi mentalmente mentre portava la mano a scacciare quel
fastidioso
prurito alla base del collo e distoglieva lo sguardo imbarazzato.
“Bhé, si… ho
sempre saputo di essere un rubacuori, io… in
fondo… eh eh…” ridacchiò
poco
convinto nel tentativo di sdrammatizzare la situazione, improvvisamente
intimorito dalla piega che stava prendendo la conversazione.
Naruto
era sempre stato solo, togliendo quel
bastardo di Sasuke (il suo migliore amico), Sakura-chan (con cui aveva
sempre
fatto scherzosamente il cascamorto anche mentre cercava di spingere un
falsamente riluttante Sasuke dritto fra le sue braccia) e i maestri
Kakashi e
Iruka… e ovviamente quel maniaco di Jiraya. Insomma, intorno
a lui non c’era
mai stata una ragazza, diamine! Non
in quel senso. Non una ragazza come Hinata.
Non
avrebbe saputo come comportarsi, non avrebbe
saputo cosa dirle, avrebbe finito col perdere l’affetto della
prima persona che
sembrasse averlo davvero visto (visto lui e nient’altro!) in
vita sua, e—
“Sul
serio, Naruto.” ribadì Hinata interrompendo i
suoi pensieri sconnessi con un tono di voce talmente serio (aveva
addirittura
lasciato cadere quel -kun che gli riservava dai tempi delle
elementari!) da
costringerlo a tornare in sé neanche gli avesse tirato una
secchiata improvvisa
d’acqua gelida con tanto di enormi e pesanti pezzi di
ghiaccio galleggianti.
Quando
alzò per l’ennesima volta gli occhi su di lei
il suo primo istinto fu di scappare.
Dopo
un paio di secondi quello stesso istinto
infingardo, se assecondato, l’avrebbe portato ad
inginocchiarsi ai suoi piedi
per adorarla come una dea.
Hinata
era ancora in piedi fra il banco e la sedia,
i pugni serrati appoggiati alla superficie di legno tremanti e pallidi,
le spalle
che sembravano più strette e fragili che mai nel loro
tremolio convulsivo, e il
viso… il viso, pallido come non mai ma impassibilmente
fermo, aveva incisa in
ogni minima linea l’espressione più decisa e
coraggiosa che lui avesse mai
visto, su di lei o su chiunque altro. Era come se la ragazza stesse
affrontando
la prova del fuoco che avrebbe finalmente decretato il suo futuro, come
se lui
ne facesse parte. E quando i loro occhi si incontrarono per
l’ennesima volta
nella giornata, quando il suo sguardo insolitamente impaurito si
specchiò in
quello fermo di lei, Naruto parve dimenticare improvvisamente i
problemi
insulsi che avevano affollato la sua mente negli ultimi minuti,
trovandosi
nuovamente del tutto padrone di se stesso.
Lui
non aveva paura di niente, figurarsi di una
ragazza. Figurarsi di Hinata.
Lui
aveva giurato tantissimo tempo prima che non
sarebbe mai scappato da nulla, aveva giurato a se stesso che non
sarebbe stato
più solo. Aveva giurato a se stesso che avrebbe fatto
qualsiasi cosa perché
nessun altro lo fosse.
Lui
manteneva sempre la parola, era quello il suo
unico e vero credo.
*
Al
colmo della tensione, provando la disgustosa
sensazione di riuscire a distinguere ogni singolo nervo del suo corpo,
Hinata
credette quasi di poter sentire il rumore della scarica elettrica che
l’attraversò quando il viso di Naruto parve
dapprima farsi di nuovo serio per
poi assumere l’espressione più dolce che gli
avesse mai visto fare. E poi,
quando lo vide aprire bocca per parlare, sentì
improvvisamente tutta
l’adrenalina che l’aveva sostenuta negli ultimi
minuti scomparire
vertiginosamente lasciandola sola ed indifesa a sentire la terra
tremarle sotto
i piedi mentre si lasciava cadere sulla sedia da cui si era alzata di
scatto
qualche secondo prima velocemente, molto
velocemente, forse troppo
velocemente dato che nel giro di qualche respiro si
trovò schiacciata fra il pavimento e Naruto, che sembrava
essersi lanciato a
prenderla prima che potesse atterrare bruscamente dimenticandosi del
banco che
li divideva e ottenendo soltanto di accelerare la sua caduta, caderle
addosso e
tirarsi dietro banco e relative sedie.
E
nonostante questo a lei non parve di sentire il
minimo dolore: era troppo concentrata sul suo
calore, sui suoi occhi che le
erano
arrivati così tanto vicini in così poco tempo,
sulla dannatamente terrorizzante
consapevolezza che qualcosa avrebbe potuto andare terribilmente storto
ora che
aveva sfoderato quella sua espressione dolce che pareva dipinta
direttamente da
un angelo proprio per permettere a chiunque di rifiutare qualcuno senza
far
troppo male. Un miscuglio di sensazioni che minacciava di farla
letteralmente
esplodere se non fosse successo qualcosa entro i successivi trenta
secondi.
“Hinata…io…”
aveva cominciato a dire lui,
l’espressione talmente dolce da farla star male, le gote
rosse ed il respiro
affannato mentre cercava di tenere le mani con cui stava reggendosi per
non
rovinarle totalmente addosso ben lontane dal corpo tremante della
ragazza, e…
E
poi, il destino parve decidere di mettercisi di
mezzo per l’ennesima volta.
“Ragazzi,
potete—” esordì la voce melodiosa del
professor Orochimaru, salvo poi interrompere la frase con un
“—ah.”
nient’affatto sorpreso subito seguito da un
“Cosa..? …NARUTO!” urlato a tutto
volume da uno sconvolto professor Jiraya, sopraggiunto in quel momento.
Se
Hiashi Hyuga difficilmente si sarebbe dimostrato
comprensivo davanti ad una punizione, Hinata non osava immaginare cosa
le
sarebbe successo dopo la seconda nel giro di poche ore.
*
Tsunade
era furiosa, questo chiunque avrebbe potuto
capirlo anche senza conoscerla bene quanto la conosceva Naruto.
D’altronde,
concesse stringendo ancor più forte la mano di Hinata
(l’aveva inconsciamente
afferrata quand’erano stati fatti entrare
nell’ufficio della preside, e dato
che la ragazza, palesemente sotto shock, non aveva fatto il minimo
cenno di
liberarsi lui non aveva la minima intenzione di lasciarla andare tanto
presto)
per farle coraggio: in fondo era la seconda volta che le venissero
portati
all’attenzione della preside due precisi studenti, sempre per
aver creato
scompiglio in una biblioteca, nell’arco della stessa
giornata… per la
precisione, proprio mentre stava per tornarsene finalmente a casa.
Era
il minimo che fosse infuriata.
“Naruto…
Hinata..!”
sibilò Tsunade, una vena che pulsava apertamente sulla
tempia, indugiando sul
nome di Hinata su cui la sua voce aveva assunto una nota
d’incredulità estrema,
“Ma che diavolo devo fare con voi!?” concluse
alzando la voce tutt’insieme
mentre sbatteva le mani aperte sulla sua scrivania, facendo saltare
impercettibilmente Hinata (che a quel punto parve tornare in
sé, ricordandosi
addirittura di arrossire per la mano che Naruto le stringeva, ma non
fece
comunque il minimo tentativo di liberarsi) sotto il sogghigno divertito
di
Orochimaru e le occhiate curiose e incredule di Jiraya, ai lati della
preside
come due scomodi angeli custodi. “Vi renderete conto, spero,
che la biblioteca
della scuola non è il luogo migliore per indugiare in
certe… attività.”
Naruto
dovette lottare con tutto se stesso contro
l’impulso di mandare la maledettissima mano che non aveva
impegnata con quella
della mora a grattarsi dietro la nuca imbarazzato mentre iniziava a
farfugliare
un “Gua-guarda che noi veramente—” che
venne prontamente interrotto dall’ultima
frase che si sarebbe aspettato di sentire a quel punto.
“Chiedo
scusa, Tsunade-sama!” aveva esordito Hinata
lasciando di botto la mano del ragazzo, che aveva sentito
all’improvviso tutto
l’impatto dell’aria gelida su quella porzione di
pelle che era stata protetta e
tenuta al caldo dalla sua, e chinando la testa lasciando
così la lunga frangia
scura a coprirle totalmente il viso. “E’ stata
tutta colpa mia, non accadrà mai
più.”
Al
biondo parve gelarsi il sangue mentre
quell’ultima frase risuonava inspiegabilmente come i
rintocchi d’una campana
suonata a martello dentro di lui. ‘Non
accadrà mai più’..?
“Assolutamente
no!” tuonò senza quasi rendersi conto
del volume spropositato della sua voce prima ancora che Tsunade stessa
potesse rispondere,
attraversando velocemente i pochi passi che lo separavano dal piano
della
scrivania finendo con l’appoggiarci anche lui le mani aperte.
“Nonna, Hinata
non c’entra nulla, sono io che—!”
“Vi
prego di credermi, madamigella, la colpa
è—”
“—sono
scivolato e lei—”
“—soltanto
mia, Naruto-kun non—”
“BASTA!”
tuonò la donna una volta passato il limite
della sua sopportazione, sbattendo di nuovo i palmi aperti sul piano di
legno,
che non sembrava essere in grado di sopportare ancora a lungo le sue
angherie.
“Sapete che vi dico? Andatevene! Forza, fuori di qui,
filate!” ordinò quindi a
brutto muso, e Naruto colse al volo l’occasione di obbedirle
trascinando fuori
anche una riluttante Hinata che non poteva evidentemente concepire
l’idea di
lasciare la preside così arrabbiata.
“Dio,
la mia povera testa…” Naruto sentì
borbottare
la preside mentre si allontanavano in tutta fretta, subito rimbeccata
da un “Se
ti facessi meno bicchierini…” insinuante da parte
del vecchio Jiraya e da uno
sbuffo divertito di Orochimaru.
*
Erano
quasi arrivati a casa sua, e non si erano ancora
detti una sola parola. Naruto aveva insistito per accompagnarla a casa,
nonostante Hinata non ne capisse il motivo (voleva rifiutarla, no? Gli
aveva
risparmiato lei quell’incombenza dicendo che non sarebbe
accaduto mai più nulla
fra loro, no?), ma non aveva spiccicato una sola parola per tutto il
tragitto.
Per quanto riguardava lei, era troppo presa dallo sforzo di non
mettersi a
piangere lì davanti a lui per dire qualunque
cosa… che pessima giornata aveva
avuto..! Orribile, assolutamente da dimenticare.
“Io
sono arrivata,” si ritrovò a sussurrare con un a
malapena trattenuto sospiro di sollievo nel vedere la sagoma severa di
Villa
Hyuga stagliarsi prepotentemente sulla loro strada. Mai avrebbe
immaginato di potersi
sentire sollevata nel vedere casa sua, specialmente con Naruto al suo
fianco…
eppure, mormorò a se stessa mordendosi il labbro pur di non
urlare, eppure era
esattamente quello che—
“Dicevi
sul serio anche adesso?” chiese sottovoce ed
in un tono oltremodo serio che non gli si addiceva affatto Naruto, le
mani
sprofondate nelle tasche come in cerca di un calore che non avrebbe
comunque
trovato, fermandosi (e portando involontariamente a fermarsi anche lei)
a pochi
passi dalla Villa.
“…Eh?”
“Non
accadrà mai più?” specificò
poi in risposta al
suo sguardo disorientato, socchiudendo gli occhi in un modo che avrebbe
potuto
passare per doloroso, se Hinata non fosse stata più che
convinta del contrario.
Ma che..?
“Non
accadrà mai più.” ripeté lei
a bassa voce,
sempre con il viso basso ed i capelli che le coprivano gli occhi, e
come se
l’aver detto quella frase di nuovo fosse stato
l’ultimo colpo inferto al suo
già provato autocontrollo sentì i più
piccoli frammenti della sua serenità infranta
scivolarle via dagli occhi nonostante stesse mordendosi le labbra quasi
a
sangue per impedirsi di urlare.
Evidentemente
però nemmeno la sua pesante frangia
scura stava facendo un buon lavoro nel nasconderla, perché
Naruto le portò
inaspettatamente un dito sotto il mento per alzarle il viso verso di
lui, e
quando nonostante la sua resistenza (non poteva
farsi vedere piangere, maledizione! Non da lui, mai da lui!) lei si
trovò
di nuovo a guardarlo negli occhi ci trovò la stessa
scintilla di tenerezza che
l’aveva a dir poco terrorizzata nemmeno un’ora
prima.
ÈlafineÈlafineÈlafineÈlafineÈlafin—
“Io
invece spero che accada ancora.”
sussurrò una voce che a stento riconobbe come
quella di Naruto, tanto era abituata a sentirlo urlare e strepitare con
la sua
caratteristica vitalità, prima che questi si chinasse a
sfiorarle la fronte con
le labbra, lasciandola totalmente di sasso.
“Na-Naruto-kun..?”
trovò a malapena la forza di
balbettare, incredula, il cuore che riprendeva a batterle a
velocità a dir poco
folle mentre i suoi pensieri si rincorrevano se possibile ancor
più
velocemente. Naruto aveva—? Possibile che volesse
dire—? Davvero non—?
“E
ancora,” si limitò a replicare quello come se non
fosse mai stato interrotto, portandosi davanti alle labbra il palmo
della mano
di Hinata che nel frattempo aveva afferrato di nuovo per un polso
avvicinandola
di più a sé, per poi concludere “e
ancora.” subito prima di chinarsi a baciarle
finalmente le labbra. Lì, in mezzo alla strada con il
rischio di finire
entrambi sotto la prima macchina di passaggio, davanti casa sua da cui
avrebbe
potuto uscire in qualsiasi momento un più che furente Hiashi
Hyuga, con il suo
viso ancora umido di lacrime inutilmente versate e la schiena che le
doleva per
la caduta in biblioteca, e—
Che
magnifica giornata, oggi!
*
Istituto
Superiore Konoha Gakuen,
30
Novembre
2009, sette giorni dopo il Festival della Cultura
Per
quanto fosse sempre stata lei la
riconosciuta prima della classe, Sakura non rimase affatto
stupita dal vedere Hinata ritirare dalla cattedra del professor Jiraya
un
compito di Letteratura Antica valutato 98/100: la mora faceva parte di
una
famiglia antica e nobile, aveva frequentato le migliori scuole ed avuto
i
migliori precettori, era strano tutt’al più che
non avesse preso un 100 pieno.
Ad
onor del vero, non rimase eccessivamente
sconvolta nemmeno nel leggere sul compito di Naruto un più
che inusuale 79/100,
sapendo che aveva studiato con Hinata negli ultimi giorni.
Oh,
no. Ciò che l’aveva fatta restare di stucco era
stata l’occhiata maliziosa che il professore aveva lanciato
alla mora passando
accanto al suo posto, come se sapesse qualcosa che non avrebbe dovuto.
Ed
ancora più shockante era stato il fatto che la timida,
impacciata, goffa e
vergognosamente facile al rossore Hinata non avesse fatto la minima
piega. Sakura
non era mai stata troppo incline a ficcanasare, ed era orgogliosa di
poter dire
di aver resistito strenuamente a lunghe sedute di pettegolezzi con Ino
senza
mai aver avuto nulla da dire su nessuno, ma se mai c’era
stata una cosa che potesse
incuriosirla era questa.
Andiamo, era troppo
assurdo!
Stava
proprio per voltarsi verso il suo Sasuke (il suo
Sasuke… mai musica era
suonata più
celestiale alle sue orecchie!, anche se non avrebbe mai osato riferirsi
a lui
in quel modo ad alta voce) per chiedere il suo parere, a
metà della pausa
pranzo (aveva passato già più di venti minuti ad
arrovellarsi su quel suo
dilemma, e nel frattempo aveva perso di vista sia Hinata che Naruto),
quando il
ragazzo stesso le sfiorò una spalla in una muta richiesta
d’attenzione per poi
chiederle in modo alquanto sibillino come suo solito “Quante
punizioni credi
che reggerebbe la tua media ossessivamente perfetta?”.
Sakura
non riuscì a trovare nemmeno il tempo di
rispondere perché venne stretta con tutte le sue forze da
Sasuke, mentre da
qualche parte udiva riecheggiare la voce furibonda della sua adorata
preside
gridare qualcosa che suonava vagamente (ma non avrebbe potuto esserne
sicura,
ovviamente… Sasuke la stava abbracciando, per
dio!) come “Uzumaki, Hyuga, di nuovo?! IN
PUNIZIONE!” per poi sentire le
divine labbra del suo amato Sasuke posarsi sulle sue in un modo che
avrebbe
potuto farle dimenticare qualunque cosa avesse avuto intorno in quel
momento.
“E
che—pure voi?! MA IO VI SOSPENDO TUTTI!”