Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |       
Autore: Eylis    28/10/2009    0 recensioni
“Trovarobe!” A quell’appello il carrello ambulante si fermò, con un tintinnio di campanelli ed uno sferragliare di oggetti di ogni tipo che finalmente avevano modo di fermarsi dopo tanto tremare a causa della strada dissestata. La figura che lo spingeva, un uomo non troppo grande con un alto cappello a tuba ed un vestito lacero, si volse in direzione della persona che l’aveva chiamato e che stava correndo verso di lui.
“Come posso servirla, Signore?”

Ogni cosa si può trovare se è in un luogo conosciuto. Se invece quanto si cerca è in un luogo sconosciuto trovarla diventa già più difficile. Ma è quando l’oggetto desiderato non è in nessun luogo che le cose si complicano davvero…
Questa storia si è classificata quarta al contest "Dal film alla storia" indetto da DarkRose86 sul forum di EFP
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Dove viene trovata la soluzione ed accadono fatti imprevisti

I campanelli appesi alla porta della bottega trillarono annunciando l’arrivo del trovarobe, e nel sentirli Spagus balzò in piedi preoccupato.
“Charles? Sei tu?” Il giovane si affacciò dalla scala a chiocciola con fare rassegnato.
“Ciao, Spagus…”
“Come è andato il tuo incontro con quel tizio ieri? Ero preoccupatissimo, perché non ti sei fatto vivo prima?! Ormai ti avevo dato per spacciato!” Di fronte a quella tiritera il trovarobe si limitò a fare spallucce.
“È andato. Terribile come il primo, ma ho ottenuto un giorno in più. Almeno ho avuto altre ventiquatt’ore di vita, prima di morire. Giusto il tempo necessario per riflettere su quanto sia pessima la mia esistenza.” Aveva parlato con tono neutro, ma nel sentire tali parole Spagus, che nel frattempo gli era andato incontro, gli afferrò le spalle e lo scosse con forza.
“Ma ti sei rincitrullito completamente?! Perché diamine la tua esistenza dovrebbe essere pessima?” Allora la maschera che Charles indossava per mascherare i suoi sentimenti cadde, lasciandogli in volto la disperazione.
“Lo sai anche tu… Sei l’unico a sapere ogni cosa.” Lo schiaffo lo colpì diritto in viso, mozzandogli il fiato. Spagus prese un profondo respiro a dimostrare quanto la sua furia fosse grande, poi esclamò:
“Ora sentimi bene, Charles Green: qualunque cosa sia successa tu non potevi prevederlo, tuo fratello non è partito per un guerra, ma solo per un viaggio d’affari. Non aggrapparti a colpe inesistenti per sopravvivere al tuo dolore! E ti garantisco che se ancora una volta oserai dire che la tua vita non vale nulla ti farò cambiare idea io, a suon di pedate nel tuo prezioso deretano!” Il trovarobe lo fissò, ammutolito. Non aveva mai visto Spagus comportarsi in quel modo, e certo non si aspettava di essere rimbeccato quasi come un bambino. Incapace di fare altro annuì, incerto.
“Io… d’accordo.” Spagus lo fissava ancora minaccioso. “Ho capito, ho capito! Ora… ora vado da quel tizio e gli dico che se vuole la vita deve cercarsela da solo, d’accordo?”
“Ecco, bravo. E magari cerca di fargli capire che tu invece tieni alla tua, più di quanto tu stesso pensi!” Ancora una volta Charles non seppe cosa rispondere, così si limitò a mormorare un ringraziamento alzandosi. L’amico lo accompagnò alla scala in silenzio, e quando vi furono arrivati lo indirizzò su per gli scalini con una pacca sulle spalle. Il trovarobe, ancora scosso, capì allora che Spagus non era realmente arrabbiato, ma solo preoccupato, e con quel gesto gli aveva appena espresso il suo incoraggiamento e la sua solidarietà. Finalmente più fiducioso nelle proprie possibilità, si allontanò dalla bottega con una tenue speranza.

Arrivò sul luogo dell’appuntamento in perfetto orario, proprio mentre la torre dell’orologio batteva il primo dei diciassette rintocchi. Si guardò attorno, poi, non vedendo nessuno, lanciò la propria voce nell’aria vicina.
“Dove si trova? Lo so che mi sta aspettando, Signore!” Dovette attendere solo pochi secondi prima di vedere il suo uomo sbucare dal solito vicolo.
“Buonasera, trovarobe… Allora, mi ha trovato quello che le ho chiesto?” Charles si sentì tremare, ma si raddrizzò con forza e sfidò quello sguardo misterioso con coraggio.
“No, Signore.” Convinto che entro un istante si sarebbe trovato le mani dello sconosciuto attorno il collo il trovarobe chiuse gli occhi, ma l’uomo sembrava essere stato impressionato dal suo tono, perché non si avvicinò ulteriormente.
“E perché mai, trovarobe? Non le avevo forse detto che questo sarebbe stato l’incontro definitivo?” Charles riaprì gli occhi, cercando di non mostrare la propria perplessità.
“Sì Signore, ma dopo un lungo ragionamento ho capito che non potrò mai adempiere alla sua richiesta, poiché la vita non è qualcosa di tangibile.” Curiosamente il cliente prese a passeggiare attorno a lui, osservandolo e parlando quasi in un soffio.
“No, trovarobe? Eppure a me sembra che sia invece qualcosa di ben tangibile. Non possiede forse lei la sua stessa vita? Non si può toccare?” Sconvolto il trovarobe si girò per fissarlo.
“Vuole che io le dia la mia vita, Signore?!”
“Perché no, trovarobe… in fondo non mi sembra ci tenga così tanto. L’ho vista ieri, sul ponte… Non vuole morire?” Allora qualcosa nell’animo di Charles si ribellò, con tutte le sue forze. Ripensò a quanto gli aveva appena detto Spagus, nella sua mente rimbalzarono le parole dell’indovino che aveva incontrato il giorno precedente. La risposta gli venne spontanea, e la urlò con quanto fiato aveva in corpo.
“No! Signore, io voglio vivere!”

Lentamente lo sconosciuto si voltò, dando le spalle al trovarobe. Le sue spalle si alzarono in un tremito, come se stesse trattenendo dentro di sé intense emozioni, e quando parlò nuovamente la sua voce pareva quella di un bambino.
“Davvero Charles? Vuoi vivere, finalmente?” Nel sentirlo il trovarobe cadde a terra, inginocchiato, sopraffatto dalle emozioni. Quella voce… quella voce! Ora che era stata lasciata risuonare limpida come poteva non riconoscerla?
“Jeremy? Sei tu?” Allora l’uomo si voltò, e finalmente lasciò che il collo del soprabito gli scoprisse il volto rivelando degli occhi scuri molto simili a quelli del trovarobe.
“Sono io, fratello…” Jeremy Green si inginocchiò accanto al fratello minore e lo abbracciò, stringendolo a sé con la forza data da quegli anni di separazione. Charles si scoprì a balbettare.
“Ma… ma… com’è possibile? Io non… non capisco!” Davvero non capiva, e anzi si chiese se non si trovasse nuovamente in un terribile incubo. Presto si sarebbe risvegliato sotto i suoi cartoni, come sempre, in preda alla disperazione. Ma poi percepì il fiato caldo dell’uomo mentre Jeremy lo baciava in fronte come sempre faceva quando lui era piccolo, e allora calde lacrime caddero dai suoi occhi. “Fratello!”
“Mi dispiace, Charlie… È stata tutta colpa mia, ma durante il mio viaggio c’è stato un terribile malinteso, e quando sono arrivato in città ho scoperto che… che papà si era ucciso distrutto dal dolore per l’avermi creduto morto, e che tu avevi lasciato casa per vagare nelle strade… Non ho avuto il coraggio di mettere piede di nuovo in casa nostra, non dopo quanto era successo!” Afferrato da quella rivelazione Charles si sentì inondare dalla gioia e dal sollievo. Dunque non aveva causato la morte della sua famiglia, non doveva più sentirsi colpevole per quelle tragedie! Suo fratello era vivo ed era lì, con lui! A sua volta lo abbracciò con forza e lasciò che il suo pianto avesse completo sfogo, incurante dei rari passanti che li osservavano bisbigliando.
Solo dopo un lungo momento, quando l’emozione si fece finalmente meno intensa, sollevò di nuovo il capo per guardare il fratello negli occhi.
“Ma allora, perché sei tornato? Perché, dopo tutto questo tempo? E perché questa terribile farsa?” Un sorriso dolceamaro si dipinse sul volto di Jeremy Green.
“Ho capito qualcosa, Charlie… Ho capito che è solo quando cominci a temere la morte, che impari ad apprezzare la vita.” Perlesso Charles gli rivolse uno sguardo interrogativo e timoroso.
“Dunque sei stato davvero in pericolo di vita? Quando?” Ma Jeremy ebbe un cenno di diniego.
“No, fratellino, non io… Tu.”

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Eylis