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Autore: Yoko_kun    28/10/2009    6 recensioni
Kuchiki Rukia, una ragazza giapponese contemporanea di diciott'anni, vive da sola, e sta vivendo un pessimo anno, ma ancora di più sta passando un pessimamente orribile autunno.
Autunno in cui appere un uomo misterioso, che la porta e la guida lungo gli incubi, le paure e i peccati accompagnati dalle virù aloro opposte.
Il titolo è tratto dalla celebre opera di Shakespeare "un sogno di una note di mezza estate", mentre la storia è un po' ispirata alla Divina Commedia e al viaggio, in essa narrato, di Dante.
Per poter capire meglio leggete! Buona lettura! (^^)
Genere: Dark, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kuchiki Rukia, Schiffer Ulquiorra, Un pò tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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“Dream:
Cioccolata, musica e te...”


“...tu hai bisogno di me...”
La mora ascolta in silenzio poi piano lo fissa, il suo sguardo è a metà tra lo stupito e il contrariato. Forse ha sentito male.
“...c-cosa?!?”
L'uomo resta girato a guardare fuori dalla finestra e non le risponde come se non l'avesse sentita, o forse meglio come la stesse ignorando.
No, lei non aveva sentito male e lui aveva voglia di farla incazzare.
“...mi hai sentito benissimo...”
“sì che ti ho sentito brutto stronzo, ma la mia mente umana non capisce la tua di super genio, per cui per grazia concessa spiegami che cazzo volevi dire...”
L'uomo continua imperterrito a guardare fuori dalla finestra e poi alza la tazza a bere un sorso di cioccolata calda.
Per quanto fosse incredibile pareva proprio che la cioccolata gli piacesse e anche molto.
“...vuol dire esattamente ciò che ho detto”
La ragazza, che aveva alzato lo sguardo, ancora all'inizio delle discussione, dal libro in cui si era immersa per rilassarsi lo osserva con cipiglio questa volta a metà tra l'incazzato e lo scettico.
Che il moro la stesse sfidando?
“...sembri un disco rotto che si ripete male...ti ho chiesto di spiegarmi la frase non di rispondermi alla cazzo come tuo solito....”
Ancora silenzio da parte dell'uomo che sembra in tutto e per tutto assorto nei suoi strani e intricati pensieri.
La ragazza resta indecisa se insultarlo ancora o direttamente iniziare a ignorarlo, così da poter salvare almeno u po' il suo fegato da corrosione certa.
Così rialza leggermente il libro riabbassando assieme lo sguardo e torna a leggere.
Il silenzio quindi torna a farla da padrone e i due, ognuno assorto nelle proprie faccende, tornano a ignorarsi. Poi di nuovo qualcosa rompe quell'equilibrio.
Una melodia piano si espande nella stanza cogliendo di sorpresa i due che vi sono dentro.
“...che cos'è?”
“...musica...sembra quella...”
“di un carillon...”
La ragazza finendo la frase dell'uomo si alza dalla poltroncina in cui era e si guarda attorno appoggiando il libro sul piccolo tavolo lì vicino.
In quel luogo dovevano essere da soli, perché allora c'era quella musica, se era veramente un carillon qualcuno doveva averlo fatto partire.
“...cosa intendi fare?”
“che domanda idiota vado a vedere chi diavolo a fatto partire la musica...”
L'uomo resta girato in silenzio, senza parlare, e continua immobile a fissare fuori. La ragazza per alcuni attimi osserva se questo intende fare qualcosa o seguirla ma vedendo che continua imperterrito nel suo stare più fermo di una statua si gira in parte scocciata ed esce da quell'immensa stanza.
Una volta fuori, nel corridoio la ragazza inizia a concentrarsi per poter capire da dove viene la musica che stranamente si è fatta più lieve. Così per non perdere la traccia la moretta inizia subito a percorrere il lungo corridoio nella direzione in cui sente venire il rumore.
Man mano che avanza il suono si fa nuovamente più forte e la conduce fino ad una porta ornata da diversi bassorilievi nel legno rappresentanti diversi strumenti musicali. Timidamente la ragazza apre la porta.

E la cantilena si fa più dolce, come a salutare la nuova venuta. Il silenzio sembra essersi messo in disparte e a disposizione di quella melodia delicata.


E una lieve soffio di vento porta alle narici della mora un profumo salmastro, impossibile sbagliarsi, quello è il profumo del mare e della spiaggia. Chiude gli occhi e respira a fondo.
Il suo cuore ha un lieve e piacevole sussulto, ha sempre amato il mare e il suo profumo, però era strano che ci fosse lì quell'odore.
Apre gli occhi e si avvicina alla finestra superando lo scaffale colmo di libri e arrivando finalmente alla finestra.
La piccola melodia continua e si fa spazio a fatica tra i canti degli uccellini, che indispettiti da quella prepotenza si levano dai rami fischiando con forza.
La grande finestra affacciata sul mare, poco distante da lì, è aperta e sul balconcino un piccolo carillon bianco con delle piccole decorazioni disegnate lungo la fascia bassa suona.
La ballerina al centro del piccolo cofanetto, gira monotona e ipnotica su sé stessa mentre la musica continua suonare.

La ragazza si ferma un attimo, la casa non era vicino al mare e la libreria era molto più grande e si trovava sull'altra ala della costruzione. Che stava succedendo?

Il suono delle onde che si infrangono nella spiaggia e negli scogli la rapisce facendo di nuovo sussultare dolcemente il suo cuore. Aveva sempre desiderato tornare al mare ma aveva sempre avuto difficoltà per cui si era sempre dovuta limitare a sognarlo.
Ora no, era lì e aveva il suo solito buon profumo, si sentiva i sensi soggiogati da quelle piacevoli sensazioni.
Avrebbe anche potuto morire lì, all'istante, sarebbe stata felice come non mai per l'eternità.

Poi i suoi occhi scorgono qualcosa, qualcuno.

Una piccola sagoma è seduta sulla sedia davanti al bianco scrigno. Un visino tondo simile a quello di una bambola di porcellana, ornato da due smeraldini occhi osserva rapito la piccola danzatrice ferma nella sua posa che la rende simile a un cigno.

“...Ulquiorra...”

La voce le esce come un lieve soffio, un sussurro appena accennato, sussurro che però le orecchie del piccolo bimbo percepiscono. Curioso di sapere chi altro c'è lì dentro si gira e i suoi occhioni di smeraldo si fissano sulla ragazza.
“..chi sei?”
La sua voce è tenue come quella di ogni bambino, e sembra conoscere solo in minima parte la freddezza che caratterizza l'Ulquiorra adulto che lei conosce. È curioso e interessato come solo i bambini sanno essere.
Il bambino non ottenendo risposta si volta di nuovo verso la bambolina
“...sei venuta anche tu ad ascoltare il carillon?”
La domanda inaspettata coglie la moretta di sorpresa e le ci vogliono alcuni attimi prima che gli riesca a rispondere.
“..s-sì..”
“...è bello...”
Il bambino parla come se non si rivolgesse a lei, poi però si volta di nuovo verso di lei con i suoi occhioni curiosi.
“...come ti chiami signorina?”
“..io mi chiamo...”

***


“..Rukia...”

Il suo tono, forse per una delle poche volte nella sua vita, sembra tradire un certo stupore seppure ben moderato.
Era uscito dalla stanza dopo di lei per vedere se aveva trovato quello che cercava o se come suo solito si era persa per i fatti suoi.
La melodia lo aveva guidato fino a lì, in quella strana stanza la cui porta era ornata da immagini di svariati strumenti musicali in rilievo.
Ma lui conosceva quel posto e lì non c'erano porte così.
Era entrato per vedere che cos'era successo e ciò che aveva visto lo aveva lasciato per un attimo interdetto.
Aveva sentito delle urla un adulto stava sgridando con veemenza qualcuno, la cui voce stridula svelava essere una bambina.
E proprio quella bambina pochi attimi dopo gli ultimi urli era entrata di corsa sbattendo la porta dietro sé, per poi andare a nascondersi vicino ad un mobile, in un angolo.
L'uomo non poteva essersi sbagliato, anche se era bambina i suoi tratti erano inconfondibili. I capelli corti e corvini, i suoi grandi occhi blu-viola e quel modo di fare spiccio e brusco.
Dopo alcuni minuti passati nascosta la bambina era uscita dal suo nascondiglio salendo su una credenza per prendere il carillon che stava ormai smettendo di suonare e ricaricarlo intonando una canzoncina accompagnata dalla musichetta.

E la melodia sembra farsi più bella per accompagnare quella vocina lieve e intonata, carica di una strana e dolce eleganza. Sembra quasi sia una principessa a cantare.


La voce di lui è bassa ma la bambina ne coglie comunque il suono.
Piano si volta curiosa smettendo di intonare la canzoncina, e lo guarda con i suoi grandi occhi colmi dell'innocente stupore proprio solo dei bambini.
“chi sei?” La sua voce lieve, colma di una stupita curiosità lo riporta indietro, strappandolo al flusso dei suoi pensieri che lo avevano colto.
Dove era finito? E che era successo?
Poi un suono in lontananza lo prende, concedendogli di capire dove può essere.
È il rumore delle onde. È distante ma si riesce a distinguere e poi è inconfondibile. Chiude gli occhi e ascolta con attenzione concentrandosi, poi qualcos'altro però lo colpisce, un profumo tenue e profondo.
È il profumo tipico delle pinete mischiato a quello della spiaggia.

Dove si trova? Perché sente il profumo di una pineta e del mare? E poi che ci fa lì una piccola Rukia?

Ma il suono di un'altra onda che abbraccia la spiaggia lo coglie all'improvviso concentrandoli una piccola sensazione di pace.
Ben presto al suono del mare si mischia quello del canto tranquillo degli uccelli.
L'uomo respira ancora a fondo e si fa riempire dal profumo di pini e resine mischiato a quello salmastro del mare.
Per un attimo sembra che si possa dimenticare di tutto e di tutti, sparendo in quel nulla profumato.

Poi apre gli occhi e l'incanto finisce.

La bambina lo sta continuando a guardare curiosa, ma poi vedendo che non ottiene risposta torna a concentrarsi sul carillon che tranquillo continua a suonare.
“..ti piace?”
Nel parlare la bambina indica con un cenno della testa la scatolina a forma di scrigno da cui il suono continua dolce a uscire.
“...sì”

I due in silenzio restano nella stanza ad ascoltare la musica, poi la piccola Rukia torna a canticchiare iniziando a sorridere sommessamente e tranquilla.
È evidente che adora cantare e che quella musica le piace.
Ulquiorra in silenzio si avvicina alla credenza sopra cui è salita la bambina e si siede nella sedia lì affianco.
“...come ti chiami?”
La voce della piccola gli pone di nuovo la domanda del nome. Lui alza un attimo lo sguardo e poi dischiude le labbra per parlare.
“...”

***


“Ulqiorra...”
“..perché mi hai chiamato così?”
“...be'...n-non so...”
Il bambino la guarda perplesso e curioso, Rukia sentendosi un po' in imbarazzo per quello sguardo si gira a guardarsi attorno e quando il piccolo torna a fissare il carillon decide di fargli una domanda.
“dimmi...come ti chiami?”
“..io non ho un nome...”
“come fai a non avere un nome?!?!”
“...sono un orfano abbandonato...nessuno qui ti dà un nome, neppure per sgridarti...se non te lo scegli tu resti senza...”
“..vu-vuoi dire che per chiamarti semplicemente dicono hey tu?!?” “..sì, circa sì...perché tu mi hai chiamato Ulquiorra?”
“...be'...mi ricordi una persona che conosco...”
“e si chiama Ulquiorra?”
“..sì”
“...è un nome strano...cosa vuol dire?”
“..credo nulla...ma è pur sempre un nome..”
“...vero...”
“...ti piacerebbe come nome?”
“...avere...un nome mio?”
La ragazza a quelle parole fa un cenno della testa e sorride lievemente, per quanto la versione adulta sia detestabile, da piccolo non sembra malvagio.
Il bambino intanto si perde a immaginare, e si chiede come sarebbe avere un nome. “...sì...io potrei...io mi chiamo...”

***


“Ulquiorra?!?”
La piccola Rukia ripete il nome con voce carica di curiosità e stupore, di fatto non aveva mai sentito nessuno chiamarsi così.
“...sì”
“lo sai? È un nome veramente strano!!”
“..vero...”
“tua mamma doveva essere molto fantasiosa...”
“..chissà...”
“Ma come chissà? È tua mamma! Come fai a non saperlo?” La voce dalla piccola, è carica dell'immacolato stupore tipico dell'età imbevuta nell'ingenuità più pura.
“...non l'ho mai conosciuta, come mio padre...”
“allora sei orfano...mi dispiace...anch'io lo sono però ho gli zii...però non mi piacciono...però ho il fratellone e a lui voglio bene..e tu?”
“...ho solo me stesso...”
La piccola Rukia dopo aver sentito quelle parole si incupisce un po' ma il “clang” del carillon che segna la fine della carica la fa riprendere e sorridendo si volta verso lo sconosciuto.
“ti va se ti canto qualcosa?!?!”
“...per me è lo stesso...”
La bambina allora chiude gli occhi e concentrandosi un po' inizia a intonare piano una canzoncina molto carina, mentre il carillon tranquillo continua a suonare.
Ulquiorra piano si perde accompagnato da quella musica e chiude gli occhi.
Dopo un po' però la musica si ferma e lui li riapre.

Il buio della notte è l'unica cosa che i suoi occhi di smeraldo colgono.

***

“..senti vuoi che suoni qualcosa?”
La voce del piccolo Ulquiorra la coglie un po' di sorpresa e un po' incerta gli risponde.
“o-ok...”
Il bambino senza parlare si dirige verso un qualcosa coperto da un telo bianco che una volta tolto mostra un pianoforte.
In silenzio ilo bambino si sistema lo sgabello e si siede sopra iniziando a fare dei primi “passi” nella tastiera.
Poi chiude gli occhi e concentrandosi inizia a far scorrere rapide le mani sulla tastiera, iniziando a suonare una melodia stupenda che si intreccia e si abbraccia con quella del carillon.
La musica dura un po' e Rukia l'ascolta rapita chiudendo gli occhi. Poco dopo la musica del carillon smette ma quella del piano continua ancora un po' prima di fermarsi. Quando il silenzio cala di nuovo Rukia apre gli occhi.
Buio. Le sue iridi di smalto riescono a cogliere solo quel buio intenso attorno a sé.

Si alza piano, un po' di malavoglia spostando leggermente le coperte da sopra di sé. Con sguardo assonnato si guarda attorno ed allunga le mani all'altra metà dell'enorme letto. A sentirla vuota si alza un po' di più e si mette a sedere guardando con più attenzione la stanza.
“e ora dov'è sparito?”
Sbuffando la ragazza si gira e poggia giù dal letto i piedi, sul pavimento fresco.
Appena si avvicina alla porta sente qualcosa, un suono.
Rukia appoggia le mani e la fronte sulla porta e si mette ad ascoltare con più attenzione, quando all'incirca ha capito che è un pianoforte che suona apre piano la porta e seguendo la melodia arriva vicino alla stanza da cui parte.
La porta e dischiusa ma lei non entra e si ferma appoggiandosi sul muro, vicino alla porta e in silenzio ascolta.

Lui intanto suona con tranquillità, con gli occhi chiusi quasi fosse guidato dalla musica stessa.
Gli è sempre piaciuto suonare, come gli è sempre piaciuta la cioccolata. Sono il genere di cose che forse non ci si aspetterebbe da una persona come lui.
Lei piano entra nella stanza, con la massima delicatezza e attenzione, per non fare neppure il minimo rumore.
Cammina sulle punte e tieni i lati della vestaglietta su con le mani, perché non svolazzi facendo rumore. Un tutto e per tutto cerca di non disturbalo, poi una volta che gli è vicina china un attimo il volto e inizia a cantargli all'orecchio una canzoncina quasi sussurrando. E mentre canta piano gli circonda il collo con le braccia, con delicatezza.
L'uomo a sentire la voce e il contatto si sorprende un attimo ma non ferma la musica e continua a suonare mentre lei canta con voce dolce e soave.
I due restano così per un po', poi la musica e la canzone pian piano si affievoliscono fino a smettere. A quel punto Rukia piano affonda il volto sulla spalla di lui stringendo un po' di più le braccia attorno al suo collo.
“...ti ho svegliata?”
“no tranquillo, mi sono svegliata da sola e quando ho sentito la musica ti ho raggiunto...non riesci a dormire?”
“...non molto...”
“sai ho fatto un sogno strano...ti ho visto da bambino..”
“davvero? Ho fatto sogno simile, in cui ti incontravo quando eri bambina...”
“che strano...”
A quelle parole la moretta alza il volto dalla spalla di lui e scioglie il piccolo abbraccio, cosa che un po' contraria il moro che però non lo fa vedere percettibilmente.
“ti va di tornare a letto....magari riusciamo a dormire”
Così dicendo Rukia muove un primo passo girandosi verso la porta ma Ulquiorra le prende la mano e delicatamente la ferma tirandola un po' verso di sé.
La mora docile si lascia tirare un po' indietro e lui accarezzandole la guancia con la mano le dà un bacio.
Rukia al contatto con le labbra di Ulquiorra si lascia andare e si scioglie in quel bacio intenso e dal sapore unico.
I due dopo un po' si staccano, e Rukia circonda di nuovo con le braccia il collo di lui e poggiando la sua fronte a contatto con quella di lui gli sorride lievemente.
“dai...andiamo in camera, dobbiamo dormire un po'...”
L'uomo fa scivolare la sua testa e appoggia la fronte sulla spalla di lei mentre piano le cinge i fianchi. Rukia lo lascia fare accarezzandogli un può i capelli e lui piano inizia a baciarle il collo salendo fino alla linea morbida della mascella di lei.
“...vengo in camera ma per dormire c'è tempo anche dopo...”
Così senza parlare i due si danno un altro bacio e una volta che anche Ulquiorra si è alzato si dirigono verso la camera da letto.

Non c'è che dire, anche se nessuno mai lo direbbe lui ama la musica e suonare il pianoforte, ama la cioccolata e bere cioccolata calda ma più di ogni altra cosa al mondo ama lei, Rukia.

“combinazione perfetta musica, cioccolata e te....”







RINGRAZIAMENTI

Ringrazio di cuore:
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e le ben 209 recensioni!
Un ringraziamento estremamente particolare a chi mi ha sempre seguito, anche senza commentare questa storia,
uno un po' più speciale a chi almeno un po' di volte ha commentato la storia cioè:
-chicchetta99
-Etherege
-Rem chan
e uno ancora più speciale (con un piccolo dono in allegato! Che spero vi piacerà^^) a chi l'ha seguita commentando ogni volta che poteva cioè:
-Nanni92
-Kuchiki_girl
- _momoi_
-piccola bulma
-JhonSavor
-Ludoangel

Per coloro che hanno apprezzato questa storia mi riprometto di fare magari altri capitoli separati, e one-shot.
Ho inoltre il progetto un'altra storia circa dello stesso tipo, per cui se ci riuscirò mi auguro che avrete piacere a leggerla.
Ancora una volta un maxi bacione e ora è meglio che vada se no è la volta buona che mi commuovo!
Kiss...
  
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