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Autore: willHole    29/10/2009    2 recensioni
Questa storia è una raccolta disomogenea di schizzi che in comune hanno solo il tema: descrivere, per quanto possibile, la bellezza della Natura, la sua grazia incomparabile, la sua eleganza.
Sono solo dei piccoli quadretti, nella maggior parte dei casi a carattere paesaggistico, con l'unico scopo di fotografare dei momenti o delle situazioni particolari. Piccoli esecizi anche di stile, alle volte, quando ho tentato di scrivere in modi a me non proprio congeniali.
Alcuni li ho già scritti, altri sicuramente ne scriverò in futuro, perché questo è un argomento che mi ha sempre affascinato, sebbene in realtà non ne conosca ancora la ragione.
Leggete dunque, o amanti della viridea natura, questi insoliti schizzi di verde mentale...
Contiene la sezione "Parata di Fiori", sottoraccolta alfabetica di schede botaniche a carattere fitoterapico, balsamico, filosofico e/o mitologico, frutto di nuove follie ed elucubrazioni varie del mio stanco cervellino...
Contiene inoltre, al capitolo 26, la "poesia" Ballata di una foresta bambina, partecipante al concorso "La Foresta e...la Bambina" indetto da Eylis.
E', questo mio paradiso, l'arzigogolata proiezione della mia mente nel mondo.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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I

I

 

 

 

Ibisco – Hibiscus rosa-sinensis

 

Un lento e delicato borbottio pervadeva la grande cucina. Il paiolo, antico e come consunto dal tempo, troneggiava nel focolare investito in pieno dallo schiaffo luminoso del caldo sole estivo.

 

Oltre la grande finestra, Il Cairo rumoreggiava, colta nel fulgore di uno dei giorni più afosi di quell’anno.

La vita si spandeva con la violenza di un’ondata: bancarelle, urla e grida di venditori ambulanti, colori vivaci e tappeti intessuti dichiaravano a chiare lettere la propria chiassosa esistenza di luce e di rumore, dominata dal bruciore costante dell’incendio celeste.

 

La temperatura nelle ore centrali della giornata era davvero insostenibile: il caldo era ardente, costante, rabbioso.

 

Colpiva tutti indistintamente e non lasciava mai un attimo di requie, se non la sera, sul tardi, quando un refolo di vento giungeva per portare un po’ di refrigerio.

 

Intanto il contenuto del paiolo nella grande casa sobbolliva leggermente, emanando un afrore appena percettibile nell’aria già satura di aromi.

 

La gente, pur temprata da anni di pratica indesiderata, mal tollerava quelle vampate di inferno. Il fresco era anelato, bramato e desiderato quasi più del denaro, preoccupazione costante della maggior parte dei cairoti.

 

Una vecchia, curva e macilenta, entrò nella cucina. I suoi passi, lenti per l’artrite ma come animati da una gioia arzilla, si diressero rapidi verso l’intruglio che ormai da ore era sottoposto a quel lento e incessante bollore. Sollevò il coperchio, rimestò con un vecchio cucchiaio, lo ripose e ricoprì la pentola, sempre con quei gesti resi dall’età brevi e lentissimi.

 

Una folata di vento dal deserto rese ancora più insopportabile la permanenza in città. Un sopore che aveva del malsano irruppe sibillino nella maggior parte degli abitanti, che interruppero le proprie attività sventolandosi con ampi movimenti e lamentandosi a gran voce dell’afa eccezionale che li stava prostrando.

 

Fu in quel momento che dalla vasta cucina emerse come un’ombra la vecchia del pentolone. Come fosse un miraggio, il suo paiolo aromatico venne appena seguito con la sguardo dai primi uomini che si videro passare dinnanzi la vecchina.

Cantilenando con voce fioca e strascicata, quella si trascinava avanti, certa che la sua opera avrebbe avuto un qualche effetto.

- Karkadè, karkadè dall’ibisco…- ripeteva tranquilla l’anziana. E uomini e donne accaldati la seguivano, tergendosi con mano stanca la fronte grondante sudore.

- Karkadè, karkadè, karkadèeèeè…- allungando oltre misura l’ultima sillaba, la vecchia attingeva con dolcezza dal liquido rosso vivo che portava con sé, distribuendo benevolmente, per poche monete, quel prodigioso nettare di freschezza.

 

Ecco il karkadè! È lui, è lui! Prodotto dai fiori più freschi dell’ibisco, fatto bollire per ore e ore, rinfresca il corpo e ritempra le forze e la mente! Il karkadè, il karkadè!

 

La donna procedeva, elargendo con generosità il suo karkadè, cura rigenerante, sollievo balsamico al caldo opprimente, dolce e sublime sacrificio dell’ibisco per la vita rinnovata degli uomini bruciati.

 

-          Karkadè, karkadè, karkadè dall’ibisco…-

 

 

[480 parole circa]

 

 

Allora, per la lettera “I” ho scelto una tipologia di testo non ancora affrontata in questo bizzarro percorso del De Naturae Magnificentia: una storia. Sì, questa scheda botanica è la prima a possedere una trama che, sebbene semplicissima, sussista e sia degna di essere chiamata tale.

Beh, per lo meno qualcosa succede…

Ho scelto di parlare dell’ibisco soprattutto in funzione di questa bevanda dalla straordinarie proprietà astringenti, rinfrescanti e purificanti, il karkadè. Da quanto ho letto su wiki, essa è molto diffusa in Egitto, ed è proprio da questo semplice connubio che è nato questo brano.

Non mi ha colpito più di tanto alla prima stesura, devo dire, ma mi è piaciuto cercare di dare un senso di magico, di “stregonesco” e in qualche modo di prodigioso all’influsso benefico causato da quella che poi, alla fine, non è altro che una semplice bevanda dissetante.

Ma insomma, mi pare che detto in una storia, ogni particolare abbia un altro effetto… Chissà se è così anche per voi! XD

Ah, dimenticavo: l’alternarsi di corsivo e font normale è dovuto a una scelta di rallentare lo scorrere del testo, sempre in quella chiave mitico-mistica di cui dicevo, e allo stesso tempo di separare ciò che avviene in relazione all’ibisco e al karkadè (caratterizzati dalla frescura e dalla penombra della “vasta cucina”) da quello che invece accade per le strade, tormentate dall’afa. Ecco tutto. ^^

 

 

 

Vi lascio con il solito ringraziamento alla mitica ninfea e a tutti quelli che hanno letto “Heliconia”, rimandandovi come sempre alla prossima lettera… che sarà la L, perché con l’alfabeto inglese non mi ci raccapezzerei…XD

 

willHole, saluti e sorrisoni!

  
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