Astoria Greengrass
21. Non tutto va come previsto
Non betato, non riletto, scritto in
un momento di insanità mentale e voglia di lemon. Soprattutto
sul finale, vi avverto.
Astoria
sollevò il capo, fronteggiando con sguardo decisamente altezzoso il viso
imbruttito dalla permanenza ad Azkaban di Alecto Carrow.
Le rughe, notò
con particolare divertimento la ragazza, erano più marcate del solito e le
narici dilatate sembrava dovessero espirare fumo da un momento all’altro.
Chiunque in
quell’aula tratteneva il respiro; chi per le risate, rischiando di diventare di
un vivace color rosso porpora, chi per la sfacciataggine che Astoria aveva
utilizzato solamente pochi attimi prima, il sorriso beffardo e di superiorità
che caratterizzava la famiglia Greengrass e, ovviamente, ogni singola Serpe.
Tracey, al suo
fianco, aveva camuffato la sua risatina singhiozzante in un pessimo colpo di
tosse, guadagnandosi una gomitata ammonitrice dalla biondina.
«Provi a
ripetere ciò che ha detto, Greengrass» Astoria strizzò il naso in una brutta
smorfia, cercando di celare per quanto le fosse possibile il disgusto per l’odore
nauseante dell’alito di Alecto: un mix tra cipolle, burro e pomodoro; davvero
per nulla di classe, pensò roteando gli occhi lei.
«Ho detto»
iniziò con tono stanco, di chi quelle cose le aveva ormai pronunciate milioni
di volte «ho detto che lei, signorina Carrow, dovrebbe essere dal suo signore e
non qui, a farci annusare il suo odore nauseabondo senza sapere nemmeno di cosa
tratti in realtà la materia, ecco»
Dietro di lei,
Reed Harper scoppiò a ridere sguaiatamente, battendo il pugno sul tavolo e
facendo sobbalzare così la ragazza riccioluta seduta al suo fianco.
Tracey, dal
canto suo, ignorò gli ammonimenti di Astoria per imitare il compagno di casa,
seguita a ruota da tutti gli altri.
Alecto boccheggiò
in modo quasi infantile e patetico, mentre il nervosismo prendeva possesso del
suo corpo.
La mano tremò
impercettibilmente quando sollevò la bacchetta, puntandola dritta tra gli occhi
di Astoria.
Quest’ultima
sollevò un sopracciglio scettica, estraendo con estrema lentezza la propria.
Udì chiaramente
il frusciare delle vesti, e capì che anche Harper e Tracey si erano uniti a
lei.
«Vuole per
caso uccidere uno studente, Alecto?» domandò con un tono ricco di ribrezzo,
mentre i suoi occhi verdi squadravano con aperto sarcasmo i compagni di classe.
Piton non era
certo il più grande preside del mondo, ma non aveva mai permesso che uno
studente venisse punito con maniere così dure – almeno, non i Serpeverde.
«Se schianterà
me» continuò quella imperterrita, leccandosi il labbra con evidente eccitazione
causata dal momento «verrà schiantata a sua volta. Lo sa questo, vero?»
Alecto Carrow
cacciò un ringhio basso, tanto che avrebbe tranquillamente potuto venir
scambiata per Fenrir Greyback.
Premeva dalla
voglia di far fuori quella ragazzina di una bellezza fasulla, con i suoi
boccoloni biondi e la bocca troppo larga.
Astoria Greengrass
si era beccata numerose punizione, finendo spesso in gruppo con quell’idiota di
Neville Paciock. Era una traditrice del suo sangue, che sapeva troppe cose e
piaceva a troppe persone.
Quella bisbetica
ragazzina era stata frustata da Gazza solamente una settimana prima e già
sembrava che la corda le mancasse. La voglia di ucciderla, in quel momento, le
pompava il sangue nelle vene, mentre il cuore batteva troppo velocemente per
potersi tranquillizzare.
«Sai dov’è la
stanza della punizione, Greengrass. Vacci, e portati dietro questi idioti» con
un cenno del capo indicò Reed e Tracey, che sollevarono il capo con la stessa
altezzosità della bionda capogruppo.
Astoria sorrise
con divertimento estremo, mentre i suoi occhi calavano sul calendario alle
spalle di Alecto Carrow.
Marzo. Mancavano
pochi mesi alla fine della scuola e di Harry Potter nessuna traccia, oltre quel
semi rapimento a Natale.
Aveva la
certezza che fosse vivo e che, ovviamente, sarebbe arrivato. Avrebbe salvato
ognuno di loro come sempre, ne era certa.
«Harry Potter
vincerà di nuovo, volevo che lo sapesse»
Tra le urla,
gli insulti e gli sputi di Alecto addosso al suo corpo, ai suoi vestiti ed i
suoi amici, Astoria lasciò la classe, il solito passo da ballerina e l’aria di
superiorità che mai l’abbandonava.
Uscì dalla
cella delle punizioni un’ora più tardi. La carne della schiena le bruciava
tanto da farle lacrimare gli occhi, mentre vistoso graffi attiravano l’attenzione
degli studenti più piccoli.
Alcuni di loro
ebbero addirittura l’ardore di ridacchiare, riconoscendola come una Serpeverde.
«Sparite, se
non volete essere cruciati bambocci» Aveva accolto
con un sospiro di sollievo le mani fredde di Draco a sfiorarle la schiena, un
toccasana per quelle ferite ancora sanguinanti.
Lasciò che il
ragazzo la trascinasse dietro una colonna dell’ingresso, chiudendo gli occhi e
rispondendo al bacio impacciato e casto del giovane rampollo.
«Ti sei
cacciata ancora nei guai» non era una domanda, solamente un muto rimprovero che
la fece sorridere di cuore.
Sentì il petto
riscaldarsi mentre Draco la stringeva a sé, stando ben attento a non urtare le
ferite fresche.
«Non ho
resistito, ho avuto un buon maestro» ridacchiò della sua stessa battuta, mentre
l’altro alzava gli occhi al cielo scocciato. Da qualche tempo Astoria era
diventata la Regina del sarcasmo sottile e perfido, proprio quello che
utilizzava lui stesso due anni prima.
Nessuno avrebbe
mai potuto dire che dietro quel viso di porcellana e la bocca rossa a forma di
bocciolo si sarebbe potuta nascondere la più velenosa delle Serpi.
«A volte sono
ancora scioccato da questo tuo cambiamento»
Astoria gli
morse il labbro con giocosità, mentre lui le sollevava la gonna a scacchi e le
accarezzava la coscia nuda.
Non aveva mai
portato i collant, quell’anno, troppo bisognosa del contatto nudo tra le loro
pelli.
Ogni volta
erano sospiri e gemiti repressi, un piacere che quasi la stordiva come se fosse
una droga.
Beh, Draco era una droga. La più potente e
pericolosa di tutte, a voler ben dire.
«Ti piaccio in
ogni caso» sospirò contro il suo collo, facendolo rabbrividire.
I momenti che
passava con lei, che fossero litigate, sesso o semplici scambi di pensieri,
avevano sempre il potere di estraniarlo dal mondo intero.
Si sentiva un
pappamolla, ormai, ma Astoria riusciva sempre a non fare pesare questo suo
nuovo aspetto.
«Harry Potter
arriverà, Draco, e allora potremo avere tutto ciò che ci meritiamo» lo
allontanò con uno strattone deciso, sistemandosi con meticolosità la cravatta
verde e argento.
Gli occhi
verdi assottigliati andarono oltre il cielo al di là della finestra e con un
sorriso malandrino, le sembrò di vedere un drago volare libero lassù, lontano
da ogni inibizione e violenza.
Era solo un’illusione,
si convinse lasciando che Draco le baciasse il lobo dell’orecchia, ma
decisamente piacevole.
«Slavato da
San Potter?» chiese il biondo con la sua voce strascicata, seguendo il profilo
della giovane tra le sue braccia.
Questa ridacchiò
ancora, uscendo dal loro nascondiglio.
«Meglio lui
che Weasley, giusto?»
N/a:
Sono
assolutamente di fretta. Vi dirò solo che i capitoli non sono più venticinque
ma ventitré, perché ho esaurito l’ispirazione – come avrete visto, credo.
Mi concentrerò
per entrambi i prossimi capitoli sulla battaglia di Hogwarts e, purtroppo, devo
dire che non so quando li posterò.
Cercherò di
fare il prima possibile, in ogni caso. ;)
Ringrazio di
cuore le persone che hanno recensito lo scorso capitolo, sperando di non
ricevere troppi pomodori per quest’ultimo.
Cà.