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Autore: KyubiKonanOfAkatsuki    03/11/2009    1 recensioni
[Prequel di Kowaii Kitsune]Come è nato il CP9? Perché Lucci è il più forte assassino mai visto dalla sua creazione, e qual'è il perché della sua rivalità con Jyabura? In questa storia, racconterò la nascita del CP9 aggiungendo il mio OC alla vicenda. [Kaku si tranquillizzò al tono di voce di Kokitsune, ora più o meno incolore. Lei era fatta così, ma dopotutto nella visita medica della scorsa settimana le erano stati riscontrati chiari segni di schizofrenia, ma a lei non sembrava importarne molto. Kalifa sosteneva che la sua amica era perfettamente normale e non era pazza, ma a volte non ne sembrava convinta neanche lei.
Kokitsune: -Aspetta, ora tocca a me farti qualche domanda… Che ne so, pensi che io sia pazza?-
Kaku: -No, assolutamente… Perché?-
Kokitsune: -Lo so che lo pensi. Tutti lo pensano. Anche Kalifa, ma per bontà o forse pietà non me lo dice! Io ti faccio pietà, ammettilo!-
Suonava aggressiva, di nuovo nervosa...]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cipher Pool 9, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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xAmericanpeople95: Però hai ragione… Mamma mia, Kokitsune è più sdolcinata della protagonista di uno shojo manga ò__ò

Adesso cerco di far tornare Jyabura IC… Sempre avuti problemi con quell’uomo, sempre!

(Non dirlo a me, quante molestie ndKalifa)(Kalifa, non c’entri nulla ora qui! ndTutti)

Non vedo l’ora per il tuo aggiornamento. Anche perché DEVO sapere come continua ò.ò
Il liceo da soddisfazione se fatto bene, vero. Io sì, sono al primo anno, ma perché nella mia vecchia classe non mi ero molto integrata (per vari motivi, tra cui un gruppo di bulli che, praticamente, mi faceva la cosiddetta ‘violenza psicologica’) e mi hanno bocciata (merito anche all’insegnante che so io, ‘non deve essere bocciata’ dice, intanto mi ha lasciato 3 materie). Ma comunque ora sono in pari con gli anni, dato che ero un anno avanti. :3

 

 

 

Kaku era ancora in mezzo alla folla di Marines, vicino a Kalifa e Kumadori. Lucci tornò a terra, evidentemente innervosito: lui mirava a uccidere Kokitsune, e invece l’aveva ‘solo’ mandata all’ospedale. E inoltre, Jyabura non sembrava essersi fatto granché. Avrebbe aspettato fino a un momento più propizio, magari quando fosse stata da sola…

 

Kaku: -Kalifa, perché quel Lucci è così… Malvagio?-

Kalifa: -Non lo so, a quanto dice Ko è perché la Marina gli ha insegnato a essere cattivo-

Kaku: -Ma i suoi genitori? Non gli hanno insegnato nulla loro?-

Kalifa: -Devi capire… Che non tutti hanno dei genitori, Kaku. Lucci è stato abbandonato, a tre anni a quanto ho sentito-

Kaku: -E Kokitsune? Perché lei invece è… E’ buona? Mi sarei aspettato…-

Kalifa: -Tutti si stupiscono a sapere che Kokitsune non è cattiva… Non devi giudicare dall’aspetto. Quel Lucci sembra ‘normale’ solo perché non l’hai visto prima…-

 

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Kokitsune espirò, facendo uscire un altro sbuffo di fumo dalle narici. Stava cominciando a riprendere le sembianze animalesche, senza l’agalmatolite.

 

Kokitsune: -Guarda che strane le mie mani! Sono rosa, senza pelo, come le tue! Chissà che cos’era la catena che mi hai tolto, ma ora sto tornando normale-

Jyabura: -Veramente… Sei normale adesso. Tu sei come me-

Kokitsune: -Certo che sono come te, parlo, cammino su due zampe…-

Jyabura: -Non in questo senso…-

Kokitsune: -Ah, no?-

Jyabura: -No, stupidona-

 

La rimbeccò lui. Intanto, la sua pelle dal gomito in giù era diventata bianca e squamosa. L’antincendio smise di spruzzare acqua da tutte le parti.

 

Kokitsune: -E allora illuminami, o maestro-

Jyabura: -Tu non sei una volpe, e non la sei mai stata! Hai mangiato un Frutto del Diavolo come me e non sai controllarlo-

Kokitsune: -Un cosa del Diavolo?-

Jyabura: -Per esempio, tu non sai nuotare, vero?-

Kokitsune: -Come fai a saperlo? Io colo a picco come un sasso in acqua-

Jyabura: -Esattamente! Se si mangia uno di quei cosi, poi non si è più capaci di nuotare-

Kokitsune: -Io non ti credo-

Jyabura: -Mi stai facendo innervosire! Ho ragione, punto e basta!-

Kokitsune: -Anche io mi sto innervosendo! Che c’è di male a essere una volpe?-

Jyabura: -Niente, solo che tu non lo sei!-

 

Per la prima volta, Jyabura vide l’ombra del drago negli occhi di Kokitsune. Sbuffò un’altra nuvola di fumo prima di alzarsi in piedi sul letto, con tanta violenza da quasi staccare il tubicino della flebo. Anche i piedi (zampe) erano bianchi e squamati, anche se per il resto era tornata la solita volpe di sempre.

 

Kokitsune: -Provalo, allora-

 

Disse lei, la lingua biforcuta che saettava dentro e fuori la bocca.

 

Jyabura: -Va bene, va bene! Tu hai ragione, io torto! Accidenti, che caratteraccio…-

 

Aggiunse lui sottovoce. Kokitsune si risedette, ancora sbuffando. Era una vera testa calda.

 

Kokitsune: -Mi piacciono gli uomini che ammettono i loro errori-

 

Disse con un sorriso.

 

Jyabura: -Da… Davvero?-

Kokitsune: Sì, certo, perché dovrei mentirti?-

???: -KO! KO!-

 

Disse una voce acuta: Kalifa era appena entrata nella stanza, insieme a Kaku e Kumadori. Le corse incontro, abbracciandola, gli occhi gonfi di lacrime di gioia.

 

Kalifa: -Stai bene… Ho avuto paura…-

Kokitsune: -Va tutto bene. Attenta, il tubo della flebo si staccherà se mi abbracci così forte-

Kalifa: -Co… Come se non sapessi che stasera ti alzerai per farti un giretto sui tetti, vero?-

Kokitsune: -Oh! Non mi aspettavo che lo sapessi-

Kalifa: -Ko, non insultare la mia intelligenza, per favore. Io e Kumadori sappiamo benissimo della tua abitudine alle passeggiatine serali-

Kokitsune: -Sshhh, così come lo dici sembra che io vada a fare cosine strane per strada-

Kumadori: -Yo yoi, cosa ti è successo alle mani?-

Kokitsune: -Oh… Mani? Quali mani? Io non vedo niente…-

Kumadori: -Hai le squame!-

Kokitsune: -Aahh, queste… Kon kon… E’ una storia divertente…-

Kumadori: -Yo, non lo è affatto!-

Kaku: -Cosa… Cosa ti è successo… Ko?-

Kokitsune: -Sono così felice che tu mi abbia chiamata Ko… Comunque, non sono nulla. Ma non riesco a farle tornare normali… Dovrò coprirmi le braccia con qualcosa…-

 

Concluse Kokitsune, aprendo e chiudendo gli artigli, prima di crollare addormentata sul lettino, ignorando le coperte bagnate per l’allarme antincendio.

 

Kaku: -Che le succede?!-

Kalifa: -Lasciamola stare. Sta solo fingendo di dormire e, in genere, quando lo fa vuole stare da sola-

 

Quella stessa sera, la finestra dell’ospedale della stanza di Kokitsune si aprì. Qualcosa saltò da essa, nonostante fossero al decimo piano, atterrando sul tetto di una casa vicina. Qualche tegola si ruppe sotto il peso della creatura, che balzò agilmente sulle altre abitazioni, in un silenzio innaturale. La luna piena brillava come l’argento, come la lama della katana che la creatura teneva in mano. I ciliegi perdevano i loro petali rosati, che volavano nella notte sospinti dal vento. Un’occasione per allenarsi, pensò la volpe.

 

Kokitsune: -Non voglio mostrarmi ancora debole-

 

Si sussurrò. Un lampo. Aveva tagliato in verticale un petalo di ciliegio, aveva rotto la sua forma a cuore in due. E allora decise. Avrebbe tagliato ogni petalo caduto dall’alto ciliegio a fianco della casa, senza che essi toccassero terra, come addestramento.

 

???: -Non dovresti passeggiare a quest’ora, specie adesso che hai bisogno di cure-

Kokitsune: -Oh, sei tu, Jyabura. Che ci fai sveglio e a quest’ora di notte, per giunta?-

Jyabura: -Sono un lupo mannaro-

Kokitsune: -Sai che scusa-

Jyabura: -Stasera c’è la luna piena-

Kokitsune: -Lo so. Tsukiyo-

Jyabura: -Cosa?-

Kokitsune: -Vuol dire ‘notte illuminata dalla luna’. No, signor Okami?-

Jyabura: -Haha, non sapevo che mi adorassi tanto, madama Kitsune-

Kokitsune: -Hey!-

Jyabura: -Scusa! Non volevo dirti…-

Kokitsune: -Fa nulla. Neanche io intendevo ‘okami’ in quel senso-

Jyabura: -Ah, era troppo bello per essere vero-

Kokitsune: -Nonostante tutto, mi stai simpatico, sai?-

Jyabura: -Davvero? Anche tu… Beh…-

Kokitsune: -Dammi la mano-

Jyabura: -Che?!-

Kokitsune: -Guarda che sono pulita, che credi-

Jyabura: -Non è per quello…-

Kokitsune: -E allora che aspetti?-

 

Gli prese la mano senza aspettare risposta, quasi violentemente. Le squame dure e fredde contro la pelle morbida e calda.

 

Jyabura: -Sei ghiacciata!-

Kokitsune: -E allora riscaldami-

Jyabura: -Eh?!-

Kokitsune: -Che cosa vai a pensare?! Sento freddo… Un freddo strano. Andiamo a sederci laggiù-

 

Kokitsune indicò il bordo del tetto dell’ultima casa, posta in un punto tale da consentire una perfetta visione del paesaggio sottostante: altre case, giù da una piccola valle, e più lontano il mare. Si sedettero vicini, Jyabura con la folta coda attorno alla volpe, che gli appoggiò la testa sulla spalla.

 

Jyabura: -Staccati… Insomma…-

Kokitsune: -Ma noi siamo amici-

Jyabura: -Ko, queste cose non le fanno gli amici…-

Kokitsune: -E allora chi?-

Jyabura: -Beh… I fidanzati…-

Kokitsune: -Cosa sono i fidanzati?-

Jyabura: -Oh, alla fine non hai seguito il tuo addestramento-

 

Disse il lupo, cercando di sviare Kokitsune dalla sua domanda.

 

Kokitsune: -Beh… Ormai chissà quanti petali sono già caduti a terra-

Jyabura: -Già… Oh, ti ho portato questi-

 

Jyabura tirò fuori da una tasca della maglietta due oggetti apparentemente quadrati: erano guanti piegati, di lattice nero, che lasciavano libere le dita.

 

Jyabura: -Hai detto che volevi qualcosa per coprirti dal gomito in giù, no?-

Kokitsune: -Sono bellissimi, grazie! Ora, se potessi fare qualcosa anche per le zampe…-

Jyabura: -Problema risolto. Ti ho preso anche quelli, li ho lasciati nella tua camera in ospedale-

Kokitsune: -Kon kon, grazie mille, allora… Proprio in lattice, eh?-

Jyabura: -… Così, quando avremo la nostra prima vera missione per il CP9, il sangue scivolerà sui guanti-

Kokitsune: -Ah. Per un attimo, ho pensato male io, kon kon. Ora però torno in stanza, ok? Non voglio che l’infermiera mi becchi fuori dal letto-

Jyabura: -Allora vado anche io. Ero venuto qui solo perché ero curioso di vedere che facevi qui-

Kokitsune: -Kon kon, se lo dici tu… A domani!-

 

Disse lei. Si salutarono e tornarono rispettivamente nei propri alloggi.

 

 

L’addestramento di Kokitsune è ispirato a quello di Minamoto no Yoshitsune, un samurai realmente esistito la cui storia è mista tra realtà e leggenda. Egli tagliò, senza lasciarne cadere neanche una, tutte le foglie di un albero con la katana. Inoltre, il vero nome di Kokitsune, Waka, è la forma abbreviata di ‘Ushiwakamaru’, il nome di Yoshitsune da bambino. ‘Waka’ è inoltre un tipo di poesia.

 

Lo scambio di battute tra Kokitsune e Jyabura invece si basa sulla lettura dei kanji: ‘okami’ vuol dire ‘lupo’ ma ha la stessa pronuncia di due diversi ideogrammi che significano ‘grande Dio’. Kokitsune rimane offesa perchè ‘kitsune’, che vuol dire appunto volpe, deriva dall’unione di due parole (di cui una dal giapponese antico) e significa ‘cane giallo’. In giapponese, tra li animali, non c’è differenza di genere e quindi lei l’ha scambiato per l’insulto che di solito le rivolge Lucci (cagna).

 

Sciocchezze varie (lol): Kokitsune doveva avere le zampe ‘naturalmente’ nere. L’idea dei guanti e dei ‘calzini’ in lattice mi è venuta guardando questo disegno di Kokitsune che mi avevano fatto: http://img35.imageshack.us/img35/9392/kokitsuneyay.jpg

  
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