Erano solo tre giorni che
Iwar
percorreva a piedi la Via, la grande strada che collegava le
metropoli di Thys fra loro, eppure gli sembrava che fosse passata
un'eternità da quando aveva lasciato la propria residenza.
Ormai non
era più abituato ai lunghi viaggi: era passato tanto tempo
da quando
vagava per le terre insieme ai suoi compagni, alla ricerca di
avventure che fossero degne di essere cantate dai bardi, alla ricerca
del male da estirpare. Ma ormai sembrava che questo male fosse
totalmente scomparso. “Meglio così
infondo” pensò,
riscuotendosi dai propri pensieri. Si accorse che accanto a lui
camminava un altro viaggiatore. Venne colpito immediatamente
immediatamente dal suo aspetto, degno di un vero e proprio
“pellegrino”: gli abiti indossati alla bell'e
meglio, la barbetta
incolta sul mento e i capelli lunghi completamente spettinati gli
davano un'aria molto trasandata. Eppure non una traccia di polvere o
sporco lo intaccava. Teneva rozzamente una spada doppia a tracolla,
senza preoccuparsi di metterle un qualsiasi fodero. “Un
mercenario...” ipotizzò Iwar, pensando. L'altro lo
guardò di
sfuggita con la coda dell'occhio, per poi volgere nuovamente lo
sguardo davanti a sé. Una cosa che Iwar aveva imparato sulla
Via era
che bisognava rispettare la riservatezza di un viaggiatore. Per
questo preferì dimenticarsi del
“compagno” e concentrarsi sulla
via, senza accorgersi che l'altro aveva ricominciato a guardarlo
sogghignando.
Iwar montò le tende ai lati del piastrellato
che componeva la strada appena il cielo, privo del Sole,
iniziò a
scurirsi. Lo imitò l'altro viaggiatore, accampandosi a pochi
metri
da lui, ma ciò non allarmò per niente l'anziano
avventuriero:
spesso gruppi di avventurieri si accampavano assieme per proteggersi
meglio da un'eventuale pericolo. Era completamente buio quando ebbero
finito di montare le tende, e una splendida luna illuminava il cielo.
Sembrava una notte magica, eppure gli umani non avevano molto di
magico: non riuscivano ad usare la magia, come invece altre creature,
forse più pure di loro, potevano.
Iwar si era spogliato dei
bagagli e dei pesanti abiti, e, inginocchiato a petto nudo sul
proprio giaciglio, aveva iniziato a pregare. Non aveva un Dio in
particolare, più che altro gli piaceva l'idea che si potesse
ringraziare qualcuno per tutti beni che riceveva ogni giorno. Anche
se ciò che adorava non aveva nome, ogni notte si
addormentava
soddisfatto, senza rimorsi. L'altro viaggiatore stava già
dormendo,
probabilmente: non si udiva nulla che provenisse dalla sua tenda.
Iwar continuò a pregare a occhi chiusi, rassicurato dal
silenzio
intorno a lui. Non si accorse dello scintillio della lama che si
alzava sopra la sua testa.
Il sangue uscì a fiotti dalla ferita
al braccio. Fortunatamente la tenda non aveva reso possibile
all'assalitore di colpire in un punto vitale. Purtroppo il dolore
all'arto era fortissimo, e Iwar esitò ad alzarsi ed
afferrare la
propria ascia. Uscì rapidamente dalla tenda, poco prima che
l'assalitore sferrasse un altro fendente alla tenda. Anche
all'oscurità fu semplice per l'anziano avventuriero
riconoscere il
proprio avversario: gli bastò vedere i lunghi capelli
disordinati
per poter capire chi fosse. L'assalitore si voltò verso
Iwar,
brandendo la spada a due lame davanti a sé. -Lasciati
uccidere-
sogghignò -non ho voglia di perdere tempo-.
Guizzò poi in avanti ad
una velocità incredibile, tanto che Iwar scansò
appena il colpo
diretto al suo collo. Non poteva combattere come al solito, non
sentiva quasi più il braccio dal dolore, ma tentò
comunque di
sferrare un colpo verso la testa dell'avversario. La lama
parò il
colpo facilmente, spingendo indietro l'avversario. -Tutto qui? Sei
solamente un debole vecchio.- lo incalzò l'avversario,
mentre
sferrava due fendenti con la doppia lama. L'ascia di Iwar si frappose
al colpo, e questa volta fu l'assalitore ad indietreggiare. -Di
solito quando si combatte si usa annunciare il duello e il nome dello
sfidante... a meno che sia peggio delle creature selvagge...-
sussurrò Iwar mentre tentava di sopprimere il dolore
mentalmente.
-Se ci tieni... colui che ti ucciderà è Melgor.-
rispose l'altro
ridendo, mentre si gettava nuovamente all'attacco. Il fendente
d'ascia dell'anziano avventuriero lo colse alla sprovvista, e ebbe
appena il tempo di alzare la spada per parare il colpo. La forza del
fendente, però, lo sbalzò all'indietro di qualche
metro, facendolo
quasi cadere a terra, e lasciando il tempo a Iwar di gettarglisi
contro. Melgor sentì l'ascia che gli sfiorava la zazzera
mentre
scansava il colpo. -Non male per essere un avversario da soli mille
pezzi d'oro...- sussurrò l'assalitore, sconfortato. Mosly
era stato,
come al solito, molto poco onesto sulla paga dell'omicidio.
Distrattosi, notò solo all'ultimo momento la grossa lama
dell'ascia
mirare alla sua testa. Tentò di abbassarsi rapidamente per
scansarlo, ma il colpo fu più veloce.
-I miei capelli!- urlò
Melgor, vedendo un'abbondante ciocca della sua zazzera volare a
qualche metro di distanza. Sferrò un pugno nello stomaco a
Iwar, che
stordì il vecchio per qualche secondo, lasciandogli il tempo
di
allontanarsi. -Muori!- gridò il mercenario, mentre una lunga
catena
chiodata, estratta da una sacca sulla cintura, sfrecciava verso il
fianco nudo del vecchio avventuriero. Iwar era ancora dolorante per
il colpo allo stomaco, e non poté che subire, gridando di
dolore.
Altri colpi seguirono, uno più violento dell'altro, mentre
le urla
straziate dell'uomo, impotente, rompevano il silenzio della notte.
Solo quando il vecchio cadde a terra con un grido soffocato si
fermò.
Ormai il corpo era irriconoscibile, pieno di tagli e perforazioni da
cui uscivano fiumi di sangue e la carne maciullata dalle chiodature
della catena. Melgor si avvicinò al corpo, constatando
soddisfatto
il proprio lavoro.
Quando sorse il sole tende e cadavere erano
già spariti. I viandanti non si sarebbero mai accorti delle
chiazze
di sangue che macchiavano rocce e erba in alcuni punti, né
dell'ascia,conficcata nel terreno. Un osservatore attento avrebbe
potuto notare, però, che il nuovo spaventa-passeri
conficcato ad un
centinaio di metri dalla strada era stranamente ricoperto di liquido
rosso e mosche.