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Autore: Melgor    03/11/2009    0 recensioni
Qualcuno si aggira fra le città di Thys, uccidendone gli abitanti in modo atroce, senza risparmiare nessuno. Melgor, mercenario senza scrupoli, si troverà a doverlo affrontare, sebbene non gliene importi niente della salvezza della propria terra.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano solo tre giorni che Iwar percorreva a piedi la Via, la grande strada che collegava le metropoli di Thys fra loro, eppure gli sembrava che fosse passata un'eternità da quando aveva lasciato la propria residenza. Ormai non era più abituato ai lunghi viaggi: era passato tanto tempo da quando vagava per le terre insieme ai suoi compagni, alla ricerca di avventure che fossero degne di essere cantate dai bardi, alla ricerca del male da estirpare. Ma ormai sembrava che questo male fosse totalmente scomparso. “Meglio così infondo” pensò, riscuotendosi dai propri pensieri. Si accorse che accanto a lui camminava un altro viaggiatore. Venne colpito immediatamente immediatamente dal suo aspetto, degno di un vero e proprio “pellegrino”: gli abiti indossati alla bell'e meglio, la barbetta incolta sul mento e i capelli lunghi completamente spettinati gli davano un'aria molto trasandata. Eppure non una traccia di polvere o sporco lo intaccava. Teneva rozzamente una spada doppia a tracolla, senza preoccuparsi di metterle un qualsiasi fodero. “Un mercenario...” ipotizzò Iwar, pensando. L'altro lo guardò di sfuggita con la coda dell'occhio, per poi volgere nuovamente lo sguardo davanti a sé. Una cosa che Iwar aveva imparato sulla Via era che bisognava rispettare la riservatezza di un viaggiatore. Per questo preferì dimenticarsi del “compagno” e concentrarsi sulla via, senza accorgersi che l'altro aveva ricominciato a guardarlo sogghignando.

Iwar montò le tende ai lati del piastrellato che componeva la strada appena il cielo, privo del Sole, iniziò a scurirsi. Lo imitò l'altro viaggiatore, accampandosi a pochi metri da lui, ma ciò non allarmò per niente l'anziano avventuriero: spesso gruppi di avventurieri si accampavano assieme per proteggersi meglio da un'eventuale pericolo. Era completamente buio quando ebbero finito di montare le tende, e una splendida luna illuminava il cielo. Sembrava una notte magica, eppure gli umani non avevano molto di magico: non riuscivano ad usare la magia, come invece altre creature, forse più pure di loro, potevano.
Iwar si era spogliato dei bagagli e dei pesanti abiti, e, inginocchiato a petto nudo sul proprio giaciglio, aveva iniziato a pregare. Non aveva un Dio in particolare, più che altro gli piaceva l'idea che si potesse ringraziare qualcuno per tutti beni che riceveva ogni giorno. Anche se ciò che adorava non aveva nome, ogni notte si addormentava soddisfatto, senza rimorsi. L'altro viaggiatore stava già dormendo, probabilmente: non si udiva nulla che provenisse dalla sua tenda. Iwar continuò a pregare a occhi chiusi, rassicurato dal silenzio intorno a lui. Non si accorse dello scintillio della lama che si alzava sopra la sua testa.
Il sangue uscì a fiotti dalla ferita al braccio. Fortunatamente la tenda non aveva reso possibile all'assalitore di colpire in un punto vitale. Purtroppo il dolore all'arto era fortissimo, e Iwar esitò ad alzarsi ed afferrare la propria ascia. Uscì rapidamente dalla tenda, poco prima che l'assalitore sferrasse un altro fendente alla tenda. Anche all'oscurità fu semplice per l'anziano avventuriero riconoscere il proprio avversario: gli bastò vedere i lunghi capelli disordinati per poter capire chi fosse. L'assalitore si voltò verso Iwar, brandendo la spada a due lame davanti a sé. -Lasciati uccidere- sogghignò -non ho voglia di perdere tempo-. Guizzò poi in avanti ad una velocità incredibile, tanto che Iwar scansò appena il colpo diretto al suo collo. Non poteva combattere come al solito, non sentiva quasi più il braccio dal dolore, ma tentò comunque di sferrare un colpo verso la testa dell'avversario. La lama parò il colpo facilmente, spingendo indietro l'avversario. -Tutto qui? Sei solamente un debole vecchio.- lo incalzò l'avversario, mentre sferrava due fendenti con la doppia lama. L'ascia di Iwar si frappose al colpo, e questa volta fu l'assalitore ad indietreggiare. -Di solito quando si combatte si usa annunciare il duello e il nome dello sfidante... a meno che sia peggio delle creature selvagge...- sussurrò Iwar mentre tentava di sopprimere il dolore mentalmente. -Se ci tieni... colui che ti ucciderà è Melgor.- rispose l'altro ridendo, mentre si gettava nuovamente all'attacco. Il fendente d'ascia dell'anziano avventuriero lo colse alla sprovvista, e ebbe appena il tempo di alzare la spada per parare il colpo. La forza del fendente, però, lo sbalzò all'indietro di qualche metro, facendolo quasi cadere a terra, e lasciando il tempo a Iwar di gettarglisi contro. Melgor sentì l'ascia che gli sfiorava la zazzera mentre scansava il colpo. -Non male per essere un avversario da soli mille pezzi d'oro...- sussurrò l'assalitore, sconfortato. Mosly era stato, come al solito, molto poco onesto sulla paga dell'omicidio. Distrattosi, notò solo all'ultimo momento la grossa lama dell'ascia mirare alla sua testa. Tentò di abbassarsi rapidamente per scansarlo, ma il colpo fu più veloce.
-I miei capelli!- urlò Melgor, vedendo un'abbondante ciocca della sua zazzera volare a qualche metro di distanza. Sferrò un pugno nello stomaco a Iwar, che stordì il vecchio per qualche secondo, lasciandogli il tempo di allontanarsi. -Muori!- gridò il mercenario, mentre una lunga catena chiodata, estratta da una sacca sulla cintura, sfrecciava verso il fianco nudo del vecchio avventuriero. Iwar era ancora dolorante per il colpo allo stomaco, e non poté che subire, gridando di dolore. Altri colpi seguirono, uno più violento dell'altro, mentre le urla straziate dell'uomo, impotente, rompevano il silenzio della notte. Solo quando il vecchio cadde a terra con un grido soffocato si fermò. Ormai il corpo era irriconoscibile, pieno di tagli e perforazioni da cui uscivano fiumi di sangue e la carne maciullata dalle chiodature della catena. Melgor si avvicinò al corpo, constatando soddisfatto il proprio lavoro.

Quando sorse il sole tende e cadavere erano già spariti. I viandanti non si sarebbero mai accorti delle chiazze di sangue che macchiavano rocce e erba in alcuni punti, né dell'ascia,conficcata nel terreno. Un osservatore attento avrebbe potuto notare, però, che il nuovo spaventa-passeri conficcato ad un centinaio di metri dalla strada era stranamente ricoperto di liquido rosso e mosche.

  
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