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Autore: Aster_Nepthys    04/11/2009    1 recensioni
Una ragazza appartenente a una famiglia maledetta. Un ragazzo dall'anima pura. Lo sbocciare di un amore destinato a non poter durare per la loro diversa natura. [Avviso questa storia è stata partorita all'alba delle 3 di notte, in un momento strano, non è nulla di che]
Genere: Romantico, Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Herin Darkmoor

 

E
cco la mia preda. Non pensavo sarebbe stato così facile trovarla, qui a New York. Spesso dimentico quello che sono diventata ormai. Dopotutto non sono molti gli umani morti per rinascere come me. Oh, è una lunga storia, si… che dura da più generazioni di quante riesca a tener conto un albero genealogico, eppure sembra che non sia destinata a fermarsi. Dopotutto nonostante pensassi di essere l’ultima discendente di quella famiglia maledetta, pare che sia molto più numerosa di quanto immaginassi.
Maledetta… questa parola mi fa quasi ridere. Eppure non c’è nulla di più azzeccato per definire quello che ci ha fatto il nostro capostipite. Il mostro che per conquistare la sua donna ha… Dannazione, ancora a ripensare al passato. Non c’è tempo per questo, Herin!
Mi lascio cadere dal palazzo dove ero appollaiata, librando come una piuma. La cosa migliore che mi abbia portato tutto questo è sicuramente la capacitò di volare, cosa che desideravo fare sin da bambina. Ad essere sincrera però è l’unica cosa positiva… e non sono sicura che il gioco valga la candela.
Mi fermo a qualche metro da lui, in mezzo a tutta quella folla troppo occupata per notare che, letteralmente, scendevo dal cielo. In una grande città come questa non è neache necessario rendersi invisibili per camuffare simili giochetti; dopotutto la gente è talmente preoccupata da sè stessa che non noterebbe neanche un dinosauro se camminasse tranquillo per strada. Persino i bambini non hanno più la fantasia di una volta, sempre incollati al televisore.
Interessante… sembra che lui, invece, se ne sia accorto. Sarebbe il primo umano dopo decenni ad aver riconosciuto un segno della nostra presenza, o almeno ad aver notato qualcosa di strano. È un peccato che questa sua capacità non gli sarà molto utile.
-Salve Jack, è da molto che ti cercavo- gli dissi con un sorriso, le mani infilate nelle tasche dei jeans. Poco più che un bambino appena affacciato sulla soglia della maturità… non avrà più di 25 anni. Capelli neri e occhi di un profondo blu, un ragazzo ordinario a primo impatto, ma come sempre c’è qualcosa in più, nascosta in profondità. Per questo sono qui.
-Ci conosciamo?- chiede lui, l’incertezza che si legge chiaramente sul suo viso. Sembra così fuori posto in mezzo a queste persone con le espressioni tutte uguali, tutte intente a parlare al cellulare per lavoro, ad ascoltare gli ultimi pettegolezzi dalla migliore amica, o a litigare con la moglie.
-No, ma una mia amica mi ha parlato moltissimo di te, si chiama Sara Parker- gli risposi, senza smettere di sorridere. Da scettico che era, cominciò a rilassarsi sentendo quel nome. Non era stato difficile leggere la sua mente per trovare qualcosa che potesse essermi utile. Alla fine il Signore a cui ero stata “venduta” ancora prima della mia nascita non era uno sprovveduto. Avrebbe fatto tutto il possibile per avere quello che desiderava.
-Lei non mi ha mai parlato di te, invece-. Lo sguardo pensieroso si è soffermato sul mio viso, invece di vagare, come quello di molti altri, sul corpo. Comincio a capire il perché desiderasse questo ragazzo tra tanti presenti al mondo.
-A questo dobbiamo rimediare, allora!- esclamai, prendedolo per mano. –Ti va di bere qualcosa con me?-.
Non aspetto la sua risposta. Non serve che lo faccia, perché tanto non l’ascolterei. Lo porto in una tavola calda, cominciando a parlare del più e del meno. Dopo due birre la sua lingua si è sciolta e la notte è calata, rischiarata dalle migliaia di luci al neon della città. È un ragazzo carino anche se un po’ introverso. Forse proprio per questo preferisce le ragazze con un carattere forte e solare come, guarda caso, me.
-È tempo di andare, Jack. Voglio mostrarti un paio di posti molto carini!- lo avvisai, fingendo di essere più allegra del dovuto. Alcol e veleni umani non hanno effetto su di me, così come il tempo… almeno sul mio aspetto. Ma anche se cambiassi, ciò che sono rimarrebbe per sempre invariato: nient’altro che una cacciatrice… è questo il mio ruolo, come quello dei miei antenati, e lo stesso sarà per i miei discendenti, finchè la mia famiglia non si estiguerà. Peccato che questo non sia nei suoi piani.
La prossima tappa è un locale poco lontano, molto carino e decisamente più intimo. L’ideale per continuare a “conoscerci” meglio. Mentre camminiamo non smette di fissarmi, come se quelle birre avessero risvegliato il suo istinto sessuale. Era inevitabile che succedesse. Per gran parte degli umani siamo la rappresentazione di tutti i loro desideri, ed è anche per questo che è così semplice farli nostre prede. Jack invece, è uno di quei pochi che resistono al nostro magnetismo. Solitamente sono le anime più pure e innocenti ad avetre questo tipo di forza, ed è con loro che entro in gioco io. Probabilmente è la mia stessa origine a rendermi diversa dalla maggior parte degli altri cacciatori.
-Herin, ascolta… Devo chiederti una cosa- le disse fermandola prima che entrassero nel locale. Gli sorrido, guardandolo negli occhi e aspettando che parlasse. –Oggi, la prima volta che ti ho vista… sei scesa dal cielo?-. Una domanda che un mortale avrebbe accolto con una risata. Se si era arrischiato a farla forse la birra lo aveva sciolto più di quanto immaginassi.
-Ma Jack, come è possibile! Avrai sognato…- schero, senza trattenere un sorriso.
-Ma è vero! Ti ho visto che ti libravi in aria… E poi sei così bella…-. Mi accarezza una guancia con infinita dolcezza, mentre rimango interdetta da quel comportamento.
Questo non era mai successo prima di allora. Ogni mia preda arrivava a desiderarmi, si, ma carnalmente… quello che invece sento nell’animo di questo ragazzo… è amore. Sebbene sia una lieve fiamma appena nata, non è frutto della birra né della mia doppia natura.
-Jack… se sei davvero curioso di sapere la verità?- chiedo, improvvisamente seria.
-Certo! Più di qualunque altra cosa. Voglio sapere tutto di te!- esclama con foga, come un bambino la sera di Natale che non aspetta altro che aprire i regali.
La strada è deserta, lontana dalle vie principali, perfetta per esaudire il suo desiderio.
Sento il mio corpo cambiare, mentre ogni cellula vibra, attraversata da un enorme flusso di energia. Mi sollevo di alcuni centimetri dal suolo, spalancando le grandi ali piumate che sono comparse dietro la mia schiena.
Ricordo la prima volta che avevo visto il cambiamento allo specchio… ricordo la sera che era successo, quanto fossi sconvolta da quello che vedevo… e ricordo Lui…
 
Percorse i lunghi corridoi della villa fino alla biblioteca, dove aprì lentamente la porta di legno massiccio.
Le lampade ad olio rischiaravano la stanza di un tenue bagliore tremolante, lasciando il posto alla luce del camino solo nella parte più remota della stanza.
Un uomo le dava la schiena, seduto su una delle due poltrone, accanto al calore del fuoco.
-Mi hai chiamato, papà?- chiese fermandosi poco dietro di lui.
-Si… è giunto il momento di rivelarti una cosa molto importante. Siediti Herin.-
La ragazza assentì, prendendo posto sulla poltrona vuota, stupita di vedere il viso di suo padre così preoccupato, mentre cominciava a parlare.
-Ricordi quando la mamma ti raccontò quella leggenda sul predecessore della nostra famiglia che aveva scambiato l’ anima dei suoi discendenti in cambio dell’amore di una donna?- domandò l’uomo con un sorriso triste.
Herin annuì: quella storia le era stata raccontata solo una volta, poche settimane prima che sua madre sparisse, ma l’aveva colpita profondamente.Ora che suo padre l’aveva nominata le venne in mente la sera che l’aveva ascoltata e i momenti successivi alla scomparsa della madre, dolorosi e incancellabili. Le avevano detto che era morta, ma nessuno sapeva spiegarle come, né si era ritrovato il suo cadavere: per questo lei, segretamente, continuava a sperare nel suo ritorno, nonostante fossero passati quasi dieci anni.
-Devi sapere che quella non è proprio una storia…- mormorò il padre sottovoce, quasi dolorosamente, come se le parole facessero fatica ad uscirgli dalle labbra. –In quel racconto sono racchiuse davvero le origini della nostra famiglia… Ma non rivela il vero patto che quel terribile uomo fece con il Diavolo-.
La giovane spalancò gli occhi, sorpresa.
-Papà stai scherzando vero? Il Diavolo non esiste..- obiettò titubante, preoccupata per l’espressione che si era dipinta sul volto dell’uomo e che non riusciva a capire appieno.
Lui cercò di sorridere, senza riuscirci realmente: -Sei sempre stata l’unica della nostra famiglia a non credere in Lui o in Dio… Sfortunatamente questo non ti ha salvata…- sussurrò sempre più addolorato, mentre una lacrima gli scendeva lungo il viso. –Ti prego, lascia che ti racconti la verità…-
La ragazza gli si avvicinò, asciungandogli la lacrima, mentre lui la prendeva in braccio come quando era bambina.
-Howart Darkmoor… promise al diavolo i suoi discendenti, non le loro anime… un uomo o una donna per ogni generazione sarebbe diventato uno strumento del Demonio per compiere i suoi malefici scopi sulla Terra… in cambio avrebbe avuto la donna che desiderava, grandi ricchezze… e una famiglia numerosa…- cominciò a spiegare, mentre lei si appoggiava al suo petto.
-Con il passare degli anni il nostro antenato dimenticò la sua promessa, vivendo nel lusso con la sua bellissima moglie ma quando nacque il suo primo figlio, il Signore dell’Inferno apparve di nuovo per ricordargli il loro patto, mettendo così al corrente anche la sua sposa-.
-Incredibilmente, per quanto fosse addolorata dalla notizia di doversi separare da suo figlio, e del destino che lo attendeva, non lascìò mai Howart, anzi gli diede una prole numerosa.-
-Per via della promessa?- chiese Herin, alzando il viso, mentre il padre le accarezzava i capelli.
-Si, credo anche io che sia stato proprio il Diavolo a farla rimanere al suo fianco: sarebbe stato controproducente se lo avesse abbandonato… Comunque quando il primogenito divenne un uomo, Egli venne a reclamarlo, trasformandolo nel suo Araldo e di lui non si seppe più nulla-.
-Anche la mamma era un Araldo, non è vero?- domandò la ragazza, collegando immediatamente la sparizione della donna a quel racconto.
Il padre, nonostante la situazione, non potè non sorridere, compiaciuto dell’intelligenza di sua figlia.
-Tua madre era speciale: nonostante fosse… stata scelta… non ha voluto rinunciare a nulla nella sua vita, nemmeno all’amore. Ci siamo innamorati l’uno dell’altra a prima vista e, nonostante sapessimo della “maledizione” siamo riusciti a costruire una meravigliosa famiglia insieme, senza sapere che avevamo un lontanissimo antenato comune -.
Herin ascoltava rapita quello che aveva fatto sua madre e che le era stato nascosto. Si sentiva orgogliosa di essere sua figlia nonostante cominciasse a capire cosa gravava sulle sue spalle.
-Poi sei nata tu, e non ho mai visto tua madre più felice e più triste allo stesso tempo…- continuò a raccontare il padre -…perché il giorno della tua nascita Lui era li. Ricordo che tua madre gli si rivoltò contro con una rabbia che non avrei mai pensato potesse nascondersi nel suo cuore… ma Lui non fece nulla se non ridere, mentre l’ostetrica ti deponeva tra le sue braccia. È stato allora che lo ha colpito con tutte le sue forze, strappandoti dalle sue mani... non avevo mai visto una cosa simile… quel… quell’essere rideva del suo dolore! Tuttavia non disse mai una parola, si limitò a scomparire improvvisamente, come se fosse diventato una nube di fumo…-.
-La mamma ha fatto tutto questo per salvarmi?- chiese la giovane.
L’uomo annuì, chiudendo gli occhi –Per tutto il tempo ha cercato un modo per liberarti dalla maledizione della nostra famiglia… Lara era una donna forte e combattiva, oltre che bellissima… Proprio come te-.
-Per questo ti ho scelta- esclamò improvvisamente una voce sconosciuta, che sembrava provenire da ogni ombra della biblioteca.
Padre e figlia si alzarono di scatto, mentre l’uomo la stringeva a sé, cercando disperatamente di proteggerla.
Davanti a loro comparve un giovane uomo, dai lunghi capelli neri e gli occhi di uno straordinario rosso sangue, vestito con eleganza, che si inchinò in segno di saluto.
Herin lo guardò con attenzione, colpita dai suoi modi e dalla sua tenebrosa bellezza. Era affascinante, circondato da quell’aura d’ombra mentre quegli occhi magnetici si fissavano in quelli verdi della ragazza, catturandola nelle loro profondità, fino a farla perdere.
Il Demone sorrise quasi dolcemente, mentre la ragazza scuoteva il capo confusa da quello che stava accadendo.
-Sono venuto a prendere la discendente di Howart, come da contratto- affermò con una voce tanto limpida e sensuale da farla fremere.
Il padre di Herin la spostò dietro di sé.
- Non puoi portarla via… Ci sono altri eredi di questa famiglia…- disse. Nella sua voce dolore e rabbia si mescolavano, rendendo il tono cupo e tremante.
-Posso, invece, mio caro Mark. Così come ho scelto sua madre, ora scelgo lei. Le altre famiglie non hanno eredi con caratteristiche simili- replicò Satana.
-Non puoi togliermi anche lei! È tutto quello che mi è rimasto!- urlò l’uomo quasi piangendo.
Il Diavolo rimase per alcuni istanti in silenzio, poi si tolse il mantello e si sedette sulla poltrona lasciata libera da Herin.
-Sono le stesse parole che mi disse Lara prima di perdersi… Tuttavia non posso accontentare le vostre richieste. Herin è l’unica con le caratteristiche necessarie per adempire al suo compito-.
- È solo una ragazza innociente! Ti prego non corromperla come hai fatto con Lara… Non rovinarla…-.
Per la prima volta, Herin vide suo padre inginocchiarsi di fronte a qualcuno, pregandolo che accogliesse una sua richiesta e quella vista le spezzò il cuore.
Si chinò accanto a lui, prendendolo per le spalle.
-Papà non devi fare così. Niente vale più della tua dignità…come diceva il nonno. Se questo è il destino che mi attende non puoi farci nulla…- gli bisbigliò la ragazza .
-Non lascerò che tu diventa un demone! Non sono riuscito a salvare tua madre, ma voglio salvare te!- esclamò lui, abbracciandola, mentre calde lacrime gli rigavano le guance.
Anche Herin piangeva, vedendo suo padre così sconvolto. Non le importava di cosa sarebbe accaduto a lei, era più preoccupata per l’uomo, così distrutto dalla scomparsa della madre che non riusciva a immaginare di lasciarlo solo.
Si voltò verso il Diavolo che attendeva pazientemente, i gomiti appoggiati sulle ginocchia, i capelli che gli ricadevano lievemente sul viso dandogli un’aria ancora più sensuale.
-Io sono l’artefice del mio destino. L’ho sempre creduto e lo credo ancora, nonostante la tua esistenza- disse, senza riuscire a distogliere gli occhi da lui. -Non diventerò un demone al tuo servizio. In un modo o nell’altro, riuscirò a trovare il modo di fermare questa malvagità…-.
Quelle perole le erano uscite dalle labbra senza che riuscisse a trattenerle, come se la rabbia e la preoccupazione le avessero spinte fuori dal suo petto prima che potesse pensare e, nonostante la paura, cercò di nascondere il suo timore verso quel Demonio dietro una maschera di sicurezza.
-Non mi sarei aspettato niente di diverso da te- sussurrò il giovane uomo con un sorriso lieve e provocante. -Sfortunatamente non c’è modo che tutto questo finisca: un contratto non potrà mai essere rotto- spiegò semplicemente, fissando lo sguardo sull’uomo che stringeva la figlia quasi follemente.
Improvvisamente lo sguardo del padre cominciò a farsi vitreo, le braccia smisero d stringerla e ricaddero lungo i fianchi.
-Cosa gli stai facendo? – chiese la ragazza spaventata, scquotendo l’uomo che rimase immobile, come privo di coscienza.
-Faccio in modo che tu possa parlare liberamente. È queso che vuoi no?- rispose il ragazzo, tornando a posare quegli strani occhi color rubino su di lei, occhi così profondi che le penetrarono l’anima. Non c’era modo di mentirgli, non sarebbe servito continuare a fare la dura.
Herin sospirò, sedendosi sul tappeto, accanto al padre. –Ha sofferto tanto per la sparizione della mamma… Lo ricordo bene nonostante fossi molto piccola. Non voglio che succeda ancora, sono sicura che ne morirebbe...- disse semplicemente, guardando con tristessa il fuoco.
-Mi stai chiedendo di fare un patto con te?- le chiese il Diavolo, incuriosito.
-Non credo di avere nulla che potrebbe interessarti per uno scambio. È un favore che ti chiedo- rispose lei, scquotendo la testa rassegnata.
Lui le si avvicinò, lentamente, senza smettere di fissarla.
-C’è qualcosa, invece…- la contraddisse l’uomo, chinandosi davanti a lei come un amante in procinto di fare una dichiarazione e avvicinandosi al suo viso.
Il tocco delle sue labbra sulle proprie era come il calore della cera sulla pelle nuda, e la fece rabbrividire mentre cercava di ritrarsi, senza riuscirci. Il bacio si approfondì poco a poco, per poi interrompersi dopo quella che parve un’eternità, lasciandola sconvolta e tremante.
Qualcosa in lei era cambiato profondamente, lo avvertiva in quel tremito, nel cuore che cominciava a pompare più forte il sangue nelle vene, nei sensi che sembravano acuirsi.
-Con questo Bacio sigillo il nostro patto, con questo Marchio faccio di te il mio Araldo- recitò il giovane uomo, la voce più profonda e più vibrante di quella di qualunque essere umano.
In quell’istante la giovane gettò prima la testa al’indietro, poi con un gemito si piegò in avanti, percossa da spasmi di dolore che le mozzavano il respiro. Un grido strozzato riempì la tranquillità della casa mentre grandi ossa cave le bucavano la candida pelle della schiena, coprendosi di sangue che poco a poco si riunì a formare lucide piume nere.
-Ora sei mia, Herin.- disse il Diavolo alla ragazza che ancora ansimava per il dolore, stesa a terra. -Devi solo decidere se vuoi salvare tuo padre dalla sofferenza della tua perdita…-
 
Jack mi guarda stupito, lo sguardo fisso sulle ali nere, pieno di meraviglia. Mi sento come un animale incredibilmente raro rinchiuso nella gabbia di uno zoo. Eppure non c’è traccia di paura nei suoi occhi. Solo una profonda ammirazione.
Ripiegai le ali, tornando lentamente a toccare terra. Presto sarebbe tutto finito, per quando quegli occhi e tutti i sentimenti che vi potevo leggere rendevano il mio compito sempre più difficile.
Mi si avvicina, senza più timidezza, senza nessun timore, come se mi conoscesse da sempre e mi amasse da una vita: la completa accettazione di tutto ciò che ero che gli illuminava quei dolci occhi color dell’oceano mentre alza le mani a prendermi il viso, lasciando un casto bacio sulle mie labbra.
Il mio lato umano… non l’ho mai sentito rivoltarsi così apertamente al suo volere come sotto lo sguardo di questo ragazzo. Lo sento allontanare la mia sicurezza, quasi come un’esplosione di energia che si diffonde nel mio petto e nella mia mente… come se mi liberasse da un sonno durato secoli.
Mio Dio, da quando avevo cominciato ad obbedire così ciecamente ai suoi ordini? Era riuscito a farmi cancellare quella promessa con la scusa di salvare mio padre. La mia volontà per la sua felicità…
Ricordi e sensazioni mi invadono la mente, la consapevolezza di essere stata ingannata: l’uomo che volevo proteggere era morto, il patto infranto non era riuscito a riportarmi alla ragione, troppo succube di quel demonio dal viso angelico per rendermi conto della sua scomparsa.
Guardo il giovane davanti a me con nuovi occhi, quelli che per tutto questo tempo io stessa ho tenuto chiusi, le lacrime della consapevolezza che mi rigano le guance come pioggia lieve.
Jack mi guarda preoccupato di aver fatto qualcosa di sbagliato, non sa che in realtà mi ha salvato da un’eternità di schiavitù. So che poco a poco mi trasformerò in un mostro lo stesso, un demone destinato a vivere recluso nell’Inferno, privo di volontà propria. Ma quel momento è ancora lontano… e, fino all’ultimo secondo, io voglio continuare a lottare per distruggere i suoi piani: anche a costo di sterminare tutta la mia famiglia, gli impedirò di avere altri Araldi…. Tanto la mia anima dannata non ha nulla da perdere.
Con un profondo sforzo di volontà allontano il ragazzo da me. Il suo viso preoccupato mi riempie il petto di tristezza, ma mi da anche la giusta forza per resistere alla tentazione di far mia la sua anima. Non è possibile liberarsi della sua influenza, ma posso combatterla, ho giurato di farlo.
-Jack devi andartene. Io non sono un Angelo. Io sono un inviato del Demonio. Ho il compito di rendere la tua anima schiava del peccato per sempre. E non posso permettere che questo accada… hai risvegliato una parte di me che era stata sepolta. Mi hai fatto ricordare cosa sono e cosa ho giurato. Per questo devi rimanere vivo, per questo devi allontanarti da me, prima che ceda di nuovo-.
Ho detto tutto quello che potevo, tutta la verità necessaria per farlo fuggire da me. Perché non scappa urlando? Perché rimane qui, a guardarmi?
-Herin… io ti amo… non posso lasciarti…- quasi mi implora di non cacciarlo via, nonostante ne vada della sua vita. Come è possibile che si sia innamorato fino a questo punto in così poco tempo?
Scuoto la testa, sentendo una preoccupazione tremenda attanagliarmi il cuore. Non credevo che avrei potuto provare ancora dei sentimenti. Men che meno un affetto così forte per uno sconosciuto, anche se si trattava di un osconosciuto di cui sapevo ogni cosa.
-Devi farlo. Se rimarrai con me finirò per cedere ai desideri di quell oche era il mio padrone. Non voglio che ti succeda niente, mi capisci?- cerco di farlo ragionare, ma non cede.
Non vuole sentir ragione.
-Mi dispiace…- sussurro mentre lo guardo negli occhi, utilizzando i miei poteri.
Il suo sguardo diventa vitreo, troppo spento per sembrare quello di un vivente. Domani sarà tutto passato, tornerà alla sua vita ai suoi amici, e forse si dimenticherà di me. Non ne sono sicura perché non ho voluto cancellare i suoi ricordi, non ne ho avuto il coraggio. Perché? Forse solo perché è stato l’unico a restituirmi la forza per combattere… il ragazzo che mi ha salvato… chissà…
Utilizzare le mie capacità per salvare finalmente qualcuno è stato come ricominciare a respirare… eppure sentimenti contrastanti si accavallano nel mio petto, come se separarmi da lui fosse un dolore e una gioia insieme, perché sarebbe stato vivo ma non avrei mai più potuto vederlo.
Osservandolo girarsi ed incamminarsi verso il centro, come se non fosse mai successo niente, mi venne da pensare a mio padre e mia madre, sperando che non fossero troppo delusi di me, e quel pensiero mi spinse ad agire: avevo una missione da compiere, per la mia famiglia... per i miei successori.
E per quegli occhi tanto blu da sembrare l’oceano.
   
 
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