Breaking me Down
Se lo fanno i
Gem Boy è cosa buona e giusta!
-Settimo Capitolo e
Moltiplicazioni Impure di Bestie e Vampiri-
Se c’è una cosa che ormai mi è chiara,
anzi cristallina, nella fattispecie olocristallina
(quando uno impara una parola nuova, è felice di usarla, anche se ne ignora
il significato...) è la funzione dei sogni nei libri fantasy.
Servono a introdurre qualcosa di
assurdo, inconcepibile (l’avete capita? No? Ve la spiego nella nota in
fondo...) e contrarie al buon senso collettivo. Indovinate.
Come inizia questo capitolo?
Con un sogno! Della protagonista più bella che intelligente (tutti i
diritti riservati).
Bella stava dormendo e si agitava nel
sonno. Sentiva una musica incalzante e strana che proveniva dai meandri del suo
cervello, orecchiabile certo, ma oscena nei suoi contenuti...
“Sono
un vampiro, ma non pensar male, non succhio persone, non dormo in bare...”
Bella, imprigionata nel suo stesso
sogno, riconobbe il volto di Edward che si avvicinava.
“Però
anch’io devo pur mangiare, siamo uguali: mi nutro di animali...”
Ma non era il solito Edward: aveva i
capelli tirati indietro da una quantità industriale di gel, due pesanti linee
di matita nera gli cerchiavano gli occhi e aveva dei lustrini tra i denti.
“Non
sono perfetto! E’ vero lo ammetto, ho solo questo difetto...”
E cantava. Ma non con la sua solita
voce melodiosa e rassicurante, stile cartone della Disney.
No, era acuta, poi bassa (sempre
intonata), per metà baritonale, un quinto in falsetto,
quattro decimi satanica e ventinove trentesimi (esiste il tram ventinove
ventesimi, perché non la voce, allora?)...-ho finito gli aggettivi-...a vacca
da latte!
“Ma
sono ricco e carino, scusa assaggio il cagnolino...”
Bella si rigirò nel letto, sempre più
in preda al panico...
“L’uomo
lupo non lo succhio, se si arrabbia sono guai...”
Bella vide comparire (su sfondo nero,
con giochi di luce bianchi e rossi -?- a chiazze di rilevanza) anche il viso di
Jacob. Solo il viso perché il resto erano peli e pulci dall’aria sospetta. I
peli. Le pulci avevano un’aria così teneraaaaaa.
“Lui
di pulci ne ha un mucchio, in compenso non avrà mai...”
Bella si svegliò di soprassalto,
scossa dalla nausea e dai tremori (parkinson?). Che sogno orrido! E Jacob e
Edward! Quei peli! E quei lustrini!
Senza nemmeno guardare l’ora (frase
utile!) corse verso la cucina e sul tavolo vide un biglietto, indirizzato alla
signora Cullen. Perché mi dicono che, essendo loro in due, c’erano molte
possibilità che il biglietto non arrivasse al destinatario giusto.
Gentilissima signora Cullen,
La informiamo che il Sottoscritto,
Edward Cullen, Suo Eccellentissimo marito…
Se c’era una cosa che confondeva Bella
erano le parole difficili, come “eccellentissimo”, “sottoscritto”, “suo”, “che”
e “la”. Per cui la nostra eroina (nel senso che ha lo stesso effetto di
un’overdose sui nostri –io e le mie personalità multiple- nervi) non finì di
leggere il biglietto e iniziò a preoccuparsi per l’assenza di Edward.
A questo punto dovrebbe intervenire
una Voce Fuori Campo e spiegare alla Microcefala Capa che finire di leggere il
biglietto avrebbe fornito gli indizi necessari. Ma, non abbiamo ancora
completato il casting, per cui niente Voce Fuori
Campo, niente Indicazioni, niente Spiegazioni, niente Biglietto...
Bella guardò l’ora (la necessità di
questo ””””””libro””””””” di stabilire le coordinate
spazio-temporali ogni singola pagina è quantomeno irritante).
Era l’una di notte! Ma dov’era andato
a finire quel benedetto ragazzo? I bar non erano chiusi? E se fosse andato (in
tutta sincerità, ignoro se qui ci voglia il congiuntivo o meno O.o -> guardo
troppa televisione) in un Night Club? O, peggio, in un Gay Bar a fare lo
spogliarellista? O alle Poste, con tutte quelle vecchiette lussuriose? O,
Orrore e Dannazione (tutti i diritti riservati), se fosse andato a COMPRARE LE
SIGARETTE?
Bella non era una ragazza
intelligente. Lo sapeva anche lei; ma aveva visto abbastanza film da sapere
che, quando il protagonista va a comprare le sigarette, non torna!
In preda al panico aprì il frigo.
Infatti, di solito, è aprendo il frigo che cade la famosa tazzina e la
co-protagonista ha l’illuminazione e capisce in quale tabaccaio sia andato il
protagonista.
Tenendo il frigo aperto, attese.
1, 2, 3, 4, 5...I secondi
passavano e nessuna tazzina cadeva.
Sempre più terrorizzata, Bella fissò
l’interno del frigo. Un incauto pollo attirò la sua attenzione. Lo tirò fuori
con le mani tremanti, e lo rovesciò in un’altrettanto incauta padella. Appena
fu cotto iniziò a mangiare (con le mani –sempre tremanti- direttamente dalla
padella).
Poi le venne sonno e si addormentò.
Diverse ore dopo (vedi nota sopra),
sentì la gelida morsa di due mani sul suo collo.
Si svegliò di soprassalto, per la seconda volta
in questo capitolo.
“Ciao, mio frugoletto di panna cotta
aromatizzata alla cannella...” Sussurrò Edward,
attirandola a se per baciarla. Bella sentì un conato di vomito salirle lungo
l’esofago. Per sua, fortuna, il conato trovò traffico verso l’uscita per la
laringe, e la Mignatta ebbe il tempo di alzarsi e correre verso il bagno.
Edward rimase interdetto per qualche
secondo.
“Beh, nemmeno tu sei ‘sto granché a
baciare! Io mica faccio tutte ‘ste scene, però...”
...
“Hai bisogno d’aiuto?”
“No!”
“Sicura?”
“Sì!”
“E’ la tua risposta definitiva?”
“Sì!”
“La accendiamo?”
“Mi vuoi lasciar vomitare in pace?!”
Edward sospirò e si sedette sul
divano, chiamando a raccolta tutta la sua pazienza. Doveva lasciarla sbollire,
tutto qua. Doveva aspettare che finisse di fingere di vomitare per quel bacio.
Probabilmente, era offesa perché le
aveva lasciato un biglietto scritto difficile, invece del solito stampatello
minuscolo e vocabolario di 4 parole. Eppure pensava che la sua vicinanza e il
suo linguaggio aulico le avessero insegnato ad apprezzare di più le parole! Era
stato un ingenuo.
Bella era l’amore della sua vita; non
poteva pretendere che fosse anche intelligente!
Attese dieci minuti.
Si mise a fischiettare per ingannare
il tempo.
“L’uomo
lupo non lo succhio, se si arrabbia sono guai...”
Pensò alla faccia di Jacob quando li avrebbe visti tornare dalla luna di miele.
Ah-ah.
“Lui
di pulci ne ha un mucchio, in compenso non avrà mai…”
Bella, per esempio? L’unica donna che
quel bifolco avesse mai desiderato? Esatto! Gne-gne-gne!
“Il
Maggiordomo!”
Al massimo un una
mezza dozzina di cani da slitta…
“La
villa a Como!”
Con George!
“I
miei milioni!”
Frase che si commenta
da sola, pensò Edward con un mezzo ghigno per un quarto cattivo e per un decimo
con senso di colpa. (?)
“I
macchinoni!”
Edward stava giusto pensando ad una
frase abbastanza cattiva e ironica (*) per commentare quell’ultimo verso
partorito dalla sua stessa mente, quando un grido riecheggiò per tutta la casa.
L’udito infallibile di Edward non
poteva sbagliare: proveniva dal bagno di servizio a mezzo metro da lui.
Spalancò la porta e gridò:”Bella!”
Per tutta risposta, sua moglie gli
lanciò una scatola di assorbenti addosso.
Seguì un lunghissimo minuto di
silenzio in cui Bella guardava Edward che guardava gli assorbenti che
guardavano Bella. Seguì un altro minuto di silenzio, questa volta in memoria
della letteratura (venuta a mancare prematuramente, nella descrizione di questa
scena.)
“Bella…” sussurrò Edward “Io non ho le
mestruazioni.”
“E’ questo il problema! Neanch’io!”
“Se ti dicessi che mi sento troppo
giovane per avere figli e prendessimo in considerazione l’aborto?”
Un altro grido squarciò l’aria. Che si
accasciò a terra, rantolante.
“Ma Bella, col culo che abbiamo,
saranno 8 gemelli!”
A volte le parole non servono. A volte
vengono a mancare. A volte si buttano direttamente sotto il primo treno per
Gallarate. E, soprattutto, quando le parole sono passate a miglior vita e non
si ha abbastanza padronanza di linguaggio da esprimere un concetto chiaro e
coerente, gridare è l’unica soluzione.
E fu quello che Bella fece.
Gridò. Per dieci minuti. Poi, gridò
ancora. Più forte. E più a lungo.
Quando finalmente la voce le morì in
gola (scusate, sono troppo abituata ad ammazzare le Voci Fuori Campo) Edward
sospirò e disse: “Afferrato il concetto. Faccio le valigie.”
Appena Edward si fu allontanato, Bella
tirò fuori il suo cellulare (di Edward) e compose un numero che non aveva mai
composto prima per chiamare una persona che non aveva mai chiamato prima.
“Alcolisti Anonimi? Sono incinta di un
vampiro morto da cento anni, devo smettere di bere per non far male al
bambino…Pronto? Pronto? Pronto!”
Della loro luna di miele rimasero solo
una gigantografia di Jacob sporco di fango –eh, il photoshop!- e un cartellone,
con su scritto: “Il mannaro non ha denaro!”
Non
aggiorno da...Un’era geologica? Tipo...Come si sarà capito
da questo capitolo sto esaurendo le idee (^^’) e stavo per abbandonare. Ma,
dopo aver sentito la canzone dei Gem Boy, non ho saputo resistere! Giusto per
non fare pubblicità occulta, naturalmente.
Ho
qualche appunto da segnalare:
1)
Avete presente tutte la parte sugli assorbenti? E’ disgustosa, vero? Ebbene, è
tratta quasi direttamente dall’originale! E io ho pagato per comprarlo!
2)
GRAZIE! Ancora di nuovo e per sempre a tutti quelli che commentano, seguono di
nascosto dalle amiche (e dagli amici) innamorate (e innamorati) di Edward (e
compagnie cantanti) e preferiscono (=mettono nei preferiti) questa storia!
3)
Sono CERTA che ci fosse un terzo punto, ma non me lo ricordo...
4)
Ah, sì. In perfetta contraddizione con quello che c’è scritto sopra, i casting
per le Voci Fuori Campo sono chiusi. Pregherei quindi la Signora Angela di
smetterla di intasarmi la mail con foto di sua figlia
e del suo criceto. Hanno fatto entrambi il provino e sono stati entrambi
RIFIUTATI (la figlia perché troppo bella e magra e bionda –la vendetta...- e il
criceto perché troppo intelligente)