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Autore: Moonwitch    05/11/2009    2 recensioni
La mia prima fan fiction in assoluto! Protagonisti sono Draco Malfoy e un personaggio inventato da me, tale Sarah Halliwell (che poi sarei io!); ambientazione: Hogwarts, sesto e settimo anno. Un amore quasi impossibile e una missione da compiere.
Genere: Romantico, Triste, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Alle mie fedeli lettrici e alla piccola Miyu!!


Capitolo 18: La fine di tutto

Era una fredda notte di Novembre, la più fredda che casa Malfoy avesse mai visto da quando era stata costruita parecchi anni prima; c’era la luna piena e la madre di Draco, Narcissa Black, dormiva nella camera che aveva condiviso fino a tre anni prima con il marito, Lucius Malfoy Senior, quando lui era stato arrestato da alcuni Auror membri dell’Ordine della Fenice dopo una dura battaglia al Ministero della Magia: ora l’uomo si trovava rinchiuso ad Azkaban, accovacciato in un angolo con lo sguardo perso nel vuoto, mentre un Dissennatore gli dava il suo Bacio; Draco e sua moglie dormivano abbracciati nella loro stanza, mentre anche il loro figlioletto riposava beato in una culla in fondo al loro letto.
Improvvisamente, le finestre della camera nella quale dormivano gli sposi si spalancarono, facendo svegliare di soprassalto sia loro, sia il bambino, che però non iniziò a piangere, ma che bensì tese le manine a un uomo piuttosto alto che stava in piedi davanti alla culla, vestito di nero, con i capelli neri e unti, il naso adunco e una bacchetta in mano: Severus Piton.
“Buonasera”, disse con la sua solita voce piatta e melliflua, restando in piedi immobile davanti alla culla, fissando il piccolo che, dal suo interno, invano tentava di acchiappare il suo padrino.
“Pro-Professor Piton! Che ci fa lei qui a quest’ora?” chiese Sarah stupita, alzandosi dal letto, seguita dal marito.
L’uomo non rispose, ma si voltò a guardare la porta della camera che si era aperta in quell’istante, lasciando entrare un secondo uomo il cui aspetto non lasciava alcun dubbio sul fatto che egli fosse un lupo mannaro, con i denti aguzzi, ciuffi pelosi ovunque e sangue misto a bava gocciolante dalla bocca: Fenrir Greyback.
“Allora?” gli chiese Piton con tono impaziente.
“Fatto” rispose lui ansimante.
“Fatto cosa?” domandò Draco con tono freddo e alterato.
Piton gli si avvicinò, il volto ora illuminato dalla flebile luce della luna che passava attraverso la finestra, e, con un ghigno malefico che di solito riservava a Harry Potter, quando ancora era in vita e tutti e tre i ragazzi frequentavano ancora Hogwarts, gli rispose: “Vedi, credo che tu abbia appena detto addio alla tua cara mammina!”
Draco era sconvolto: era vero? O era solo uno stupido scherzo di pessimo gusto giocatogli dal padrino di suo figlio per qualche oscura ragione?
“Ah, no, non sto scherzando: temo che sia proprio così!” proseguì l’uomo, che da abile Legilimens qual era, aveva colto la domanda del ragazzo, che per poco non cadde a terra.
“Mia madre!” gridò poi appena si fu ripreso subito dopo, cercando furiosamente la Bacchetta che teneva sempre a portata di mano sul comodino, ma che ora era sparita.
“Cercavi questa?” riprese Piton sogghignando malefico e mostrandogli la sua Bacchetta nella sua mano sinistra.
Draco balzò in avanti per prendergliela, ma Piton lo scansò, mandandolo lungo disteso a terra.
Sarah, che sembrava aver capito cosa stesse succedendo, prese la sua Bacchetta e gridò, rivolta al suo ex professore: “Avada…”
“Non credo proprio! Expelliarmus!” la interruppe Fenrir, che riaprì bocca per la prima volta da quando era entrato, disarmandola e facendola cadere sul letto. Poi, mentre Draco si stava rialzando, il lupo in lui, illuminato dalla luna, si risvegliò e l’uomo si slanciò verso la culla di Lucius Jr, gli occhi famelici e la bocca pronta a mordere.
“No!” gridarono insieme i due sposi scagliandosi verso la culla, ma era troppo tardi: Greyback aveva già morso il piccolo, condannandolo a una vita dannata. Piton, soddisfatto, lo licenziò ringraziandolo di aver portato a termine così bene e presto il suo compito e ora, aiutato da Bellatrix Lestrange, che aveva abbandonato il suo posto di guardia giù nel giardino di casa Malfoy e lo aveva raggiunto in sostituzione del mannaro, si preparava ad agire contro i due sposi. Bellatrix, puntandole contro la bacchetta, immobilizzò Sarah contro la parete, mentre Draco, sotto l’effetto della Maledizione Imperius scagliatagli contro dal suo ex insegnante, prendeva il suo pugnale e si dirigeva verso di lei tenendolo sguainato.
“Draco, fermati! Amore, sono io! Fermati, ti prego!” gridò la ragazza disperata.
Ma tutto ciò che disse fu inutile: Draco non era in grado di agire di sua volontà e perciò non riuscì a fermarsi: levò il pugnale e la trafisse in pieno petto. In quell’istante, Piton fece cessare la Maledizione e la dura realtà si presentò agli occhi del ragazzo: Sarah si stava accasciando a terra, con la camicia da notte bagnata di sangue e la testa china; lui teneva ancora il suo pugnale insanguinato in mano, levato a mezz’aria, pronto a colpire di nuovo. Gettò immediatamente l’arma a terra, inorridito, passò un braccio intorno alla vita della moglie, per sorreggerla e adagiarla delicatamente sul freddo pavimento, e la baciò. “Come ho potuto!?” si disse poi, distrutto. “Tu!” gridò con tutta la rabbia che aveva, alzandosi e voltandosi di scatto verso l’uomo che li aveva traditi. “E’ tutta colpa tua!”
“Lo credi davvero?” rispose Piton in tono beffardo. “Io dico di no. La colpa è soltanto vostra: se non vi foste tanto impegnati a diventare i pupilli dell’Oscuro Signore, non avrei mai…”
“Maledetto!” gridò di nuovo Draco, cercando di balzargli addosso, invano, poiché Bellatrix lo aveva afferrato e ora tentava di tenerlo fermo. Poi, improvvisamente, a un cenno dell’uomo, lo lasciò andare, facendolo cadere poco lontano dal corpo ormai senza vita della ragazza, e lei e Piton sparirono così come erano arrivati. Fu allora che lo vide di nuovo: il pugnale con il quale aveva ucciso l’unica ragazza che avesse mai amato era ancora lì, per terra, insanguinato, poco lontano dalla sua mano. Lo afferrò, poi si girò verso la moglie e le dette un ultimo bacio, il volto rigato dalle lacrime. “Perdonami” le disse poi e, ancora guardando il suo bel viso pallido, rivolse il pugnale verso di se’ e si uccise a sua volta.

Il giorno dopo, il Ministero della Magia, allarmato dal Marchio Nero comparso nottetempo sopra la casa, trovò Narcissa nel suo letto che sembrava semplicemente addormentata, colpita da un Avada Kedavra in pieno petto; Lucius Jr. piangeva disperato nella sua culla, portando i segni evidenti di un attacco di un lupo mannaro, sovrastando i corpi dei suoi genitori, che giacevano in una pozza di sangue, stretti nel loro ultimo abbraccio.


"Il fuoco è la mia tenerezza

perchè angelo e belva insieme
nel mio spirito caddero abbracciati.
Nel palpito dell' agonia è la vita più sacra
perchè allora non dovrei amarti,
perchè non dovrei ucciderti?"
Stefano Benni - "Il Bar Sotto Il Mare"

N.d.A: e questo era proprio l' ultimo capitolo... un grazie e un bacio enorme alle mie fedeli. Vi prometto che presto tornerò con qualcosina di nuovo!! Spero che "Il Serpente e la Leonessa" vi sia piaciuto e vi abbia commosse e coinvolte come ha commosso e coinvolte me che l' ho scritta col cuore ...

P.S: per esigenze di copione ho dovuto odiare Severus e Bellatrix, ma in realtà li adoro, quindi chi me li tratta male verrà Cruciato fino alla follia!

 

  

  
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