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Autore: Darkshin    05/11/2009    1 recensioni
piccola One-shot ispirata al libro "Oceano Mare" di A. Baricco. Come poteva rifiutare la promessa di felicità che lei gli offriva? Se avesse voluto, avrebbero potuto avere ancora mille notti come quella, notti in cui non ci sarebbe stato il tuo passato ad attenderti dietro la porta, ma solo luminose albe... se avesse voluto, avrebbero potuto spiccare il volo insieme e non ritornare mai più
Introduzione modificata per tag i non chiuso.
Charlie_2702, assistente admin
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Icha Icha no Umi





Il mare ruggiva e infuriava, spazzando la lunga baia con i suoi cavalloni e la sua voce possente; la tempesta annunciata era cominciata




Correvano e correvano, tutti insieme in un caotico ordine, gli adulti i ragazzi e i bambini, presi da quella frenesia iniziata da quando le prime gocce avevano cominciato a cadere; la piccola Moegi aveva distribuito a tutti gli ospiti della locanda le lanterne ed era scappata nel vento e nel buio, una piccola stella nella bufera, seguita a ruota da Udon e Konohamaru, gli altri piccoli gestori della Foglia.
Senza sapere come nè perchè, anche i pochi e scarsi ospiti si ritrovarono a correre senza una ragione, seguendo il puro istinto

Lei, rimasta un pò più indietro, incurante, li osservava, osserevava tutte quelle persone che conosceva appena da una settimana  lunga quanto una vita
Nel vento, mulinavano i lunghi capelli biondi di Ino, la bionda Ino, la bellissima Ino mandata dal marito sul mare per guarire dalla pericolosa malattia dell'adulterio e che ora rideva e strillava danzando come una ninfa fa con le lucciole, incurante del passato come di certo lo era del futuro, le braccia ondeggianti al canto del vento
Correvano, e correva Sasori, il famoso pittore venuto sul mare per sfidarlo e immortararlo per sempre su una tela, in modo che chiunque la avesse vista avrebbe sentito il suo profumo e la sua presenza; ma il mare, capriccioso, sempre gli sfuggiva e lui sempre lo rincorreva come in quella notte senza senso
E arrancava a fatica il vecchio Jiraya, lo scrittore osceno dal cuore d'oro, quello che la ascoltava e la trattava da adulta quando ancora era una bambina; quello che aveva un sorriso e una parola di conforto per tutti, capace che se questo squallido mondo andava ancora avanti era perchè c'era ancora gente come lui, appostata sul ciglio dell'abisso a riprenderti mentre stai precipitando mentre continua a scrivere lettere per una donna chiamata "Tsunade" e che forse neanche esiste
La più inqiueta era la sua maestra e istitutrice, Kurenai, l'unica che tentasse di mantenere un filo di raziocinio in quella confusione e che la stava cercando

"Animo Kurenai, balla! Siamo giovani!"
"Lei magari... riguardati vecchio"
"Dov'è? Hinata, dov'è?"
"Eh? Chi?" 
"HI-NA-TA!"
"Non è avanti?"
"No, non c'è... Hinataaaa"

"La pioggia, la pioggia"
"Ino il cappello!"
"Lascialo stare, chi se ne importa"
"Ma..."
"Lascialo perdio!"

"Ma dove andiamo?"
"Bisogna chiedere ai bambini ..."
"Hanno perso la lingua, accidenti a loro?"
"Udon maledizione rispondi!"
"Le navi signor Sasori..."
"Le navi... che?"
"Le lanterne sono per le navi?"
"Si signor Jiraya.... quando è brutto tempo accendiamo lanterne così le navi...."
"... possono arrivare sane al porto?"
"... si schiantano sugli scogli"
"scherzi?"
"no"

"Hinata... Hii... nata"

Ma Hinata non si era allontanata, era più semplicemente rimasta ferma, mentre gli altri correvano
Rimase ferma per un pò, guardando la scena, i suoi piedi piantati nella sabbia soffice e i capelli scuri come quella notte assecondare i sibilii rabbiosi, a respirare pesantemente
Poi, d'un tratto, cambiò qualcosa
D'improvviso, tutto le sembrò nuovo e affascinante, un mondo che vedeva con la curiosità della prima volta.... con curiosità volse il capo, a destra e a sinistra, meravigliandosi dei suoni e degli odori come se fosse appena arrivata in un nuovo mondo
Sapeva cosa fare, incredibile sensazione, senza un preciso perchè sapeva quello che sarebbe successo ora, qualcosa nè giusto nè errato. Ma vivo, come non mai.
Semplicemente si girò per tornare alla locanda della Foglia, dove il destino di cui tanto cianciava suo cugino la attendeva.
Avete presente quando la strada di fronte a te è chiara, dritta e prosegue senza un timido bivio nè un accenno di curva? Una meravigliosa sensazione di abbandono la pervadeva, qualcosa che la vecchia Hinata non aveva mai neanche osato immaginare nei suoi sogni più folli... se la Nuova Hinata si fosse girata, avrebbe visto il corpo della vecchia sè stessa giacere senza vita sulla spiaggia. Ma non si voltò.
Correva anche lei, ora, questo era tutto: avrebbe voluto camminare, godersi passo dopo passo il momento, ma l'urgenza le premeva in corpo, la spingeva, un demone osceno che la incitava nonostante non ci fosse bisogno, come se quello che appena aveva trovato le sarebbe potuto sfuggire di mano così, come la sottile sabbia che la circondava.
Arrivò alla locanda ed esitò un' ultima volta prima di entrare: nella spessa penombra, la sala principale di quella specie di reception sembrava vuota, ma abituandosi pian piano all'oscurità, la piccola e nuova Hinata distinse un apersona in piedi al centro della stanza: lui.
Lui.
L'uomo misterioso, se uomo si poteva chiamare, il biondo triste come lei, venuto pochi giorni fa con un piccolo zaino e tanti pensieri nascosti sotto una massa di capelli d'oro e di sole.
Aspettava, immobile, senza dar segno d'essere stanco. E aspettava lei.
Lui e lei, riuniti in una notte di tempesta insensata, sotto poche assi di legno a proteggerli da un mondo che aveva significaati diversi per ciascuno dei due.
Piano piano, la piccola corvina si avvicinò a quello che le sembrava un gigante, e chiese una cosa sola
"Mi farai del male?"
Le farà del male?
Le farai del male?
"No." Una parola. Semplice.
E allora lei prese il suo volto tra le mani e lo attirò a sè, incontrando per la prima volta il sapore delle labbra di un uomo sulle sue, il suo sapore, di uomo; se il mondo avesse potuto vederli, se il vecchio padre di lei e la sua triste famiglia avesse potuto da un buco nel cielo scorgerli avrebbero pensato a molte cose, a scandalo, a sporcizia, avrebbero parlato dei doveri e della virtù e non avrebbero visto ciò che davvero era essenziale.
Amore.
Le mani di lei che cercavano la sua schiena, i baci di lui che scendevano impudichi sul suo collo strappandole piccoli gemiti di piacere, la confusione di una esperienza nuova condivisa... e poi essere nudi in mezzo la bufera, scoprire che il tuono non potrà mai urlare più forte del piacere per l'amato e che il vento non sarà mai in grado di fuggire veloce come due corpi stesi su un vecchio divano.
E ansimava Hinata, sconvolta dallo scoprire quanta vita ci fosse nel mondo ad attenderla.
E singhiozzava il giovane, mentre si rendeva conto che la vita continuava, anche per i peccatori come lui forse Dio aveva lasciato tenui brandelli di speranza, perchè non fossero soli. Mai.
Se avessero potuto vederli... il candore di una ragazza che non aveva mai visto nulla e il nero di un uomo che il mondo aveva fatto soffrire troppo, che scivolavano l'uno nell'altro, in una notte tanto bella da sembrare eterna.
Ma come ogni giorno, la notte finì.


"E' l'alba... torneranno..." ansimò la giovane, stringendo istintivamente a sè il biondo
"Vieni con me" gli sussurrò, il un pesante sospiro la giovane
E lui la fissò a lungo, in quegli occhi tanto grigi da sembrare bianchi
Come fai a dire a una ragazza così che non potrai mai seguirla? Che per te non c'è un futuro - ora se ne rendeva conto- ma solo una rapida china verso l'inferno, che non puoi sporcare un angelo con la stessa melma in cui lui doveva vivere -anche se per poco-... che non puoi essere... felice?
Come fai?
"Hinata... io non posso. Devi andare, senza di me."  le rispose, roco, come se quelle parole le stesse incidendo nella sua setssa carne viva
A sua volta, lei cercò gli occhi di lui, occhi azzurri come il cielo ma infestato di ombre
Come poteva rifiutare la promessa di felicità che lei gli offriva? Se avesse voluto, avrebbero potuto avere ancora mille notti come quella, notti in cui non ci sarebbe stato il tuo passato ad attenderti dietro la porta, ma solo luminose albe... se avesse voluto, avrebbero potuto spiccare il volo insieme e non ritornare mai più
Come poteva dirgli tutto questo?
Hinata volse il capo dall'altra parte e, a malincuore, lo allontanò
"Come vuoi... io andrò lontano" mormorò cercando di sembrare più forte di quello che era "non voglio sentire quell'urlo" aggiunse, guardandolo con una sorta di morbida tristezza che lo trafisse fino in fondo all'anima, dove ancora risiedeva una piccola parte di lui.
E Hinata uscì, ormai guarita dal suo mal di vivere, nella pace del giorno che segue la tempesta
"Hinata" la chiamò, e lei si volse appena
"Volevo dirti che... mi dispiace, e che ti ringrazio. Un giorno ci riincontreremo"
"Lo so... Naruto" mormorò lei, prima di uscire per sempre dalla porta e dalla sua vita.

Naruto fu impiccato due settimane dopo, a St. Ivalice, per l'assassinio del giovane medico Uchiha. Pioveva, ma nessuno pianse.

Hinata visse ancora molti anni, in cui cercò, in ogni uomo, il suo Naruto, il suo sapore, il suo sorriso.

Molto tempo dopo, in un luminoso bosco d'estate, i due si incontrarono di nuovo, e stavolta sarebbe stati insieme, mano nella mano... per sempre.


La storia è ispirata a un capitolo del libro "Oceano mare", di A. Baricco.











  
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