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Autore: Dira_    08/11/2009    13 recensioni
La guerra è ormai finita, Harry è un auror e sta per avere il suo secondo bambino.
Degli strani sogni e la misteriosa comparsa di un neonato decisamente particolare turbano la sua pace, tornando a scuotere la famiglia Potter sedici anni dopo, quando Tom, il bambino-che-è-stato-salvato, scoprirà che Hogwarts non solo nasconde misteri, venduti come leggende, ma anche il suo oscuro passato...
La nuova generazione dovrà affrontare misteri, intrighi, nuove amicizie e infine, l'amore.
“Essere amati ci protegge. È una cosa che ci resta dentro, nella pelle.”
Può davvero l’amore cambiare le carte che il destino ha messo in tavola?
[Next Generation]
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Doppelgaenger's Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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E siamo a quota oltre 100! Yay! XD Apparte i deliri, ringrazio davvero chi mi recensisce. Siete voi il carburante di questa storia!
@Altovoltaggio: Oddio, allora sono riuscita a convincere una non-slash-fan di due personaggi! XD Davvero, è una soddisfazione! La tua recensione è stata bellissima. Mi fa piacere che ti sia piaciuto il pezzo emotive trai due puccini. In effetti, doveva essere un punto di svolta nei loro sentimenti, quindi ho faticato un sacco per renderlo un minimo credibile. Mi fa piacere di esserci riuscita. Michel è il personaggio che più mi diverto a scrivere. Era iniziato solo come uno Zabini, ma poi si è trasformato in un personaggio vero e proprio. E vedrai che combinerà nei prossimi capitoli. Sarà la chiave di volta! XD Grazie per il tuo supporto!
@Hel_Selbstmord: Berlino stupenda? Dieci volte di più. È una città che vale OGNI singolo euro speso per lei. Purtroppo il clima è inclemente. XD Ti è piaciuto il face-to-face Biondino/Tom? Mi fai un immenso piacere perché ho sudato su quel pezzo. Mi sembrava così poco movimentato, tutto dialoghi, che non sapevo se vi sarebbe piaciuto. :( Michel in effetti ha cattive intenzioni verso il nostro puccino arruffato preferito. Poi vedrai. (risata sadica). Tesoro, se hai questi attacchi da fangirl non posso che RINGRAZIARTI. E’ bello vedere che la propria storia viene seguita così appassionatamente! : ))
Lovermusic: Ciao! Benvenuta! Il tuo nick mi piace molto! Grazie mille per la recensione. Insomma, se riesco a farti amare lo slash, allora non posso che essere felice e lusingata. :) Continua a seguirmi!
@SammyMalfoy: Ciao! Ebbene sì, finalmente Albie ha preso CONSAPEVOLEZZA. Era ora, mi stavo arrabbiando anch’io con ‘sto disgraziato! XD Spero che i tuoi problemi di collegamento si siano risolti. E per quanto riguarda Michel… puoi cruciarlo dopo che ho finito? :P Perché mi sa che vorrai farlo…
@Trixina: Ciao! Sì, beh Mike è una serpe, ma in fondo per certe persone riesce ad essere quasi un buon amico. Quasi, perché vedrai… *risata sadica*. Grazie per i complimenti!
@MissMAry: Lo sai, Al è un TONTO. Quindi non dobbiamo fare affidamento su di lui, ma sul nostro pacato gentleman di serpeverde (Sì, Tom, dico a te, inutile che cerchi di ignorarmi). Oh, non appena diventeranno una coppietta (perché lo diventeranno se mi danno retta) Harry dovrà vedersela con figlioccio e secondogenito felicemente innamorati. Si spera che reagirà meglio di quanto non farà Ron con la sua adorata rosellina. XD Il biondino malefico in effetti ha messo i bastoni tra le ruote tra Tom e Al. O forse no? Comunque sì, sia sempre lodato San Zabini. È diventato il patrono di questa ficcy. XD
@Ombra: Controllato addirittura tutti i giorni? Mi fai arrossire -//- Ebbene sì, Mike è un gran ragazzo, se ci si mette. In effetti se non fosse per lui Albie non si sarebbe mai scantato . U_U Vedrai tu adesso, leggendo, se sono stata buona con Jamie e Ted XD
 
 
****
 
Capitolo XVIII
 
 
 
 

Never took the chance, could've jump the fence

I was scared of my own two feet
Couldn't cross the line, it was black and white
No contrast to be seen
(I’m not over, Carolina Liar)


14 Settembre 2022
Dormitori maschili di Grifondoro.
Sette del mattino circa.
 
James aprì gli occhi. Era mattino, gli uccellini fuori non cinguettavano. Pioveva a dirotto.
Le gocce di pioggia si abbattevano cupamente contro i vetri delle finestre.
Strizzò gli occhi, abituandosi alla penombra e al fatto che fosse sveglio.

Sveglio poteva voler dire solo una cosa: riprendere coscienza di sé, e infuriarsi.
Nessuno gli aveva creduto. Né suo padre, né sua madre – che per giunta gli aveva mandato un strillettera che fortunatamente era riuscito ad aprire nei bagni al primo piano.
E soprattutto…
Serrò le labbra, alzandosi a sedere di scatto e, liberandosi delle coperte, si infilò in bagno, sbattendo la porta. Non si premurò neppure di controllare se gli amici fossero svegli.

Gli Scamandro gli avevano creduto. Bob Jordan gli aveva creduto.
La sua famiglia no.
Si disfece con una mossa rabbiosa della t-shirt e poi dei pantaloni che usava per dormire. Si buttò sotto il getto bollente della doccia, chiudendo gli occhi.
La sua famiglia non gli aveva creduto. Era questo a bruciargli.
Beh, se gridi sempre al lupo al lupo, come in quella favoletta babbana, è ovvio che quando il lupo arriva, nessuno ti crede… - gli fece notare la voce della sua coscienza, di solito flebile.
Che in fondo lo sapeva. Un po’ era colpa sua. Da quando era tornato non aveva fatto altro che combinare disastri in giro per il castello.
Prima era andato a curiosare nelle stanze di Ziel. Poi era andato a vedere il Naga.
Ed entrambe le volte era stato scoperto da…
Si morse le labbra, fino a sentire il sapore ferreo del sangue.
Teddy.

Era Teddy che lo mandava in bestia.
Bere. Certo, non sono astemio. Ma rischiare così, come un bamboccio. E gli ho detto la verità!
Gliel’ho detta, ma non mi ha creduto!
Rabbia, dolore, umiliazione lo investirono come un tifone. Di nuovo.
Tirò un pugno contro le piastrelle del bagno, serrando i denti per il dolore.
È per questo che non volevo svegliarmi… finché dormo, non ci penso.
Uno stupido ragazzino innamorato e ferito, ecco cos’era. Innamorato del suo vecchio amico d’infanzia, ora suo professore, che l’aveva pizzicato in flagranza di reato, e che non aveva creduto alle sue spiegazioni.
C’era di che riderne, effettivamente. Sembrava uno di quei fotoromanzi che sua nonna leggeva su Strega Oggi.
“Capo!” La voce tonante di Lorcan – lui li distingueva, e per questo si era meritato la loro imperitura devozione – lo riscosse. “Capo, è venti minuti che sei lì dentro!”
“Impara a contare, sono dieci. E comunque, non mi rompere i coglioni!” Sbottò, chiudendo il rubinetto dell’acqua. Uscì gocciolante, e, senza premurarsi di asciugarsi con un incantesimo, si piazzò di fronte allo specchio.

Era un bel ragazzo. Era un figo, dannazione. Spalle larghe, fisico sportivo, bel viso, sorriso strepitoso. I ragazzi lo invidiavano e ammiravano nella stessa misura, le donne lo adoravano. Addirittura un serpeverde come Zabini era capitolato tra le lenzuola, per lui.
Avrebbe dovuto fottersene della punizione, della delusione di Teddy e di tutto il resto.
Era un re.
Sospirò.
Un re coglione. Vorrei solo che il mio principe azzurro mi credesse…
 
Quando uscì dalla camera, in uniforme, mantello e cattivo umore incluso, James si scontrò quasi con Rose. Che era nel suo dormitorio. Maschile.
Si squadrarono per un attimo, entrambi perplessi. Fu lui, poi, a prendere la parola.
“Beh?” Chiese semplicemente. La ragazza arrossì, sbuffando.
“Cercavo giusto te. Neville ha detto che vuole vederti nel suo ufficio dopo aver fatto colazione. Per la punizione. Che ti sei meritato.” Aggiunse. Ci pensò. “Coglione.” Concluse.  

“Oh, grazie cuginetta. Molto supportiva.” Lanciò uno sguardo all’uniforme leggermente spiegazzata di lei. Il maglioncino aveva l’aria di esser finito tra le zampe di un doxie.
“Come mai qui?”
“Per cercare te?” Suggerì Rose con tono saccente.

Merlino, di mattina è particolarmente odiosa…
“Ti sei scordata dov’è la mia stanza?” James la indicò, dietro di sé.
Rose scrollò le spalle, ma James registrò un riflusso di rossore alle guance. “Sono venuta anche a svegliare Hugo.”
“Ah.” Disse, già disinteressato. “Beh, io vado a colazione. Grazie per la schifosa notizia.”
“Prego, non c’è di che.” Replicò Rose con un sorrisetto salace. James brontolò qualcosa, scendendo le scale a due a due. La sua sorpresa fu palese, quando, arrivato in Sala Comune, si trovò di fronte Hugo.   

“Ehi, ciao Jam.” Salutò, sbadigliando con il rischio di slogarsi la mascella. Come al solito, dalla punta dei capelli al risvolto della camicia, aveva tutto fuori posto. “Hai mica visto mia sorella?”
“… Non era con te?”
“E quando mai? Non la vedo da ieri sera a cena. Mi sento piuttosto trascurato.” Ironizzò il ragazzino, stiracchiandosi.  “Sarà a svernare al bagno, come tutte le femmine. Andiamo a mangiare?”

James annuì, lanciando un’occhiata verso la scalinata maschile.
E quello, cosa significava? 
 
Rose sospirò sollievo allo stato puro, quando vide la schiena del cugino allontanarsi.
Poco dopo, qualche secondo dopo a dirla tutta, sentì due mani posarlesi sui fianchi.
“No.” Disse, piena di contegno.
“Sì.” Rispose Scorpius, chinandosi a darle un bacio sul collo, che le spedì direttamente un brivido caldo al cervello.

Endorfine, credo si chiamino… chimica, babbana… - Pensò confusamente, mentre sentiva le ginocchia farsi volenterosamente gelatina.
Era ridicolo come la sua mente rimanesse lucida mentre il corpo era alla mercé di Malfoy in modo imbarazzante.
Con un rigurgito di orgoglio si staccò da quella piacevole tortura – la bocca di Scorpius era dannatamente morbida e calda – e si voltò, per fronteggiarlo.
Si arrese miseramente quando vide il suo sorriso disarmante.
Davvero, intere armate di femministe inferocite potrebbero capitolare davanti a questo sorriso… - Pensò, con enorme vergogna.
“Ti hanno fatto un corso speciale per sorridere così?” Mugugnò. “Seriamente, dovresti farne un mestiere.”
“C’è. È fare l’attore. Ma non fa per me. Sono timido su un palco.” Sogghignò Scorpius. “Sei stata carina, oggi, a venire a darmi il buongiorno.”
“Vorrei farti notare che sei stato tu a chiamarmi. Quel dannato areoplanino di carta mi ha quasi accecato stamattina.” Borbottò.

Scorpius inarcò le sopracciglia, salvo imbronciarsi. “Rosey-posey. Mi ferisci. L’ho scritto con amore.”
Trottolina Rosellina, si anela la tua presenza per svegliare ardente principe azzurro? Avrei dovuto ucciderti…” Replicò, cercando di frenare il sorriso. Scorpius invece rise, e le afferrò di nuovo il bordo del maglioncino con la punta delle dita.

Ma perché ce l’ha tanto con il mio povero maglione?
“Senti, dovremo parlare di questo tuo feticismo per gli indumenti...”
Scorpius sogghignò soave. “Mi piace il tuo maglioncino.”
“È uguale a quello di tutte le altre.” Gli fece notare, beandosi delle mani che le cinsero la vita con naturalezza. Era palese che Malfoy sapesse come comportarsi in un rapporto di coppia. Per lei invece era tutto nuovo.

Nel giro di appena ventiquattro ore da verginella sfigata sono stata promossa a ragazza del figo della scuola. C’è di che impazzirne.
“Non è uguale a tanti altri.” Puntualizzò Scorpius, ricatturando la sua attenzione. “È il maglioncino di Rosey-Posey, sai. Ha il tuo profumo…” Sussurrò, baciandole il naso. Rose fece una smorfia, facendolo ridacchiare.
“Scorpius…” Sospirò, facendosi seria. Dovevano tirare fuori quell’argomento prima o poi.

“Dimmi Rosie.” Replicò di rimando con aria seria, tradita da un lieve sorriso che gli incurvava l’angolo delle labbra.
“Serio.”
“Sono serissimo.”
“Bene, perché James mi ha vista qui. E mi ha chiesto spiegazioni.”
“E tu? Scommetto che quel laborioso cervellino Weasley ha elaborato una scusa geniale…”
“Non esattamente. Ho inventato sul momento. Gli ho detto che ero qui per Hugo, ma…”
“Non puoi salire tutti i giorni per darmi il buongiorno…” Mugugnò triste Scorpius. Per un attimo fu seriamente intenerita, prima di ricordare che quello era Scorpius Sono Viziato Da Fare Schifo Malfoy.
“Esattamente.” Rispose impietosa. “Mettiamo in chiaro un paio di cose. Ieri…”
“Ci siamo baciati tutto il tempo!”
Argh. Non mi rende le cose facili.

“Già. Ora… stiamo assieme.” Si schiarì la voce, mentre sentiva le guance prendere fuoco, sotto l’aria divertita del ragazzo. “Ma non è una cosa che possiamo dire… a tutti. Mio padre si farebbe venire un infarto.”
“Anche il mio.” Convenne Scorpius con un mezzo sospiro. “Quindi, cosa vuoi fare?”
“Tenercelo per noi. In fondo, sono affari nostri.” Gli passò le dita sullo stemma di Grifondoro cucito sul risvolto del mantello. Fu un gesto un po’ impacciato, ma non voleva che pensasse male. “Non voglio nasconderti. Non è così. Io…”
“Rose.” Sorrise Scorpius. “È okay. Non sei l’unica con una famiglia problematica, sai?”
“Allora… davanti agli altri, come sempre…”
“E da soli io e te.” Convenne, dandole un lieve bacetto a stampo. “Aye aye Capitano Weasley.”

“Rose.” Puntualizzò la ragazza. “Cosa abbiamo detto sui cognomi?”
Scorpius sorrise. “Che non ce ne frega assolutamente nulla.”
Sarà un impresa mastodontica nasconderci dai miei cugini. Da Lily…

Morgana, dammi la forza. E un po’ di fortuna, se non ti spiace.

****

Biblioteca, ore libere della mattina.

Un’ora dopo la ferra presa di posizione di Rose.
 
“Devo dirtelo.” Sbottò Rose, seria.
Al alzò lo sguardo dal foglio di pergamena che stava cercando di riempire per una ricerca di Storia della Magia.
“… Dirmi cosa?” Chiese cautamente.
Non sono pronto a nuove rivelazioni. Ho passato la notte a chiedermi come ho fatto a prendermi una cotta per Tom.

Che è una cotta. Maledizione. Sarò tonto, ma i sintomi ci sono proprio tutti.
“Di me e…” Rose deglutì, guardandosi attorno: la biblioteca a quell’ora del mattino era praticamente deserta. Loro due, togliendosi Divinazione (secondo i rispettivi genitori, una gran cretinata) avevano la possibilità di studiare-barra-oziare fino alle undici.  
Ma per tornare al punto…
“Di te, e?”
“Scorpius.”
“Oh, avete fatto pace?” Sorrise contento.
“No. Ci siamo messi assieme.” Scandì lentamente, guardandolo come se l’avesse messo sotto un microscopio babbano.
Al si chiese nebulosamente se fosse normale essere lui, quello ad dover essere giudicato.

Non dovrebbe essere il contrario?
“Tu e… Malfoy?”
Scorpius.” Lo corresse cominciando a parlare frettolosamente. “Davvero, Scorpius. So che ho sempre sostenuto che fosse un grosso imbecille pieno di sé. E per certi versi lo è… ma… Al…” Inspirò. “Siamo così uguali…” Arrossì, mentre sorrideva. Al non le aveva mai visto un sorriso così radioso sulle labbra. “È in gamba e … dolce. E… non lo so.” Mugugnò, prima di seppellire il viso tra le mani. “Lo so, sto facendo una cazzata di proporzioni epiche. Ma… non riesco a pentirmene.”
“Ti piace…” Mormorò il ragazzo, con un mezzo sorriso. “Ti piace davvero, eh?”
“Già… è assurdo, vero? Ma non è stato dal nulla. Io… penso di averlo sempre saputo in fondo. È solo… che ci ho messo davvero un bel po’ per capirlo. Sei anni, per Merlino…” Ridacchiò, passandosi le dita trai capelli.
Al non disse nulla.

Non sei l’unica Rosie… ma io ho ben poco da sorridere.
Come potrò dirlo ai miei? A Jamie? A Tom?
Come posso dire a voi che forse mi piacciono i ragazzi? E che mi piace Tom, di sicuro?

“Al?” Lo richiamò la ragazza. “Cioè… per te è un problema? So che ai miei verrà un infarto, e probabilmente anche Hugo mi disconoscerà come Weasley, ma…”
“No, no!” La precedette Albus, con un sorriso. “Sono felice per te! Malfoy è un bravo ragazzo. Lo penso davvero.” Gli morì il sorriso sulle labbra, di nuovo. “È solo che… Pensavo.”
“A cosa?”
“Non a te, anche se non voglio rovinarti il momento, quindi…”
“Oh, sta’ zitto. Che succede?” Chiese facendosi seria, e prendendogli una mano. Vide che il cugino si era praticamente masticato le unghie. “Al?”
“Ti ricordi… quel discorso… sul fatto… che non ero interessato alle ragazze?” Sussurrò pianissimo: doveva dirlo qualcuno. Doveva dirlo a Rose, o sarebbe scoppiato.
“Certo, sì. Me lo ricordo.”
“Tom.” Disse semplicemente. Aveva lo sguardo incollato al tavolo, e le orecchie paonazze. Si passò la mano libera trai capelli, arruffandoseli ossessivamente.
Rose inspirò lentamente, stringendogli la mano.

Oh, Al… povero Al.
No, aspetta. Povero cosa? Non è mica un malato terminale.

Sii supportiva. Supportiva.
“Al, va tutto bene. Io lo sapevo già.” Gli sorrise dolcemente. “Insomma, che…”
“Che…?” Sembrava quasi chiedergli conferma. “Che sono…”
“Che vuoi bene a Thomas. Molto bene. Come io … forse… ne voglio a Scorpius.” La prese alla larga, con tatto. Albus aveva gli occhi sgranati, spaventati.

Non poteva dargli torto: il mondo magico era genericamente più tollerante di quello babbano, ma comunque c’era il problema della loro famiglia.
“Pensa… è meglio avere una cotta per un ragazzo, o per un Malfoy?” Scherzò Rose gentilmente. “È una bella gara, non credi?” Cercò di rincuorarlo: Albus era un ragazzo sensibile. Troppo forse. E terrorizzato dalle conseguenze e dai giudizi della sua famiglia.
Non affronterebbe il mondo come farebbero James o Lily. Si nasconderebbe.

E forse lo farà. E non è giusto.
“Ehy, va tutto bene.” Ripeté sicura. “Sei un ragazzo meraviglioso, okay?”
Albus fece una smorfia. “Sì. Una meravigliosa checca…”
“Non dirlo neanche per scherzo.” Lo redarguì dura. “Non c’è assolutamente niente di male ad innamorarsi. Vale per te, come vale per me.” Sospirò. “Almeno tu sai di poterti fidare di Thomas. Io, di Scorpius, spero di poterlo fare.”
“Ma voi state assieme…” Soffiò, guardandosi attorno, comunque cauto. I muri della biblioteca avevano orecchie. E spesso non metaforicamente. “Insomma, siete una coppia. Normale.”
“Normale?” Rose sbuffò sonoramente “Merlino, Al… siamo diecimila anime in Inghilterra che fanno magie e usano bacchette. Nessuno di noi è normale!”

Al si umettò le labbra, senza dire niente. Le stringeva la mano così forte da farle quasi male. “Io voglio solo che tu sia felice.” Continuò Rose, rispondendo alla stretta. “Come penso che tu voglia che io sia felice. Al momento Scorpius mi fa sentire così. Non so se continuerà a farlo, ma sinceramente? Mi godo il momento.”
Carpe diem…” Mugugnò Al con un mezzo sorriso. “Detto babbano. Non avrei mai pensato che ti si addicesse, Rosie.”
“A chi lo dici…” Ridacchiò, dandogli una pacchetta sul braccio. “Così… Tom.”
“… Già.”

“Beh, bello è bello, anche se è un gran stronzo.”
Albus arrossì. “Non è stronzo. È solo…”
“Misantropo, egocentrico, scostante? Praticamente uno stronzo.”
Ridacchiarono entrambi, mentre la tensione scivolava via. Alla fine Al sospirò.
“Ultimamente si comporta in modo strano. Credo mi nasconda qualcosa. Michel dice…”
“Zabini?” Rose fece una smorfia. “Non mi fiderei se fossi in te.”
“Mike è mio amico. Se non lo fosse, non darei credito ad una parola, ma lo è. Dice che Tom ha un problema con me.”
“Beh, solitamente direi che ha un problema con il mondo intero, ma… in effetti…” Considerò Rose. Si fermò quando vide passare Madama Pince. Finsero entrambi di studiare attentamente le proprie pergamene. Quando la vecchia svoltò l’angolo, riprese. “In effetti da quando l’ha attaccato quel lucertolone è strano…”

“Già…” Convenne Al mordendosi un labbro. “Sparisce per ore intere, e quando torna è sempre distratto… distante. E ieri sera… è tornato con le scarpe sporche di fango. Era stato fuori.”
“Fuori? Ma se vive tra queste quattro mura per tutti i mesi scolastici, praticamente! È già un miracolo vederlo fuori per le tue partite!” 

“Mike dice che è… perché mi vuole evitare. Perché… è attratto da me.” La fermò con una mano. “Ma non credo sia questo.”
“Potrebbe però…”
Vedessi che sguardi ti lancia, in classe, quando non lo guardi. È quasi imbarazzante, per chi sa leggere tra le righe…

“Non lo so.” Ammise Al, ispirando appena. Scosse la testa, come a scacciare un pensiero molesto. “Ma non è questo il punto. Pensavo di essere l’unico ad aver notato che si comportava in modo strano. Ma poi me l’ha detto Lils, Mike, Loki… e adesso anche tu.”
Rose si fece attenta. Lo sguardo di Al, da sperso e confuso si era fatto stranamente lucido e riflessivo. Aveva per il momento accantonato le sue magagne sentimentali con l’amico per analizzare, l’amico.

Questo è molto serpeverde.
“Pensi che c’entri qualcosa il Naga?” Chiese guardandolo.
“Sicuramente. Tom ha cominciato a rintanarsi in biblioteca non appena è uscito dall’infermeria. Credo… anche se è solo un ipotesi… che cerchi informazioni su di lui. Che stia seguendo una pista…”
Rose annuì, passandosi la piuma tra le dita. “Beh, è normale. Dopo un attacco del genere, un tipo come Thomas vorrà sapere perché è successo.”

“Sì, in effetti lo pensavo anche io. Che volesse capire. Ma poi…” Albus esitò. “Deve aver trovato qualcosa… E sta cercando di nasconderla.”
“Una cosa?”
“O un indizio. Un’informazione. Non ne ho idea. Del resto, è solo una supposizione.” Scosse la testa, vinto. “Non ho prove. E poi, non sappiamo nulla su quei lucertoloni. Siamo solo studenti…”

Rose lo guardò. Non aveva dimenticato la scia verde, la ricognizione con Scorpius e la scoperta del cratere. Semplicemente le aveva accantonate, presa dai suoi drammi emozionali.
Vivere l’adolescenza è impegnativo qua dentro. Devi occuparti delle tue magagne sentimentali e allo stesso tempo di misteri a sfondo magico.
E poi c’era Tom: l’ultimo ad aver visto quel Naga vivo. L’ultimo ad averci interagito.
Tom, il cui atteggiamento si poteva riassumere in una sola parola: preoccupante.
Rose prese una decisione. E seppe in quel momento che non avrebbe più potuto tornare indietro.
“Al, è vero. Siamo studenti. Ma, sinceramente, questo ha mai fermato i nostri genitori?”
“In che senso?”
“Nel senso che scopriremo cosa nasconde Thomas.”

 
****
 
James quando aprì la porta dell’ufficio del magazzino dove era stata stipata la monumentale biblioteca di Ziel ringraziò un panteon di dei per aver avuto tutta la giornata per prepararsi a quell’incontro.
Zio Neville, o per meglio dire, il professor Paciock, gli aveva affibbiato come punizione la catalogazione della sterminata biblioteca del defunto professore.

Impacchettata e ordinata sarebbe stata spedita a Monaco, come dono alla biblioteca magica della città.
Non solo dovrò sgobbare tra la polvere e quintali di carta…
Ma dovrò farlo con Teddy, che si è offerto volontario.
Varcò la porta, trovandosi immediatamente nella confusione più completa, tra scatoloni, scaffali e libri impilati ovunque.
Certo che Vitious a dare il compito ad uno disordinato cronico come Teddy…
Lo vide appoggiato alla libreria. Non aveva la tunica da insegnante, ma un semplice maglione infeltrito dai troppi lavaggi e un paio di jeans. I capelli gli ricadevano sciolti sul viso. Erano castani, come al solito. Leggeva quella che sembrava una lista.
James deglutì lentamente, sentendo l’impellente bisogno di uscire di lì, piazzargli un pugno o baciarlo. Era dal giorno prima che non lo vedeva, ed era stato comunque a lezione.
Ted, ovvero il professor Lupin aveva fatto fare loro un test scritto. Non si erano neanche parlati quindi.
Si schiarì la voce, per segnalare la sua presenza.
Teddy alzò lo guardo, e fece un mezzo sorriso. “Jamie…”
Per un attimo sembrò che tutto fosse tornato come prima, come quando, a dodici anni, gli irrompeva in camera per proporgli una partita di Quidditch o di sparaschiocco.

Ovviamente non è così…
Teddy infatti smise di sorridere immediatamente, staccandosi dalla scansia.
“Abbiamo parecchio lavoro da fare.” Iniziò, lanciando uno sguardo ai suoi vestiti. “Sei ancora in uniforme? Avresti dovuto metterti più comodo…”
“Mi scoccia cambiarmi.” Spiegò brevemente. “Che devo fare?”

“Dunque, qui c’è una lista.” Gli passò la pergamena spiegazzata. “Si tratta di trovare questi libri e metterli nei corrispondenti scatoloni.”
“Sono almeno duecento titoli…” Emise atono James. “E non mi sembra un lavoro difficile. Perché non lo fanno gli elfi?”
“Perché a molti libri è stata trasfigurata la copertina. Suppongo per evitare che venissero rubati. Alcuni di questi valgono centinaia di galeoni.”
“Oh, grandioso. E come faccio a riportarli alla loro forma originaria?”
Librum reverto¹ credo andrà bene. Se non funziona vuol dire che c’è una protezione magica, quindi ci penserò io. Dovrai metterli in questo…” Si guardò attorno. Per un attimo sembrò spaesato. James dovette ricordarsi di essere furioso con lui, per evitare di ridere della sua espressione smarrita. “Ah, ecco qua. In questo scatolone.” Lo indicò, imbarazzato.

“C’è un gran casino.” Si lasciò sfuggire, un po’ con cattiveria. Teddy arrossì leggermente, facendo una smorfia.
“Lo so. Ma vedrai che ti abituerai presto. Forza, al lavoro.”  

James annuì. Non c’era altro da dire.
Lavorarono per quello che gli sembrò un’eternità in un silenzio denso di disagio.
James si sentiva furioso, ma più che altro, frustrato.
Aveva Teddy a pochi metri, erano da soli… e non riuscivano a spiegarsi.

Una volta sarebbe bastato frignare un po’ per avere il suo perdono…
Ma che perdono! Sono io quello che deve perdonare!
Serrò le labbra, afferrando un libro e mormorando l’incantesimo. La copertina cambiò, quasi sfaldandosi tra le sue mani.
“Attento! Alcuni sono molto vecchi!” Lo rimbeccò Teddy.
“Lo so.” Ringhiò di rimando. “Non ho intenzione di rovinare i tuoi preziosi libri!”
Seguì un silenzio imbarazzato.
“James…”
Potter, perché non mi chiami per cognome come gli altri studenti, professore?” Sputò rabbioso. Era un modo per sfogarsi vile, lo sapeva.
Non gliene fregava nulla.

“Sarebbe un po’ ridicolo…” Obbiettò pacatamente Teddy. “Ti conosco da quando siamo bambini. Volevo solo dirti che alcuni di questi libri sono molto fragili, per via…”
“Oh, lo so. Hai paura che Jamie il fratellino imbranato li disintegri.”
“James, ora stai diventando ridicolo.” Replicò aspro. “Non ti avrei dato questa punizione se non sapessi che sei perfettamente in grado di trasfigurare…”
“Smettila! Smettila di essere così fottutamente ragionevole!” Sbottò il ragazzo, afferrando un altro libro e aprendolo di malagrazia.

La cosa seguente che sentì fu uno spostamento d’aria. Crollò miseramente tra una selva di scatoloni, rovesciandosi il contenuto dolorosamente addosso.
Ahi… - pensò frastornato – Ci sono momenti in cui vorrei essere un babbano. Almeno i libri non cercherebbero di uccidermi.
“James!” Sentì esclamare Teddy, prima che corresse da lui, inciampando senza troppo ritegno tra la selva dei preziosi libri millenari. Nei percorsi ad ostacoli Teddy non era mai stato particolarmente agile.

Il giovane professore si chinò su di lui. “Merlino, Jamie, stai bene?”
James fece una smorfia. “A parte avere una costola di un libro conficcata nell’osso sacro...”

Poi se ne accorse. Teddy aveva i capelli castano scuro adesso, come i suoi.
Teddy cambiava raramente colore dei capelli in un colore umano, in modo involontario.
Solo con Vic… lo prendevo sempre in giro perché le prime volte che si baciavano diventava un biondino…

“Jamie?” Lo richiamò Teddy, che ovviamente non si era reso conto di nulla. “Stai bene?”
James serrò le labbra, annuendo.
Non vuol dire niente. Non vuol dire niente. Si è preoccupato, tutto lì.
Sapeva che la cosa non avrebbe dovuto dargli speranza, né false illusioni. Ma gli riscaldò comunque il petto.
“Mi dispiace… Mi era stato assicurato che al massimo gli incantesimi protettivi ti impedivano di aprire il libro.” Teddy gli tese la mano, con un sorriso colpevole. “Niente di rotto, spero…”
James esitò. Poi l’afferrò tirandosi su.

Non voglio essere l’unico coglione destabilizzato qua, sai?
“Teddy… io ti voglio bene, lo sai?” Gli disse, a bruciapelo, fissando gli occhi nei suoi. Vide il giovane uomo battere le palpebre sorpreso, e poi sorridere schivo, ma senza distogliere lo sguardo.

È per questo che ti amo Teddy. Dannazione, non rifiuti mai gli altri.
È per questo che ti detesto… perché vorrei che accettassi solo me. E quello che provo per te.
“Anch’io te ne voglio James.” Esitò appena. “Davvero. Anche se adesso sono tuo professore, e sono tenuto a metterti in punizione.”
“Lo so. Non è per quello che ti vorrei prendere a pugni.” Tanto valeva dirla tutta, la verità, giusto? “Io non ho bevuto. Mi devi credere. A dispetto di tutto, mi devi credere. Perché a te non mentirei mai. Non su una cosa così grave.”

Ted lo guardò a lungo. Aveva ancora la mano stretta a quella di James.
Non ricordavo avesse le mani così grandi…
Alla fine, sospirò.
“Ti credo.”

“… Davvero?”
Il tono di voce di James sembrava così sollevato, così felice.
Ted si sentì una carogna a non averglielo detto prima. Anche a discapito di tutto.

“Sì. Ma ci deve essere una spiegazione, su come può essere finito quell’alcohol sui tuoi vestiti…”
James scosse la testa. “Se avessi bevuto non sarei stato così stupido da andare in giro con il rischio di addormentarmi e congelare. È vero, non sono astemio. Ma non sono neanche un cretino.” Concluse sicuro.

Ora che Teddy gli credeva avrebbe anche potuto scriverci un verbale, su quella dannata notte.
“Hai detto che c’era qualcuno…”
“Sì. Ma non so chi, non me lo ricordo… è … vuoto completo, capisci? So che c’era, ma non so chi, quando e come mi ha steso e …”
“Aspetta.” Lo fermò Ted. “Vuoto completo?”
James annuì. “Sì. Come se mi mancasse un tassello.”

Oblivion…” Sussurrò l’uomo, guardandolo come se improvvisamente gli si fosse accesa una lampadina. “Capogiro, nausea, svenimento. Eri stordito… Merlino, Jamie. Potresti essere stato obliviato!”
James aggrottò le sopracciglia. “Obliviato? Credevo che gli oblivion facessero restare rincoglioniti per giorni.”
“Dipende da chi esegue l’incantesimo. Maghi particolarmente abili sono capaci di farti dimenticare senza sostanziali effetti collaterali. Gli obliviatori del Ministero sono capaci di farti scordare anche frammenti di memoria di pochi attimi.”

“E c’è un modo per scoprire se mi hanno obliviato?”
Ted rifletté. “Beh, la magia lascia sempre tracce. E per un incantesimo, tranne che per i malefici, c’è sempre un contro-incantesimo. Nel caso dell’oblivion…”
“C’è?”
“Esserci c’è, ma è un incantesimo molto complesso che può essere eseguito solo da un mago esperto. Io stesso non conosco la formula esatta.”
“Voglio farlo!” Esclamò il ragazzo. “Se c’è una possibilità di sapere che cavolo è successo ieri l’altro sera, voglio farlo!”

Ted annuì, pensieroso. “Chiederò al preside. Chi meglio di un ex-professore di incantesimi?”
James annuì, sorridendo di rimando. “Grazie Teddy.”
“Di cosa?”
“Che sei scemo?” Sbuffò. “Di avermi creduto. Finalmente.”

Teddy inspirò: era stato un idiota. Credere a James in cui frangenti non era facile, certo.
Ma avrei dovuto farlo comunque… Avrei dovuto fermarmi, riflettere. Mi sarebbe venuto in mente.
“Mi dispiace Jamie. Avrei dovuto farlo subito…” Inspirò. “Non è facile, sai… Intendo dire, non darti fiducia, ma…”
“Essere il mio professore.” Sorrise James, stupendolo. “Ehy. Lo so. Neanche per me è una passeggiata, essere tuo studente. Non perché tu non sia un gran professore. Sei grandioso. Ti adorano tutti. Ma… tu sei Teddy, lo sai.” Gli diede un leggero pugno sulla spalla.  

Teddy ridacchiò. Litigare con James era una delle cose più spiacevoli che gli fosse mai capitata.
Ormai litigo con un ragazzo. Un gran testone, per giunta.
“Mi sforzerò di essere più comprensivo.”
“Ed io mi sforzerò di non mettermi più nei guai. O attirarli.” Fece un sorriso irriverente. “Al limite, non mi farò scoprire.”
“James…”
“Ehy, scherzavo.” Gli sorrise. Quel sorrisetto sfrontato gli era mancato. Lo registrò con imbarazzo, e un pizzico di disagio.

Non è normale essere tanto legati ad un adolescente, per giunta neanche tecnicamente mio parente…
Quando si sentì abbracciare fu peggio. James ormai era alto quanto lui, e non era un abbraccio tra ragazzino capricciosamente appiccicoso e un paziente fratello maggiore.
Ah, si è tolto quel profumo orrendo…
“Piano…” Lo redarguì ironico, per dissimulare imbarazzo. Grazie a Merlino, in quello era un asso. “Sono un fragile topo di biblioteca.”
James si staccò, con un sorrisetto che sembrava… malizioso?
“Sai? A me non sembra che tu sia fragile…” Sogghignò. “Vic non ha niente di cui lamentarsi, davvero.”
Teddy deglutì. Per l’occasione non registrò neanche il nome della sua ex, quando di solito bastava ed avanzava per gettarlo in una cupa depressione.

Si schiarì la voce, mettendo due passi di distanza tra lui e James, ed essendo assolutamente consapevole di farlo. “Meglio che vada a parlare a Vitious. Voglio sapere se è in grado di fare qualcosa.”
“Ed io?”
“Porta fuori le due scatole piene. Poi, ritieniti libero. Tra poco è ora di cena.”
Uscì piuttosto velocemente dal magazzino-aula.
James guardò la porta chiusa dentro di sé. Quella giornata era cominciata malissimo, ma era finita in trionfo.
Non solo Teddy gli aveva creduto. Dopo che l’aveva abbracciato aveva avuto i capelli rosa, all’attaccatura, per tutto il dannato tempo.

Sorrise, e prese le due scatole, fischiettando.
In fondo, a volte, basta poco per essere contenti…
 
****

Note:
1- Librum Reverto: incantesimo di mia invenzione. Prendete pure, nel caso vi serva. ;) Il latino è approssimativo, lo saccio. Ma poco da fare. Il Classico mi è scivolato addosso come acqua fresca. U_U
  
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