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Autore: terrastoria    10/11/2009    7 recensioni
- E’ l’alba – asserì Naruto dopo ore di assoluto silenzio, e Sakura sobbalzò gettando un’occhiata allarmata al giovane indiano che le sedeva accanto.
- E’ l’alba – ripetè meccanicamente questi. Nient’altro. Se non uno sguardo pieno di speranza lanciato ai suoi due migliori amici.
- E’ l’alba – sussurrò Sakura e continuò a sussurrarlo intonando un canto. Appoggiò la testa sulla spalla di Sasuke, Naruto dall’altra parte dell’Uchiha fece altrettanto.
- E’ l’alba e noi siamo con te – cantarono all’unisono.
(Team 7) (Sfondo un po' SasuSaku)
Fan fic in cinque capitoli in tutto (tutti già pronti), ambientata tra Riserve, Realtà e Orrore.
Spero vi abbia incuriosito ^^
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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1

Ultimo capitolo.

Buona Lettura :)

Epilogo.

 

1

 

- E’ l’alba e noi siamo con te –

Era un canto familiare quello che risuonava per le mura dell’appartamento dell’Uchiha.

Itachi lo poteva udire chiaramente, e riusciva a distinguerne pure le voci, nonostante fossero passati molti anni dall’ultima volta in cui le aveva sentite. E quella volta erano voci di bambini.

Sasuke si trovava sul letto della camera che condivideva con suo fratello, stretto tra Naruto e Sakura.

Si era concentrato a tal punto su quel canto che finalmente era riuscito a non pensare a null’altro che non fosse il canto stesso. La paura se ne era un po’ andata.

Una calma pazzesca aveva invaso le sue membra, sognava di non doversi mai smuovere di lì, separarsi da quel canto e da quei due cantori indiani.

- E’ l’alba e noi siamo con te –

Man mano che passava il tempo le voci si facevano più forti e nitide, come se qualcuno avesse dato loro dei microfoni.

Risuonavano ovunque.

Ora echeggiavano.

- E’ l’alba e noi siamo con te –

Itachi cominciò a provare panico. Si erano fatte troppo insistenti, le voci. E lo escludevano, o meglio, non se ne sentiva parte. Si tappò le orecchie e aspettò che tutto fosse finito.

- E’ l’alba e noi siamo con te –

Davanti ai suoi occhi apparve il volto rugoso di un vecchio. Itachi pensò che allora di lì a poco tutto sarebbe finito veramente. Ma il canto risuonava ancora. Itachi Non aveva ancora superato il confine.

Si sentì prendere le mani e spingere su.

- E’ l’alba e noi siamo con te –

Sasuke vide chiaramente i volti di Sakura e Naruto. Erano belli. Le loro labbra si muovevano per intonare quel canto. Chiese loro con lo sguardo se fosse tutto finito.

Sakura annuì mentre gli prendeva la mano sinistra.

Naruto sorrise mentre gli prendeva l’altra mano.

 

2

 

Naruto raccontò la storia per la terza volta, aggiungendoci nuovi particolari per renderla più avvincente e sempre meno realistica.

Sakura si limitava ad annuire e a stargli accanto sul divano, premendo delicatamente il suo corpo su corpo dell’Uchiha.

Quella terza volta Sasuke credette un po’ di più, e si sentì ancor più sciocco. Imbarazzato – ma senza darlo a vedere – cercò di vedersi lasciare l’appartamento di Itachi Uchiha, cercò di vedere il volto del fratello e di risentire il canto.

Non ci riuscì. Invece vedeva il vecchio, quel vecchio dell’amnesia.

- Davvero non cantavate? – chiese Sasuke per la terza volta.

- Uff no! – esclamò Naruto sbuffando infastidito (fintamente) e gli diede un botto sulla spalla.

- Non importunarlo! – squillò Sakura e a sua volta diede un pugno in testa al biondo.

Sasuke alzò le spalle. Era come se non avesse vissuto quell’ultima parte della sua vita. La salvezza. Non la rimembrava proprio.

Però lo era. Era inspiegabilmente a casa.

- E Itachi? – bisbigliò.

Percepì sia Sakura che Naruto irrigidirsi nettamente, scambiarsi occhiate complici e forse allarmate.

Li lasciò fare. Tanto lui non era molto più arrabbiato di prima, prima di lasciare la città. Forse non era più nemmeno arrabbiato come prima.

Piuttosto se la prendeva con quella parte di lui che stava cedendo. La parte debole.

Un indiano poteva perdonare? Dipende se erano creature del suo stesso sangue.

- Te l’abbiamo detto, ci ha chiesto di ritornare subito alla Riserva. E’ rimasto in compagnia di quel vecchio – dissero i due all’unisono.

Sasuke sospirò. Ancora una volta Itachi Uchiha era riuscito a toglierlo dai piedi. A rimanere solo. A far rimanere soli entrambi. L’aveva scampata bella. Poteva ancora respirare, anche se l’aria spenta della città non era granchè.

Era proprio un dannato bastardo. Un indiano bastardo.

Esistevano gli indiani così? Sakura avrebbe risposto sì, Naruto no. Lui avrebbe dovuto dar ragione alla ragazza.

- Ok, finito. Non vi chiederò di ripetere più nulla – proclamò Sasuke e accennò ad alzarsi dal divano.

I due lo imitarono. Non più un momento di solitudine giammai.

Sorrise.

- Io devo andare ora. Posso? – domandò Naruto, implorando inutilmente un consenso. Come se Sasuke fosse suo padre.

Delle volte l’Uchiha avrebbe voluto davvero prenderlo a botte.

- Va dove cazzo ti pare. Basta che vai – lo liquidò Sasuke e lo fulminò con lo sguardo fino a che non fu uscito dalla sua visuale.

Rimase Sakura.

- Devi andare anche tu? – le chiese freddamente; ma lei non fu irritata dalla domanda, anzi. Rispose con una strana e buffissima enfasi:

- No! Io rimango qui. Con te

Improvvisamente Sasuke rivide la Sakura del passato, quella che un bel pomeriggio si era presentata sull’uscio di casa Uchiha stretta ad un cuscino, quella dalle labbra e le guance rosse.

Pensò che all’epoca avevano lasciato in sospeso qualcosa che mai avevano potuto né voluto davvero riprendere. Pensò che, per quella vita di merda che tutti lì avevano, tante cose venivano lasciate in sospeso, altre nemmeno prese in considerazione.

Un bagliore gli accese gli occhi. Sakura se ne accorse e tremò.

- Bene – disse Sasuke, fissandola dall’alto in basso, fissando tutto ciò che lei era, fissando le sue labbra.

- Bene – ripetè Sakura.

Entrambi sentirono che non potevano resistere davvero più.

Avevano ventidue anni. Avevano lasciato passare troppo tempo in sospeso. Del tempo loro.

E entrambi ringraziarono Naruto.

 

Due e mezzo

 

…è arrivato il momento – dichiarò Sasuke dentro , dopo di che la mente resettò ogni pensiero. Lasciò spazio unicamente alle sensazioni. Una volta tanto.

 

Sakura non era mai stata tanto felice in vita sua. E dire felice, da quelle parti, poteva risultare un dissonante eufemismo. Ma lei lo era sul serio, perché finalmente era riuscita a non farsi coinvolgere da nient’altro che non fosse l’uomo che in quel momento la stava possedendo.

All’inizio l’imbarazzo era stato molto, mentre egli la spogliava senza esitazioni, visibilmente impaziente eppure assurdamente delicato.

Sakura poteva giurare di aver visto l’imbarazzo pure nel volto pallido (non più molto) di Sasuke, quando si erano resi conto di essere finiti sul letto dell’Uchiha, nudi.

Il buio aveva avuto la sua fondamentale parte, nel cancellare l’imbarazzo dal corpo in abbandono di lei.

Sasuke aveva sempre odiato e amato il buio. Da una parte l’oscurità era sempre stata un rifugio dove poter chiudere gli occhi, dall’altra un luogo pieno di ricordi e fantasmi.

Ma ora era tutto un po’ diverso. Il buio era servito anche a lui.

Sakura aveva cominciato a cantare, dapprima troppo ad alta voce, quando aveva percepito Sasuke dentro .

E continuava a cantare dolcemente e melanconicamente, abbracciata a Sasuke Uchiha.

Lui non si era lamentato. A lui non dispiaceva quel canto.

Sakura, prima di addormentarsi esausta ma appagata affianco all’uomo di tutta la sua vita, credette di averlo sentito cantare. Una sola strofa. Quella strofa.

- E’ l’alba e noi siamo con te – ma modificata.

- Verrà l’alba e io sarò con te – non era un sogno. E anche se lo fosse stato, poco male: sarebbe entrato nella storia come il miglior sogno mai fatto.

Fatto sta che al mattino Sasuke non era sparito di nuovo. Lo trovò seduto sull’uscio di casa, a cogliere la brezza del mattino.

Inginocchiandosi Sakura gli circondò il collo con le braccia.

Sasuke la lasciò fare. Dopo di che parlò e la fece nuovamente felice.

- Auguri, Sakura -

Sasuke e Sakura inevitabilmente pensarono che anche a loro, ogni tanto, era concessa qualche felicità.

Era difficile non illudersi un po’.

Anche per Sasuke Uchiha.

 

L’illusione è parte dell’essere uomini.

 

3

 

Un furgoncino. Due uomini. Un vento di un qualche cambiamento, seppur piccolo.

Naruto scorse questo quando mise piede nel vialetto di casa Uchiha.

Non servì neanche che verificasse di persona per capire chi fosse arrivato a fari visita al suo migliore amico.

Sorrise al pensiero di quel vecchio con assurde amnesie. (Non credeva mica alla storia delle amnesie) e gonfiò il petto al pensiero dell’altro ospite.

Una certa diffidenza intrinseca gli indurì i lineamenti ben marcati del volto. Poi, però, quando i suoi occhi azzurri si fissarono in un paio neri, nerissimi e tanto, tanto profondi, ogni durezza scemò.

La parte buona e positiva del suo carattere prese il sopravvento.

Con le sue speranze Naruto riusciva sempre a tirare dalla sua tutti, persino Sasuke Uchiha.
Con le sue speranze e il suo dannato umorismo riusciva sempre ad aprire una strada, una strada qualunque nella vita, anche nelle esistenze più lacerate.

Riusciva sempre ad incastrarlo, Sasuke. Con quel dannato ottimismo che si ritrovava.

Sasuke odiava Naruto. Perché Naruto gli cacciava nella testa delle dannate illusioni. Il biondo ne era conscio, ma non per questo smetteva di sperare.

Pure quando entrò a casa Uchiha e trovò Sakura e Sasuke, vicini, intenti ad accogliere e scrutare i due nuovi arrivati si sentì invadere da una bella sensazione positiva.

Ogni cosa può ricominciare, cazzo! Si disse mentre balzò dal gruppo e cominciò a smuovere l’atmosfera. Attaccò a salutare, parlare e sorridere caloroso e deciso.

Il vecchio lo seguì subito, da giovane doveva esser stato della stessa pasta di Naruto. Buono e rompipalle.

I due si misero a parlare concitatamente, dirigendosi nel piccolo salotto. Sakura si unì a loro, lasciando così Sasuke solo con Itachi sull’uscio di casa.

Toccava a lui, ancora una volta.

Naruto e Sakura potevano entrare fino ad un certo punto nella vita degli Uchiha; ma toccava a loro risolverla, risolversi. Quantunque questo risultasse difficile.

- Ciao – disse Itachi, un filo di voce e gli occhi tanto, tanto stanchi.

- Ciao – ripetè Sasuke, esausto.

- Vuoi che…? – Itachi lasciò sfumare la domanda, portò lo sguardo oltre le spalle di Sasuke, verso l’interno dell’abitazione.

Sasuke chiuse gli occhi. Per la prima volta dopo troppo, troppo tempo osservò suo fratello senza alcuna barriera. Semplicemente.

Itachi era un indiano alto, fiero, scuro fino all’osso. Aveva ereditato l’aspetto e la fierezza degli antichi eroi indiani. I pellerossa veri. Dal presente aveva ereditato per forza di cose le occhiaie, i muscoli del volto tirati, la magrezza, la tristezza dello sguardo.

Sasuke si rivide in quella nitida immagine d’uomo che aveva di fronte. Solo che si sentiva messo peggio, molto peggio di Itachi.

Gli indiani potevano rinascere?

Non se la sentì proprio di chiudere la porta in faccia all’altro sé stesso che aveva di fronte. Perciò si tirò in parte, gli lasciò lo spazio per passare.

- Non ti occuperò la vita, Sas’ke. Me ne starò con te un po’, per sentirmi meno solo e colpevole – disse Itachi, e non riuscì proprio a nascondere un velo di emozione, mentre procedeva in avanti e passava accanto a suo fratello.

Dopo dieci lunghissimi anni fu a casa propria.

Lo percepì dall’odore. Era sempre quello, di incenso e cannella. Si era impregnato nelle mura, nei mobili, nel pavimento. In Sasuke, in sé stesso.

- Di certo non ti obbligherò a restare – Sasuke parlò duramente, ma alle spalle di Itachi sul volto pallido apparve un’espressione diversa dalle solite, un’espressione del passato che poco aveva a che fare con la rigidità. Durò poco, ma durò.

Anche se Itachi non potè vederla perché di spalle la avvertì ugualmente. La percepì nell’aria. Sì, l’atmosfera si era fatta più libera, meno densa. Di poco, certo, ma s’era alleggerita.

Itachi si lasciò inglobare da casa Uchiha.

Sasuke attese un po’, solo e pensoso sull’uscio di casa.

Guardò la notte, guardò quel cimitero di morte, guardò l’orizzonte: era vasto, era puro.

…un’illusione, cazzo. – realizzò.

Ovviamente tutta la sera maledì mentalmente Naruto, riprendendolo per qualsiasi cosa facesse. E lo maledì pure i giorni a seguire, perché la gola non gli bruciò più, Itachi non si rivelò una presenza così pesante, Sakura continuò a essere quella di sempre (quella notte non le aveva dato alla testa).

Si aveva questa piccola ma sincera consapevolezza in quel mondo di perdizione.

C’erano tutte le premesse per qualcosa di buono.

Ma nemmeno Vecchia Saggia, che gioiva in silenzio in cima alla collina, poteva averne la certezza. Non l’avrebbe mai avuta nessuno.

Forse tutto ciò sarebbe durato ancora poco, forse non sarebbe finito mai.

 

 

 

«E’ l’alba e noi siamo con te»

[Sakura e Naruto]

 

 

Fin

 

 

 

Bè…è stato in qualche modo bellissimo scrivere questa fan fic.

Mi ha coinvolta tantissimo, fin troppo forse.

Ne sono affezionata, anzi, proprio affezionatissima.

Spero che un po’ ve ne siate affezionati anche voi…

 

La fine è sospesa, ma come poteva essere altrimenti? Nella vita reale, in quelle situazioni lì, ogni fine apparente è sospesa. Non c’è il vero lieto fine, né il lieto fine definitivo. Certo, c’è la speranza. Quella, finchè siamo umani, non mancherà mai (a mio avviso).

E’ stato assieme difficile e appagante assumere per la maggior parte del tempo il punto di vista di Sasuke. Mi auguro di essere riuscita a mantenerlo sufficientemente IC.

E per quanto riguarda gli accenni SasuSaku…in quest’ultimo capitolo ho semplicemente soddisfatto la mia sete di SasuSaku, non potevo fare altrimenti. ;)

 

Un ultimo e sentito grazie a tutti coloro che hanno seguito la fan fic, che leggeranno quest’ultima parte, e/o la recensiranno, e a coloro che magari decideranno pure di aggiungere la storia tra i preferiti e/o le seguite. <3

Ripeto, voi lettori/recensori siete importantissimi al fine dell’autostima di chi scrive.

 

Vi saluto affettuosamente, gente.

Alla prossima, chissà se, dove e quando,

 

terrastoria

   
 
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