Ultimo
capitolo.
Buona Lettura :)
Epilogo.
1
- E’
l’alba e noi siamo con te –
Era un canto familiare quello che risuonava
per le mura dell’appartamento dell’Uchiha.
Itachi lo poteva udire chiaramente, e riusciva
a distinguerne pure le voci, nonostante fossero passati molti anni
dall’ultima volta in cui le aveva sentite. E quella volta erano voci di
bambini.
Sasuke
si trovava sul letto della camera che condivideva con suo fratello, stretto tra
Naruto e Sakura.
Si era concentrato a tal punto su quel canto che
finalmente era riuscito a non pensare a null’altro che non fosse il canto
stesso. La paura se ne era un po’ andata.
Una calma pazzesca aveva invaso le sue membra,
sognava di non doversi mai smuovere di lì, separarsi da quel canto e da
quei due cantori indiani.
- E’
l’alba e noi siamo con te –
Man mano che passava il tempo le voci si
facevano più forti e nitide, come se qualcuno avesse dato loro dei
microfoni.
Risuonavano ovunque.
Ora echeggiavano.
- E’
l’alba e noi siamo con te –
Itachi cominciò a provare panico. Si
erano fatte troppo insistenti, le voci. E lo escludevano, o meglio, non se ne
sentiva parte. Si tappò le orecchie e aspettò che tutto fosse
finito.
- E’
l’alba e noi siamo con te –
Davanti ai suoi occhi apparve il volto rugoso
di un vecchio. Itachi pensò che allora di lì a poco tutto sarebbe
finito veramente. Ma il canto risuonava ancora. Itachi Non aveva ancora
superato il confine.
Si sentì prendere le mani e spingere
su.
- E’
l’alba e noi siamo con te –
Sasuke vide chiaramente i volti di Sakura e
Naruto. Erano belli. Le loro labbra si muovevano per intonare quel canto. Chiese
loro con lo sguardo se fosse tutto finito.
Sakura annuì mentre
gli prendeva la mano sinistra.
Naruto sorrise mentre gli prendeva
l’altra mano.
2
Naruto raccontò la storia per la terza
volta, aggiungendoci nuovi particolari per renderla più avvincente e
sempre meno realistica.
Sakura si limitava ad annuire e a stargli
accanto sul divano, premendo delicatamente il suo corpo su corpo
dell’Uchiha.
Quella terza volta Sasuke credette un
po’ di più, e si sentì ancor più sciocco.
Imbarazzato – ma senza darlo a vedere – cercò di vedersi
lasciare l’appartamento di Itachi Uchiha, cercò di vedere il volto
del fratello e di risentire il canto.
Non ci riuscì. Invece vedeva il vecchio,
quel vecchio dell’amnesia.
- Davvero non cantavate? – chiese Sasuke
per la terza volta.
- Uff no! –
esclamò Naruto sbuffando infastidito (fintamente) e gli diede un botto
sulla spalla.
- Non importunarlo! – squillò
Sakura e a sua volta diede un pugno in testa al biondo.
Sasuke alzò le spalle. Era come se non
avesse vissuto quell’ultima parte della sua vita. La salvezza. Non la rimembrava proprio.
Però lo era. Era inspiegabilmente a casa.
- E Itachi? – bisbigliò.
Percepì sia
Sakura che Naruto irrigidirsi nettamente, scambiarsi occhiate complici e forse
allarmate.
Li lasciò fare. Tanto lui non era molto
più arrabbiato di prima, prima di lasciare la città. Forse non
era più nemmeno arrabbiato come prima.
Piuttosto se la prendeva con quella parte di
lui che stava cedendo. La parte debole.
Un indiano poteva perdonare? Dipende se erano
creature del suo stesso sangue.
- Te l’abbiamo detto, ci ha chiesto di
ritornare subito alla Riserva. E’ rimasto in compagnia di quel vecchio
– dissero i due all’unisono.
Sasuke sospirò. Ancora una volta Itachi
Uchiha era riuscito a toglierlo dai piedi. A rimanere solo. A far rimanere soli entrambi.
L’aveva scampata bella. Poteva ancora respirare, anche se l’aria
spenta della città non era granchè.
Era proprio un dannato bastardo. Un indiano
bastardo.
Esistevano gli indiani così? Sakura
avrebbe risposto sì, Naruto no. Lui avrebbe dovuto dar ragione alla
ragazza.
- Ok, finito. Non vi chiederò di
ripetere più nulla – proclamò Sasuke e accennò ad
alzarsi dal divano.
I due lo imitarono. Non più un momento di solitudine giammai.
Sorrise.
- Io devo andare ora. Posso? –
domandò Naruto, implorando inutilmente un consenso. Come se Sasuke fosse
suo padre.
Delle volte l’Uchiha avrebbe voluto
davvero prenderlo a botte.
- Va dove cazzo ti pare. Basta che vai –
lo liquidò Sasuke e lo fulminò con lo sguardo fino a che non fu
uscito dalla sua visuale.
Rimase Sakura.
- Devi andare anche tu? – le chiese
freddamente; ma lei non fu irritata dalla domanda, anzi. Rispose con una strana
e buffissima enfasi:
- No! Io rimango qui. Con te –
Improvvisamente Sasuke rivide
Pensò che all’epoca avevano
lasciato in sospeso qualcosa che mai avevano potuto né voluto davvero riprendere. Pensò
che, per quella vita di merda che tutti lì avevano, tante cose venivano
lasciate in sospeso, altre nemmeno prese in considerazione.
Un bagliore gli accese gli occhi. Sakura se ne
accorse e tremò.
- Bene
– disse Sasuke, fissandola dall’alto in basso, fissando tutto
ciò che lei era, fissando le sue labbra.
- Bene – ripetè Sakura.
Entrambi sentirono che non potevano resistere
davvero più.
Avevano ventidue anni. Avevano lasciato
passare troppo tempo in sospeso. Del
tempo loro.
E entrambi ringraziarono Naruto.
Due e mezzo
…è arrivato il momento –
dichiarò Sasuke dentro sé, dopo di che
la mente resettò ogni pensiero. Lasciò spazio unicamente alle
sensazioni. Una volta tanto.
Sakura non era mai stata tanto felice in vita
sua. E dire felice, da quelle parti,
poteva risultare un dissonante eufemismo. Ma lei lo era sul serio,
perché finalmente era riuscita a non farsi coinvolgere da
nient’altro che non fosse l’uomo che in quel momento la stava
possedendo.
All’inizio l’imbarazzo era stato
molto, mentre egli la spogliava senza esitazioni, visibilmente impaziente
eppure assurdamente delicato.
Sakura poteva giurare di aver visto
l’imbarazzo pure nel volto pallido (non più molto) di Sasuke,
quando si erano resi conto di essere finiti sul letto dell’Uchiha, nudi.
Il buio aveva avuto la sua fondamentale parte,
nel cancellare l’imbarazzo dal corpo in abbandono di lei.
Sasuke aveva sempre odiato e amato il buio. Da
una parte l’oscurità era sempre stata un rifugio dove poter
chiudere gli occhi, dall’altra un luogo pieno di ricordi e fantasmi.
Ma ora era tutto un po’ diverso. Il buio
era servito anche a lui.
Sakura aveva cominciato a cantare, dapprima
troppo ad alta voce, quando aveva percepito Sasuke dentro sé.
E continuava a cantare dolcemente e
melanconicamente, abbracciata a Sasuke Uchiha.
Lui non si era lamentato. A lui non dispiaceva
quel canto.
Sakura, prima di addormentarsi esausta ma
appagata affianco all’uomo di tutta la sua vita, credette di averlo
sentito cantare. Una sola strofa. Quella
strofa.
- E’
l’alba e noi siamo con te – ma modificata.
- Verrà
l’alba e io sarò con te – non era un sogno. E anche se
lo fosse stato, poco male: sarebbe entrato nella storia come il miglior sogno
mai fatto.
Fatto sta che al
mattino Sasuke non era sparito di nuovo. Lo trovò seduto
sull’uscio di casa, a cogliere la brezza del mattino.
Inginocchiandosi Sakura gli circondò il
collo con le braccia.
Sasuke la lasciò fare. Dopo di che
parlò e la fece nuovamente felice.
- Auguri, Sakura -
Sasuke e Sakura inevitabilmente pensarono che
anche a loro, ogni tanto, era concessa qualche
felicità.
Era difficile non illudersi un po’.
Anche per Sasuke Uchiha.
L’illusione
è parte dell’essere uomini.
3
Un furgoncino. Due uomini. Un vento di un
qualche cambiamento, seppur piccolo.
Naruto scorse questo quando mise piede nel
vialetto di casa Uchiha.
Non servì neanche che verificasse di persona per capire chi fosse arrivato a fari
visita al suo migliore amico.
Sorrise al pensiero di quel vecchio con
assurde amnesie. (Non credeva mica alla storia delle
amnesie) e gonfiò il petto al pensiero dell’altro ospite.
Una certa diffidenza intrinseca gli
indurì i lineamenti ben marcati del volto. Poi, però, quando i
suoi occhi azzurri si fissarono in un paio neri, nerissimi e tanto, tanto
profondi, ogni durezza scemò.
La parte buona e positiva del suo carattere
prese il sopravvento.
Con le sue speranze Naruto riusciva sempre a
tirare dalla sua tutti, persino Sasuke Uchiha.
Con le sue speranze e il suo dannato umorismo riusciva sempre ad aprire una
strada, una strada qualunque nella vita, anche nelle esistenze più
lacerate.
Riusciva sempre ad incastrarlo, Sasuke. Con
quel dannato ottimismo che si ritrovava.
Sasuke odiava Naruto. Perché Naruto gli
cacciava nella testa delle dannate illusioni. Il biondo ne era conscio, ma non
per questo smetteva di sperare.
Pure quando entrò a casa Uchiha e
trovò Sakura e Sasuke, vicini,
intenti ad accogliere e scrutare i due nuovi arrivati si sentì invadere
da una bella sensazione positiva.
Ogni
cosa può ricominciare, cazzo! Si disse mentre
balzò dal gruppo e cominciò a smuovere l’atmosfera.
Attaccò a salutare, parlare e sorridere caloroso e deciso.
Il vecchio lo seguì subito, da giovane
doveva esser stato della stessa pasta di Naruto. Buono e rompipalle.
I due si misero a parlare concitatamente,
dirigendosi nel piccolo salotto. Sakura si unì a loro, lasciando
così Sasuke solo con Itachi sull’uscio di casa.
Toccava a lui, ancora una volta.
Naruto e Sakura potevano entrare fino ad un
certo punto nella vita degli Uchiha; ma toccava a loro risolverla, risolversi. Quantunque questo risultasse
difficile.
- Ciao – disse Itachi, un filo di voce e
gli occhi tanto, tanto stanchi.
- Ciao – ripetè Sasuke, esausto.
- Vuoi che…? – Itachi
lasciò sfumare la domanda, portò lo sguardo oltre le spalle di
Sasuke, verso l’interno dell’abitazione.
Sasuke chiuse gli occhi. Per la prima volta
dopo troppo, troppo tempo osservò suo fratello senza alcuna barriera.
Semplicemente.
Itachi era un indiano alto, fiero, scuro fino
all’osso. Aveva ereditato l’aspetto e la fierezza degli antichi
eroi indiani. I pellerossa veri. Dal
presente aveva ereditato per forza di cose le occhiaie, i muscoli del volto
tirati, la magrezza, la tristezza dello sguardo.
Sasuke si rivide in quella nitida immagine
d’uomo che aveva di fronte. Solo che si sentiva messo peggio, molto
peggio di Itachi.
Gli indiani potevano rinascere?
Non se la sentì proprio di chiudere la
porta in faccia all’altro sé stesso che aveva di fronte.
Perciò si tirò in parte, gli lasciò lo spazio per passare.
- Non ti occuperò la vita,
Sas’ke. Me ne starò con te un po’, per sentirmi meno solo e
colpevole – disse Itachi, e non riuscì proprio a nascondere un
velo di emozione, mentre procedeva in avanti e passava accanto a suo fratello.
Dopo dieci lunghissimi anni fu a casa propria.
Lo percepì dall’odore. Era sempre
quello, di incenso e cannella. Si era impregnato nelle mura, nei mobili, nel
pavimento. In Sasuke, in sé
stesso.
- Di certo non ti obbligherò a restare
– Sasuke parlò duramente, ma alle spalle di Itachi sul volto
pallido apparve un’espressione diversa dalle solite, un’espressione
del passato che poco aveva a che fare con la rigidità. Durò poco,
ma durò.
Anche se Itachi non potè vederla
perché di spalle la avvertì
ugualmente. La percepì nell’aria. Sì, l’atmosfera si
era fatta più libera, meno densa. Di poco, certo, ma s’era
alleggerita.
Itachi si lasciò inglobare da casa
Uchiha.
Sasuke attese un po’, solo e pensoso
sull’uscio di casa.
Guardò la notte, guardò quel
cimitero di morte, guardò l’orizzonte: era vasto, era puro.
…un’illusione, cazzo. –
realizzò.
Ovviamente tutta la sera maledì
mentalmente Naruto, riprendendolo per qualsiasi cosa facesse. E lo
maledì pure i giorni a seguire, perché la gola non gli
bruciò più, Itachi non si rivelò una presenza così
pesante, Sakura continuò a essere quella di sempre (quella notte non le
aveva dato alla testa).
Si aveva questa piccola ma sincera
consapevolezza in quel mondo di perdizione.
C’erano
tutte le premesse per qualcosa di buono.
Ma nemmeno Vecchia Saggia, che gioiva in
silenzio in cima alla collina, poteva averne la certezza. Non l’avrebbe
mai avuta nessuno.
Forse tutto ciò sarebbe durato ancora
poco, forse non sarebbe finito mai.
«E’ l’alba e noi siamo con
te»
[Sakura e Naruto]
Fin
Bè…è stato in qualche modo
bellissimo scrivere questa fan fic.
Mi ha coinvolta tantissimo, fin troppo forse.
Ne sono affezionata, anzi, proprio affezionatissima.
Spero che un po’ ve ne siate affezionati
anche voi…
La fine è sospesa, ma come poteva
essere altrimenti? Nella vita reale, in quelle
situazioni lì, ogni fine apparente è sospesa. Non
c’è il vero lieto fine, né il lieto fine definitivo. Certo, c’è la
speranza. Quella, finchè siamo umani,
non mancherà mai (a mio avviso).
E’ stato assieme difficile e appagante
assumere per la maggior parte del tempo il punto di vista di Sasuke. Mi auguro
di essere riuscita a mantenerlo sufficientemente IC.
E per quanto riguarda gli accenni
SasuSaku…in quest’ultimo capitolo ho semplicemente soddisfatto la
mia sete di SasuSaku, non potevo fare altrimenti. ;)
Un ultimo e sentito grazie a tutti coloro che hanno seguito la fan
fic, che leggeranno quest’ultima parte, e/o la recensiranno, e a coloro
che magari decideranno pure di aggiungere la storia tra i preferiti e/o le
seguite. <3
Ripeto, voi lettori/recensori siete
importantissimi al fine dell’autostima di chi scrive.
Vi saluto affettuosamente, gente.
Alla prossima, chissà se, dove e
quando,
terrastoria