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Autore: Hi Ban    11/11/2009    1 recensioni
Si rigirò nuovamente quella foto tra le mani, quasi a volerne percepire il significato intrinseco, o a voler far scomparire i soggetti immortalati. Quella stessa immagine che stava torturando da ore, scattata da lei stessa, in quel freddo pomeriggio, quando aveva trovato la prova. La verifica che ciò che temeva era vero. Erano settimane che sospettava ci fosse qualcosa sotto, che tutti i suoi sforzi di farsi notare da lui fossero resi vani da lei. Perché lei era sempre meglio, aveva sempre di più, era sempre più lei.
Genere: Dark, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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She was only an obstacole


Si rigirò nuovamente quella foto tra le mani, quasi a volerne percepire il significato intrinseco, o a voler far scomparire i soggetti immortalati. Quella stessa immagine che stava torturando da ore, scattata da lei stessa, in quel freddo pomeriggio, quando aveva trovato la prova. La verifica che ciò che temeva era vero. Erano settimane che sospettava ci fosse qualcosa sotto, che tutti i suoi sforzi di farsi notare da lui fossero resi vani da lei. Perché lei era sempre meglio, aveva sempre di più, era sempre più lei.
Ripensandoci, strinse più potentemente tra le piccole dite la foto, imponendosi di non piangere. I corti capelli rosa erano scossi da tremiti, così come tutto il corpo sotto la potenza dei singhiozzi. Lei non poteva permettere che andasse così. Non doveva finire così. Avrebbe fermato lei quella situazione che, a suo parere, stava davvero degenerando. Nessuno pensava a lei? A come soffrisse? Ovviamente no. Come poteva incolpare lui, però, se non ricambiava i suoi sentimenti? Non era colpa sua, ma di lei, di quell’odiosa strega che non faceva altro che rovinarle la vita.
Posò la foto, quasi ridotta a brandelli, reduce della tortura di Sakura che aveva esternato il dolore su di essa. Prese un respiro profondo, tentando di calmarsi, per vedere la situazione con chiarezza. Dopo averci riflettuto arrivò alla conclusione che vi era un solo modo per mettere fine a quel suo inferno personale, che la stava logorando. Aveva sempre aspettato paziente che si accorgesse di lei, sopportando tutte le volte che li vedeva insieme, in silenzio. Quella volta, però, la cosa non era sopportabile.
Avrebbe fatto ciò che era da fare, sicura che sarebbe stata la cosa migliore per tutti. Si asciugò gli occhi, nascondendo alla bene e meglio le tracce del precedente pianto e scese di sotto, come se nulla fosse.
Intanto, la foto che ritraeva Sasuke e Ino al parco giaceva incustodita sul letto, succube della brezza leggere che entrava dalla finestra e inconsapevole complice del piano di Sakura.

***

“Tu non puoi entrare qui!”
Sasuke Uchiha stava tornando a casa, subito dopo un appuntamento con Ino, quando si era ricordato di avere il suo cellulare in tasca. Si maledisse per aver accettato la richiesta della Yamanaka di tenerglielo in tasca, poiché lei ne era sprovvista. Ora sarebbe dovuto tornare indietro, facendo molta più strada di quella che gli mancava per tornare a casa. Sbuffando, era ritornato dai suoi passi e per poco non veniva investito da una volante della polizia che si dirigeva verso il quartiere che era la sua meta.
Incuriosito la seguì, tanto dovevano fare la stessa strada.
Accelerò il passo fino a corre quando si rese conto che diverse auto della polizia e un’ambulanza erano ferme davanti alla casa della Yamanaka. Che fosse successo qualcosa era scontato, ma cosa non lo sapeva.
Tentò di scavalcare il nastro giallo che delimitava la zona, per controllare cosa fosse successo alla sua fidanzata.
Metterla in quei termini, solitamente, per lui, era abbastanza problematico, ma quella volta non ci fece nemmeno caso. Era inquieto, anche troppo per i suoi gusti. La sua frenetica corsa verso l’interno fu bloccata dall’uomo che lo aveva afferrato per le spalle, impedendogli di andare oltre. Tentò di protestare, mantenendo sempre la calma, perlomeno interiore, ma con scarsi risultati.
Fiero di sé stesso per aver bloccato il ragazzo, il poliziotto tentò di accompagnarlo all’esterno del nastro, ma dei paramedici passarono loro di fianco trascinando una barella. Sasuke non ci mise troppo per intuire che nascosto sotto al nylon grigio chiaro vi fosse un cadavere, ma perse un battito quando vide uscire da lì sotto una ciocca di capelli biondi. I suoi. In quel momento aveva voglia di urlare, ma mantenne la solita aria impassibile, non mostrando i propri sentimenti. Il cellulare che teneva in mano, che doveva riportare alla sua ragazza e che lo aveva portato lì, cadde a terra con un tonfo sordo. Lui non se ne accorse neanche. Seguì con lo sguardo i medici portare via il suo corpo, non accorgendosi che il poliziotto lo trascinava dalla parte opposta. Non si accorse più di niente.
“Ino...”

***

Era passato quasi un mese dalla sua morte e Sasuke non si era ripreso. Dinnanzi ai suoi famigliari e ai suoi amici sì, era il Sasuke di sempre. Sentiva gli studenti nei corridoi definirlo insensibile, ma non sapevano che dentro Sasuke niente era apposto, niente era tornato alla normalità. Non passava giorno in cui la madre gli chiedesse se stesse bene e lui rispondeva di sì, ma non lo pensava affatto. La cosa non aveva il minimo senso, per nessuno. I genitori erano distrutti dalla perdita e erano stati costretti a cambiare casa: la signora Yamanaka non riusciva più a vivere in quella. Il solo pensiero che lì fosse stata uccisa la loro unica figlia le faceva versare più lacrime ogni volta.
La polizia non aveva fatto passi avanti, non aveva la più pallida idea di chi potesse averla uccisa.
Era anche stato chiamato in centrale, nelle vesti del suo ragazzo. Dovevano sapere se aveva dei nemici o le solite cavolate, come lui le definiva. Restava il punto che lei non aveva nemici, niente di niente.
La costante compagnia dell’Haruno, poi, non poteva che innervosirlo di più, spingendolo maggiormente verso il più totale mutismo. Non capiva il comportamento di quest’ultima, lo riteneva strano e inappropriato. Ino, fino a prova contraria, era sempre stata la sua migliore amica e avrebbe dovuto dimostrarsi addolorata per la sua perdita, ma sembrava vagamente il contrario. Mentre non fingeva nemmeno di ascoltarla, ricordò il giorno del funerale di Ino.
Lui si era seduto in seconda file, poiché la prima era riservata ai parenti stretti e naturalmente Sakura gli aveva offerto la sua compagnia. Non scoraggiata dal secco ’no’ di lui, si era seduta lo stesso. Per tutta la cerimonia aveva mantenuto un espressione triste, adatta a quel frangente e non seppe dire se fingeva o fosse seria.
Nel momento in cui il prete aveva fatto esplicitamente riferimento alla morte della Yamanaka, la madre non era riuscita a trattenere le lacrime, consolata poi da Inoichi, mentre sul volto dell’Haruno era comparso un sorriso. Inquietante, che era quasi riuscito a far venire i brividi anche a lui. Il sorriso di una pazza, ecco qual’era la migliore descrizione. Comparve solo per un attimo, ma tormentò l’Uchiha fino alla fine della cerimonia e anche oltre.

***

Lei lo vedeva che Sasuke era triste, anche se non lo dava a vedere. Non era giusto, però. Avrebbe fatto di tutto per farlo tornare felice, iniziando a offrirgli la sua compagnia, sapendo essere giudiziosa lasciandolo solo quando ne aveva bisogno. Sakura non era come gli altri, lei capiva ciò che provava perché lo conosceva bene, non come Ino.
Anche lei era un po’ triste, ma niente che non si potesse superare. Per il momento Sasuke era abbastanza scontroso, ma sapeva che sarebbe riuscita a scioglierlo, facendogliela dimenticare. Lo avrebbe reso felice lei, come più di una volta si era premurata di ricordargli.
“Sas’ke-kun, non essere triste! Ci penserò a renderti felice, non ti devi preoccupare. Io e te saremo felici insieme.”
Il fatto che Sasuke fosse ritroso all’idea, era sicura fosse una condizione momentanea, solo fino a che lui si sarebbe accorto che aveva bisogno di lei. Sakura non si arrendeva, aspettava paziente.
Ciò che la infastidiva, però era che Sasuke continuava a farle domande sulla morte di Ino, come se lei potesse esservi collegata. Era chiaro che non si era del tutto ripreso dallo shock, ma non era un problema, gli sarebbe stata vicino.
Quella volta, seduta sul bordo del letto, non piangeva davanti a quella foto, ma rideva alla sua vittoria.
“Saremo felici insieme, Sasuke-kun.”

***

“Perché lo hai fatto?”
Sasuke non perdeva la calma, neanche mentre Sakura gli stava irta davanti con un coltello impugnato in mano. Da quando Sakura aveva tirato fuori il coltello, era stato più volte tentato di distogliere lo sguardo dalla sua figura: era presente di nuovo quel sorriso a deformarle le labbra, inquietante e pazzo, quasi peggio della prima volta. Era una visino a dir poco macabra, quella di vedere il viso dell’Haruno – da ragazzina, quel che credeva fosse – deformato in quella smorfia di cattiveria, che non le si addiceva.
Sakura, con le spalle cadenti, scosse la testa, nella perfetta imitazione di una bambina che fa i capricci.
Sembrava seccata, indignata in qualche modo. Niente a che vedere con la Sakura che aveva conosciuto il primo anno delle elementari.
“Uffa! Devi sempre parlare di lei?”
Continuò a far ciondolare il capo, smuovendo vorticosamente i capelli rosa confetto, che con quella versione di Sakura rendevano il tutto ancora più inquietante. Una risatina smorzata provenne dalle sue labbra, ma non alzò la testa.
Sasuke, intanto, dalla sua postazione ai piedi del divano dove si era seduto quando era ancora allo scuro della situazione, tentò di alzarsi. La parte peggiore era che era stato lui stesso ad andare nella tana del lupo, alla ricerca di risposte. Certo, le risposte le avrebbe trovate, ma non sapeva se sarebbe uscito vivo dalla casa degli Haruno per farle sapere a chi di dovere.
Mossa troppo avventata, a parere di Sakura, che agitò il coltello ad una spanna dal volto di Sasuke, che meditava un piano per evitare di farsi trapassare da un coltello da cucina.
L’Haruno, intanto, continuava la sua nenia rumorosa, composta da versetti strozzati che volevano essere risate.
“Perché hai ucciso Ino?”
“Sinceramente, pensavo avresti capito prima che ero stata io... Mi chiedi anche il perché?”
I suoi modi erano infantili, privi di senso. Sakura era diventata pazza e fino a quel momento era riuscita a tenere nascosto quel suo nuovo tratto che si era sviluppato. O forse era stato lui che non si era mai accorto della sua esistenza. Sasuke attendeva una risposta, mentre Sakura si rigirava il coltello tra le mani. Lo stesso modo in cui aveva ucciso Ino, molto probabilmente.
Il silenzio che era calato fece innervosire l’Uchiha, che non era esattamente propenso all’idea di stare rinchiuso in una stanza con lei. Ora si era seduta sul pavimento, piantando i suoi occhi in quelli di Sasuke. Erano determinati, ma insofferenti. Scosse nuovamente la testa e si preparò a parlare.
“Perché lei aveva te, aveva tutto quello che io ho sempre desiderato. Ogni volta i miei sforzi divenivano vani perché lei era migliore. Lei aveva la bellezza che a me non era stata donata, la felicità che mi aveva strappato via. Lei aveva troppo.”
Continuò in silenzio a ripetere quella parola, troppo, come se così potesse cambiare qualcosa, mutare quella situazione che era un vicolo cieco, creato da lei.
Era semplicemente invidiosa della Yamanaka, tanto da arrivare ad ucciderla. Quella sua ossessione l’aveva portata alla pazzia, facendole compiere un’azione irrimediabile, ma che non sembrava averla resa vittima dei sensi di colpa.
Sakura parve intuire i pensieri che si agitavano nella sua mente e sorriso ancora di più.
“Lei se lo meritava, mi ha rovinato la vita. Era in possesso di cose che non le spettavano, come te. Aveva tutto, troppo. Ma ora non è più un problema...”
Stava ascoltando i deliri di una povera pazza, senza senno. Farneticava cose che nemmeno lei capiva.
“... lei era solo un ostacolo, ma ora l’ho tolto di mezzo, Sasuke-kun.”
Era immobile, Sasuke, e non faceva nulla. Non una minima mossa. Certo, provava rabbia nei confronti della ragazza che gli stava davanti, poiché aveva tolto la vita a lei che, anche se non lo avrebbe mai ammesso in pubblico, per lui era molto importante. In verità, non sapeva nemmeno lui cosa fare. Sakura continuava a vaneggiare, osservando l’arma che aveva in mano, che limitava il campo di azione di Sasuke.
“Se tieni tanto a me, perché vuoi uccidermi?”
Il sorriso di Sakura si fece un po’ più dolce nonostante fosse sommerso dalla pazzia da cui era scaturito. Lo osservava come se fosse la cosa più ovvia al mondo, come se la risposta fosse altrettanto ovvia come la motivazione che l’aveva spinta a uccidere. Perlomeno per lei.
“Perché io ti avevo già detto che ti avrei reso felice, e tu ora non lo sei. Ti manca lei, perciò ho dovuto trovare un modo per farti ritornare felice.”
Non gli lasciò tempo di ribattere, che abbassò di colpo la testa e iniziò a singhiozzare.
“Anche se questo renderà infelice me... Non importa! Tu sarai felice, come ti avevo promesso. Ora dovrò solo ucciderti, così andrai dalla tua adorata Ino.”
Quel nome pronunciato con una smorfia, per lei fonte di dolore.
Nel modo in cui lo diceva, sembrava che fosse una cosa semplice, naturale. Non comportava nessun rischio quel gesto che si stava per apprestare a compiere, sicura che gli avrebbe ridato la felicità. Forse, però, se gli avesse detto che sarebbe stato più felice rimanendo in vita, avrebbe cambiato i suoi piani. Facendole presente quella considerazione, Sakura alzò di scatto la testa, così come l’aveva abbassata e si abbandonò ad una risata perversa, degna di una squilibrata, quale lei era.
Calò nuovamente il silenzio, troppo assordante alle orecchie dell’Uchiha, tanto che gli impediva di trovare un modo per scappare da quell’inferno. L’aria era calda, pesante e la presenza di quel coltello era tutt’altro che benevola verso la sua calma. La osservò a lunga, prima di decidere di fare qualsiasi cosa. Si mordeva istintivamente il labbro inferiore, quasi a volersi fermare dal compiere qualcosa, ma, sfortunatamente per Sasuke, non era per trattenersi dall’ucciderlo, ma per evitare di ridere. Secondo lei stava andando tutto perfettamente.
“Sarete felici insieme...”
Detto ciò si taglio il palmo con la lama affilata del coltello, volontariamente e la cosa non aveva, nuovamente, il minimo senso. L’Haruno osservava le gocce rosse scivolare giù, seguendo il profilo della mano e infrangersi sul pavimento, e il suono, a lei, appariva come quello prodotto da stille di cristallo che si infrangevano. Segnavano la sua vittoria. Sasuke approfittò di quella distrazione per scappare. La scavalcò con un salto fulmineo e tentò di dirigersi verso la porta. Cosa che all’Haruno non piacque, poiché, provvidenzialmente, trapassò la schiena del minore degli Uchiha con il coltello. Faceva male, quella era l’unica cosa che percepiva; sensazione che si amplificò maggiormente quando estrasse la lama dalla sua schiena.
Cadde a terra, macchiando il tappeto del suo sangue scarlatto, che fuoriusciva a fiotti. Faceva male e non aveva più la forza di fare niente, se non di girarsi, con uno sforzo inimmaginabile, per osservare Sakura. Sorrideva, felice di una pazzia tutta sua, a cui non sarebbe mai scampata e che lui non era riuscito a sventare.
“Ti renderò felice Sas’ke-kun, ma lo faccio per te. Ino, però, non deve essere felice, lei ti ha avuto ingiustamente già per troppo tempo: tu sei mio. Lei non meritava ciò che aveva, io ero all'altezza delle cose che, in realtà, aveva portato via a me.”
Sasuke non capiva dove andasse a parare quel discorso psicopatico, ma ormai non aveva più molta importanza, visto che stava morendo.
“Verrò anche io dove andrai tu, così saremo insieme per sempre e ti avrò io, non lei. Siamo stati uccisi da una lama sporca del nostro sangue mescolato, perciò tu sei mio.”
Detto ciò, si trafisse lo stomaco con la lama, con l’immancabile sorriso sulle labbra. Quel sorriso, che Sasuke non avrebbe mai dimenticato in qualunque posto fosse finito dopo. Lui, inoltre, sperava fosse ovunque, tanto più lontano da lei, quanto più vicino a Ino.
L’ultima cosa che vide fu il corpo di quella ragazza che credeva fosse Sakura Haruno – ma che non era – accasciarsi al suolo.
Lei non era Sakura Haruno, era un mostro creato dall’invidia e morto in essa.

Una foto tutta stropicciata vagava libera nell’aria, cullata da quel freddo vento, alla ricerca di un posto dove accasciarsi anch’essa, allo stesso modo della sua padrona. Quella foto marcata con il sangue, che portava il nome della morte.



Ehm… So che non ha molto di invidia, ma dettagli!^^’ A dire la verità non mi piace per niente il SasuIno e preferisco di gran lunga il SasuSaku, ma erano esigenze di copione. So che Sakura, così come molto probabilmente anche Sasuke è OOC, ma anche qui esigenze di copione!^^’ Una Sakura psicopatica che uccide Sasuke con un coltello non lo si trova da nessuna parte!xD Credo...o_O
Bene, non ho altro da dire... Se non che spero vi piaccia!
Bye!^^
  
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