Capitolo uno
Alice si passò una mano fra i capelli corvini, invocando la
divina provvidenza. “Bifolchi!”
pensò, contenendo la sua ira di fronte alla classe. Era sempre così, ad ogni
ora buca i suoi compagni dovevano distinguersi dalla massa - da tutte le altre
classi - con i loro stramazzi. Anche quel giorno, prevedeva una nota
disciplinare sul registro, o magari un ammonimento, come al solito.
Avrebbe voluto urlare, esprimere il suo disappunto, ma la “principessa di ghiaccio” - come era stata soprannominata - non
poteva abbassarsi a certe “esplosioni”
in pubblico. Dopotutto, la sua immagine era costruita sull’impassibilità e
sulla grazia.
Quel giorno, però, nonostante fosse abituata a tutto quel disastro, si sentiva
in fermento. La brutta sensazione era sempre più forte e le imprimeva la mente,
suscitandole strani, brutti pensieri, che poi sostituiva con altri, più razionali,
più all’Alice.
Come il punto della giornata. Odiava quella data, con tutta se stessa, le
faceva perdere il controllo, perché era “quel giorno”: il quattordici febbraio.
San Valentino, la festa degli innamorati.
Questo, per lei, significava anche una massa di stupidi idioti che non sapeva
neanche lontanamente cosa fosse il corteggiamento, il galateo o il buon uso.
Una schiera di ragazzi adolescenti con gli ormoni al massimo, che pensavano con
i genitali e non con il cervello.
Dall’altro lato della classe, fra altre due ragazze, stava la dolce Rebecca,
quell’inguaribile romantica, che amava il giorno di San Valentino, anche se non
riceveva mai nessuna dichiarazione. Era la sorella gemella di Alice, ma poiché erano
eterozigote veniva da chiedersi se fossero realmente appartenenti alla stessa
famiglia. Mentre Alice era bellissima, regale, forse un po’ cupa, la sorella
era iperattiva e spontanea, casinista, modesta e buffa. Rebecca “risplendeva”
come diceva Alice.
Ma non era solo il carattere a contraddistinguerle, anche l’aspetto esteriore
era marcatamente diverso.
Rebecca era bionda e snella, con due occhi castani da gazzella. La sua
carnagione bianca tendeva al dorato, conferendole un aspetto quasi asiatico.
Alice, invece, era diafana e terribilmente pallida, ma non dava l’aspetto di
essere malata, sembrava più una bambola di porcellana. I capelli corvini le
ricadevano a ciocche lungo il corpo e gli occhi erano verde intenso. Non le
piaceva troppo il suo aspetto, lo considerava “strano”.
La particolarità di queste due ragazze, così diverse eppure uguali, era che l’una
invidiava l’altra, anche se in modo bonario.
Rebecca considerava Alice come un modello a cui ispirarsi fin da quando era
piccola e desiderava il suo temperamento. Alice considerava Rebecca come un
cucciolo da proteggere, però, per quando volesse bene alla sorella, non poteva
che provare un moto d’invidia verso il suo comportamento così spontaneo, perché,
a differenza di lei, Becky non si nascondeva dietro a niente e affrontava la
realtà a faccia scoperta.
Rebecca osservò la sorella, mentre era intenta ad
intraprendere un discorso sulla squadra di basket della scuola. A volte si
chiedeva perché Alice stesse così in disparte, cercando di tenersi tutti
lontani. Fra le ragazze della classe era invidiata, eppure, nessuna commetteva
mai uno sgarbo nei suoi confronti, forse perché Alice era sempre disponibile
con tutti, gentile, perfetta. Troppo perfetta. Da quando era morta la madre si
comportava in maniera così… come se avesse paura di
sbagliare, di peccare. La verità è che voleva far vivere una bella adolescenza
alla sorella, così si occupava lei di tutto. A Becky questo non andava troppo
bene, ma solitamente sorvolava su questo dettaglio, concentrandosi su altro.
<< e anche quest’anno…
>> disse Marie, indicando la porta della classe. Non se n’era neanche
accorta ed era suonata la ricreazione. Anche quell’anno, come affermava l’amica,
ecco la schiera di pretendenti per la sorella e, come sempre, ecco la sorella
che li rifiuta senza pietà l’uno dopo l’altro.
<< decisamente crudele >> affermò Lee, la
ragazza asiatica da poco arrivata nella scuola. Era simpatica, slanciata, dai
tratti somatici delicati e decisamente carina, ma era anche un po’ troppo
vanitosa e invidiosa. Una delle tante mele marce della loro classe.
<< è solo… >> tentò di
giustificarla Rebecca << insomma! se non le piacciono, non le piacciono!
>>
<< si ma… insomma! ha appena
rifiutato Trevis Jones! >> continuò Amber,
indicando il biondo. Lui era il classico belloccio americano, dalla carnagione
pallida, gli occhi celesti e i capelli biondo cenere. Bello da far paura, l’idolo
di tutti… ma non di Alice che, a quanto pareva,
odiava i tipi come lui. Non avevano charm, non l’attraevano e, soprattutto,
erano terribilmente sicuri di se.
<< oh, beh… se mia sorella
non lo vuole, ci penso io a consolarlo >> disse Becky, suscitando una
risatina generale.
Quando tornò nella loro piccola casetta, Becky trovò la
sorella già a casa e, naturalmente, già rintanata in camera sua. A volte si
chiedeva cosa facesse tutto il giorno, ma poi, anche qui, si diceva che,
purtroppo, non era affar suo. Posò la borsa, dirigendosi verso il frigorifero.
Un post-it arancione stava in bella mostra, ricordandole la visita del padre.
Jack Edwards era il padre delle gemelle, non che capo di una
ditta di export-import. Stava sempre fuori per lavoro, da qualche parte del
mondo, così, per non portare le figlie con se e farli cambiare continuamente
città e scuola, le aveva relegate a Port Beach, una piccola cittadina
californiana e, di tanto in tanto, andava a trovarle, per portarle a nord, in Canada,
dove tenevano la casa in campagna. Rebecca amava quel luogo, mentre Alice non
aveva mai trasmesso la sua opinione in merito: per lei era sempre tutto ok.
La bionda bevve un po’ si succo di frutta, prese l’i-pod dalla mensola della cucina e si diresse in camera
sua. spalancò la porta, buttò la giacca sul letto e accese il computer,
rivolgendo un ultimo sguardo alla borsa già bella che pronta per il viaggio.
La camera di Rebecca aveva le pareti arancioni, una vasta finestra con vista
mare ed era arredata in stile moderno: una scrivania in vetro per il portatile,
una sedia del medesimo elemento, un letto tondo dalle coperte blu, un vasto
armadio, mensole e tanti poster. Insomma, la sua stanza era proprio come
dovrebbe essere la stanza di una qualsiasi diciassettenne,
<< arg!!! >> urlò
Alice, benedendo la sua camera insonorizzata, dove
poteva tranquillamente sfogarsi. Era isonorizzata per
via della sorella e del suo stereo a tutto volume, ma anche per concedere una
maggiore pivacy ad
entrambe. La camera di Alice era rossa, con un armadio antico, un letto
abbastanza normale, tv, videogiochi, scrivania e toilette ottocentesca, che le
aveva regalato la madre per il suo compleanno, prima di morire. Era affezionata
a quel mobile, pieno di storia e segreti. All’interno di uno di quei cassetti,
era presente un sottopiano, dove nascondeva i suoi libri di letteratura rosa.
Sbuffando vi si avvicinò, rimuovendo la copertura di quel cassetto segreto e
rivelandone i libri: eccoli, la letteratura completa di Jane Austen e i libri delle sorelle Bronte.
Li, perfetti.
Li tolse fuori uno a uno, ma, quel giorno, notò qualcosa di strano e
imprevisto: in fondo al cassetto stava un foglio ingiallito. Lo tolse fuori con
delicatezza, scorgendo qualcosa di scritto, con una grafia antica e quasi
illeggibile, ma non del tutto. Nel foglietto, ormai ingiallito, vi era scritto “ti aspetto, tuo per sempre….
“ sembrava quasi la fine di una
lettera e, ora che lo notava, era proprio un pezzetto ingiallito e strappato di
qualche altra cosa.
Strano, molto strano.
Non ebbe molto tempo per rifletterci, non in un primo momento.
Suo padre era ormai arrivato, doveva partire. Depose il foglietto in tasca e si
avviò verso l’uscita.
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La camera di Rebecca --- > http://www.notteidea.com/img/prodotti/prod_2412_im1.jpg
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Buongiorno. Prima di tutto, ringrazio tutte le persone che stanno leggendo queste righe ^^ benvenute nella mia prima ff originale. La starei scrivendo con un amica, ma visto che questa è impegnata, ho deciso di scrivere io questo capitolo. Inizialmente non si capisce molto sui personaggi, ma, pian piano, ogni cosa verrà a galla. Dal prossimo capitolo la storia inizia un po’ a velocizzarsi ed entrano in scena nuovi personaggi.
Vorrei ringraziare, inoltre, quelle persone che hanno aggiunto questa storia fra le preferite e le seguite, nonché chi ha commentato ^_______^ ho ancora un grandeeeeeee sorriso stampato, perché sono molto felice dei vostri commenti che, spero, arriveranno anche per questo capitolo. Ora vi lascio il testimone, baci.