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Autore: Sakura_Nice    12/11/2009    2 recensioni
"chi sei?" chiese Alice. Guardava il ragazzo con sospetto, poteva dire che aveva qualcosa di famigliare ma, allo stesso tempo, che fosse un totale sconosciuto
"non ti ricordi di me?" il ragazzo sorrise, celando un tono ironico, un poco dispiaciuto
"no" disse secca. Quel ragazzo l'irritava all'inverosimile, come mai le era successo... perchè, allo stesso tempo, l'attraeva come mai era successo nella sua vita. Questo l'umigliava tremendamente

Due gemelle diverse ma uguali, alle prese fra amori, liti e misteri.
Genere: Romantico, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo uno

Alice si passò una mano fra i capelli corvini, invocando la divina provvidenza. “Bifolchi!” pensò, contenendo la sua ira di fronte alla classe. Era sempre così, ad ogni ora buca i suoi compagni dovevano distinguersi dalla massa - da tutte le altre classi - con i loro stramazzi. Anche quel giorno, prevedeva una nota disciplinare sul registro, o magari un ammonimento, come al solito.
Avrebbe voluto urlare, esprimere il suo disappunto, ma la “principessa di ghiaccio” - come era stata soprannominata - non poteva abbassarsi a certe “esplosioni” in pubblico. Dopotutto, la sua immagine era costruita sull’impassibilità e sulla grazia.
Quel giorno, però, nonostante fosse abituata a tutto quel disastro, si sentiva in fermento. La brutta sensazione era sempre più forte e le imprimeva la mente, suscitandole strani, brutti pensieri, che poi sostituiva con altri, più razionali, più all’Alice.
Come il punto della giornata. Odiava quella data, con tutta se stessa, le faceva perdere il controllo, perché era “quel giorno”: il quattordici febbraio.
San Valentino, la festa degli innamorati.
Questo, per lei, significava anche una massa di stupidi idioti che non sapeva neanche lontanamente cosa fosse il corteggiamento, il galateo o il buon uso. Una schiera di ragazzi adolescenti con gli ormoni al massimo, che pensavano con i genitali e non con il cervello.
Dall’altro lato della classe, fra altre due ragazze, stava la dolce Rebecca, quell’inguaribile romantica, che amava il giorno di San Valentino, anche se non riceveva mai nessuna dichiarazione. Era la sorella gemella di Alice, ma poiché erano eterozigote veniva da chiedersi se fossero realmente appartenenti alla stessa famiglia. Mentre Alice era bellissima, regale, forse un po’ cupa, la sorella era iperattiva e spontanea, casinista, modesta e buffa. Rebecca “risplendeva” come diceva Alice.
Ma non era solo il carattere a contraddistinguerle, anche l’aspetto esteriore era marcatamente diverso.
Rebecca era bionda e snella, con due occhi castani da gazzella. La sua carnagione bianca tendeva al dorato, conferendole un aspetto quasi asiatico.
Alice, invece, era diafana e terribilmente pallida, ma non dava l’aspetto di essere malata, sembrava più una bambola di porcellana. I capelli corvini le ricadevano a ciocche lungo il corpo e gli occhi erano verde intenso. Non le piaceva troppo il suo aspetto, lo considerava “strano”.
La particolarità di queste due ragazze, così diverse eppure uguali, era che l’una invidiava l’altra, anche se in modo bonario.
Rebecca considerava Alice come un modello a cui ispirarsi fin da quando era piccola e desiderava il suo temperamento. Alice considerava Rebecca come un cucciolo da proteggere, però, per quando volesse bene alla sorella, non poteva che provare un moto d’invidia verso il suo comportamento così spontaneo, perché, a differenza di lei, Becky non si nascondeva dietro a niente e affrontava la realtà a faccia scoperta.

Rebecca osservò la sorella, mentre era intenta ad intraprendere un discorso sulla squadra di basket della scuola. A volte si chiedeva perché Alice stesse così in disparte, cercando di tenersi tutti lontani. Fra le ragazze della classe era invidiata, eppure, nessuna commetteva mai uno sgarbo nei suoi confronti, forse perché Alice era sempre disponibile con tutti, gentile, perfetta. Troppo perfetta. Da quando era morta la madre si comportava in maniera così… come se avesse paura di sbagliare, di peccare. La verità è che voleva far vivere una bella adolescenza alla sorella, così si occupava lei di tutto. A Becky questo non andava troppo bene, ma solitamente sorvolava su questo dettaglio, concentrandosi su altro.

<< e anche quest’anno… >> disse Marie, indicando la porta della classe. Non se n’era neanche accorta ed era suonata la ricreazione. Anche quell’anno, come affermava l’amica, ecco la schiera di pretendenti per la sorella e, come sempre, ecco la sorella che li rifiuta senza pietà l’uno dopo l’altro.

<< decisamente crudele >> affermò Lee, la ragazza asiatica da poco arrivata nella scuola. Era simpatica, slanciata, dai tratti somatici delicati e decisamente carina, ma era anche un po’ troppo vanitosa e invidiosa. Una delle tante mele marce della loro classe.

<< è solo… >> tentò di giustificarla Rebecca << insomma! se non le piacciono, non le piacciono! >>

<< si ma… insomma! ha appena rifiutato Trevis Jones! >> continuò Amber, indicando il biondo. Lui era il classico belloccio americano, dalla carnagione pallida, gli occhi celesti e i capelli biondo cenere. Bello da far paura, l’idolo di tutti… ma non di Alice che, a quanto pareva, odiava i tipi come lui. Non avevano charm, non l’attraevano e, soprattutto, erano terribilmente sicuri di se.

<< oh, beh… se mia sorella non lo vuole, ci penso io a consolarlo >> disse Becky, suscitando una risatina generale.

 

Quando tornò nella loro piccola casetta, Becky trovò la sorella già a casa e, naturalmente, già rintanata in camera sua. A volte si chiedeva cosa facesse tutto il giorno, ma poi, anche qui, si diceva che, purtroppo, non era affar suo. Posò la borsa, dirigendosi verso il frigorifero. Un post-it arancione stava in bella mostra, ricordandole la visita del padre.

Jack Edwards era il padre delle gemelle, non che capo di una ditta di export-import. Stava sempre fuori per lavoro, da qualche parte del mondo, così, per non portare le figlie con se e farli cambiare continuamente città e scuola, le aveva relegate a Port Beach, una piccola cittadina californiana e, di tanto in tanto, andava a trovarle, per portarle a nord, in Canada, dove tenevano la casa in campagna. Rebecca amava quel luogo, mentre Alice non aveva mai trasmesso la sua opinione in merito: per lei era sempre tutto ok.

La bionda bevve un po’ si succo di frutta, prese l’i-pod dalla mensola della cucina e si diresse in camera sua. spalancò la porta, buttò la giacca sul letto e accese il computer, rivolgendo un ultimo sguardo alla borsa già bella che pronta per il viaggio.
La camera di Rebecca aveva le pareti arancioni, una vasta finestra con vista mare ed era arredata in stile moderno: una scrivania in vetro per il portatile, una sedia del medesimo elemento, un letto tondo dalle coperte blu, un vasto armadio, mensole e tanti poster. Insomma, la sua stanza era proprio come dovrebbe essere la stanza di una qualsiasi diciassettenne,

<< arg!!! >> urlò Alice, benedendo la sua camera insonorizzata, dove poteva tranquillamente sfogarsi. Era isonorizzata per via della sorella e del suo stereo a tutto volume, ma anche per concedere una maggiore pivacy ad  entrambe. La camera di Alice era rossa, con un armadio antico, un letto abbastanza normale, tv, videogiochi, scrivania e toilette ottocentesca, che le aveva regalato la madre per il suo compleanno, prima di morire. Era affezionata a quel mobile, pieno di storia e segreti. All’interno di uno di quei cassetti, era presente un sottopiano, dove nascondeva i suoi libri di letteratura rosa. Sbuffando vi si avvicinò, rimuovendo la copertura di quel cassetto segreto e rivelandone i libri: eccoli, la letteratura completa di Jane Austen e i libri delle sorelle Bronte.
Li, perfetti.
Li tolse fuori uno a uno, ma, quel giorno, notò qualcosa di strano e imprevisto: in fondo al cassetto stava un foglio ingiallito. Lo tolse fuori con delicatezza, scorgendo qualcosa di scritto, con una grafia antica e quasi illeggibile, ma non del tutto. Nel foglietto, ormai ingiallito, vi era scritto “ti aspetto, tuo per sempre…. “  sembrava quasi la fine di una lettera e, ora che lo notava, era proprio un pezzetto ingiallito e strappato di qualche altra cosa.
Strano, molto strano.
Non ebbe molto tempo per rifletterci, non in un primo momento.
Suo padre era ormai arrivato, doveva partire. Depose il foglietto in tasca e si avviò verso l’uscita.

 

 

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La camera di Rebecca --- > http://www.notteidea.com/img/prodotti/prod_2412_im1.jpg

Abbigliamento: Alice - Becky

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Buongiorno. Prima di tutto, ringrazio tutte le persone che stanno leggendo queste righe ^^ benvenute nella mia prima ff originale. La starei scrivendo con un amica, ma visto che questa è impegnata, ho deciso di scrivere io questo capitolo. Inizialmente non si capisce molto sui personaggi, ma, pian piano, ogni cosa verrà a galla. Dal prossimo capitolo la storia inizia un po’ a velocizzarsi ed entrano in scena nuovi personaggi.

Vorrei ringraziare, inoltre, quelle persone che hanno aggiunto questa storia fra le preferite e le seguite, nonché chi ha commentato ^_______^ ho ancora un grandeeeeeee sorriso stampato, perché sono molto felice dei vostri commenti che, spero, arriveranno anche per questo capitolo. Ora vi lascio il testimone, baci.

 

  
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