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Autore: funkia    15/11/2009    7 recensioni
Stavo seduta sull’incavo della finestra fissando il paesaggio attorno alla casa dei nonni. Per ettari ed ettari si vedevano solo campi arsi e colline, il lago dove papà ci portava sempre quando eravamo piccoli e il ripostiglio dove il nonno teneva i suoi attrezzi Babbani. Era estate e avrei dovuto sentirmi euforica. Euforica di stare in vacanza, di non dover andare a scuola e di poter passare i pomeriggi all’ombra degli alberi a leggere un buon libro. Ma non mi sentivo affatto felice. Le voci allegre dei miei familiari provenivano dal piano di sotto e io mi sentivo sempre peggio. Avevo fatto un errore. Avevo fatto un enorme errore. E adesso non sapevo come fare a dirlo a papà
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Quella mattina non avrebbe potuto cominciare peggio

                                        DON’T TELL DAD

 

                                            2. Can’t say no

 

 

 

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Quella mattina non avrebbe potuto cominciare peggio. Il compito di Erbologia che pensavo fosse andato bene era stato un vero disastro. A dire il vero era andato bene, ma per qualche strano motivo sia il mio compito che quello di Vanessa avevano una bella D a caratteri rossi proprio in cima alla pergamena.

 

La fissai con orrore, non avevo mai visto una D accanto al mio nome.

 

Alzai gli occhi verso la cattedra, dove Neville mi fissava e sembrava che volesse mettersi a piangere. Lo vidi sospirare e alzarsi annunciando alla classe l’argomento del giorno, prima di prendere a spiegare e mostrarci cosa dovevamo fare.

 

A fine lezione mi avviai da Neville per delle spiegazioni. La faccia di Neville non fece presagire niente di buono mentre mi avvicinavo alla sua cattedra. Prima che potessi dire qualcosa scosse la testa come se fosse in pena per me.

 

“Ti prego, Rosie, non dire niente.”

 

Lo fissai sbalordita. Mi aveva dato una D e dovevo starmene buona. “Non dire niente? Il mio compito era praticamente perfetto!”

 

“Lo so.”

 

E allora perché c’è una fastidiosissima e scarlatta D che brilla in cima al mio foglio?”

 

Neville sospirò. “Tua madre mi ha fatto promettere che se avessi fatto copiare Vanessa ancora una volta…”

 

“Mia madre!” urlai. “Mia madre! Neville… voglio dire, professor Longbottom! Lei è il professore qui, non mia madre!”

 

Neville sembrò intimidito da me. Forse davvero a volte somigliavo troppo a mia madre. “Non temere, Rosie, non avrà alcun credito sul tuo rendimento scolastico.”

 

Mi calmai un attimo, ma solo perché quella brutta lettera in cima al mio compito non avrebbe danneggiato il mio futuro e tutte le ore di studio. Ma avrei comunque ucciso la mamma quando l’avrei rivista. Anzi, le avrei mandato una lettera immediatamente.

 

Uscii dalla serra con ancora le orecchie che mi fumavano. Vanessa mi aspettava subito fuori dalla classe. “Mi dispiace tanto Rosie.”

 

“Non è colpa tua.” Scossi la testa. “Cavolo, una D! Pensavo che non ne avrei mai vista una in tutta la mia vita!”

 

“Non temere, Weasley, nel tuo caso la D non sta per Deludente” Mi voltai di scatto. Malfoy. Poteva questa giornata andare peggio? “Nel tuo caso sta per Deficiente.”

 

Vanessa fece un passo avanti per raggiungerlo, e probabilmente strozzarlo, ma la fermai in tempo e lo guardai sprezzante.

 

“Mi sento veramente colpita sentendomi dire una cosa del genere da uno che colleziona T. Se vuoi posso darti qualche ripetizione Malfoy, l’alfabeto non è poi così difficile da imparare, credimi sulla parola.

 

Malfoy fece un ghigno. “Non cercare di fare la superiore con me, Weasley, lo sai che l’anno scorso mi hai battuto solo per mezzo voto.”

 

Feci per replicare ma sparì nella serra seguito da altri Serpeverde. Quanto lo detestavo. Okay, aveva ragione, era uno studente eccellente e l’avevo battuto solo per pochi punti l’anno prima. Ma avevo comunque vinto io. E mio padre era stato fiero di me. Non perché fossi un genio, ma semplicemente perché avevo battuto il figlio di Draco Malfoy.

 

Avevo sentito mia madre rimproverare papà su questa faccenda così tante volte che ormai ci avevo fatto l’abitudine. Mamma cercava di insegnarci che non dovevamo avere pregiudizi, di non giudicare le persone prima di averle conosciute, di non dare tutto per scontato. Ma parliamoci chiaro, battere Scorpius Malfoy era divertente!

 

Io e Vanessa ci incamminammo verso il castello. Per tutto il tragitto continuò a ripetere quanto le dispiacesse per il mio voto, ma a me alla fine non importava granché. Certo, era stato orribile vedere quella gigantesca D sul mio foglio, ma sapevo di aver fatto un compito eccellente e che se avevo quel voto era solo colpa della mia madre ficcanaso.

 

L’ora seguente avevamo storia della magia e come al solito mi sedetti accanto ad Al che mi aspettava già in classe. Vanessa si sedette dall’altra parte al mio fianco. Il professor Ruf, neanche avevamo preso posto, aveva già cominciato a spiegare la lezione del giorno.

 

“Com’è andato il compito?” Mi chiese Al ignaro di tutto.

 

Cominciai a raccontare dall’inizio com’era andata, che Vanessa aveva copiato tutto, che il mio compito era perfetto e che avevo preso una D solo perché mamma era amica di Neville Longbottom. Al scoppiò a ridere.

 

“Tua madre è davvero capace di tutto.”

 

Alzai un sopracciglio. “Mia madre? Sei il figlio di Ginny Weasley e ti preoccupi di mia madre?”

 

Al fece un sorrisino e tornò a scribacchiare sui suoi appunti. Tutto ad un tratto mi ricordai.

 

“Al?”

 

Mh?”

 

“Non c’era qualcosa che volevi dirmi, ieri?”

 

Al sembrò preso alla sprovvista. “Oh.” Disse. “Beh, sì, in effetti c’è una cosa… ma non credo che sia il momento giusto per parlare di questo.”

 

“Mi devo preoccupare?”

 

Al scosse la testa e si morse un labbro. Stava diventando davvero strano in questi giorni, in tutti questi anni non lo avevo mai visto così perso tra le nuvole. Dopo quella breve conversazione si zittì e riprese a scrivere i suoi appunti.

 

Per il resto della lezione dovetti stare in silenzio ad ascoltare Ruf e le sue storie sui folletti nella comunità magica. Al non accennava ad alzare la testa dal suo taccuino e Vanessa si era addormentata da un bel pezzo.

 

Suonò la campanella e sobbalzai. Solo allora mi resi conto che anche io mi ero addormentata. Al mi diede una gomitata nelle costole e io ne diedi una a Vanessa che balzò a sedere come se fosse sempre stata vigile e all’erta. Al mi sorrise scotendo la testa e io lo ringraziai con un altro sorriso.

 

“Dormito bene?” Chiesi a Vanessa.

 

“Benissimo.” Finì con uno sbadiglio.

 

Al si aggregò a noi nel tragitto fino alla Sala Grande. “Ho preso qualche appunto, non vi preoccupate, se ne avete bisogno.”

 

“Grazie Al.”

 

Vanessa gli sorrise gentilmente e un po’ in imbarazzo. “Credo proprio che ne avrò bisogno, grazie Albus.” Si grattò la nuca. “Di cosa si parlava esattamente?”

 

Io scoppiai a ridere. Vanessa era un disastro a scuola e forse era per quello che a mio padre piaceva così tanto. Al le riassunse velocemente la lezione mentre ci sedevamo sulla panca dei Grifondoro vicino a Lily e ad alcune delle sue compagne di corso.

 

Davies.”

 

Davies? No, meglio McFarland.”

 

“Stai scherzando? Hai visto che brutto naso che ha?”

 

Io, Al e Vanessa ci guardammo perplessi.

 

“Ehi, Lily!” Dissi allegramente. “Che state facendo?”

 

Lily sventolò i suoi liscissimi capelli rossi e si voltò verso di noi con un sorriso. “Oh, ciao ragazzi! Non vi avevo visto arrivare.” Si voltò verso le sue amiche e ridacchiò. “Stiliamo una lista dei ragazzi più belli di Hogwarts.

 

Io e Vanessa ci scambiammo uno sguardo. Avevamo anche noi la nostra lista personale. Ma quello era un segreto che doveva morire con noi.

 

“Ah, sì?” Rise Albus. “E per ora chi è in cima alla lista?”

 

Lily fece una smorfia. “Purtroppo James.”

 

Io e Al scoppiamo a ridere. “James?” dissi. “James Potter?”

 

Un’amica di Lily assunse un’aria sognante e annuì. “Oh, lui è così… così… sexy!”

 

Al fece una faccia come se avesse voglia di vomitare. “D’accordo, ho sentito abbastanza.” Disse alzandosi dalla panca. “Ehi, Lily, mi devi 3 galeoni se non vuoi che dica a mamma della punizione.

 

Lily lo fissò a bocca aperta. “Cosa? Ma questo è giocare sporco! Ti toglierò dalla top ten dei migliori ragazzi di Hogwarts!” Gli urlò dietro, ma Al non diede cenno di aver sentito.

 

Io e Vanessa ridacchiammo. “Chi è secondo in classifica?” chiese Vanessa.

 

Scorpius Malfoy!”

 

Scorpius Malfoy?!” Riecheggiamo io e la mia fedele amica. Mi schiarii la gola incredula. “Intendi Scorpius Hyperion Malfoy dei Serpeverde?”

 

Vanessa fece una smorfia. “Beh, non è che ci siano tanti Scorpius in giro…”

 

Lily annuì con vigore e sorrise un po’ imbarazzata. “Lo so che non è proprio il massimo della gentilezza, e che papà mi ucciderebbe se mi sentisse dire una cosa del genere, ma è un ragazzo davvero affascinante!”

 

“Non è il massimo della gentilezza?!” Dissi io scandalizzata. Gli era forse andato in pappa il cervello? “Lily, ti rendi conto che è un idiota di prima categoria, vero?”

 

Vanessa mi guardò perplessa. “Non sapevo che gli albini andassero di moda adesso.

 

Scoppiai a ridere. “Devi ammetterlo, quando noi eravamo al terzo anno eravamo molto più fortunate. Ricordi Jason Hahn?”

 

“Cavolo!” Disse Vanessa con aria sognante. “Quello sì che era un figo da paura!”

 

“Parlate di me?” James era appena apparso alle spalle di Vanessa.

 

“Ovviamente no.” Dissi io roteando gli occhi. “Che diavolo vuoi?”

 

James mi guardò con un sorriso e alzò le mani in segno di resa. “Ehi, calma rossa, vengo in pace! Avete visto Al? So che stava studiando delle nuove tattiche di gioco da utilizzare per la squadra di Quidditch.

 

Se n’è appena andato, credo a vomitare.” James alzò un sopracciglio. “Ha sentito da Lily che sei il primo nella top ten tra i ragazzi più belli della scuola.

 

James fece un sorriso fiero e gonfiò il petto. “Davvero? E di chi è questa lista?” Indicai con la testa Lily e le sue amiche. “Sorellina, lo sapevo che ero il tuo idolo, ma non dovevi.

 

Lily fece una smorfia. “Io non ti ho votato.”

 

“Ah no? E chi mi ha votato allora?” La timida amica di Lily, che adesso era tutta arrossita, alzò timidamente una mano. James le sorrise. “Hai appena vinto un appuntamento ad Hogsmeade, tesoro. Adesso devo scappare.”

 

Mandò un bacio all’amica di Lily, che per poco non svenne dall’emozione, e se ne andò in cerca di Al. Io guardai Vanessa scotendo la testa. “Non voglio credere che siamo parenti.”

 

Lily sbuffò al mio fianco. “A chi lo dici.”

 


**

 

Dopo pranzo Vanessa era andata nel dormitorio per riposarsi un po’ e io avevo deciso di rifugiarmi in biblioteca, nel silenzio più assoluto. Mi sedetti in un tavolo vicino alla finestra, dove batteva il sole, seppur pallido, e aprii uno dei libri che mi ero portata dietro.

 

Madama Pince ogni tanto faceva capolino da qualche scaffale per controllare se fosse tutto apposto. Mi sorrideva e poi tornava al suo posto. Credo che fossi l’unica studentessa in tutta Hogwarts a cui Madama Pince avesse mai rivolto un sorriso.

 

Mi ero quasi del tutto rilassata quando qualcuno con un tonfo sordo si sedette al mio fianco. Sobbalzai e mi voltai.

 

Hugo!”

 

“Ehi!” Replicò lui con un sorriso. “Ho sentito dire che hai preso una D.”

 

Roteai gli occhi e chiusi il libro che stavo leggendo. “E’ stata tutta colpa di mamma.”

 

“Sì, ho sentito anche questo.” Disse. “Ma non dirlo a papà, pensa a come sarebbe felice di sapere che hai finalmente preso una D!”

 

Accennai appena un sorriso. Papà sarebbe stato veramente contento se avessi preso un brutto voto tutta da sola. Ogni settembre prima di salire sul treno mamma mi raccomandava di studiare e comportarmi bene, e papà di divertirmi e mettermi nei guai perché si vive una volta sola. I miei genitori erano il sole e la luna, mi chiedo come diavolo avessero fatto a mettersi insieme.

 

“Come mai sei in biblioteca?” chiesi.

 

Hugo scrollò le spalle. “Ti cercavo e non sapevo dove altro trovarti se non qui. Papà dice sempre che se cerco te o mamma devo cercare un posto dove ci sono tanti libri.”

 

“Ah,” sospirai. “Papà e le sue perle di saggezza.”

 

“Saranno stupide da come le dice,” disse in tutta sincerità. “però salta fuori che ha sempre ragione.”

 

Sorrisi di nuovo. Adoravo papà. Non che non adorassi la mamma, ma la mamma in qualche modo era sempre stata il genitore severo. Papà era quello che ci faceva rimanere alzati fino a tardi, che ci faceva mangiare un chilo di gelato prima di andare a letto e che ci copriva con la mamma se combinavamo qualcosa. Era quello strano e buffo. Era impossibile arrabbiarsi con papà.

 

“Chissà come fa la mamma ad arrabbiarsi con papà.

 

Hugo storse il naso. “Ma no, nemmeno mamma si arrabbia veramente. Cerca di arrabbiarsi, ma poi papà dice qualcosa di stupido e neanche mamma riesce a rimanere seria.

 

“Mamma dice che quando erano giovani litigavano tanto.”

 

“Anche io e te litighiamo.” Disse Hugo. “Da piccoli litigavamo tanto.”

 

“Sì, ma io e te non siamo mica innamorati.”

 

“Ma ti voglio bene lo stesso, anche se litighiamo. Disse Hugo con sincerità. Ecco una delle tante cose che amavo di Hugo, diceva sempre quello che gli passava per la testa, che fosse inopportuno o meno.

 

Lo guardai con tenerezza. “Aaaw, questa è stata veramente una cosa carina da dire, Hugo.

 

Hugo si alzò in piedi e mi fece l’occhiolino. “Non dire in giro che sono così sentimentale o il mio fascino con le ragazze ne risentirà.

 

“Da quando tu esci con le ragazze?” Chiesi io con un sorrisetto divertito. Mi sembrava due giorni fa che aveva smesso di giocare con i miei peluches fingendosi Medimago.

 

Hugo allargò le braccia. “Non sono mica un bambino. Certo, non ho il chiodo fisso come James, ma mi guardo intorno ogni tanto.” Sorrise. “Non come te, che te ne stai tutto il tempo china sui libri. Poi nessuno ti vorrà sposare perché ti sarà venuta la gobba.

 

Scoppiai a ridere. “Grazie per la tua preoccupazione, Hugo, ma non credo che avverrà.

 

Hugo mi fissò serio e ci pensò su. “Da quant’è che non esci con qualcuno?”

 

Quella conversazione mi fece tornare in mente la chiacchierata avuta con Paula il giorno precedente. Era da almeno un anno che non uscivo con nessuno, era vero, ma stava diventando così evidente per tutti? E poi non era colpa mia, ero stata impegnata. Dovevo studiare e prepararmi per l’anno avvenire, così da non sovraccaricarmi per i M.A.G.O.

 

“Terra chiama Rosie!”

 

Solo allora mi resi conto che Hugo mi stava ancora fissando. Mi ero incantata come al mio solito. Sorrisi e scrollai le spalle. “Onestamente, non ne ho idea. Non ricordo nemmeno chi fosse l’ultimo ragazzo con cui sono uscita.”

 

“Senza contare Al, intendi?” Mi prese in giro Hugo. “Sai, qualche volta dovresti seguire i consigli di papà e non di mamma. Esci e divertiti, per studiare c’è sempre tempo.

 

Mi morsi il labbro e ci pensai un attimo su. “Tu pensi che sia noiosa?” Chiesi onestamente.

 

Hugo scrollò le spalle. “Sinceramente, Rosie, io e te non usciamo proprio insieme. Ma un po’ di svago in più non ti farebbe male.

 

Sorrisi a mio fratello e annuii. Mi salutò con una mano e se ne andò via dalla biblioteca. Rimasi a guardarlo fino a che non superò la soglia e sparì dalla visuale. Io avrei dovuto essere la sorella maggiore e dispensare consigli, ma per qualche motivo era sempre Hugo ad illuminarmi con la sua sincerità e logica lampante.

 

Era proprio come tra mamma e papà. Mamma aveva senza dubbio un cervello da paura, una delle migliori studentesse nella storia di Hogwarts e la migliore nel suo campo, ma a volte si perdeva in un bicchiere d’acqua. E papà con la sua semplicità e genuinità riusciva a mettere a posto tutto in un balletto.

 

Come quella volta che mamma era in causa al Ministero per la difesa di un Elfo domestico. Era rimasta chiusa in casa una settimana, recintata da fogli e pergamene, aveva scritto saggi, rapporti, aveva consultato leggi e alla fine si era presentata in aula. Un paio d’ore dopo ne era uscita sconfitta, quelli del Wizengamot non avevano accettato la sua scheda sui diritti degli Elfi. Era tornata a casa infranta, quasi con le lacrime agli occhi e continuava a ripetere di non riuscire a capire dove avesse sbagliato. Papà l’aveva guardata e aveva scrollato le spalle dicendo ‘Il fatto che loro non abbiano accettato non vuol dire che tu non abbia fatto un buon lavoro’.

 

Decisi che era l’ora di lasciare la biblioteca e col pensiero fisso ai miei genitori mi avviai verso il corridoio. Peccato che non arrivai mai a varcare la soglia. Presa com’ero dai miei pensieri non avevo visto che qualcuno stava venendo nella mia direzione e ci andai a sbattere contro.

 

“Oh, scusa!” Dissi di riflesso. Alzai la testa e la faccia allegra e per niente turbata di Lysander mi si parò davanti. “Oh, sei tu? Ciao Lysander.”

 

Lysander aveva sempre un’aria sognante, che aveva senza dubbio ereditato dalla zia Luna. “Ehi, Rose. Devo fare una ricerca e allora ho pensato di venire in biblioteca.

 

Sorrisi sforzatamente. “Beh, mi sembra il posto adatto.” A volte quando parlavo con lui mi sembrava di parlare con un bambino piccolo.

 

“Tu che fai?”

 

“Io stavo leggendo”

 

Annuì. “Oh sì, anche per leggere mi sembra il posto adatto.

 

“Già,” tagliai corto io. “Non sei con Lorcan?”

 

Scosse la testa fissandomi con i suoi grandi occhi a palla. “No, Lorcan è giù al lago alla ricerca di qualche Spioncello.

 

Che diavolo fosse uno Spioncello, non ne avevo la più pallida idea, perciò mi limitai a fare una faccia interessata. E fu proprio in biblioteca, a due passi dalla soglia e dalla cattedra di Madama Pince, che accadde qualcosa che non mi sarei mai aspettata.

 

“Vieni ad Hogsmeade con me, sabato?” Chiese Lysander come se mi avesse appena chiesto se potevo prestargli una penna.

 

Lo fissai per un po’, che cosa avrei dovuto rispondergli? D’un tratto mi ricordai le parole di Hugo e di Paula. Erano mesi che non uscivo con qualcuno, erano mesi che non mi svagavo un po’. Certo uscire con Lysander sarebbe stato strano però…

 

O-ok.” Dissi vacillante, credendo poco io stessa a quello che stavo facendo.

 

Lysander sorrise e ne sembrò contento. “Bene.” E senza dire un’altra parola se ne andò.

 

Rimasi immobile per qualche secondo a rielaborare per bene quello che mi era appena successo. Mi grattai la nuca un po’ spiazzata. Non avevo la più pallida idea di quello che fosse successo. Avevo accettato di uscire con Lysander Scamander e quello mi suggeriva che probabilmente dovevo essere impazzita.

 

E non lo avevo ancora raccontato a Vanessa.


**

 

 

“No, aspetta, fammi capire per bene.” Disse lentamente. “Tu. Hai accettato. Di uscire. Con Lysander?”

 

Arrossii sulle guance e guardai Vanessa quasi con vergogna. “E’ da tanto che non esco con nessuno.”

 

Vanessa sembrava sconvolta. E probabilmente lo era. Continuava a scuotere la testa con la bocca aperta. “E ti sembra un bel modo di ricominciare uscendo con Lysander?! Hai presente che hai accettato di uscire con uno che divide la minestra dal brodo prima di mangiarlo?”

 

Okey, Lysander era un tipo strano. Ma era nel suo DNA, cosa ci poteva fare?

 

“Non sarà così male.” Replicai.

 

Vanessa si passò una mano sulla tempia. “Senti Rose, ricordi che al primo anno Lorcan mi chiese se poteva portarmi a fare una passeggiata attorno al lago? Ti sei mai chiesta perché da allora evito che ci incrociamo per i corridoi?”

 

Sbuffai. “Lorcan non è Lysander.”

 

“Ma non eri tu quella che diceva che la loro stranezza è nel loro corredo genetico?! Se non l’avessi notato Lorcan e Lysander sono gemelli!”

 

“Anche Gaby e Sol sono gemelle, ma non sono per niente simili.” Obbiettai io. “Insomma, Sol ucciderebbe chiunque le capitasse a tiro mentre Gaby…”

 

Lascia perdere le gemelle!” Fece brusca Vanessa. “Stiamo parlando dei gemelli Scamander! Tu stessa mi hai raccontato delle stranezze che fa Luna, per non parlare di tuo padre che ne è praticamente terrorizzato. O ti sei dimenticata che per un mese hanno dovuto vivere da tua nonna perché hanno fatto scoppiare la loro casa?”

 

“E’ stato un incidente,” Cercai di difenderli. “E sono dei ragazzi gentili, sono sicura che si comporterà bene.

 

Vanessa si passò una mano sulla tempia. “Rosie, non sto mettendo in dubbio la loro educazione. Mi ricordo solo che Lorcan al terzo anno infilava le dita nel naso delle persone per liberarli da delle creature malvagie che mangiano il cervello di cui non ricordo e non voglio ricordare il nome!”

 

Mi lasciai andare contro la testata del letto con un sospiro. “Oh, , perché diavolo ho accettato di uscire con lui?”

 

Vanessa fece un sorriso simpatetico. “Perché sei disperata.”

 

“Io non sono disperata!” Balzai su punta sul vivo. “Il fatto che non esca mai con nessuno non fa di me una disperata! Io non sono disperata!”

 

Que son estas gridas?

 

Io e Vanessa ci voltammo verso la porta dove Gaby, una delle nostre compagne di stanza, ci guardava perplessa. Sbuffai e le feci cenno di avvicinarsi al mio letto. Paula poteva sempre essere nei paraggi e non volevo che sentisse.

 

“Ho accettato di uscire con Lysander.”

 

Gaby mi guardò un po’ perplessa. “Y porqué?

 

Scossi la testa. “Non ne ho idea.”

 

Perché è disperata.”

 

“Non sono disperata!”

 

Gaby arricciò il naso. “Rosie, Lysander no è quel chico un poco tonto?”

 

Vanessa rise, non seppi dire se per la pronuncia di Gaby, che dopo tutti questi anni continuava a parlare spagnolo, o se perché aveva dato di tonto a Lysander. Io annuii e Gaby mi guardò sempre più perplessa.

 

La porta si aprì di nuovo e per mia fortuna non era Paula. Era la sorella di Gaby, Sol. Ci guardò per qualche minuto prima di dire qualcosa. Una conversazione a cui e Vanessa stentammo a stare dietro.

 

Se ha muerto alguien?

 

Gaby sospirò. “Puès no, pero Rosie se ha volvido loca.”

 

Sol alzò un sopracciglio. “Como?

 

Se ha aceptado salir con el chico tonto, uno de los gemelos Scamander.

 

Sol venne verso di me fissandomi ad occhi sbarrati. “No me lo dire, Rosie, ti gusta uno dei gemeli?”

 

“No, non mi gusta proprio nessuno!” Dissi fermamente io. Perfetto, adesso stavo pure cominciando a parlare spagnolo. “L’ho fatto e basta!”

 

Sol e Gaby si scambiarono un’occhiata. Vanessa alzò gli occhi al cielo e scosse la testa ripetendo: “Sei disperata.

 

Gaby appoggiò una mano sulla mia. “Forse non serà tanto male, Rosie.”

 

Y esta es una broma?

 

Per una volta fui felice di non aver capito cosa si erano dette perché Gaby tirò una gomitata a Sol e mi sorrise. Era un sorriso falso, cercavano di consolarmi, si poteva vedere lontano un miglio.

 

“D’accordo,” Ammisi. “Sono disperata! E’ che non ricordo neanche quale sia stata l’ultima volta che sono uscita con un ragazzo!”

 

Che non fosse Albus?” Chiese Vanessa, echeggiando le parole di mio fratello.

 

Gaby cercò di fare un sorriso. “No ser triste, Rosie, no ti devi fidanzare con lui. Solo devi uscire una volta. Come amico puede ser simpatico.”

                      

Vanessa, per la prima volta da quando le avevo raccontato l’intera vicenda, si dimostrò compassionevole. “Sai cosa, Rosie? Gaby ha ragione, ti ha solo chiesto di uscire e non di diventare la sua ragazza. E se dovesse farlo, la risposta te la suggerisco io, ed è no. E io sarò nei paraggi, se dovesse fare qualcosa di strano puoi sempre mollarlo lì e cercarmi.”

 

Sol mi guardò un attimo e disse schietta. “Se quieres un consiglio, Rosie, escapa. Escapa màs lontano posible.”

 

Gaby la zittì. “Sssh! Ahora basta Sol, non spaventarla!”

 

“Sono già terrorizzata.” Dissi sinceramente.

 

Vanessa si sedette sul bordo del mio letto e mi posò una mano sulla spalla. “Cerchiamo di mantenere il controllo. Rosie, perché non vai da lui è gli dici che non puoi uscire? Inventati qualcosa tipo che… hai compiti extra da fare, sono sicura che ti crederà.”

 

Gaby ci guardò con una smorfia. “Ma es una cosa muy scortese.”

 

“Gaby ha ragione.” Dissi io. “In più, se non uscissi con lui verrei comunque ad Hogsmeade con te, il che non sarebbe per niente d’aiuto. Lysander non è tonto fino a questo punto.

 

Ci fu un attimo di silenzio.

 

Quieres che ponga una caramella vomitosa en su succo di zucca, Rosie?”

 

Stavo quasi per dire di sì a Sol, sarebbe stata la soluzione più semplice, ma non volevo essere così crudele con Lysander. Una volta avevo preso una di quelle pasticche per saltare un compito in classe ed ero stata così male che avevo giurato a me stessa che mai ne avrei ripresa una in vita mia.

 

Così stavo lì sul mio letto con attorno le mie amiche che cercavano di consolarmi per una cosa che ancora doveva succedere. A volte adoravo essere spontanea come mio padre e come mio fratello Hugo, ma questa volta non era stato per niente di aiuto. Questa volta avevo proprio combinato un disastro colossale.

 

 

**

 

 

Ed eccoci qui con il secondo capitolo di questa nuova avventura!

Che dire… beh, c’è veramente poco da dire, in fondo siamo solo all’inizio ._______.

 

Sono contenta che abbiate letto in numerosi e che qualcuno abbia avuto il tempo di recensire, ne sono stata davvero onorata e spero che sia piaciuto a tutti, come spero che piaccia anche questo secondo capitolo.

 

Volevo solo avvertire che quello di Gaby e Sol è uno spagnolo italianizzato, quindi non reale. Solo quando è scritto in corsivo è veramente spagnolo, nel caso vi venga in mente di impararlo XD

 

Un grazie particolare a: Kronos333, Ombrosa, Arkadio (nessun albero genealogico, userò solo i personaggi più essenziali alla storia ^^), Edvige86, GiulyB (E’ la tastiera che è magica infatti, non sono io che scrivo XD), Mad World, clirissa, Sif (Non è mai troppo tardi per iniziare ^^ e a me fa molto piacere. Grazie)

 

Bacetti, zia Fufù ^^

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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