Capitolo 5
Avevano annunciato di proposito le loro scoperte
in televisione, in modo da far sentire Kira braccato.
“Bene. Come avete notato, il piano di S è andato a
buon fine. Questo, però, implica che le possibilità che Kira sia uno dei nostri
famigliari, sono molto alte.”
Le espressioni degli agenti, prima decisamente
sollevate per la vittoria ottenuta il giorno precedente, si demoralizzarono
nuovamente. Nessuno, ancora, riusciva ad accettare quel fatto. Non volevano
credere che i loro famigliari potessero essere coinvolti nella questione.
Nel malcontento generale, furono scelti gli agenti
che avrebbero controllato tutte le attività dei sospettati.
“È impossibile che qualcuno dei nostri parenti
possa aver fato questo! Dovremmo avere un po’ di fiducia in loro, visto che li
conosciamo da tanto!”
Ancora una volta, Naruto Uzumaki non era riuscito
a tacere al momento giusto. La maggior parte degli agenti, in realtà, la
pensava come lui, ma, a parte, qualche borbottio di disapprovazione, nessuno
aveva avuto il coraggio di protestare apertamente di fronte a quella misura
drastica. Ignorando il giovane, Fugaku concluse l’elenco degli agenti che si
sarebbero occupati di questa attività.
“… e infine, Shino Aburame si occuperà di Sasuke
Uchiha, ovvero mio figlio.”
L’atmosfera era molto tesa. Tutti sapevano che era
necessario, ma tutti, allo stesso modo, disapprovavano quella scelta obbligata.
Come poco prima, però, nessuno dissentì apertamente. Neanche Naruto.
Persino Fugaku Uchiha, il poliziotto più
integerrimo che quell’ufficio avesse mai conosciuto, aveva delle remore su quel
piano. Peccato che fosse l’unico attuabile.
’Adesso possiamo solo aspettare i resoconti degli
agenti.’
Ormai Gai Maito, insieme al computer che
trasmetteva gli ordini di S, faceva pianta stabile nell’edificio. Naruto si era
anche premurato di procurargli una sedia e una scrivania, in modo che trovasse
il suo soggiorno più confortevole.
Al momento, anche se il capo ufficialmente era
Fugaku, l’indagine era portata avanti da S, colui che più aveva progredito
nell’indagine, fino a quel momento.
“S, credo che adesso ci meritiamo la tua fiducia.
Io vorrei vederti.”
Era l’ennesima volta che l’Uchiha faceva la stessa
richiesta e otteneva sempre una risposta negativa.
“S si mostrerà quando lo riterrà opportuno e a chi
lo riterrà opportuno. Bisogna dare spazio ai giovani, rispettate il suo
volere!”
Sorvolando sul commento del portavoce di S, Fugaku
decise di lasciar perdere, per il momento. C’erano cose più importanti di cui
occuparsi e, sicuramente, non potevano trascurarle solo perché erano curiosi di
vedere il volto del tanto famoso detective.
Con lui avevano fatto diversi passi avanti
nell’indagine, passi che da soli non avrebbero mai compiuto, quindi non
potevano lamentarsi.
Quello era il caso più difficile che fosse
capitato in Giappone, anzi, molto probabilmente, era il più difficile che fosse
capitato ovunque. Ormai, era diventato un fenomeno di portata mondiale. Nessuno
era più al sicuro e, quella consapevolezza, provvedeva ad incrementare il panico
generale. Stavano, però, anche aumentando le schiere di persone che sostenevano
ed idolatravano Kira e che, nel tentativo di aiutarlo e di emularlo, tentavano
di fare piazza pulita di quelli che, secondo la loro opinione, erano da
considerarsi criminali. Di conseguenza il lavoro per la polizia aumentava,
sottraendo elementi importanti del corpo della polizia, che sarebbero stati
utili per indagare nel caso principale.
’Posso capire che la situazione non vi piaccia, ma
io devo mantenere l’anonimato, per ora. È una seccatura anche per me, ma non
posso mostrarmi al primo che capita.’
Il problema era che gli agenti lo capivano eccome,
ma non trovavano giusto il fatto che loro dovessero mostrarsi, mettendosi così
in condizione di essere uccisi da Kira, mentre lui potesse rimanere
nell’anonimato. Molti iniziavano a diffidare di questo fantomatico detective
che non aveva neanche il coraggio di uscire allo scoperto. Nessuno protestava,
però, perché quello, era un sacrificio che si doveva fare. Per quanto avevano capito,
le persone innocenti non venivano uccise. Tuttavia, era anche vero che, se
queste ultime ostacolavano Kira, come aveva fatto S, lui non si faceva scrupoli
ad assassinarle. Quindi le loro vite erano da considerarsi tutte in pericolo.
“Eppure, secondo me, ciò che sta facendo Kira non
è del tutto sbagliato. Il modo che sta usando forse lo è, ma il suo scopo,
infondo, non è lo stesso che abbiamo noi, cioè punire i criminali?”
All’affermazione di Naruto tutti si voltarono
increduli verso di lui.
Era evidente che era troppo giovane e non capiva
come funzionavano le cose. Non poteva permettersi certe affermazioni. Lui era
un assassino e, come tale, andava fermato, non difeso.
“Uzumaki, ti rendi conto di ciò che hai detto?”
“Sì! Io non dico che il suo metodo sia giusto,
sostengo solo che, a mio parere, non è partito da un ideale del tutto
sbagliato; e sono sicuro che altri, qua dentro, la pensino come me!”
Fugaku osservò tutta la sua squadra, come
sfidandoli a dare ragione a Naruto. Nessuno osò fiatare, ovviamente non
volevano contraddire il loro capo. Eppure, degli agenti si azzardarono a
lanciare qualche occhiata di sostegno all’Uzumaki, che capì che qualcuno
condivideva la sua idea. Forse addirittura il loro superiore non era del tutto
in disaccordo con lui, ma non avrebbe potuto dirlo, ad ogni modo. Il suo
compito era quello di catturare Kira, non quello di psicanalizzarlo.
Ormai c’erano già troppe persone che ritenevano
giusto il lavoro di colui che era soltanto un pazzo psicopatico. Le sette che
lo idolatravano ne erano un chiaro esempio. In così poco tempo era diventato un
culto, persino i media si stavano schierando a suo favore. Un lampante esempio
era SakuraTv, che si proclamava portavoce di Kira.
Strano che quest’ultimo, il quale con le sue
azioni dimostrava un palese disprezzo contro i criminali, non avesse ancora
fatto strage di dirigenti televisivi, che, anche se criminali non erano,
stavano sfruttando in maniera davvero poco etica questo fenomeno.
Probabilmente sarebbe arrivato ad uccidere anche
loro, comunque. Era soltanto questione di tempo. Tempo che non avevano, perché
le morti aumentavano a dismisura e loro navigavano ancora in alto mare.
“Per Kira non sarebbe difficile ucciderci.
Potrebbe facilmente scoprire i nostri nomi.”
Il dubbio che assillava tutti, fu esposto da Neji
Hyuga, uno degli agenti più giovani, ma anche uno di quelli più svegli.
“Forse è il nostro destino morire in questo caso.”
Era anche uno dei più catastrofici.
Nato in una famiglia povera, era da sempre stato
convinto che il destino non si potesse cambiare. Questo suo principio era stato
smentito più volte; seppur le sue finanze fossero limitate, era riuscito ad
entrare, grazie al suo talento, nella migliore università di Tokyo, laureandosi
a pieni voti; in seguito, era entrato nella polizia federale, dove la sua
carriera stava facendo una rapida ascesa.
La sua concezione sul fato, tuttavia, non era mai
cambiata. Aveva il terribile dono di riuscire a deprimere il prossimo con le
sue allegre constatazioni.
’Io avrei una proposta da farvi, in tal senso…’
S, che fino a quel momento non aveva più parlato,
si fece sentire. Gli agenti avevano pensato che si fosse messo a dormire.
Al suono della sua voce, un sorriso smagliante si
aprì sul volto di Gai Maito, che probabilmente conosceva la suddetta proposta.
“Sentiamo.”
’Dovreste crearvi delle nuove identità, almeno
come poliziotti. In parole povere dei distintivi con dei nomi diversi dal
vostro. Ovviamente dovrete aspettare qualche giorno, prima che questi siano
pronti, ma è l’unica soluzione che vi posso proporre.’
Un’idea come quella era venuta in mente anche a
Fugaku. Non l’aveva presa in considerazione, per il semplice motivo che non
voleva mostrare a Kira che avevano paura di lui. Purtroppo, la situazione
volgeva in una maniera tale che, ormai, quella era l’unica soluzione fattibile.
Non poteva rischiare la vita dei suoi agenti per una pura questione d’orgoglio.
Ciononostante, lui avrebbe mantenuto la sua identità. Non si sarebbe nascosto
dietro un falso nome. Credeva nella giustizia e credeva nel sacrificio in nome
di essa.
Dopo un’iniziale discussione, l’ufficio si era
diviso in due fazioni: la prima, molto numerosa, che richiedeva questi nuovi
distintivi; la seconda, composta soltanto da Fugaku, Naruto e Neji, che
dichiarava di volerne fare a meno. Ovviamente ognuno di loro aveva una ragione
diversa. Il primo, la riteneva una questione d’orgoglio, il secondo, voleva che
tutti conoscessero il vero nome del futuro capo della polizia giapponese e il
terzo, riteneva che il destino avrebbe deciso la sua sorte e che era inutile
cercare scappatoie.
“Il mio compito, per oggi, è finito, quindi me ne
vado! Che la forza della giovinezza sia con voi, prodi agenti!”
Detto ciò, il portavoce di S sparì, uscendo come
un ciclone dall’ufficio, sbattendo la porta dietro di sé e lasciando gli agenti
sbalorditi. Stavano ancora fissando l’uscio, quando Fugaku li richiamò
all’attenzione. Dovevano lavorare, non potevano perdere tempo.
Così ognuno riprese le proprie mansioni.
Oggi avevo un po’ di tempo, così ho deciso di
aggiornare un paio di storie!^^
Per prima cosa, ringrazio chi segue questa storia
e chi l’ha messa tra i preferiti tra le
seguite.
Spero che questo capitolo vi piaccia!^^
Mi defilo!
Ja ne,
Nihal