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Autore: DarkEyes    16/06/2005    1 recensioni
Questa è la prima volta che metto online una mia storia e devo dire che ho anche un po' di timore nel farlo. Con questo racconto non pretendo di aver scritto qualcosa di eccezionale, ma scriverlo mi piace, mi diverte, mi rilassa, mi fa sognare. Dentro ho cercato di metterci tutte le cose che mi appassionano e quello che leggerete ne è il risultato. Spero possa piacere a qualcuno, accetto consigli e anche critiche se sono costruttive, nel caso non vi piaccia bhe... non leggetelo e basta!! Grazie. DarkEyes
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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II

 

 

 

Era stato un sogno, solo un orribile sogno. Come aveva potuto credere che fosse vero la magia, il mondo parallelo, Kendar. Certo che la sua fantasia di notte lavorava intensamente, dato che era stata capace di creare quella storia così assurda nei suoi sogni. Altro che bosco, lei ora si trovava al calduccio nel suo letto coperta fin sulla testa da morbide trapunte, respirando odore di incenso e ascoltando lo scoppiettio del fuoco nel camino.

“..incenso…camino..” borbottò con la faccia schiacciata nel cuscino, poi aprì di scatto gli occhi e balzò giù dal letto con il cuore che le batteva forte. Lei non aveva il camino in camera sua, nemmeno incenso e non aveva assolutamente un letto a baldacchino.

“Dove diavolo sono…!” disse quasi urlando e corse verso la porta, provò ad aprirla ma questa era chiusa a chiave. Imprecò di brutto. Passò dinanzi ad uno specchio e intravide la sua figura, stupefatta tornò indietro per guardarsi meglio. Aveva indosso una sottoveste di seta bianca e alcune ciocche di capelli erano state intrecciate con nastri rosa. Balbettò parole sconnesse e si disse che doveva capire al più presto dove era e uscire di lì. Le fulminò nella mente il pensiero di Alex e la spada puntata contro di lui, queste erano le ultime cose che ricordava prima di un gran buio e del risveglio in quella stanza. Corse alla tenda e la scostò per aprire la finestra, la luce del sole la colpì in pieno viso e solo dopo si accorse delle sbarre che la tenevano prigioniera. Disperata si accasciò ai piedi del letto.

“Sono in trappola..” bisbigliò e una piccola lacrima le scivolò lungo la guancia. Un senso di paura le stringeva la gola, non riusciva a capire dove si trovasse e chi l’avesse portata in quel posto, pensava ad Alex e temeva per la sua incolumità… l’ultima immagine che aveva di lui non era delle più positive.

Ad un tratto la porta della camera si aprì e comparve sulla soglia uno strano esserino, una piccola elfa dai capelli rossi legati in due trecce e orecchie a punta, che si richiuse la porta alle spalle e si avvicinò a Shannen sorridendo.

“Ciao!” esclamò inclinando leggermente il capo con voce stridula “Io sono Elly, sono qui per pulire la stanza e vestirti per il pranzo!” annunciò allegramente. Shannen la guardò confusa ma prima che potesse dire qualcosa l’elfa riprese a parlare.

“Al tuo arrivo qui ti ho lavata, pettinata e vestita mentre eri priva di sensi. Ora, visto che sei cosciente, potresti anche collaborare!!” urlò diventando improvvisamente isterica. Shannen balzò in piedi spaventata, la faccia lentigginosa di quell’esserino le metteva paura, in quegli occhi acquosi c’era una strana luce.

“Siediti qui!” trillò l’elfa spingendola sul letto, poi aprì l’armadio e cacciò fuori un abito rosa.

“Metti questo!” le ordinò “Altrimenti te lo infilo io con la forza. Se hai bisogno di biancheria la trovi qui, le scarpe qui..” le spiegò l’elfa indicando i vari posti con gesti veloci delle braccia.

“Ok…” mormorò Shannen.

“Devo pulire la stanza, quindi fai veloce!” le comandò ancora l’elfa, Shannen si girò dandole le spalle e si tolse la sottoveste rimanendo mezza nuda, sentì gli occhi dell’esserino puntati su di lei. Con difficoltà si vestì, l’abito rosa era lungo fino ai piedi, aveva una scollo rotondo che scopriva l’attaccatura del seno e maniche larghe bordate di pizzo bianco. Shannen chiese timidamente all’elfa di chiuderle l’abito dietro le spalle e questa senza dire una parola le tirò su la zip, e mentre la ragazza si infilava un paio di scarpine dal tacco alto lei finì di rassettare il letto e accendere altro incenso nella camera. Quando vide che Shannen era pronta la prese per un polso e la tirò fino alla porta.

“Qui fuori ci sono due guardie che ti porteranno dal mio Signore” le disse Elly “Mi raccomando.. sta attenta e non scherzare con il fuoco!” aggiunse sommessamente acquistando un’aria docile e preoccupata, Shannen lesse nei suoi occhi il terrore e la paura. L’elfa aprì la porta e scomparve a destra del corridoio, le due guardie invece, squamose e blu come l’essere che l’avevano rapita, condussero Shannen verso sinistra. Il pavimento del corridoio era ricoperto da un lungo tappeto viola e le mura e il soffitto erano di pietra, ad intervalli regolari lungo le pareti apparivano altre porte chiuse o arazzi dai colori cupi. Alla fine del corridoio c’era una scala che Shannen fu costretta a scendere, poi percorse un altro lungo corridoio che terminava con una grande porta di legno. Le guardie che erano dietro di lei si voltarono e andarono via mentre le altre due che si trovavano dinanzi alla porta aprirono i battenti e la spinsero all’interno. Si ritrovò in una stanza semibuia, un candeliere pendeva dal soffitto per illuminarla dandole un’aria spiritata, al centro troneggiava un tavolo apparecchiato per due a lume di candela, attorno divani, tappeti e mobilia antica facevano la loro bella e macabra presenza. Shannen sbatté le palpebre per abituarsi al buio e intravide una figura seduta al tavolo. Le guardie la spinsero verso la sedia vuota e la fecero accomodare senza troppa gentilezza.

“Finalmente ci incontriamo” disse lo sconosciuto seduto di fronte a lei e alla debole luce della candela Shannen poté in qualche modo vederlo meglio. Era un uomo, dimostrava trenta anni   anni circa, magro aveva zigomi alti e mascella forte, i capelli erano chiari, molto chiari e abbastanza lunghi, mentre gli occhi invece erano scuri come due pozzi neri in cui lei si sentiva annegare. La voce era profonda e affascinante come il suo viso. Shannen ne rabbrividì.

“Chi sei?” chiese lei sentendo le sue parole vibrare nella sala. L’uomo si schiarì la voce e bevve un sorso di vino dal suo bicchiere, aveva mani curate e bianche.

“Il tuo più grande incubo o.. la tua più grande possibilità” rispose lui sibillinamente “Dipende da te mia cara” aggiunse penetrandola con il suo sguardo ipnotico.

“Capisco la tua perplessità, dopotutto sei qui da poco e non sai ancora nulla di questo mondo. Non sai perché sei qui vero?”

“No…” sussurrò Shannen, sentiva un nodo alla gola che le impediva di parlare, forse era paura o forse soggezione.

“Peccato!” esclamò l’uomo schioccando le dita “Ma sarà meglio non guastarci il pranzo parlando di.. come dire..  lavoro!”

“Lavoro? Io vorrei almeno capire dove sono e con chi ho il piacere o il .. dispiacere di mangiare!” disse Shannen recuperando coraggio e con il tono impertinente che da sempre la caratterizzava. L’uomo la fissò intensamente poi fece un gesto con la mano e uno dei mostri blu andò ad aprire la grossa tenda alla loro destra che illuminò l’intera sala con i dolci raggi del sole. Tutto sembrò prendere un altro aspetto, anche l’uomo sembrava meno minaccioso alla luce naturale.

“Meravigliosa! Non avrei mai pensato che tu potessi essere così..!” disse sorridendole e Shannen arrossì imbarazzata. “A questo punto l’attesa è stata più che premiata!” aggiunse lui.

“Quale attesa? Io non capisco..” disse lei confusa, in quel momento non le importava se lui fosse il cattivo, voleva solo capire e mettere in ordine le cose. Lui allora si alzò e le si avvicinò, si mise in piedi alle sue spalle e cominciò a parlare:

“Da quando è morto mio padre attendo il tuo arrivo, non puoi capire che importanza hai per me.. tu possiedi qualcosa che io desidero, tu sei speciale, non una semplice umana. Ho bisogno di te come l’assetato dell’acqua.. Combatterei contro tutti pur di averti. Qualcosa di magico ci lega.. e tu non ne hai nemmeno idea.. mia cara”

Mentre parlava la sua voce si fece sempre più languida e ipnotica, Shannen si sentiva in balia di quelle parole, di quel suono.

“Tu.. cosa vuoi da me..?” chiese ad occhi chiusi completamente rilassata, si sentiva strana senza forze, lui si chinò sul suo collo e le bisbigliò “Chiamami Wiliams.. di il mio nome!”

 “Wi..li..ams” mormorò Shannen ormai stordita, lui sorrise soddisfatto e la baciò sul collo piano, poi sulla gola, lei era ormai nelle sue mani. Poi infilò le dita nella scollatura dell’abito a sfiorarle il cuore palpitante, il seno, ma come se avesse messo la mano sul carbone ardente, la ritirò urlando. Shannen riaprì gli occhi come svegliandosi da un sonno profondo e si voltò a guardare lui, Wiliams, che con le mani si copriva il volto gemendo.

“Guardie! Guardie!” Due esseri blu arrivarono prontamente “Perché diavolo nessuno ascolta i miei ordini!” urlò inferocito “Avevo detto di toglierle il medaglione, portateglielo via ora!!”

Così le due guardie le si gettarono addosso stringendole le braccia sui braccioli della sedia per impedirle di muoversi.

“Cosa volete! Lasciatemi!” gridava la ragazza “No, no! Il mio medaglione…è mio! Non toccatelo!” Ma le sue urla furono inutili poiché con forza le venne strappato l’oggetto dal collo e su ordine di Wiliams portato in un luogo sicuro dai due mostri. Intanto lui continuava a tenere il volto coperto e nella sala scese il silenzio, Shannen gli balzò furiosa davanti.

“Perché? Lo rivoglio! Era di mia madre, è mio tu non puoi prenderlo, restituiscimelo subito, io…”

“Tu cosa?!” la interruppe Wiliams con un ringhio e mostrando il suo volto mostruosamente mutato. Gli occhi prima neri erano due sfere di rosso sangue, il viso livido e quasi scheletrico, dalle labbra violacee spuntavano canini aguzzi e lucenti. Shannen urlò terrorizzata.

“Tu sei… un..” balbettò inorridita arretrando da lui.

“Vampiro! Si mia cara!” rispose lui sogghignando “Grazie al tuo medaglione hai scoperto subito la mia vera natura, avevo ordinato che ti fosse tolto. Ma a quanto pare qui nessuno mi ascolta!” spiegò ringhiando più che parlando, con aria di scherno sul viso e con un ghigno che mostrava i suoi denti acuminati.

“Tua madre lo usava spesso per difendersi da noi” aggiunse ridacchiando, Shannen spalancò gli occhi cerulei.

“Mia madre?” balbettò indietreggiando ancora di più e cadendo sulla sedia alle sue spalle, era sconvolta e si chiese cosa significassero le parole di quel mostro, cosa centrava sua madre in quella storia. Forse anche lei era stata in quella dimensione e aveva lasciato il gioiello alla figlia perché sapeva che le sarebbe servito per proteggersi.

“Impossibile! Tu menti” urlò al vampiro con quanto fiato le rimaneva in gola.

“Lo so che per te è difficile da capire.. ma credimi presto tutto ti sarà più chiaro, e soddisferai ogni mio volere che tu voglia o no!!” rise di gusto Wiliams.

“No! Mai!” esclamò lei furiosa. Wiliams la guardò serio, in un secondo il suo viso riprese le fattezze normali, gli occhi ritornarono neri e ipnotici e l’uomo riacquistò il suo fascino. Le saltò addosso bloccandola sulla sedia, con brutalità la baciò spingendo la bocca sulla sua quasi a farle mancare il respiro. Le labbra erano fredde, Shannen cercò di spingerlo via ma lui era una belva sulla sua preda, la teneva in trappola schiacciata sulla sedia.

Si staccò da lei ridendo, si leccò le labbra compiaciuto.

“Sapore di umana.. non l’avevo mai provato!” sorrise. Shannen si asciugò la bocca con il dorso della mano in segno di disprezzo, le veniva da vomitare, urlare, piangere.

  
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