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Autore: DarkEyes    25/05/2005    3 recensioni
Questa è la prima volta che metto online una mia storia e devo dire che ho anche un po' di timore nel farlo. Con questo racconto non pretendo di aver scritto qualcosa di eccezionale, ma scriverlo mi piace, mi diverte, mi rilassa, mi fa sognare. Dentro ho cercato di metterci tutte le cose che mi appassionano e quello che leggerete ne è il risultato. Spero possa piacere a qualcuno, accetto consigli e anche critiche se sono costruttive, nel caso non vi piaccia bhe... non leggetelo e basta!! Grazie. DarkEyes
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: Incompiuta
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I

 

 

 

Il vento freddo di fine novembre batteva sui vetri, soffiando in sibili tra le fronde degli alberi e rendendo tetra e misteriosa la notte. Una pallida mezza luna illuminava il cielo stellato velata appena da qualche nube passeggera, che sospinta dal vento si dirigeva verso il nord, abbandonando Londra. Shannen Bloom raggomitolata nel suo letto, a orecchie tese ascoltava i sospiri del vento, era quasi mezzanotte, la stanchezza la faceva sbadigliare frequentemente ma lei non riusciva a dormire. Da soli due mesi si era trasferita nella casa degli zii e non si era ancora abituata alla nuova vita. La zia del padre con cui aveva vissuto fino a prima a Los Angeles aveva perso il lavoro e non era più riuscita a prendersi cura di lei, dopo averlo fatto per quindici anni. E così era stata mandata a malincuore in Inghilterra dai parenti della madre, il fratello con precisione, che non aveva mai conosciuta in vita sua. Ne aveva visto qualche foto da bambina, sua madre gliele aveva mostrate. Ma ora sia lei che suo padre non c’erano più, partiti per un viaggio quando lei aveva solo tre anni, dopo mesi di ricerche furono trovati morti. Ora Shannen non si sentiva più tanto sola, aveva trovato una famiglia sostituta in casa degli zii. Ma in passato aveva sofferto anche troppo…

Paul Jonson, suo zio, le ricordava molto sua madre, anche se lei nella mente ne aveva un ricordo sfocato. Ma da vecchie foto ne riusciva a intravedere lo stesso taglio d’occhi, simile anche al suo, lungo e orientale. Ma per il resto tutta la famiglia Jonson aveva poco di simile a lei, che aveva ereditato i geni del padre. I suoi lunghi capelli erano neri e lisci, gli occhi chiari tra il celeste e il verde e la carnagione chiara e luminosa. Invece i Jonson, compresi i due figli Katie e Sean, andavano fieri della loro carnagione scura e degli occhi nocciola. Paul Jonson aveva capelli biondo cenere in cui brillavano pennellate di argento dovute all’età, invece la moglie Mary era castana. La famiglia aveva accolto subito in casa loro Shannen e Paul era stato felice di poter vedere finalmente la figlia della sua adorata sorellina ormai morta.

Shannen guardò assonnata l’orologio che aveva sul comodino, era mezzanotte precisa e le era sembrato di sentire un rumore provenire dalla finestra. Si rigirò nel letto poco convinta dando così le spalle alla finestra e fissando il muro di fronte a lei. Chiuse gli occhi e strinse il medaglione che aveva al collo, unico ricordo di sua madre. TOC. Ed eccolo di nuovo il rumore, ora l’aveva sentito sul serio, il cuore le batteva all’impazzata. Tremante accese la lampada sul comodino e si alzò diretta alla finestra. Scostò appena le tende, fuori era buio pesto, la luna era stata velata del tutto da un grosso nuvolone. Aprì di più le tende, girò la maniglia per guardare fuori, quando una forte folata di vento la invase in pieno viso, spalancando le ante di vetro che sbatterono fragorosamente contro il muro, depositando sul pavimento foglie e cartacce. Shannen arretrò di qualche passo coprendosi gli occhi per la luce accecante che proveniva da fuori, attraverso le ciglia le parve di vedere una sagoma nera. Aprì la bocca per urlare, ma una mano gliela tappò bloccandola in una stretta che non le permetteva alcun movimento. Shannen era in preda al panico, si agitò contorcendosi cercando di divincolarsi dall’aggressore, la luce continuava ad accecarla, il batticuore e la mano stretta sulla bocca le impedivano di respirare. Le sembrò di morire soffocata.

“Se ti agiti è peggio, sta calma non voglio farti del male” sussurrò piano una voce al suo orecchio, e lei ne poté sentire l’alito caldo sulla nuca. Così pian piano si calmò sentendo la stretta allentarsi, anche la luce diminuì il suo bagliore accecante che illuminava l’intera stanza, e Shannen poté finalmente aprire gli occhi. Si voltò di scatto e dietro di lei si trovò un ragazzo vestito d’argento che la fissava serio. Shannen sentiva i suoi occhi percorrerla da capo a piedi e rimase pietrificata.

“Sei Shannen vero?” domandò il ragazzo sempre serio.

“Tu chi sei?” disse Shannen fissandolo di sbieco, lui rimanendo calmo rispose “Non ho tempo per le domande inutili.. sei o non sei Shannen?”

Lei intimorita fece un passo indietro ma continuò a non rispondere, guardandolo fisso in volto, aveva dei profondi occhi grigi, gelidi. Rimasero in silenzio qualche minuto continuando a scrutarsi battaglieri, lei fissava il suo strano abbigliamento, lui le fissava… Shannen si domandò cosa diavolo le stesse guardando fisso in petto. Subito ebbe la risposta poiché il ragazzo con un balzo le si avvicinò infilandole una mano nello scollo della camicia da notte ed estraendone il medaglione. Shannen si divincolò e ritrasse il ciondolo dalle sue mani.

“Se non vuoi rispondermi non importa, ora lo so che sei tu!” sorride beffardamente lui e Shannen aggrottò la fronte sempre più confusa e impaurita.

“Bene” proruppe lui “Ora vieni con me!”

Shannen indietreggiò urlando di lasciarla stare, urlò più che poteva sperando di svegliare qualcuno della casa, ma sembrava che nessuno sentisse le sue urla tranne lei. Alla fine si ritrovò con le spalle al muro: la finestra dietro di lei e lo sconosciuto davanti. Questi le afferrò un braccio, la tirò verso di se e stringendola per la vita esclamò “Si parte!”. La luce accecante invase di nuovo la stanza e mentre Shannen urlava disperata lui come con un balzo la trascinò nel bagliore. Le sembrò di vorticare tra mille venti contrari e sebbene cercasse di aprire gli occhi, la forte luce le impediva di veder qualcosa. Sempre imprigionata nella stretta del ragazzo, si lasciò trasportare da quelle onde di energia, sentiva attorno a lei vibrare l’aria. Passarono minuti indecifrabili, dieci o forse meno, quando si risvegliò come da un lungo torpore, era tutta frastornata. La prima cosa che vide fu il cielo, di un intenso turchese senza nuvole. L’aria era frizzante e docili cinguettii la rallegravano, cercò di rialzarsi puntando le dita sotto di se e così sentì il fresco contatto con l’erba umida. In piedi cercò di non vacillare, le girava un po’ la testa, e si guardò intorno in cerca del ragazzo. Lo vide seduto qualche metrò più in là sotto un albero, guardava un foglio forse una mappa. Shannen senza pensarci, d’istinto, si voltò dall’altra parte e incominciò a camminare a passo svelto, voleva scappare via.

“Dove credi di andare?” le urlò dietro il ragazzo “Non sai dove siamo, ti perderesti e dovrei rimettere tempo prezioso a cercarti” aggiunse con tono aspro. Shannen si fermò e sbuffò, guardò dinanzi a se e c’erano solo alberi e alberi, forse il ragazzo aveva ragione e così a testa bassa e con la coda tra le gambe tornò indietro verso di lui. Quando gli fu vicino lui la fissò sorridente.

“Ti gira la testa vero?” le domandò e lei annuì debolmente.

“Capita le prime volte…”

“Prime volte di cosa?” chiese lei stizzosa accasciandosi sull’erba alla sua sinistra, era così stanca che le gambe le tremavano.

“Orbitare! Non sei abituata, sei un’umana” rispose lui continuando a fissare la cartina e usando strane parole come se fosse la cosa più normale del mondo. Shannen deglutì a fatica sbattendo le palpebre più volte, non capiva o forse capiva, ma era tutto troppo assurdo.

“Basta ora mi sono davvero stancata! Dimmi chi sei, dove sono e cosa vuoi da me?!” esclamò in una raffica di parole diventando rossa sulle guance, sembrava davvero furiosa. Lui invece sembrava divertito, i suoi occhi ridevano sebbene la bocca rimanesse in espressione seria. Le disse di calmarsi e aggiunse:

“Io sono Alex e mi hanno inviato sulla Terra per prenderti e portarti qui a Kendar, una dimensione parallela alla vostra ma… molto diversa!”

“Si come no! Non dire idiozie!” rise senza allegria, ma poi vedendo il volto di Alex rimanere serio e impassibile smise “Ma davvero? Non stai scherzando…” disse guardandolo ad occhi sgranati e lui annuì deciso, Shannen si portò le mani alla bocca.

“Per favore ditemi che sto impazzendo, che tutto questo è solo frutto della mia immaginazione!! Ma che centro io?”

“Presto lo scoprirai, io ho l’ordine di non rivelarti niente.”

Shannen sospirò disperata rannicchiandosi su di se e poggiando la fronte sulle ginocchia, le lacrime cominciarono a bruciarle agli angoli degli occhi, tutte quelle emozioni e la sensazione ormai che tutto era vero le ribollivano dentro, aveva voglia di urlare e mandare tutto al diavolo. Ma lì in quell’assurda situazione e con quello sconosciuto al suo fianco, non voleva dimostrare le sua debolezza voleva sembrare forte e pronta a tutto. Cercò di inghiottire le lacrime ma le uscì un flebile singhiozzo dalle labbra e visto che lui non poteva vederla in volto, poiché era nascosto tra le braccia, cominciò a piangere piano e sommessamente. Forse presto si sarebbe svegliata da quel brutto sogno e avrebbe riso di tutto, pensò.

“Non è un sogno… mi dispiace” sussurrò lui, lei rizzò il capo sorpresa e lo guardò ad occhi spalancati. “Come sai che io… cioè tu.. Io lo stavo pensando!” balbettò confusa asciugandosi le lacrime, gli occhi di lui risero di nuovo di lei.

“Se voglio posso riuscirci”

“Ma leggi nel pensiero?”

“Si posso leggere la mente, ho dei poteri, cioè qualche potere.. sono solo un cavaliere di II ordine non sono poi così formidabile!” scoppiò a ridere Alex “Poi capirai meglio e.. anche tu saprai fare qualcosa di simile.. anzi.. di molto meglio!” terminò la frase ridiventando serio.

“Io?? Wow!” esclamò esterrefatta Shannen, la situazione sembrava cominciare a piacerle.

“Ora dobbiamo andare però” disse lui alzandosi in piedi di scatto.

“Dove?”

“Devo portarti al Castello è lì che ti aspettano. Purtroppo per la nostra sicurezza non posso orbitare e ci tocca andare a piedi” spiegò lui indicando un sentiero che si tuffava nel folto bosco alla loro destra. Si incamminarono nel bosco, lui avanti e lei qualche passo indietro, evidentemente Alex si fidava di Shannen dato che non riteneva necessario tenerla d’occhio, o forse sapeva che lei non si sarebbe allontanata poiché non era pericoloso star con lui ma stare lontano da lui. Appena entrarono nella folta boscaglia Shannen rabbrividì per il freddo, lì il sole a stento filtrava tra i fitti rami degli alberi ed inoltre il terreno umido sembrava ghiaccio sotto i suoi piedi nudi. Camminando lei lo osservava, si accorse che alla vita aveva appeso tre o quattro sacchetti e la guaina di una spada, sulla corazza dietro le spalle era disegnato uno stemma, una stella circoscritta e vari piccoli simboli al suo interno. Fissò i suoi capelli neri e lucenti come il velluto dalle striature blu, ripensò al suo sguardo alle volte così gelido e scostante e così diverso dalla sua inaspettata gentilezza. Si chiese quanti altri segreti le nascondesse e quante altre cose avrebbe presto scoperto. Per un attimo trattenne il respiro domandandosi se lui le stesse ascoltando i pensieri, spaventata incominciò a canticchiare nella mente una canzone sperando di confonderlo. Camminarono per circa un’ora, quasi sempre in silenzio, Alex sembrava un tipo abbastanza schivo, poi ad un tratto lui si fermò e si avvicinò ad un rigoglioso cespuglio.

“Se hai fame mangia queste, non so se troveremo altro” disse inginocchiandosi e raccogliendo dei frutti vermigli simili a more. Shannen ne assaggiò uno era aspro e dolce insieme, succoso. Ne mangiarono a sazietà cercando di non incrociare i loro sguardi, c’era una strana aria di tensione. Un fruscio alle spalle la fece sobbalzare e guardò impaurita Alex, anche lui aveva sentito e alzandosi in piedi si preparò a sguainare la spada. Il fruscio si spostò verso destra e il cuore di Shannen ebbe un sussulto.

“Non preoccuparti” bisbigliò lui e Shannen si nascose alle sue spalle, aspettarono qualche minuto fermi così, immobili senza che accadesse più nulla. Alex riabbassò le braccia e si voltò verso lei.

“Forse era qualche animale, comunque stiamo allerta” disse serio con sguardo penetrante, lei annuì.

Camminarono fino a quando il sole tramontò e il cielo si tinse di blu scuro puntellato di stelle luminose.  Alex decise di fermarsi per la notte, raccolse qualche ramo secco e foglie e li riunì tutti in un cerchio di pietre. Poi schioccò le dita dalle quali ne uscì una fiammella e accese il piccolo falò. Shannen lo guardò esterrefatta e lui sorrise divertito. Si sederono vicini accanto al fuoco, lei tremava per il freddo, era scalza e in camicia da notte, psicologicamente turbata e sconvolta. Alex allora aprì uno dei sacchetti che aveva in vita e dal quale ne uscì, in uno sfavillante luccichio celeste, un lungo mantello nero. Glielo porse gentilmente coprendole le spalle e lei sorrise imbarazzata, pensando che dietro quegli occhi di ghiaccio si nascondeva un animo gentile.

“Sono crudele solo con chi mi fa arrabbiare!” ammiccò lui e sorrise, Shannen invece sbuffò inviperita dal fatto che lui ascoltasse i suoi pensieri. Non era più libera nemmeno nella sua mente e avrebbe dovuto fare attenzione a ciò che le passava per il cervello, nel caso fosse stato qualcosa di intimo e segreto.

“Mi dispiace…” sussurrò lui con uno sguardo dolce.

“Di cosa?”

“Di.. entrarti nella mente, di impicciarmi. Ma.. sono curioso, curioso di sapere cosa pensa un’umana, una terrestre..” ammise Alex arrossendo leggermente, Shannen sorrise poi tornando seria gli disse

“Sai.. io non so perché mi sto fidando di te e perché non stia urlando via spaventata da tutto questo. E’ tutto assurdo per me, i poteri, la dimensione parallela, e tu.. Cioè voglio dire, nulla mi assicura che tu non voglia farmi del male! Ma io mi sto fidando lo stesso di te…”

Alex la guardò per un attimo negli occhi poi fissò le fiamme del fuoco dinanzi a loro.

“Tu devi pensare che se ora sei qui è solo per un buon motivo che presto ti verrà svelato, inoltre se avessi voluto farti del male, l’avrei già fatto senza nemmeno perdere tempo a portarti qui. Io ho il compito di proteggerti!” disse fermamente Alex “E poi l’hai detto stesso tu.. dentro sono una persona buona, e non ti farei mai del male…” aggiunse puntandole addosso i suoi occhi grigi, Shannen sorrise un po’ imbarazzata e chinò il capo. Alex con le dita sottili le scostò una ciocca di capelli dal viso, lei sussultò e sentì uno strano fervore invaderla e il cuore palpitarle velocemente. Percepiva un’energia, una forza che l’attraeva, la spingeva verso il ragazzo. Erano come scariche elettriche che passavano da quegli occhi glaciali ai suoi e le invadevano poi il corpo, il sangue, la mente. Alex provò quella stessa energia e si abbandonò ad essa anche se non riusciva a capire cosa stesse accadendo, quell’energia gli sembrava la stessa che sentiva quando usava la magia. Chiuse gli occhi e la sua mano si mosse da sola ad accarezzare i lunghi capelli neri di Shannen, lei sospirò e si sporse verso di lui socchiudendo le palpebre.

Ma qualcosa la tirò indietro, si ritrovò distesa sulla schiena con le braccia immobilizzate. Scalciò a più non posso urlando ma solo dopo qualche secondo si accorse dell’essere che la teneva bloccata con le sue lunghe braccia squamose e di un cupo colore blu. Provò a guardargli il viso, ma era completamente ombrato dal cappuccio scuro del mantello che lo copriva. Shannen allungò lo sguardo verso Alex, era in piedi a pochi centimetri dal fuoco e aveva una lama puntata alla gola. Gridò il suo nome, lui si voltò appena a guardarla, era serio e i suoi occhi grigi sembravano due iceberg. Aveva una spada puntata contro pronto a colpirlo al minimo passo falso, lo sconosciuto che la impugnava era nascosto dal mantello, ma il simbolo che portava ricamato sulla spalla Alex lo sapeva bene a chi apparteneva. Alex lo sapeva cosa volevano quei due mostri, volevano lei. Erano riusciti a trovarli nonostante non avesse orbitato proprio per non farsi intercettare. L’altro mostro dalle squame blu con una corda legò i polsi e le caviglie di Shannen, anche se non con poca difficoltà visto che lei si agitava come un’ossessa. Alex rimase immobile, pensava, non sapeva cosa fare, doveva salvarla a tutti i costi. Si concentrò, strinse i denti e i pugni forte, accumulò in se le energie del fuoco vicino, della terra sotto i suoi piedi e dell’aria intorno a lui, chiuse gli occhi e orbitò. Il più veloce che poté, riapparendo alle spalle del suo nemico con la spada stretta in mano. Il mostro si voltò infuriato ma Alex prontamente lo trafisse diritto in petto, estraendo poi la lama grondante di un viscido liquame nero. Il mostro si abbatté a terra senza vita, Alex trionfante si voltò per riprendersi la ragazza, ma di lei rimaneva solo il mantello nero.

  
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