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Autore: Melgor    22/11/2009    2 recensioni
Qualcuno si aggira fra le città di Thys, uccidendone gli abitanti in modo atroce, senza risparmiare nessuno. Melgor, mercenario senza scrupoli, si troverà a doverlo affrontare, sebbene non gliene importi niente della salvezza della propria terra.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cosa accadrà a Melgor, apparentemente ucciso dall'oscuro ammantato? Riuscirà a sopravvivere? Ma sopratutto, riuscirò a sopportare i commenti di mia cugina? XD

No, scherzo,. Ringrazio molto la mia carimerrima cuginetta per aver letto e commentato il mio scritto.

E, da parte di un mio amico, ho il piacere di presentarvi  il magnifico banner di luce nera (ridotto per motivi di pesantezza). Enjoy it!

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Luna


Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai,/ Silenziosa luna?/ Sorgi la sera, e vai,/ contemplando i deserti; indi ti posi./ Ancor non sei tu paga/ Di riandare i sempiterni calli?/ Ancor non prendi a schivo, ancor sei vaga/ Di mirar queste valli?/

-Giacomo Leopardi, Canto notturno di un pastore errante dell’Asia





Nessuno aveva approvato la sua decisione. Soprattutto la madre, che aveva tentato di convincerla fino all'ultimo istante, perfino quando lei si trovava già sulla porta di casa pronta ad andarsene, forse per sempre. -Madre,- gli aveva detto, tentando di non essere sopraffatta dalla tristezza -ormai qui viviamo nella miseria. I nobili hanno in mano tutto il potere, e se ne infischiano dei nostri bisogni, tassandoci sempre di più solo per poter stendere i loro grassi culi su sedie d'oro. Non voglio più restare qui. Andrò a cercare soldi e fortuna in un altro luogo, anche per strada, ma che non sia questa dannata SpazzaCielo!-. Aveva trattenuto le lacrime e la voce non gli era tremata, ma alla vista delle lacrime dell'anziana madre non era riuscita a trattenere la tristezza. -Tornerò.- aveva sussurrato, la voce spezzata, mentre si allontanava dalla casa in cui aveva vissuto per diciassette anni.

Ora era poco distante da Relzan, la poteva vedere chiaramente, sebbene la luce del sole di metà mattina le splendesse negli occhi. Un fiume di emozioni la travolse, vedendo quel paesaggio, e si lasciò trasportare, come inebriata, finché una voce alle sue spalle la distolse. -Lady Selene, dovremmo proseguire. Ci prodigheremo ad arrivare a Relzan prima di mezzogiorno-. La ragazza annuì, sospirando debolmente. Era stata pagata bene per scortare quei mercanti alla SpazzaCielo insieme ad altri avventurieri, e dopotutto erano anni che voleva andare a trovare i propri genitori. Non era il caso di lasciarsi emozionare a qualche chilometro da casa: fra poche ore avrebbe potuto riabbracciare tutta la sua famiglia.

Aprì gli occhi lentamente, accorgendosi di essere ancora vivo. Sentiva il proprio corpo sdraiato sulle assi di legno del pavimento della locanda, e percepiva chiaramente l'odore acre del sangue che lo circondava. Si rialzò, e la cosa gli fu incredibilmente facile, e non provò alcun dolore mentre lo faceva. Si controllò il fianco, lasciandosi scappare una bestemmia. La ferita non c'era più. Sulla pelle non c'era nemmeno la cicatrice, e si poteva pensare che fosse stato colpito in quel punto solo per l'abito strappato e completamente sporco di sangue. Si avviò verso l'uscita, innervosito, bestemmiando ogni volta che pestava uno dei pezzi di carne maciullati degli scagnozzi che erano per terra.

-Che... che cazzo è questa roba?- disse uno degli uomini della scorta, indicando i due corpi martoriati ai due lati della grande porta della SpazzaCielo. I cavalli si erano imbizzarriti a quella vista, e i mercanti avevano impiegato parecchi minuti per riportarli alla tranquillità. -Sembrano... corpi.- rispose Selene, avvicinandosi alla poltiglia di carne e sangue. Il sangue sembrava essere uscito violentemente dai pori della pelle dei due malcapitati, tanto forte da squarciarli completamente. L'unica cosa che avevano di umano quei cadaveri era l'espressione di dolore e paura che avevano dipinta sul volto -Chi... cosa può aver causato questo?- chiese balbettando inorridito agli avventurieri uno dei mercanti -Esistono creature talmente mostruose?- . Ma tutti scossero la testa. -No, le creature più terribili a cui ci è dato sapere sono gli strige... ma questa è opera di magia elfica...-.

Melgor aveva avuto un attimo di smarrimento quando era uscito dalla locanda. Ma tutti avrebbero un attimo di smarrimento, vedendo sparsi per le strade i corpi devastati di centinaia di persone. Le strade erano ricoperte del sangue delle vittime, ormai rappreso, e un forte odore di ferro aleggiava nell'aria. -Beh, almeno un miglioramento c'è stato...- disse ridacchiando fra se e sé il mercenario, guardando la scia di morte che aveva davanti. Si avviò verso l'uscita, scostando a calci i cadaveri che gli bloccavano il passaggio. Era troppo infuriato per evitarli semplicemente. Quel dannato ammantato l'avrebbe pagata cara per averlo lasciato morente nella locanda. Ma soprattutto per averlo curato di tutte le ferite dopo che aveva perso i sensi.

-È... orribile...- disse uno dei mercanti, la mano sulla bocca. Anche gli avventurieri erano sgomenti davanti a quello spettacolo: ogni passo nelle vie di quella città significava vedere centinaia di cadaveri. Selene tratteneva il fiato e le lacrime, tentando di convincersi che i suoi genitori dovevano essere ancora vivi. Ma non riusciva a credere alle proprie parole: più corpi e sangue scorrevano davanti ai suoi occhi, più la speranza si affievoliva. -Qui non c'è nessuno.- disse uno degli uomini, uscendo da una casa. Gli altri avventurieri stavano perlustrando ogni edificio alla ricerca di superstiti, tentando di rimanere impassibili davanti a quell'atroce spettacolo. I mercanti, d'altro canto, avevano già dato di stomaco, e pregavano gli avventurieri di sbrigarsi.

-Chi sei?-. Melgor aggrottò la fronte. Era arrivato a neanche un centinaio di metri dalle porte della città, e davanti a lui era spuntato quell'uomo, che, sgomento, gli aveva chiesto chi fosse. -Se non te lo volessi dire? Cazzo, ho fretta! Lasciami passare!- gridò, irritato, dirigendosi verso le porte. Ma l'altro sguainò la spada. -Chi sei?- ripetè l'uomo, per nulla intimorito. Melgor non rispose, continuando a camminare. L'uomo gli si parò di nuovo davanti. -Se non mi dici chi sei, giuro che t...-. Melgor aveva estratto la spada ad una velocità incredibile e l'aveva infilzata con forza attraverso il corpetto di cuoio dell'uomo. -Ho detto che ho fretta!- gridò furioso il mercenario, scagliando via il corpo boccheggiante dell'avventuriero con un calcio.

L'urlo aveva messo subito in allarme Selene, che aveva estratto la sua sciabola ed era subito corsa nella direzione in cui proveniva il suono. Ma arrivò in tempo solo per vedere Melgor atterrare con un calcio l'uomo, dal cui petto fuoriusciva un fiume di sangue. Lo sgomento iniziale della ragazza dai capelli neri venne sostituito rapidamente dalla rabbia. -Chi cazzo sei tu?- urlò a Melgor, stringendo forte lo stocco. Il mercenario la guardò male. Quella domanda stava venendo ripetuta un po' troppe volte quel giorno. -Lasciami passare o farai la fine del tuo fidanzatino.- ruggì Melgor, indicando l'uomo, che ancora rantolava morente. Selene strinse i denti. -Allora sei tu che hai ucciso tutti, qui...- sussurrò, la voce carica di pura ira. Il mercenario inarcò un sopracciglio. -Io... cosa?- tentò di chiedere, irritato, senza però riuscire a finire la frase: la lama sottile della sciabola sfrecciò verso il suo cuore rapidamente.

Melgor deviò il colpo facilmente con una delle lame della spada, contrattaccando immediatamente con l'altra. Si sorprese vedendo l'agilità della ragazza, che scansò il colpo facilmente. Era furiosa, lo si vedeva dagli occhi, ma sembrava che ogni suo attacco fosse calcolato al millimetro. Le spade di entrambi fendevano l'aria ad una rapidità impressionante, e ogni volta che si incrociavano il clangore riempiva l'aria per qualche secondo. Melgor sorrise, dimenticando per qualche secondo di essere infuriato: finalmente avrebbe potuto ammazzare qualcuno che non fossero solo sgherri incompetenti o vecchi avventurieri artritici.

Il pugno lo colse alla sprovvista. Aveva appena parato una stoccata e si preparava a contrattaccare, quando vide il braccio della ragazza proiettarsi rapidamente contro il suo volto. Lo schivò per un soffio, notando poi che la mano era cinta con un guanto d'arme da cui spuntavano numerosi e appuntiti spuntoni. -Simpatica...- sussurrò ironico Melgor, indietreggiando rapidamente. -Beh, cosa aspetti, principessina?- chiese sarcastico poi, fingendo impazienza -Non chiami la tua scorta? Non hai paura?-. Selene strinse i denti, stringendo lo stocco fino a che le nocche non sbiancarono. -Che cazzo di coraggio hai per sfottermi dopo aver ucciso un'intera città?!- urlò, caricando Melgor per sferrargli un pugno in faccia col guanto d'arme. Ma colpì solo l'aria. -Confesso che adoro uccidere.- disse una voce alle spalle di Selene, che si voltò subito -Ma non pensi che una città sia un po' troppo in una notte?-. La ragazza digrignò i denti, resasi conto della velocità di quell'uomo. -Hai usato degli incantesimi per ucciderli!-. Melgor ghignò, mentre schivava nuovamente il pugno e si portava alle spalle della ragazza in qualche istante. -Non pensi che ti avrei già uccisa, se fossi capace di un tale incantesimo? Devo dire che sarebbe molto più rilassante che ficcarti un pugnale in gola...-. La mano del mercenario scagliò con forza uno stiletto dall'astuccio che aveva in vita. Selene riuscì a voltarsi in tempo per respingerlo con il dorso della mano protetta. -Piantala di giustificarti!- gridò, spazientita, gettandosi di nuovo contro Melgor. Il mercenario si mise una mano sulla fronte, sospirando. Odiava quando erano così arrabbiati che si facevano colpire quasi apposta. Gli toglievano tutto il gusto di un'uccisione teatrale.

-Che cazzo succede qui?!-. Il mercenario quasi si fece colpire, distratto da quell'urlo. Erano arrivati in cinque, a circa cento metri dai duellanti. Due di essi erano, però, chiaramente non combattenti: se ne stavano rintanati alle spalle dei tre più massicci, e tremavano come foglie. -È lui!- gridò Selene, indicando Melgor -Ha ucciso tutti gli abitanti della città e ha colpito Ionmund al petto!-. Gli avventurieri impallidirono, ed estrassero le loro armi dal fodero, pronti a fronteggiare il mercenario, che, sotto sotto, non chiedeva altro. -Ci penso io a lui!- gridò ancora Selene -Prendete il corpo di Ionmund e andatevene! Se non vi raggiungo entro un'ora, sapete che fare!-. I cinque uomini la guardarono stupita, tentando di replicare, ma bastò un'occhiata furiosa della ragazza per convincerli ad andarsene.

-Commovente...- sputò disgustato Melgor -Fare l'eroe non ha mai portato nulla a nessuno!-. Caricò Selene ad una velocità impressionante, sferrandole un poderoso calcio nello stomaco e atterrandola. Con un calcio le allontanò la spada dalla mano, e le punto un piede sul corpetto di cuoio che portava al petto, costringendola a terra. -Fare l'eroe non porterà niente neppure a te!- sussurrò, ansimando stordita dal colpo -Se non torno dai miei compagni con la tua testa, metteranno su di te una taglia così grande che non potrai nemmeno respirare in pace!-. Melgor le puntò la lama doppia sulla gola, accarezzando leggermente l'osso del collo della ragazza con la punta della lama. -Piantala.- disse, ghignando -Colui che ha distrutto totalmente Relzan verrà ucciso per mano del sottoscritto. Ovviamente dopo aver finito te. Ma non illuderti che sia per vendicare qualcuno. Semplicemente mi stanno molto sul cazzo le persone che vanno in giro vestite di nero, lanciano magie che uccidono all'istante e sono umane-. Selene rise, e la lama le punzecchiò il collo. -Davvero tu pensi che io possa credere che non sei tu ad aver ucciso tutti, ma un uomo che lancia incantesimi?-. Melgor scosse la testa, continuando a passare la lama lungo il collo della ragazza. -E io cosa sarei, allora? Vedi orecchie a punta? Vedi le sfarfallose ali dei folletti?- disse sarcastico, tirandosi un orecchio. Gli occhi di Selene si caricarono dubbio. -Ma non preoccuparti cara, avrai una risposta a tutte le domande!- continuò il mercenario, alzando lentamente la lama della spada doppia -Potrai chiedere a quel vecchio barbuto... come o chiamate... a sì. Potrai chiederlo a Satana-. La lama pendeva sopra la gola della ragazza, oscillando minacciosamente. -Un ultimo desiderio?- chiese Melgor, ironico. -Sì.- rispose Selene, tranquilla -Fammi venire con te-.

-Eh?- esclamò il mercenario, sinceramente sorpreso -Prima mi insulti, tenti di uccidermi, mi incolpi di qualcosa che non ho fatto, e poi chiedi di unirti a me? Viva la coerenza-. La mano non si era mossa, e la lama puntava ancora alla gola della ragazza. Selene chiuse gli occhi, attendendo il dolore della spada che la trafiggeva. -E in che modo potresti essermi utile, se io accettassi la tua offerta?- chiese Melgor, ghignando nel vedere la rassegnazione alla morte della ragazza che, colta alla sprovvista dalla domanda, impiegò una decina di secondi prima di rispondere. -Potrei aiutarti nei combattimenti, aiutarti ad uccidere quell'uomo. Insomma, farti da compagna...-. Melgor la interruppe scuotendo la testa. -Si presuppone che i “compagni” abbiano lo stesso livello di abilità. Ma questo non è decisamente il nostro caso-. La spada venne rapidamente rinfoderata, e il piede tolto dal petto di Selene. -Tu sarai mia allieva!- sghignazzò il mercenario. -Ah,- aggiunse, appena la ragazza raccolse lo stocco -non tentare di attaccarmi. Non farebbe bene alla tua salute-.

  
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