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Autore: Lotiel    22/11/2009    1 recensioni
Continuazione di "Una ricerca per Celebrían". La storia dei due fratelli riprende da anni dopo tutti gli accadimenti che si susseguirono dall’Ultima battaglia contro l’Oscuro Signore. Racconti che non sono annoverati nella storia, ma che molti si scopriranno curiosi nel sapere.
MOMENTANEAMENTE SOSPESA
Genere: Avventura, Fantasy, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Elladan, Elrohir, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga dei Gemelli'
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Nota dell'Autrice: Ed eccomi qui a continuare una storia che avevo dato per spacciata. Purtroppo per molti impegni e vari problemi non sono riuscita a continuarla e solo adesso mi sono accorta che avrei dovuta finirla. Tutto è già stampato nella mia mente e coloro che vogliono sapere come andrà a finire con i gemelli, non resterà deluso e si troverà un finale. Un lungo periodo mi ha tenuto lontana dal pc e dalle mie storie, ma adesso è tutto diverso e cercherò di aggiornare quando mi sarà possibile. Solo sappiate che non abbandonerò nessuna delle mie storie e che le finirò una per una, anche se l'aggiornamento sarà un po' lento. Ed ora vi lascio alla storia, sperand oche vi susciti un po' di curiosità.

 

Il Segreto di Celebrian

by

Lotiel

Terzo Capitolo: Curunir a Prestaid (Stregone e Preoccupazioni)

 

 

05 Novembre 129 della Quarta Era

Viaggiarono per alcune ora senza più dire una parola. I due gemelli mantenevano sempre quel distacco tipico degli elfi e gli occhi si spostavano verso i loro deboli compagni solo per asssicurarsi che li stessero seguendo.
Quando avevano lasciato il bosco di L
órien i loro cuori avevano tremato, volevano abbandonare quel luogo pieno di ricordi che facevano troppo male. La morte aleggiava tra quelle fronde un tempo rigogliose e fiorenti. Le case erano abbandonate da ormai troppo tempo, da quando Nenya aveva smesso di esercitare il potere che derivava dall’Unico.

Com’era spoglio quel luogo, lontano dalla maestosità dei tempi remoti.

 Non avevano chiesto più nulla a Gàel degli Haradrim, né avevano interrogato la figlia che ancora era in fase di ripresa. Viaggiavano di gran lena e cercavano di evitare tratti estenuanti per le povere membra della donna.

Elladan ed Elrohir sembravano non accusare la stanchezza che si accumulava dei corpi dei loro compagni, nenache quando sembrava che attraversare sterpaglie e piccoli gruppi di alberi risultava quasi impossibile.

I due fratelli dirigevano i loro passi leggeri verso la foresta che ancora molti temevano. Storie oscure aleggiavano nel mondo degli uomini, ma gli elfi non avevano paura di quella foresta, dove un tempo camminavano in serenità con il signore del bosco.

La chiamavano ancora la foresta di Fangorn ed egli era il signore incontrastato di chi vi dimorava. Elladan ed Elrohir ricordavano quando Mithrandir soleva loro raccontare di queste vecchie storie, dalla marcia contro Isengard, durante la guerra dell’Unico, non si erano più mossi, ora tranquilli che nulla avrebbe dato loro fastidio.

-Dove stiamo andando?

La voce di Gàel ruppe il silenzio che si era creato lungo quel tratto difficile che costituiva le valli del Reame di Galadriel. Elladan si fermò e si voltò verso il vecchio ambasciatore, guardandolo appena mentre cercava di ascoltare tutto ciò che lo circondava. Un’occhiata di intesa con Elrohir, prima di parlare.

-Verso la Foresta di Fangorn.

Gàel, seguito da Milea, sgranò gli occhi al sentire solo il nome di quel luogo. Portò le mani al petto e le mosse freneticamente, manifestando apertamente la paura nei confronti della foresta.

-Si narrano storie oscure su quel luogo.

Elladan sorrise appena, un sorriso che poteva rassicurare i cuori dei più pavidi. Osservò dapprima Gàel e poi Milea in modo da contenere la loro paura con soli quei singoli gesti donati raramente.

-Non temete, gli Elfi non temono ciò che conoscono.

Poi nuovamente la sua voce si spense in un sussurro rivolto al fratello. Portò nuovamente l’attenzione verso l’orizzonte, lasciando in dubbio Gàel per quella strana risposta. Eppure la paura non si placava, ma non aveva altra scelta, sapeva di doversi fidare di quelle creature, amiche del suo stimato re.

Li osservava di sottecchi per capire come ragionassero, come comportarsi per avere più informazioni sui loro modi. Stava acquistando sempre più stima nei loro confronti, anche se talvolta li disdegnava per quella loro indole solitaria e schiva.

Gàel era anche uno studioso di storia e cercava sempre informazioni sui tempi che furono e che sicuramente loro conoscevano.

Milea, invece, si stava ristabilendo pian piano, lasciando che la rifocillassero e che la sua pelle riprendesse un colorito sano. Gli occhi castani erano curiosi e si guardavano intorno con spiccata intelligenza. Le interessava la storia, proprio come suo padre e per questo tentò di chiedere ad Elrohir di raccontarle qualcosa del suo popolo, così da carpirne storie fantastiche e piene di magia.

Il mezzelfo rimase interdetto da quella domanda, ma si limitò a dirle che quando avrebbero raggiunto un luogo sicuro le avrebbe fatto dono di qualche leggenda antica.

 

06 Novembre 129 della Quarta Era

 

Lasciarono il campo aperto del Celebrant per avventurarsi nelle intricate ramificazioni della foresta di Fangorn. Avrebbero voluto vedere il Pastore della Foresta, ma non sapevano nemmeno se fosse ancora lì. Gli alberi erano addormentati e i due gemelli riuscivano a sentire il loro ronfare sommesso. Ne avvertivano la tranquillità e così che si rivolsero, dopo molte ore, verso Gàel e Milea.

-Gli alberi dormono, non mostrate alcuna ostilità.

I due umani si guardavano intorno e la fanciulla si stringeva più che poteva verso il padre che tentava di tranquillizzarla. Quelle antiche storie erano sempre finite male per i malvagi e sapevano che se non commettevano alcun atto meschino, gli alberi non avrebbero fatto loro alcun male.

Elladan scrutava il fitto della foresta ,ma stranamente quegli alberi non ramificavano in modo da creare buio all’interno, ma cercavano di far entrare i raggi del sole autunnale.

-I  eryn avo fîr.¹

La loro voce, pronunciando quelle semplici parole, riscaldò i cuori dei compagni che trovarono un barlume di serenità all’interno di se stessi per non vedere il bosco come un possibile nemico.

Gli alberi non erano neanche lontanamente minacciati dalla loro presenza e questo potevano ben notarlo da soli, ma qualcosa non riusciva a calmare i sensi di Elrohir. Guardò dapprima Elladan e poi intorno a lui, come se avvertisse una presenza a lui sconosciuta. Anche il fratello sentì ciò che premeva nel cuore di Elrohir e fece cenno a Gàel e Milea di stare fermi e non parlare.

Gli archi furono impugnati con più fervore e le frecce furono incoccate per dare modo ai due gemelli di essere pronti nel qual caso fossero stati minacciati.

I due gemelli sentirono un frusciare sommesso, un respiro misto a quelli di Gàel e Milea. Lo sguardo attento ad ogni movimento insolito all’interno dei cespugli, al di sopra delle fronde, ma l’unica cosa che non avvertivano era l’ostilità di questa presenza.

Come per Legolas durante la ricerca dei piccoli hobbit, Merry e Pipino, un tempo smarritisi all’interno della foresta, così fu per loro. Ascoltavano silenziosi e ogni angolo veniva accuratamente osservato fin quando quella presenza, dietro le loro spalle, non fece la sua comparsa.

-Fermi.

Una voce tonante fece sobbalzare i due umani mentre i due gemelli si voltarono di scatto, senza ancora scoccare. Non sentivano in questa presenza l’ostilità.

-Sono Radagast.

La voce si fece più lieve e il viso bonaccione, così da rassicurare gli animi dei due umani. Elladan ed Elrohir abbassarono le proprie armi e riposero la freccia nella faretra. Un sorriso appena accennato allietò il viso di Elrohir che chinò leggermente la testa.

-Il mio caro amico Barbalbero mi ha chiesto se potevo venire a prendervi. Adoro questa parte della foresta, è calma e gi animali sono felici.

Radagast, chiamato il Bruno, era amico di Mithrandir e un tempo anche di Saruman. Adorava la natura tanto da disinteressarsi della Terra di Mezzo e della sua sorte durante la guerra che fu dell’Unico. Aveva avvertito Mithrandir, un tempo, che Saruman lo cercava così da tendergli una trappola. Ma Radagast era all’oscuro delle macchinazioni del fu Bianco e con premura aveva cercato il Grigio.

Elladan ed Elrohir conoscevano quella storia, perchè fu Mithrandir stesso a raccontargliela, mentre attendevano l’arrivo del Portatore dell’Anello.

-Conosco il tuo nome. Mithrandir ci ha parlato molto di te.

Radagast sorrise e con un cenno della mano invitò i quattro a seguirlo, dove Fangorn li attendeva.

Con più tranquillità nel cuore seguirono il Bruno, chiedendosi soprattutto del perchè non fosse partito insieme a Mithrandir anziché restare in queste terre, ma ogni domanda a suo tempo.

Raggiunsero solo dopo poco cammino una radura, proprio quella in cui Merry e Pipino si ristorarono ai tempi della Guerra.

Barbalbero era lì. Sembrava seduto su qualcosa, su alcuni tronchi che avevano gentilmente prestato il loro appoggio al vecchio Pastore.

-Ristoratevi, miei cari amici. Ci sarà tempo per premervi con i problemi che vorrei voi conosceste.

Elladan ed Elrohir si guardarono per un solo breve istante, i loro volti si oscurarono per alcuni istanti. Accennarono un debole sì per poi accompagnare Milea e Gàel a riposare, sotto le fronte nodose di un salice piangente.

 

07 Novembre 129 della Quarta Era

 

Milea si alzò dal giaciglio che le era stato gentilmente offerto e trovò i due gemelli già ristorati e accomodati con Barbalbero. Stavano discutendo di qualcosa, ma non riusciva a capire ciò che dicevano, anche perché aveva ancora gli occhi impastati dal sonno e la mente non abbastanza lucida.

Elladan si accorse di lei e si voltò. Le sorrise gentilmente per poi vederla nuovamente scivolare nel sonno, infine l’attenzione nuovamente a Fangorn che continuava a rivelare, anche se con la sua estrema calma e la voce che sembrava stanca e flebile.

-Miei cari amici, ciò che mi raccontate mi preoccupa. Gli Haradrim hanno tentato di avvicinarsi alla mia foresta, ma non sapevo ancora le loro intenzioni. Ho lasciato i miei compagni a dormire, mentre li osservavo dal folto della boscaglia. Non conosco i loro propositi, ma difficilmente quegli umani si avvicinano al mio territorio e soprattutto di questi tempi.

I due gemelli ascoltavano con attenzione le parole di Fangorn, così da accrescere le loro preoccupazioni. Prima Gàel e poi Fangorn raccontavano quelle strane storie del popolo del Sud. Avevano sperato che quel tempo di pace che Estel aveva faticosamente costruito sarebbe durano per lungo tempo.

-Gli Haradrim sono sempre stati contro questa pace e il loro signore e sempre stato un fedele di Sauron.

Fu Elladan a parlare, lasciando che il suono del nome del Signore degli Anelli riempisse per qualche istante lo spazio intorno a loro.

-Ci stiamo dirigendo verso Minas Tirith, volevamo fare solo una visita a nostro nipote, ma a quanto possiamo sentire, non sarà solo di cortesia.

Lo sguardo affranto e le parole appena sussurrate di Elladan fecero trasalire Elrohir dalle sue riflessioni.

-Radagast mi ha aiutato a tenere lontani questi uomini dalle mie terre, ma sono sicuro che torneranno. Hanno la mente corrotta dall’odio e non si fermeranno facilmente se qualcuno non metterà un freno a questo rancore che covano verso gli uomini del Nord.

I due gemelli annuirono debolmente. Ancora non conoscevano il motivo per cui gli Haradrim avevano invaso segretamente le terre che non gli appartenevano. Dovevano andare più a fondo in quella storia, dovevano cercare di capire perché avevano catturato Gàel e sua figlia e soprattutto mantenere quella pace ancora a lungo. Nuovamente il loro pensiero andò a loro madre, cercando di capire perché, ogni qualvolta si mettevano alla ricerca di ciò che perse, succedeva qualcosa che li avrebbe fermati e preoccuparsi di altro.

Le preoccupazioni erano soltanto cominciate e i timori cominciavano a crescere nei cuori di tutti. Speravano che il conflitto si sarebbe evitato, purtroppo conoscevano gli uomini e i loro cuori si infiammano facilmente, fu questa la preoccupazione più grande.

 

 

Glossario

 

¹ “Il bosco non muore”

 

   
 
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