Nota
dell'Autrice: Ed eccomi qui a continuare una storia che avevo dato per
spacciata. Purtroppo per molti impegni e vari problemi non sono riuscita a
continuarla e solo adesso mi sono accorta che avrei dovuta finirla. Tutto è già
stampato nella mia mente e coloro che vogliono sapere come andrà a finire con i
gemelli, non resterà deluso e si troverà un finale. Un lungo periodo mi ha
tenuto lontana dal pc e dalle mie storie, ma adesso è tutto diverso e cercherò
di aggiornare quando mi sarà possibile. Solo sappiate che non abbandonerò
nessuna delle mie storie e che le finirò una per una, anche se l'aggiornamento
sarà un po' lento. Ed ora vi lascio alla storia, sperand oche vi susciti un po'
di curiosità.
Il Segreto di Celebrian
by
Lotiel
Terzo Capitolo: Curunir a Prestaid (Stregone e Preoccupazioni)
05
Novembre 129 della Quarta Era
Viaggiarono per
alcune ora senza più dire una parola. I due gemelli mantenevano sempre quel
distacco tipico degli elfi e gli occhi si spostavano verso i loro deboli
compagni solo per asssicurarsi che li stessero seguendo.
Quando avevano
lasciato il bosco di Lórien
i loro cuori avevano tremato, volevano abbandonare quel luogo pieno di ricordi
che facevano troppo male. La morte aleggiava tra quelle fronde un tempo
rigogliose e fiorenti. Le case erano abbandonate da ormai troppo tempo, da
quando Nenya aveva smesso di esercitare il potere che derivava
dall’Unico.
Com’era
spoglio quel luogo, lontano dalla maestosità dei tempi
remoti.
Non avevano chiesto più nulla a Gàel
degli Haradrim, né avevano interrogato la figlia che ancora era in fase di
ripresa. Viaggiavano di gran lena e cercavano di evitare tratti estenuanti per
le povere membra della donna.
Elladan ed
Elrohir sembravano non accusare la stanchezza che si accumulava dei corpi dei
loro compagni, nenache quando sembrava che attraversare sterpaglie e piccoli
gruppi di alberi risultava quasi impossibile.
I due fratelli
dirigevano i loro passi leggeri verso la foresta che ancora molti temevano.
Storie oscure aleggiavano nel mondo degli uomini, ma gli elfi non avevano paura
di quella foresta, dove un tempo camminavano in serenità con il signore del
bosco.
La
chiamavano ancora la foresta di Fangorn ed egli era il signore incontrastato di
chi vi dimorava. Elladan ed Elrohir ricordavano quando Mithrandir soleva loro
raccontare di queste vecchie storie, dalla marcia contro Isengard, durante la
guerra dell’Unico, non si erano più mossi, ora tranquilli che nulla avrebbe dato
loro fastidio.
-Dove
stiamo andando?
La
voce di Gàel ruppe il silenzio che si era creato lungo quel tratto difficile che
costituiva le valli del Reame di Galadriel. Elladan si fermò e si voltò verso il
vecchio ambasciatore, guardandolo appena mentre cercava di ascoltare tutto ciò
che lo circondava. Un’occhiata di intesa con Elrohir, prima di
parlare.
-Verso
la Foresta di Fangorn.
Gàel,
seguito da Milea, sgranò gli occhi al sentire solo il nome di quel luogo. Portò
le mani al petto e le mosse freneticamente, manifestando apertamente la paura
nei confronti della foresta.
-Si
narrano storie oscure su quel luogo.
Elladan
sorrise appena, un sorriso che poteva rassicurare i cuori dei più pavidi.
Osservò dapprima Gàel e poi Milea in modo da contenere la loro paura con soli
quei singoli gesti donati raramente.
-Non
temete, gli Elfi non temono ciò che conoscono.
Poi
nuovamente la sua voce si spense in un sussurro rivolto al fratello. Portò
nuovamente l’attenzione verso l’orizzonte, lasciando in dubbio Gàel per quella
strana risposta. Eppure la paura non si placava, ma non aveva altra scelta,
sapeva di doversi fidare di quelle creature, amiche del suo stimato
re.
Li
osservava di sottecchi per capire come ragionassero, come comportarsi per avere
più informazioni sui loro modi. Stava acquistando sempre più stima nei loro
confronti, anche se talvolta li disdegnava per quella loro indole solitaria e
schiva.
Gàel
era anche uno studioso di storia e cercava sempre informazioni sui tempi che
furono e che sicuramente loro conoscevano.
Milea,
invece, si stava ristabilendo pian piano, lasciando che la rifocillassero e che
la sua pelle riprendesse un colorito sano. Gli occhi castani erano curiosi e si
guardavano intorno con spiccata intelligenza. Le interessava la storia, proprio
come suo padre e per questo tentò di chiedere ad Elrohir di raccontarle qualcosa
del suo popolo, così da carpirne storie fantastiche e piene di
magia.
Il
mezzelfo rimase interdetto da quella domanda, ma si limitò a dirle che quando
avrebbero raggiunto un luogo sicuro le avrebbe fatto dono di qualche leggenda
antica.
06
Novembre 129 della Quarta Era
Lasciarono
il campo aperto del Celebrant per avventurarsi nelle intricate ramificazioni
della foresta di Fangorn. Avrebbero voluto vedere il Pastore della Foresta, ma
non sapevano nemmeno se fosse ancora lì. Gli alberi erano addormentati e i due
gemelli riuscivano a sentire il loro ronfare sommesso. Ne avvertivano la
tranquillità e così che si rivolsero, dopo molte ore, verso Gàel e
Milea.
-Gli
alberi dormono, non mostrate alcuna ostilità.
I
due umani si guardavano intorno e la fanciulla si stringeva più che poteva verso
il padre che tentava di tranquillizzarla. Quelle antiche storie erano sempre
finite male per i malvagi e sapevano che se non commettevano alcun atto
meschino, gli alberi non avrebbero fatto loro alcun male.
Elladan
scrutava il fitto della foresta ,ma stranamente quegli alberi non ramificavano
in modo da creare buio all’interno, ma cercavano di far entrare i raggi del sole
autunnale.
-I eryn avo fîr.¹
La
loro voce, pronunciando quelle semplici parole, riscaldò i cuori dei compagni
che trovarono un barlume di serenità all’interno di se stessi per non vedere il
bosco come un possibile nemico.
Gli
alberi non erano neanche lontanamente minacciati dalla loro presenza e questo
potevano ben notarlo da soli, ma qualcosa non riusciva a calmare i sensi di
Elrohir. Guardò dapprima Elladan e poi intorno a lui, come se avvertisse una
presenza a lui sconosciuta. Anche il fratello sentì ciò che premeva nel cuore di
Elrohir e fece cenno a Gàel e Milea di stare fermi e non
parlare.
Gli
archi furono impugnati con più fervore e le frecce furono incoccate per dare
modo ai due gemelli di essere pronti nel qual caso fossero stati
minacciati.
I
due gemelli sentirono un frusciare sommesso, un respiro misto a quelli di Gàel e
Milea. Lo sguardo attento ad ogni movimento insolito all’interno dei cespugli,
al di sopra delle fronde, ma l’unica cosa che non avvertivano era l’ostilità di
questa presenza.
Come
per Legolas durante la ricerca dei piccoli hobbit, Merry e Pipino, un tempo
smarritisi all’interno della foresta, così fu per loro. Ascoltavano silenziosi e
ogni angolo veniva accuratamente osservato fin quando quella presenza, dietro le
loro spalle, non fece la sua comparsa.
-Fermi.
Una
voce tonante fece sobbalzare i due umani mentre i due gemelli si voltarono di
scatto, senza ancora scoccare. Non sentivano in questa presenza
l’ostilità.
-Sono
Radagast.
La
voce si fece più lieve e il viso bonaccione, così da rassicurare gli animi dei
due umani. Elladan ed Elrohir abbassarono le proprie armi e riposero la freccia
nella faretra. Un sorriso appena accennato allietò il viso di Elrohir che chinò
leggermente la testa.
-Il
mio caro amico Barbalbero mi ha chiesto se potevo venire a prendervi. Adoro
questa parte della foresta, è calma e gi animali sono
felici.
Radagast,
chiamato il Bruno, era amico di Mithrandir e un tempo anche di Saruman. Adorava
la natura tanto da disinteressarsi della Terra di Mezzo e della sua sorte
durante la guerra che fu dell’Unico. Aveva avvertito Mithrandir, un tempo, che
Saruman lo cercava così da tendergli una trappola. Ma Radagast era all’oscuro
delle macchinazioni del fu Bianco e con premura aveva cercato il Grigio.
Elladan
ed Elrohir conoscevano quella storia, perchè fu Mithrandir stesso a
raccontargliela, mentre attendevano l’arrivo del Portatore
dell’Anello.
-Conosco
il tuo nome. Mithrandir ci ha parlato molto di te.
Radagast
sorrise e con un cenno della mano invitò i quattro a seguirlo, dove Fangorn li
attendeva.
Con
più tranquillità nel cuore seguirono il Bruno, chiedendosi soprattutto del
perchè non fosse partito insieme a Mithrandir anziché restare in queste terre,
ma ogni domanda a suo tempo.
Raggiunsero
solo dopo poco cammino una radura, proprio quella in cui Merry e Pipino si
ristorarono ai tempi della Guerra.
Barbalbero
era lì. Sembrava seduto su qualcosa, su alcuni tronchi che avevano gentilmente
prestato il loro appoggio al vecchio Pastore.
-Ristoratevi,
miei cari amici. Ci sarà tempo per premervi con i problemi che vorrei voi
conosceste.
Elladan
ed Elrohir si guardarono per un solo breve istante, i loro volti si oscurarono
per alcuni istanti. Accennarono un debole sì per poi accompagnare Milea e Gàel a
riposare, sotto le fronte nodose di un salice piangente.
07
Novembre 129 della Quarta Era
Milea
si alzò dal giaciglio che le era stato gentilmente offerto e trovò i due gemelli
già ristorati e accomodati con Barbalbero. Stavano discutendo di qualcosa, ma
non riusciva a capire ciò che dicevano, anche perché aveva ancora gli occhi
impastati dal sonno e la mente non abbastanza lucida.
Elladan
si accorse di lei e si voltò. Le sorrise gentilmente per poi vederla nuovamente
scivolare nel sonno, infine l’attenzione nuovamente a Fangorn che continuava a
rivelare, anche se con la sua estrema calma e la voce che sembrava stanca e
flebile.
-Miei
cari amici, ciò che mi raccontate mi preoccupa. Gli Haradrim hanno tentato di
avvicinarsi alla mia foresta, ma non sapevo ancora le loro intenzioni. Ho
lasciato i miei compagni a dormire, mentre li osservavo dal folto della
boscaglia. Non conosco i loro propositi, ma difficilmente quegli umani si
avvicinano al mio territorio e soprattutto di questi
tempi.
I
due gemelli ascoltavano con attenzione le parole di Fangorn, così da accrescere
le loro preoccupazioni. Prima Gàel e poi Fangorn raccontavano quelle strane
storie del popolo del Sud. Avevano sperato che quel tempo di pace che Estel
aveva faticosamente costruito sarebbe durano per lungo
tempo.
-Gli
Haradrim sono sempre stati contro questa pace e il loro signore e sempre stato
un fedele di Sauron.
Fu
Elladan a parlare, lasciando che il suono del nome del Signore degli Anelli
riempisse per qualche istante lo spazio intorno a loro.
-Ci
stiamo dirigendo verso Minas Tirith, volevamo fare solo una visita a nostro
nipote, ma a quanto possiamo sentire, non sarà solo di
cortesia.
Lo
sguardo affranto e le parole appena sussurrate di Elladan fecero trasalire
Elrohir dalle sue riflessioni.
-Radagast
mi ha aiutato a tenere lontani questi uomini dalle mie terre, ma sono sicuro che
torneranno. Hanno la mente corrotta dall’odio e non si fermeranno facilmente se
qualcuno non metterà un freno a questo rancore che covano verso gli uomini del
Nord.
I
due gemelli annuirono debolmente. Ancora non conoscevano il motivo per cui gli
Haradrim avevano invaso segretamente le terre che non gli appartenevano.
Dovevano andare più a fondo in quella storia, dovevano cercare di capire perché
avevano catturato Gàel e sua figlia e soprattutto mantenere quella pace ancora a
lungo. Nuovamente il loro pensiero andò a loro madre, cercando di capire perché,
ogni qualvolta si mettevano alla ricerca di ciò che perse, succedeva qualcosa
che li avrebbe fermati e preoccuparsi di altro.
Le
preoccupazioni erano soltanto cominciate e i timori cominciavano a crescere nei
cuori di tutti. Speravano che il conflitto si sarebbe evitato, purtroppo
conoscevano gli uomini e i loro cuori si infiammano facilmente, fu questa la
preoccupazione più grande.
Glossario
¹
“Il
bosco non muore”