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Autore: OttoNoveTre    25/11/2009    10 recensioni
Romanzo per l'educazione delle giovinette, ove esse troveranno assennati consigli e vedranno che a nulla giova seguire uno sconosciuto, ma non tutti i mali vengono per nuocere.
Genere: Azione, Commedia, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Corin, Santiago, Volturi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Vento focoso e passionale sotto le magnolie'
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Si svegliò dopo un tempo indefinibile, libera dal dolore. In compenso il bruciore si era concentrato nella gola.
Riconobbe il rumore che si era infilato nel suo sonno, riportandola alla realtà: una sorta di cigolio di cardini arrugginiti, ed uno strano odore di carne arrostita. Osò aprire gli occhi per un istante, giusto in tempo per vedere i cadaveri che scomparivano in un forno gigantesco.
Il suo corpo reagì senza permesso: con pochi salti, facendo leva sulle pietre sporgenti delle pareti, raggiunse la botola del salone. La fece scorrere il tanto che bastava per uscire, e si trovò sana e salva sul pavimento. Richiuse la botola, da cui avvertì un’ultima vampa di calore e carne bruciata.
- A-ha… Mi sono salvata scalando una parete verticale di una ventina di metri…-
Il significato di quanto appena detto le arrivò al cervello poco dopo.
- Oh cielo!-
Ma alcune voci le impedirono di sprecare tempo sull’insolita faccenda. Doveva nascondersi: di nuovo il suo corpo la condusse in un’arrampicata delle tende, fino ad un angolo buio nel soffitto.
- Una fortuna avere mezzi meccanici per smaltire i corpi: l’odore di sangue morto mi dava alla nausea.-
- Servirà a qualcosa ‘sto avanzamento tecnologico.-
Non aveva capito una parola, ma uno dei due era senza dubbio il tizio che l’aveva morsa. Avrebbe detto ai poliziotti di farlo marcire nella più sordida delle segrete.
E lo avrebbe schiaffeggiato.
Con sguardo sprezzante.
Ora doveva andarsene il prima possibile e avvertire che nel castello una congrega di vampiri assassini aveva tentato di ucciderla. Ecco, forse non con queste esatte parole. “Pazzi maniaci” al posto di “vampiri” andava meglio.
I due uscirono dal salone. Sempre acquattata nelle ombre, corse fuori dal palazzo il più velocemente possibile.
Era notte fonda quando uscì sulla piazza: il caffè del giorno prima aveva le serrande abbassate, quindi niente telefono pubblico. Da qualche parte ci doveva essere una caserma di polizia.
 Un rumore cadenzato di passi le fece tirare un sospiro di sollievo: passo di marcia da poliziotto. Corse nella direzione da cui provenivano i passi. Non era più abituata allo sport, pochi minuti e la gola già le bruciava. Finalmente vide la sagoma in divisa.
- Signor poliziotto!-
Il sollievo la sopraffece, sentiva il desiderio di abbracciarlo e sentiva i suoi pensieri farsi molto confusi. Aveva una sete orribile.
L’uomo la fissava sconcertato. Indietreggiò di qualche passo, mormorando qualcosa in italiano. Ovvio, aveva i vestiti imbrattati di sangue, e nemmeno l’odore doveva essere dei migliori.
- La prego, parla un po’ di francese? Di inglese? Mi aiuti!-
Il poliziotto scosse la testa e disse altro in italiano, però le fece cenno di seguirlo.
La lucidità la stava abbandonando, sentiva solo l’istinto di versare qualcosa in gola…
Intanto il poliziotto si era tolto la giacca e si stava avvicinando per mettergliela sulle spalle. Così facendo aveva scoperto il collo, e Corin si ritrovò inebetita a fissare la giugulare che si muoveva assieme al respiro.
Un attimo dopo era accucciata a terra con la bocca imbrattata di sangue ed un cadavere in divisa tra le braccia.
- Oh cielo, oh cielo, oh cielocielocielo.-
Si toccò i denti, scoprendo degli spuntoni lì dove prima c’erano due innocui dentini da porridge.
La sua gola stava molto meglio, il cervello era di nuovo lucido, tanto lucido che i tasselli degli strani comportamenti che il suo corpo aveva preso nelle ultime ore si incastrarono con le conoscenze letterarie che aveva dell’argomento.
- OH CIELO!-
Cosa doveva fare? Per non parlare dell’atmosfera che stava diventando sempre più chiara, non poteva sciogliersi al sole al suo primo giorno da vampira. E poi, dove procurarsi una bara per dormire?
- Ed il cadavere!-
Lo scostò di getto, pulendosi le mani sulla gonna.
Poi le venne in mente una soluzione, che per quanto pazza era l’unica sensata.
- Quel cafone dovrà prendersi le sue responsabilità.-

Santiago si gettò sul letto, stiracchiandosi con gusto. Afferrò il pacchetto di sigarette dal comodino e se ne accese una, assaporando il fumo che gli scendeva nei polmoni.
Nella sala accanto scorreva l’acqua per un bel bagno: vero che non erano più loro a dover gettare i cadaveri nella fornace, ma rimaneva lo stesso la sensazione del sangue morto addosso. Lo sentiva fortissimo aleggiare nella stanza. Fin troppo.
Si annusò la camicia in cerca di tracce, senza risultato.
“Sarà che la stanza è piccola e l’odore si sente di più?”
Forse aprendo la finestra. Si alzò dal letto per scostare le tende.
- Esigo una spiegazione, monsieur.-
Se avesse avuto ancora un cuore, se lo sarebbe sentito schizzare in gola: da un angolo era spuntata una figura da libraccio dell'orrore, una ragazzina con i vestiti e i capelli lordi di sangue.
- Madre de Dios! Tu como es – secoli in italia e ancora gli veniva fuori lo spagnolo quando era sorpreso – come diavolo sei entrata qui?-
- Monsieur, lei mi deve delle spiegazioni.-
Lo sventurato rispose.


- Monsieur, mi vedo costretta dalla necessità a chiederle di prendersi le sue responsabilità-
- Le mie…-
Corin sbuffò seccata.
- Le sue responsabilità. E’ lei che in qualche modo mi ha costretto in questa situazione e mi ha fatto divenire un’assassina!-
- Bimba, non so che cazzo stai dicendo.-
- Lei mi ha morso!-
- Davvero? Non ricordo.-
Alzò gli occhi al cielo, a metà fra lo scocciato e la rassegnazione. Un nichelino per ogni volta che le era stato detto e avrebbe potuto comprarsi Buckingham Palace.
- Visita a palazzo, la ragazza con la croce al collo, aveva detto che mi avrebbe tenuto per dopo, o simili.-
Ed ecco il lampo di vaga rimembranza negli occhi dell’interlocutore.
- Ma certo! Non avevo mai assaggiato un sangue così insipido.-
- Un sangue così…-
- Da far passare la fame a Felix, diablo! Beh, bimba, però qui mi crei problemi, che devo fare con te? Dovrei portarti dal capo.-
- Insipido?-
- Il bagno aspetterà. Seguimi e non fare storie, ci siamo capiti bimba.-
- Insipido?-
Restò imbambolata accanto alla lunga ombra delle tende.
- Allora, sei diventata sorda? Vieni qua.-
- Io non ho passato ore in una fossa di cadaveri e ammazzato un uomo per obbedire ad un cafone!-
E lo schiaffeggiò.
L’uomo fece una mezza piroetta su se stesso, per poi sbattere contro il muro ed aprirci una crepa.
Faceva così effetto lo sguardo sprezzante?
- Oh cielo! Mi scusi, io mi sono lasciata trasportare…-
Ma quello si era già rialzato, immobilizzandole le mani dietro la schiena.
- Una neonata vivace, eh? Non abbastanza per Santiago. Ora buona buona lasci che ti ammazzi di nuovo, bimba.-
Sulla parete della crepa vide le loro due ombre avvinghiate, e la sua che sincronica con lei tentava di liberarsi. Poi l’ombra si assottigliò fino a formare un tentacolo.
- Ma che cazzo…-
Invece di starsene buona attaccata ai piedi, l’ombra si attorcigliò attorno alle gambe di Santiago, fino a che non parve avvolto da una gigantesca fune nera ( o da un boa, come nel libro di sir Richard, l’affascinante esploratore della jungla nera) e cadde a terra.
Era stata lei?
- Oh cielo.-
- Sai dire solo quello? Che maledettissimi poteri ti ritrovi, bimba?-
- Io, io non...-
- Santiago!-
Qualcuno stava salendo le scale fuori dalla stanza.
- Non voglio che mi trovino prima che lei mi abbia dato sufficienti spiegazioni. Una sola parola e il mio boa dell’ombra – bel nome – la strangolerà.-
- Santiago, che sta succedendo?-
- Risponda.- sussurrò Corin.
Il boa allentò un pochino la sua presa.
Lanciò un’ultima occhiata all’uomo per ribadire quanto fosse pericolosa.
- Tutto bene! Scusa non ti posso aprire, sto per entrare in vasca. Certo, se per te non fosse un problema… La mia pelle all’alba risplende che è una meraviglia.-
- In un’altra vita, mio focoso latino. Non mettere più in allarme per nulla e ricorda la riunione più tardi.-
- Contaci querida.-
Corin distinse i passi che scendevano dalle scale. Quando anche l’ultima eco scomparve si rilassò.
- Risplende?-
- Cosa?-
- La pelle.-
- Se mi togli questo coso di dosso te lo mostro subito.-
Corin allentò di nuovo le ombre, che si ritirarono sul solo braccio destro. L’uomo prese le tende con la mano sinistra e le tirò.
- Che fa! Ci vuole ammazzare tutti e du…-
Gli ultimi suoni le si intrappolarono nella gola, mentre la faccia e le braccia dell’uomo rilucevano come migliaia di perle.
- Se permetti.-
Santiago le prese la mano e la condusse nella striscia di sole.
Pallore accecante e basta.
Non una scintilla, un luccichino, il riflesso dei vetri.
Perché doveva sempre essere se stessa?
Avessero mai scritto un libro con le loro avventure, l’avrebbero dimenticata pure là.
Doveva avere una faccia talmente delusa e frustrata che l’uomo si mise a ridere.
- Oh, bimba, forse se ci rimani sotto per un pochino la pelle si carica a sufficienza! Dai, no su scherzavo!-
Il boa era risalito pericolosamente verso la gola.
- Su, forse sei solo troppo sporca. Che ne dici se ti cedo la mia vasca?-
- Non sono così disperata da fare mercimonio del mio corpo.-
Che non brilla.
L’uomo si portò una mano al cuore.
- Sul mio onore, non metterò piede in quella stanza. Poi ti devi rendere presentabile per stasera.-
- Stasera?-
- Hai sentito Renata, la donna di prima? Ti presento al capo, sarà contento di averti con noi. E dammi del tu, bimba.-
Corin si guardò i vestiti inzaccherati: non era una idea del tutto malvagia. E avrebbe preso le sue precauzioni.
Sorrise.

Nulla, dalla serratura si vedeva solo una cortina nera.
- Mierda…-
- Pare che sia stata in grado di allungare l’ombra della porta come una tenda, monsieur.-
- Sei crudele, bimba.-

Era strano trovarsi nello stesso salone dei qualche giorno prima al centro dell’attenzione e non come spuntino.
- Cara, carissima Corin. E’ con gioia immensa che ti accogliamo nella nostra famiglia. Ci servirai bene.-
Aro, così si chiamava l’uomo in nero di cui aveva sentito la voce quel giorno, le fece un baciamano delicato, da vero gentiluomo. La guardava come un trofeo prezioso… come una persona importante.
E utile.
In fondo la sua unica specialità era essere dimenticata.
Aro la guardò intensamente negli occhi.
- Mia cara, non ti vorremmo mai diversa da così.-

Santiago diede una riletta alle parole lampeggianti sullo schermo.
- Visto? Ti avevo detto che svecchiando lo stile sarebbe venuta meglio!-
- Sarà, a me convinceva anche quella vecchia.-
- Que? Ti sembra una cosa leggibile?-
Prese dalle mani della ragazza un foglio dalla calligrafia svolazzante e si schiarì la voce.
- “Il cielo italico e terso rimandava tenere nubi che, come docili pecorelle, si radunavano in greggi, forse per imitare il chiassoso gruppo di giovinette che ciarlavano sulla piazza, come tanti passerotti lieti della loro età e della loro libertà. Una di esse, una giovane il cui cuore era crudele quanto l’aspetto armonioso, proferì con una risata cristallina…” devo andare avanti?-
- Dai, è solo un po’ vecchio stile. Ammetti che andava di moda la prima volta in cui è stata scritta.-
- E poi che vorrebbe dire un “bruto egoista con voce di diavolo lacerò le tenere carni del suo collo virginale”? Sono stato così cafone, bimba?-
- Oh, zitto e dammi qua!-
Corin nascose le pagine in una cartelletta e la mise in fondo ad un cassetto. Invece salvò la versione sullo schermo del computer, e l’iconcina del file comparve nell’elenco di storie.
- Che è quel nome?-
- Il titolo.-
- Come mai quello?-
- E’ ciò di cui sono fatta.-
Di libri, di ombra e di sangue.




E siamo alla fine di questa storiella scema. L'ho già detto nella raccolta di drabble: il potere di Corin è ispirato ad un clan del gioco Vampiri the Masquerade, i Lasombra. So che pure Shikamaru di Naruto ha un potere simile, ma non c'entra nulla e se c'entra ha copiato pure lui!
All'inizio volevo approfondire meglio il rapporto tra Santiago e Corin, ma sarei uscita dall'intento principale di questa storiella, ovvero essere corta e stupida. Tanto non vi libererete di me e Corin così facilmente!
Lo stile dei libri letti da Corin è, purtroppo, veritiero. Sono di solito romanzetti con la copertina illustrata che venivano venduti a pochi soldi. Di solito i temi erano posti esotici, creature leggendarie e ammore.
Grazie a tutti i lettori, a cui spero di aver strappato qualche risata. Come al solito graditi consigli e randellate piene d'affetto.
Luna95:  e chi si stanca mai?^^ Si, Corin aveva bisogno di affetto e attenzioni. In generale la sezione Volturi del sito sta creando una ricchzza di idee e spunti parallela al libro che è un piacere!
Dragana:  è proprio con l'idea che l'avesse trasformata "per sbaglio" che la storia si è convertita da seria&cupa alla roba che è adesso. Mi fa piacere che abbia raggiunto il suo scopo! Sono rimasta indecisa fino all'ultimo tra chi potesse averla morsa, poi ho scelto un altro povero ignorato. Li vedo bene assieme, non direi proprio come coppia, ma perchè me li immagino opposti a livello di appariscenza.
   
 
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