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Autore: Megabyte    30/09/2003    3 recensioni
Sesto anno per Harry e i suoi amici. La seconda guerra si svolge fra le silenziose trame dei Mangiamorte e le altrettanto segrete contromosse dell'Ordine della Fenice. Il ricordo dimenticato di un'antica progenie non poteva scegliere momento peggiore per riaccendersi e ciò che questo risveglio porta con sè viene fortemente ambito da entrambe le fazioni.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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In sella alla sua Firebolt, Harry si sentiva un altro. Il vento che gli agitava i capelli, l'emozione di trovarsi sollevato da terra, tutto nel Quidditch lo inebriava ad un punto tale che si era spesso chiesto se quel gioco non lo rendesse simile ad un ubriaco. Poi, quando pensava a quante volte aveva stretto il boccino d'oro fra le dita, si autocompiaceva con sé stesso del fatto che un ubriaco non avrebbe mai avuto una presa tanto buona.
"Ehi, Harry! Smettila di svolazzare così! Vuoi vedere cosa ho imparato sì o no?"
Harry si accorse di essere volato veramente troppo in alto e scese verso Ron cogliendo l'occasione per provare una picchiata ad una velocità tale da competere con quella di un aereo da caccia. Ron fu costretto a scansarsi mentre Harry gli sfrecciava accanto puntando verso il basso.
"Ehi! Vuoi ammazzarti?"
Gli gridò dietro. Ma Harry, grazie anche alla prontezza di risposta della sua scopa volante, si rimise dritto un istante prima di schiantarsi e riprese quota raggiungendo l'amico. Trafelato e illuminato da un sorriso euforico si giustificò:
"Cerca di capirmi, Ron. Durante tutta l'estate non posso volare altrimenti mio zio mi spenna vivo. Quando riprendo in mano la mia scopa mi sento rinascere."
Il giovane Weasley sorrise:
"Hai ragione, amico mio. Per un appassionato di Quidditch come te deve essere dura."
"Non immagini quanto."
Ron volò accanto a tre pali sui quali erano legati dei vecchi cerchioni in metallo mezzi arrugginiti un po' troppo grandi per essere dei cerchi da Quidditch, e sfidò Harry:
"Avanti! Vediamo cosa ne pensi del tuo portiere!"
Harry era rimasto subito parecchio impressionato dalla posizione presa da Ron: perfettamente frapposto fra lui e i cerchi e con un'angolazione tale da permettergli di voltarsi rapidamente verso l'unica direzione dalla quale Harry poteva avvicinarsi.
La sua tecnica era già abbastanza buona l'anno scorso. Se l'ha affinata come il suo senso di posizione sarà un ottimo portiere. E ne avremo bisogno.
Harry aveva pensato spesso a come si sarebbero messe le cose per la nuova stagione di Quidditch. Angelina Johnson, Katie Bell e Alicia Spinnet, le tre Cacciatrici, avevano completato i loro studi a Hogwarts e dovevano essere rimpiazzate, Fred e George Weasley, i due Battitori, si erano resi protagonisti di una spettacolare fuga dopo i loro attentati alla ex - preside Umbridge e i loro sostituti trovati l'anno prima, Jack Sloper ed Andrew Kirke, non erano eccezionali. Harry era l'unico elemento rimasto della gloriosa squadra costruita da Oliver Baston, che ora faceva la riserva nel Puddlemere ma che, stando a quello che gli aveva scritto Ron durante l'estate, era quasi titolare nella squadra: aveva dato prova di eccezionale bravura nelle occasioni nelle quali era stato chiamato a sostituire l'infortunato John Moore, primo portiere del Puddlemere.
"Pensate di giocare senza Pluffa? Voglio proprio vedere come farete."
Harry guardò in basso e incontrò lo sguardo divertito di Ginny Weasley. La ragazza sorrideva maliziosamente e teneva in mano una Pluffa improvvisata ottenuta da un vecchio blocco di legno. Quando la lanciò a Harry questi sentì che era scivolosa perché il legno era leggermente marcito e dovette lottare un po' prima poterla tenere in mano saldamente. Ginny rise:
"Come Cercatore sarai un fenomeno, Harry, ma come Cacciatore saresti un vero disastro."
Saltò sulla sua scopa, anche la sua era una Nimbus 2001 come quella di Ron ed evidentemente le era stata regalata dai gemelli, raggiungendo Harry.
"Ho intenzione di fare domanda per entrare nella squadra come Cacciatrice. Te l'ho detto l'anno scorso, no? Mi sono allenata anch'io."
Harry rispose gentilmente:
"Se sei brava come Cacciatrice quanto mi hanno detto che lo sei come Cercatrice, sei dei nostri."
Ginny fece una smorfia:
"Non essere sciocco
. So bene di essere una Cercatrice mediocre. Mi distraevo continuamente quando ti ho sostituito l'anno scorso e il ruolo non mi piaceva molto. Preferisco di gran lunga fare la Cacciatrice. Guarda!"
Con un gesto repentino allungò la mano e sottrasse la Pluffa a Harry che, colto di sorpresa, non poté far altro che guardarla schizzare verso Ron e tirare con precisione la sfera attraverso uno dei tre cerchi. Il fratello, che ci teneva a far bella figura con Harry e che invece aveva mancato il primo colpo, tirato per giunta dalla sorella minore, si lamentò:
"Non vale! Prima mi addormenti con le chiacchiere e poi mi cogli di sorpresa."
Ginny, andando a raccogliere la Pluffa, gli fece il verso:
"Sempre in guardia, portiere! Noi Cacciatori siamo cattivi!"
Harry si avvicinò a Ron e lo calmò:
"Tranquillo, Ron. Lo so che sei un ottimo portiere. Sei il Re dei Grifondoro, no?"
Ripensare al trionfo dell'anno passato, dopo un paio di prestazioni non esaltanti e dopo gli scherni dei Serpeverde, tranquillizzò Ron. Soprattutto gli fece piacere il fatto che Harry si ricordasse della sua buona prestazione anche se non l'aveva vista di persona.
Spero che abbia superato il suo problema psicologico…
"Signori campioni! Guardate che io ricomincio! Harry, dai, vieni che proviamo qualche schema!"

Circa un'ora e mezza dopo, i tre giocatori smontarono dalle scope e, soddisfatti, si avviarono verso casa. Ron, a parere di Harry, si era comportato benissimo. Nessun errore madornale e diverse parate piuttosto difficili. Era rimasto colpito dal fatto che il suo amico sapesse imitare abbastanza bene alcuni degli spettacolari movimenti dell'indimenticato Baston.
"Sono contento che tu sia così preparato, Ron. La squadra è da rifondare, praticamente, e fa piacere sapere che in un ruolo importante come quello del portiere siamo ben coperti."
Ron si impettì alle parole di Harry e Ginny aggiunse, scherzosamente offesa:
"E io, allora? Sono così male come Cacciatrice?"
"Al contrario, Ginny. Sei veloce e hai una ottima presa."
La Pluffa scivolosa aveva creato un sacco di problemi a Harry ma Ginny non ne era minimamente disturbata e conosceva bene gli schemi basilari dell'attacco e della difesa. Sì, Harry ritenne che anche una Cacciatrice fosse trovata.
"Bene, Ron. Sembra che abbiamo un posto assicurato. Abbiamo impressionato il capitano della squadra!"
Harry si bloccò:
"Cosa?"
Ginny e Ron si voltarono verso di lui. Ron disse:
"Beh… credo sia logico, no? Sei l'ultimo elemento della vecchia squadra. Nessuno ha più esperienza di te. Inoltre hai seguito i metodi di allenamento e gli schemi di Baston e di Angelina. Chi altri vuoi che sia capitano?"
Capitano della squadra di Quidditch?
"E' che io… non ci avevo mai pensato."
Ron disse:
"Davvero, Harry? Eppure dalle tue considerazioni mi sembrava che stessi già pensando a costruire la squadra."
"Sì, ci pensavo ma…"
Possibile che la responsabilità di rifondare la squadra fosse sua, ora? Quello era un grosso peso e lui ne aveva già tanti…
Ron disse, ridendo:
"Scommetto che sarà la prima cosa che ti dirà la professoressa McGrannitt, una volta tornati a scuola!"

Poco dopo, in camera di Ron, Harry tornò sull'argomento temporaneamente accantonato della lontananza di ’Malocchio’ Moody e di Remus Lupin.
"Secondo te che significa?"
"Beh… ovunque siano andati, non è certo dietro l'angolo. Basta pensare a quanto ci ha messo Edvige a tornare."
"E naturalmente il loro viaggetto non può essere dettato da motivi poco importanti."
"Con Voldemort di nuovo in giro…"
Harry non si curò dell'espressione di sofferenza di Ron al sentir nominare il loro grande nemico e continuò:
"…e con la guerra ormai dichiarata anche dal Ministero della Magia, credo proprio che i membri dell'Ordine della Fenice non facciano nulla che non sia importante per la causa."
Ron rifletté:
"Ma cosa può esserci fuori dall'Inghilterra che attira le attenzioni dell'Ordine?"
"Forse… un nuovo tentativo con i giganti?"
"Impossibile."
La voce di Hermione, comparsa nella stanza con Grattastinchi in braccio, li fece sobbalzare. Ron, di nuovo freddo, l'apostrofò:
"Non si bussa prima di entrare? Forse non si usa così in Bulgaria?"
Hermione socchiuse gli occhi, minacciosa:
"Ron… se non la pianti con questa storia…"
Harry decise di interrompere sul nascere quel futile litigio. Era troppo ansioso di capire cosa stava accadendo per lasciare che scoppiasse una guerra intestina nel trio. La sua voce fu secca nel riportare Hermione al discorso precedente:
"Perché è impossibile che si tratti dei giganti, Hermione?"
Lei raccolse il tacito invito di Harry a non prolungare la questione con Ron e disse:
"Silente mandò Hagrid e Madame Maxime a trattare con loro perché sapeva che erano gli unici a poter ottenere qualche risultato
. Se loro non hanno potuto far niente, quella è una causa persa. Inoltre credi che sia una cosa che Silente affiderebbe a Lupin e a Moody? Non ce lo vedo il vecchio ’Malocchio’ Moody a fare il diplomatico."
Harry pensò al modo con il quale Alastor aveva trattato con zio Vernon e sentì la collera riaccendersi pensando al modo in cui lui stesso era stato trattato dall'ex-Auror. Tra i denti, disse:
"No. Moody non è molto diplomatico."
Ron azzardò:
"Forse per questo sarebbe indicato
. Forse i giganti capiscono solo le promesse di potere fatte da… ehm… Voi-sapete-chi… e le minacce."
Harry ed Hermione sospirarono sentendo l'appellativo usato da Ron nei confronti del Signore Oscuro, poi Hermione disse:
"Ce lo vedi tu Silente che manda in giro Moody a minacciare chicchessia? Non credo che rientrerebbe nel suo modo di agire."
Poi, per sottolineare la paura che Ron aveva del nome del Signore Oscuro, aggiunse:
"Forse in quello di Voldemort… ma non in quello di Silente."
Ron sgranò nuovamente gli occhi ma non disse nulla. Di sotto, la signora Weasley li chiamò per la cena.

Quando Harry entrò nella cucina, notò immediatamente la presenza di Percy. Questi gli si avvicinò e gli tese la mano dicendo pomposamente:
"Non ho ancora avuto occasione di farti le mie scuse, Harry. Purtroppo nessuno è infallibile, neanche il Ministro… e probabilmente neanche Silente…"
Harry fu infastidito da quella frecciata al preside di Hogwarts ma dovette riconoscere a malincuore che Percy non sbagliava, pur senza sapere quanto avesse ragione.
Silente non era infallibile.
"Comunque spero che vorrai considerare la cosa come passata e dimenticata. In questi tempi oscuri non deve esserci avversità tra coloro che stanno dalla stessa parte della barricata."
Harry, chiedendosi se, invece che da una parte della barricata, il Ministero non ci stesse a cavalcioni, strinse la mano che gli veniva tesa.
"Tutto dimenticato."
Dietro la schiena di Percy, evidentemente soddisfatto della sua mossa politica, Ron faceva l'imitazione di un pinguino, impettito e patetico nella sua andatura. La signora Weasley gli sibilò qualcosa nell'orecchio e lui si sedette a tavola, continuando però a sogghignare. Il signor Weasley si mise a capotavola e disse:
"Meglio che andiate a letto presto, ragazzi. Domattina si va a Diagon Alley."

La Polvere Volante non giocò
brutti scherzi a Harry, questa volta. Dopo che Hermione e Ron erano già spariti tra le fiamme verdastre, il ragazzo fu attento a pronunciare esattamente:
"Diagon Alley!"
Dopo aver attraversato il turbinio confuso del sistema di trasferimento dei camini magici, Harry emerse in un negozio ben illuminato, pulito e privo di tutte le cianfrusaglie legate alle Arti Oscure davanti alle quali si era trovato dopo il suo primo viaggio con la Polvere. Uscendo dal camino, Harry venne accolto da una voce familiare:
"Bene, bene. Chi abbiamo qui? Harry Potter!"
Gli inconfondibili occhi del signor Ollivander erano puntati sul nuovo arrivato.
"Che piacere vedere che le chiacchiere su di te circolate l'anno scorso non si sono dimostrate altro che una marea di fandonie
. Cornelius Caramell non ha avuto una grande pubblicità da questa svista. Ma passiamo alle cose importanti, ragazzo. Fuori la bacchetta!"
Come se non fosse nato che per obbedire a Ollivander, Harry estrasse la bacchetta e gliela porse.
"Uhmmm…"
Il rimuginare pensoso di Ollivander mentre esaminava da vicino la bacchetta di Harry non era un buon segno.
"SIGNOR Potter…"
Ahi…
"Si può sapere COSA ha fatto a questa bacchetta? L'ha forse nascosta sotto il materasso?"
"Ehm…"
Ollivander non poteva saperlo ma, per ottemperare alla regola di non far mai vedere oggetti magici a zio Vernon in Privet Drive, Harry aveva nascosto la bacchetta proprio sotto il materasso.
"Un oggetto così raffinato… coperto di polvere e dalla dannata fuliggine di quei caminetti…"
Ollivander mise la bacchetta di Harry sul bancone e disse:
"Passi a riprenderla quando avrà finito le sue spese, signor Potter. Trattandosi di lei questa bacchetta DEVE essere sempre in perfette condizioni."
Harry salutò con un timido cenno del capo il proprietario del negozio e uscì. Forse nessuno riusciva a farlo sentire vermiforme come Ollivander quando lo sgridava per come teneva la sua bacchetta. Fuori dal negozio, Hermione e Ron lo avvistarono uscendo dal negozio di gelati di Florean Fortescue con due bei coni dall'aspetto invitante.
Ron, con la bocca sporca di cioccolata, rise:
"Sei cascato male, eh, Harry? Dritto dritto tra le fauci del signor Ollivander!"
"C'è poco da ridere, signor Weasley!"
Lo stesso Ollivander, affacciato sulla soglia, si rivolgeva
a Ron. Nei suoi occhi carichi di magia Harry distinse un barlume di divertimento che contrastava con la voce severa. In effetti a Ron era quasi andato il gelato di traverso.
"Venga dentro e mi mostri la sua bacchetta."
A Ron non andò meglio che a Harry.
"Venga da me con il signor Potter per ritirarla. E tenga lontano questo oggetto dalla farina, per il cielo!"
Quando Hermione porse, sicura di sé, la propria bacchetta a Ollivander, questi sorrise:
"Sempre in buono stato, signorina Granger. Magari una lucidatina bisogna darla ma lei è davvero un'ottima custode della sua bacchetta."
La sua fronte si corrugò leggermente esaminando qualcosa che solo lui poteva vedere:
"E dove siamo stati, quest'anno? Uhm… vediamo… Bulgaria?"
Ron si irrigidì ed Hermione balbettò:
"Ehm… sì, signore. Bulgaria."
Ollivander passò una pezza unta di uno strano liquido sulla bacchetta di Hermione strofinandola e questa divenne lucidissima. Porgendogliela, Ollivander disse:
"Lucidatura gratis per lei, signorina Granger. Per premiarla della cura che ha della mia arte."
Gettò uno sguardo a Harry e disse con tono bonario:
"Voi invece meritereste di pagare doppio
. Potete andare."
Uscendo, Harry chiese a Hermione:
"Hai tu la lista dei libri?"
La ragazza estrasse un foglietto ed esaminò uno schema estremamente pratico nel quale aveva diviso in colonne i libri che servivano a lei, quelli che servivano a Ron e quelli che servivano a Harry.
"Fammi controllare un'ultima volta… sì. C'è tutto."
Si diressero verso la libreria con Hermione nel mezzo e Harry e Ron che esaminavano lo schema che lei teneva tra le mani. Camminando così distrattamente, Harry urtò una persona. Immediatamente alzò lo sguardo e cominciò:
"Mi scusi… io…"
Si bloccò immediatamente davanti agli azzurri occhi freddi resi ancora più gelidi dalla carnagione pallida di Draco Malfoy:
"Sempre tu, Potter
. Sempre tu sulla mia strada."
"Malfoy…"
Il figlio di Lucius Malfoy, arrestato come Mangiamorte l'anno prima, sembrava cambiato: la sua aria strafottente era svanita, probabilmente trascinata via dall'acquisita consapevolezza che i Malfoy non erano intoccabili, dopotutto. Ora il suo sguardo brillava d'odio nei confronti di Harry più di quanto avesse mai fatto. Nel riconoscerlo, le iridi azzurre avevano luccicato in maniera estremamente pericolosa e un impeto omicida si era chiaramente manifestato in essi. Forse Malfoy non si sentiva più al di sopra di qualsiasi cosa, dopo la cattura del padre, ma sembrava diventato ancora più pericoloso proprio a causa di questa sua consapevolezza. Si avvicinò al viso di Harry e ringhiò:
"Ti ripeto il mio avvertimento, Potter. Guardati le spalle. Ciò che hai fatto a mio padre ti si ritorcerà presto contro e stai pur certo che IO non avrò un ruolo secondario in questo."
Uno sguardo a Hermione e la bocca del giovane dai capelli biondi si incurvò in un atteggiamento di disgusto. Draco si voltò e, andandosene, sibilò:
"Sporca Mezzosangue…"
Attorno a lui, la folla si apriva e la gente lo indicava, chiaramente riconoscendo in lui il figlio di un Mangiamorte. L'inizio della Seconda Guerra aveva instillato nei cuori di tutti la diffidenza e la paura.
Ron fece per gettarsi all'inseguimento di Draco ma venne bloccato da Hermione che lo prese per un braccio.
"Lascia stare, Ron. Non vale la pena."
Harry, furioso, disse:
"Quella carogna di Malfoy dovrebbe essere spedito ad Azkaban solo per quanto è convinto dei vaneggiamenti di suo padre e degli altri Mangiamorte."
Ron, perplesso, disse:
"Ad Azkaban?"
Hermione gli si rivolse:
"Harry ancora non lo sa."
"Che cosa non so?"
Hermione sospirò e disse, affranta:
"Ci è voluta questa batosta perché il Ministero si convincesse di non poter tenere ancora sotto controllo i Dissennatori…"
Harry si innervosì. Sentir parlare dei Dissennatori lo turbava già abbastanza ed Hermione prendeva anche la cosa per le lunghe.
"Caramell, dopo la cattura del padre di Draco e degli altri Mangiamorte l'anno scorso, ancora credeva di poter contare sui Dissennatori. Il loro tradimento era una cosa che non riusciva ad accettare, così ha disposto l'incarcerazione ad Azkaban anche per Lucius Malfoy e gli altri. Il riconoscimento ufficiale della rivolta è venuto solo dopo che il danno era già fatto. All'inizio non rientrava tra le cose che Caramell era disposto a credere."
Hermione borbottò:
"Come se dopo quello che è accaduto all'interno dello stesso Ministero si potesse ancora dubitare di Silente…"
Ron continuò:
"Gli Auror che scortavano i prigionieri sono stati aggrediti dai Dissennatori appena entrati nella fortezza e pare che abbiano subito il Bacio."
Ron scosse la testa:
"E' quasi paradossale. Azkaban, la prigione dei maghi, si è trasformata in una fortezza del Signore Oscuro."
Harry era incredulo:
"Ma… nessuno ha cercato di far nulla per…"
"Si è vociferato di un attacco degli Auror ad Azkaban ma sembra che tutto sia andato a monte. Attorno alla fortezza pare sia stato tracciato un Cerchio Impenetrabile."
Hermione spiegò:
"E' una magia di Interdizione. Anche ad Hogwarts viene usata per impedire…"
Harry, avendo sentito mille volte quella storia, completò:
"…che chiunque possa Materializzarsi o introdursi all'interno del Cerchio."
Hermione rimase zitta, leggermente indispettita, mentre Ron ironizzava:
"Lo dice Storia di Hogwarts, sai?"
Hermione gli fece una smorfia.
"Spiritoso…"
Improvvisamente, con la coda dell'occhio, Harry distinse una figura che spiccava fra le altre. Una figura alta e massiccia, con lunghi capelli neri ed una grande e folta barba. In una delle enormi manone teneva stretto un sacchetto.
"Hagrid!"
Ron ed Hermione si voltarono verso il punto che Harry stava osservando con un gran sorriso. Il Guardaboschi di Hogwarts, nonché insegnante di Cura delle Creature Magiche, si guardava in giro cercando di individuare chi lo chiamava. Muovendosi tutti insieme verso il loro enorme amico, i ragazzi gridarono ancora:
"Hagrid! Da questa parte!"
Finalmente il Mezzogigante si voltò e rispose ai sorrisi con il suo vocione ruggente:
"Harry! Ron! Hermione! Che piacere vedervi! Tempo di scuola, eh?"
Il Guardaboschi li circondò tutti e tre in un unico abbraccio.
"Sì, Hagrid. E mi fa piacere vedere che non sei più coperto di lividi."
"Oh, Hermione, parli di Grawpy, vero? Sai che un paio di volte ti ha nominata?"
Al ricordo del bestione che grugniva "Hermy… dove Haggid?" la giovane strega rabbrividì:
"Da… davvero? Ma guarda…"
Hagrid, felice di parlare del fratello gigante, continuò:
"Adesso Grawpy è un perfetto gentiluomo. Potrei presentarlo nei migliori salotti di Londra se volessi. Non mi assale più come prima e se ne resta buono nella foresta anche senza bisogno di legarlo. Silente dice che può restare lì e anche i centauri sembrano aver accettato l'idea."
"Non che avessero molta scelta" rise Ron.
Harry additò il sacchetto che Hagrid teneva in mano e chiese:
"Cos'è quello, Hagrid?"
L'omone sollevò il sacchetto e, aprendolo per mostrarne il contenuto, disse:
"Queste
? Sono palline di pietra, Harry."
I ragazzi rimasero
un po' in silenzio, interdetti. Il sacchetto era davvero pieno di irregolari sfere di pietra non più grandi di una noce. Hermione chiese:
"E… a che ti servono?"
Il Mezzogigante assunse un'espressione colpevole e farfugliò:
"Oh, beh… a niente, Hermione
. A niente."
Poi, con il chiaro intento di sviare il discorso, disse:
"Sapete di cosa parlerà la prima lezione di Cura delle Creature Magiche, quest'anno?"
Ron e Harry si eccitarono all'idea di cosa potesse aver preparato Hagrid. Di solito esordiva con cose strabilianti. Hermione invece si preoccupò mentre attendeva che Hagrid continuasse.
"Saettalpe, ragazzi! Saettalpe!"
Hermione sgranò gli occhi:
"Hagrid! Non parlerai sul serio!"
"E perché, cara?"
"Ma Hagrid… perché… le Saettalpe sono pericolose! Sputano fulmini!"
"Certo. Ma, escluso quello, non sono pericolose. Sono mezze cieche e un po' tonte, a dirla tutta. Basta non dar loro fastidio."
Hermione sospirò:
"Oh, Hagrid…"
Quindi decise di riprendere il discorso palesemente sviato in precedenza:
"Comunque le palline di pietra non servono per le Saettalpe, vero?"
Hagrid, di nuovo in difficoltà, rispose:
"Le palline? Ah, no. Quelle no. Ora devo andare. Ciao, Harry. Ron, Hermione…" e sparì nella folla che formicolava lungo Diagon Alley.
Harry disse:
"Avete avuto anche voi quell'impressione?"
Ron rispose:
"Sì
. Hagrid ha di nuovo detto qualcosa che non doveva dire."
Hermione completò, pensosa:
"Palline di pietra? Che cosa possono significare?"
In quel mentre giunse la signora Weasley, accompagnata dal marito e da Ginny, entrambi carichi di libri
. Il signor Weasley diede a Ron il suo mucchio.
"Ecco qua. Divertiti, figliolo."
"Ouff. Grazie, papà."
Hermione disse a Harry:
"Meglio che andiamo anche noi, Harry
. Ron, aspettaci da Ollivander. Prendiamo i libri e torniamo subito."
La lista dei libri di Hermione era più lunga di quella di Harry. Lei aveva intenzione di seguire i corsi di integrazione straordinari che il professor Vitious e la professoressa McGrannitt avrebbero tenuto durante l'anno in aggiunta alle lezioni normali, ma senza obbligo di frequenza, per gli studenti appartenenti alle classi M.A.G.O. Di quei corsi, Harry pensava che avrebbe frequentato solo quello della McGrannitt. Non se la cavava malissimo in Incantesimi e non poteva sacrificare il pomeriggio del sabato, nel quale si sarebbe tenuto quel corso, perché ne aveva bisogno per ripassare Pozioni. Non voleva assolutamente farsi massacrare da Piton, quell'anno.
Anche se non ho ancora fatto il componimento…
Harry prese nota mentalmente di mettersi al lavoro appena tornato alla Tana.
Curiosando tra i libri, Hermione notò qualcosa che la mandò in sollucchero:
"Guarda, Harry! Il Trattato sulla Magia di Hans Einzweidrei!"
Harry, timidamente, chiese:
"E che sarebbe?"
Hermione gli lanciò un'occhiataccia.
"Il professor Einzweidrei è un rinomato studioso della genesi e della persistenza della magia nel mondo. Questo trattato è una vera…"
"Idiozia."
Scandalizzata, Hermione si voltò verso chi osava parlar male del libro che lei tanto decantava e si ritrovò davanti ad un ragazzo pressappoco dell'età sua e di Harry, forse un poco più grande, che la osservava. I suoi occhi erano talmente neri che non si riusciva a distinguere la pupilla dall'iride, estesa al punto da esiliare quasi completamente il bianco della sclera. Lo sguardo che emanavano quegli occhi da coleottero appariva spento e vuoto ad una prima impressione ma, osservando più attentamente, si poteva notare, viva e guizzante, una fiammella di astuzia segreta che si prendeva gioco di chi cercava di interpretare i pensieri del ragazzo.
Ammesso che ci fosse qualcuno che osasse avventurarsi nei meandri di quegli occhi innaturali.
Era più alto di Harry; i capelli, ordinati e corti, erano pettinati con cura all'indietro e indossava una tunica da mago piuttosto ordinaria che ricadeva non molto bene sulla sua figura magra. L'espressione del viso pallido era resa inquietante dalle sopracciglia oblique appena disegnate sopra gli occhi. Se non avesse parlato forse non ci si sarebbe nemmeno resi conto della sua presenza. Harry trovava difficile concentrarsi su di lui: era come se la sua persona emanasse qualcosa che invogliava chi gli stava intorno a dimenticarsi di averlo visto e, continuando ad osservarlo, si aveva la confusa impressione di doversi costringere ogni singolo istante ad accettare il fatto che il ragazzo fosse lì. La mente di Harry sembrava voler negare la stessa esistenza di quel giovane.
"Che cosa hai detto?"
"Ho detto che quel trattato è spazzatura e il professor Einzweidrei un asino."
Nei momenti in cui parlava la strana impressione di indefinibilità che lo riguardava scompariva per poi riavvolgerlo appena la sua voce, gentile ma ferma e quasi sussurrata, si spegneva. A Harry ricordò il tono del professor Binns, l'insegnante fantasma di Storia della Magia. Tuttavia, a differenza di quella del professore, la voce del ragazzo non induceva sonnolenza ma un interesse addirittura spropositato, come se l'idea suggerita al cervello dei suoi interlocutori fosse che non avrebbero mai più sentito quella voce in vita loro. Hermione, rossa di rabbia, digrignò i denti:
"Ma come osi dire una cosa simile?"
Quello sorrise.
"Guarda un po' l'indice dei capitoli. Bacchette Magiche, Oggetti Magici, Incantesimi e Luoghi Magici."
"E allora? Il titolo è Trattato sulla Magia, no?"
"Se davvero fosse un trattato sulla magia degno di questo nome non dimenticherebbe le Creature Magiche."
Hermione rimase zitta. Il ragazzo continuò:
"Einzweidrei è uno che crede che la magia sia ad esclusivo appannaggio degli uomini e cerca di ignorare le Creature Magiche, considerandole inferiori, anzi, non considerandole affatto."
Si voltò e se ne andò dicendo:
"Ridicolo."
Harry, come risvegliatosi improvvisamente, gli andò dietro e gli chiese:
"Scusa… si può sapere chi sei?"
Il ragazzo si voltò appena e sorrise:
"Lascia perdere."
Poi uscì dalla libreria.
Harry si sentì come sollevato dall'aver davvero lasciato perdere quel ragazzo. La sua mente si rilassò appena si sentì libera di non dover più pensare a lui. Si voltò verso Hermione, che teneva svogliatamente in mano il Trattato sulla Magia. Aveva uno sguardo frastornato, come se avesse appena visto andare in pezzi un vaso di cristallo.
"Mancano le Creature Magiche… in tutti i suoi libri… non nomina mai… le Creature Magiche."
Lei, la fondatrice del C.R.E.P.A., non poteva accettare una cosa simile. Delusa, posò il libro e si avviò con Harry a comprare i libri per la scuola.

  
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