Una nuova vita
La trasformazione
“Sai, ci ho pensato molto e… Ho preso la mia
decisione.”
-
Bene,
ne sono felice, cosa hai deciso?-
“ Ho scelto te. Ho scelto la tua natura. Ho scelto la tua vita, se così si può chiamare”
Lui mi sorrise,
uno di quei sorrisi che riescono a far sciogliere anche il cuore più gelido,
anche il mio cuore; si avvicinò e mi guardò con i suoi bellissimi occhi viola e
seri, poi mi parlò, con la voce leggermente più bassa e cupa del solito.
-
Sei
sicura, vero, niña? Sai che non potrai più tornare indietro.-
“ Si, lo so... Ma perché
me lo chiedi?”
-
Perché
voglio e devo essere sicuro, niña. Non voglio che tu abbia rimpianti.-
“ Non sono mai stata così
sicura, te lo posso giurare. E’ quello che voglio, è quello che
desidero!”
Dovevo essere
stata molto convincente o, più probabile, aveva percepito la mia
determinazione.
Si avvicinò
ancora più a me tanto che sentii il suo freddo respiro sul mio viso, mi
accarezzò i lineamenti, piano, poi scese sul collo, spostando leggermente il
colletto del mio vestito nero, procurandomi dei brividi per via del gelo che il
suo tocco emanava.
Mi alzò
leggermente il viso per far sì che lo guardassi meglio occhi, ora completamente
di un rosso rubino, e che notassi i canini più lunghi degli altri denti.
-
Questa
è l’ultima volta che te lo chiedo, niña. Ora che mi vedi nella forma a me più
naturale, quella che diverrà tua se resterai con me… lo vuoi ancora?-
“ Si, non mi spaventa quello che sei, non mi spaventa quello che fai. Ti prego, non
chiedermelo più. Ti
amo e voglio seguirti per l’eternità!”
Ancora mi
sorrise, poi mi abbracciò e mi sollevò in modo da avere il mio collo
all’altezza delle sue labbra, chiusi gli occhi per cercare di immagazzinare
tutte le sensazioni che di li a poco, ne ero sicura,
avrei provato.
Quando appoggiò
la bocca nell’incavo della mia clavicola sinistra
sentii come una scarica che partiva dal contatto ed arrivava dentro ogni
molecola del mio essere; salì poco più in su, leggermente verso destra, baciò
quel punto ripetutamente, procurandomi continue palpitazioni, poi affondò i
denti aguzzi.
Fu come
immergermi in un mare di pazzia, non avevo mai provato fino ad
allora delle sensazioni così contrastanti tra loro ma che rispecchiavano
esattamente come mi sentivo: avvertivo gelo ma sudavo, provavo dolore ma ero
confusa dal piacere, i miei organi di senso erano ostacolati ma percepivo
perfettamente che stava piovendo, ne sentivo l’odore, il sapore, la consistenza
sulla pelle.
Mi tenne in
quella posizione per un periodo di tempo che non seppi
assolutamente calcolare, riuscivo a rendermi solo conto che ero stretta a lui,
che mi stava succhiando quasi tutto il sangue che il mio cuore stanco cercava
irrefrenabilmente di pompare, che stavo irrimediabilmente morendo, tra le sue
braccia.
Quando mi resi
conto di quello lui si staccò da me ed io riaprii gli
occhi per guardarlo, il mio uccisore, il mio unico amore: i suoi occhi erano
ancora rossi, ma a sprazzi viola, i capelli castani solitamente tirati
all’indietro ricadevano scompigliati sul viso e sulle spalle.
Avevo visto il
mio angelo rinnegato dal paradiso.
Quando il rubino delle iridi si tramutò in
ametista, mi parlò con una voce che non avevo mai sentito, un suono che mi
parse il più bello mai prodotto, un sussurro che fece sobbalzare il mio corpo
morente.
-
Cosa senti,
niña? Dimmi cosa stai provando.-
“ Sento… il mio corpo che muore, la vita che
se ne va lontano da me...”
-
Sei arrabbiata con me per questo? Hai cambiato idea e non vuoi morire?-
“ … Se per stare con
te devo passare dalla morte… che morte sia, allora!”
Rimase per un
attimo in silenzio poi mi abbracciò come mai aveva fatto, con un amore ed una
dolcezza che, avevo imparato, raramente dimostrava
apertamente.
Inspirò
profondamente il profumo che emanavano i miei capelli,
un leggero profumo di pesca che lui adorava tanto, poi tornò a parlare.
-
Morirai
solo come essere umano, niña. Non perirai
completamente, noi non siamo zombie. Tornerai a vivere come essere della mia specie non appena berrai il mio
sangue… ed allora potremo stare assieme per sempre.-
Lo guardai ma non
risposi, ero troppo spossata per riuscire a farlo,
annuii leggermente per fargli intendere che avevo capito cosa avrebbe fatto
ora.
Mi baciò
leggermente poi invase la mia bocca facendomi sentire il sapore metallico del
mio stesso sangue; si ferì con i canini la lingua e mi fece bere in quel modo
il fluido rosso viscoso che mi parse il nettare più buono che potesse esistere.
In quel modo non
riuscii a capire quanto sangue bevvi, seppi solo che
lui si staccò da me e mi disse che avrei dovuto dormire, che la notte seguente
sarei rinata come una della sua specie.
Gli sorrisi
leggermente e di nuovo annuii, mi appoggiai al suo busto ed in breve mi
addormentai.
Feci un sogno
strano quella notte, sognai me stessa ricoperta da un
lieve strato di terra blu che pian piano si sgretolava e lasciava posto ad una
luce scura che mi illuminava, se così si può dire, mi alzai e mi avvicinai ad
uno stagno, unica cosa a parte me che c’era nel sogno.
Mi sciacquai per
cercare di levare quel bagliore nero, senza risultato, poi, senza che io
facessi nulla, il folgore pian piano cambiò colore e
divenne di un porpora scuro.
Quando mi svegliai, il sole si era appena nascosto dietro alle
montagne, ed io avvertii che c’era qualche cosa di strano, qualcosa era
cambiato ma non riuscivo a capire cosa; mi alzai dal letto e mi resi conto che
la stanza in cui ero non era nemmeno lontanamente paragonabile alla mia: i
mobili erano molto raffinati, sul pavimento di marmo erano situati moltissimo tappeti provenienti
da posti diversi, il letto era scolpito in modo magnifico e lunghi veli bianchi
scendevano dal soffitto per circondarlo.
Mi resi
immediatamente conto che non era il luogo ciò che mi aveva dato la sensazione
di un cambiamento, era qualcos’altro, che però continuava a sfuggirmi.
Si aprì una porta
alla destra del giaciglio, che per altro non avevo
notato, e ne uscì lui, bello come sempre, con la sua immutabile espressione
tranquilla ed un sorriso perennemente abbozzato sulle sue labbra sottili, un
sorriso che non rivelava mai i suoi denti.
-
Ben svegliata, niña, come ti senti?-
“ Non riesco a capirlo, mi sembra che ci sia
qualcosa di diverso rispetto a prima… piuttosto, dove
siamo?”
-
Nel
castello della mia famiglia. Questa è l’ala est, non ti ci ho mai portato prima
d’ora, è severamente vietato ad ogni umano entrarvi. Non preoccuparti per la
sensazione che provi, è solo il cambiamento che i tuoi organi ed il tuo corpo ingenerale ha subito, ti ci abituerai presto, vedrai.-
Non gli risposi
ma sorrisi, ero felicissima di essere finalmente come lui e non mi importava minimamente la nuova situazione di non-morta in
cui ero. L’unica cosa davvero importante era che sarei stata legata a lui per
l’eternità.
A quella notte ne
susseguirono molte altre, felici,dove io appresi tutte
le mie nuove capacità, ero forte, nonostante fossi nata da poco, perché lui era
molto potente ed antico.
Naturalmente
vivevamo solo di notte, ma ben presto mi accorsi che lui poteva stare sveglio
anche di giorno, era abbastanza forte da resistere al sole; ricordo che durante
un’uscita notturna gli chiesi se mai sarei riuscita a
resistere al sole.
-
Certo,
niña… col tempo diventerai sempre più forte, fino a quando potrai tornare a
girare di giorno come quando eri una mortale.-
Ero sempre più
estasiata più conoscevo quel nuovo mondo, che sarebbe stato da allora per
sempre mio; ero convinta di ciò che lui mi diceva, ero convinta che avrei di
nuovo girato tra i mortali, tra le mie prede, di giorno, ero convinta che prima o poi sarei diventata davvero degna di essere la sua
compagna, per l’eternità.
Ormai più di
mille anni sono passati dal momento in cui lui mi tramutò,
ed 815 esatti da quando ci siamo separati.
Ricordo come se
fosse oggi quel giorno d’inverno…
Ciao! Come vi
pare? Piace? Avrei già in mente il seguito ma… Diciamo che dipende da voi, se
vi piace fatemelo sapere ed io continuerò… Mi piacerebbe che recensiste perché è
la prima fic che posto in questo ambito e per chi non avesse mai letto nulla di
mio… Che corra a rimediare! J BaX ek