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Autore: ekslytherin    19/06/2005    3 recensioni
Ehi! Ecco a voi la mia prima fic in questo genere... Almeno la prima fic che pubblico, ne ho scritte altre ma... Chissà, magari in futuro, se questa piacerà... "Ero sempre più estasiata più conoscevo quel nuovo mondo, che sarebbe stato da allora per sempre mio; ero convinta di ciò che lui mi diceva, ero convinta che avrei di nuovo girato tra i mortali, tra le mie prede, di giorno, ero convinta che prima o poi sarei diventata davvero degna di essere la sua compagna, per l’eternità. Ormai più di mille anni sono passati dal momento in cui lui mi tramutò, ed 815 esatti da quando ci siamo separati." Bax e commentate! Ek
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una nuova vita

Una nuova vita

La trasformazione

 

  “Sai, ci ho pensato molto e… Ho preso la mia decisione.

-        Bene, ne sono felice, cosa hai deciso?-

“ Ho scelto te. Ho scelto la tua natura. Ho scelto la tua vita, se così si può chiamare”

Lui mi sorrise, uno di quei sorrisi che riescono a far sciogliere anche il cuore più gelido, anche il mio cuore; si avvicinò e mi guardò con i suoi bellissimi occhi viola e seri, poi mi parlò, con la voce leggermente più bassa e cupa del solito.

-        Sei sicura, vero, niña? Sai che non potrai più tornare indietro.-

  Si, lo so... Ma perché me lo chiedi?”

-        Perché voglio e devo essere sicuro, niña. Non voglio che tu abbia rimpianti.-

  “ Non sono mai stata così sicura, te lo posso giurare. E’ quello che voglio, è quello che desidero!”

Dovevo essere stata molto convincente o, più probabile, aveva percepito la mia determinazione.

Si avvicinò ancora più a me tanto che sentii il suo freddo respiro sul mio viso, mi accarezzò i lineamenti, piano, poi scese sul collo, spostando leggermente il colletto del mio vestito nero, procurandomi dei brividi per via del gelo che il suo tocco emanava.

Mi alzò leggermente il viso per far sì che lo guardassi meglio occhi, ora completamente di un rosso rubino, e che notassi i canini più lunghi degli altri denti.

-        Questa è l’ultima volta che te lo chiedo, niña. Ora che mi vedi nella forma a me più naturale, quella che diverrà tua se resterai con me… lo vuoi ancora?-

  “ Si, non mi spaventa quello che sei, non mi spaventa quello che fai. Ti prego, non chiedermelo più. Ti

     amo e voglio seguirti per l’eternità!”

Ancora mi sorrise, poi mi abbracciò e mi sollevò in modo da avere il mio collo all’altezza delle sue labbra, chiusi gli occhi per cercare di immagazzinare tutte le sensazioni che di li a poco, ne ero sicura, avrei provato.

Quando appoggiò la bocca nell’incavo della mia clavicola sinistra sentii come una scarica che partiva dal contatto ed arrivava dentro ogni molecola del mio essere; salì poco più in su, leggermente verso destra, baciò quel punto ripetutamente, procurandomi continue palpitazioni, poi affondò i denti aguzzi.

Fu come immergermi in un mare di pazzia, non avevo mai provato fino ad allora delle sensazioni così contrastanti tra loro ma che rispecchiavano esattamente come mi sentivo: avvertivo gelo ma sudavo, provavo dolore ma ero confusa dal piacere, i miei organi di senso erano ostacolati ma percepivo perfettamente che stava piovendo, ne sentivo l’odore, il sapore, la consistenza sulla pelle.

Mi tenne in quella posizione per un periodo di tempo che non seppi assolutamente calcolare, riuscivo a rendermi solo conto che ero stretta a lui, che mi stava succhiando quasi tutto il sangue che il mio cuore stanco cercava irrefrenabilmente di pompare, che stavo irrimediabilmente morendo, tra le sue braccia.

Quando mi resi conto di quello lui si staccò da me ed io riaprii gli occhi per guardarlo, il mio uccisore, il mio unico amore: i suoi occhi erano ancora rossi, ma a sprazzi viola, i capelli castani solitamente tirati all’indietro ricadevano scompigliati sul viso e sulle spalle.

Avevo visto il mio angelo rinnegato dal paradiso.

Quando il rubino delle iridi si tramutò in ametista, mi parlò con una voce che non avevo mai sentito, un suono che mi parse il più bello mai prodotto, un sussurro che fece sobbalzare il mio corpo morente.

-        Cosa senti, niña? Dimmi cosa stai provando.-

  “ Sento… il mio corpo che muore, la vita che se ne va lontano da me...

-        Sei arrabbiata con me per questo? Hai cambiato idea e non vuoi morire?-

  “ … Se per stare con te devo passare dalla morte… che morte sia, allora!”

Rimase per un attimo in silenzio poi mi abbracciò come mai aveva fatto, con un amore ed una dolcezza che, avevo imparato, raramente dimostrava apertamente.

Inspirò profondamente il profumo che emanavano i miei capelli, un leggero profumo di pesca che lui adorava tanto, poi tornò a parlare.

-        Morirai solo come essere umano, niña. Non perirai completamente, noi non siamo zombie. Tornerai a vivere come essere della mia specie non appena berrai il mio sangue… ed allora potremo stare assieme per sempre.-

Lo guardai ma non risposi, ero troppo spossata per riuscire a farlo, annuii leggermente per fargli intendere che avevo capito cosa avrebbe fatto ora.

Mi baciò leggermente poi invase la mia bocca facendomi sentire il sapore metallico del mio stesso sangue; si ferì con i canini la lingua e mi fece bere in quel modo il fluido rosso viscoso che mi parse il nettare più buono che potesse esistere.

In quel modo non riuscii a capire quanto sangue bevvi, seppi solo che lui si staccò da me e mi disse che avrei dovuto dormire, che la notte seguente sarei rinata come una della sua specie.

Gli sorrisi leggermente e di nuovo annuii, mi appoggiai al suo busto ed in breve mi addormentai.

Feci un sogno strano quella notte, sognai me stessa ricoperta da un lieve strato di terra blu che pian piano si sgretolava e lasciava posto ad una luce scura che mi illuminava, se così si può dire, mi alzai e mi avvicinai ad uno stagno, unica cosa a parte me che c’era nel sogno.

Mi sciacquai per cercare di levare quel bagliore nero, senza risultato, poi, senza che io facessi nulla, il folgore pian piano cambiò colore e divenne di un porpora scuro.

Quando mi svegliai, il sole si era appena nascosto dietro alle montagne, ed io avvertii che c’era qualche cosa di strano, qualcosa era cambiato ma non riuscivo a capire cosa; mi alzai dal letto e mi resi conto che la stanza in cui ero non era nemmeno lontanamente paragonabile alla mia: i mobili erano molto raffinati, sul pavimento di marmo  erano situati moltissimo tappeti provenienti da posti diversi, il letto era scolpito in modo magnifico e lunghi veli bianchi scendevano dal soffitto per circondarlo.

Mi resi immediatamente conto che non era il luogo ciò che mi aveva dato la sensazione di un cambiamento, era qualcos’altro, che però continuava a sfuggirmi.

Si aprì una porta alla destra del giaciglio, che per altro non avevo notato, e ne uscì lui, bello come sempre, con la sua immutabile espressione tranquilla ed un sorriso perennemente abbozzato sulle sue labbra sottili, un sorriso che non rivelava mai i suoi denti.

-        Ben svegliata, niña, come ti senti?-

  “ Non riesco a capirlo, mi sembra che ci sia qualcosa di diverso rispetto a prima… piuttosto, dove

     siamo?”

-        Nel castello della mia famiglia. Questa è l’ala est, non ti ci ho mai portato prima d’ora, è severamente vietato ad ogni umano entrarvi. Non preoccuparti per la sensazione che provi, è solo il cambiamento che i tuoi organi ed il tuo corpo ingenerale ha subito, ti ci abituerai presto, vedrai.-

Non gli risposi ma sorrisi, ero felicissima di essere finalmente come lui e non mi importava minimamente la nuova situazione di non-morta in cui ero. L’unica cosa davvero importante era che sarei stata legata a lui per l’eternità.

A quella notte ne susseguirono molte altre, felici,dove io appresi tutte le mie nuove capacità, ero forte, nonostante fossi nata da poco, perché lui era molto potente ed antico.

Naturalmente vivevamo solo di notte, ma ben presto mi accorsi che lui poteva stare sveglio anche di giorno, era abbastanza forte da resistere al sole; ricordo che durante un’uscita notturna gli chiesi se mai sarei riuscita a resistere al sole.

-        Certo, niña… col tempo diventerai sempre più forte, fino a quando potrai tornare a girare di giorno come quando eri una mortale.-

Ero sempre più estasiata più conoscevo quel nuovo mondo, che sarebbe stato da allora per sempre mio; ero convinta di ciò che lui mi diceva, ero convinta che avrei di nuovo girato tra i mortali, tra le mie prede, di giorno, ero convinta che prima o poi sarei diventata davvero degna di essere la sua compagna, per l’eternità.

Ormai più di mille anni sono passati dal momento in cui lui mi tramutò, ed 815 esatti da quando ci siamo separati.

Ricordo come se fosse oggi quel giorno d’inverno…

 

Ciao! Come vi pare? Piace? Avrei già in mente il seguito ma… Diciamo che dipende da voi, se vi piace fatemelo sapere ed io continuerò… Mi piacerebbe che recensiste perché è la prima fic che posto in questo ambito e per chi non avesse mai letto nulla di mio… Che corra a rimediare! J BaX ek

  
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