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Autore: babucka    01/12/2009    0 recensioni
per tutti quelli che sono saliti sul mio stesso treno, che stanno gia viaggiando e che possono decidere di fermarsi.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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primo capitolo e premessa attacchi di panico

PREMESSA

 

Questo libro è il racconto di un viaggio “solitario”. Un treno “senza soste né fermate”. E’ il viaggio della paura ed il treno degli attacchi di panico. Non narro d’un ricordo di quel viaggio perché io su quel treno ci sto tuttora. Ho ancora bisogno dei suoi ciuf ciuf , ma  sto imparando a condurlo. Sono ancora una principiante, ho avuto un paio d’incidenti e  deragliato parecchie volte, ma ho cercato e trovato, anche con un po’ di fortuna,  il giusto tasto per riportarlo nel suo binario. Dal principio essendo solo una spettatrice assente ,riuscivo a sentire il viaggio ma non conoscevo la destinazione.  Dopo tanti anni di gratuite sofferenze ho trovato la cura per la mia malattia. Solo a quel punto ho smesso di essere da sola e  dal treno ho incominciato a scorgere i vari segnali che mi avrebbero indicato la direzione giusta. E’ difficile considerarsi malati ma il panico è  LA SOLITUDINE DELL’ANIMO ed ha una specifica cura. Dopo essermi condannata ad uno stato vegetativo perenne ho da poco “scoperto” la voglia di vivere e la speranza  che un giorno questo mio male sarà debellato...
Ho iniziato ad alimentare di sogni creduti ormai persi la mente. Il panico non è mai stato un nemico in assoluto, quando ero abulica  nei confronti della vita, l’attacco mi ha scosso, debilitando ”mente/ corpo/ cuore” ma mi ha anche aiutato a  capire di essere viva ed avere una speranza in più rispetto a malati terminali. Il treno è fatto da tre scompartimenti, il mio posto si trova nello scompartimento B quello appunto degli attacchi di panico, ma in questi lunghi anni di viaggio sono entrata tre volte anche nello scompartimento A quello della depressione ( è un passaggio obbligatorio ) e solo da pochissimo, ho aperto lo scompartimento C quello della Speranza.                                                                
La lettura è scorrevole e veloce, le tematiche sono le mie ma gli stati d’animo che sono riuscita a descrivere appartengono a tutti. Diversa però  è l’intensità dell’emozioni che ognuno percepisce a suo modo. Del resto chi non si è mai sentito solo? chi non ha mai pianto? Ma soprattutto chi non ha mai avuto paura?                                                                                                                                                        
Buon viaggio a tutti e vi prego non commiseratemi, sappiate solo che sono una  ragazza come tante altre e se qualcuno si rispecchiasse nel testo si guardi dentro e scoprirà di possedere  la forza di guarire e di chiedere aiuto … Non si è soli. Si crede di esserlo per  paura degli altri. Si ha paura di vivere. Alla fine del viaggio troverete il mio indirizzo e-mail! Ringrazio tutti coloro che mi stanno aspettando in stazione e in particolar modo la mia adorata babuccia che ha vegliato su di me, il vero e unico amore della mia vita...GRAZIE SORELLINA!


CAPITOLO PRIMO

Questo è un viaggio che io intrapresi nel lontano 2002; è stato un viaggio né programmato né voluto ma io forse - anzi sicuramente -  sono salita su quel treno senza soste né fermate, un treno solitario,  buio,  vuoto … il treno della paura … il treno degli attacchi di panico. Molti non sanno che l’etimologia della parola panico deriva da una storiella mitologica. Si narra che il dio Pan, ossia il dio dei boschi, fosse un dio orribile,  metà uomo e metà mostro,  e che il suo passatempo preferito  fosse spaventare i passanti apparendogli innanzi al loro cammino e sparendo poco dopo improvvisamente. La vista del dio suscitava nelle sue prede un’assoluta immobilità, un tremendo terrore che vibrava per tutto il corpo come la corda tesa di un violino che piano piano  si stava spezzando. Quando il dio volava via, rimaneva solo la follia di quegli attimi. Era successo veramente? Cos’era successo?  A me accadde la stessa cosa con la differenza che il terrore partiva dal mio io.  Cos’era? Cosa cazzo stava accadendo dentro il mio corpo?                         
Ho nitidi ricordi del mio primo attacco : ero a casa di un’ amica sul divano stesa a guardare la  tv  “un medico in famiglia”, senti un formicolio piedi e mani, ero pallida, sudavo, il cuore mi stava per uscire dal petto, un dolore al braccio. “Claudia” -  esclamai -  “sto morendo!” . Quella stanza sarebbe stata l’ultima stanza che i miei occhi avrebbero visto! “Oh Dio fammi vivere, aiutami .”  Ero sola, sarei morta da sola!                                                                     
Questo fu l’attacco,  poi corsa in ospedale,  elettrocardiogramma, diagnosi del medico, tranquillanti.  Su quel lettino lasciai la mia vecchia vita per intraprendere il mio viaggio verso il nulla.  Ricordo che l’attacco mi prese per mano immediatamente, la sua morsa era cosi stretta che percepii subito che avremmo dovuto convivere insieme per molto tempo.  All’ uscita dell’ospedale trovai tutti i miei amici, tutti i loro occhi pieni di commiserazione erano su di me, i come và di circostanza suonavano alle mie orecchie come: “Ci hai fatto precipitare qui per un attacco? Di cosa? Panico? ”. Volevo mandarli tutti  a quel paese, ma in fin dei conti, erano lì per me, li avevo fatti preoccupare.  Indossai  quindi;  una maschera per proteggere me stessa ormai esiliata su quel lettino e  riuscì a sdrammatizzare il tutto. Da lì ebbe inizio il mio viaggio solitario, nessuno sarebbe riuscito a penetrare nell’intimo del mio dolore e a salvarmi … Smisi di credere alle favole! Da quel giorno non ci fu più né amore né amicizia, lì s’interruppero tutti i miei sogni,  incominciai a cadere nel baratro più profondo ed a salire sul treno più lento della mia vita …La mia solitudine si era fatta accompagnare dall’attacco di panico,  alleato sincero,  l’unico a sapere e a conoscere mente/corpo/cuore, l’unico che riusciva a vedere il mio profondo malessere e a guidarlo sempre più giù...                                                                                                                                            
I giorni seguenti stetti una settimana a letto per potere smaltire tutta una dose di tranquillanti, volevo solo dormire! La mia stanza era diventata il grembo materno che mi proteggeva da tutto e da tutti.  La mia vita era diventata la mia camera, i miei nuovi amici erano i personaggi della tv, mi parlavano senza oberarmi di responsabilità … La notte mi era amica e le finestre della mia stanza non furono attraversate dalla luce del sole per molto tempo. Tutte le maschere erano state gettate via.
Ero io il vegetale rannicchiato nel suo letto!

  
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