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Autore: Bloodred Ridin Hood    02/12/2009    8 recensioni
Guardo il loro mondo come attraverso la superficie di uno specchio.
E so che per quanto possa mai desiderare di scagliare pugni, rabbia e disperazione contro il vetro, non potrò mai attraversarlo. Quello che otterrei sarebbero solamente delle mani sanguinanti.
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ling Xiaoyu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Babyheart

 

 

Dicevano che non sarei mai cambiata.

Dicevano che una come me non sarebbe mai cresciuta.

 

 

 

Lì, sola in mezzo a migliaia di persone. Migliaia di volti anonimi, sconosciuti, che nemmeno riesco a mettere a fuoco.

Non so perché sto correndo a per di fiato dentro la folla, in una disperata e dolorosa ricerca affannosa.

Ignoro il respiro che comincia a mancarmi e il dolore al petto che diventa più intenso, come se il cuore mi stesse per scoppiare.

In fondo forse non mi dispiacerebbe se davvero succedesse.

Mi scontro violentemente contro un uomo di grossa corporatura, involontariamente lo spingo in modo piuttosto violento. Lui si gira e irritato mi scansa di lato, non c’è spazio, finisco contro altre persone, forse perdono l’equilibrio, forse colpiscono a loro volta altra gente. Non mi interessa. Continuo il mio tragitto senza degnarle di uno sguardo.

Non esistono.

Davanti ai miei occhi vedo solo un mondo di macchie indefinite dai colori spenti che mi corrono davanti troppo in fretta senza che io le possa capire.

Non sento alcun suono.

O meglio, il vociare della folla si unisce a quello degli elicotteri in un informe concerto raccapricciante.

Si sente solo in lontananza un triste latrato di un cane… o forse me lo sto solo immaginando.

Non sono più nemmeno sicura di quello che sto vivendo.

Arrivo finalmente nei pressi del grande cancello di ferro al quale la gente è rimasta appostata per ore.

Solo adesso li noto.

Sono adirati, furiosi, collerici…

Sparano insulti e grida di odio con una violenza funesta.

E un’altra volta mi sento morire. Quanto è crudele che si debba morire tante volte in una sola vita.

Cerco di arrivare al cancello, non mi interessa se nella foga qualcuno mi colpisce più volte, non mi interessa il rivolo di sangue che sento scivolare giù da un labbro spaccato che mi hanno appena colpito.

Con le dita incontro finalmente il freddo ferro del cancello.

Mi faccio forza e arrivo ad avvicinarmi ancora di più. Finalmente riesco a vedere.

Vedo lo sterminato parco della reggia della Mishima Zaibatsu.

Vedo uno squarcio di quell’altro mondo, del suo mondo.

Davanti al cancello decine e decine di uomini armati senza un volto, solo tante identità nelle mani del più potente. Pronti a fare fuoco sulla folla impazzita ad un primo passo falso.

È rischioso, estremamente. Ma non mi interessa.

Ma per la prima volta provo paura.

Non per la mia vita, ma per quello che vedrò, come potrò reagire dopo.

Ecco che l’elicottero più grande si avvicina al suolo, pronto ad atterrare sul terreno.

Le mie orecchie non sentono più niente. Solo un fischio, un insopportabile silenzio assordante.

Il cuore non me lo sento più.

Non sono neanche più sicura di avere un corpo.

Lo vedo scendere dall’elicottero, posare a terra i piedi e erigersi con immancabile e maestosa autorità.

Non si preoccupa della folla, non sembra preoccuparsi di niente. È indistruttibile.

Riconosco i suoi capelli corvini, la sua pelle pallida, le sue labbra… è tutto come lo ricordavo.

Ma i suoi occhi brillano di una luce estranea.

Il suo corpo è un’illusione. Io non conosco veramente quella persona.

Davanti a me vedo nient’altro che uno sconosciuto.

Con assoluta freddezza attende che la donna che ormai accompagna la sua ombra dappertutto gli venga accanto.

Ed eccola arrivare con i capelli dorati al vento e gli occhiali da sole scuri calati sugli occhi.

Nina Williams, la donna che un tempo era stata incaricata di ucciderlo, oggi è ironicamente la sua killer personale.

Entrambi così belli, così freddi, così quasi sovraumani.

Guardo il loro mondo come attraverso la superficie di uno specchio.

E per quanto possa mai desiderare di scagliare pugni, rabbia e disperazione contro il vetro non potrò mai attraversarlo. Quello che otterrei sarebbero solamente delle mani sanguinanti.

Così come una povera ragazza che si era illusa di poter salvare il ragazzo che amava dal suo destino.

Una povera ingenua ragazza che si era costruita una vita di sogni e patetiche speranze, dedicando la vita ad una persona che non lo meritava.

E il suo cuore ora sta lì a sanguinare.

Come sanguina il mio viso, in una maschera di orrore e lacrime.

Lui comincia a camminare, passa davanti al cancello. Si volta per un attimo a guardare la folla.

I suoi occhi scorrono distratti sulle persone.

Non un cambiamento nella sua espressione.

Li guarda con un’assurda assoluta indifferenza.

Poi ad un tratto i suoi occhi incontrano il mio viso.

E lì lo vedo.

Vedo i suoi occhi fermarsi poi la sua fronte incresparsi per un istante.

Non riesco ad interpretare quel minuscolo gesto, sono i gesti di uno sconosciuto ormai… ma mi ha notato.

Rimango irrazionalmente sollevata al pensiero che conservi seppure minimo un misero ricordo di me.

Perché non riuscirò mai ad odiarlo.

Si volta poi, lasciandosi la folla alle spalle.

E mentre osservo la sua schiena e quella di Nina che si allontanano insieme, sento la tremenda sensazione come se mi fosse stato sottratto qualcosa.

Ma che senso ha provarlo per qualcosa che in fondo non mi è mai appartenuto?

Solo adesso me ne accorgo, solo adesso lo capisco e ne divento consapevole.

Ed è in questi momenti che senti di essere cresciuta davvero.

 

Io non volevo crescere in questo modo.

 

  

 

 

Dicevano che non sarei mai cambiata.

Dicevano che… una come me non sarebbe mai cresciuta.

 

 

Vorrei che avessero avuto ragione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ok questa è deprimente forte.

Non so nemmeno da dove mi sia venuta, sarà che sono un po’ giù in questo periodo (oddio, non a questi livelli grazie al cielo!!), sarà che non avevo niente da fare. Sarà anche la delusione della storia di Tekken 6… cosa che non riesco proprio ad accettare, ma vabbè, l’importante è che venda, si sa, no?

Meno male che esistono le fan fiction che ci permettono di dare qualche ritocchino. :)

L’ho buttata giù così in un’oretta circa, non è niente di che e credo che si sia notato.
Però potrebbe anche essere uno spunto per qualcosa di nuovo da fare più avanti... si vedrà.
Per ora è una one-shot, ma non escludo di poter un giorno cambiare idea e mandarla avanti.

Una cosa è certa: la prossima cosa che posto sarà decisamente più allegra, prometto. XD

  
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