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Autore: Maik    03/12/2009    1 recensioni
Sono una mente malata, me l'hanno sempre detto i miei amici. Infatti mi sono divorata tutti gli episodi di QAF in poco più che due mesi.. So gran parte delle battute a memoria e la fine di questo telefilm mi segnerà per la vita. Allora ho deciso di farmi del male, di scrivere di quei personaggi che ho amato ed odiato. Chiedendomi cosa sarebbe potuto succedere se...
Genere: Generale, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ed ormai c’eravamo. Il Natale tanto atteso era arrivato. Finalmente.

Ma neppure immaginavamo ancora che cosa stava per accadere, quella notte.

UN NATALE DIVERSO DAL SOLITO.

Una luce soffusa illuminava tutto l’ambiente circostante. Un albero addobbato di rosso ed oro stava in un angolo e sotto di questo pacchi e pacchetti incartati e colorati. Gli invitati c’erano già quasi tutti. Chi con lo spumante in mano, chi con qualche panino da aperitivo. E le risate che inondavano il pian terreno della villetta di Debbie e Carl. Con la padrona di casa che rimbalzava da un capo all’altro del salotto, per salutare tutti, per scambiare una parola con tutti. Tutti vestiti a festa, eleganti. L’occasione e Debbie lo pretendevano. Con Carl che chiacchierava amorevolmente con Blake e Ted. Emmett, Calvin, Michael e Ben facevano gruppo a loro. Brian vagava per il salotto. Hunter era andato a prendere Mel, Liz ed i bambini. Brian si avvicinò alla porta che dava sul giardino. Lì stava il regalo di Gas. Sotto l’albero invece quello per Jennyrebecca. Bevve un sorso di spumante e poi sentì il campanello suonare. Erano arrivati. Posò il bicchiere a metà su un tavolinetto. Debbie corse insieme a Michael alla porta. Brian rimase in disparte, posato contro la porta che dalla cucina dava in salotto. Sorrideva leggermente nel vedere Melanie con i capelli lunghi e lisci, Liz invece che li portava legati dietro la nuca. Jenny passò dalle braccia della madre Mel in quelle del padre, Michael. Poi sentì una voce squillante.

-Papà?- Sorrise felice nel sentire quella voce cristallina. Poi vide uno scricciolo imbacuccato con sciarpa, cappello, guanti e piumino corrergli incontro a braccia aperte. Si abbassò, sorridendo.

–Papà!- Gas gli si tuffò tra le braccia, stringendolo per il collo. Brian si tirò in piedi, affondando il volto nella sciarpa del figlio, sempre più simile a lui. Lo allontanò un attimo, per osservarlo in volto.

-Ehi, ometto!- Gli stampò un bacio sulla guancia paffuta e poi sentì la voce di Liz chiamarlo. La bionda si avvicinò, sfilandosi il cappotto scuro. Diede un leggero bacio sulle labbra a Brian, raggiunta da Mel, che diede all’uomo due baci sulle guance, spettinando i capelli a caschetto di Gas.

-Lo sai? Gas ha una fidanzatina!- Rise Mel, dando un buffetto sulla guancia del bambino, che affondò il viso nel petto largo del padre.

-Oh no!- Ridendo si ritrasse col bambino in braccio, tenendogli la testa con una mano. –Michael! Attento a tua figlia, potrebbero fartela diventare lesbica!- Disse allarmato, ma sorridendo. Michael si voltò verso Brian, interrogativo, così come gli altri presenti. –Mi hanno fatto diventare etero Gas!- Spiegò sgranando gli occhi, guardando le due donne. Emmett scoppiò a ridere in contemporanea con Michael e Debbie, che scosse la testa. Mise Gas a terra, che scappò verso l’albero di Natale, con Liz dietro che tentava di togliergli la giacca. Brian si avvicinò a Michael, prendendo in braccio Jenny, che gli sorrise felice di rivederlo. –Da’ un bel bacione allo zio?- La bimba rise, avvicinandosi al faccione di Brian e dandogli un bacio sulle labbra. Brian rise, stringendo la bambina a sé e guardando Michael. –Jennyrebecca è a posto: le piacciono gli uomini!- Altre risate di tutti, con Hunter che finalmente si decise a chiudere la porta. Altri saluti ed abbracci. Brian si mise sul divano, insieme a Jenny e Gas.

Liz seguì Debbie in cucina, per andare a sistemare il dolce che aveva preparato: -Ci siamo tutti?- Debbie abbassò lo sguardo, prendendo un coltello dal cassetto delle posate.

-No, manca Jennifer.- Sorrise, iniziando a tagliare il dolce. Liz corrugò la fronte e guardò Mel che era appena entrata nella cucina. –Sì, la madre di Justin…-

-La madre di Justin?- Chiese Mel, che non aveva sentito tutto il discorso, ma solamente quella puntualizzazione di Debbie.

Debbie annuì, iniziando a tagliare il dolce. Con attenzione meticolosa, senza alzare lo sguardo dal vassoio. Mel e Liz si guardarono interrogative e sospettose. Come se sentissero puzza di bruciato.

 

-Ma sei sicura?- Lo sportello del guidatore si chiuse. La donna alzò gli occhi al cielo, sbuffando esausta. Folgorò il ragazzo che aveva davanti. Chiuse lo sportello del passeggero e si avviò verso la veranda della villetta. Si voltò e fece cenno di raggiungerla. Un gesto stizzito, con gli occhi spalancati. Quando furono entrambi sulla veranda, la donna suonò il campanello, nello stesso istante il ragazzo si voltò verso l’auto scura parcheggiata lì davanti.

-Ma potrò lasciarla lì?- Appena ebbe finito la frase, vide tutto attorno a sé illuminarsi. La porta era stata aperta.

 

Liz stava per ribattere a Debbie, quando venne suonato il campanello di casa. Uscì dalla cucina con Debbie, che strillava al figlio di aprire la porta. Liz vide Gas saltare giù dal divano e correre verso la porta di ingresso: -Gas, no!- Scattò anche lei, raggiungendo la porta. Prese il figlio per un braccio, mentre Michael, sorridendo ancora ad Emmett, apriva la porta.

Immobile. Il cuore di Michael restò immobile per un attimo. Lo sguardo andò oltre la figura della donna bionda che lo salutò con un bacio sulla guancia sinistra ed entrò in casa. Rimase di sasso, riconoscendo quei capelli biondi lisci, portati lunghi, poco sopra la spalla. Le spalle non troppo larghe, il cappotto nero che ricadeva morbido, coprendo un corpo snello. E poi il giovane lì fuori si voltò. E quegli occhi Michael li avrebbe riconosciuti ovunque, addosso a chiunque. La bocca si aprì un po’, mentre il ragazzo là fuori mise le mani nelle tasche del cappotto. La voce di Debbie superò il frastuono generale per l’arrivo di Jennifer: -Raggio di sole!-

Brian si era alzato dal divano quando Gas era schizzato verso la porta, cercando di prenderlo, ma Jennyrebecca lo chiamò indietro, perché voleva scendere dal sofà. Brian la prese in braccio e si avvicinò a salutare Jennifer, dandole un bacio sulla guancia ed augurandole buon Natale. Poi la voce di Debbie gli aprì il petto in due, tirandone fuori qualcosa che non sentiva battere da un po’. Si voltò di scatto, sentendosi improvvisamente sbiancato.

-Ciao, Michael..- La stesa voce di sempre, forse solo un po’ più roca e bassa. Più da uomo e meno da ragazzino che era sempre stato. Michael lo guardò fisso negli occhi: -Che cazzo ci fai qui?-

Justin si ritrasse, inclinando la schiena all’indietro. Stava per ribattere, quando Debbie gli piombò addosso, abbracciandolo forte. Chiedendogli a raffica come stesse, cosa avesse fatto per tutto quel tempo. Lo trascinò in casa, perché tutti lo potessero salutare. Gli andarono incontro tutti. Solo i due bambini rimasero in disparte. Gas attaccato alle gambe e Jenny al collo di Brian. Guardavano interrogativi quel ragazzo del quale non si ricordavano. Solo Gas alzò lo sguardo sul padre:

-Ma è Justin?- Qualcosa forse si ricordava, ma solo vagamente. Brian restò immobile, annuendo muto. Teneva lo sguardo fisso su Justin, osservando come rideva, come rispondeva alle domande delle persone attorno a lui. Come fosse diventato il miglior omosessuale che avesse mai conosciuto.

Che ci vediamo il prossimo weekend, e il prossimo mese..

 O mai più.. Non importa.

E' solo tempo.

Solo tempo. Parole che gli rimbombavano in testa da tre anni. Non ce la faceva più a risentire la propria voce che lo ripeteva. E Justin Taylor era di nuovo lì. Nella sua stessa stanza ed ancora non gli aveva rivolto la parola. Melanie gli si avvicinò, prendendo Jenny dalle sue braccia. Lo guardò, voltando le spalle al capannino: -Va’ a salutarlo.- Disse piano e Brian si riscosse, come se avesse desiderato quelle parole da quando il biondo aveva superato la soglia della villetta. Michael vide Brian annuire a Melanie e si avvicinò a Justin: -Scusami per prima.-

Justin si voltò e sorrise all’altro. –Sta’ tranquillo.. E’ più che comprensibile.- Poi notò Michael alzare lo sguardo. Si voltò. Brian.

Un tuffo al cuore. Deglutì a vuoto, sentendo gli occhi di Brian nei propri. Gli altri pensarono bene di dileguarsi, tornando a sparpagliarsi, lanciando un’occhiata nascosta ai due. Anche Michael si allontanò, tornando da Mel, Ben ed Hunter. Brian e Justin rimasero immobili a guardarsi per qualche minuto. Brian teneva gli occhi fissi su Justin, il biondo distoglieva lo sguardo, sorridendo di tanto in tanto a chi lo guardava.

-Bentornato.- Justin si voltò di scatto. La voce di Brian, bassa e seducente, gli arrivò alle orecchie come lame.

-Grazie.- Bisbigliò appena, abbassando lo sguardo.

Brian intrecciò le braccia al petto, osservando Justin. La fronte leggermente corrugata, gli occhi che nascondevano un tornado che giaceva sotto il suo petto.

-Quanto rimarrai?- Justin alzò lo sguardo, fissandolo negli occhi. Brian intravide Michael ed Emmett voltarsi a guardarli. Erano preoccupati, tremendamente preoccupati. Temevano Brian avesse in mente qualche follia. Che stesse tramando qualcosa di losco.

-Non parto più.- Disse piano, quasi con la paura di una qualsiasi reazione.

Brian inspirò profondamente e superò Justin, diretto verso la porta d’ingresso, l’aprì ed uscì fuori, senza neppure la giacca addosso.

Aveva voglia di sentire il gelo entrargli nelle ossa, magari si sarebbe svegliato. Non sapeva se era un incubo oppure un sogno, quello. Per quanto tempo aveva desiderato sentirsi dire una cosa simile? Quanto? E adesso, adesso che sentiva quelle parole uscire dalla bocca di Justin, non ci credeva. O forse non voleva crederci. Per non finire per lo stare come era già successo. Allora forse aveva sempre fatto bene a non esporsi, con nessuno. Perché l’unica volta che l’aveva fatto aveva sofferto troppo per sottoporsi di nuovo ad una tortura simile. Non avrebbe resistito. Eppure Justin era là dentro, a meno di pochi metri da lui, come se nulla fosse mai cambiato. Come se ogni cosa avesse sempre mantenuto il proprio posto, per tre anni. Sentì la porta aprirsi e richiudersi. Si voltò. Sorrise appena, riconoscendo Liz. Si voltò di nuovo verso la strada.

-Dice che insegnerà all’Accademia. Per almeno un anno sarà qui…-

-E dopo? Partirà di nuovo? Tornerà a New York?- Si voltò, cacciando fuori il fumo della sigaretta. Liz gli porse il suo cappotto.

-Fa freddo, Brian…- Spiegò. Brian posò la sigaretta tra le labbra, riducendo gli occhi a due fessure per via del fumo. Infilò il cappotto e tirò dalla sigaretta. –Non so cosa farà dopo. E’ stato molto..-

-Vago! Sì, posso immaginare..- Rispose sarcastico Brian.

-Non puoi vivere nella paura di stare di nuovo male, Brian!- Liz gli si avvicinò, tenendolo per il bavero del cappotto. Brian distolse lo sguardo, fissandolo sulla BMW scura parcheggiata lì davanti. –Lasciati andare. Vivi le cose come vengono, senza imposizioni.- La donna fece spalluccia, sorridendo. Brian gettò la sigaretta e portò lo sguardo sul volto di Liz. –Lo so che vederlo è l’ultima cosa che ti aspettavi… Ma so anche quanto tu possa averlo desiderato. Ed è per questo che sei sconvolto, te lo leggo in faccia.-

Brian abbassò lo sguardo. –Entriamo.- Sussurrò, prendendo la donna per le spalle ed aprendo la porta d’ingresso.

 

La serata andò avanti tra risate e regali. Brian rimise il giaccone a Gas e lo portò in giardino. Lì lo aspettava una macchina in miniatura, rossa fiammante con sopra scritto a grandi lettere il nome del bambino. Gas ricevette miriadi di vestiti e giocattoli, così come Jenny, che da Brian ricevette invece una catenina d’oro, che avrebbe potuto mettere una volta grande. Tutti rimasero allarmati quando Debbie presentò il regalo di Justin al giovane. Michael folgorò la madre che tornò a sedersi accanto a Carl. Brian restò allibito. Debbie aveva saputo fin dall’inizio che quella notte ci sarebbe stato Justin e, per la prima volta in vita sua, era riuscita a non farne parola con nessuno.

Brian fu il primo a dire che stava tornando a casa, alle due passate. Fu accompagnato sulla porta da tutti e scese le scale. Si avviò alla macchina nel silenzio totale. Solo una volta davanti all’auto si accorse che qualcuno l’aveva seguito. Si voltò e, nel buio della strada, riconobbe una cascata di capelli biondi. Trattenne il fiato un secondo, riconoscendo Justin. Intrecciò le braccia al petto, osservandolo.

-Volevo parlarti un attimo..- Iniziò il ragazzo, rimanendo a qualche passo da Brian. –Volevo scusarmi per..- Distolse lo sguardo, inspirando dal naso, a labbra serrate. Si morse il labbro inferiore, tenendo gli occhi celesti fissi sui fanali della macchina sportiva di Brian. –Per non averti cercato, chiamato… Esser venuto a trovare…-

-Sarai stato fin troppo impegnato!- Rispose Brian con sarcasmo lancinante.

-No!- Esclamò subito Justin, sgranando gli occhi e portandoli sull’uomo, che stava per aprire l’auto. Brian si voltò lentamente, osservandolo con distacco e menefreghismo. –Nel senso che… Temevo non volessi più saperne di me.- Deglutì il biondo, abbassando lo sguardo.

-E cosa ti fa pensare che adesso voglia ascoltarti, allora?- Alzò un sopracciglio Brian. Silenzio. Justin rimase immobile a fissare gli occhi profondi dell’altro, che sembravano neri nel buio della traversa di Liberty Evenue.

Justin alzò la testa, con orgoglio malcelato. Serrò le labbra e guardò Brian: -Infatti, non mi interessa.- Sorrise gelido, allargando le braccia e mostrando, sotto il cappotto, la camicia bianca che portava. Brian la riconobbe subito: Prada. Ne aveva comprata una identica esattamente quattro giorni prima. Riportò lo sguardo sul giovane. –Sto facendo proprio quello che mi va, sbattendomene di quello che credi tu. Non mi interessa più ciò che pensi.- Sorrise ancora, facendo urtare le braccia contro i fianchi. Voltò le spalle a Brian, infilando le mani nelle tasche del cappotto ed avviandosi di nuovo verso casa di Debbie.

-Vieni a stare da me, stanotte.-

  
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