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Autore: lyrapotter    03/12/2009    6 recensioni
PRIMA PARTE DELLA TRILOGIA
1998, Harry Potter è scomparso nel nulla, Voldemort sta velocemente prendendo il potere e l'Ordine della Fenice decide il destino di un neonato, figlio del genitore sbagliato. Diciasette anni dopo, Andrew Potter scoprirà la verità sul suo passato e si ritroverà suo malgrado coinvolto in una guerra senza quartiere: in palio ci sono la sua vita e la salvezza del mondo magico...
Altri personaggi: Fred e George Weasley, Ted Tonks, Voldemort, Bellatrix Lestrange, Draco Malfoy
Genere: Azione, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Luna Lovegood, Nuovo personaggio, Sirius Black | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Magic Wars saga'
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MAGIC WARS

EPILOGO

Casa Riddle

Inghilterra

Senza pace, Luna si rigirò per l’ennesima volta nel letto, aprì gli occhi e guardò l’orologio. Le due e tredici minuti, le comunicarono le diligenti lancette: esattamente quattro minuti dall’ultima volta che aveva guardato. Erano le due di notte passate e di Sirius non c’era ancora traccia.

Avevano un bel dire gli altri a non preoccuparsi: in quelle condizioni, Sirius non era in grado di badare a nessuno, men che meno a sé stesso. Avrebbe finito con il fare qualche stupidaggine, Luna ne era più che sicura… O forse non sono obiettiva… Magari sto facendo una tempesta in un bicchier d’acqua: Sirius è un po’ incosciente e di certo la morte di Remus l’ha colpito nel profondo, ma non è mica un idiota!

Avrebbe fatto molto meglio a seguire il consiglio di Hermione e dormire un po’, finché ancora poteva farlo in un letto caldo con un tetto sopra la testa. Quel pomeriggio, quando era sceso al villaggio a procurarsi qualcosa per la cena, Ares aveva detto che cominciavano a girare alcuni Dissennatori: i loro incantesimi difensivi non potevano proteggerli da loro, perciò era solo questione di tempo prima che le creature venissero attirate a casa Riddle dall’aura di negatività che sembrava circondare il posto e con loro i Mangiamorte. Per questo, nella riunione di quella sera, l’Ordine aveva deciso di giocare d’anticipo e andarsene prima di cadere in un’altra imboscata: non avevano idea di dove andare né quanto quella situazione potesse durare, considerato anche l’inverno alle porte, ma non avevano alternative. Non volevano perdere anche quel nascondiglio e non potevano permetterselo.

Ma ovviamente quel piano poteva essere messo in atto solo quando Sirius fosse tornato. Luna sospirò, girandosi sul fianco, fissando con aria corrucciata Hermione che nel letto accanto al suo dormiva tranquilla, poi chiuse gli occhi: ora doveva dormire, sì, smettere di tormentarsi l’anima su dove fosse Sirius o cosa stesse facendo e mettersi a dormire.

Due minuti dopo, fissava con aria assorta il soffitto della sua stanza, sveglia come non lo era mai stata in vita sua: niente da fare, per quanto si sforzasse, quella notte non sarebbe proprio riuscita a dormire. Tanto valeva scendere al piano di sotto e dare il cambio a Fred, che stava di guardia: almeno avrebbe fatto qualcosa di utile, invece che macerare fino all’alba nell’ansia.

Così, poco dopo sgusciò il più silenziosamente possibile fuori dalla stanza e scese al piano terra. Fred era in salotto, con davanti una tazza mezza vuota di caffé e tutta l’aria di chi si infilerebbe molto volentieri in un letto caldo. Ciò nonostante, appena sentì rumore di passi, la sua mano scattò all’istante alla bacchetta, improvvisamente vigile, per rilassarsi subito quando riconobbe Luna. "Che vi fai in giro a quest’ora?" domandò. "Mi hai fatto prendere un colpo…".

"Scusa. Non riesco a dormire, perciò se vuoi ti do il cambio…".

Fred si morse il labbro, indeciso. "Non ti scoccia?".

"Non chiuderei occhio in ogni caso" ribatté Luna. "Perciò tanto vale fare qualcosa di utile, no? Vai pure a dormire…".

Fred le rivolse un sorriso grato. "Se sei sicura… In effetti, sarei più che felice di stendermi qualche oretta…" commentò, stiracchiandosi e facendo per avviarsi su per le scale.

Luna ridacchiò. "Buonanotte, allora… Io andrò a prepararmi qualcosa di caldo da bere e tirerò mattina in qualche maniera…" annunciò con l’indistinta idea di andare in cucina e mettere le mani su qualcuna delle sue tisane, ammesso e non concesso che l’umidità non le avesse guastate: alcune miscele erano lì da qualche anno, probabilmente.

"Che c’è?" domandò sorpresa quando Fred la fermò con un cenno della mano.

Il mago accennò alla porta chiusa. "C’è Sirius di là" spiegò. "E non sono sicuro che il detto ‘Can che abbaia non morde’ valga in questo caso…".

Ma la donna praticamente non lo sentì. "Sirius?!" quasi strillò, occhieggiando alla porta. "Perché non sei venuto a dirmi che era tornato?".

"Perché pensavo che stessi dormendo" rispose Fred in tono ovvio. "È arrivato… bah, saranno un paio d’ore fa e ha lasciato chiaramente intendere di non voler parlare con anima viva…".

"Perché? Che ha fatto?" domandò Luna con ansia.

"È entrato, mi ha ignorato e si è barricato là dentro".

"Come stava?".

"Credo che un sopravvissuto a un naufragio avrebbe avuto un aspetto migliore, se è questo che vuoi sapere… Fossi in te, lo lascerei stare…".

Luna fece una smorfia poco convinta. "Non ha più parlato con nessuno" mormorò affranta. "Forse…".

"Lui non VUOLE parlare con nessuno, Luna" la prevenne Fred, avvicinandosi e poggiandole una mano sulla spalle. "Lui e Remus erano come fratelli, ha bisogno di tempo…".

Luna sbuffò: sempre la stessa storia. Era stanca che tutti le ripetessero che Sirius voleva essere lasciato in pace, che aveva bisogno di tempo, eccetera: non era stupida, lo capiva anche da sola che le uniche persone che avrebbero potuto aiutare Sirius in quel momento riposavano sotto due metri di terra. Era solo che non le sembrava giusto: dopo tutto quello che si erano detti, perché l’aveva chiusa fuori insieme a tutti gli altri? Perché non le permetteva di non dico confortarlo, ma almeno stargli vicino?

"A te il tempo è servito a qualcosa?" domandò, dando voce a un pensiero vagante.

Fred parve sorpreso dalla domanda e dovette pensarci sopra un po’ prima di rispondere. "Non saprei: immagino che certe ferite non possano mai guarire completamente, pur con tutto il tempo del mondo… Perché me lo chiedi?".

"Pura curiosità" disse Luna con un’alzata di spalle. "Ero solo curiosa di sapere se capitava solo a me di stare male come se certe cose fossero successe ieri…".

"Voi che resti a farti compagnia?" fece il mago d’impulso.

Luna declinò l’offerta con un mesto sorriso, scuotendo il capo. "No, no, grazie, vai pure a dormire. E prometto di lasciare Sirius in pace" aggiunse subito.

Fred la guardò, non del tutto convinto, poi alle ulteriori sollecitazioni della donna, annuì e sparì al piano superiore sbadigliando.

Luna aspettò di sentire i suoi passi morire in fondo al corridoio e la porta della sua camera chiudersi prima di tornare a prestare attenzione alla soglia della cucina: rimase lì ferma alcuni minuti, mordendosi il labbro indecisa su cosa fare.

Beh, chi l’ha detto che non posso entrare?, si disse in tono secco. Entro, mi preparo la mia tisana e vedo come sta: nulla mi obbliga a parlargli o degnarlo della mia attenzione. Lo ignorerò, proprio come si dovrebbe fare con i Nargilli…

Ed era davvero intenzionata a farlo: sarebbe entrata e l’avrebbe lasciato a vegetare nella sua nuvola depressiva finché ne avesse avuto voglia. Gli avrebbe parlato solo se e quando lui avesse fatto la prima mossa.

Ma quando entrò, già psicologicamente pronta a mantenere fede al suo proposito, si trovò davanti una vista tale che non poté davvero trattenersi: Sirius era appollaiato su una sedia, gomiti sul tavolo e testa appoggiata a una mano, e fissava con aria assorta il vuoto. O per essere più precisi, una a caso tra le bottiglie di Whisky Incendiario sparse di fronte a lui.

Luna fece un rapido conto mentale: sei. Sei bottiglie, di cui cinque vuote e una piena per metà, al momento stretta nella mano destra dell’Animagus, il quale non aveva dato il minimo segno di averla vista o sentita. La donna rimase impalata dallo stupore per diversi istanti: sei bottiglie di Whisky Incendiario. Dove diavolo se l’era procurato tutto quello schifo? E come aveva fatto Fred a non notarlo quando l’aveva visto rientrare? E perché a nessuno di loro era venuto in mente di tenerlo d’occhio per evitare ricadute di quel tipo?

Si diede mentalmente della stupida per non averci pensato: era ovvio che Sirius sarebbe corso a nascondersi tra le braccia dell’alcool appena ne avesse avuto l’opportunità. Avrebbe dovuto impedire che un spettacolo simile si verificasse e se non lei, qualcun altro…

Sirius, all’apparenza ancora ignaro della sua presenza, fece per portarsi con gesti vagamente sconnessi la bottiglia alle labbra: quel gesto fu più che sufficiente per cancellare la confusione e sostituirla con la collera.

"SIRIUS!" gridò con voce vibrante, scattando in avanti. "Che cosa stai facendo?".

Sirius si portò la mano libera alla testa con un grugnito infastidito, girandosi verso di lei. "Ma cosa ti strilli?" biascicò con voce impastata.

Oh Merlino, è già ubriaco fradicio… "Dammi quella bottiglia, Sirius" gli intimò, tendendo la mano. La puzza d’alcool, più forte mano a mano che si avvicinava, le fece storcere il naso. "Hai bevuto decisamente abbastanza".

Sirius guardò prima lei, poi la bottiglia, poi la sua mano tesa come a cercare di stabilire cosa farci e alla fine scrollò le spalle con indifferenza. "Lasciami in pace" disse secco, tracannando un lungo sorso.

Rischiò di strozzarsi quando Luna gli strappò letteralmente la bottiglia dalle mani, con le guance rosse di rabbia. "Hai deciso che la cirrosi epatica, dopo tutto, non è un brutto modo di tirare le cuoia, Black?".

"Ridammela!" protestò Sirius, alzandosi in piedi e rivelandosi decisamente malfermo sulle gambe, tanto che per non cadere dovette appoggiarsi la tavolo. "Ridammela subito!".

"Te lo scordi! Hai chiuso con questa porcheria!". Luna si avvicinò al lavandino, con tutta l’intenzione di svuotarci dentro il whisky rimasto, non fosse che Sirius, con uno scatto sorprendentemente fulmineo, la raggiunse e l’afferrò per il polso.

"Che cosa vuoi fare?" sibilò con voce rabbiosa.

"Secondo te? Mi libero di questo schifo prima che si mangi fino all’ultimo neurone del tuo cervello!".

Cercò di liberarsi con uno strattone, ma la presa di Sirius era inaspettatamente forte. "Tu non hai nessuno diritto di intrometterti! Dammi quella fottutissima bottiglia! ORA!".

Spaventata, Luna cercò istintivamente di ritrarsi senza successo visto che Sirius continuava a stringerle con ferocia il polso, con il cuore che batteva frenetico. Aveva visto Sirius ubriaco altre volte in passato, anzi, spesso si era ritrovata a fargli da crocerossina per rimetterlo in piedi dopo la sbornia, ma non l’aveva mai, mai visto così fuori di sé come in quel momento: con quello sguardo quasi allucinato ricordava un pochino sua cugina Bellatrix. E soprattutto, non si era mai rivolto a lei con quel tono…

"Sirius, mi fai male…" balbettò con le lacrime agli occhi per il dolore.

L’Animagus non parve nemmeno sentirla. "Ridammi la bottiglia! ADESSO" ripeté in un ringhio rabbioso. Senza aspettare la risposta, allungò la mano libera e gliela strappò, per poi lasciarle il polso così bruscamente che per poco Luna non cadde a terra.

"Sirius…" mormorò la donna appoggiandosi al bancone della cucina. Prese un paio di respiri profondi mentre l’uomo tornava a sedersi come se non fosse successo nulla, poi, ignorando il male, decise di riprovare. "Sirius, metti giù quella stupida bottiglia: non capisci che così peggiori solo le cose?".

"E tu che ne sai?" prese a gridare Sirius. Si scansò bruscamente quando Luna provò ad avvicinarsi. "Ti ho detto di lasciarmi in pace!".

"Sto cercando di aiutarti!".

"Io non voglio il tuo aiuto! Non voglio nulla da te, tranne che sparisci e mi lasci in PACE!".

Luna cercò di non mostrarsi troppo ferita da quelle parole, anche sentiva gli occhi lucidi. Non è in sé, non è in sé: è l’alcool a parlare per lui… Ma sarebbe stato più facile crederci se in quei due giorni Sirius non avesse ignorato ogni suo tentativo di avvicinarsi. "Io invece di voglio aiutare: ubriacarti non cambierà quello che è successo…".

"Ma allora sei sorda?" sbottò l’altro. "O più semplicemente stupida? Non mi importa quello che pensi tu o che quello che vuoi tu… Vattene una buona volta!".

CIAFF!

Lo schiaffo arrivò così all’improvviso e così violento che per poco Sirius non finì ribaltato. Luna lo squadrò con freddezza mentre si portava una mano alla guancia colpita, incredulo. "Va’ all’inferno, Black!" sibilò, sorprendentemente minacciosa nonostante le lacrime che già cominciavano a rigarle le guance. "Ti auguro di strozzartici, con quella merda! Visto il risultato, mi risparmierò la fatica di preoccuparmi per te in futuro… E tu fammi il favore di non rivolgermi mai più la parola!".

Detto questo, si voltò e tornò di corsa nel salone, dove si lasciò cadere sulla poltrona lasciata libera da Fred poco prima, sfinita come se avesse corso la maratona e con il cuore in pezzi, senza nemmeno preoccuparsi di soffocare i singhiozzi…

Singhiozzi che furono perfettamente udibili anche dalla cucina, dove un inebetito Sirius stava lentamente rendendosi conto di aver appena rovinato l’unica cosa decente rimastagli nella vita…

******

In una settimana che si era rivelata avara, per non di re priva di piaceri, la mattina successiva, Drew si svegliò con una gradita sorpresa.

Come sempre, ci mise un po’ a inquadrare la stanza e capire che non si trovava nel suo letto a Chalmers Road: quel momento era di fatto il migliore della giornata perché per un attimo gli permetteva di illudersi che l’attacco dei Mangiamorte e la morte di Remus fosse stata solo un lunghissimo, orrendo incubo.

Normalmente, ci pensava il dolore al braccio destro a ributtarlo a muso duro nella crudele realtà: malgrado Ted affermasse che la ferita stesse dando ampi segni di miglioramento, le fitte erano diventate una fastidiosa e costante presenza, tanto che Drew ormai non ci faceva più caso. A volte si domandava quanto tempo ci sarebbe voluto per poter riprendere a usare il braccio…

Quella mattina invece, l’illusione fu ulteriormente alimentata quando Drew sentì un frenetico sbattere d’ali al di sopra della sua testa. Ecco, questo è Gufetto che dà di matto come suo solito… Gli ci vollero un paio di secondi prima di realizzare che Gufetto non avrebbe dovuto essere lì a Casa Riddle. Aprì gli occhi, tirandosi a sedere senza parole quando effettivamente il piccolo volatile gli svolazzò a un palmo di naso.

"Ma che diavolo…".

"Drew!" lo salutò Ethan con aria eccitata. "Non è incredibile?".

"Da dove sbuca quel pennuto schizofrenico?" domandò il ragazzo: ormai era più che convinto che qualche Mangiamorte l’avesse fatto arrosto…

Il cugino si strinse nelle spalle. "Mi ha svegliato lui: picchiava contro la finestra… E non è tutto: guarda cosa ha portato…".

Drew seguì il dito di Ethan e per la seconda volta in pochi minuti rimase senza parole: la Mappa del Malandrino e il Mantello dell’Invisibilità di suo padre facevano bella mostra di sé ai piedi del suo letto, intatti.

"Non ci credo…" mormorò, allungando una mano per assicurarsi che fossero effettivamente lì e non fossero un miraggio dovuto agli antidolorifici. Fissò con una punta di sospetto Gufetto, il quale si era appollaiato sulla spalla di Ethan tutto impettito, neanche fosse stato consapevole dell’opera d’immensa utilità appena compiuta. "Come cavolo ha fatto quel gufo ad arrivare fin qui con questi?".

Ethan alzò le spalle. "E chi lo sa… Avrà qualche insospettabile dote nascosta!".

"Beh, intanto ha dimostrato di essere più utile di quanto pensassi!". Allungò una mano verso la bestiola, accarezzandole il capo. "Allora sei buono a fare qualcos’altro che non sia squittire come un pazzo…".

Per tutta risposta, Gufetto riprese a squittire e svolazzare in giro per la stanza, tutto contento.

In quel momento la porta si aprì e comparve Hermione, con la fronte corrucciata e un vassoio con la colazione. "Ma che cos’è questo casino? Oh Merlino, di nuovo quel gufo malefico!".

"Non sappiamo da dove sia sbucato" si scusò Drew. "Ethan dice che era già qui…".

Hermione annuì come se stesse prendendo conoscenza di un fatto noto. "Sarà tornato con Grattastinchi…".

"Grattastinchi è tornato?".

Come se l’avessero evocato, il vecchio gatto sbucò alle spalle della padrona, seguito da Kitty. "Ah, vi siete svegliati…".

Hermione un sorriso affettuoso all’animale quando le si strusciò contro le gambe. "L’ha già fatto altre volte: Grattastinchi non è un gatto normale… Vi ho portato qualcosa per colazione" aggiunse poi, poggiando il vassoio. "Mangiate in fretta: vogliamo partire prima di mezzogiorno, se possibile…".

"Così presto?" fece Drew stupito. "Credevo avremmo aspettato almeno stasera…".

"Lo credevamo anche noi, ma i Dissennatori cominciano a essere un po’ troppo interessati a questa zona e noi non possiamo rischiare di perdere anche l’ultimo tetto sulla testa che ci è rimasto…".

"Dove andremo?" domandò ancora Drew, preoccupato: non poteva fare a meno di pensare che ormai fossero oltre la metà di ottobre, non proprio il periodo ideale per darsi al campeggio.

Hermione scosse il capo con aria desolata. "Ancora nulla di deciso: stiamo valutando le opzioni… Probabilmente qualche posto in campagna un po’ isolato… Mangiate, su: a queste cose penseremo dopo".

Prese Grattastinchi in braccio e uscì, mentre Ethan allungava le mani verso un toast e cominciava a masticare con decisione. Drew cercò di imitare il cugino, anche se si sentiva lo stomaco chiuso per la preoccupazione: la portata della tragedia che aveva colpito l’Ordine cominciava giusto in quel momento a fare presa dentro di lui.

"Che hai Drew?" domandò Kitty, preoccupata dallo scarso entusiasmo con cui Drew spiluccava il cibo. "Non hai fame?".

"No, non è quello… Stavo solo pensando a una cosa…".

"Che cosa?" domandò Ethan curioso, sputacchiando pezzetti di toast dappertutto e guadagnandosi un’occhiata disgustata dalla sorella.

"Ingoiare prima, parlare dopo" lo rimproverò stizzita. "A cosa pensavi?".

"Credo che dovreste andare da Fleur in Francia".

Come prevedibile, i due Dursley non si dimostrarono affatto entusiasti all’idea: Kitty balzò in piedi con uno scatto rabbioso, mentre Ethan quasi si strozzò con la colazione per poi assumere un’espressione dispiaciuta. "Ci vuoi mandare via? Perché?".

"Nemmeno la conosciamo quella donna!" sbottò Kitty. "Non l’abbiamo mai vista!".

"È una mia zia acquisita" la difese Drew, per quanto nemmeno lui ci avesse mai parlato. "E i suoi figli hanno circa la mia età, se non sbaglio… Con lei sareste al sicuro".

"Non mi importerebbe nemmeno se quella fosse la nipote del papa!" ribatté Kitty con foga. "Come puoi chiederci di andare a vivere con delle persone che conosci solo per vie traverse, anche se sono parenti tuoi?".

"Noi siamo senza un nascondiglio sicuro e il Ministero non smetterà tanto presto di darci la caccia…" spiegò Drew. "E voi non potete usare la magia". I pensieri di Drew corsero a Sylar: era più che certo che non avrebbe mai rinunciato a cercarli, anzi, consapevole del vantaggio che aveva su di loro in quel momento, li avrebbe incalzati senza pietà.

Kitty sgranò gli occhi, ferita. "Ci ritieni così inutili? Siamo solo un peso di cui sbarazzarci?". Ethan semplicemente taceva.

Drew passò lo sguardo da uno all’altra, capendo che le sue intenzioni erano state fraintese. "Non è questo: lo sapete che vi considero come fratelli…".

"E allora perché?".

"Non voglio che la prossima volta sia il vostro funerale…" mormorò Drew, distogliendo lo sguardo. "Se andate in Francia, avrete la possibilità di condurre una vita normale: vi ho già scombussolato abbastanza l’esistenza…".

Calò un silenzio teso e imbarazzato: Drew aspettava la reazione dei cugini, che a loro volta non sapevano come rispondere a quelle parole.

Alla fine, Kitty si avvicinò a Drew e di slancio lo abbracciò, urtando senza volere la spalla lesa. "Oh, scusa…" mormorò quando lo sentì gemere di dolore.

"Non ha importanza".

La ragazzina annuì. "Io non andrò in Francia a meno che tu non mi chiuda in un baule e mi ci spedisca a forza. E non prenderlo per un capriccio" aggiunse subito, vedendo che Drew faceva per protestare. "Posso capire cosa ti ha portato a fare questo discorso, ma non riuscirei a sopportare di essere lontana interrogandomi ogni giorno su quello che potrebbe esserti successo: se ce ne andiamo adesso, potremmo non rivederci più per anni…".

"Ma i Mangiamorte…"

"Non mi importa dei Mangiamorte, di Sylar o del Ministero: se devo imparare a difendermi per restare, lo farò. Ma qualunque cosa tu possa dire o fare, io resto!".

"E io pure!" aggiunse subito Ethan. "Non vado da nessuna parte senza di voi, perciò non provateci nemmeno a scaricarmi!".

Drew analizzò il cipiglio deciso dei due e intuì subito che stava combattendo una battaglia persa: non sarebbe mai riuscito a convincerli ad andarsene lontano dal pericolo, perciò desistette. "Sarà pericoloso…".

"Ne siamo consapevoli" gli assicurò Kitty.

"Ma lo sarà anche per te" osservò Ethan. "Avrai bisogno di qualcuno che ti pari le spalle…".

Con questo, la discussione fu chiusa e i tre ripresero la loro colazione, per quanto non avessero particolare appetito. Infatti una ventina di minuti dopo, si vestirono e scesero in cucina, dove tutto l’Ordine era già riunito.

"Come va la spalla, Drew?" si informò subito Ted, mentre Fred faceva comparire altre sedie.

"Meglio di ieri e peggio di domani, suppongo" fu la diplomatica risposta. "Di tanto in tanto manda ancora quelle fitte assassine…".

Ted annuì, studiando il bendaggio. "Che mi venga un colpo se riesco a capire che razza di diavoleria ti hanno sparato addosso…".

"Che ci siamo persi?" domandò Ethan allungandosi verso il tavolo e notando la mappa del Regno Unito che l’Ordine stava studiando.

"Stavamo cercando di capire dove sarebbe più sicuro spostarci" spiegò George.

"Stavo appunto dicendo" riprese Hermione, recuperando le fila del discorso lasciato prima in sospeso, "che con il tempo che c’è in questi giorni sarebbe meglio evitare di andare troppo a nord…".

"Non possiamo restare nel sud: troppo vicino a Londra e troppo traffico…".

"Se ragioniamo così, non possiamo andare da nessuna parte" sbuffò Hermione. "Ovunque andremo ci sarà gente pronta a fare la spia…".

"Stiamo nel centro" suggerì diplomatica Luna. "Lincolnshire o dalle parti di Nottingham… Ci sono le foreste in cui nascondersi in quella zona: tanto vale approfittarne finché non è ancora troppo freddo…".

Tutti si scambiarono un’occhiata tetra, già preoccupati la pensiero di cosa sarebbe accaduto quell’inverno, quando sarebbe arrivato il gelo e la neve.

"Dove sono Ares e Artemis?" domandò all’improvviso Drew, notando in quell’istante l’assenza dei due.

"Sono tornati al loro attico a recuperare materiale utile" disse Ted in un tono cupo che fece capire a Drew quanto poco approvasse quella decisione. "Dovremo partire appena tornano…".

"Io a questo punto, opterei per Nottingham" disse Christie. "È ragionevolmente lontano da qui e come sostiene Luna, ci possiamo nascondere nella foresta: con un po’ di fortuna potrebbe reggere anche una settimana o due…".

"Dipende da quanti Dissennatori ci saranno in giro" sbuffò Sirius. "Quelli ci troveranno con o senza incantesimi difensivi…".

"E non possiamo respingerli con i Patroni perché quelli sono meglio di un cartello al neon con su scritto ‘siamo qui, venite a prenderci’".

Drew sospirò, mentre calava di nuovo il silenzio: tempi decisamente foschi si prospettavano all’orizzonte…

Attico di Ares e Artemis

Londra.

Come sonnambula, Artemis si muoveva tra i tanti famigliari locali del suo appartamento, cercando di stabilire cosa potesse essere utile nell’immediato futuro. Ares aveva già praticamente svuotato la loro armeria, prendendo perlomeno tutto quello che era facilmente trasportabile e ora stava occupandosi di recuperare tutto il cibo a lunga conservazione che avevano in giro.

Artemis invece aveva appena finito di riempire una sacca con qualche ricambio pesante per lei e le altre ragazze e stava ora cercando di fare una cernita delle pozioni pronte che aveva immagazzinato.

"È inutile: praticamente tutte potrebbero tornare utili prima o dopo!" sbottò.

"Prendi solo le cose più importanti" suggerì Ares. "In ogni caso, il Ministero non sa di questo posto, perciò potremo senza problemi tornarci in futuro…".

Questo era vero, eppure una parte della ragazza avrebbe preferito non tornare a Londra in futuro, onde evitare inutili rischi per sé stessa e l’Ordine.

"Oh, al diavolo: siamo metà di mille e possiamo praticare tutti gli incantesimi estensivi di questo mondo!" dichiarò Artemis, prima di afferrare cominciare a riempire alla rinfusa una borsa con le boccette piene di liquidi multicolore.

"Ricordati che potremmo dover fuggire in tutta fretta e lasciare indietro un sacco di cose"l’ammonì Ares. "Molte di quelle pozioni richiedono tempi di preparazione lunghi".

Artemis si fermò a metà operazione con un sospiro: ovviamente Ares aveva ragione. Anzi, si sentì riempire di frustrazione e rabbia pensando che avrebbe dovuto capirlo da sola. "Scusa, non so proprio dove ho la testa…".

"Io sì" ribatté Ares con un sorriso confortante. "So che è difficile, ma devi cercare di ragionare in modo lucido".

"Già, lucido…" mormorò Artemis.

Lo sapeva anche lei: era abituata a mantenere il controllo anche nelle situazioni peggiori, ma in quel momento, per quanto si sforzasse, ogni volta che cercava di farlo, la sua testa finiva sempre con il riempirsi di immagini di suo padre riverso in una pozza di sangue, una cosa che avrebbe infestato i suoi incubi di lì all’eternità, ne era certa.

Ares parve intuire il turbamento dell’amica e le sorrise, poggiandole una mano sulla spalla. "Qua ci penso io… Perché non vai a vedere se sulla libreria c’è qualcosa che ti potrebbe servire?".

Come un automa, Artemis seguì il consiglio e si diresse verso la parete tappezzata di libri. Qua e là distinse i buchi lasciati dai volumi che si era portata la Quartier Generale solo poche settimane prima e che erano ormai perduti. Tra questi c’era anche il libricino nero per l’antidoto di sua madre, ricordò all’improvviso.

Quasi tre anni di lavoro bruciati, pensò sconfortata. Probabilmente è meglio così, tanto non avrei mai trovato una cura: non capisco proprio cosa mi fosse venuto in mente…

Una rapida occhiata le bastò per capire che non c’era nulla lì che volesse portare con sé: di certo non avrebbe avuto tempo per leggere o fare qualche ricerca…

Senza sapere bene perché, prese d’istinto una vecchia e logora copia di Tom Sawyer, uno dei suoi romanzi preferiti. Fu con una certa sorpresa che, aprendolo, vi trovò dentro una foto di lei con i suoi genitori, una copia della stessa che capeggiava nel salotto di Chalmers Road. Chissà da quanto tempo è qui… Probabilmente la usavo come segnalibro e me ne sono dimenticata…

Sentì le lacrime bruciarle gli occhi mentre la guardava. Era praticamente il ricordo di un’altra vita: a fatica riusciva a riconoscere in quella bambina sorridente la giovane donna pessimista che era diventata.

Papà… Che cosa devo fare, papà?, domandò Artemis rivolgendosi al Remus della foto. Mi sento persa senza di te…

Avanti Ally, devi reagire, le avrebbe detto se fosse stato lì. Non sei sola: ci sono Ares, Sirius, tua madre…

Già, sua madre… Una madre che praticamente era già morta, a parte pochi e saltuari lampi di comprensione, una donna che non aveva nemmeno potuto piangere suo marito… Anche se la riportassi indietro… Posso sul serio farla rinsavire solo per dirle che papà è morto? Sarebbe meglio lasciare le cose come stanno…

Ma guardare Tonks in quella foto, abbracciata alla figlioletta, e pensare alla Tonks che la stava aspettando a Casa Riddle le faceva ancora più male. Quanto avrebbe voluto essere abbracciata da lei anche solo un’ultima volta… Ma è impossibile: io non ne sono in grado…

Pensò che in risposta a questo, Remus le avrebbe detto: "Nulla è impossibile: puoi fare qualunque cosa, tesoro". Papà, hai sempre avuto la tendenza a sopravalutare le mie reali capacità…

Una bella iniezione di autostima le avrebbe fatto bene, considerò.

"Artemis?" la chiamò Ares. "Se sei pronta, io ho finito…".

La ragazza guardò la foto, poi il compagno, poi di nuovo la foto. Forse non ci sarebbe mai riuscita, ma voleva sul serio vivere con il rimpianto di non avervi neppure provato? Avrebbe dovuto ricominciare da capo, ma se ci fosse riuscita, ne sarebbe valsa la pena…

"Artemis?".

"Sì, vengo" rispose, infilandosi in tasca la foto. Ma prima di raggiungere Ares sulla porta, prese dalla scrivania un blocco di appunti bianco. Forse si sarebbe dannata l’anima, ma non avrebbe rinunciato. La testardaggine fa parte del mio corredo genetico.

Ministero della Magia

Londra.

Lord Sylar stava di nuovo studiando i vecchi fascicoli dei membri dell’Ordine. Uno di meno, pensò, mentre spostava il dossier di Remus Lupin nella pila dei deceduti.

La retata non aveva sortito proprio l’effetto che aveva sperato, visto che gli altri erano riusciti a fuggire, ma Sylar non se ne dava pena: era solo questione di tempo prima che venissero nuovamente individuati.

Non avrebbe dato loro tregua: più li incalzava meno tempo avrebbero avuto per organizzarsi e trovare un nuovo rifugio. Anche a costo di andare a stanarli personalmente, li avrebbe uccisi tutti, uno per uno…

Era fiducioso che presto le ricerche capillari avrebbero prodotto risultati soddisfacenti: aveva disposto gruppi di Dissennatori in tutta la Gran Bretagna, monitorati da pattuglie di Mangiamorte ventiquattro ore su ventiquattro, era solo questione di tempo

Ma la cosa più importante, nonché obiettivo principale non dichiarato dell’agguato, era stato il ferimento di Andrew Potter. Il suo unico rimpianto era non essere riuscito a catturarlo per poterlo direttamente al Signore Oscuro.

In quel momento qualcuno bussò alla porta, distogliendolo dai suoi pensieri.

"Avanti".

Entrò un vecchio incanutito con l’aria da studioso: nei suoi occhi si leggeva chiaramente la paura e il desiderio di andarsene il più lontano possibile.

"Ah, professore" lo accolse Sylar sorridendo soddisfatto. "Buone notizie, spero…".

"Ehm sì, mio signore" disse l’uomo in tono timoroso. "Le ho portato la traduzione del testo che aveva richiesto…".

"Ah, ottimo" fece Sylar rizzandosi di scatto e allungando una mano.

L’altro gli porse un’anonima cartellina porta documenti dentro cui il Mangiamorte trovò due fogli: una copia del testo latino che Voldemort gli aveva dato alcune settimane prima e la relativa traduzione in inglese. In realtà, l’aveva commissionata all’ University College London già da più di quattordici giorni, ben prima di poter sperimentare di prima mano gli effetti del Devotum Cruorem, ansioso di scoprirne gli effetti: doveva ammettere che per un attimo era rimasto spiazzato quando la spalla destra di Andrew Potter gli era quasi esplosa in faccia…

"In realtà" considerò ad alta voce, mentre cominciava a leggere distrattamente il testo, "ormai credo che non mi ser-…".

Sylar si bloccò a metà frase, tornò indietro e rilesse la riga appena scorsa con maggior attenzione stavolta. Per essere certo di aver capito bene ripeté l’operazione un paio di volte: a ogni rilettura la bocca gli si distese in un sempre più largo, malvagio sorriso di soddisfazione. Guarda, guarda cosa abbiamo qui… Questo apre scenari decisamente interessanti…

"Mio signore?".

La voce del vecchio professore lo distolse bruscamente dai suoi pensieri. "Molto bene!" dichiaro, chiudendo di scatto la cartelletta. "Ha fatto un ottimo lavoro… Davvero ottimo…".

L’uomo parve decisamente sollevato di sentirselo dire. "Davvero, mio signore? È quello… quello che stava cercando?".

"Oh, no. È di più, molto, moto di più…".

Il suo interlocutore corrugò la fronte, perplesso da quell’affermazione. "Ehm, posso andare, allora?".

Sylar alzò lo sguardo, fissandolo intensamente alcuni istanti. "Nessun altro sa di questo incarico, vero?".

L’uomo prese a scuotere ferocemente il capo con aria allarmata. "No, no… Ho mantenuto il riserbo, come mi avete chiesto…".

"Bene, un problema di meno. Capirà certamente che queste sono informazioni strettamente confidenziali: nessuno deve saperne nulla…".

"Certo, certo, mio signore, non ne parlerò ad anima viva" lo rassicurò in fretta il professore. "Posso andare adesso?".

"Credo di non essermi spiegato bene: quando dico nessuno, intendo proprio nessuno…".

L’uomo parve un attimo perplesso, poi un lampo di comprensione gli illuminò il volto, subito seguito da paura. Cercò di raggiungere la porta, ma era troppo tardi: la maledizione mortale di Sylar lo raggiunse in piena schiena.

"Stupido vecchio…" borbottò guardando il corpo cadere con aria quasi scocciata.

Prese il galeone falso dalla scrivania e mandò un messaggio alla segretaria, prima di tornare tranquillamente alla lettura come se non ci fosse un cadavere ancora caldo nel bel mezzo del so ufficio.

Cinque minuti dopo, bussarono di nuovo alla porta.

"Mi avete mandato a chiamare, mio signore?" domandò Draco Malfoy entrando e trasalendo alla vista del corpo.

"Sbarazzati di lui, Draco" gli ordinò Sylar, guardando il Mangiamorte. "Fa in modo che la morte non risulti troppo sospetta…". Non che si preoccupasse delle possibili ritorsioni personali, ma riteneva inutile generare un vespaio di domande e polemiche per una cosa di scarsa importanza come quella.

Draco annuì, chinandosi sulla salma. "Posso chiedere perché…".

"No, non puoi" ribatté in tono caustico Sylar. "A meno che tu non voglia raggiungere il nostro amico, naturalmente… Sono informazioni confidenziali tra me e il Signore Oscuro".

"Certamente. Me ne occupo subito" assicurò Malfoy con aria zelante.

"Ah, avvisami quando avremo notizie dell’Ordine…" lo bloccò Sylar sulla porta.

"Volete venire anche voi?" domandò Draco, senza nascondere la sua sorpresa.

Sylar sorrise dietro la maschera. "Non me lo perderei per nulla al mondo".

Un po’ perplesso, Draco se ne andò senza fare ulteriori domande, portandosi dietro il corpo senza vita del professore. Sylar lo guardò uscire, poi tornò a scartabellare non curante tra i fascicoli sparsi sulla scrivania.

La caccia è ufficialmente aperta, pensò soddisfatto.

LYRAPOTTER’S CORNER

Ok, avevo promesso di non sparire e come volasi dimostrare non sono stata capace di tenere fede al proposito, considerato che manco da più di un mese e questo epilogo alla fin fine si è scritto quasi da solo in due giorni. Ringraziate che sono a casa bloccata a letto, depressa e con una caviglia stortata (maledette le scale e maledetta la mia goffaggine!!!!!!!!), non avendo nulla da fare, mi sono messa a scrivere, scrivere e ancora scrivere…

Di certo adesso i fan di Sirius e Luna mi stanno odiando, ma che credevate, che gliela facessi così facile? La mia vena sadica non si è ancora esaurita, ne avranno da penare quei due!!!!!!!! Sì, lo so, sono cattiva, ma credo che su questo non avesse più dubbi nessuno!!!!!!!!

Con questo "allegro" capitolo che di allegro ha ben poco, si conclude ufficialmente la prima parte di Magic Wars: certo mi fa un effetto strano sbarrare la casellina "completa"!!!!! Ma non preoccupatevi popolo, la seconda parte non tarderà ad arrivare (almeno me lo auguro, informazione da prendere con le molle!!!!!!): a norma e regola, il titolo sarà al 99.9% Magic Wars II: la lotta continua, perciò quando lo vedrete, fermatevi!!!!!!

E ora un po’ di ringraziamenti…

Grazie a tutti coloro che sono arrivati a leggere fino a qui, nella speranza che la storia continui a piacervi.

Grazie a 1__SiriusBlack__1, ale146, Alexandraleon, alice brendon cullen, babibabi, bulmettina, Caillean, celebrian, chichetta99, clakkycullen, Deidara, dream, elipotterina94_n6, Enid, gareggiare, genny 63, GoHaN, Half Blood, HelenaDB, Ino chan, kamura86, Karen94, Lady Lynx, Lady85, LadyMorgan, Lily_Snape, Maky91, mick_angel, Moonshadow_95, NemoTheNameless, owly, Padfoot_07, SakiJune, senna710, Serpeverde_Slytherin, SoSo, Vekra, Yaku e _ki_ per aver inserito la storia tra i preferiti.

Grazie a alex25, ArwenBlack, CharmedAlis, Deidara, DnikSophieG, hermione616, jacopo25, Lariwell, Laurelin, Luine, Lunastortalupin, MaryLisa, Romena, SakiJune, Stabuck e thebigwolf per aver inserito la storia tra le seguite.

Grazie (spero di non dimenticare nessuno) a Caillean, SakiJune, Ino chan, Crystal e Namida, Lily_Snape, Deidara, vickyN, Emylovely, chichetta99, bulmettina, CharmedAlis, Finleyna 4 Ever, LadyMorgan, Ara chan, lucia_hp, hermione616, yuukimy, Lady Lynx, babibabi, Moonshadow_95, Lady85, Half Blood e NemoTheNameless che con le loro magnifiche recensioni mi hanno sempre risollevato il morale.

E in ultimo, grazie a chi ha commentato l’ultimo capitolo:

LadyMorgan, guarda ti perdono solo perché sei tu e perché so cosa voglia dire non avere mai il tempo di recensire: e poi, conosco bene i danni che l’orrida Associazione può fare… Ma ne parleremo in modo più approfondito in altra sede e luogo, smetti prue di prostrarti e fustigarti che non è proprio necessario. Per la questione croci, quando ho pensato a quel capitolo, l’idea delle croci bianche mi è venuta quasi da sé, ma assolutamente non per motivi religiosi (per la verità, persona meno religiosa di me non la trovi tanto facilmente), semplicemente perché come dici anche tu, sono un simbolo classico… In verità, il fatto che Sylar uccidesse Ron è stato uno dei primi dettagli a prendere forma nella mia fanfiction, quando stavo facendo la pesa per decidere chi salvare e chi no: la mia mente sadica trovava tremendamente perfetto che Ron sia morto per mano del suo ex migliore amico. Ovviamente, so di essere l’unica a pensarla così… Dubito che questo capitolo ti abbia risollevato l’umore, ma spero che ti sia piaciuto, a presto Silvia Alfa!!!!!!

Deidara, povero Ron, ma perché lo odiano tutti? Ma guardando al lato positivo, se sono riuscita a farti dispiacere per la sua morte malgrado tutto, allora posso dire di aver fatto un buon lavoro (in barba alla modestia!!!!!!!!!). Per quanto la mia anima di lettrice prema per accettare la tua proposta di scambio, credo proprio che declinerò l’offerta: ognuno si tenga il suo mistero, vedremo chi sarà accontentato per primo!!!!!!

Half Blood, beh, se Ron scopriva la vera identità di Sylar, l’avrebbero scoperta anche Hermione e Sirius, visto che erano lì a guardarsi lo spettacolo in diretta, perciò, per quanto l’idea fosse stuzzicante, ho dovuto scartarla per cause di forza maggiore!!!!! Per il momento il segreto degli Horcrux è gelosamente custodito e tale resterà, ma come vedrai presto, l’Ordine al momento ha ben altri problemi. Prometto che se e quando Dora recupererà il senno, non cadrà in depressioni autodistruttive: l’ho già tartassata anche troppo, la poveretta!!!!!!!

Con questo direi che ho concluso, vi saluto e ci rivediamo alla prossima puntata!!!!!!!!!!!

   
 
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