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In terzo
B, la situazione del lunedì si faceva sempre più drammatica ogni settimana che
passava dall’inizio della scuola. La percentuale dei malati, il lunedì saliva
misteriosamente a cifre vertiginose, e quelli che, ignari del loro destino,
prendevano la cartella e si dirigevano in aula, venivano puntualmente freddati
da un’interrogazione.
Le prime
due ore del lunedì erano diventate più simili ad un girone dell’inferno che ad
una lezione di matematica.
Tutti i
lunedì, il professor Hojo entrava, rivolgeva un’occhiata alla classe per
calcolare quanta gente avesse dato forfait, e si sedeva con ambigua
soddisfazione sulla sedia della cattedra, incrociando le dita sotto il mento. E
il bello era che, tutte le volte, il commento era più o meno questo:- buongiorno
ragazzi, c’è qualcuno che vuol venire volontario?-
Bè, a quel
punto chiunque avrebbe desiderato avere il potere del teletrasporto come in
Dragon Ball e sparire dalla circolazione, peccato che ciò non era concesso a
nessuno, quindi il commento successivo del professore si tramutava in un vero e
proprio sarcasmo:- non c’è tutta questa fila di gente, vedo, quindi sarò
costretto a chiamare io.-
La
reazione degli studenti era varia, ma fondamentalmente finalizzata a diventare
più invisibili possibile. C’era chi fingeva di cercare qualcosa per terra o
dentro lo zaino, chi, speranzoso, alzava la mano per andare al bagno, chi
assumeva un’aria da finto tonto e chi, rassegnato, correva a ripassare quegli
ultimi due minuti che precedevano il massacro.
A quel
punto, qualcuno doveva pur scaricare la tensione in qualche modo, e se ne
usciva con una frase del tipo:- uffa, non ho studiato.-
Così, il
professore si accorgeva di lui e chiedeva alla classe:- chi è stato a parlare?-
Ovviamente,
la classe avrebbe fatto di tutto pur di rimanere unita, ma a volte è necessario
sacrificare qualche pedina per il bene comune, no?
-è stato
lui!-
Tutte le
teste si girano verso un’unica direzione, e persino qualche dito corre ad
indicare un ragazzino biondo nelle ultime file.
Hojo
sorride, prende il registro con una mano, il gessetto con l’altra e chiama il
diretto interessato come se fosse condannato a morte:- Cloud Strife, venga pure.-
Un gemito,
e Cloud si alza, rassegnato a non poter scappare ad suo destino.
*
Tifa
camminava per il lungo corridoio senza perdere d’occhio l’orologio. Erano le
otto e un quarto, ed era in ritardo catastrofico!
In realtà,
era il suo primo giorno in quella scuola, e non riusciva a trovare la sua
classe, quindi continuava a vagare per la scuola senza la più pallida idea di
dove si sarebbe dovuta dirigere.
Sbuffò
sonoramente e accellerò il passo, nervosa.
“Ma
guarda,è il primo giorno e sono già in ritardo! Scommetto che il professore
penserà che io sia una ritardataria cronica...! Spero di no, anche perché non è
colpa mia se in questa scuola non c’è uno straccio di bidello... uff... dove
sarà il terzo B?”
Stava per
svoltare l’angolo quando urtò contro un ragazzo che procedeva nella direzione
opposta, anch’egli immerso nel filo dei suoi pensieri.- ei! guarda dove vai!-
protestò lui, stizzito.
-bè,
potrei dire la stessa cosa di te!- ribattè Tifa, rivolgendo un’occhiata di
fuoco al ragazzo dai lunghi capelli argentati.- e soprattutto potresti chiedere
scusa...!-
Lui la guardò
con aria di sufficienza.- non ti ho mai vista da queste parti, sei una di
quelle provincialotte appena trasferitesi in città, eh?-
-io non
sono provincialotta!- strillò Tifa, arrabbiata. – e tu sei un vero maleducato!-
Il ragazzo
incrociò le braccia sul petto con aria lugubre, poi la fissò con sguardo
indecifrabile.- va bene, va bene, scusa, non intendevo ferirti.-
-bugiardo.-
-ei, ho
chiesto scusa, che vuoi di più?!- esclamò lui, di nuovo innervosito.
Tifa
sfoggiò un’aria da sapiente.- non so che farmene delle tue scuse, se non sono
sincere. Piuttosto, dato che voi gente di città siete così colta, perché non mi
dici dove si trova il terzo B?-
-sei del
terzo B?- chiese il platinato, mutando espressione di colpo.
-allora?-
chiese Tifa, guardandolo sospettosa.- qualcosa non va?-
Lui alzò
il pollice e indicò una porta alle sue spalle.- è la classe vicino alla mia.-
disse, in tono cupo.
Tifa si
offese.- che c’è? Non ti va che io stia nella classe vicina alla tua? Dimmelo
subito, almeno mettiamo le cose in chiaro!-
-calma,
calma. Ma non ho tempo per fare da baby sitter, io.- disse il ragazzo,
lanciandole un’occhiata di bieco.- se vuoi fare il giro della scuola non
rivolgerti a me, hai capito?-
-non
l’avrei fatto comunque.- sbottò Tifa, facendogli la linguaccia.
-bene.-
Ci fu un
attimo di silenzio, in cui i due rimasero a fissarsi, poi Tifa si innervosì
nuovamente.- insomma, se non mi vuoi tra i piedi perché non mi lascia passare?-
-guarda
che il corridoio è piuttosto largo.- osservò lui, reclinando il capo verso
destra.
-che
antipatico.- sbuffò Tifa.
Cercò di
oltrepassare il ragazzo, ma lui le bloccò il polso e la trattenne. –aspetta.-
Tifa lo
guardò male.- che vuoi? Sei pure un maniaco, adesso?-
-sono
Sephiroth.- si presentò lui, indignato.
-Tifa.-
rispose la ragazza, liberandosi della presa con uno strattone e rivolgendosi di
nuovo al ragazzo.- voi gente di città siete proprio strana.-
Sephiroth
fece una strana smorfia, abbinandola ad uno sbuffo, poi assunse di nuovo la sua
espressione impassibile.- in realtà, potrei dire lo stesso di te.-
-io vengo
da Nibheleim.- lo informò Tifa.- è un bel posto, sai? Dovresti capitarci,
cambieresti idea su tante cose.-
-nah, io
non cambio idea.- rispose Sephiroth, sarcastico.
“ma chi è
questo? Parla come un vecchio di ottant’anni... che antipatico, non ditemi che
dovrò sorbirmelo tutti i giorni...”
-che
classe fai?- chiese Tifa, tanto per prolungare il discorso.
-quinto
D.- fu la pronta risposta.- ora devo andare.-
-beh, vai,
non ho più bisogno di niente!- esclamò Tifa, lieta di potersi sbarazzare del
ragazzo.
Lui le
diede le spalle e aggiunse, in tono piatto:- ci vediamo in giro, Tifa.-
Tifa gli
fece il verso di nascosto, poi si trascinò davanti alla porta della propria
classe e rimase a fissarla con il cuore che batteva freneticamente.
“Oddio...
che faccio, entro? E se poi non piaccio ai miei compagni? E se gli stessi
antipatica perchè vengo da fuori, come a quel Sephiroth? Cosa penseranno di me?
Meglio aggiustarsi i capelli... lo sapevo, avrei dovuto mettermi l’altra
maglietta... beh, ormai è fatta... sono già in ritardo disastroso, tanto vale
farsi coraggio, forse il prof sarà clemente...”
Prese un
bel respiro, si lisciò i capelli neri, e posò una mano sulla porta, bussando
concitatamente.
-avanti.-
rispose una voce strascicata.
Tifa
entrò. La classe era spaziosa, e un silenzio tombale era planato sulle teste
degli studenti, che erano tutte rivolte verso di lei.
“Vorrei
sprofondare...”
-ah, tu
devi essere la nuova studentessa.- disse il professor Hojo, senza alzarsi dalla
cattedra.
Il
biondino che stava alla lavagna la guardò, curioso e felice che avesse
interrotto la sua disastrosa interrogazione.
-salve...-
biascicò Tifa, arrossendo.
Hojo
appoggiò la testa su una mano e le disse:- trova posto da qualche parte, sei
già in ritardo.-
Il volto
di Tifa diventò color porpora, e si guardò intorno in cerca di un posto libero
su cui sedersi.
Individuò
una ragazza castana dai begli occhi verdi, che stava agitando una mano
indicando il posto vuoto vicino a lei.
“Avanti
Tifa, fatti coraggio!”
-ciao, io
sono Aerith.-
-Tifa.-
Un ragazzo
dai capelli corvini si allungò sul banco e infilò la sua testa tra quella delle
due compagne.- e io sono Zack.-
-piacere,
Zack!- esclamò Tifa, sollevata di aver già fatto due conoscenze. Non era poi
così terribile...
-tu vieni
da Nibheleim?- chiese il ragazzo, curioso.
-sì, come
fai a...-
-me lo ha
detto lui.-
-lui chi?-
-Cloud.-
specificò Aerith, indicando il biondo alla lavagna, che era arrossito
violentemente sotto le frecciatine sarcastiche di Hojo, riguardo alla sua
incompetenza in matematica.
-quello è
Cloud?!- esclamò Tifa, strabuzzando gli occhi.- cavolo, ma certo! Non l’avrei
mai riconosciuto, non ci vediamo da così tanto tempo... –
“in realtà
ero così tesa che non avrei riconosciuto neanche mia madre...”
Aerith
sembrò capire i miei pensieri e sorrise.- è una settimana che Cloud dice che
una sua amica si sarebbe trasferita a Midgar, ormai è come se tutti ti
conoscessimo...-
-davvero?-
mormorò Tifa, imbarazzata.
“Cloud, ti
ammazzo...”
-parla
così bene di te...- disse Zack, con una nota di rammarico.- sembra che tra voi
ci sia del tenero...-
Tifa
scosse violentemente il capo e iniziò a muovere le mani e a sbracciare,
imbarazzata.- no, no, cosa dici? Siamo solo amici!- disse, forse a voce un po’
troppo alta.
-Gaisborough,
Fair e tu, ragazza nuova, se avete così tanta voglia di parlare potete venire
alla lavagna ad aiutare il vostro compagno Strife...-
“Non si è
neanche degnato di conoscere il mio nome, è persino più antipatico di quel
Sephitor, o come diavolo si chiama...”
Aerith
aveva abbassato lo sguardo, mentre Zack
tornava al suo posto, in silenzio.
Tifa si
voltò a guardare la compagna di banco. Sembrava simpatica.
La ragazza
notò lo sguardo di Tifa e le sorrise, quindi le sussurrò:- avanti, a me puoi
dirlo!-
-ti giuro,
non c’è niente tra me e Cloud... a parte una bella amicizia, se è questo che
intendi... sai, proveniamo dallo stesso villaggio.-
Aerith le
fece l’occhiolino e iniziò a scribacchiare qualche appunto su un foglio, che
poi nascose nel quaderno.- allora, hai conosciuto qualcuno, qui a scuola?-
-sì.-
rispose Tifa, in tono tetro.
La castana
ridacchiò.- non ne sembri molto contenta.-
-bah, era
un cretino.- disse Tifa, ricordando con irritazione il ragazzo dai capelli
argentati.
-dai, chi
era?-
-ha detto
di chiamarsi Sephitor... credo... –
-Sephiroth?!-
esclamò Zack, intromettendosi di nuovo nella conversazione.- tu l’hai
conosciuto?-
Tifa
annuì.
-è una
specie di legenda qui dentro!- disse Zack, eccitato.- non sai quanti tornei di
scherma abbia vinto, è un campione...! Wow! Potresti presentarmelo, no...?-
-non
credo. Io e lui non ci siamo presi in simpatia.- disse Tifa, tagliente.
Zack
sembrò un po’ deluso.- che peccato...-
Tifa
ripensò a Sephiroth. In effetti era un bel ragazzo, alto, dal fisico aitante e
dai lineamenti affascinanti. Probabilmente più della metà della scuola lo considerava
un dio in terra e stendeva il tappeto rosso al suo passaggio.
“Tsk, sarà
il solito ragazzo tutto muscoli e niente cervello.”, pensò Tifa, malevola.
“Scommetto che non saprebbe mettere in fila due parole, senza l’aiuto di
qualcuno... ah, se ci ripenso... !”
-anche io
tiro di scherma, sai?- la informò Zack, orgogliosamente. - Va molto di moda qui
a scuola.-
-no, io
amo la lotta libera.- rispose Tifa, con noncuranza.- e tu, Aerith?-
Lei
arrossì.- io amo i fiori...-
“Com’è
dolce e semplice, questa ragazza... sento che saremo ottime amiche!”
Tifa
sorrise senza neanche rendersene conto.- è davvero una passione splendida.-
-lo credi
davvero?-
-certo!-
-allora ti
porterò a vedere una cosa, dopo la scuola!- esclamò Aerith, felice.
Tifa
sorrise di nuovo.- ne sarò felice.-
-ora
basta, Gaisborough e compagnia bella, venite alla lavagna.-
-oh no!-
*
-è quello
il nuovo professore?-
-così
pare.-
-è il
figlio del preside?-
-un
raccomandato, di sicuro.-
-non so se
sia più raccomandato lui o Hojo...-
Sephiroth
incrociò le braccia al petto e si poggiò sullo schienale della sedia, guardando
il soffitto con aria afflitta, come al solito.
“Ci
mancava quella provincialotta... Mi chiedo come abbia osato mancarmi di rispetto...”
-allora,
Tseng, qualche novità con la ragazza della porta a fianco?- ridacchiò una voce
proveniente dal ragazzo davanti a Sephiroth.
-Genesis,
fatti i cavoli tuoi.- rispose il compagno di banco, imbarazzato.
Angeal si
avvicinò a Sephiroth e indicò il professore che si sedeva sulla cattedra,
leggermente nervoso.- secondo te l’ha assunto il padre?-
Sephiroth
fece le spallucce.- e che ne so?-
Genesis
buttò indietro la testa e si rivolse ad Angeal.- ma che domande, ovvio.-
Tseng
guardò il ragazzo dai capelli ramati e lo rimproverò:- non dovreste dire
così...-
Angeal
storse il naso:- forse, ma ho tutta l’impressione che questa sia l’ennesima
mossa del preside per controllarci meglio...-
-ancora
con quella storia, Angeal?- chiese Sephiroth, spazientito.- ti ho già detto che
Shinra non controlla proprio nessuno.-
-non ne
sarei così convinto...- replicò Angeal.- soprattutto perché ho visto come ti
guarda, Sephiroth...-
-ei, non
dovreste criticare il preside se ha certe tendenze...- ammiccò Genesis,
sorridendo.
-a
proposito di tendenze...- proruppe Tseng, assumendo l’aria di chi deve
sfoggiare un pettegolezzo fresco di giornata.- non avete saputo la novità?-
-che
novità?-
-sembra
che la moglie del professor Hojo abbia una relazione con uno dei professori di
questa scuola.- confidò Tseng.
Genesis si
fece interessato:- come, come? Con chi?-
Angeal
sospirò, Sephiroth sbuffò.- sembrate delle vecchiette pettegole.-
-dai, non
ti interessa?- lo punzecchiò Genesis, furbetto.- Sephiroth, devi decidere da
che parte stare una volta tanto... non fare l’organismo asessuato come solito
tuo...-
Sephiroth
gli mollò uno schiaffo dietro la nuca.- e tu non fare il pettegolo.-
-vuoi la
sfida, Sephiroth?- replicò istantaneamente Genesis, voltandosi di scatto.-
guarda che per me non è un problema...-
-basta.-
disse seccamente Angeal.- il professore sta facendo l’appello...-
Genesis
emise uno strano suono, poi sfoderò un libro rilegato con cura e dopo aver
costituito una barriera fatta di astucci, si mise a leggere in silenzio.
Tseng
appoggiò la testa su una mano e guardò la scritta “Loveless” impressa a
caratteri cubitali sul frontespizio.- è la tua nuova passione?- chiese, in tono
piatto.
-certo.-
rispose Genesis, distrattamente.
-era una
domanda retorica.-
-l’avevo
capito.-
-non
dovresti seguire la lezione?-
-l’ inglese
non mi interessa.- rispose Genesis, alzando appena gli occhi verso il
professore.
Tseng
rinunciò a mandare avanti la conversazione e si mise a guardare il sole che
brillava fuori dalla finestra.
Sotto
quello stesso sole aveva incontrato una ragazza splendida, pochi giorni prima.
Era andato
a Midgar per sbrigare alcune faccende personali, quando aveva intravisto una
piccola chiesa che lo aveva notevolmente incuriosito. Spinto dal desiderio di
vedere come fosse all’interno, aveva varcato il grande portone d’ingresso, e
ciò che aveva visto lo aveva piacevolmente sorpreso.
Una distesa
di fiori bianchi e gialli crescevano sul pavimento, donando a quella chiesetta uno
splendore ancestrale e mistici riflessi. China ad accarezzarli, a sfiorarli e a
contemplarli, stava una ragazza giovane, sui sedici anni, dai lunghi capelli
castani raccolti in una treccia, e l’abito celeste. Lei era il fiore più bello
e delicato, in quella distesa colorata.
Tseng non
aveva mai creduto ai colpi di fulmine, ma da quando l’aveva vista non era
riuscito a togliersela dalla testa.
Ogni
notte, sognava di stringerla, di baciarla, o di confidargli i suoi più intimi
segreti. Desiderava che quei dolci e vividi occhi verdi si rivolgessero solo a
lui, e quando aveva scoperto che quella ragazza era la stessa che frequentava
la classe accanto alla sua, ne era rimasto colpito. Come aveva fatto a non
notarla prima?
Angeal,
che conosceva Zack, gliel’aveva fatta presentare, ma non gli era sembrato che
lei ricambiasse i suoi sentimenti. Beh, in fondo era normale, non lo conosceva
affatto...
Sorrise.
Non vedeva l’ora che suonasse la ricreazione.
Il cuore
gli scalpitava in petto: le avrebbe parlato di nuovo, e non vedeva l’ora che
accadesse.
*
Zack e
Cloud erano seduti su una panchina di legno, situata nel cortile dove tutti gli
studenti passavano la ricreazione. Il biondo sembrava assorto nei suoi
pensieri, mentre mordicchiava la sua colazione, e la sua espressione si
rilassava e si contraeva a seconda della piega che prendeva la riflessione.
Zack rimase
a guardarlo per qualche minuto, poi, infastidito dal suo silenzio, decise di
prendere l’iniziativa.- Cloud, qualcosa non va?-
Il biondo
si voltò verso l’amico, distrattamente.- eh?-
-ti ho
chiesto che c’è qualcosa che ti turba- ripetè Zack, scandendo bene le parole.
-no,
niente.- rispose frettolosamente Cloud, arrossendo.
“Avanti,
dillo che stai pensando a lei...”, pensò Zack.
Il ragazzo
si sentì assalire dalla gelosia, e il cuore iniziò a martellargli nella cassa
toracica come se volesse saltargli fuori dal petto.- dai, vedrai che riuscirai
a recuperare l’interrogazione...- disse, senza accorgersi di aver parlato in
tono sardonico.
Cloud si
offese, ma non aggiunse altro al riguardo, continuando a guardare il flusso di
studenti che gli passavano davanti.
“è così
distante...”, pensò Zack, afflitto. “Che sia arrabbiato con me?”
Zack emise
un gemito.
-che
succede?- si affrettò a chiedere Cloud, voltandosi verso l’amico, in tono
apprensivo.
-non
volevo offenderti.- rispose Zack, studiandosi le mani per non guardarlo negli
occhi.
Il biondo
sorrise flebilmente e poi tornò a fissare il cielo.- Tifa è una bella ragazza?-
chiese, inaspettatamente.
Zack
deglutì, ma continuò a dissimulare la sua gelosia.- certo, è molto bella.-
rispose.
Cloud
iniziò a torturarsi le dita, sfoggiando un’aria perplessa.
“chissà a
cosa pensa...”
-sei
strano, oggi.- disse il biondo all’improvviso, senza guardare l’amico.
-ma che
dici?!- esclamò Zack, grattandosi la nuca e ridendo nervosamente. –strano io?
Sono sempre il solito Zack!-
Il biondo
fece una smorfia di disappunto, ma non
continuò il discorso. Sembrava molto distratto, quella mattina, alla lavagna
non era riuscito a spiccicare parola, poi ogni tanto sorrideva come se stesse
catturando un pensiero dolce e confortante, e l’attimo dopo si incupiva di
colpo, come se esso gli sfuggisse di mano. Zack guardò i suoi capelli biondi,
dischiudendo leggermente le labbra.
Erano così
lucenti, al sole; sembravano brillare di una luce propria.
Sorrise
dolcemente e la sua mano si mosse verso di essi, prendendone un ciuffetto tra
le dita.- se ti confidi potrei aiutarti.-
disse, pazientemente. - è a questo che servono gli amici, no?-
Cloud
arrossì violentemente, mentre Zack gli accarezzava i capelli, ma non si
ritrasse e lo lasciò fare tranquillamente, guardandogli le labbra sottili. –
non è niente di importante.-
-ma sembra
che per te lo sia.- disse Zack, insistente.
-dai Zack,
non preoccuparti...- ripetè Cloud.
-ha a che
fare con Tifa?-
Lentamente,
Cloud annuì.
Il dito di
Zack sfiorò la guancia rossa di Cloud.- ti piace?-
Il biondo
scattò in piedi, stringendo i pugni.- no, è proprio quello il problema! Tifa
non mi piace per niente!-
Silenzio.
“e con
questo cosa vuol dire?”
Gli occhi
di Cloud divennero lucidi di una rabbia e di una emozione che Zack non riuscì a
classificare.
Cloud
sbuffò e gli rivolse uno sguardo strano, poi gli diede le spalle.- che scemo,
sei.-
-ma che
stai dicendo, Cloud?- chiese Zack,
preoccupato, sfiorandogli la spalla con la mano.
Stavolta,
il biondo si allontanò e si voltò a guardarlo, fuori di sé.- stammi lontano,
Zack...-
-ma che
dici?! Siamo amici, no?!- esclamò il moro, arrabbiato.
Cloud
abbassò lo sguardo e, senza aggiungere nient’altro, scappò via.
“Ma che
gli prende? ... chi lo capisce è bravo...”, pensò Zack, lasciandosi cadere
sulla panchina, con le mani tra i capelli. “Non voglio perderti, Cloud... Ormai
sei troppo importante, per me...”
*
Tifa stava
cercando di farsi largo tra una folla scalpitante per cercare di raggiungere la
palestra. Chissà perché, la fila di ragazze in gonnella arrivava fino in cima
alle scale.
La giovane
studentessa si fece largo tra la gente, spintonando le ragazze di lato e
schivando le loro gomitate, fino ad arrivare alla prima fila.
“vorrei
sapere il motivo di tanta agitazione... sembrano un branco di galline...”,
pensò, stizzita. “e poi hanno in coraggio di criticare i paesani che vengono a
Midgar... ma guarda che bisogna fare per sapere se in questa scuola fanno dei
corsi di lotta libera...”
Si tuffò
in avanti e spinse di lato una ragazza bionda, che la rimbrottò, furiosa.- ei,
tu! Se vuoi volevi vedere saresti dovuta venire prima...! mi hai sentito?!-
Tifa
scosse una mano con noncuranza, poi vide che, al centro di tutta
quell’attenzione vi erano due ragazzi, vestiti da schermidori. Uno era a terra
e si massaggiava la schiena, l’altro lo sovrastava, puntandogli il fioretto al
petto. Sembrava che si stessero parlando, perché il ragazzo in piedi scuoteva
leggermente il capo a destra e a sinistra, muovendo la mano libera con fare
oratorio.
Lo
sconfitto si portò una mano alla visiera e se la tolse, scagliandola lontano.-
vaffanculo, Sephiroth!- gridò.
A quel
punto, il ragazzo in piedi si alzò la visiera, e Tifa potè riconoscere i freddi
occhi del ragazzo di quella mattina.- non essere sempre così plateale,
Genesis...- stava dicendo, cercando di sovrastare le voci della folla.
Il ragazzo
chiamato Genesis sembrava veramente irritato, guadagnandosi tutta la
comprensione di Tifa.
-che
idiota.- disse Genesis, alzandosi.
Un
sorrisetto malevolo si dipinse sul volto di Sephiroth.
-basta,
non c’è più niente da vedere!- gridò una voce possente.- filate tutti in
classe... anche voi due!-
Un uomo
enorme si fece largo tra la folla, che si disperse per la palestra, ridendo o
commentando lo scontro.
Tifa
saltellò di lato e lasciò passare quell’uomo enorme dalla pelle scura, cercando
di capire chi fosse.
-di nuovo
qui a giocare, eh, Rhapsodos?- chiese l’uomo, lanciando a Genesis uno sguardo
torvo.
Sephiroth
ghignò, ma la sua risatina fu subito interrotta da un altro sguardo accigliato
del nuovo arrivato.
-ci scusi,
prof...- sbottò Genesis, ancora irritato per aver perso lo scontro.
Tifa fissò
lo sguardo su Sephiroth, e per un attimo i loro occhi si incontrarono, poi il
ragazzo girò la testa altrove e si dileguò tra la folla che saliva le scale per
tornare nelle proprie classi.
Genesis lo
seguì poco dopo, con passo pesante, sbuffando, mentre Tifa lo evitava
spostandosi a destra per non essere travolta.
Il
professore fece una strana smorfia.- quel tipo mi farà impazzire...-
-um...
scusi...- esordì Tifa.- lei è il professor Barret...?-
-ovvio!
Vedi altre persone con scritto “Barret” sul cartellino?!-, esclamò, indicandosi
un pezzo di plastica che aveva appeso sulla maglia. – dimmi, tu sei la nuova
ragazza, vero?!-
-Tifa...-
“Potrebbe
fare a meno di strillare...”, pensò Tifa, facendo una smorfia.
-la stavo
cercando per sapere se fate dei corsi di lotta libera, qui a scuola...-
Barret la
guardò come se fosse un’extraterrestre.- lotta libera? Mi spiace, Tifa... ma
qui facciamo solo scherma... sai, va molto di moda...-
-oh...-
-bè,
potresti fare scherma!-
-no,
no...- rispose Tifa.
“Se lo
facessi dovrei incontrarmi tutti i giorni con quel tipo...”
-come mai
tutta quella gente?- chiese Tifa, incuriosita.- erano qui per vedere lo
scontro?-
Barret
sospirò.- Sephiroth è il nostro campione, e Genesis è l’eterno secondo.-
rispose, in tono laconico.- ma quando si affrontano, la gente viene sempre qui
per vedere lo scontro... non so se hai notato che sono tutte ragazze...-
-già, ci
avevo fatto caso...-, rispose Tifa, imbronciata.
“Dovevo
aspettarmelo... Zack mi aveva accennato che Sephiroth fosse una specie di dio,
qui a scuola, ma non mi aspettavo che avesse un seguito simile...”
-scusa se
ho reagito male, di norma non caccio via il pubblico, ma quando quei due si
affrontano la situazione diventa insostenibile... tra fan e ammiratrici
innamorate... um... ma volevi dirmi solo questo?-
Tifa ci
pensò su, poi fece un leggero cenno d’assenso con il capo.- in realtà volevo
fare qualche attività per i crediti scolastici, ma proprio non saprei cosa....-
Barret le
diede una pacca sulla spalla con la sua mano enorme.- potevi dirmelo prima,
no?!-
“Ai!”
-bè, se
non ti piace la scherma potresti prendere parte al giornalino d’istituto...-
propose Barret.
-giornalino...?-
fece eco Tifa, massaggiandosi la spalla.
-devi
parlare con il professor Valentine.- le disse Barret.- oggi non c’è, il lunedì
ha la giornata libera.-
-domani?-
-domani ci
sarà sicuramente... adesso torna in classe, la lezione è iniziata a dieci
minuti!- la bacchettò severamente.
Tifa sobbalzò.-
ah... cavolo... arrivederci prof!-
-ciao,
Tifa!-
*
L’ultima
campanella delle lezioni era suonata già da un pezzo, e Tifa si trascinava
verso l’uscita, sfinita, con Aerith al seguito.- mi spiace, ma non credo che
verrò con te, oggi pomeriggio... il professor Hojo mi ha dato da studiare un
mondo e quell’altro per recuperare il programma di matematica e scienze... per
domani...-
Erano all’uscita,
e Tifa si era appena portata fuori dal cancello.
Aerith sembrò
dispiaciuta, ma capì la scelta di Tifa e le sorrise.- certo, ti capisco. Non preoccuparti,
ci andremo domani, se oggi non puoi.- disse, prima di salutarla e andarsene.
Tifa era
rimasta da sola.
“mi spiace
per lei... Ma oggi ho veramente tanto da fare...”
Ad un
tratto si sentì afferrare per un braccio, violentemente. –ciao bocconcino, ti
sei persa?-
Angolino dell’autrice:
Ho finito!! ^O^
Bè, diciamo che ho fatto una
faticaccia tra compiti di letteratura e compiti di fisica... quindi non ho
ricontrollato gli errori... ovviamente, se ce ne sono fatemelo presente, e lo
stesso vale per i nomi (che sono sempre propensa a sbagliare... =.=).
Cmq, fatemi sapere cosa pensate della
storia... che ovviamente, è una CloudXZack e SephirothXTifa, ma questo si era
capito... (credo...)
Eh eh... chi
salverà Tifa dalle grinfie dei suoi aggressori? Lo so, se Tifa si dovesse
trovare in un vicolo cieco con un aggressore dovrebbe essere quest’ ultimo ad
avere paura... ma dato che la storia deve proseguire...
Non fate caso alla depressione di
Genesis, è che proprio non lo sopporto... MUAHAHAHAHAH! *strozza
Genesis*
Spero che questa settimana avrò più
tempo a disposizione, dato il ponte del 7 e la festa dell’8...
Bè, me ne vado di corsa perché oggi ho
da fare!
Un bacione a tutti!
KISSES