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Autore: Martyx1988    06/12/2009    2 recensioni
Una nuova generazione di combattenti per il nuovo torneo del pugno d'acciaio. "Cosa volete da noi?" gli domandò Alex sprezzante. "Da voi? Niente. E' voi che voglio" "Perchè?" chiese Mei Mei, senza alcuna esitazione nella voce. "Perchè vi vogliono mio figlio e mio fratello? Io vi voglio per lo stesso motivo. Sarete il mio asso nella manica, la mia arma per schiacciare la Mishima Zaibatsu e quei due pagliacci al suo comando una volta per tutte"
Genere: Azione, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Jin Kazama, Lei Wulong, Ling Xiaoyu
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Verso il grande Torneo


Quei fatidici venti giorni mancanti al Torneo passarono come se fossero stati secondi, cadenzati dal solito ritmo di allenamenti che, però, dopo che erano diventati una squadra, che si sentivano una squadra, non erano mai stati così produttivi e divertenti. Erano tutti e tre ulteriormente migliorati e come gruppo riuscivano a collaborare alla perfezione. Jamal e Alex avevano persino smesso di litigare, accontentandosi di punzecchiarsi a vicenda e trovando divertente irritare a più non posso Mei Mei. Ma l'essere una squadra stava anche in questo.
Mei Mei arrivò alla notte prima della partenza totalmente esausta, ma elettrizzata e felice. Tutto stava andando secondo i piani, restava solo da vincere il Torneo. Potevano farcela, se lo sentiva fin nelle vene che era pienamente nelle loro potenzialità. Con quella convinzione scivolò velocemente in un sonno profondo che subito venne animato da sogni di vario genere, mischiati ai ricordi di quegli intensi mesi passati al tempio. Nella sua mente combattè di nuovo contro Alex e Jamal, si sottopose ancora una volta alle noiose sedute di Tai Chi della nonna, passeggiò in mezzo alla pioggia di petali rosa del cortile del ciliegio, rivide l'occhio rosso e malvagio di Kazuya. Proprio da esso iniziò il suo incubo. L'occhio la scrutava intensamente e lentamente perdeva contatto col proprio corpo per diventare un'entità a sè stante, talmente luminosa da oscurare tutto quanto attorno a loro. Da quel buio comparve quindi un secondo occhio dello stesso colore e intensità, intorno al quale si delineò poi l'immensa figura di una divinità egizia dal muso di lupo e il corpo percorso da strani simboli. La bestia si eresse mostrandole tutta la sua temibile possenza e Mei Mei non riuscì nè a scappare nè ad urlare talmente era paralizzata dal terrore. Nel suo cuore seppe che la creatura davanti a lei non era una divinità ma un demone, quel demone. Azazel tornò a guardarla con gli occhi scarlatti e ruggì, costringendola ad accucciarsi nel vano tentativo di proteggersi. Il ruggito divenne poi un urlo stridulo, più umano ma ugualmente agghiacciante. Si azzardò a sollevare leggermente lo sguardo. Gli occhi che incontrò non erano più rossi, ma innaturalmente neri con un'iride bianchissima nel mezzo. Il volto animalesco di Azazel aveva lasciato il posto a quello più umano di un ragazzo dai capelli neri, dalla cui fronte emergevano due grandi corna nere. La schiena, invece, era adornata da grandi ali d'angelo dello stesso colore. Il ragazzo la guardava con un ghigno vittorioso in volto e le mostrò il motivo. Sollevò un braccio, la cui mano artigliata teneva il corpo inerme di Kazuya per il collo. La presa su di esso si strinse, le vene del braccio nudo del ragazzo iniziarono a pulsare come se qualcosa stesse scorrendo nel loro lume, dritto verso il cuore. Il volto del ragazzo si contrasse in una smorfia di fastidio, mentre il suo corpo diventava sempre più nero e simile a quello di una bestia per forma e dimensioni. Al crescere della sua potenza, Mei Mei sentiva le sue forze diminuire proporzionalmente, finchè, col respiro affannoso e la vista annebbiata, non cadde a terra, impotente di fronte all'abominio che si stava compiendo davanti ai suoi occhi. Il ragazzo, se così poteva ancora essere definito l'essere in piedi di fronte a lei, lasciò cadere il corpo di Kazuya e tornò a guardarla di sbieco, il volto deformato da un sorriso desideroso di sangue. Mei Mei vide li artigli opachi della sua mano avvicinarsi minacciosi a lei, completamente priva di forze.
Si svegliò nell'esatto momento in cui Jin Kazama le aveva trafitto il cuore con la mano, totalmente coperta di sudore, col cuore a mille e un bruciore insistente alla mano destra. L'adrenalina che le scorreva in corpo continuava a farla tremare. Uscì dalla sua stanza per prendere un po' d'aria, sperando così di riuscire a calmarsi. L'aria fresca della notte le asciugò in fretta il sudore, ma non bastò a calmarla. Salì allora sul tetto del tempio, ma si bloccò ancora prima di muovere un ulteriore passo.
"Jamal?" domandò sorpresa alla figura in piedi vicina al drago di metallo. Questi si girò di scatto non appena si sentì chiamare e guardò accigliato la ragazza.
"Che ci fai tu qui?" le chiese.
"Potrei chiedere la stessa cosa a te" sorrise Mei Mei avanzando verso di lui. Jamal la seguì con gli occhi finchè non fu al suo fianco, quindi tornò a guardare verso il bosco. Lei lo imitò, appoggiandosi con le braccia e il viso alla testa del drago. Rimasero in silenzio a scrutare la notte limpida, solleticati dalla leggera brezza.
"La senti anche tu, non è vero?" domandò poi Mei Mei d'improvviso, ricatalizzando l'attenzione di Jamal.
"Cosa?"
"Questa pace. Sei qui per questo, scommetto. Come me. In fondo non siamo molto diversi"
Si voltò a guardare il ragazzo a fianco a lei, che subito distolse lo sguardo, quasi fosse in imbarazzo. Non si era mai sentito a disagio con nessuno, perchè quella ragazzina gli faceva quell'effetto?
"Vedo che non hai perso il vizio di non rispondere alle domande" constatò lei a commento del suo silenzio.
"No, cioè sì...voglio dire..." Jamal prese in respiro profondo e riordinò le idee, nonostante la vista di Mei Mei in pigiama non lo aiutasse "Stavo pensando" disse infine, una volta recuperata la calma "Pensavo a domani, al Torneo"
"Non sei l'unico" ribattè Mei Mei. A Jamal non sfuggì la nota malinconica nelle sue parole e tornò a guardarla. Effettivamente non aveva una bella cera.
"C'è qualche problema?" le chiese impacciato, facendo un impercettibile movimento verso di lei.
"Ho avuto un incubo, sembrava quasi un presagio. Mi sono svegliata talmente scossa che non sono più riuscita a prendere sonno"
Al ricordo del sogno, un brivido gelido percorse la schiena di Mei Mei, che si strinse istintivamente nelle braccia. Jamal lo interpretò come un segno del fatto che avesse freddo e si tolse la felpa per mettergliela sulle spalle. Per la prima volta dopo tanto tempo, rinunciava al suo fedele cappuccio. Mei Mei sorrise quando gli vide il volto finalmente scoperto e lo costrinse a dirottare la sua attenzione sulle tegole del tetto.
"Quindi cosa...cos'hai sognato di preciso?"
"Azazel e Jin Kazama...e quello che potrebbe succedere se falliamo"
"Non falliremo, te lo prometto" cercò di rassicurarla Jamal, di nuovo vicinissimo a lei, occhi negli occhi. Notò che quelli di lei erano leggermente velati di lacrime.
"Ho paura, Jamal" confessò in un singhiozzò Mei Mei, stringendosi al petto del ragazzo, che ebbe un attimo di smarrimento prima di cingerla con le braccia per consolarla.
"Perchè paura? Te la caverai benissimo!" la incoraggiò.
"Ma sarò senza di voi" si allontanò leggermente dal petto di Jamal per guardarlo negli occhi. Gli parve che avesse le guance leggermente arrossate "Senza di te"
Jamal ci mise qualche secondo a realizzare ciò che Mei Mei gli aveva appena confessato, secondi che a lei bastarono invece per farsi sempre più vicina a lui. Voglioso di assecondarla, anche lui si fece più vicino, ma dovette fermarsi quando la mano di Mei Mei gli toccò leggera il collo, come a chiedergli di fermarsi.
"Non...non ho mai baciato un ragazzo" confessò in un sussurro, imbarazzata, riuscendo a strappare a Jamal un sorriso intenerito. Le carezzò una guancia per rassicurarla e col pollice lavò via gli ultimi residui di lacrime, prima di poggiare delicatamente le sue labbra sottili su quelle di Mei Mei. La sentì irrigidirsi a quel tocco e aggrapparsi alle sue spalle quasi avesse paura di cadere. Subito dopo Mei Mei si staccò da lui e fece per andarsene, ma Jamal la trattenne.
"Che c'è?" le domandò, preoccupato di aver fatto qualche passo falso.
"Scusami, sono stata un disastro, io...oh che vergogna!" di nuovo provò ad andarsene, ma Jamal glielo impedì e la sorprese rivolgendole un caldo sorriso. Le fu vicinissimo ancora una volta.
"Non pensare" le consigliò, prima di baciarla nuovamente senza darle il tempo di riflettere sulle sue parole.
Fu un bacio leggermente più irruento del precedente, ma tanto bastò a sgombrare la mente di Mei Mei, che potè così mettere in pratica il consiglio del ragazzo. Completamente in balia di quelle nuove sensazioni, diede piena fiducia a Jamal permettendogli di guidare il bacio. Quando il ragazzo lo approfondì un po' di più, Mei Mei dovette cingergli il collo con entrambe le braccia per evitare di cadere quando le cedettero le gambe. Jamal la tenne in piedi senza fatica, ma si lasciò scappare una risata che lo costrinse a interrompere il contatto. Anche Mei Mei sorrise, imbarazzata e con lo sguardo basso che Jamal risollevò prendendole il mento tra le dita.
"Ho esagerato?"
Mei Mei negò con la testa.
"Sai, è strano anche per me"
"Cosa?"
"Questo. Essere qui con te, quello che provo...è la prima volta che mi succede"
"Non ti è mai piaciuta una ragazza?" domandò Mei Mei incredula.
"No, non è per questo. Però a nessuna ragazza è mai importato così tanto di me come a te. Tu mi hai salvato, Mei Mei. Mi hai salvato da me stesso, dal mostro che stavo diventando. Con te vicina ho sentito per la prima volta di poter fare qualcosa di buono, di essere qualcosa di buono e non solo una macchina per uccidere. Grazie"
"Non c'è di che" rispose semplicemente lei, un po' in soggezione dopo la lunga confessione del ragazzo. Jamal le sorrise e la baciò di nuovo delicatamente.
"E' meglio che nessuno venga a sapere di tutto questo" disse ancora sulle labbra della ragazza "Potrebbero usarci l'uno contro l'altra e non voglio che succeda come quella notte al villaggio"
"La notte in cui avresti messo a repentaglio la mia vita pur di restare nella squadra?"
"Non l'avrei mai fatto, piuttosto di vederti morire mi sarei venduto al diavolo in persona"
Mei Mei sorrise "Lo sapevo"
"Allora sei d'accordo?"
"Sì, penso tu abbia ragione"
"Bene, ora ti porto a letto" concluse poi, prendendola in braccio.
"Magari solo fino al ciliegio, che ne dici? Rischiamo che nonna ci scopra se entriamo così nel tempio"
"Fino al ciliegio" acconsentì Jamal, quindi balzò agilmente giù dal tetto.

Le grida e i colpi sempre più forti contro i muri di pietra lo risvegliarono dal torpore in cui era caduto approfittando di un momento di silenzio all'interno della prigione. Più passavano i giorni, più però quei momenti diventavano più brevi, e le successive grida più forti e disumane. Ed era tutta colpa sua, che si era andato a fidare della persona sbagliata. Ma quando sei un figlio illegittimo non puoi trovare aiuto che nei tuoi simili. Per questo motivo Lars aveva riposto piena fiducia in Lee ai tempi del Sesto Torneo. Tutto ciò che ne aveva ricavato, però, era quell'eterna prigionia che durava da non sapeva più quanti mesi e, supplizio ancora peggiore, quelle urla strazianti provenienti dalla cella vicina.
Jin Kazama era stato recuperato dall'organizzazione segreta per cui lavorava Raven pochi giorni dopo la fine del Torneo. Dopo lo scontro tra il ragazzo e Azazel al tempio egizio, Lars si era convinto che Jin fosse morto. Sarebbe stato meglio se fosse andata così, per tutti ma soprattutto per lui, ormai schiavo di quella lotta dentro di sè per mantenere quel poco di umanità che gli era rimasta e che veniva allo scoperto solo dopo le crisi più violente, quando gli veniva somministrato l'inibitore del gene Devil. Invece Jin era sopravvissuto, era stato recuperato, curato e mantenuto in coma farmacologico per essere sottoposto a studi genetici a basso rischio. Lee Chaolan l'aveva rapito dai laboratori dell'organizzazione con maestria, sorprendendo lo stesso Raven, quindi aveva portato Lars alla Mishima Zaibatsu con l'inganno per chiedergli di essere suo alleato nella conquista del potere. Gli aveva detto che era l'occasione giusta per entrambi per riscattarsi. Al netto rifiuto dello svedese era scattato l'arresto e da quel giorno Lars non aveva più visto la luce del giorno. Uscire da quella cella era impossibile, l'entrata era solo una e quando veniva aperta, lasciava entrare l'unica persona a cui Lars mai avrebbe fatto del male. Un'altra dimostrazione di come Lee avesse architettato tutto nei minimi dettagli.
Nonostante Alisa non fosse più la stessa, mai si sarebbe sognato di farle ancora del male. Era già stato doloroso doverla sconfiggere ai tempi del Torneo e non voleva più che accadesse. Forse il supplizio più grande era quello: vedere la sua Alisa trasformata in una macchina priva di personalità e di calore, distaccata come una divinità, vuota come un manichino e totalmente indifferente alla sua vista e alle sue parole. Era stata messa a guardia della cella e i suoi compiti erano pochi e precisi: sfamare e prendersi cura dei prigionieri ed evitare che scappino. Se Jin non ne aveva le forze fisiche, a Lars mancavano le motivazioni per fuggire. A chi si sarebbe rivolto una volta fuori? In un mondo dove tutti erano nemici, quante possibilità aveva di incontrare un vero amico, di cui fidarsi ciecamente? L'unica persona nelle cui mani si sarebbe messo senza indugi non sembrava minimamente calcolarlo.
Un altro urlo, un altro colpo, le pareti tremarono e alcuni pezzi di muro si staccarono dalle pareti. Jin stava raggiungendo nuovamente il limite, gli ci era voluto molto meno tempo delle altre volte. Non era un buon segno. Se anche lui avesse ceduto, le speranze di riportare la normalità sul pianeta si sarebbero ridotte praticamente a zero. Jin doveva resistere.
La porta si aprì e Alisa avanzò verso di lui con un vassoio in mano, inespressiva e fredda come sempre. Poggiò il pasto a mezzo metro da Lars e si congedò con un leggero inchino, ma Lars la bloccò per un polso prima che fosse troppo tardi e la trascinò a terra all'altezza del suo viso.
"Alisa, guardami, per favore" la pregò indirizzando lo sguardo del cyborg verso di lui con una mano sulla guancia. Nessuna reazione.
"Devo andare dal signor Kazama" disse lei con voce monocorde, come un automa.
"Non sai più chi sono?" le chiese disperato.
"Lars Alexandersson, prigioniero LS02HM3..."
Prima che potesse finire Lars la zittì premendo le labbra contro quelle gelide di Alisa. Fu come scontrarsi contro un iceberg, duro, freddo e inesorabile. Alisa non si mosse, ma attese paziente con lo sguardo perso nel vuoto. Dopo attimi che per lui furono ore, Lars lasciò la presa sul volto di Alisa e si staccò da lei, guardandola ancora una volta negli occhi, nella speranza di vedere quella luce che li aveva resi luminosi per tutto il tempo in cui avevano viaggiato assieme. Ma le sue iridi erano rimaste del verde opaco di sempre.
Lars le liberò il polso e si risedette sul pavimento duro della cella, coprendosi con la mano il volto rigato dalle lacrime. Alisa rimase a guararlo per qualche istante, il cervello elettronico in piena attività cercava di decifrare ciò che le era appena successo, ma il sistema le disse che l'operazione avrebbe richiesto qualche ora e riattivò i software di default. Alisa si rimise in piedi e uscì dalla cella chiudendosi la pesante porta di metallo alle spalle. Sicura di essere sola nel corridoio illuminato dai neon, si portò una mano alle labbra, ancora umide dopo il tocco del prigioniero.

"Bene, ragazzi! Direi che quello è il nostro treno" annunciò in pompa magna Lei dalla cima dell'albero su cui si era appostato in attesa del passaggio del mezzo.
"Non era più semplice andare in stazione come la gente normale?" obiettò Mei Mei, a cui l'idea di prendere il treno letteralmente al volo non andava molto a genio.
"E quando mai siamo stati normali, noi?" le rispose Alex "Inoltre è un buon test per provare quanto siamo migliorati dall'ultima volta"
"Anche perchè nessuno tirerà il freno d'emergenza questa volta" aggiunse Jamal.
"E dai, Mei Mei! Sarà divertente" la spronò infine il pellerossa, per poi iniziare ad avanzare nel prato che divideva il bosco dai binari. Anche Jamal fece altrettanto, dopo aver stretto la spalla della ragazza e averla incoraggiata con un sorriso a cui lei non potè non rispondere. Purtroppo era il massimo che potevano fare in pubblico, per evitare di destare sospetti. Mei Mei sospirò e li seguì. Arrivata a metà strada sentì il treno fischiare in lontananza e iniziò a correre, la sacca con le poche cose che si era portata dietro ballava sulla sua schiena, ma il fastidio era minimo. In breve raggiunse il resto del gruppo e insieme arrivarono sul ciglio dei binari in concomitanza col treno. Balzarono quindi agilmente sul tetto di una carrozza.
"Ci siamo tutti?" domandò Lei gridando per farsi sentire sopra lo sferragliare delle carrozze sui vecchi binari. I tre ragazzi annuirono.
"Ottimo! Adesso entriamo, non mi sono fatto mandare biglietti di prima classe per viaggiare scomodo"
L'agente prese a scandagliare il lato sinistro della carrozza in cerca di un finestrino aperto da cui poter entrare. Non appena ne trovò uno chiamò i tre ragazzi con un cenno della mano, quindi si gettò di testa oltre il bordo della carrozza, aggrappandosi con le mani al finestrino aperto.
"Santi numi!" esclamò l'anziana signora appena la schiena di Lei comparve fuori dal finestrino. Questi si voltò e, appeso solo per una mano, mostrò alla donna il distintivo.
"Non si preoccupi, signora, polizia. Non è niente di grave, solo..."
Si riaggrappò con entrambe le mani e, richiamate le gambe al petto, entrò nella carrozza cercando di evitare di calpestare i passeggeri.
"Grazie per la collaborazione signori. Entreranno altri tre ragazzi da lì, perciò non spaventatevi e dite loro che sono andato a cercare il controllore"
"D'a-d'accordo" balbettò la donna, unica passeggera del vagone.
Lei annuì e si diresse verso l'uscita. Una volta sparito la signora raccolse borsa e cagnolino per andarsene in un altro vagone in gran fretta.
Mei Mei, Alex e Jamal entrarono uno dopo l'altro nella carrozza ormai deserta e si guardarono intorno smarriti.
"Ho sentito solo io Lei che parlava con qualcuno?" chiese la ragazza.
"A parte questo, adesso dov'è?" domandò in aggiunta Jamal.
"Ha detto che aveva biglietti di prima classe" constatò Alex "Perciò propongo di andare in prima classe"
"Sempre che questo treno ce l'abbia" commentò scettica Mei Mei.








Chapter un po' più corto degli ultimi e ricco di sbaciucchiamenti teneri e tristi.
Dopo essermi fatta una scorpacciata di video su Youtube mi sono appassionata al pairing LarsxAlisa e ho deciso di metterlo nella fanfic, spero che vi piaccia come idea :)
La storia di come Jin sia stato trovato e recuperato forse non è molto originale, ma era l'unica che mi era venuta in mente e che fosse abbastanza utile alla trama...
Grazie a Lotti e Angel Texas Ranger per i fedeli commenti e a tutti i lettori!
A presto!
   
 
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