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Autore: _Mary    09/12/2009    3 recensioni
La Signora Grassa è il ritratto-custode della torre di Grifondoro. Cosa avrà da raccontare a Demelza Robins, l'inviata de 'Il Cavillo' che la deve intervistare?
~ Storia che ha partecipato a 'The Biography Contest', indetto da willHole, Zalk909192 e ottantanove
Genere: Generale, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Puzzle'
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Capitolo due

La Signora Grassa, arrivata a questo punto, si interruppe. Mi chiesi se dovessi chiederle di fare una pausa: in fondo, aveva parlato molto a lungo, e avrebbe potuto essere stanca. Mi trattenni, però: se avevo capito che tipo di persona era, la Signora avrebbe rifiutato di prendersi qualche minuto di riposo. Credo che si divertisse enormemente nel raccontare la sua vita ad un pubblico attento come me.

Infatti, dopo essersi schiarita la voce, continuò:

“Beh, mi portarono qui, in questa scuola. L’ambiente era completamente diverso da quello a cui ero abituata: molto più rozzo. Mi ci volle un bel po’ di tempo per riuscire a mettere un piede fuori dalla mia cornice e a girare per il castello: i primi tempi ero troppo terrorizzata per muovermi. Quando finalmente mi costrinsi ad uscire dalla mia cornice, notai che non c’era neanche un ritratto alla mia altezza” sospirò, affranta.

“Non fui subito messa di guardia alla torre, sai? Prima fui lasciata per un paio d’anni giù, nella Sala dei Trofei. E lì, un anno e mezzo dopo il mio arrivo, proprio quando cominciavo ad ambientarmi, incontrai di nuovo Vi!” disse, la malinconia di poco prima completamente scomparsa.

“Oh, mia cara, fu un incontro davvero memorabile! Io e Vi percorremmo gran parte del castello, e io le feci da guida. Arrivammo persino nello studio del Preside, quel giorno. Parlammo sempre, e Vi mi disse che aveva subìto il mio stesso destino sempre a causa di Rosalie Paciock! A quanto pareva, un solo quadro non era bastato a salvarla dalla bocciatura…” scosse la testa con amarezza, ma notai anche una punta di soddisfazione maligna nel suo sorriso.

“Insomma, erano passati due anni dal giorno in cui avevo fatto il mio ingresso a Hogwarts, quando ci furono i provini!” disse, decisamente eccitata.

“I provini?” chiesi, curiosa.

“Ma sì, ma sì! I provini!” mi rispose la mia interlocutrice, impaziente.

“Come credi che vengano scelti i quadri o le porte o le cose che fanno la guardia agli ingressi delle Case? Tramite i provini, no?” mi disse, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

In effetti, non mi ero mai chiesta come si scegliessero i quadri per quell’incarico.

“E… esattamente, come si svolgono i provini?” chiesi, interessata.

“Oh, cara, devo proprio spiegarti tutto, vero? Beh, per prima cosa, il Preside annuncia che si sta cercando un ritratto, ma anche un quadro o qualsiasi altro oggetto, disposto a fare la guardia all’ingresso di una certa Casa. Gli annunci circolano veloci tra noi, e, il giorno stabilito, gli interessati si presentano nell’ufficio del Preside” spiegò, paziente.

“Io ero interessata. Mi ero stancata di starmene rinchiusa lì sotto, e pensavo che non sarebbe stato male fare la guardia alla torre di Grifondoro. Così, accompagnata da Vi, mi presentai dal Preside.”

“C’erano molti altri concorrenti?” chiesi, ingenuamente. Quella parte di storia mi piaceva, sicuramente più dei pettegolezzi precedenti.

“Cara, non ci sono mai molti concorrenti per questi posti. Pensa che il ritratto che faceva la guardia precedentemente si era stufato di starsene sempre lì seduto a non fare niente, e aveva dato le dimissioni. Non tutti sono disposti ad annoiarsi e starsene in uno stesso posto per gran parte del giorno, sai?” mi spiegò.

“Ma io non L’ho trovata al Suo posto più di una volta” obiettai.

“Oh, beh…” cominciò, agitandosi sulla poltrona.

“Perché tu eri fuori a ore proibite, ecco perché!” si giustificò.

Io inarcai un sopracciglio, ma non dissi niente. L’imbarazzo della ‘Signora in rosa’ me la diceva lunga.

“Ebbi un colloquio con il preside Dippet, e da quel momento sono sempre stata qui” disse, appoggiandosi allo schienale della sua poltrona.

“Tranne quando Sirius Black L’ha aggredita” le ricordai. Frequentavo il primo anno quando era successo.

“Oh cielo!” esclamò teatralmente la Signora. Tirò fuori da una tasca mimetizzata tra le pieghe del suo abito rosa un fazzoletto di pizzo, e se lo passò drammaticamente sulla fronte.

“Oh Cielo! Mia cara ragazza, che spavento quella volta! E pensare che credevo di conoscerlo, quel ragazzo! Ho perso il conto di quante volte ho fatto uscire o entrare di notte lui e i suoi amici, quando erano qui!” gemette, sempre in modo molto teatrale.

“E lui mi ha ripagata in quel modo! Oh, cielo! Col senno di poi, capii che era sconvolto, ma…”

“Se Le va, potremmo riprendere la narrazione da quando l’abbiamo interrotta. Ovvero… dall’inizio del Novecento” dissi, dopo aver dato un’occhiata agli appunti. La mia penna non aveva smesso un attimo di scrivere. Avevo nuovamente interrotto la mia interlocutrice, forse anche troppo bruscamente, ma non mi piaceva quello che stava facendo:  non capivo proprio il perché di quella scenata.

Ancora una volta, la Signora non sembrò gradire la mia interruzione, ma almeno mise via il fazzoletto.

“Non hai idea di quante persone io abbia visto passare attraverso il passaggio che proteggo, Demelza. E me le ricordo tutte. Ma suppongo che di molte non te ne importi più di tanto. Di chi ti potrei parlare… Beh, non ero qui per vedere gli anni del professor Silente, ma feci in tempo a vedere la professoressa McGranitt.”

La Signora Grassa ridacchiò.

“Già a undici anni portava la crocchia che avrebbe tenuto per tutta la vita. Era una ragazza forte, Minerva. Non hai idea delle scenate a cui ho assistito, quando qualcuno osava pestarle i piedi. Ma prima di lei ho visto Augusta Cole, futura Augusta Paciock, tra gli altri… seppi che i miei vecchi proprietari avevano dovuto vendere il palazzo, avevano problemi finanziari…” disse, con una punta di soddisfazione vendicativa per coloro che l’avevano privata di balli e circoli.

“Seppi anche che si erano portati Tobias. Penso che sia ancora lì” rifletté.

Ignorai volutamente il riferimento allo spasimante della Signora Grassa: eravamo finalmente arrivati a Hogwarts, e non avevo intenzione di perdermi in chiacchiere. Ma avevo fatto i conti senza l’oste, resosi persona nella Signora Grassa.

“Cos’altro può dirmi dei Suoi anni qui a Hogwarts?” chiesi, notando che la Signora sembrava di nuovo persa in fantasticherie.

“Oh, cara, intendi dopo i provini? Naturalmente, io e Vi continuammo a frequentarci” disse, ricordandomi di tutte le volte che non l’avevo trovata al suo posto e avevo dovuto aspettare che tornasse alla torre.

“Ricordo che, i primi tempi, faticai non poco ad adattarmi alla vita di ritratto-custode. Non ero mai stata troppo a lungo in un solo quadro, nella mia esistenza, e mi annoiavo, capisci? Stare sola, senza nessuno con cui parlare…” ricordò, sospirando.

“Ma, naturalmente, riuscii ad abituarmi. La cosa più dura da sopportare fu Pix” esclamò, furiosa.

“Non hai neanche una vaga idea delle cose che può fare quell’essere!”

“Oh, ne ho ben più di una vaga idea!” le assicurai. Non avrei mai dimenticato quella volta in cui Pix mi aveva costretta a saltare su un piede solo su e giù per le scale della torre di Grifondoro, e aveva preteso tutto questo per restituire la mia borsa dei libri.

La Signora scosse la testa con aria disgustata.

“Oh, no! Per un ritratto è molto peggio! Non so neanche più quante caccabombe mi abbia tirato contro, quel villano! Per non parlare di quella volta in cui cercò di strappare la mia tela! O quando mi imbrattò tutta di inchiostro nero! E’ umiliante non potersi difendere…!” si lamentò.

Ancora una volta, non potei che annuire: noi studenti potevamo scappare o nasconderci quando sentivamo avvicinarsi il Poltergeist, i ritratti no.

“Poltergeist molesti a parte, i primi miei anni qui furono tranquilli… Fu verso la metà del Novecento che arrivarono i problemi.”

La Signora Grassa si agitò sulla poltrona, a disagio. Io inizialmente non capii.

“Oh, giusto mia cara, dimentico che tu sei tanto giovane… Beh, naturalmente saprai chi fosse Tu-Sai-Chi… forse hai anche aiutato a combatterlo nella battaglia di Hogwarts, non so… Comunque, frequentò Hogwarts in quegli anni. E, durante il suo sesto anno, accaddero cose orribili.”

La signora Grassa rabbrividì al ricordo.

“Ci fu persino una morte… Una ragazza di Tassorosso. Adesso è un fantasma, sta nel bagno al secondo piano” mormorò.

Avevo avuto modo di entrare in quel bagno e di conoscere la sua occupante, ma non avevo mai saputo perché fosse lì.

“La… la uccise Lei-Sa-Chi?” balbettai. Anche se erano passati tanti anni dalla definitiva sconfitta del mago oscuro, non riuscivo a pronunciarne il nome. Ma in quel momento, la cosa che mi lasciava più sconvolta era che quell’essere avesse potuto uccidere impunemente in una scuola.

“Oh, no mia cara… Non direttamente. Quello fu l’anno in cui la Camera dei Segreti venne aperta la prima volta” mi spiegò la Signora, tornando a farsi aria col ventaglio.

“La… Camera dei Segreti?” chiesi, cercando di ricordare se avessi già sentito quel nome.

“Ecco… Secondo la leggenda, Salazar Serpeverde costruì qui a scuola una camera segreta in cui rinchiuse un mostro. Solo il suo erede avrebbe potuto controllarlo. Per molto tempo fu considerata una leggenda, ma tutte le pietrificazioni e la morte di Mirtilla erano vere. Fu un anno terribile… Persino tra noi ritratti. Non so se sia possibile per noi essere pietrificati, ma mi ricordo che, quell’anno, rimasi tesa come una corda di violino fino a quando non fu preso il colpevole. O presunto tale” aggiunse, storcendo il naso.

“Aspetti… Incastrarono Lei-Sa-Chi?” chiesi, incredula. Forse ci stavamo allontanando un po’ troppo dall’intervista, ma quella storia mi affascinava.

“Certo che no” mi rispose amaramente.

“Solo in seguito si scoprì che era stato lui. Fu proprio Tu-Sai-Chi a trovare il cosiddetto colpevole, che si rivelò essere nientemeno che Rubeus Hagrid.”

“Hagrid?! Impossibile!” mi opposi. Ricordavo il professore di Cura delle Creature Magiche alto quasi quanto due uomini, barbuto e terrificante per certi versi, ma più gentile di molti miei compagni di Casa. Aveva sempre avuto la passione per creature pericolose (avevo avuto modo di scoprirlo frequentando Cura delle Creature Magiche), ma non avrebbe mai ucciso nessuno.

La Signora sospirò.

“E’ quello che pensai anche io… La storia non convinse né me, né Violet, né molta altra gente, tra cui lo stesso professore di Trasfigurazione: Albus Silente. Ma Hagrid venne espulso lo stesso” concluse il ritratto.

“E quando la Camera venne aperta per la seconda volta, ci andò nuovamente di mezzo Hagrid” aggiunse, dopo qualche istante di silenzio.

“La Camera venne aperta… due volte?!” esclamai, incredula.

“Oh, sì. Fu durante il secondo anno del tuo caro Harry” rispose la Signora.

“Parola mia, quel ragazzo attira disgrazie! I suoi sette anni furono i più movimentati della mia esistenza! Durante il suo primo anno riuscì a far quasi risorgere Tu-Sai-Chi, poi fu la volta della Camera dei Segreti, l’anno seguente fece addirittura risorgere un topo morto ed evadere un prigioniero da Azkaban, cose da pazzi!” mi disse, ancora spaventata nonostante Harry Potter avesse lasciato quella scuola molti anni prima.

“La storia non andò esattamente così…” obiettai io.

“Di’ quello che vuoi, cara, ma ho tirato un sospiro di sollievo quando Harry Potter ha deciso di non tornare a Hogwarts per fare i M.A.G.O.! Chissà cosa avrebbe potuto fare…” insistette, rabbrividendo.

“Manca ancora molto prima dell’arrivo a Hogwarts di Harry Potter, Signora” le ricordai, gettando un’occhiata agli appunti. In effetti, avevamo saltato cinquant’anni della sua vita.

“Oh, sì. Beh, il sesto anno di Tu-Sai-Chi si rivelò essere tremendo per i miei poveri nervi. E anche per quelli di Vi” continuò, annuendo convinta.

E se lo era stato per quelli di Vi…

“A rendere tutto ancora più pesante, ci si mise il Barone con la Spada, quel ritratto che sta all’ingresso del sotterraneo di Serpeverde. Si dava certe arie in quel periodo… Vecchio gufo!” sbottò l’intervistata.

“Purtroppo, nessun Preside l’ha mai sentito fare i suoi discorsi sulla superiorità del sangue e su cose simili, altrimenti sarebbe già da un pezzo a marcire in qualche cantina! Una volta uno dei Monaci Ubriachi tentò di dargli un fiasco di vino in testa… non ci riuscì, peccato” disse.

“Beh, cara, dopo quell’anno…” cominciò la Signora, ma fu interrotta da un gran fracasso dovuto, immaginai, a dei piatti infranti.

Non feci quasi in tempo a voltarmi nella direzione da cui era venuto il rumore che comparve nientemeno che Pix il Poltergeist, in tutto il suo splendore.

“Pix rompe i piatti, sfascia i bicchieri… tremate tutti, vecchi custodi!” canticchiò, lanciando l’ultimo piatto che aveva probabilmente rubato dalle cucine contro un’armatura.

La Signora Grassa arricciò il naso, infastidita da quell’interruzione.

Pix, dopo aver sparso per bene sul pavimento tutti i resti di quello che era stato un piatto, si accorse di me.

“Ehi, ci c’è qui? Io ti riconosco!” ghignò, avvicinandosi a saltelli.

“Oh, sì… sei Demelza la Demente, vero? Tornata per ricordare i bei vecchi tempi?” chiese, prima di schizzare via a tutta velocità.

Per un momento, mi chiesi il motivo di quella fuga improvvisa: non ero molto spaventosa, nei miei abiti babbani! Pochi istanti dopo il mistero fu svelato.

Argus Gazza, preceduto da Mrs Purr, correva nella direzione di Pix, lanciando imprecazioni che non trascriverò. Era spaventoso: sembrava un cane da caccia, gli occhi iniettati di sangue fissi sulla preda, un ghigno selvaggio a deformargli i lineamenti.

Mi superò senza neanche vedermi, e io mi sorpresi a sorridere della scena: non mi ero accorta di quanto mi mancassero quegli inseguimenti.

Non appena il custode fu scomparso dietro l’angolo, la Signora Grassa riprese il suo racconto.

“Pochi anni dopo arrivò Gazza” disse semplicemente.

“Tra lui e Pix fu subito la guerra, naturalmente. E mi toccò essere restaurata da lui un bel po’ di volte. Non mi abituerò mai a quella sua gattaccia… una volta mi ha perfino graffiato la cornice” si lagnò.

“Beh, trascorse un’altra decina d’anni senza particolari incidenti. Ovviamente, ci furono i soliti scalmanati che uscivano di notte, facendosi beffa delle regole. Ma oserei dire che ci sono sempre stati, e non mi diedero mai tanti problemi quanti me ne fecero passare Sirius Black, James Potter, Remus Lupin e Peter Minus” disse, stizzita.

“Con loro era un continuo svegliarsi e riaddormentarsi la notte… che razza di maleducati! Importunare così una signora” aggiunse, irritata.

“Il professor Lupin era così tremendo?” chiesi. Mi sembrava strano che quell’uomo tanto tranquillo, che era stato un mio professore durante il primo anno, potesse essere stato una piccola peste.

“Faceva la sua parte, mia cara. Ricordo che era spesso oggetto di discussione tra me e Vi. Avevo capito che in quel ragazzo c’era qualcosa di strano, e Vi era d’accordo con me. Mi disse: ‘Quel bambino nasconde qualcosa’. E non potei non darle ragione! Insomma, una notte al mese usciva zitto zitto dal suo dormitorio, per tornare un paio di giorni dopo dall’infermeria. La cosa più strana fu che, per i primi tempi, i suoi amici non lo accompagnarono mai. Solo più in là cominciarono a farlo. Molti anni dopo scoprii che quel ragazzino biondo che sembrava sempre malaticcio era un lupo mannaro” concluse la Signora Grassa.

Ricordavo quando per il castello era circolata la voce che Remus Lupin fosse un lupo mannaro. Il professore aveva dato le dimissioni, ed aveva confermato i sospetti di molti.

“Quando lo seppi, non potei trattenermi dal rabbrividire, mia cara. Silente aveva ammesso a scuola un lupo mannaro! Oh, cielo!” esclamò, tirando nuovamente fuori dalla tasca il fazzoletto di pizzo.

“Non ha mai fatto del male a nessuno…” obiettai, sentendomi in dovere di difendere l’ex-professore.

“Certo che no, certo che no… ma avrebbe potuto” replicò la Signora Grassa.

“Con ciò non voglio dire che Remus Lupin sia stato il ragazzino più scalmanato che abbia mai visto! Quel primato spetta sicuramente a Sirius Black e James Potter, mio Dio! Sempre fuori dal dormitorio, sempre! Ed erano i migliori amici di Remus… Mi svegliarono nel cuore della notte ben più di un paio di volte, e la cosa strana è che a volte sembravano comparire dal nulla! Voglio dire, dall’interno qualcuno apriva il passaggio… non riuscivo mai a capire chi fosse. E poi, dopo un po’, comparivano loro! Io e Vi discutemmo a lungo su come ci riuscissero: calarsi dalla torre era fuori discussione, così pensammo che riuscissero ad usare un incantesimo di Disillusione o un Mantello dell’Invisibilità. Penso che la seconda ipotesi fosse quella giusta, perché quando Harry Potter venne qui mi capitò la stessa cosa più volte.

Passarono anche quegli anni. Fuori dal castello c’era la guerra, ma posso assicurati che a Hogwarts i ragazzi non erano mai stati più al sicuro: il professor Silente aveva fornito alla scuola le migliori protezioni magiche, e i Mangiamorte non riuscirono mai a entrare. Poi, una sera, fui svegliata dalle grida di un fantasma: puoi immaginarti il mio spavento! E non fu nulla in confronto a ciò che provai quando riuscii a capire cosa stesse urlando: Tu-Sai-Chi era stato sconfitto, nientemeno! Pensai che quel povero diavolo avesse bevuto un po’ troppo, ma poi ricordai che, naturalmente, i fantasmi non possono ubriacarsi! E, in quel momento, Vi fece irruzione nel mio quadro, urlando frasi sconnesse. La pregai di darsi un contegno: Cielo, era una signora, non poteva lasciarsi andare a certi comportamenti! Ma, a quanto pareva, tutto il castello era in subbuglio. La professoressa McGranitt fece scendere tutti gli studenti dal letto, per comunicare la notizia, e non ricordo un altro giorno in cui ci sia stata un’atmosfera così festosa! Oh, mia cara, festeggiammo tutta la notte e tutto il giorno successivo: demmo fondo alle scorte del Dispensiere Parsimonioso, e l’Eremita Scontroso si prese una bella sbornia, come molti altri ritratti, del resto. Quel primo novembre metà dei quadri del castello si svegliò con un gran mal di testa. Io non bevvi un goccio, naturalmente, avevo una certa dignità da difendere, cosa si sarebbe detto se avessi cominciato a cantare ubriaca? Dov’ero rimasta…? Ah, i Potter. Beh, solo in seguito a qualcuno passò per la testa di informarsi su come Tu-Sai-Chi fosse stato sconfitto. Fu allora che appresi della sorte dei Potter e di quella del piccolo Harry… Quei poveri ragazzi! Lily, poi, che era tanto cara… Beh, ti confesso che ero molto curiosa di vedere quel ragazzino prodigioso entrare a Hogwarts: chissà che poteri straordinari aveva! Io e Vi ci chiedemmo a lungo come avesse fatto a mettere fuori combattimento Tu-Sai-Chi, e non fummo le uniche. Si diffusero voci: un giorno, la Ragazza col Bambino ci disse che aveva saputo da fonte certa che al piccolo Harry erano state insegnati fin dall’età di due mesi gli incantesimi di difesa. Io osservai che, a quell’età, un bambino non era neanche in grado di tenere in mano una bacchetta! Sentii dire da qualcun altro che Harry era, in realtà, l’erede diretto di Godric Grifondoro, e a quel punto ci fu chi giurò che fosse l’erede di Tassorosso o di Corvonero. Solo il Barone non disse niente: in effetti, in quel periodo stette tutto il tempo rintanato nel suo sotterraneo, con la coda tra le gambe. Dicevo…? Insomma, tutte le Case cominciarono a contendersi quel piccoletto, e a me la cosa sembrava un tantino ridicola. In cuor mio, speravo che Harry finisse a Grifondoro, e speravo che non mi desse problemi, proprio come aveva fatto sua madre. Dovetti attendere undici anni per vederlo con i miei occhi.

Durante l’attesa ebbi modo di conoscere i gemelli Weasley. Oh, se mi facevano ridere! Rimpiangevo di non potermi spostare per la scuola per vedere in diretta le loro imprese, ma Vi si rivelò essere una cronista perfetta: mi raccontò la maggior parte dei loro scherzi, e quegli anni passarono davvero in fretta.

E poi… finalmente arrivò il celebre Harry Potter. Ero davvero orgogliosa che fosse stato Smistato nella mia Casa, ma più di una volta rimpiansi la relativa tranquillità notturna degli anni appena trascorsi: santo Cielo, quel bambino non riusciva proprio a farsi gli affari suoi! Come ti ho già detto, durante il suo secondo anno fu aperta nuovamente la Camera dei Segreti, e l’anno seguente mi assalì Sirius Black: oh cielo! Ero terrorizzata, Gazza mi dovette restaurare un’altra volta e… beh, mi sembra naturale che al mio ritorno richiesi una scorta, non ti pare? Anche Vi si rivelò essere d’accordo con questa mia decisione.”

Annuii. Ricordavo i troll che la Signora Grassa aveva chiesto come scorta.

“Poi Sirius Black si rivelò essere innocente… ma questo si seppe solo qualche anno dopo. Oh, cara, quanto mi dispiace di non aver mai capito quel ragazzo! Mi sento quasi in colpa per averlo diffamato così a lungo. Comunque, l’anno dopo ancora ci fu il ritorno di Tu-Sai-Chi: e chi era stato a farlo ritornare? Harry Potter, naturalmente! Mi convinsi di ciò che penso tuttora, ossia che quel ragazzo attiri disgrazie: non invidio proprio chi gli sta intorno.”

“Io ho fatto parte della squadra di Quidditch di Grifondoro quando lui ne era il capitano” osservai io, acida “e non mi è mai successo niente. Harry è stato molto sfortunato durante la sua infanzia, e di certo non è stata colpa sua se…”

“Pensala come ti pare” mi interruppe l’intervistata “io so solo che in quei sei anni non ebbi un attimo di pace a causa sua. Per quanto mi riguarda, Harry Potter attira disgrazie. Dicevo…? Ah, ecco: durante il suo quinto anno quella vecchia…” la Signora sembrò trattenere un insulto. Prese un gran sospiro, e continuò.

“La Umbridge divenne Preside di Hogwarts. Mai conosciuto persona più meschina! Lo sai che tentò addirittura di entrare nella torre? Ma io glielo impedii” rivelò, annuendo energicamente.

“E tentò anche di togliermi il posto! Le andò male, perché non trovò nessuno disposto a sostituirmi e dovette lasciarmi qui. Vecchia megera! Quando seppi che era stata inseguita da un branco di centauri, io e Vi pensammo di farle un bello scherzetto… Mia cara, hai presente il quadro delle Grotte Disabitate che sta di fronte alla porta del suo studio? Vi riuscì a trovare un gruppo di centauri raffigurati su, all’ultimo piano, e li fece piazzare lì davanti. Credo quell’arpia si sia presa un bello spavento. Dov’ero rimasta? Ah, al sesto anno. Penso che sappia anche tu come andò: i Mangiamorte penetrarono a Hogwarts. Ci fu una grande battaglia, durante la quale vennero danneggiati molti di noi. Beh, naturalmente, chi poteva fece la sua parte: ricordo che sir Cadogan si andò a piazzare dietro le spalle di qualcuno dei nostri, cominciò a fare boccacce al Mangiamorte che aveva di fronte e riuscì a distrarlo! Oh, non ricordo chi fosse… ma molti altri fecero come lui: andarono ad incitare gli Auror, distrassero i Mangiamorte… beh, anche se nessuno ne parlò mai, demmo il nostro contributo.”

“Lei dov’era quando ci fu la battaglia?” chiesi.

“Oh, cara, ero al mio posto. Avevo un compito, capisci? Dovevo evitare che gli studenti uscissero dai propri dormitori. Ne feci uscire qualcuno, è vero, ma questo avvenne prima della battaglia: cosa potevo saperne del fatto che Hermione Granger, Neville Paciock e Ron e Ginny Weasley stessero andando a pattugliare i corridoi, per ordine di quel cretino di Harry Potter? Uscirono molto prima dell’inizio della battaglia, non potei fermarli! Comunque, da quando Vi mi annunciò che i Mangiamorte erano entrati a Hogwarts, feci in modo che non uscisse più nessuno. Cosa che non fece il ritratto di Tassorosso” rispose, stizzita, la Signora Grassa.

In effetti, avrei potuto evitare quella domanda: quando noi della Torre avevamo cominciato a sentire i rumori inconfondibili del combattimento che si stava svolgendo nel castello, avevamo provato ad uscire, e ci eravamo spaventati non poco vedendo che eravamo rinchiusi! Il passaggio che conduceva all’uscita era stato bloccato dalla Signora Grassa, ligia ai suoi doveri di custode.

“Beh, quando la battaglia finì, decisi che potevo anche far uscire gli studenti, e così feci. Non potrò mai raccontare a parole ciò che provai quando mi dissero che Silente era morto. Non ci credevo, non potevo farlo! Chiesi anche a Harry Potter se fosse vero, e lui confermò la voce. Vi era in giro a raccogliere informazioni, e io aspettai altre notizie. Quando seppi chi era stato a commettere l’omicidio… Mio Dio.” La Signora Grassa smise di farsi aria per guardare nel vuoto, ricordando.

“Ci fu il funerale. Nessuno di noi poteva, ovviamente, uscire dal castello, ma chiedemmo a Gazza di trasportare il più grande dei quadri presente nel castello davanti alla finestra della zona ovest: ci radunammo tutti lì, e potemmo assistere al funerale del più grande preside di Hogwarts da quella posizione, guardando attraverso la finestra.

Così si concluse l’ultimo anno di Harry Potter. L’anno seguente vennero qui i Carrow, e Piton divenne Preside. Ancora non sapevo quello che rivelò Harry Potter alla fine della guerra, cioè che Piton fosse dei nostri. I Carrow furono la maggiore disgrazia capitata a Hogwarts da tempo immemorabile. Cercarono più volte di entrare nella torre di Grifondoro per perquisire gli studenti: non cedetti mai, neanche quando Alecto minacciò di bruciarmi. La McGranitt e gli altri professori cercavano di proteggere gli studenti, ma ben presto questi dimostrarono di saper tirare fuori gli artigli… Neville Paciock, Luna Lovegood e Ginny Weasley rimisero in piedi una vecchia associazione fondata da Harry Potter, l’Esercito di Silente. Non potevano far molto, poveri ragazzi: più che altro scrivevano messaggi sui muri, ma non potevo che essere soddisfatta, dato che stavano facendo capire ai Carrow che Hogwarts non si sarebbe arresa facilmente.

La torre si spopolò: erano sempre di più gli studenti che tornavano a casa o si rifugiavano nella Stanza delle Necessità. Io mi tenevo informata tramite Vi, che si recava lì ameno una volta al giorno.

E poi… ci fu la battaglia finale. Il povero Gazza, quando tutto fu finito, dovette restaurare gran parte dei quadri di questa scuola, ma ne valse la pena. Anche io, per quella sera, avevo lasciato la torre. Feci del mio meglio per distrarre i Mangiamorte, e raggiunsi tutti gli altri nell’ingresso quando ci fu l’ultimo scontro tra Harry e Tu-Sai-Chi. Potei assistere alla scena abbastanza bene, a parte le gomitate e gli spintoni che subii da quelli che volevano vederci meglio.

Il resto della storia credo che lo conosca anche tu: da quel momento ad oggi sono sempre rimasta al mio posto, a veder passare gli studenti che vogliono riposare, ma anche quelli che vogliono esplorare il castello di notte. Ti dirò, rimpiango un po’ il trambusto degli anni passati, ma ci saranno sempre degli studenti che se ne infischieranno delle regole della scuola e non renderanno la mia vita di osservatrice tanto noiosa. Vi è ancora al suo posto nella Sala dei Trofei, e mi tiene aggiornata su tutte le novità. Il prossimo anno, a quanto ho sentito, arriverà qui il figlio di Harry Potter, che sarà un coraggioso Grifondoro, naturalmente, e la storia continuerà.”

La Signora Grassa tacque, e per qualche secondo nel corridoio regnò il silenzio più completo. Poi, la mia interlocutrice sussultò.

“Oh, mia cara! Che ore sono?” chiese, ansiosa.

Diedi un’occhiata al mio orologio.

“Quasi le cinque. Perché?”

“Oh, Cielo! Alle cinque c’è il tè da Vi! Non posso assolutamente mancare, mia cara, è meglio che mi avvii. Quando uscirà l’intervista?” chiese, alzandosi dalla poltrona.

“Tra un paio di numeri, credo. Ti informerò non appena lo saprò con esattezza” risposi, riordinando gli appunti e immobilizzando la penna.

“Oh, alla fine sei riuscita a darmi del tu!” mi sorrise la Signora.

Sorrisi anche io. In effetti, non ci avevo neanche fatto caso.

“Cara, è stato un piacere. Torna a trovarmi, mi è piaciuto chiacchierare con te” mi disse, cortesemente ma di fretta.

“Lo farò, se mi autorizzeranno. Arrivederci” salutai.

La Signora Grassa mi fece un cenno con la testa e sparì oltre la sua cornice. Io mi stiracchiai molto poco elegantemente sulla scomoda sedia su cui ero stata seduta tutto quel tempo, e guardai oltre la finestra in fondo al corridoio.

Il sole era ancora alto sulla linea dell’orizzonte. Era una magnifica giornata di fine agosto. Il lago rifletteva i raggi del sole, e credetti di vedere la piovra gigante che agitava beata i suoi tentacoli.

Avevo ancora un po’ di tempo, prima di dover tornare alla redazione. Sarei potuta andare in riva al lago, o magari fino alla Foresta Proibita. Chissà se avrei trovato Hagrid…

C’erano tante altre cose che avrei potuto fare, come saluto alla mia vecchia scuola.

Ma ciò di cui ho bisogno più di ogni altra cosa, pensai, scendendo le scale della torre, è una tazza di tè nero bollente.

 

FINE

 

 

 

 

Buonasera!

Ecco qui il secondo ed ultimo capitolo di questa storiella.

Ringrazio Luna_Lovegood, Mizar e yuukimy per aver aggiunto questa storia tra le Preferite, e ringrazio ovviamente chi ha recensito lo scorso capitolo, ovvero

Lady Lynx: sono contenta che tu pensi che io non abbia sprecato il mio tempo ^^ Lo scopo del contest a cui questa storia ha partecipato era narrare la biografia di un personaggio secondario; la cosa più difficile per me è stata trovare qualcosa da far raccontare alla Signora Grassa. Come hai scritto, ci si aspetta una vita noiosa da un quadro, e io non volevo che lo fosse ^^

Mizar: ebbene sì, alla fine ho postato! Oh mamma, mi fai arrossire con tutti quei complimenti… sono contenta che il primo capitolo ti sia piaciuto! Per quel che riguarda il pretendente, purtroppo non sapremo mai se sia esistito o meno, anche se Demelza, che mi ha passato l’intervista, ritiene che sia molto improbabile XD

Posto anche le valutazioni dei giudici, se qualcuno fosse interessato (link del bando del contest: http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=8638801&p=1)

willHole

ORTOGRAFIA: 9/10
SINTASSI: 8/10
TRAMA: 12/2O
CARATTERIZZAZIONE PERSONAGGIO: 15/20
NARRATIVA (STILE: 7/10 + FLUIDITA': 14/15): 21/25
ORIGINALITA': 9/10
APPREZZAMENTO PERSONALE: 4/5
GIUDIZIO FINALE: 78/100


Innanzitutto, complimenti per l'ortografia e la sintassi, parametri questi che, se si escludono due o tre errori di battitura di scarsa rilevanza, rasentano la perfezione. Quanto all'originalità, bè, è indubbia: l'idea è molto originale e molto ben sviluppata nelle sue linee generali, sebbene io sia convinto che avrebbe potuto articolarsi in modo migliore.
Trovo insomma, sebbene ben studiata, la tua storia un poco carente di avvenimenti (mi dirai che da un quadro non ci si poteva aspettare molto di più, e io sono costretto a darti ragione; ma che ci devo fare, l'impressione che ne ho ricavato è proprio questa).
Ho anche trovato piuttosto ben congegnato, anche se non traspare molto, l'intreccio di vicende personali della Signora Grassa con la famiglia Paciock e con la stessa Demelza che la intervista. Molto interessante, certo, ma proprio il fatto che si scorga appena non dà la sensazione di appagamento che ci si aspetta da un'ottima lettura. Ecco, questa è la mia impressione, anche se la storia si presenta comunque piacevole da leggere.
Alcuni altri fattori, tuttavia, penalizzano questo scritto: in primo luogo, la già citata povertà di fatti, che tutto sommato non fanno apprezzare appieno la biografia, nonché la mancanza di un appiglio saldo e durevole rispetto a ciò che già sappiamo.
In sostanza, uno dei pochi fatti cha riguardano da vicino la Signora Grassa nella saga è l'"attentato" perpetrato da Sirius ne "Il prigioniero di Azkaban"; personalmete, avrei sfruttato e ampliato questo punto soffermandovi più a lungo l'attenzione.
Ma queste sono scelte, tutto sommato.
Lo stile è molto semplice, piano e rilassato, abbastanza efficace sebbene talvolta pecchi di eccessiva povertà lessicale, lacuna questa che si sarebbe potuta facilmente eliminare.
Detto tutto questo, la tua storia, pur di livello medio e non certamente mediocre, si classifica a mio giudizio come SESTA.

ottantanove

 

ORTOGRAFIA: 7/10
SINTASSI: 8/10
TRAMA: 10/20
CARATTERIZZAZIONE PERSONAGGIO: 17/20
NARRATIVA (STILE: 7/10 + FLUIDITA': 12/15): 19/25
ORIGINALITA': 8/10
APPREZZAMENTO PERSONALE: 3/5
GIUDIZIO FINALE: 72/100

 

Idea meravigliosa.
La Signora Grassa è proprio il tipo di protagonista che stavo cercando.
Stupendo, fantastico, meraviglioso.
Il personaggio è divino, scrupoloso, bisbetico e poi... Violet!
Violet è sublime! Oh quanto ho desiderato leggere qualcosa su quell'adorabile strega dipinta!
E come mi piace l'idea dei quadri che non sanno chi ritraggono!
E poi la descrizione del vivere pre-Hogwarts!
La villa, i balli, le riunioni del circolo, la scala sociale dei quadri...
Idee davvero meravigliose!
Ma, perchè un MA c'è sempre, sto ripetendo la parola meraviglioso troppe volte.
La Signora Grassa nel maniero degli avi di Neville?
...
Lasciamo in sospeso, in fondo è solo una mia perplessità personale che non influisce minimamente sul giudizio...
Dunque idee mer...itevoli di lode [stavo per ripetermi] e la realizzazione?
Per l'ortografia e la sintassi ritengo che tu abbia fatto il tuo sporco lavoro in modo furbo, nulla da dire, per quanto concerne la creazione di una trama, diciamo che potevi impegnarti un po di più ma credo che tutto sommato di un quadro non si possa dire più di tanto.
La storia, per altro, è anche originale, la narrativa fa la sua porca figura in modo scorrevole e leggibilissimo e personalmente l'ho apprezzata parecchio.
In più mi stai simpatica per aver "usato" Demelza nei panni dell'intervistatrice!
See ya!

 

 

 

 

 

Insomma, questa storia si è classificata sesta con una media di 75 punti.

 

Credo di aver detto tutto… se siete arrivati fin qui, complimenti! ^^

 

Che ne dite di farmi sapere cosa pensate di questa sciocchezza?

 

Ora mi eclisso… arrivederci a tutti! ^^

 

   
 
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