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Autore: Rhoy    10/12/2009    3 recensioni
"Mise del correttore per coprire le occhiaie, un filo di matita ed un lucida-labbra color rosa naturale.
Davanti allo specchio, come fosse in presenza della scuola intera, abbandonò la Pansy che solo lei conosceva.
Petto in fuori, pancia in dentro, si disse.
Espressione superba, sorrisino bastardo pronto a mostrarsi non appena ve ne fosse stata l'occasione. Braccia lungo i fianchi, in una posizione austera. Mento appena alzato.
Quella maschera aveva sempre funzionato. Un tempo non era neanche una maschera, in realtà.
Un tempo. Prima che tutte le sue certezze crollassero miseramente. Come quella di non avere un cuore."

Una Draco/Pansy a capitoli intrisa di frustrazione, malinconia, competizione... ma anche quel pizzico di rivincita, per permetterci di ricordare che niente è impossibile. Neanche contro quelli come Draco Malfoy.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Pansy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Farlo arrabbiare equivaleva al finimondo. O meglio... accettare una vendetta, da parte del ragazzo, lenta e dolorosa. Ma, forse, ferendo a sua volta avrebbe evitato di sentire il dolore delle sue cicatrici, troppo presa dal suo compito.
Raggiunse la Sala Grande, dove sedette al tavolo di Serpeverde con gli altri mattinieri."







Non aveva fame, ma si obbligò a bere del succo di frutta.
Fu questione di poco, dieci minuti forse.
Il brusio in Sala Grande aumentò, come il numero di persone sedute al suo tavolo ed a quelli delle altre case.
E poi... dei passi distinti. Più lenti, autoritari degli altri. Un rumore lieve, eppure sembrò torturarle i timpani.
Pelle marmorea, capelli biondi, chiarissimi, camminata sicura ed intrisa di superiorità ostentata, sguardo indifferente ed annoiato, forse dalla “banalità” (gente che lui non considerava del suo rango) che lo circondava. E poi quegli occhi.
Grigio scuro, in certi momenti. Argento fuso, in altri.
Dipendeva dal suo stato d'animo. Ma nessuno mai avrebbe interpretato quel ragazzo. Nessuno.
Neanche lei.
Lei. La sua bambolina. L’unica da cui era tornato.
Andava con tutte, usandole una volta e trattandole come pezzi di stoffa, e quando si stancava delle solite sciacquette, tornava da lei.
Pansy era tutto, tranne che una sciacquetta. Difficile, orgogliosa, sfuggente… ma non con lui.
Lo riaccoglieva sempre, odiandosi per questo, mentre il suo cervello urlava “La tua dignità! L’hai persa, Pansy! Pansy, no!” ed il suo corpo non rispondeva ai suoi comandi.
Seria, senza una parola, accettava quelle carezze che, sapeva, per lui non significavano nulla. Ma quella storia doveva finire.
Lo degnò del minimo sguardo, al contrario di tutte le altre, e lui andò a sedersi accanto a Blaise e Theodore, a qualche metro di distanza.
Finì il suo succo di frutta, sforzandosi di non guardarlo.
Poi sentì Blaise dirgli « Da chi ti sei fatto fare i compiti di Trasfigurazione? A me ci ha pensato Millicent »
Si girò a guardarli, con espressione diabolica, ma senza sorridere.
E il gioco inizia...
Blaise sogghignava, non troppo interessato, mentre con gli occhi azzurri percorreva le bevande in cerca di una che facesse per lui.
Draco rimase impassibile. Si era svegliato male, probabilmente.
« Daphne ha fatto la caritatevole, ieri. Si è offerta lei stessa »
La mano di Pansy, appoggiata sulla sua stessa gamba, si strinse sulla gonna della divisa, creando profonde increspature sul tessuto scuro, nel sentire la sua voce. Più bella (ed arrogante) di sempre.
Automaticamente, abbassò lo sguardo sulla sua gamba e si stirò la gonna, in maniera composta, assumendo una posizione più eretta con la schiena.
Via, Pansy. Ora tocca a te.
« Addirittura farti fare i compiti dalla Greengrass, Malfoy? Sei incapace a tal punto? » chiese, con una voce angelica, cristallina… quasi dolce.
Il visino perfetto atteggiato in un’espressione innocente, le lunghe ciglia, corvine come i capelli, che sfioravano gli zigomi quando le palpebre si abbassavano, le labbra piene ma non troppo appena dischiuse.
In quel tratto di tavolo era caduto il silenzio, mentre alle estremità vi erano ancora voci che si scambiavano notizie ed idee, ignare di quel che stava accadendo.
Quella quindicina di studenti che aveva sentito era immobile, in silenzio. Gli occhi che passavano da lei a lui.
Ma di questo, alla ragazza non importava. Anzi, andava tutto a suo favore: più grossa era l’umiliazione, più grande sarebbe stata la sua rabbia.
Draco aveva alzato lo sguardo su di lei con una lentezza raggelante. Ed ora la guardava… impossibile dire come.
Gli occhi sembravano essere di un grigio scuro, cupissimo, al confine dell’iride, ma diventava più chiaro man mano che si avvicinava alla pupilla. Delle screziature argentate sembravano muoversi, tanto erano evidenti.
Occhi belli, quanto terrificanti.
Eppure Pansy rimase lì, fiera, senza abbassare lo sguardo un solo secondo.
Blaise e Theodore la guardarono tra il freddo ed il sorpreso, mentre gli altri spettatori passavano dall’ammirato quando i loro occhi erano posati su di lei ed il terrorizzato quando erano su lui.
Draco aveva sempre la risposta pronta. Pansy era sicura che quel silenzio non fosse dovuto all’assenza di una frase abbastanza velenosa nella testa del biondino, ma dal fatto che lui sapeva perfettamente quanto un suo sguardo potesse far male.
Voleva fulminarla. Farle capire che quell’errore le avrebbe rovinato l’esistenza.
Ma Pansy era perfida, quanto lui. Si sarebbe solo dovuta esercitare per mettere in atto la sua cattiveria anche con l’unico che sapeva farla soffrire. E quello era il primo passo, verso la vittoria.
Il suo potentissimo scudo era in azione, in quel momento. Non riusciva ad evitarle il desiderio di crollare in lacrime e mandarlo a quel paese, comunicandogli tutto quel che sentiva. Ma riusciva ad impedirle di farlo.
« Troppo ignorante anche per formulare una frase in risposta? » chiese, alzandosi. L’espressione di teatrale innocenza sembrava non voler abbandonare il suo viso.
Gli occhi di lui la seguirono, taglienti come nient’altro, mentre, probabilmente, cercava anche di capire perché lei stesse facendo quello.
‘Dio, com’era bello sapere di non essere un libro aperto agli occhi di Draco Malfoy, per una volta. Solitamente non riusciva a nascondergli la minima emozione.
Non gli diede il tempo di pensarci ulteriormente, prima di spostare lo sguardo su un ragazzo che le bloccava l’uscita verso il corridoio tra il tavolo ed il muro. Gli occhi neri divennero freddi come lame di ghiaccio. Alzò le sopracciglia e quello si spostò all’istante.
Lei passò e tornò a guardare Draco, ora più lontana. Più gente avrebbe sentito le sue seguenti parole.
« Tranquillo, Natale è vicino. Ti compro un vocabolario » riecco l’espressione fintamente angelica. Detto questo, un piccolo sorrisetto si dipinse sulle labbra rosee.
Si girò e prese a camminare lungo il tavolo, raggiungendo la porta. Mantenne il passo fiero e l’espressione indisturbata, sino a che non ebbe superato l’uscita dalla Sala Grande. Lì svoltò l’angolo e si fermò, respirando a fatica.
Era stato difficile. Ma di una cosa era certa: aveva funzionato.
Giocare su quel che per Draco Malfoy era importante (l’orgoglio, l’immagine, l’onore e la possessività) l’aveva fatta sfogare.
Il gioco era appena iniziato, lo sapeva: lui avrebbe risposto alla sua provocazione.
Ma se fosse riuscita a tirare fuori anche con lui la crudeltà del suo intimo, che non si faceva scrupoli a mostrare con gli altri, le armi dei due giocatori sarebbero state pari… o quasi.
Sì: avrebbe sofferto comunque, ogni volta che lo avrebbe visto camminare con un’altra o semplicemente… ogni volta che lo avrebbe visto.
Tuttavia stavolta non avrebbe solo patito, ma anche risposto.
E, soprattutto, non gli avrebbe permesso di tornare da lei. Avrebbe messo in chiaro che non era un giocattolo. Il suo giocattolo. E questo lo avrebbe mandato su tutte le furie. Allora sì che il gioco sarebbe diventato degno di partecipazione. Nonostante il fatto di non poterlo avere più, per quanto quei momenti durassero poco e fossero costruiti su illusioni colossali, la uccideva.
Se quel gioco fosse stato contro chiunque altro, Pansy avrebbe detto “Allora sì che il gioco si fa eccitante”.
Ma Draco… con lui sarebbe stata un vera e propria guerra. Niente di cui ridere.
Lui, al contrario del resto del mondo, sembrava contare qualcosa per la fredda Parkinson.
   
 
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