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Autore: JulyChan    23/06/2005    5 recensioni
Presi posto lontano dagli altri, vicino ad una finestra che rifletteva le luci dell’interno. Fuori era una bella notte, scura e senza nuvole, con il cielo trapuntato di stelle lucenti. Rimasi incantato: quello spettacolo non si scorgeva dai sotterranei. Ero talmente distratto che mi accorsi che c’era qualcuno di troppo solo quando vidi il suo riflesso nel vetro della finestra.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Da VI libro alternativo, Contesto generale/vago
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Capitolo 2: Soulless souls

you will be
the death of me
yeah, you will be
the death of me

Ripresi controllo di me stesso troppo tardi per accorgermi di ciò che avevo fatto, e troppo presto per sapere cosa sarebbe successo; troppo tardi per aggiustare le cose, e troppo presto per dire di essere ancora vivo.

I think I'm drowning
asphyxiating
I wanna break the spell
that you've created

Mi assuefeci subito a quella nuova tentazione di libertà e, allo stesso tempo, di soffocamento. Volevo che quegli attimi non finissero mai, ma volevo anche spezzare l’incanto e fuggire da quella falsa realizzazione dei miei desideri.
Nessuno, per paura, si era mai sognato di svegliarmi, di darmi una scrollata e di dirmi “Hai visto il mondo cos’è diventato? Hai visto cosa stai facendo? Affacciati e affronta la realtà”. Perché nessuno si è mai sognato o sentito in dovere di darmi una mano o di farmi accorgere dei miei sbagli.
Ecco in cosa si era tramutato: un sbaglio. Un grande, riprovevole sbaglio che nessuno aveva pensato di smorzare.
E la causa di tutto questo cos’è stato? Tuttora, nessuno lo sa. Perché non è ancora nato l’uomo capace di addossarsi tutte le colpe.

you're something beautiful
a contradiction
I wanna play the game
I want the friction

Continuai a far scivolare il mio braccio lungo il suo braccio, insinuandomi furtivamente con una mano, seguita immediatamente dall’altra, intorno ai suoi fianchi flessuosi.
Di nuovo il suo corpo rabbrividì al mio contatto, per poi sciogliersi tra le mie braccia. Alzai lo sguardo verso il suo, e non mi stupì di vedere nei suoi occhi dolcemente spaventati un desiderio irrefrenabile. Modestamente, so come trattare le donne. Sorrisi, guardandola dall’alto, e continuando a carezzarla delicatamente. Le sue candide labbra lascive si aprirono in un timido sorriso, il suo volto in penombra era rischiarato solo dai raggi lunari, unici testimoni di un fuoco segreto.
Nonostante l’ambiguità di ciò che stava succedendo – dei Serpeverde tra i Grifondoro, ma, soprattutto, un Malfoy con una Mezzosangue – nessuno cercava di fermarci, nessuno sembrava essere capace di farlo. E ancora oggi mi chiedo: se avessi potuto, se avessi saputo a cosa avrebbe portato, avrei rinunciato a lei di mia spontanea volontà? E se qualcuno avesse provato a separarci, se proprio in quel maledetto momento Potter o Weasley o qualche altro stupido ficcanaso mi avesse Schiantato, io avrei rinunciato a lei perché mi era stato imposto?
Altre domande senza risposta si andranno a posare nel pozzo senza fondo dei miei dubbi.

Risalii veloce con le punte delle mie dita i suoi fianchi perfetti, sfiorandole le spalle tornite, il viso sorridente, la sua bocca impallidita dalla luna.
La sua bocca - le sue labbra dischiuse finemente - fu l’ultima cosa che vidi prima di chiudergliela. E la cosa inverosimile fu che lei ricambiò. Ed io accettai quella risposta, anche se nella mia semi-stabilità sapevo che fosse un’incoerenza considerarla incorrotta e volontaria. Eppure non sapevo che con quell’approvazione stavo inconsapevolmente dando il via ad un gioco sporco, ad una farsa che sarebbe arrivata a contaminare la più piccola fibra del mio corpo.
Ma ormai, neanche se il mondo fosse finito o la terra stesse crollando, non ci saremo accorti di niente, perché ognuno avrebbe preso l’altro quando sarebbe caduto.

I wanted freedom
but I'm restricted
I tried to give you up
but I'm addicted

Non so in che modo, non so a causa di chi o cosa. So solo che feci contemporaneamente il più grande sbaglio e la migliore cosa della mia vita. Un errore che non riuscirò mai e poi mai a perdonarmi. Perché, forse, se ti avessi amata veramente, avrei saputo rinunciare a te, avrei saputo rinunciare alla mia apparente salvezza, la mia rovina sicura.
E invece no, non ci fu motivo di scelta per me quella notte. Quella notte, con te…

Doveva essere scattato qualcosa dentro ad entrambi, o forse l’Alcol ingerito aveva cominciato seriamente a dare i suoi esiti. Oppure c’era qualcosa più grande e terribile del nostro amore etilista capace di sottometterci, qualcosa di invisibile che si era insinuato attorno alle nostre vite, avviluppandole e legandole con un filo invisibile, senza che nessuno se ne accorgesse, neppure noi stessi.
Dopo quel bacio – il nostro primo bacio - nella mia testa ci fu solo un’interminabile susseguirsi di attimi, immagini confuse, ricordi impossibili da rivedere - che non volevo vedere -, sonorità inesistenti.
Solo il condensarsi di due anime prigioniere, il concretizzarsi di un amore artificiale – forse mai esistito -, la dipendenza da un qualcosa di impalpabile e plasmato unicamente per quella notte.
Perché quella notte, per quegli istanti di piacere, per la mia maschera distrutta, per la tua dignità muliebre levata, il mondo iniziava a cambiare.

Bury it
I won't let you bury it
I won't let you smother it
I won't let you murder it

Mi svegliai nel cuore della notte. No, più tardi.
Mi coprii, rabbrividendo, non per un freddo esterno, più che altro per il peso di quella nottata. Chiusi gli occhi, cercando di ricostruire decentemente le ultime ore trascorse. Una fitta lancinante mi penetrò la testa.

Ah, già, i fiumi di alcol.

Mi passai una mano sul viso, asciugando il sudore freddo che aveva prodotto il dolore improvviso, e mi stupì non poco quando sentii le mie dita incappare in qualcosa di stranamente appiccicoso. Mi portai la mano agli occhi, ma con quella oscurità non vedevo niente. Mi alzai, allora, per accendere una luce.
E fu allora che capii cosa avevo fatto.
Lei era lì, distesa affianco a me, sotto le stesse coperte del letto a baldacchino dove ero disteso anche io. I ricordi di quella notte mi sconvolsero la mente, rincorrendosi fra loro troppo violentemente per i miei gusti.
Guardai l’orologio. Ancora poche ore e l’onta di quella notte sarebbe stata illuminata chiaramente dalle luci dell’alba. Ecco cos’era stato: una riprovevole ignominia, intollerabile per un Malfoy.
Diedi uno sguardo timoroso fuori dalle tende del letto, imprudentemente lasciate aperte, e non fu una sorpresa per me vedere il dormitorio deserto. La sfrenatezza di una sbornia seria può portarti a compiere cose che in condizioni normali non sogneresti neanche. Sicuramente la maggior parte dei Grifondoro – compresi gli infiltrati, se non se l’erano svignata – giacevano inerti sui divani o sul pavimento della Sala Comune o addirittura nel dormitorio di qualcun altro.

Come è successo a me…

Tirai per precauzione le tende e cominciai a rivestirmi, infilandomi i boxer neri – la pressione delle sue dita sui miei fianchi - che avevo trovato sul pavimento, abbastanza lontano dal letto. Non fui capace trattenere una piccola risata di scherno verso me stesso, nonostante la gravità della situazione. Dovevamo aver bevuto davvero tanto per aver avuto la scioltezza di far arrivare i boxer a quella distanza. Sperai solo di non aver fatto troppo rumore…
Feci per infilare anche la camicia della divisa, ma mi bloccai non appena il mio sguardo cadde sulla sua schiena scoperta, il suo viso semi nascosto dalle pieghe del lenzuolo scomposto.
Non poteva essere successo davvero. Eppure… lo ammetto, non volevo che andasse a finire tutto così. Non poteva restare tutto seppellito in due giovani menti, con la speranza di dimenticare presto una simile distrazione, conseguenza di una sbornia e, quindi, falsa. Non volevo che il mattino dopo tutti avrebbero fatto finta di niente, come se non fosse mai successo. Non volevo. Questo perché, sebbene nessuno lo considerò mai possibile, io, quella notte, provai qualcosa che andava oltre al semplice piacere soddisfacente che si poteva ottenere con chiunque. Avevo provato qualcosa di completamente diverso.

Our time is running out
and our time is running out
you can't push it underground
we can't stop it screaming out
how did it come to this

Mi svegliai dai miei pensieri, sentendola gemere nel sonno, mentre si voltava supina. Per una orribile istante avevo creduto che si stesse svegliando, ma, fortunatamente – se così si poteva dire -, non fu così. Continuava a dormire, stringendo possessivamente su di lei la coperta con i colori della sua Casa.

…della tua Casa.

Cosa avrebbero detto i suoi amici se mi avrebbero trovato lì, disteso con lei in quel letto, quasi completamente nudo? Un’idea allo stesso tempo allettante e spiacevole mi si affacciò tra le possibili opportunità. Se mi avrebbero trovato con lei, avrebbero certamente pensato ciò che era successo veramente. Ma a rimetterci sarebbe stata sicuramente lei: si sapeva che Draco Malfoy se le scopava tutte, in un modo o nell’altro. Questo pensiero, fu spazzato via da un altro senz’altro più importante, soprattutto per me stesso: era davvero stata solo una scopata e via? Non sapevo cosa pensare… ma dovevo sbrigarmi a farlo, perché il sole sarebbe sorto di lì a poco e, comunque avrei valutato la cosa, sarebbero stati ugualmente guai.
Mi introdussi sotto le coperte, fissando accuratamente i suoi lineamenti delicati, il naso dal taglio perfetto.
-Non posso permettere che un così bell’errore sia anche l’ultimo- mi ritrovai a sussurrarle, sperando che mi sentisse. –Ma non posso neanche permettere di arrivare di nuovo a questo- continuai a dire, più a me stesso che a lei. Poi mi addormentai, nonostante mi fossi promesso di tornarmene nella Sala dei Serpeverde prima che spuntasse il sole.

A destarmi, poche ore più tardi, fu qualcosa di istintivo che mi voleva avvertire del pericolo e che ebbe l’accortezza di svegliarmi quando si svegliò lei. Giusto in tempo per udire le sue parole irate che, appena sveglia, mi rivolse sussurrando, vedendomi, non potendo gridare per non finire anche lei nei guai. Prima di svegliarmi completamente – e prima di accorgermi definitivamente di non essere tornato nel mio dormitorio -, fui scaraventato dall’altro lato del letto da una sua spallata improvvisata all’ultimo momento.
La vista mi si disappannò e, tra un groviglio inesatto di coperte, mi apparve lei, parzialmente illuminata dal debole sole appena sorto che traspariva attraverso i tendaggi. Aveva un’espressione davvero indicibile: era, al tempo stesso, infuriata e spaventata, disgustata e spaesata. Forse, non si raccapezzava neanche tanto lei di dove o con chi si trovasse e cosa fosse successo. Appena si accorse di avermi svegliato, si tenne stretto il lenzuolo al petto – il mio sguardo scattò scaltramente sul suo corpo, aspettandoselo privo di qualunque ostacolo – e mi sferrò un sonoro ceffone, che mi rivoltò la faccia come un guanto. Prima che potesse darmene un altro, le bloccai la mano a mezz’aria e mi districai dal garbuglio di lenzuola. Lei chiuse di scatto gli occhi e girò la testa per non vedere - Ma tanto io era vestito. Più o meno. -, abbandonando il suo sottile polso prigioniero nella mia mano.
Sorrisi in modo beffardo quando si voltò lentamente e socchiuse gli occhi. Le portai la mano lungo il mio fianco nudo, facendola scivolare fino all’elastico dei boxer, sebbene mi rendessi conto che non era molto prudente schernirla in quel momento.
Lei sbarrò completamente gli occhi e ritrasse inorridita la mano, che lasciai andare senza esitazione. Si rannicchiò il più lontano da me, ben attenta a non far scricchiolare il materasso.
Io sapevo che non c’era nessuno fuori, lei No.
Quando fu arrivata all’estremità dei piedi del letto, si voltò, cercando di apparire calma e distaccata, senza molto successo.
-C-cosa… cosa… ?- balbettò, senza terminare la domanda. Era ovvio cosa volesse intendere, ma mi comportai ugualmente da bastardo.
-Che cosa vuoi dirmi, Granger?- le mormorai piano, sporgendomi verso di lei, in modo da impedirle la fuga. Lei si guardò intorno, ancora più terrorizzata, evitando scrupolosamente di guardarmi. Non ebbe scelta, però, quando mi accostai di più e abbassai i miei occhi all’altezza dei suoi. Tentò di ricambiare lo sguardo i maniera formale, come se tutta quella situazione non la riguardasse, ma sotto un’altra mia occhiata penetrante il suo sguardo cominciò a vacillare.
-Ecco…- si decise finalmente a dire. Notai con sorpresa che, nonostante la circostanza imbarazzante ed equivoca, il suo tono di voce era decisamente più calmo e controllato di tutta lei stessa.
-Si?- la incalzai, avvicinandomi al suo volto. Un brivido, che la costrinse a sussultare, sebbene non volesse mostrarmi esplicitamente il suo timore, le attraversò il corpo. Lo stesso brivido che attraversò il mio. Forse perché tutto quello, alla luce del giorno e in stato consapevole, era abbastanza disagevole anche per me.
-Ecco…- disse, abbassando notevolmente il suo tono di voce, -Cosa ci… cosa è… cioè… - la sua voce era diventata flebile e incerta, non sapendo neanche lei come formularmi la domanda.
-Ti dico solo, Granger, che spero di non aver disturbato quelli della stanza affianco, stanotte-.
Mi bastò sentire il suo respiro caldo e affannato mozzarsi e non riscaldare più il mio viso, per capire che aveva compreso.

you will be
the death of me
yeah, you will be
the death of me

   
 
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