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Autore: kokylinda2    12/12/2009    19 recensioni
E se nella stazione di King’s Cross Harry avesse fatto un’altra scelta? Se le opzioni fossero state: ritornare, andare avanti, o ricominciare? E se lui avesse scelto quest’ultima? Harry torna indetro nel tempo nel suo corpo da ragazzino undicenne, e adesso deve rifare tutto daccapo. Riuscirà a salvare le persone che ama e rimediare ai suoi errori?
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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4- Casa

Ancora una volta, vi ringrazio per le recensioni! Spero che apprezziate il capitolo! Perdonatemi per il ritardo madornale, ma ogni pomeriggio avevo troppo da fare per postare! XD!

jeginnybells: non ti preoccupare, alla fine si metteranno insieme! Infondo questo è sempre lo stesso Harry. Solo che a me ha dato un po’ fastidio il fatto che Harry sia stato così … quasi antisociale nella storia originale, quindi forse frequenterà altre persone prima. Harry amerà Ginny quando lei maturerà e inizierà a vederlo solo come Harry, non come il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto.

Shiho93: Harry ha imparato il Goblinese da uno dei libri che ha comprato a Knocturn Alley, insieme a quelli di politica, Occlumanzia etc. So che può sembrare che Harry non sia più Harry, ma infondo è sempre stato un po’ serpeverde no? Il cappello parlante aveva preso in considerazione di metterlo in quella casa. Ma le sue intenzioni sono sempre nobili, infatti è pronto a fare tutto quello che aveva già fatto da solo e affrontare ciò che aveva affrontato la prima volta per salvare la vita delle persone che ama (Sirius, Remus etc.). Ho pensato di organizzare un po’ i suoi pensieri, ma ci saranno capitoli in cui si vedrà decisamente più Grifondoro. Grazie della recensione, mi ha fatto piacere sapere cosa ne pensi! Se mai avrai qualcos’altro da dire, fa pure!

Manda: grazie per la recensione! Volevo solo rassicurarti sul fatto che anche io amo le coppie della Rowling, quindi naturalmente il rapporto tra Ron e Hermione migliorerà e questa volta Harry li aiuterà un po’. Per quanto riguarda la coppia Harry/Ginny, non ti preoccupare, staranno insieme prima o poi, e non farò soffrire la ragazza, mi piace troppo per farla stare male. Solo che Harry è innamorato della Ginny adulta, matura, la ragazza forte e indipendente che diventerà, non la ragazzina di dieci anni alla quale importa solo del Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto.  Poi non sarò cattiva nei confronti di Silente, solo che non sarà messo al corrente delle informazioni come gli Horcrux. Il piano però è di Harry, non di lui. Anche se … ho un’idea su come coinvolgere il vecchio preside nell’intera faccenda senza però fargli prendere in mano le redini della storia.

Vale Lovegood: ciao! Volevo solo dirti che una parte della battaglia Harry l’ha combattuta. Se vedi a pagina 589 dei Doni della Morte paragrafo 7, Harry si rende conto che dall’inizio della battaglia si era a malapena accorto che la cicatrice gli faceva male. Poi la usa per guardare nella mente di Voldemort, andare alla Stamberga Strillante, procurarsi le memorie di Piton, vederle, andare nella Foresta, e poi dopo essere stato colpito, torna indietro nel tempo. Un’ultima cosa. Chi dice che al secondo anno non ci sarà Dobby? Hihihi!! Lui si che sarà d’aiuto in questa storia!

SATANABAAN: grazie per aver lasciato un commento! Per quanto riguardava le tue perplessità, ci tenevo a spiegare che Harry è sì in grado di materializzarsi, ma non di fare incantesimi più avanzati di quelli del quinto anno. Infatti, gli unici incantesimi che fa durante le vacanza sono per pulire o tenere in ordine la casa dei Dursley. Riesce a fare un po’ di Trasfigurazione umana di base, come cambiare colore degli occhi e dei capelli, ma i tratti solo sempre suoi e la cicatrice non la può nascondere. Legge un po’ di teoria avanzata, ma non è esattamente in grado di passare alla pratica, o almeno, non ancora. ;D!

RAS MALFOY: grazie per avermi fatto sapere cosa ne pensi! So che nei libri si parlava dei folletti, infatti anche io l’ho notato. Il fatto è che nel libro, la lingua dei folletti, la chiamavano Goblinese. Allora, visto che nel libro originale in inglese i folletti venivano chiamati goblin (infondo la parola follettese non avrebbe molto senso …) ho deciso di tenere la parola goblin. Spero non sia un problema per te. Buona lettura! ;D!

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Capitolo 4

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Harry non era nervoso. Per niente, cosa che lo sorprese. Stava rientrando nel mondo magico e per riscriverne la storia. Perché non sentiva neanche un pizzico d’ansia?

Si era svegliato alle otto, con calma. Dopo essersi infilato un jeans scuro ed una maglietta nera, e dopo essersi assicurato che la sua bacchetta fosse al sicuro nella sua fondina, aveva preso il suo baule e la gabbia di Edvige, portadoli di sotto.

I suoi zii erano già a tavola e stavano mangiando con calma la loro colazione. Quando Harry fece il suo ingresso, zia Petunia si limitò a salutarlo con un cenno del capo, zio Vernon alzò a malapena lo sguardo dal suo giornale per poi tornare a leggerlo, e Dudley urlò precipitandosi fuori dalla stanza.

Harry alzò gli occhi al cielo.

“Appena avete finito possiamo andare,” affermò Harry stringendosi nelle spalle.

Due ore dopo, Harry si ritrovò alla stazione di King’s Cross.

“Quale hai detto che era la piattaforma?” indagò zio Vernon guardandosi intorno con aria nervosa, vagamente cosciente del fatto che probabilmente c’erano altri maghi in giro.

Harry scrollò le spalle, “9 ¾ , ma potete andare se volete.”

Vernon scoppiò a ridere, “Non c’è nessuna piattaforma 9 ¾, ci sono la nove e la dieci. A quanto pare la tua la devono ancora costruire.”

Harry sbuffò irritato e cercò di trattenersi dall’alzare gli occhi al cielo per l’ennesima volta quel giorno. “Certo che c’è la piattaforma 9 ¾, dove credi che vadano tutti quelli come me? Si trova tra la numero nove e la dieci, basta attraversare il muro,” replicò semplicemente.

Suo zio era scioccato, sua zia sfoggiava un’espressione indifferente, e Dudley, beh, lui voleva attraversare quel muro.

“Voglio attraversare anche io i muri!” si lamentò come al solito.

Sua zia lo zittì, “No, Diduccio, è meglio di no, credimi. Non vuoi avere niente a che fare con quelli come lui … ” gli stava dicendo Petunia mentre la famiglia si allontanava.

Harry rimase fermo, guardandosi intorno, aspettando l’arrivo della famiglia Weasley. Poteva benissimo avviarsi sul treno, ma voleva cercare di riallacciare i rapporti esattamente come era successo la volta precedente.

Stava iniziando a diventare impaziente, quando …

“ – pieno zeppo di Babbani, figurarsi –“

La voce della signora Weasley giunse alle sue orecchie ed istintivamente sorrise. Harry si voltò verso il gruppo di teste rosse ed iniziò ad avvicinarsi.

“Allora, binario numero?” chiese la donna ai propri figli.

“Nove e tre quarti!” disse la vocina stridula di Ginny, “Mamma, posso andare anch’io …”

“Tu sei troppo piccola, Ginny. Sta’ zitta, adesso. Va bene, Percy, vai avanti tu.”

Il ragazzo alto si avviò verso i binari nove e dieci. Harry osservò la scena con un sorriso stampato sulle labbra. Come gli erano mancati i Weasley in quell’ultimo mese … poi con un fitta al cuore si ricordò che non erano le persone che conosceva nel suo tempo. Guardò i gemelli. George aveva tutte e due le orecchie! E Fred … lui era lì, vivo e vegeto, spensierato e pronto a cominciare il suo terzo anno. Era solo un ragazzino …

Il suo sguardo si posò su Ginny. Quella bambina di dieci anni non l’avrebbe amato per quello che era, o almeno, non ancora. Si ricordava benissimo di come lei fosse stata affascinata dal Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto. Quanto tempo avrebbe impiegato questa volta per vederlo solo come Harry? La guardò con espressione corrucciata; prima o poi avrebbe riavuto la sua Ginny, la ragazza forte, determinata e coraggiosa che conosceva. Doveva solo aspettare un po’ …

“Fred, ora tocca a te,” affermò la signora Weasley.

“Ma io non sono Fred, sono George,” replicò il ragazzo, “Parola mia, donna! E dici di essere nostra madre? Non lo vedi che sono George?”

“Scusami, George caro.”

“Te l’ho fatta! Io sono Fred!” esclamò il gemello prima di correre verso la barriera e scomparire. Il fratello lo seguì subito dopo.

“Mi scusi,” iniziò Harry facendosi avanti.

La donna l’osservò con un sorriso, “Salve ragazzo. È la prima volta che vai a Hogwarts? Anche Ron è nuovo.”

Indicò figlio e le orecchie di Ron divennero rosse per l’imbarazzo.

“Si, e mi chiedevo se … mi potesse indicare da che parte andare,” disse il Bambino-Che-È-Sopravvissuto con occhi da cucciolo smarrito.

La signora Weasley sembrò addolcirsi ancora di più, “Ma certo caro. Devi soltanto camminare dritto in direzione della barriera tra i binari nove e dieci. Non ti fermare e non aver paura di andarci a sbattere contro: questo è molto importante. Se sei nervoso, meglio andare di corsa. E adesso vai, prima di Ron.”

Harry annuì, “Grazie,” le disse cortese.

Poi Harry si avviò verso la parete con una falsa espressione impaurita ed iniziò a correre, serrando gli occhi di proposito.

Quando li riaprì, il familiare treno scarlatto per Hogwarts era davanti a lui. La piattaforma era, naturalmente, estremamente affollata.

Quando passò accanto al ragazzino rotondo che riconobbe come Neville Paciock, lo sentì dire, “Nonna, ho perso di nuovo il mio rospo.”

“Oh, Neville,” sospirò la donna.

Il ragazzo che riconobbe subito come Lee Jordan, con i suoi capelli ricci ricci, era circondato da una piccola folla.

“Dai, Lee, un’occhiata soltanto!”

Lee sollevò il coperchio di una scatola che teneva tra le braccia e quando qualcosa, da dentro, allungò una zampa lunga e pelosa, quelli che gli stavano intorno cominciarono a gridare e a strepitare.

Harry si fece largo tra la folla, finché non trovò uno scompartimento vuoto, casualmente quello che aveva utilizzato la prima volta, e cercò di sistemare il suo baule. Il problema stava nel fatto che non era forte come lo era a diciassette anni. Umm … doveva fare un po’ di palestra …

“Serve una mano?” chiese uno dei due gemelli.

“Si, grazie,” rispose Harry con un leggero sorriso sulle labbra, uno scherzo perfetto che prendeva forma nella sua testa …

“Ehi! Fred! Vieni c’è bisogno di aiuto!” urlò. Ora Harry sapeva per certo che quello era Fred e che aveva appena chiamato George. Tipico da parte loro invertire i ruoli.

Con l’aiuto dei gemelli, Harry riuscì ad issare il pesante baule.

“Grazie,” disse Harry.

I due gemelli stavano ansimando per lo sforzo, “Ma che ci hai messo dentro? Un intero alloggiò?!” scherzò George.

“Qualcosa del genere,” mormorò Harry, ma l’attenzione dei gemelli era stata catturata dalla sua cicatrice.

“Perbacco,” esclamò Fred. “Non sarai mica per caso …?”

“È proprio lui” disse George. “Non è vero?” aggiunse.

“Che cosa?” ribatté Harry, pur sapendo a cosa si riferissero.

Harry Potter,” dissero all’unisono.

“Ah, lui. No, non sono io, cioè lui,” disse Harry allegro.

“Chi sei allora?” chiesero i gemelli aggrottando le sopracciglia.

“Draco Malfoy,” affermò Harry sprezzante, cercando di non ridere,“Voi SIETE purosangue, vero?” li accusò con tono altezzoso.

I due gemelli, ammutoliti, annuirono.

“Sei Draco Malfoy?!” chiese Fred scioccato.

“Hai qualche problema?” disse Harry minaccioso, incrociando le braccia.

I due scossero la testa e lo guardarono dubbiosi, “E quella allora?” chiese Fred indicando la cicatrice.

“Ah, me l’ha fatta mia madre dopo che il fottutissimo Signore Oscuro è crepato, quando ero piccolo. La trovava fashion. Voleva che assomigliassi a quel figo di Potter,” disse Harry con voce strascicata ed annoiata, proprio come Malfoy.

Fred e George erano ancora più scioccati, “Ma … i tuoi genitori non erano biondi?” domandò George con un’espressione sorpresa.

“E il tuo punto è …?” Harry alzò un sopracciglio.

“Beh, come possono due biondi avere un figlio moro?” domandò Fred.

“E no! Mia madre non se la stava facendo pubblicamente con Severus Piton, come osate anche solo insinuarlo!” esclamò Harry indignato e con la voce stridula, una palese nota isterica era presente nella voce.

George alzò le braccia in segno di resa, “Calmati, non volevamo offenderti.”

“Beh, lo avete fatto. Infatti invierò un gufo a mio padre per dirglielo,” affermò Harry mettendo su un broncio.

“Ma non è ancora sulla piattaforma?” chiese Fred perplesso.

“Si, ma parlare ai propri parenti fa tanto mezzosangue,” Harry alzò il mento all’insù e li guardò con aria di sufficienza.

“Fred? George? Siete lì?” giunse una voce attraverso la porta ancora aperta.

“Veniamo mamma,” dissero all’unisono. Con un’ultima occhiata scioccata a Harry, i gemelli uscirono dallo scompartimento e scesero sul binario.

Harry era soddisfatto del suo scherzo. Adesso doveva solo aspettare per vederne il risultato.

Poco dopo sentì delle voci arrivare dalla piattaforma …

“Ehi, mamma, vediamo se indovini chi abbiamo appena incontrato sul treno,” Harry sentì uno dei due gemelli dire alla madre.

“Sai quel ragazzo coi capelli neri che era vicino a noi alla stazione? Lo sai chi è?” continuò l’altro gemello.

“Chi è?” domandò la voce della signora Weasley.

“Draco Malfoy!”

“Ma i Malfoy non erano tutti biondi?”

“A quanto pare è il figlio illegittimo di Severus Piton!”

“Nooooooo!” disse la madre scioccata, avvicinandosi ai figli avida di pettegolezzi. Questo è persino meglio di quel pettegolezzo secondo la quale Albus Silente era follemente innamorato di Gellert Grindelwald! Pensava la donna.

“Altroché! L’ha praticamente ammesso!” continuarono i gemelli.

Harry ridacchiò. Il treno si mise in moto poco dopo.

Harry aspettò paziente, la calma fatta a persona. Stava diventando davvero bravo in Occlumanzia. Faceva esercizi ogni sera prima di andare a dormire.

“Posso sedermi qui?” chiese una voce familiare, “Il resto del treno è pieno.”

Harry alzò gli occhi su Ron Weasley. Fu quasi uno shock constatare che non era alto come se lo ricordava, ma poi, aveva undici anni. Aveva i famosi capelli rossi dei Wealsey ed era ricoperto di lentiggini.

“Certo,” replicò Harry allegro.

Ron si sedette e lo guardò curioso, “Sei davvero Draco Malfoy?”

Harry alzò un sopracciglio, “Certo che no.”

Ron sembrava preso in contropiede, “Ma i gemelli vanno in giro dicendo che tu sei Draco Malfoy e che sei il frutto della passione infuocata e segreta tra Narissa Malfoy e Severus Piton.”

Harry scrollò le spalle e poi gli porse la mano, “Harry Potter,” si presentò.

Ron spalancò gli occhi, “Lo sei davvero?” poi il suo sguardo posò sulla sua cicatrice e ricevette la risposta.

“R-Ron Weasley,” balbettò il ragazzo guardandolo ammirato.

In quel momento i gemelli fecero capolino nello scompartimento, “Hey Ron – perché sei seduto con Draco Malfoy?” domandarono perplessi.

Ron alzò un sopracciglio, “Chi, lui? È Harry Potter.”

Le bocche dei gemelli si spalancarono e il loro sguardo corse a Harry, “Ma non avevi detto di essere Draco Malfoy?”

Harry scrollò le spalle, “Harry Potter, Draco Malfoy … a volte mi confondo.”

I due gemelli ghignarono, capendo di essere stati presi in giro, “Hai della stoffa ragazzo,” affermò Fred.

“Significa che Malfoy non è davvero l’erede illegittimo di Severus Piton?”domandò George deluso.

“Potrebbe esserlo,” replicò Harry, “Continuate pure a spargere la voce.”

Entrambi ghignarono e lasciarono lo scompartimento.

Ron si voltò verso il ragazzo. Indicò la sua cicatrice, “Allora è lì che Tu-Sai-Chi –?”

“No, io non so chi,” lo interruppe Harry. Non gli era mai andato a genio quel soprannome.

Ron deglutì, “Insomma, Tu-Sai-Chi!” il ragazzo gesticolò come se fosse ovvio.

Harry lo guardò interrogativo, “Sua madre l’ha chiamato così? Poverino, lo compatisco.”

Ron sorrise.

Harry sospirò esasperato, “Perché non vuoi dire il suo nome? È Voldemort, in caso non lo sapessi,” Ron era trasalito e lo guardava terrorizzato. “La paura di un nome non fa che incrementare la paura della cosa stessa,” pronunciò Harry, ricordandosi il saggio detto di Silente.

Ron fece una smorfia, “E va bene, devi essere davvero coraggioso,” constatò, poi trasse un profondo respiro, “È lì che V-Voldemort ti ha colpito?” chiese velocemente.

Harry annuì compiaciuto. Si ricordò di come Ron si fosse sempre sentito inferiore a lui durante i primi anni. Doveva fargli guadagnare più fiducia in sé stesso.

“E … ti ricordi qualcosa?” indagò Ron guardandolo pieno di aspettative.

Harry alzò un sopracciglio, “Ti rendi conto che avevo solo quindici mesi all’epoca?”Le orecchie di Ron divennero rosa, “Comunque, solo un mucchio di luce verde,” aggiunse poi.

“Wow,” soffiò Ron fissando Harry.

“Tutti quelli nella tua famiglia sono maghi?” chiese Harry, incoraggiando il ragazzo a parlare.

“Er, si credo,” disse Ron. “Penso che mia madre abbia un cugino di secondo grado che fa il contabile, ma non parliamo mai di lui.”

“Perché no?” chiese Harry con un brutto sentimento.

“In che senso?” domandò Ron confuso.

“Il cugino che fa il contabile, è un mago?”

“No,” replicò Ron.

“È per questo che non gli parlate?” indagò Harry mordendosi un labbro.

“Er …” Ron non sapeva come rispondere.

Harry sentì una morsa serrargli lo stomaco a quella rivelazione. Possibile che i Weasley, che affermavano di avere simpatie nei confronti dei babbani, avessero deciso di non rivolgere la parola a un componente della loro famiglia solo perché era un Maganò?

Harry tacque per un secondo, riflettendo.

Ron lo ridestò dai suoi pensieri, “Ho sentito dire che sei andato a vivere con babbani,” affermò Ron, “Come sono?”

“Orribili. Beh, non tutti, solo i miei parenti.”

Poi la conversazione andò avanti come la volta precedente. Ron raccontò a Harry della sua famiglia, di Bill, di Charlie, e poi arrivarono a …

“ – la vecchia bacchetta di Charlie, e il vecchio ratto di Percy.”

Ron tirò fuori dalla sua tasca un ratto grigio e grasso, addormentato.

“Si chiama Crosta ed è inutile, non si sveglia quasi mai. Percy ha ricevuto un gufo da mio padre dopo essere stato eletto prefetto, ma non potevamo permet – insomma, io ho ricevuto Crosta.”

Harry sapeva che Ron non voleva ammettere che in realtà i Weasley non potevano permettersi  certi lussi, come un nuovo animale. Cercò di rallegrarlo, come la prima volta, raccontandogli della sua vita dai Dursley. Funzionò.

Harry però continuava a pensare a Codaliscia, addormentato ed ignaro dei suoi piani, Non ancora, pensò il giovane, presto, molto presto …

Continuarono a parlare per un po’, finché non passò la donna con il carrello dei dolci.

Harry comprò mezzo carrello in pratica, e poi lo offrì a Ron. Il ragazzo sembrava riluttante ad accettare, ma poi alla fine cedette ed entrambi presero a magiare contenti. Harry notò subito la Cioccorana con la figurina di Silente e se la infilò in tasca. Sarebbe tornata utile più tardi.

Poco dopo, Neville arrivò nel loro compartimento, chiedendo notizie del suo rospo.

“Scusate, avete mica visto un rospo?” chiese con voce incrinata. “L’ho perso e continua a scappare!”

Harry scosse la testa, “No, ma posso aiutarti a trovarlo,” fece scorrere la sua bacchetta dalla fondina alla sua mano, “Accio Oscar,” pronunciò Harry, prima di rendersi conto del grandissimo errore che aveva commesso.

Primo, l’incantesimo d’Appello era del livello del quarto anno. Secondo, Neville non gli aveva detto il nome del suo rospo.

L’animale arrivò dritto nelle sue mani e lui lo porse a Neville, che lo fissava stupefatto.

“Come facevi a sapere il suo nome?” chiese. Naturalmente, non sapeva che l’Incantesimo d’Appello era più avanzato del livello di primo anno.

Harry non sapeva davvero che dire, “Me lo ha detto la mia cicatrice,” si affrettò a spiegare, rendendosi conto di come suonasse stupido.

Neville lo guardò con le sopracciglia alzate, “Quale cicatrice?”

Harry sospirò ed alzò la frangia quel tanto che bastava per mostrare la leggendaria saetta. Gli occhi di Neville per poco non schizzarono fuori dalle orbite.

“Lo sei davvero … ?” perse la voce guardandolo in soggezione.

“Già, faccio questo effetto,” disse Harry con aria spavalda. Ron ridacchiò.

Poi Harry sorrise, “Vuoi qualcosa?” chiese indicando i dolci che aveva comprato, “Io e Ron ne abbiamo tantissimi.”

Neville sorrise, ma scosse la testa, “No grazie, devo andare,” disse timidamente. Poi lasciò lo scompartimento.

Harry sospirò. Doveva lavorare sull’autostima di Neville. Sapeva che da qualche parte dentro di lui si celava un vero Grifondoro.

Ron lo fissava stranito, “Cos’è questa storia della cicatrice?”

Harry si strinse nelle spalle, “Ogni tanto so cose che non dovrei sapere. La mia cicatrice è ‘maledetta’ per così dire. Ogni tanto mi da informazioni utili,” mentì.

Ron alzò un sopracciglio, “Ad esempio?”

“Sono stato cresciuto da dei babbani eppure ho sparso una voce su Draco Malfoy, Narcissa Malfoy e Severus Piton. Secondo te come facevo a sapere chi erano?”

Ron ci cascò subito,“Forte!” esclamò il rosso.

Prima che potesse aggiungere altro, Hermione Granger aprì la porta del loro scompartimento, “Qualcuno ha visto un rospo? Neville ha perso il suo,” disse con tono autoritario.

“E lo ha ritrovato. O meglio, Harry glielo ha ritrovato,” disse Ron.

Hermione era sorpresa, “Io sono Hermione Granger, e voi sareste?” chiese.

“Ron Weasley,” mormorò Ron.

“Harry Potter,” si presentò Harry.

“Lo sei davvero?” chiese Hermione.

Harry alzò gli occhi al cielo, “Perché la gente continua a credere che io non conosca il mio nome?”

Sia Ron che Hermione ridacchiarono.

“Vuoi unirti a noi?” la invitò Harry. Questa volta non voleva che lei arrivasse a piangere in un bagno. Voleva riallacciare i rapporti il prima possibile.

Lei sorrise radiosa e si sedette nel loro scompartimento. I tre cominciarono a parlare del più e del meno. Questa volta, Ron non la trovò un’insopportabile so-tutto-io, o almeno, non la insultò per quello. Comunque i due non andavano particolarmente d’accordo, ma a entrambi piaceva Harry.

Poi la loro conversazione si spostò su discorsi più delicati

“Hai sentito di ciò che è successo alla Gringott?” chiese Ron, “Era sulla Gazzetta del Profeta. Qualcuno ha cercato di derubare una camera blindata di massima sicurezza.”

“Davvero?” domandò Hermione preoccupata.

Ron annuì cupo. Harry continuò a mostrarsi indifferente.

“Ogni volta che succede qualcosa del genere tutti si spaventano, in caso Voi-Sapete –“ Harry lo guardò malissimo, “Em, cioè, volevo dire, in caso V-Voldemort ci sia dietro,” il ragazzo deglutì rumorosamente.

Hermione annuì compiaciuta, “Sai, tutti gli altri maghi mi guardano in modo strano quando dico il nome ‘Voldemort’. È bello vedere che c’è qualcuno con un po’ di fegato.”

Questo sembrò rallegrare Ron.

“Davvero Ron. Perché hai paura di dire il suo nome? Non è che ti darà la caccia solo perché lo usi! E poi non è mica un tabù,” affermò Harry. Non ancora aggiunse mentalmente.

Proprio in quel momento la porta dello scompartimento si aprì. Draco Malfoy si fece avanti, sorprendentemente senza Tiger e Goyle alle calcagna.

“Neville Paciock!” esclamò trionfante.

Hermione e Ron lo guardarono perplessi. Harry rise e si alzò in piedi per ritrovarsi di fronte al ragazzo.

“E no. Non ci siamo ancora. Non hai indovinato il mio nome,” disse il moro.

Il bionde sembrava preso in contropiede, “Allora chi diamine sei?! Ho speso ore cercando di scoprire la tua identità!” sbottò frustrato.

“Oh, penso tu lo possa indovinare facilmente,” Harry si scompigliò i capelli come faceva suo padre, scoprendo la sua fronte per un attimo.

Gli occhi di Malfoy divennero enormi.

“Sono Harry Potter,” si presentò porgendogli la mano.

“Lo sei davvero?” chiese il biondo stringendogli la mano.

Hermione e Ron scoppiarono a ridere. Harry alzò gli occhi al cielo. Draco inarcò un sopracciglio irritato.

“Scusaci, è che ogni volta che qualcuno incontra Harry gli fanno la stessa domanda,” disse Hermione cercando di trattenere una risata.

La testa di Draco scattò nella direzione degli altri due residenti dello scompartimento, “E voi sareste? Aspetta, non dirlo,” disse guardando Ron dall’alto in basso, “Capelli rossi, abiti di seconda mano; devi essere un Weasley,” affermò sprezzante. Poi il suo sguardo si posò su Hermione, “E tu sei?”

“Hermione Granger,” lei gli porse la mano, alzandosi in piedi.

“Mezzosangue,” sibilò Draco arricciando il naso in disgusto, senza stringerle la mano..

“Ritira quello che hai detto!” Ron balzò in piedi sfoderando la bacchetta.

Harry si mise tra i due ragazzi, alzando le mani per separarli, “Calmiamoci tutti,” ragionò pacato, ma i due ragazzi si lanciavano sguardi degni dell’Avada Kedavra.

“Scoprirai presto che ci sono famiglie di maghi migliori di altre, Potter. Non vorrei che tu stringessi amicizie con quelle sbagliate,” disse Malfoy freddo, “Io posso aiutarti in quello.”

Harry iniziò a scuotere la testa. Perché stava andando tutto a monte? Se avesse scelto Ron, Malfoy sarebbe stato suo nemico come la volta precedente, e se avesse scelto Malfoy allora … avrebbe perso Ron e Hermione per sempre. No, non poteva scegliere. Doveva trovare un compromesso. Questo Draco era ancora ragazzino e in toccato dalla guerra. Non era un Mangiamorte e i suoi pregiudizi erano totalmente infondati e superficiali. Sarebbe dovuto essere facile farli crollare. O almeno lo sperava.

“Allora,” si voltò verso Ron, che aveva ancora la bacchetta sguainata, “Mettila via e siediti per favore,” il rosso, riluttante, fece come gli era stato detto ed Hermione lo imitò. Poi Harry si rivolse a Draco, “Senti, cos’hai contro Ron e Hermione? Che ti hanno fatto?”

“Beh, ecco, mio padre –“

“Ti ho già detto che non me ne frega di ciò che ne pensa tuo padre,” lo interruppe Harry quasi arrabbiato, “Che cosa hanno fatto a te?”

Il giovane Malfoy non rispose. Non sapeva cosa dire. Si limitava a fissare Harry boccheggiando in cerca di una risposta sensata.

Il moro sospirò,“Senti, ricominciamo daccapo. Io sono Harry Potter, lui è Ron Weasley, e lei è Hermione Granger. Tu sei …?”

Draco sembrò esitare, prima di sorridere. Harry era scioccato. Era un sorriso genuino, normale, senza malizia o cattiveria.

“Io sono Draco Malfoy,” si presentò il biondo.

Harry annuì, “Bene Draco. Vuoi unirti a noi? Abbiamo molti dolci e dubito che riusciremo a finirli da soli,” con la coda nell’occhio vide Ron e Hermione fare smorfie di disapprovazione.

Draco lo osservò attentamente, come valutandolo, “Perché fai questo?” chiese in un sussurro.

“Perché voglio vedere chi sei tu veramente, senza l’influenza di tuo padre,” replicò Harry tranquillo, la sua voce era perfettamente udibile nel silenzio teso che era calato nello scompartimento.

“Hai qualcosa contro mio padre?” sussurrò Malfoy, freddo e sulla difensiva, dopo diversi attimi di silenzio.

“No, ma voglio cercare di essere amico tuo, non di tuo padre. Senno lo avrei chiesto a lui.”

Questo sembrò convincere il Malfoy, che poi si sedette accanto a Hermione. Soddisfatto, Harry prese posto accanto a Ron.

Harry notò che Malfoy si stava sforzando di essere gradevole. Probabilmente a convincerlo era stato il fatto che Harry era la prima persona in tutta la sua vita che voleva essere suo amico solo per quello che era, non per suo padre.

“Avete sentito quella assolutamente ridicola voce secondo la quale io sarei il figlio illegittimo di Severus Piton?” domandò il biondo indignato, “Giuro che se scopro chi è stato a spargere quella voce, gliela faccio pagare cara. Parola di Malfoy. Che cosa dirà mio padre!” Il Malfoy rabbrividì al pensiero.

“Non preoccuparti Draco,” affermò Harry cercando di non ridergli in faccia, “Se ne scorderanno presto,” scrollò le spalle. Ron ridacchiò guardando Harry di sottecchi. Hermione li guardò perplessa. Probabilmente non aveva saputo a chi era riferita la voce e perché era così scandalosa.

Draco guardò Ron irritato, “Lo trovi divertente Weasley?”

Ron scosse la testa sorridendo, “Certo che no. Però deve essere stato qualcuno degli anni superiori. Nessun primino sarebbe in grado di fare uno scherzo del genere all’intera Hogwarts senza nemmeno averci messo piede,” lo disse con una nota reverenziale ovviamente destinata a Harry, che ghignò.

Draco annuì penoso, cercando di scoprire il colpevole.

Il resto del viaggio fu piuttosto tranquillo. Poi tutti si cambiarono e si prepararono per l’arrivo.

-

Scesi alla stazione di Hogsmeade, Harry notò subito Hagrid (era impossibile non vederlo) “Primo anno! Primo anno!” stava chiamando.

“Tutto bene, Harry?”, lo salutò il mezzo gigante con un sorriso, che Harry ricambiò.

Ron, Hermione e Draco si avvicinarono solo per restare vicino a Harry. Sembravano aver trovato nel giovane viaggiatore temporale un punto di riferimento.

“Ragazzi, questo è Hagrid, il Custode delle Chiavi e dei Luoghi di Hogwarts. Lui sa tutto di questo posto,” lo presentò Harry mentre Hagrid arrossiva lusingato. I ragazzi guardarono il mezzo-gigante leggermente spaventati

“Beh, ehm …” Hagrid si schiarì la gola, ignaro delle occhiate timorose dei primini, “Penso sia meglio andare. Coraggio seguitemi … C’è qualcun altro del primo anno?! E ora attenti a dove mettete i piedi. Quelli del primo anno mi seguano!”

Hagrid li condusse fino al Lago Nero, mentre gli studenti più grandi prendevano le carrozze trainate dai Thestral. Harry li guardò triste, e in quel momento si rese conto che tutto ciò che aveva vissuto non sarebbe mai stato cancellato del tutto, che anche se avesse cambiato il corso degli eventi, niente gli avrebbe restituito la vita spensierata di quando aveva undici anni. La sua mente aveva già visto molte, troppe, persone morire. Nonostante fosse nel corpo di un bambino, non lo era affatto. E si diede dello stupido per aver pensato di essere di nuovo un undicenne. Non aveva undici anni, e non li avrebbe mai riavuti.

Al lago, i primini si divisero in quattro per barca. Harry, Ron, Hermione e Draco ne presero una tutta per loro e Dean, Seamus, Neville e Hannah Abbott ne presero un’altra. Harry intravide Blaise Zabini e Daphne Greengrass condividere una barca con Theodore Nott e Pansy Parkinson, e Tiger e Goyle prenderne una con Millicent Bulstrode e un ragazzo ricordava che si chiamava Morag MacDougal. Justin Finch-Fletchly ed Ernie McMillan ne presero un’altra con Susan Bones e Terry Boot. In un'altra, Harry scorse Lavanda e Lisa Turpin con le due sorelle Patil.

Era come rivivere tutto un’altra volta. E poi si rese conto che stava vivendo tutto un’altra volta.

Poi le barche lasciarono la riva, e gli studenti alzarono lo sguardo sull’imponente castello in soggezione. Le torri di Hogwarts si stagliavano alte nel cielo notturno, dove le stelle e la luna brillavano luminose. Le finestre illuminate brillavano, risaltando contro il nero della notte. Una leggera brezza soffiava piano, rinfrescando la serata.

Harry sorrise e chiuse gli occhi, lasciando che il venticello gli accarezzasse il viso, investito da una sensazione di familiarità che non sentiva da tempo.

Nella sua mente continuava a ripetersi una sola parola.

Casa.

-

 

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