La strada verso casa sembrava ancora più lunga dopo
quella giornata, lui camminava silenzioso guardandosi intorno, mentre lei non
riusciva a smettere di pensare a quello che le aveva detto al parco. «Senti un
po', dopo tutto il monologo che hai fatto oggi, non mi hai ancora detto il tuo
nome!» gli disse portandosi al suo fianco «Del resto neanche io ti ho detto il
mio…»
«Non è che m’interessi molto, ma se lo vuoi sapere
mi chiamo Axel» rispose accendendosi un’altra sigaretta.
«Che nome strano… mi piace, ti sta bene!»
«Su che base dici che mi sta bene?» Lei cii pensò
un attimo
«Ti sta bene perché mi sembra un nome che possa
rispecchiare bene la tua natura»
«La mia natura? AH AH AH! Se vuoi posso dirti come
ho scelto il mio nome, poi vedremo se ti piacerà ancora…» Non capì il perché lo
disse con tanta ironia, ma appena continuò sentì un vuoto pervaderle il corpo.
«La prima persona che ho conosciuto sulla Terra, con cui ho avuto un rapporto
più stretto, si chiamava Axel. Fu il primo che uccisi, senza paura o
pentimento, ma solo con un senso di potere infinito, di voglia di farlo e
rifarlo fino a quando non ne fossi soddisfatto… Ma fino ad oggi ti posso dire
che non ho ancora colmato la mia sete di sangue» Se all’inizio del discorso le
sembrava che avesse preso il nome del suo migliore amico, ora si rendeva conto
che era cattivo, malvagio, pronto ad uccidere. Magari anche lei.
«Mi dispiace» disse con un filo di voce fermandosi.
In un attimo recuperò la distanza che si era formata fra i due e l’afferrò per
il braccio sinistro, facendogli girare di scatto la testa verso la mano che lo
tratteneva all’altezza del gomito. «Mi dispiace, lui era il tuo amico e tu
l’hai dovuto uccidere, non so come ti senti, ma mi fa piacere che hi voluto
confidarti con me e-»
La interruppe con una fragorosa risata «AH AH AH!
Non hai capito niente! AH AH AH! L’ho ucciso perché volevo farlo» esclamò
portando la mano destra sul polso che lo stava bloccando «Ho goduto mentre lo
facevo e lo farei altre mille volte!!!»
Lei ritirò la mano spaventata «Perché fai così? Sei
così… cattivo!» riuscì a dire.
«Sono il diavolo!!! Te lo vuoi mettere in testa?!»
«Ok ok , hai ragione… Ma tu mi… ucciderai?» La
domanda lo sorprese non poco. Era l’unica persona che lo faceva rimanere così,
finora non aveva mai conosciuto individui capaci di spiazzarlo come faceva lei
«Hai paura, bene. Non lo farò, per ora»
«Credi che sapere che per ora non lo farai mi
faccia sentire meglio? Che vuol dire per ora?»
Sbuffò e rispose «Vuol dire che per ora non lo
farò. Niente di più»
Arrivarono davanti a casa e lui disse «Vado, ho di
meglio da fare» prima che si fosse allontanato troppo gli urlò «Ma siamo
amici?» Anche se avesse risposto affermativamente sapeva che non poteva
sentirsi tranquilla, lui aveva ucciso il suo primo amico e lei di certo era
ancora una sconosciuta. Si conoscevano da appena un giorno.
La domanda lo fece voltare e sorridendo disse «Come
vuoi» e aggiunse sottovoce riprendendo a camminare «Per quanto sia conveniente
essere mia amica…»
La sera trascorse tranquilla e dopo cena Elie andò
in camera sua, mise su il nuovo cd di Eminem e si distese sul letto. «Axel… non
mi sembra ancora vero. Non gli ho detto il mio nome! Che scema che sono!!!
Chissà quando lo rivedrò, gli potevo chiedere almeno il numero di cellulare, in
pratica ora siamo come legati e dovrei sapere dove si trova la mia metà. La mia
metà… Ma mica siamo fidanzati!» Un leggero rossore le si dipinse sul volto, col
cuscino premuto sulla faccia aspettò che svanisse. Quando iniziò la sua canzone
preferita si alzò ed iniziò a spogliarsi, prima le scarpe, la camicetta bianca
e fece in tempo a slacciarsi il reggiseno che una risata soffocata in malo modo
arrivò dal suo letto. «AHAHAHAH!!!!!!» un urlo risuonò per tutto l’isolato.
Mentre con un mano si teneva addosso il reggiseno slacciato, l’altra lanciava
ogni cosa che aveva a disposizione contro l’ospite indesiderato.
«Ma che fai? Fermati, se mi becchi mi fai male!!!
Non è colpa mia se non ti sei accorta prima di me!!!»
«Esci subito da qui Axel!» lui era seduto sul letto
e parava i pupazzetti che gli erano lanciati contro, continuando a ridere.
«Se la smetti mi giro così puoi finire di
spogliarti» disse con ironia fingendo di tapparsi gli occhi.
«Non se ne parla nemmeno, ora scompari come hai
fatto oggi se no ti uccido!»
«Potrei farlo, ma visto che posso diventare
invisibile ai tuoi occhi come puoi sapere se sono ancora qui a guardarti?» Si
accorse che i pupazzi erano finiti e si calmò.
«Allora girati. Se ti vedo davanti a me posso
sapere che non mi stai guardando» Lui si girò e in fretta lei si mise una
maglietta bianca. «Allora, perché sei qui, di nuovo?»
«Perché mi piace stare seduto sul tuo letto» la
faccia contrariata di lei gli fece smettere di tastare il materasso «Ok, volevo
solo sapere una cosa…»
«Non potevi aspettare domani? O comunque un momento
dove non fossi nuda?! L’hai fatto apposta, dì la verità!»
Si sedette sul letto accanto a lui «Sì. Ho
aspettato tutta la sera che ti spogliassi. Sinceramente mi aspettavo qualcosa
di più, ma in fin dei conti non sei tanto male…» Allungò la mano verso il seno
di lei.
«Hei non ci provare!» disse spingendolo verso il
bordo.
«Uffa, volevo solo tastare con mano!»
«Sei un maniaco…» l’apostrofò.
«Può darsi. Bè non perdiamo tempo, volevo… Ecco mi
serve sapere il tuo nome. Non me l’hai detto scema!»
Lei lo guardò con un sorrisetto malizioso e si
lanciò con le braccia al collo urlando «Come sei carinooo! Volevi sapere il mio
nome! AHAHAHAH! Sei dolcissimo!!!» La reazione inaspettata di lei li fece cadere
per terra e lo lasciò completamente senza parole. Di nuovo.
«Come è strana questa ragazza, nessuno ha mai osato
fare così con me…» pensò. Elie lo stringeva forte e non smetteva di ridere, la
cosa non gli dispiaceva, ma non lo sapeva bene nemmeno lui. «Cazzo, togliti da
sopra di me!!! SONO IL DIAVOLO, IL DIAVOLOOO!» appena Axel sentì le guance
infiammarsi si dileguò nel niente per poi riapparire sul davanzale della
finestra, facendole sbattere la faccia per terra.
«Hei! Mi sono fatta male al nas- AH! Ma sei tutto
rosso in faccia! Ti sei imbarazzato!!! AHAHAHAHAHA!ALTRO CHE DIAVOLO!» «Non mi
fare incazzare e poi non sono rosso! Sono solo accaldato!» si passò la mano sul
viso e il rossore sparì immediatamente. Aspettò pazientemente che lei smettesse
di ridere sguagliatamente rotolando per terra.
Dopo poco si accorse che la stava fissando con
occhi severi e si mise a sedere in silenzio, ricomponendosi «Scusa. È vero, tu
devi mantenere la tua reputazione…» L’ironia con cui vennero pronunciate queste
parole non gli fecero piacere, era vero, lui non era come gli altri, doveva
incutere timore, non “carineria” come aveva detto lei.
«Se me lo vuoi dire bene, mi serve saperlo non per
me stesso, ma perché devo saperlo, ti devo ricordare che abbiamo fatto un
patto?» Al che il taglio sul polso di lei iniziò a bruciare.
«No, no, fermo! Mi fai male!» Si tolse la benda e
il sangue iniziò di nuovo ad uscire «Perché l’hai fatto!» aggiunse correndo in
bagno a sciacquarsi la mano «Così ti sei calmata» ribatté lui. «Stronzo… Comunque
è Elie il mio nome!» gli urlò dal bagno e lui, senza essere visto, sorrise e
scomparve.
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