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Autore: Anshiko    23/06/2005    4 recensioni
La protagonista è una ragazza come tante altre, a cui un incontro strano cambierà la vita... Ma siamo sicuri che non sarà lei a cambiare la vita a lui? Mia prima fic "seria" ^^'' Spero vi piaccia... Forse l'idea è un po' sfruttata, ma spero di riuscire a dargli quale tocco originale in più ^^
Genere: Avventura, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La strada verso casa sembrava ancora più lunga dopo quella giornata, lui camminava silenzioso guardandosi intorno, mentre lei

La strada verso casa sembrava ancora più lunga dopo quella giornata, lui camminava silenzioso guardandosi intorno, mentre lei non riusciva a smettere di pensare a quello che le aveva detto al parco. «Senti un po', dopo tutto il monologo che hai fatto oggi, non mi hai ancora detto il tuo nome!» gli disse portandosi al suo fianco «Del resto neanche io ti ho detto il mio…»

«Non è che m’interessi molto, ma se lo vuoi sapere mi chiamo Axel» rispose accendendosi un’altra sigaretta.

«Che nome strano… mi piace, ti sta bene!»

«Su che base dici che mi sta bene?» Lei cii pensò un attimo

«Ti sta bene perché mi sembra un nome che possa rispecchiare bene la tua natura»

«La mia natura? AH AH AH! Se vuoi posso dirti come ho scelto il mio nome, poi vedremo se ti piacerà ancora…» Non capì il perché lo disse con tanta ironia, ma appena continuò sentì un vuoto pervaderle il corpo. «La prima persona che ho conosciuto sulla Terra, con cui ho avuto un rapporto più stretto, si chiamava Axel. Fu il primo che uccisi, senza paura o pentimento, ma solo con un senso di potere infinito, di voglia di farlo e rifarlo fino a quando non ne fossi soddisfatto… Ma fino ad oggi ti posso dire che non ho ancora colmato la mia sete di sangue» Se all’inizio del discorso le sembrava che avesse preso il nome del suo migliore amico, ora si rendeva conto che era cattivo, malvagio, pronto ad uccidere. Magari anche lei.

«Mi dispiace» disse con un filo di voce fermandosi. In un attimo recuperò la distanza che si era formata fra i due e l’afferrò per il braccio sinistro, facendogli girare di scatto la testa verso la mano che lo tratteneva all’altezza del gomito. «Mi dispiace, lui era il tuo amico e tu l’hai dovuto uccidere, non so come ti senti, ma mi fa piacere che hi voluto confidarti con me e-»

La interruppe con una fragorosa risata «AH AH AH! Non hai capito niente! AH AH AH! L’ho ucciso perché volevo farlo» esclamò portando la mano destra sul polso che lo stava bloccando «Ho goduto mentre lo facevo e lo farei altre mille volte!!!»

Lei ritirò la mano spaventata «Perché fai così? Sei così… cattivo!» riuscì a dire.

«Sono il diavolo!!! Te lo vuoi mettere in testa?!»

«Ok ok , hai ragione… Ma tu mi… ucciderai?» La domanda lo sorprese non poco. Era l’unica persona che lo faceva rimanere così, finora non aveva mai conosciuto individui capaci di spiazzarlo come faceva lei

«Hai paura, bene. Non lo farò, per ora»

«Credi che sapere che per ora non lo farai mi faccia sentire meglio? Che vuol dire per ora?»

Sbuffò e rispose «Vuol dire che per ora non lo farò. Niente di più»

Arrivarono davanti a casa e lui disse «Vado, ho di meglio da fare» prima che si fosse allontanato troppo gli urlò «Ma siamo amici?» Anche se avesse risposto affermativamente sapeva che non poteva sentirsi tranquilla, lui aveva ucciso il suo primo amico e lei di certo era ancora una sconosciuta. Si conoscevano da appena un giorno.

La domanda lo fece voltare e sorridendo disse «Come vuoi» e aggiunse sottovoce riprendendo a camminare «Per quanto sia conveniente essere mia amica…»

La sera trascorse tranquilla e dopo cena Elie andò in camera sua, mise su il nuovo cd di Eminem e si distese sul letto. «Axel… non mi sembra ancora vero. Non gli ho detto il mio nome! Che scema che sono!!! Chissà quando lo rivedrò, gli potevo chiedere almeno il numero di cellulare, in pratica ora siamo come legati e dovrei sapere dove si trova la mia metà. La mia metà… Ma mica siamo fidanzati!» Un leggero rossore le si dipinse sul volto, col cuscino premuto sulla faccia aspettò che svanisse. Quando iniziò la sua canzone preferita si alzò ed iniziò a spogliarsi, prima le scarpe, la camicetta bianca e fece in tempo a slacciarsi il reggiseno che una risata soffocata in malo modo arrivò dal suo letto. «AHAHAHAH!!!!!!» un urlo risuonò per tutto l’isolato. Mentre con un mano si teneva addosso il reggiseno slacciato, l’altra lanciava ogni cosa che aveva a disposizione contro l’ospite indesiderato.

«Ma che fai? Fermati, se mi becchi mi fai male!!! Non è colpa mia se non ti sei accorta prima di me!!!»

«Esci subito da qui Axel!» lui era seduto sul letto e parava i pupazzetti che gli erano lanciati contro, continuando a ridere.

«Se la smetti mi giro così puoi finire di spogliarti» disse con ironia fingendo di tapparsi gli occhi.

«Non se ne parla nemmeno, ora scompari come hai fatto oggi se no ti uccido!»

«Potrei farlo, ma visto che posso diventare invisibile ai tuoi occhi come puoi sapere se sono ancora qui a guardarti?» Si accorse che i pupazzi erano finiti e si calmò.

«Allora girati. Se ti vedo davanti a me posso sapere che non mi stai guardando» Lui si girò e in fretta lei si mise una maglietta bianca. «Allora, perché sei qui, di nuovo?»

«Perché mi piace stare seduto sul tuo letto» la faccia contrariata di lei gli fece smettere di tastare il materasso «Ok, volevo solo sapere una cosa…»

«Non potevi aspettare domani? O comunque un momento dove non fossi nuda?! L’hai fatto apposta, dì la verità!»

Si sedette sul letto accanto a lui «Sì. Ho aspettato tutta la sera che ti spogliassi. Sinceramente mi aspettavo qualcosa di più, ma in fin dei conti non sei tanto male…» Allungò la mano verso il seno di lei.

«Hei non ci provare!» disse spingendolo verso il bordo.

«Uffa, volevo solo tastare con mano!»

«Sei un maniaco…» l’apostrofò.

«Può darsi. Bè non perdiamo tempo, volevo… Ecco mi serve sapere il tuo nome. Non me l’hai detto scema!»

Lei lo guardò con un sorrisetto malizioso e si lanciò con le braccia al collo urlando «Come sei carinooo! Volevi sapere il mio nome! AHAHAHAH! Sei dolcissimo!!!» La reazione inaspettata di lei li fece cadere per terra e lo lasciò completamente senza parole. Di nuovo.

«Come è strana questa ragazza, nessuno ha mai osato fare così con me…» pensò. Elie lo stringeva forte e non smetteva di ridere, la cosa non gli dispiaceva, ma non lo sapeva bene nemmeno lui. «Cazzo, togliti da sopra di me!!! SONO IL DIAVOLO, IL DIAVOLOOO!» appena Axel sentì le guance infiammarsi si dileguò nel niente per poi riapparire sul davanzale della finestra, facendole sbattere la faccia per terra.

«Hei! Mi sono fatta male al nas- AH! Ma sei tutto rosso in faccia! Ti sei imbarazzato!!! AHAHAHAHAHA!ALTRO CHE DIAVOLO!» «Non mi fare incazzare e poi non sono rosso! Sono solo accaldato!» si passò la mano sul viso e il rossore sparì immediatamente. Aspettò pazientemente che lei smettesse di ridere sguagliatamente rotolando per terra.

Dopo poco si accorse che la stava fissando con occhi severi e si mise a sedere in silenzio, ricomponendosi «Scusa. È vero, tu devi mantenere la tua reputazione…» L’ironia con cui vennero pronunciate queste parole non gli fecero piacere, era vero, lui non era come gli altri, doveva incutere timore, non “carineria” come aveva detto lei.

«Se me lo vuoi dire bene, mi serve saperlo non per me stesso, ma perché devo saperlo, ti devo ricordare che abbiamo fatto un patto?» Al che il taglio sul polso di lei iniziò a bruciare.

«No, no, fermo! Mi fai male!» Si tolse la benda e il sangue iniziò di nuovo ad uscire «Perché l’hai fatto!» aggiunse correndo in bagno a sciacquarsi la mano «Così ti sei calmata» ribatté lui. «Stronzo… Comunque è Elie il mio nome!» gli urlò dal bagno e lui, senza essere visto, sorrise e scomparve.

 

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