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Autore: vale_cullen1992    14/12/2009    22 recensioni
- Non mi hai ancora dato gli auguri, amore. – sfotte, afferrandomi per i fianchi e avvicinandomi a sé. Sorrido malignamente. – Auguri per i tuoi sei anni, caro. Rimango più grande io! – Ride, avvicinando il suo viso al mio. – Sai che figata, me la faccio con una più grande! –
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Jasper Hale
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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happy Bd Allora, 2 appunti:
  1. Alice e Edward qui sono fratelli gemelli;
  2. Bella e Jasper sono fratello e sorella;
  3. Emmett è cugino degli ultimi due;
* ok, erano 3 gli appunti... >__<
Betato By Yara89




Happy Birthday (?)

Pov Bella.

Sbuffo, al limite della sopportazione. - Mi sto annoiando. –

Anzi, dire che mi sto annoiando è relativamente poco. Oggi è il 13 Giugno, e siamo riuniti nell’appartamento di Alice e Edward. È abbastanza grande, di quelli che vengono dati ai dipendenti durante le stagioni lavorative negli alberghi e locali.

Edward, infatti, lavora come barman, mentre sua sorella Alice e io come cameriere, il che è una bomba, si conoscono un sacco di ragazzi carini.

Ora invece sembra di stare in una sorta di casetta fatta di zucchero e marzapane, dove Alice è la strega cattiva che ci tiene tutti chiusi qua.

Edward? Beh, lui è solo il deficiente che vive qui.

Io e lui non andiamo troppo d’accordo, si è forse capito? Siamo una versione moderna di cane e gatto, sempre a punzecchiarci e litigare. È l’unico modo che abbiamo per parlare o stare vicini. Niente smancerie da amici di vecchia data, insomma. Solo tanta, ma tanta acidità e stronzaggine.

Fa un caldo bestiale e non soffia un filo di vento, nonostante le finestre siano completamente spalancate. L’inferno. È semplicemente l’inferno.

Edward è uscito a comprare chissà cosa, per cui mi ritrovo stravaccata sul divano in compagnia di Alice e mio fratello maggiore Jasper, che lavora nella gelateria qua vicino e che sta con Alice da quasi un anno.

- Proponi qualcosa, no? – Alice mi lancia un’occhiataccia, degnandomi della sua attenzione per tre secondi e mezzo, per poi riprendere a parlare con mio fratello Jasper. Grazie Alice. Ti voglio bene anch’io. Tsè.

Più che parlare poi, il loro è litigare alla grande.

- È normale ti dico! L’ho chiesto a Max, e lui ha detto che poi passa. Vero Bella? – mio fratello si volta, cercando il mio supporto morale.

- Che vuoi? – chiedo seccata, afferrando il telecomando e iniziando a fare zapping tra i canali. Niente. Non c’è un cazzo nemmeno in tv. Che nervi!

- Alice vuole che io tolga il piercing al collo, dice che fa’ schifo e che mi beccherò un’infezione. Visto che non mi crede, dille che mi ha detto Max ieri. – mi prega, sporgendo il labbro e guardandomi come un cane bisognoso d’aiuto. Mi sta chiedendo di mentire, ecco cosa.

Sbuffo, impietosita. - Ha detto che molto probabilmente non uscirà nessuna infezione. –

Che poi non è proprio così, anzi. A Jasper è stato detto che se la beccherà di sicuro. Ma naturalmente, lui non ha mica speso “ 70 dollari per poi toglierlo al primo dolorino, come se fossi una femminuccia”!

- E tu che ci facevi da Puffo? – la voce di Alice è intrisa di sospetto. Evidentemente non si fida affatto nemmeno di me. E fa’ pure bene, a conti fatti.

- Stavo prendendo appuntamento per fare un altro tatuaggio. Me lo fa’ Alex sul fianco destro. – rispondo semplicemente, continuando a scorrere la lista dei canali.

- E cosa ti fai? – chiede curiosa Alice, adocchiando le ali nel mio fondoschiena, visibili a causa della maglietta azzurra un po’ corta. Le sono sempre piaciute, ma il soggetto è preso e non si tocca.

Faccio per aprire bocca, ma la sgradevole voce del fratello gemello di Alice mi interrompe. – Io un’idea ce l’ho. La vuoi sentire? – Edward, o noto a molti come lo stronzo, appoggia le buste sul tavolo della cucina, venendo in salotto.

Malgrado siano gemelli, lui e Alice non si assomigliano affatto. Lei è bassa e minuta, con capelli corti e neri come la pece, così come i suoi occhi.

Edward invece è alto e ben proporzionato, con capelli bronzei – che io chiamo rossi da far schifo, giusto per farlo incazzare un po’ – e occhi verde smeraldo. Un gran bel pezzo di ragazzo, tanto bello quanto stronzo. Non faccio che ripeterlo: tra i due gemelli, l’unico venuto bene è Alice.

- Sentiamo la cazzata del momento, coraggio. – muovo la mano, incitandolo a continuare.

Edward mette una mano sotto il mento, fingendo di pensare. – Perché non lo fai sull’inguine? Una scritta come… “Appartengo ad Edward Cullen”, ad esempio! – sorride, come solo uno stronzo sa fare.

Faccio schioccare il piercing alla lingua contro i denti, in segno di sfida. – Tu fatti tatuare “ Appartengo a Bella Swan” sulla fronte, e poi vedrò di fare lo stesso sul mio inguine. –

Lui scuote la testa, sorridendo maliziosamente. – No tesoro, lì non rende! Me lo faccio tatuare sul… -

- Edward! – strilla Alice, bloccando la volgarità – perché di volgarità si trattava alla fine. – sul nascere. Lui la guarda male, facendole la linguaccia e mostrando un piercing alla lingua identico al mio, solamente nero.

- Dove sono Emm e Rose? Non erano con te? – chiede mio fratello, afferrando Alice e facendola sedere sulle sue gambe.

Le bacia il collo, leccandolo piano e sfregando il piercing sulla sua pelle. Tutti noi, all’infuori di lei, Emm e Rose, abbiamo questo benedetto piercing alla lingua, manco fosse un’epidemia!

- Stanno arrivando. – borbotta Edward, guardandolo male.

- Che c’è, geloso? – lo provoco. Sarà che a me non interessa un accidenti di quello che fa’ mio fratello! Edward invece non fa’ altro che guardare male i due piccioncini. Ma si facesse i cazzi suoi ogni tanto!

Mi fulmina con lo sguardo. – Affatto. –

Riprendo a fare zapping, per poi lanciare il telecomando sul divano. – Che palle, ma che cazzo ci facciamo qui, si può sapere? Potrei essere in spiaggia con qualche bel ragazzo ora! – mi lagno, sbattendo i piedi a terra.

- Al massimo con qualche cane randagio. – sputa Edward, guardandomi male. Nemmeno lo rispondo, gli mostro il medio e mi alzo, mettendomi dinanzi Alice, a gambe divaricate e mani sui fianchi.

- Stiamo aspettando la mezzanotte, così saremo i primi a dare gli auguri a Alice e Edward. Poi scendiamo in spiaggia. – spiega esasperato Jasper.

Mi raggelo sul posto. Se oggi è il 13 Giugno… alla mezzanotte sarà il 14… e quindi…

- Cazzo! Il vostro compleanno! – strillo, completamente dimentica della cosa. Mio fratello si schiaffa una mano sul viso, mentre Alice sorride debolmente e Edward commenta con un – idiota. –

- Ora hai capito?! Siediti sul divano e piantala di rompere le palle! – sbraita Jazz. Ora, com’è che non riesce ad essere gentile per più di tre secondi e mezzo? Mah. Forse soffre di qualche strana malattia da disordini di personalità multipla.

In versione gattina maltrattata, con orecchie e codina bassa, mi siedo a gambe incrociate sul divano, fissando il televisore con astio. Odio essere trattata così! D’accordo, ho dimenticato del compleanno di quei due. Devo forse essere messa al rogo per questo?

- Complimenti, sempre femminile tu! – ammicca Edward, indicando con un cenno le mie mutandine nere, visibili a causa della posizione delle gambe.

- Tu sempre a guardare, eh? – sibilo indignata, afferrando un cuscino e mettendolo sulla mini in jeans. Gli faccio la linguaccia, togliendogli la visuale.

- Vedi che sei cattiva? Sei peggio di una vipera, madonna! Mi hai tolto la visuale! –

- E tu sei peggio di un bimbo di un anno. Che vuoi farci, ognuno ha la sua croce! – ribatto, alzando le spalle con nonchalance.

Scuote la testa, afferrando la busta e andando in cucina. Jasper e Alice riprendono invece a baciarsi, cosa alquanto fastidiosa, sinceramente.

– E prendetevi una stanza, cazzo! – sbuffo alla fine, quando Alice si siede a cavalcioni su Jasper e inizia a sollevargli la canottiera nera. D’accordo, non mi importa di quello che fa’ mio fratello, ma vederlo mentre si avvia a scopare non è mica una bella visione, anzi! Potrebbe essere traumatico, se non dannoso per la salute!

Mi alzo, lanciando il cuscino contro Alice e raggiungendo Edward in cucina. Tra i due mali, di sicuro è meglio stare a litigare con lui! Mi siedo sul piano cottura, incrociando le gambe e puntando i gomiti sulle ginocchia.

- Che fai? – chiedo curiosa, osservandolo mentre continua a svuotare le buste.

- Preparo un Mojito. Ne vuoi uno? – sorride, facendomi arricciare il naso con sospetto.

- Hai intenzione di sputarci dentro, per caso? – chiedo sospettosa. Non mi fido di lui, e tanto meno di questa disponibilità. Insomma, lui è Edward Cullen! Ma quando mai si è visto Cullen mostrare gentilezza gratuita verso qualcuno!

- Solo se vuoi. – ridacchia, facendo l’occhiolino e iniziando a preparare il cocktail.

Tira fuori dalla busta lime, zucchero di canna e della menta. La dispone dinanzi a se, per poi ammiccare nella mia direzione.

Sollevo gli occhi al cielo, esasperata. Ok, forse anche un po’ divertita, e perché no, lusingata, ma meglio non darglielo a vedere. Cullen ha un ego quanto un palazzo di molti piani, meglio non accrescerlo. Non sia mai che pensi che mi piace o che altro! Perché non sarebbe affatto vero! E che cavolo!

Inizia a pestare il tutto, per poi aggiungerci del ghiaccio, rum e acqua tonica. Inizia quindi a sbattere il tutto con lo shaker, con movimenti sicuri e decisi.

Mi è impossibile trattenere un sorrisetto, dinanzi a tutto ciò. Tutta questa passione e concentrazione sono strani da vedere in un soggetto solitamente idiota come lui.

- A proposito, ricordami quanti anni compi. – lo provoco, malgrado lo sappia benissimo.

- Ventiquattro, tesoro. Sono sempre più grande di te. – sfotte, alludendo ai miei diciotto anni. Che adoro e che mi porto alla grande, aggiungerei.

- Ma come, non ne compivi quattro? – chiedo, alludendo alla sua età celebrale simile a quella di un bimbo.

- Al massimo sarebbero sei. – ridacchia, facendo la somma delle cifre della sua età.

- Ah ah, beccati questa! Io ne ho nove, tiè! – ribatto, agitandomi allegra sul piano cottura in marmo. Edward si avvicina scuotendo il capo, per poi passarmi la cannuccia del bicchiere, che rimane mantenuto da lui.

- Assaggia. –

Obbedisco, iniziando a sorseggiare il cocktail e mantenendo lo sguardo puntato sul viso di Edward. Mi guarda leggermente ansioso, in attesa di un giudizio. Ansia che passa non appena inizio a succhiare in maniera provocante dalla cannuccia, con qualche velato, ma velato, intento di provocarlo.

Mi stacco, raccogliendo una goccia con la lingua. – Passabile. – dico, sorridendo malignamente. Figurarsi se gli do la soddisfazione di dirli che è uscito buonissimo.

Edward sbuffa, dandomi un buffetto sulla fronte. – E figurarsi se mi davi qualche soddisfazione. Ma che te lo chiedo a fare, mi chiedo. – borbotta.

- Mi conosci, no? Dai, è come se ti chiedo come si chiama la mia spiaggia preferita. Inizi a blaterare nomi assurdi, come Pitit o Pitis! Ma ci vuole tanto a ricordarsi Pistis, cavolo? Ecco, io mi sono arresa all’evidenza: non lo ricorderai mai. Tu arrenditi: non otterrai mai soddisfazioni da me, punto! –

- Ancora? È un nome difficile! – si giustifica, come sempre. Cosa c’è di difficile in quel nome? Mistero.

- Sei tu che sei stupido, è fondamentalmente diverso. – affermo sicura.

- E tu sei stronza, ma nessuno te ne fa’ una colpa. – ribatte acidamente. Scendo a terra, iniziando a fissare in cagnesco Edward. Siamo vicini. Troppo vicini. Il suo metro e novanta svetta, paragonato al mio misero uno e sessantadue.

- Eccoci qui! Che fate di bello? – chiede allegramente mio cugino Emmett, trascinandosi dietro la sua storica fidanzata, Rosalie. Lui lavora come aiuto cuoco, mentre lei dove lavora mio fratello. Siamo fuggiti in massa da casa, insomma.

- Niente. – ribatto seccamente, andando in salotto e mollando Cullen lì, come un’idiota.

- Ehi nanetta! Augur… - Emmett non finisce la frase, perché si becca una cucinata in piena faccia. – Ehi! – strilla offeso.

- Non si danno gli auguri in anticipo, porta male. – lo rimprovera Rose, scoccandogli un’occhiataccia.

- Che noiosi, madò! Lasciamo perdere, che ve lo dico a fare. Che facciamo? Manca ancora un bel po’ alla mezzanotte. –

- Sono anni che lo dico, qui nessuno muove le chiappe e si decide a inventare qualcosa da fare! – getto uno sguardo alla strada, dove un ragazzo in costume è impegnato a fumare una sigaretta.

È un gran bel figo, a occhio e croce. Costume a fiori, capelli castani e occhi verdi. Confermo, è decisamente un bel pezzo di ragazzo.

Solleva lo sguardo, forse sentendosi osservato, per poi farmi l’occhiolino e ammiccare nella mia direzione. Bene bene, la cosa si fa’ interessante. Mi avvicino al davanzale, con tutta l’intenzione di flirtare con il ragazzo lì sotto.

- C’è troppa aria, meglio chiudere. - ringhia Edward, spingendomi di lato e chiudendo la finestra in “faccia” al ragazzo di sotto. Nel salotto cala un silenzio innaturale, mentre tutti, come me, osservano allibiti Edward.

- Ci sono quaranta gradi, e tu chiudi la finestra? Ma sei scemo? – chiedo sconvolta, cercando di riaprire la finestra. Edward mi spinge di lato, facendomi sibilare come un gatto. Mi preparo a mollargli un calcio sul ginocchio sinistro, ma mi anticipa, prendendomi in braccio e lanciandomi sul divano.

- Ma che cazzo fai?! – strillo, massaggiandomi il sedere dolorante e rimettendomi dritta. È chiaro che la delicatezza non è di casa, cazzo!

- Sta buona lì. La finestra rimane chiusa. – ordina glaciale.

- Ok, calmatevi, d’accordo? Alice… - borbotta Emmett, chiedendole aiuto. Alice sospira, alzandosi e sistemando il vestitino nero che indossa. Ora che ci faccio caso…

- Jazz, fammi un favore: rimettiti la canottiera. – e nemmeno voglio sapere dov’è finita, aggiungo mentalmente.

Alice sghignazza, accarezzando i fianchi nudi di Jasper, precisamente i due tatuaggi: una rondine angelo e una diavolo. Le adora, a differenza di quello che mio fratello porta dalla spalla al gomito. Troppo eccessivo, lo definisce.

- Che dite? Giochiamo a qualcosa? – propone solare Alice.

Sollevo un sopraciglio. – Tipo? – che non sono affatto entusiasta della proposta, si nota?

- Non so, Twister magari… - prova, sollevando le magre spalle.

Edward scoppia a ridere. – Beh, perché no. Sono bravo a quel gioco. – si pavoneggia, togliendosi la maglietta e appoggiandola sullo schienale della sedia.

- Perché non te la rimetti e compri quell’orrore? – lo provoco, facendo un cenno con il capo verso il drago tatuato sulla parte sinistra della schiena.

Edward sorride malignamente. – Tanto lo so che ti eccita da morire il mio tatuaggio, quindi fai poco la schizzinosa…-

- Tsè! – mastico tra i denti, non trovando di meglio da dire. Edward fa’ il segno della vittoria, irritandomi a morte. Dannazione, cosa si ribatte alla verità? Adoro i piercing e i tatuaggi, e il suo è una bomba. Che irritazione!

- Allora? – ci incita Alice. Tutti rimangono in silenzio, dubbiosi.

- Beh. – tento. – Non ho nulla contro quel gioco, per carità! Ma ogni volta che lo tirano fuori, è per rimorchiare. Insomma, non può essere mica una coincidenza che ogni volta finivamo tutti nelle varie camere! – rievoco sognante. Bei tempi quelli!

- Finito? – sibilano mio fratello e Edward, irritati da chissà cosa, stavolta. Quei due vanno separati, sono dannosi insieme.

Faccio per tirar fuori una risposta delle mie, ma il suono del campanello cattura la mia attenzione. – Vado ad aprire. – borbotto. Meglio non dire che spero sia il bel ragazzo di poco prima. Saltello verso la porta, per poi aprirla con un sorrisone.

Sorriso che muore dopo un secondo e trenta. – Che cazzo vuoi? – chiedo disgustata.

Alla porta c’è Tanya, l’essere più inutile e rivoltante della terra. E il fatto che indossi solo un bikini striminzito, mi irrita a morte. Lavora con noi, Edward la chiama spesso la “sua cameriera preferita”, giusto per irritarmi un po’.

- C’è Eddy? – Eddy? No dico, Eddy? Ma ti senti, bamboccia?!!

- È impegnato. – sibilo. Immane cazzata, ma che me ne frega. – Ti serviva qualcosa? Non so, del dentifricio, o una corda magari? – da legare stretta al collo, direi.

- No, volevo fargli gli auguri e dargli il mio regalo. – sorride, viscida come una lumaca senza guscio, per poi accarezzarsi i capelli. Il riferimento sessuale lo capto solo io? Secondo me NO!

- Riferirò. – ringhio a denti stretti, trattenendomi dallo sbatterle quella faccia orribile contro la porta di fronte. Questa brutta stronza! Pensa di venire a sedurre Edward così, come se niente fosse. Ma rimanesse nella sua stanza!

- Ehi, ma chi è? – urla Edward, avvicinandosi. Chiudo la porta di scatto, sul muso di quella gallina poco di buono. Edward mi raggiunge, guardandomi sospettoso. - Chi era? –

Sorrido innocentemente. – Nessuno, solo un venditore porta a porta. Gli ho detto che non avevamo bisogno di niente e fatto. – voce calma e sicura, nessuna incertezza. Ottima recitazione Bella, non c’è che dire.

- Sicura? A me sembrava la voce di Tanya invece. – sorride divertito, appoggiandosi al muro e incrociando le braccia al petto nudo.

Stringo i denti, irritata anche dal fatto che l’abbia nominata. – Beh, ti sembrava male allora. – mi dirigo verso il salotto, tenendo il naso per aria e le spalle dritte, in un atteggiamento simile ad un gatto che scodinzola in giardino.

Edward, dietro di me, ride divertito. – Sai, mi sembri tanto una gattina! –

Mi volto di scatto, sollevando scetticamente un sopraciglio e facendo schioccare le dita, metto in mostra le unghie, simili ad artigli. Le conosce bene, visto il graffio che ha guadagnato la settimana scorsa. – Prego? – oh, ma che è?? Legge nel pensiero?

- Si, sembri una gattina. Una gattina alla vaniglia e dalla codina castana che offesa cammina con il musetto per aria. – sorride apertamente, per poi iniziare a darmi colpetti sulla testa.

- E smettila! – ringhio alla fine, perdendo la pazienza e spintonandolo lontano da me.

- Ritratto, sei una gatta selvatica. – borbotta, massaggiandosi la parte colpita.

- E tu uno stupido cane con le pulci! – ribatto, mostrando la maturità di un bimbo dell’asilo.

- Preferisco essere un lupo. Rappresenta meglio la parte selvaggia e eccitante che mi contraddistingue. – sorride, mostrando la sua personale e inimitabile faccia da schiaffi.

- Quel che vuoi. Rimane che hai le pulci. – muovo la mano con leggerezza, per poi raggiungere gli altri in salotto e iniziare nuovamente a discutere su cosa fare.

Perché ho l’impressione che sarà un pomeriggio super palloso??

********

Le mie impressioni erano fondate. Anzi, di più.

Alla fine non abbiamo concluso niente, a parte litigare e urlare tra noi. Abbiamo passato il pomeriggio così, altro che giochi!

Ora siamo in spiaggia, è passata da poco l’una.

Emmett e Jazz hanno fatto un ottimo lavoro, si vede che ci tenevano tanto a far bella figura. La spiaggia è disseminata di sdraio, teli e fiaccole, che illuminano tutta la zona circostante. C’è un sacco di gente, per lo più sconosciuta, ma si sa, basta procurare alcol, fumo e musica, e la gente arriva come api davanti al miele.

Siamo passati a cambiarci, fa’ decisamente caldo e un bel bagno in mare dopo ci vuole. Io indosso semplicemente un bikini viola e nero, e un pareo a fiori legato in vita.

Mi guardo attorno, adocchiando Alice e Jazz su una sdraio, impegnati – manco a dirlo – a baciarsi, e Emmett e Rose al bancone. Il fatto che siano spariti contemporaneamente Tanya e Edward mi piace meno di zero. Provo una fastidiosa stretta allo stomaco al solo pensare che siano insieme, e la cosa non fa’ che innervosirmi.

Oh, andiamo! Non posso mica essere gelosa di Cullen! O no?

Non voglio saperlo.

- Ehi, ci conosciamo? –

Alzo gli occhi al cielo, esasperata. È il settimo ragazzo che si avvicina con questa scusa. Mi volto per liquidarlo, ma mi muoiono le parole in gola. Il ragazzo della finestra! Il figo! – Sei quello di questo pomeriggio, no? – chiedo sorridente, archiviando momentaneamente l’assenza di Edward e Tanya.

Lui ride, passandosi una mano tra i capelli. – Proprio io! Piacere, Rob. Tu sei? –

Ridacchio. – Bella, molto piacere. – mi presento, tendendogli la mano.

- Bella di nome e di fatto, eh? – ah ah amico, mossa sbagliata. Io ODIO essere adulata. - Il tuo ragazzo mi ha liquidato alla grande, eh? – Lo guardo, non capendo. – Ma si, quello che mi ha chiuso la finestra in faccia! –

Gonfio le guance, irritata. Sta decisamente perdendo punti. – Lui non è… -

- Si, ma mi sa che non hai ben capito. Devi girare al largo! – Dal nulla, accanto a me, fa’ la sua comparsa Edward. Mi stringe a sé possessivamente, sfoggiando uno sguardo gelido mentre fissa con insistenza il ragazzo davanti a noi. Rob solleva le mani, in segno di resa, per poi sparire tra la folla.

- Complimenti eh! – strillo furiosa, allontanandolo da me con rabbia.

- Ci stava provando spudoratamente! – sibila, stringendo i pugni.

- E allora? A te che ti frega? Vai a scoparti Tanya e non rompere le palle a me. – mi volto di scatto, pronta ad andarmene. Peccato che lui la pensi diversamente, perché mi afferra il braccio e mi trattiene.

- Che cazzo centra Tanya, ora? – malgrado sia incazzato, non riesce a nascondere il divertimento che prova. È compiaciuto dalla mia gelosia, lo stronzo.

- Niente. – sibilo come un gatto, pronta a liberarmi a modo mio.

- Sei gelosa. – non è una domanda, bensì un’affermazione. E la cosa mi irrita in maniera incredibile. Ma chi si crede di essere, per allontanare un ragazzo e poi fare pure lo sbruffone? E qualcuno mi venga pure a dire che non è un’idiota.

- Ti piacerebbe, vero Cullen? – sputo a denti stretti, strattonando il braccio, nel tentativo di liberarmi.

- Non sai quanto. – sghignazza. – Ehi, ti stai ferma o no? – aggiunge, notando solamente ora i miei tentativi di liberarmi. È imbarazzante. Sul serio, mi sento tanto una formichina.

- E tu mollami allora! – ringhio esasperata, mollandogli un calcio sul ginocchio sinistro. Glielo dovevo già da quel pomeriggio. Non mi dimentico mai i debiti io! Com’è che ho detto? Che mi sento una formichina? Beh, una formichina con le palle, poco ma sicuro!

Edward lascia la presa, portandosi la mano al ginocchio colpito. Ne approfitto, iniziando a correre e tentando la fuga.

Sarebbe stato un momento così glorioso. Di quelli con la musichetta in sottofondo, e perché no, anche con lo squillo di trombe e gli applausi.

Peccato che Edward debba odiarmi davvero tanto, perché due secondi dopo mi ritrovo in acqua, ad annaspare alla ricerca di ossigeno.

Accanto a me il bastardo, che ride fragorosamente tenendosi la pancia.

- Ti uccido! – urlo, saltandogli addosso e cercando di strozzarlo. Edward non fa’ una piega, mi afferra per i fianchi e mi lancia dove l’acqua è più profonda. Quando riemergo sono inguardabile. Ho tutti i capelli sul viso, stile bimba di The Ring. Orribile.

Fumante di rabbia nuoto verso la riva, ignorando bellamente la presenza di Cullen. Tanto prima o poi me la paga. Mi conosce, sono l’essere più vendicativo al mondo.

E lui quello più stupido, perché mi afferra di nuovo e mi solleva, guardandomi divertito. – Un altro tuffo, amore? – ride come una iena, il bastardo.

Sorrido a denti stretti. – Beh, se vuoi diventare la mia migliore amica, fai pure. – mi guarda, non capendo. – Qual è il mio più grande sogno? – chiedo perfidamente.

- È facile: stare con me! – e ne sembra pure convinto, l’idiota! Tsè!

- Ti ho chiesto il mio sogno, non la tua fantasia folle e irrealizzabile. – ribatto acidamente. – Il mio sogno è avere un amico gay! Se tu mi lanci in acqua, farò in modo di realizzarlo, chiaro ora? – la mia voce è intrisa di minaccia, che evidentemente Cullen non coglie, visto che mi lancia di nuovo.

- Cristallino amore, cristallino! – ride.

- Stronzo! – strillo, rendendomi conto che il pareo è andato a far compagnia ai pesci. Spero almeno che se lo becchi un bel pesce tropicale, di quelli colorati e carini. Allevierebbe la mia rabbia. Forse.

Si avvicina, prendendomi nuovamente in braccio. – Ehi! Guarda che non sono un animaletto domestico! Mettimi giù! – sbuffo, al limite della sopportazione. È seccante tutto questo prendi e lancia, specie se sono io l’oggetto lanciato.

- Sei il mio gattino, no? – ridacchia, avvicinandosi.

- Ti piacerebbe, vero Cullen? –

- Non sai quanto, Swan… -

Edward si avvicina lentamente, sfiorando le sue labbra con le mie. Porta le mani tra i miei capelli bagnati – e super annodati, allo stato attuale. – inclinando il mio viso e baciandomi con leggerezza, come le ali di una farfalla.

Ha le labbra salate, con un leggero sapore di Jack Daniel – un alcolico a caso, tsè. L’idiota beve sempre e solo quello! – che crea un mix delizioso. Passo con leggerezza la punta della lingua sulle sue labbra, disegnandone i contorni e strisciando piano su di esse il piercing.

Edward mi stringe più forte, sollevandomi – e grazie a Dio, stava diventando problematica la cosa – così da permettermi di allacciare le gambe alla sua vita e puntare i gomiti sulle sue spalle.

Approfondiamo il bacio, le nostre lingue si cercano, trovandosi. Edward mi accarezza il palato lentamente, facendomi sentire la pallina d’acciaio del piercing e accarezzandomi la schiena con le mani calde. Mi ritraggo, divertita, allontanandomi ogni qualvolta cerca di baciarmi più intensamente.

- Che fai, mi rifiuti? – chiede, sorridendo maliziosamente e avvicinandosi di nuovo.

Sorrido. – Ma chi, io? – catturo con la punta della lingua il piercing, tirandolo piano, per poi rispondere al bacio con trasporto. I nostri piercing sbattono tra loro, creando un rumore metallico a dir poco esasperante. Non ho mai baciato un ragazzo con il piercing alla lingua, ma devo ammettere che ha i suoi benefici. È… una bella sensazione! Cazzo se lo è!

Edward si stacca lentamente, per poi scoppiare a ridere. – Dobbiamo sfruttare questi piercing. Sono una fonte di divertimento! –

Ora, la voglia di prenderlo a calci è tanta. Può un essere dotato di intelligenza, interrompere un bacio per parlare dei nostri piercing? Ovviamente NO!

- Si, ci mettiamo una calamita in bocca e ci baciamo. Come guadagnare l’entrata al pronto soccorso con due semplici mosse. – borbotto, infastidita dall’interruzione. Edward non coglie il mio lato ironico e sarcastico, perché dopo avermi messo a terra inizia a nuotare verso la riva.

- Ehi, ma dove cazzo vai? – strillo, non capendo.

- A cercare due calamite! – urla in risposta, esaltato oltre ogni limite e facendomi scoppiare a ridere.

- Torna qua, scemo! – rido, andandogli dietro. Edward si ferma, e insieme usciamo dall’acqua. Cerco di sistemare i capelli, che sono un’immane schifezza ora. Mi arrendo poco dopo, l’unica cosa che potrebbe sistemargli è del balsamo alla vaniglia. Una quantità enorme, aggiungerei.

- Non mi hai ancora fatto gli auguri, amore. – sfotte, afferrandomi per i fianchi e avvicinandomi a sé.

Sorrido malignamente. – Auguri per i tuoi sei anni, caro. Rimango più grande io! –

Ride, avvicinando il suo viso al mio. – Sai che figata, me la faccio con una più grande! –

Gli do una manata sul petto, per poi sollevarmi sulle punte e riprendere a baciarlo. È un idiota irrecuperabile, non c’è che dire. Chissà, forse mi piace per questo.

- Cullen, ti voglio a tre metri di distanza da mia sorella! ORA! – ringhia mio fratello, arrivando da chissà dove. Che tempismo, non c’è che dire!

Edward ride, dandomi un bacio sulla fronte. – Ti raggiungo dopo, ok? – sussurra, per poi voltarsi e urlare contro Jazz. – Per quello che ho in mente di farle mi serve stare ad una distanza minore, dei tuoi tre metri! – ribadisco. Quando uno è deficiente, ecco che cosa dice. Di sicuro ha qualche mania suicida per la testa.

Mio fratello ringhia, per poi iniziare a correre dietro a Edward. Alice si avvicina, sorridente. – Brava Bella, meglio tardi che mai, disse qualcuno. – dice, dandomi una pacca sulla spalla.

- Si, grazie, grazie… Andiamo a prendere qualcosa da bere, che è meglio. – borbotto imbarazzata, andando verso il bancone. Tanto mio fratello mica lo molla facilmente ad Edward, poco ma sicuro!

*****

Pov Edward.

- Non mi piace Cullen. Affatto. Vi siete sempre odiati e trattati a schifo, com’è che ora ti becco mentre la baci? – Jasper mi guarda a dir poco malissimo. Ho sempre pensato di piacergli, com’è che ora mi ritrovo in direttiva per un destro sulla faccia? I misteri della vita.

- Dai Jazz! Mi stai dicendo che non conosci la tecnica “asilo”? – chiedo, mentre un’illuminazione mi arriva giusto in tempo. Solo così posso fargli capire tutto quanto.

- No, non la conosco. Spiegami. – sibila glaciale.

Sospiro. – Beh, è come i bambini all’asilo, no? Non fanno altro che punzecchiarsi e farsi i dispetti perché non vogliono ammettere che si piacciono. Io e tua sorella siamo due di quelli che hanno usato questa cosa. Non abbiamo fatto altro che punzecchiarci e provocarci, cercando di mascherare la gelosia che proviamo con le battutacce e gli insulti. – sorrido lievemente, mentre rievoco le nostre litigate e i vari punzecchiamenti.

- E quindi ti piace. – borbotta, osservandomi con sospetto.

- Si. – rispondo semplicemente. Oh, insomma! Io non ho fatto tutto questo casino quando si è messo con mia sorella!

- Ed è per questo che eri geloso di lei? – chiede ancora. Ecco, ora stiamo iniziando a sconfinare. Quelle sono cose da chiarire con lei, non con suo fratello!

- Si, lo sono sempre stato. Non tollero che qualcuno ci provi con lei, chiaro? Ora posso tornare di là? – sbuffo, iniziando a spazientirmi. E perché no, a preoccuparmi. Non mi piace saperla da sola in spiaggia, conoscendola ora sarà attorniata da cani randagi in calore.

- Sarò sincero Cullen, non sono affatto contento. Andrà male e tu la farai soffrire. Non sei il tipo adatto a lei, fidati. –

Parla come se sapesse tutto. Lui ha avuto vita facile, ha conquistato subito mia sorella. Per me è andato tutto diversamente invece, e come poteva essere altrimenti! Con un caratterino come quello che si ritrova Bella, non sarebbe facile nemmeno per un Santo.

Oltretutto Jasper mi sta pure portando sfiga! Se andrà male so a chi rivolgermi!

- Lasciami provare. Ti ho lasciato mia sorella senza fiatare, me lo devi Swan. –

Jasper scuote la testa, arrendevole. – E sia. Ma se la fai soffrire ti ammazzo, sia chiaro. –

E mai minaccia fu meno velata!

*****

Pov Bella.

- Addirittura i fuochi d’artificio? – commenta allibito Edward, osservando il cielo. D’accordo, mio fratello ha fatto davvero le cose in grande, non c’è che dire. Gliene do atto, quando si impegna riesce a tirar fuori qualcosa di dignitoso.

Fosse stato per me, Alice e Edward avrebbero avuto un muffin ai mirtilli e una lattina di coca ciascuno, come festa.

Non rispondo, mettendomi più comoda sulla sdraio, e appoggiando la guancia al suo petto, lasciandomi stringere forte.

- Ehi, che ti ha detto mio fratello? – borbotto assonnata, sfregando il viso come i gatti. Edward non risponde, facendo il finto tonto e continuando a guardare il cielo. Brutto segno questo. Mi sollevo, guardandolo in faccia. - Edward, ti ho chiesto che ti ha detto mio fratello. – sibilo, iniziando ad insospettirmi.

- Ma niente di che, lascia perdere. – ridacchia nervoso, passandosi la mano tra i capelli e facendomi perdere la pazienza.

- Bene. – mi alzo di scatto, con tutta l’intenzione di marciare verso mio fratello e rendermi figlia unica. – Vado ad informarmi e torno. – ringhio furiosa. Lo conosco e so bene che con molta probabilità l’ha minacciato. Anzi, diciamo che di sicurissimo è andata così.

- Dai, ma ti pare? Mi molli qui il giorno del mio compleanno per andare ad uccidere tuo fratello? Rimani qui, dai! – da dei colpetti alla sdraio, incitandomi a tornare seduta.

- D’accordo, d’accordo. Ma domani lo uccido, sia chiaro. – borbotto, stendendomi nuovamente accanto a lui e lasciandomi abbracciare. Annoto mentalmente di ucciderlo, nella sezione: “affronti gravissimi”, per poi archiviare il tutto. Archiviarlo momentaneamente, sia chiaro.

- Brava la mia gattina… - ridacchia, baciandomi teneramente la testa. Gli do una manata sul petto come risposta, sfoggiando la mia ormai storica delicatezza. – D’accordo, ritratto. Brava la mia gattina selvatica. Va meglio? – sghignazza.

- Affogati Edward, affogati. – borbotto, per poi addormentarmi lì, sotto i fuochi d’artificio e tra le sue braccia.

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