Harry Potter
and the Eyes Collector
Capitolo 22
Ron camminò lentamente fino al letto di Hermione, che giaceva ancora
profondamente nel suo coma ormai da settimane. Il ragazzo raggiunse il comodino
e vi poggiò sopra alcuni quaderni e qualche rotolo di pergamena, per poi sedersi
su quello che ormai era diventato il suo posto per eccellenza.
- Ecco qui, gli appunti di oggi, ovviamente ho chiesto a Ginny di prenderli per
te. L’avrei fatto io ma… conosci bene il mio rapporto con gli appunti. – disse
Ron, parlando a Hermione – E poi, non avresti di certo capito niente dalla mia
grafia. – aggiunse con un sorriso.
Rimase qualche attimo in silenzio, osservandola nel suo riposo, e poi le prese
la mano tra le sue e se la portò al viso.
- Quand’è che tornerai da me? Sbrigati Hermione, ti prego. Non ne posso più, ho
bisogno di te. –
…
Era trascorsa ormai un’altra settimana ed ad Hogwarts tutto procedeva con
un’insolita tranquillità. Ogni attività si svolgeva regolarmente e nell’aria si
respirava l’ansia e la trepidazione per il prossimo incontro di Quidditch.
Grifondoro era in testa alla classifica e, se avrebbe vinto anche
quest’incontro, avrebbe matematicamente vinto la Coppa delle Case, ma bisognava
sempre tener conto dei risultati delle altre squadre, tutto era ancora da vedere
ancora. Tutto ciò, ad ogni modo, non spegneva l’entusiasmo della squadra
scarlatta; Harry, come gli altri componenti del suo team, era tutto un fremito,
e dopo la brutta esperienza vissuta con Jahat, non vedeva l’ora di poter sfogare
la sua gioia in campo, alla caccia del Boccino. L’unico che non gioiva, e che
non era minimamente toccato dall’evento, era proprio Ron, colui che
probabilmente in circostanze diverse avrebbe fatto salti di gioia, e ne avrebbe
parlato fino allo sfinimento, adesso se ne stava cupo sulla sua colazione,
mentre tutt’intorno i suoi compagni fremevano d’eccitazione.
- Ginny, mi raccomando. – ammiccò Harry alla sua ragazza, con uno strano
sorriso, sempre parlando dell’incontro che ci sarebbe stato di lì a breve.
La ragazza sorrise.
- Ti ho mai deluso? Se proprio vogliamo dirla tutta,
capitano, sei tu che devi cercare di non distrarti per guardarmi. –
gli rispose in tutto tono.
- Ah sì, eh? – disse Harry, stringendo in vita la ragazza seduta accanto a lui,
che in tutta risposta annuì smorfiosamente. – Non è colpa mia se non posso fare
a meno di guardarti. – aggiunse Harry guardandola negli occhi.
La romantica scenetta stava avendo luogo proprio accanto a Ron, che se ne stava
piegato in silenzio, ad osservare il proprio calice. L’idillio romantico della
coppietta fu interrotto da uno spicchio d’arancia, lanciato dalla parte opposta
del tavolo, che andò a colpire dritto Harry sul naso.
- Ehi, voi due, la piantate? Non lo reggo tanto zucchero a quest’ora. – disse
ridendo Seamus Finnigan, artefice del lancio.
- Sei solo invidioso perché non hai una ragazza. – rispose Harry in tono
divertito.
In quel momento, passò lungo il tavolo del Grifondoro, l’ex guardiacaccia e
attuale insegnante di Cura delle Creature Magiche, Hagrid, che vedendo la
divertente scenetta, si fermò proprio in prossimità di Harry.
- Ragazzi. Ce la vinciamo questa Coppa al Quidditch o no? – chiese con un
sorriso raggiante, che fu visibilissimo, nonostante la foltissima barba.
- Puoi giurarci che la vinceremo. – disse animatamente Seamus. – Certo, sempre
se il nostro capitano non si distrarrà troppo. – aggiunse ridendo. – Avere la
propria fidanzata in squadra non è poi un grande vantaggio. –
- Seamus, piantala con questa storia! – disse Harry, lanciandogli
un’occhiataccia.
- Sono sicuro che Harry prenderà il Boccino che Madama Bumb non avrà finito
nemmeno di fischiare l’inizio della partita. Dico bene, Harry? –
Harry sorrise, ed annuì.
- Anche se credo che una velocità simile sia fin troppa anche per me, ma farò
del mio meglio. – aggiunse poi il capitano della squadra.
- Ottimo. Faccio il tifo per voi. Vieni pure a trovarmi quando non hai troppo da
studiare. So che all’ultimo anno non lasciano un attimo di tregua. Vi stanno
spremendo come limoni. – disse Hagrid, sempre in tono ilare, ma con il terrore
di poter essere sentito da qualcuno degli insegnanti.
- In teoria, sei un’insegnante anche tu, Hagrid. – puntualizzò Ginny,
sorridendo.
Hagrid alzò una mano e scrollò le grosse spalle.
- Anche se vi dico come affrontare certe creature magiche, sono sempre il
guardiacaccia della scuola. – disse e s’allontanò strizzando un occhio in
direzione di Harry e Ginny.
…
Harry e il resto della squadra erano pronti per scendere in campo e svolgere il
consueto allenamento giornaliero in vista della partita. Tutti erano già a bordo
delle proprie scope, soltanto Ron, che camminava a passo lento, ancora doveva
raggiungere il bordo del campo, e si trascinava dietro la sua Nimbus Tremila
come se pesasse tonnellate. Cavalcare quella scopa gli avrebbe fatto pensare
inevitabilmente a Hermione, era stata proprio lei a regalargliela mesi prima, a
Natale, e in più quella sera avevano anche finito per litigare. Ricordava
perfettamente tutto ciò che era accaduto quella notte, e ricordava perfettamente
anche che la colpa era stata esclusivamente sua, perché, come al solito, si era
comportato da idiota, e non aveva compreso i sentimenti di Hermione. Era davvero
abile in questo, così come era abile nel deluderla. Si chiedeva anche come
Hermione riuscisse sempre a perdonarlo. Quella notte, era stato davvero duro nei
suoi confronti, e adesso, stringendo il manico di quella scopa, non poteva far a
meno di rimproverarsi. In quel momento l’unica cosa che desiderava era che la
sua ragazza si risvegliasse, in realtà non gli importava niente del Quidditch, o
della partita, e non comprendeva perché tutti dovessero essere così felici al
suo fianco. Gli dava fastidio anche vedere il suo migliore amico viversi
finalmente il suo momento di felicità insieme a Ginny.
Harry sopraggiunse alle sue spalle, correndo, e reggendo la sua Firebolt.
Vedendo l’amico così demotivato, si fermò all’istante al suo fianco, e si mise
al suo passo.
- Ehi, Ron! Tutto bene? – gli chiese.
Ron emise un suono impercettibile.
- Domanda stupida, Harry. – gli rispose sinceramente l’amico.
Harry fece una smorfia, rendendosi conto di aver toccato un tasto dolente. Era
ovvio che Ron fosse preoccupato per Hermione e gli importasse poco della
partita, ma dopo tutto lui restava pur sempre il capitano della squadra, ed era
suo dovere avere a cuore anche le sorti del campionato.
- Ascolta Ron, te la senti di giocare? –
Ron si voltò verso Harry con un’espressione che già di per sé era una risposta,
non occorreva aggiungere altre parole.
- Ti dirò la verità – aggiunse Harry – Io ho bisogno di te, in questa partita. –
Ron abbozzò un sorriso di riconoscenza.
- Beh, potrei sempre fare la presenza ma non essere me stesso. Non credo di
poter giocare questa partita, Harry. Chiama Cormac al mio posto, lui sarà
sicuramente più in forma di me. –
…
Ron partecipò ugualmente all’allenamento quel giorno ed Harry poté constatare
come il suo amico fosse effettivamente fuori forma. Era disattento, lento, privo
di spirito, assolutamente mancante di grinta. Restava in equilibrio sul suo
manico di scopa per puro caso, se qualcuno avesse tentato di disarcionarlo,
Harry avrebbe scommesso che si sarebbe lasciato cadere. Terminato l’allenamento,
Ron filò dritto negli spogliatoi, a capo basso e senza guardare nessuno dei suoi
compagni. Ginny atterrò proprio accanto ad Harry ed entrambi si scambiarono
un’occhiata preoccupata.
- Si sta distruggendo, Harry. – disse con voce debole Ginny, guardando le spalle
di suo fratello mentre si allontanava.
- Non posso vederlo così. – disse Harry, stringendo forte il manico della sua
Firebolt – Vorrei poter fare qualcosa per lui, ma credo che l’unica in grado di
restituirgli il sorriso sia soltanto Hermione, ora come ora. –
Ginny annuì, e insieme a Harry, si diresse verso gli spogliatoi.
…
Harry aveva comunicato a Ron che non avrebbe preso parte alla partita, e
McLaggen sarebbe stato convocato al suo posto. Per Ron fu un sollievo, non
poteva addossarsi la responsabilità di una probabilissima sconfitta che avrebbe
subito la sua squadra, se fosse sceso in campo. Nelle ore che non furono più
occupate dal Quidditch, Ron rimase in infermeria, come faceva di consueto ogni
giorno. Restava seduto per ore sulla sedia posta accanto al letto di Hermione, e
mentre con una mano stringeva quella della ragazza in coma, con l’altra reggeva
un libro che stava leggendo. Fu proprio in uno di quei momenti di innata
tranquillità, che caratterizzavano i suoi pomeriggi in infermeria, che Ron udì
un vociare femminile alle sue spalle. Lasciò la mano di Hermione, e pose un
segno sulla pagina che stava leggendo, per poi richiudere il libro con uno
scatto; alzò gli occhi in direzione della porta, e fu stupito di vedere due
compagne del suo stesso anno, appartenenti al Grifondoro. Le due ragazze si
avvicinarono lentamente al letto di Hermione, mentre Ron, che si era alzato in
piedi, le osservava senza parole. Una di loro era Calì Patil, e l’altra…
- Lavanda! Calì! – esclamò Ron con visibile stupore. – Che cosa…? –
Ma Calì lo interruppe prima che potesse formulare la domanda.
- Volevo vedere Hermione. – ammise sinceramente – E da molto che è in coma
ormai, come sta? – chiese, infine.
Ron sembrava non averla ascoltata, continuava a guardare Lavanda con gli occhi
sgranati.
- Tu… - sussurrò appena - ...Non ci credo. –
Lavanda restò qualche attimo in silenzio, nascondendo l’imbarazzo dietro
l’amica, ma poi alzò il capo e replicò..
- Calì voleva che l’accompagnassi. – disse con voce sostenuta. – E poi… sono
venuti tutti a farle visita. – aggiunse con evidente imbarazzo – Ti ricordo che
prima del nostro piccolo incidente,
Hermione era pur sempre una mia compagna di classe. Anche se ha sempre passato
più tempo con voi, che con noi ragazze, fa comunque parte della mia casa. –
Ron ascoltò attentamente ciò che disse Lavanda, e non le fece altre domande,
anche se era evidentemente ancora scosso dal vederla lì, in infermeria. Qualche
istante dopo, sembrò ricordarsi di quanto detto inizialmente da Calì, e rispose
alla sua domanda.
- E’ stabile purtroppo. – disse spostando i suoi occhi su Hermione – Non dà
cenni di miglioramento. –
- Se c’è qualcosa che possiamo fare… - disse timidamente Calì, che era la prima
a non credere pienamente a ciò che stava dicendo.
Ron scosse il capo, demoralizzato.
- C’è poco da fare. – e si voltò verso le due ragazze – Ma grazie lo stesso. –
…
Il giorno della partita lo stadio era gremito. L’intera scuola era presente,
fatta eccezione per Hermione. Ron, come portiere ufficiale della squadra, aveva
il dovere di presenziare in panchina, come riserva, e stava osservando
distrattamente il gioco dei propri compagni. Il risultato vedeva in leggero
svantaggio il Grifondoro. Harry stava volando da più di mezz’ora alla ricerca di
un Boccino che non aveva la benché minima intenzione di farsi notare. McLaggen
si stava comportando bene agli anelli, ma aveva preso qualche vista che aveva
comportato il vantaggio della squadra avversaria. In generale, gli animi erano
un po’ tesi in campo; la stessa Ginny appariva stanca. La mente di Ron, però,
era occupata da tutto fuorché dalla partita. Se avessero vinto o perso, per lui
avrebbe avuto pari importanza.
- Ron, guarda! – fu l’urlo di Neville, alle sue spalle, che lo destò come da un
sonno improvviso.
Ron spostò velocemente lo sguardo verso la zona d’azione del gioco.
- Vedo un accalcarsi di persone nelle vicinanze degli anelli del Grifondoro,
signori. – annunciò Luna che aveva ripreso la sua regolare attività di cronista
degli incontri di Quidditch – Che cosa sarà mai successo? Un momento, ma è
proprio McLaggen! Che cosa starà facendo? Avrà deciso di dipingersi la faccia? –
- Quello è sangue, signorina Lovegood! – disse in tono acido, e allo stesso
tempo preoccupato, la professoressa McGranitt, che sedeva al suo fianco.
Tutti si alzarono in piedi, compreso Aberforth, per poter vedere cosa fosse
accaduto al portiere del Grifondoro. Ron osservò attentamente McLaggen portarsi
a terra con la sua scopa, e reggersi il naso con una mano. Stava sanguinando
vistosamente, un bolide l’aveva colpito in pieno viso.
- Accidenti! Ma dove stavate guardando? – gridò Harry ai Battitori della sua
squadra. Era a dir poco fuori di sé.
- Harry, cerca di calmarti. – lo placò Ginny, accarezzandogli un braccio.
McLaggen, seguito dai suoi compagni di squadra, s’incamminò verso i bordi del
campo. Ron lo vide avvicinarsi nella sua direzione, mentre Madama Bumb lo stava
scuotendo da svariati secondi.
- Andiamo, ragazzo. – gli disse, strattonandolo ulteriormente.
Ron, che era rimasto paralizzato ad osservare la scena fino a quel momento,
apprese soltanto in quell’istante che sarebbe dovuto scendere in campo per
sostituire l’infortunato McLaggen.
- Miseriaccia. – sussurrò, quando Cormac gli fu praticamente di fronte.
- Va a fatti valere, Weasley. – gli disse McLaggen, battendogli un colpo sulla
spalla, mentre Madama Bumb correva a bloccargli l’emorragia con un fazzoletto
bagnato.
Ron si voltò verso di lui con aria ancora intontita.
- Muoviti Weasley, dobbiamo ricominciare. – lo esortò Madama Bumb.
Il portiere, che stava ancora fissando McLaggen, lo vide alzare il pollice in
segno di approvazione.
- Fallo per Hermione. – aggiunse accompagnandosi con una strizzatina d’occhi.
A quella frase, Ron sembrò ridestarsi; afferrò la sua Nimbus 3000 e si precipitò
in campo. Non era ancora ben sicuro delle sue condizioni fisiche, ma in un
istante si ritrovò tra i suoi compagni di squadra, che lo accolsero
calorosamente. Nell’attimo di delirio e caos proveniente anche dall’intero
stadio, che approvava la sua entrata in gioco, Ron trovò il volto di Harry a due
centimetri. L’amico gli aveva bloccato il viso tra le mani, e lo stava
oltrepassando con uno sguardo forte e deciso.
- Come ti senti? – gli chiese senza perdere tempo – Credi di farcela? –
Ron fece qualche movimento con la testa, che non rappresentava né una risposta
positiva, né una negativa.
- Vinciamo questa partita, Ron. – continuò Harry fissandolo negli occhi –
Vinciamola per lei! Vinciamola per quei mesi in tenda, per tutte le volte che
abbiamo rischiato la vita… per la nostra amicizia! E per voi due, Ron. Vinci
questa partita, per voi due. Intesi? –
Ron annuì vigorosamente, e si portò in un attimo dinanzi ai tre anelli che
fungevano da porte. Madama Bumb fischiò la ripresa della partita, che ricominciò
a ritmi ancor più frenetici.
…
- …di Ginny Weasley… di passare? Purtroppo… la palla… andrà meglio… Ma siamo
già… del Grifondoro… credo che… debba pararla… finisca male. Peccato… Dieci
punti per… -
Un fortissimo rumore le martellò la testa. Le arrivavano ad intermittenza poche
parole, colte di sfuggita, che non riusciva a riordinare per poter dar loro un
senso compiuto. Sentiva un caos, un grande caos, ma era tutto lontano. Attorno a
sé, invece, avvertiva un’insolita calma. Ma non riusciva ancora a comprendere
che cosa stesse accadendo. Intanto il caos continuava imperterrito in
lontananza, e le martellava la testa. Era come sentire un fischio acuto in
sottofondo.
- avanzano… i Grifondoro… nessuno… Forse ho… del gioco… di fermarli… il
portiere, Ron Weasley… respinto… –
- R… Ron… - sibilò in quel momento, senza essere neanche sicura di riuscire a
riprodurre dei suoni.
Si sentiva completamente immobilizzata, dagli arti a qualsiasi altra parte del
corpo. Quel nome, Ron Weasley, improvvisamente sembrò averla riportata alla
realtà. Ascoltava indistintamente quel vociare in lontananza che non riusciva ad
afferrare completamente, ma cominciava a capire di cosa potesse trattarsi, era
forse una partita di Quidditch? Lentamente, cominciò ad intravedere una fessura
di luce, che pian piano divenne sempre più grande. Erano i suoi occhi che
tentavano lentamente di aprirsi. Il contrasto con lo stato precedente, era
inevitabile. Le provocò un inevitabile fastidio quell’improvviso biancore
dinanzi ai suoi occhi. Era insopportabile, e quasi l’accecò.
- Ormai le squadre sono in parità ed Harry Potter continua a correre dietro al
Boccino. –
Questa volta sentì completamente la frase, riconobbe anche la voce che l’aveva
pronunciata, apparteneva a Luna Lovegood. Comprese che si trattava proprio di
una partita di Quidditch. Fece un ulteriore sforzo, e portò una mano dinanzi
agli occhi, per potersi riparare dalla troppa luce.
- Per tutti i maghi. – disse una voce poco distante. – Si è risvegliata! –
annunciò questa entusiasta.
Hermione la riconobbe, era la voce di Madama Chips. Ciò significava che si
trovava in infermeria, e che se stava ascoltando la cronaca di una partita di
Quidditch, poteva dirsi ancora viva. Che Jahat fosse stato sconfitto? Non ne era
al corrente, ma deduceva che fosse così. Inoltre, pensò (perché era inevitabile
per lei pensare, anche se si era appena risvegliata da un coma) che se Luna
Lovegood stava conducendo la cronaca di un incontro di Quidditch, allora magari
aveva riacquistato la vista. Effettivamente, erano troppe le cose su cui
riflettere, decise di ignorare tutti quei pensieri, anche perché il frastuono
continuava a rimbombarle nella testa, e vide la sagoma di Madama Chips chinarsi
su di lei.
- Tutto bene? Come ti senti? – le chiese amorevolmente l’infermiera.
Hermione riuscì a parlare molto a fatica, doveva ancora riprendersi del tutto, e
così rimase a riposo, con la testa poggiata sul cuscino, mentre ascoltava la
cronaca di quella partita, in cui Ron stava dando il meglio di sé. Un leggero
sorriso le si disegnò sul volto, quando alla ricerca di un bicchiere d’acqua, si
trovò a guardare sul comodino al suo fianco; notò che era strapieno di quaderni
e fogli di pergamena. Inizialmente non comprese cosa fossero, ma le bastò
raccoglierne uno e leggerlo per poter capire che si trattava di appunti; tutte
le lezioni che si era persa.
- Ron… - disse nuovamente, con un sorriso ancor più largo e stringendo il foglio
al petto.
…
Harry catturò il Boccino dopo cinquanta minuti di gioco. Entrambe le squadre
erano esauste, ma ciò non impedì ai giocatori del Grifondoro di far festa, e di
portare al trionfo il proprio capitano. L’intera tifoseria della squadra si
riversò in campo, e in tutta quella confusione, Ron fu accostato da sua sorella
Ginny, che gli diede una forte pacca sulla spalla.
- Ce l’hai fatta! – gli disse raggiante.
Ron ricambiò il suo sorriso.
- Merito di questa. – disse, indicando il suo manico di scopa. – E poi se non
fosse per Harry… -
Ma Ginny lo interruppe.
- Non voglio ascoltare assolutamente niente. Il merito è di entrambi, in
particolar modo del nostro splendido portiere. –
Ron la guardò stranito.
- Ehi sorellina, sei un po’ troppo gentile ultimamente o mi sbaglio? –
Ginny scrollò le spalle, ridendo.
- E’ l’entusiasmo per la vittoria, non ti ci abituare, durerà solo per oggi. –
- Che peccato, ci avevo quasi creduto. –
…
- Signor Weasley! – fu la voce allarmata della professoressa McGranitt che
irruppe nello spogliatoio a fine partita.
I chiassosi festeggiamenti s’interruppero all’istante nel momento in cui
comparve l’insegnante di Trasfigurazione, e Ron si voltò con espressione solenne
verso di lei.
- La prego di correre immediatamente. – continuò la professoressa.
Ron lasciò un’occhiata interrogativa a Harry, che la ricambiò, e senza terminare
di mettere a posto la sua attrezzatura per la partita, si fiondò dietro la
professoressa, che lo condusse all’interno del castello.
Non seppe dove voleva condurlo, fin quando non si ritrovò dinanzi alle porte
dell’infermeria.
- Professoressa… - sussurrò, temendo per un attimo il peggio.
- Venga, signor Weasley. – gli fece strada la McGranitt.
Entrambi entrarono nell’infermeria, e la prima cosa che vide Ron fu Madama Chips
che camminava spedita con in mano un vassoio su cui giaceva una ciotola di zuppa
fumante. Seguì l’infermiera con lo sguardo e questa lo condusse a guardare in
direzione del letto di Hermione. Madama Chips posò il vassoio sul comodino, e
poi prese ad imboccare le coperte alle sua paziente, che stava comodamente
seduta nel bel mezzo del suo letto, con la schiena premuta contro una montana di
cuscini. L’espressione che si disegnò sul volto di Ron in quel momento era a dir
poco indescrivibile. Sentì la terra cadergli sotto i piedi, ed un attimo dopo
una mano che l’afferrava salvandolo da una morte certa. Fu come morire e
rinascere nello stesso istante. Cominciò a sudare e il respiro gli divenne
affannoso. Hermione sedeva su quel letto, il letto in cui aveva giaciuto per
settimane; settimane durante la quale gli era sempre stato vicino, senza mai
lasciarle la mano. E adesso era lì, la ragazza spostò lentamente lo sguardo
verso di lui, e incrociò i suoi occhi. Sorrise. I loro occhi finalmente si
rincontrarono dopo giorni e giorni di agonia. Per un attimo aveva creduto di
averla persa per sempre, e invece, era proprio lì, davanti a lui, che gli
sorrideva. Era un’emozione indescrivibile, che s’impossessò completamente di
lui. In quel momento, pensò di essere senza dubbio l’uomo più felice e fortunato
della terra.
- HERMIONE! – disse ad alta voce, anche se il respiro gli si spezzava in gola.
Si precipitò al suo fianco, e senza tener conto dell’avventatezza delle sue
azioni, si chinò su di lei, e la strinse a sé talmente forte che sembrava quasi
volesse renderla una parte del proprio corpo.
- Faccia attenzione, signor Weasley. – disse Madama Bumb – La signorina Granger
non si è ancora stabilizzata del tutto, ha bisogno di riposo. –
Ma Ron non le rispose, e continuò a stringere Hermione a sé, come se non
riuscisse a credere che stesse avvenendo per davvero.
- Grazie di tutto. – gli sussurrò Hermione, con un filo di voce.
…
4 mesi
dopo
…
L’estate stava già chiamando gli studenti di Hogwarts, ma questi, prima che al
suo richiamo, dovevano rispondere alle domande d’esame. Per tutti gli studenti
dell’ultimo anno, i M.A.G.O. rappresentavano un vero e proprio incubo. Sarebbero
stati gli ultimi esami che avrebbero sostenuto ad Hogwarts, dopodiché non
avrebbero più fatto ritorno in quella scuola l’anno successivo, quegli esami non
erano solo il traguardo di un anno portato a termine, ma suonavano come un vero
e proprio addio al luogo che per tanti di loro era stato come una vera casa.
Harry, Ginny, Ron e Hermione erano seduti all’ombra di un albero, sulla riva del
lago. Accanto a loro, dispersi sul prato, montagne di libri sparpagliati in ogni
direzione, con rotoli di pergamena che spuntavano dagli angoli, e tre penne
gettate alla rinfusa. Soltanto Hermione, tra di loro, teneva stretta nella mano
la sua penna e appuntava continuamente cose su un rotolo di pergamena, mentre
sfogliava un volume al suo fianco.
- Io mi arrendo. – disse Ron, poggiando la testa al tronco dell’albero – Non mi
entrerà mai in testa questa roba. –
- Ron! E’ un argomento del sesto anno! – lo rimproverò Hermione, che trovava la
cosa a dir poco inammissibile.
- Appunto! – continuò il ragazzo dai capelli rossi – Se è un argomento del sesto
anno, non vedo perché debbano chiedermelo agli esami del settimo! –
Hermione sospirò, esasperata, e continuò con il suo cipiglio un po’ acido e
saccente.
- Perché forse si tratta dei M.A.G.O.? In teoria testano il nostro livello di
sette anni di studio? Non possono promuoverti se non conosci i contenuti degli
anni precedenti. Mi sembra ovvio. –
Dopo la spiegazione sufficientemente animata di Hermione, nessuno osò parlare
per svariati secondi, in seguito ai quali fu Ginny la coraggiosa che si rivolse
all’amica con un’innata tranquillità.
- Hermione… secondo me… ti stai stressando! – disse con un leggero sorriso.
Hermione alzò gli occhi al cielo.
- Beh direi che non sarebbe stata la Hermione che conosciamo se non avesse
temuto così tanto gli esami. – sentenziò Harry, sorridendo.
- Mi state forse prendendo in giro? – chiese Hermione, aggrottando la fronte, e
cercando di nascondere la sua espressione divertita.
- No, ma come potremmo signorina Granger? – disse Ron, cercando di apparire il
più serio possibile.
Hermione guardò sott’occhi Ron, che continuava ad essere assolutamente poco
serio, provocando le risate di Harry e Ginny.
- No. – disse sospirando – Io non mi sono innamorata di un tipo del genere. –
disse sorridendo.
Ron fermò ogni sua attività divertente, e coprì con una mano la pergamena sulla
quale Hermione aveva nuovamente posato lo guardo, in modo da attirare la sua
attenzione.
- Oh, sì che lo sei, e anche tanto aggiungerei. – disse, avvicinandosi sempre di
più al suo viso.
Hermione non ebbe il tempo di ribattere, perché nel momento stesso in cui alzò
lo sguardo, le labbra di Ron si posarono sulle sue.
…
- Domani, come sapete – cominciò Aberforth, durante il suo discorso alla Sala
Grande, la sera prima degli esami – cominceranno gli esami. Alcuni di voi
dovranno sostenere importantissime prove che determineranno la loro intera vita.
Sto parlando dei ragazzi del quinto anno, che dovranno affrontare i G.U.F.O. e
dei ragazzi dell’ultimo anno, che si diplomeranno quest’anno, dopo aver
sostenuto gli ancor più temuti M.A.G.O.. Da parte mia, e da parte dell’intero
corpo insegnanti, voglio darvi il mio augurio affinché questi esami possano
procedere per il meglio. Sono sicuro che non mi deluderete. –
La breve pausa presa da Aberforth fu accolta come una conclusione e l’intera
Sala Grande stava già partendo in un grande applauso, ma il preside continuò.
- E’ stato un anno questo… davvero duro… per Hogwarts. Il mio primo anno di
presidenza, e non poteva concludersi nel migliore dei modi. Ci sono stati
momenti in cui ho creduto di non poter mandare avanti questa scuola, ma
fortunatamente voi, ragazzi, insieme ai miei colleghi, siete riusciti a
convincermi del contrario, e mi avete aiutato in questo. Durante quest’anno la
pace tanto sperata non c’è stata. Abbiamo avuto a che fare con oscure forze che,
fortunatamente, sono state annientate, e proprio da uno studente di questa
scuola, cosa di cui sono molto orgoglioso. Abbiamo subito attacchi di ogni
genere, e abbiamo vissuto nella paura per mesi, ma fortunatamente tutto si è
concluso per il meglio. Hogwarts, benché abbia subito tanti cambiamenti, è
rimasta la stessa di un tempo, e mi auguro che possa restare così per tanti
lunghi anni ancora. –
Nuovamente il pubblico della Sala Grande stava per applaudire, ma Aberforth non
aveva ancora finito.
- Chiedo a coloro che domani affronteranno i M.A.G.O. un piccolo favore, se vi è
possibile. Nel momento in cui metterete piede fuori dal castello, tra qualche
giorno, voltatevi indietro, portate lo sguardo alle torri, alle finestre, ai
vostri dormitori se è possibile. Ricordatevi dell’emozione che vi invase più di
sette anni fa, la prima volta che varcaste i suoi cancelli. Ricordatevi del
lago, delle carrozze, e della magia che avete conosciuto in questo luogo.
Qualcuno di voi magari tornerà qui come insegnante, o con i propri figli, ma per
altri Hogwarts resterà soltanto il dolce ricordo legato a sette lunghi anni
della vostra vita. Non dimenticate questo castello, portatelo sempre nei vostri
cuori. Sono sicuro che mio fratello avrebbe voluto che i suoi studenti lo
ricordassero per sempre. E poi ricordatevi di loro – e fece un gesto ad indicare
il tavolo dei docenti – i vostri insegnanti; coloro che sono stati vostre guide
e che vi hanno trasmesso il loro sapere, coloro che sono responsabili di ciò che
siete oggi. –
In quel momento, Harry strinse ancor più forte la mano di Ginny.
- Piton. – le sussurrò.
- Lupin. – rispose lei.
E una voce si levò dall’altro lato del tavolo, era quella di Ron.
- Moody. –
L’intero corpo docente, alle spalle di Aberforth, si era alzato in piedi, e fu
imitato da tutti gli studenti.
- Ancora auguri per i vostri esami. – continuò Aberforth – E adesso potete anche
applaudire. – aggiunse, ridendo.
…
18 anni
dopo
…
Era la vigilia di Natale, e Ron era seduto sul divano del salotto di casa
Weasley, abbracciato da due allegri bambini, Rose e Hugo, che guardavano il
padre con occhi estasiati. Allo stesso modo Ron veniva osservato anche da altri
tre bambini, James, che se ne stava seduto a gambe piegate sul caro tappeto di
Molly Weasley; e Albus, che divideva la poltroncina insieme a sua sorella Lily.
- E così vostro zio Harry – disse Ron che si accingeva a terminare la sua storia
– ovvero vostro padre, liberò per sempre il mondo magico, anche se le sue
avventure non sarebbero di certo finite con la morte di Voldemort. Il grande
Harry Potter, e i suoi validi compagni, dovevano affrontare ancora tante
avventure, ma questa è un’altra storia. –
Un chiassoso segno di disapprovazione si alzò dai cinque bambini.
- Ti prego zio Ron, continua. – lo pregò la piccola Lily.
Ron sorrise.
- Domani vi racconterò di come vostra madre, zia Hermione, decise di non
rivolgermi più la parola, e di come Harry, con una mano dal cielo di Silente e
Piton riuscì a salvare, nuovamente, il mondo della Magia. –
Ron sembrò catturare l’attenzione dei cinque bambini con quella promessa. In
quel momento, dalla cucina arrivò Hermione, seguita da Ginny.
- Che assurdità vi sta raccontando lo zio Ron? – chiese Ginny, sorridendo ai
suoi bambini, e andandosi a sedere sul bracciolo della poltrona occupata da
Albus e Lily.
- Mamma – chiese la piccola, ma sveglia Rose – perché non volevi più rivolgere
la parola al papà? –
Hermione, stupita da quella domanda, guardò Ron con aria interrogativa.
- Che cosa gli stai raccontando tu? –
Ron alzò le spalle, fingendo un’aria innocente e sorpresa.
- Che cosa? Io? Assolutamente niente. Ho solo raccontato delle intrepide gesta
del mio migliore amico. –
Hermione non sembrò essere molto convinta della versione di Ron, ma andò
ugualmente a sedersi sul divano accanto a lui, prendendo il piccolo Hugo in
braccio.
- Un giorno vi racconterò io una bella storia. – disse – Di come vostro padre mi
ha salvato la vita quando un brutto cattivo mi fece cadere in un sonno profondo.
Scommetto che questa non ve l’ha raccontata. –
Ron si grattò il capo, un po’ imbarazzato ma lusingato allo stesso tempo.
- Ma non ho fatto niente di così speciale. – disse.
- Ah non fare il modesto, papà. – lo rimproverò Rose.
- Beh, se proprio devo vantarmi… vogliamo parlare di quando ho salvato Harry
dal… -
Ma non riuscì a terminare la frase che Harry entrò in salotto, accompagnato da
George.
- Se permetti Ron, quella storia vorrei raccontarla io. – disse Harry, con
un’espressione raggiante.
Harry andrò dritto alla poltrona su cui erano seduti due dei suoi tre figli, e
sollevò entrambi, per poi prendere posto e posare i due bambini su entrambe le
sue ginocchia.
- Piuttosto... più che parlare di noi grandi… perché non ci raccontate voi
qualcosa? – chiese Harry, guardando Rose, James e Albus. – Sono sicuro che ne
avete combinate già tante ad Hogwarts. –
Rose, James e Albus si scambiarono delle occhiate che lasciavano solo immaginare
cosa avessero potuto combinare durante la loro permanenza ad Hogwarts.
- Dovrebbero esserci anche Ted e Victorie per raccontarvi proprio tutto. –
comunicò James. – Però possiamo cominciare con il raccontarvi qualcosa… tipo di
Scorpius Malfoy, Rose si è presa una cotta per lui. – disse ridendo, e prendendo
in giro la cugina.
- Non è assolutamente vero! – disse in tono altezzoso Rose, mentre i suoi
genitori si scambiarono un’occhiata preoccupata dal momento che Scorpius era il
figlio di Draco Malfoy.
…
Il Natale a casa Weasley era sempre rumoroso; ai presenti si aggiunsero anche
Bill e Fleur con i loro figli Victorie, Dominique e Louis; Percy e sua moglie,
insieme alle loro bambine; George con sua moglie Angelina e i suoi due figli,
Fred e Roxanne, e infine Charlie rimasto scapolo. Molly Weasley, in occasione di
queste ricorrenze, doveva cucinare per un plotone, ma avere nuovamente la Tana
affollata non poteva essere che un piacere per i signori Weasley. Arthur, che
era probabilmente il più entusiasta di tutti, aveva invece l’arduo compito di
divedersi tra i suoi numerosissimi nipoti. La serata passò tra scherzi, risate,
cibo in abbondanza, giochi, vecchi ricordi e progetti per il futuro. Dopo
qualche ora fece la sua comparsa anche Hagrid, in compagnia della sua consorte
Olympe Maxime. Fu uno splendido Natale, ancor più splendido perché Harry, Ron,
Hermione e Ginny avevano il piacere di condividerlo ancora insieme, dopo anni.
Quando si fu fatto tardi, e Rose e Hugo si furono addormentati sul divano
sognando chissà quali avventure, Hermione poté concedersi un attimo di
solitudine. Indossò il cappotto ed uscì fuori per prendere una boccata d’aria,
sedendosi sulla panchina che si trovava sotto il porticato. Se ne stava lì,
pensierosa, quando avvertì un rumore alla sua sinistra, si voltò per vedere che
cosa l’avesse provocato, e vide Ron avanzare verso di lei.
- In vena di ricordi? – le chiese sorridendo, e andandosi a sedere accanto a
lei.
- Di che ti stupisci? Dopo i tuoi racconti… - gli rispose lei ricambiando il
sorriso.
Stettero qualche istante in silenzio, e Ron cinse le spalle di Hermione con il
proprio braccio; dopodiché fu proprio lui a parlare di nuovo.
- E così ci imparenteremo con Malfoy. La cosa peggiore che potesse capitare! –
- RON! Innanzitutto Rose giura che non è vero ed io le credo, ed in secondo
luogo, anche se fosse hanno poco più di dieci anni, non sta scritto da nessuna
parte che debbano sposarsi. –
Ron finse di annuire a ciò che Hermione diceva.
- Anche io avevo poco più di dieci anni quando ti ho conosciuta. – disse
divertito.
Hermione sospirò.
- Devo rassegnarmi al fatto che non possa fare alcun discorso serio con te. –
Ron sorrise e strinse Hermione portandosela al petto, e cingendola con entrambe
le braccia, facendo scivolare le sue dita fra le sue. Rimasero così abbracciati
in silenzio, per qualche istante, e per la seconda volta fu Ron a romperlo.
- Dì la verità… pensi davvero quello che hai detto prima? –
Hermione fece un verso interrogativo.
- Che ti ho salvato la vita quando eri in coma. Non me l’avevi mai detto. –
Hermione socchiuse gli occhi, e si strinse a Ron ancora di più, anche se non
poteva guardarlo negli occhi, visto che era dietro di lei. Restò a lungo
accoccolata a lui, le dava tremendamente sicurezza.
- Sei proprio uno sciocco Ron. In tutti questi anni davvero non credi che io
abbia saputo come sono andate realmente le cose? E poi, non occorreva che
qualcuno me lo dicesse, perché io lo so per certo, avvertivo la tua presenza, e
ti posso giurare che se sono qui oggi è solo ed esclusivamente per merito tuo. E
ti dirò anche di più, tu mi avevi già salvato quando sei entrato a far parte
della mia vita, intendo, non come un semplice amico. –
Un leggero sorriso si disegnò sul volto di Ron.
- Ohoh, siamo in vena di rivelazioni questa sera. – scherzò lui.
- Stupido. E’ la verità. – continuò lei, serissima.
- Hermione Granger - prese lui in tono più serio – dunque ti ho salvata da
quando ci siamo innamorati? Beh, credo che tu mi batta, sai? Perché io credo che
tu mi abbia salvato già nel momento in cui ti vidi sull’espresso per Hogwarts, e
mi dicesti che qualcuno aveva perso il suo rospo. –
Hermione sorrise e sciolse l’abbraccio per potersi voltare e guardare Ron bene
in viso. I suoi occhi castani si incrociarono con quelli chiari di lui. Li
conosceva ormai fin troppo bene quegli occhi, ma ogni volta non poteva far a
meno di perdercisi, e lo stesso valeva per lui.
- Hai dello sporco sul naso. – disse lei, con un ampio sorriso.
Ron ricambiò il sorriso ed un istante dopo le sue labbra toccarono quelle di
Hermione, unendosi in un profondo e lungo bacio, che li coinvolse pienamente.
- Ti amo, Hermione. –
- Ti amo anch’io, Ron. –
Fine
Ebbene sì sono proprio giunta alla fine di questa storia... e ancora non ci credo. Ventidue capitoli era il meglio che potessi aspettarmi, anche perché questa storia è nata poco a poco, da agosto fino ad oggi. Sono stati quattro mesi pieni, pieni di Ron e Hermione prima di tutto. Ovviamente tengo a ringraziare tutti coloro che mi hanno seguita... come ben sapete questa è stata la mia prima fanfiction nella sezione Harry Potter e avevo davvero il timore di non essere all'altezza, per questo il vostro incoraggiamento è stato molto importante per me. Ringrazio tutti coloro che hanno letto questa storia, anche senza recensire... e soprattutto...
ringrazio le 53 persone che hanno aggiunto questa storia fra le proprie seguite: [83ginny - alessiabass - Anthymea - barbidoluzza - Cecyely - Celly87 - Cerenyse - cosmopolitan - cougar - Debby_Alicetta94 - delfinocurioso - domaris72 - ElseW - elys - EmySmile - Erika91 - Fady - fata93 - fio90 - fireMANA - franci9892 - Franc_Wizard - franza - genny 63 - ghgh - guid - kamomilla - kissfrancy - lon8tana - lucia_hp - LyndaWeasley - MacLeod - Marty4ever - mickym - murderangel - Nalu93 - noiaia - OnlyHermione - owly - peyton_71 - Red Irish - rh fansp 88 - sahrai92 - sc93 - Serenin - silviweasley - sonietta87 - steg94 - thebigwolf - ThEo - yuyutiamo - _iLaRiA_ - __Lilly__ ]
...e ringrazio le 42 persone che hanno aggiunto la storia fra le preferite: [acdcman - alexa potter - Ali96 - angiiie - celebrian - chocolate_starfish - cosmopolitan - CuLlEn_AdOtTiVa - DANINO - dream - elanor27 - fireMANA - gargi89 - Gio_Cullen - Karen94 - Kenny11 - kissfrancy - leloale - LiTtLe_MissGiuly_ - lucyfery - maryrobin - midnightsummerdream - mikelina - mikyvale - millyray - mimatoforever - mustardgirl - Nalu93 - nan96 - niettolina - peyton_71 - Rain e Ren - rh fansp 88 - Roby28 - RonaldWesley94 - RoryPotter - Roxy - sciabbo - superkina - tanna - tappetta - _DoMeNiCa_ ]
Grazie, davvero, infinitamente. Siete state fondamentali per lo svolgimento di questa storia.
Ringrazio inoltre __Lilly__, peyton_71 e fireMANA per le loro recensioni relative al precedente capitolo... mi avete riempita di complimenti che sinceramente mi hanno stupita e lusingata ^///^ Grazie davvero, infinitamente... non ho la presunzione di definirmi una grande scrittrice, anzi non lo sono neanche lontanamente, ma sono immensamente orgogliosa del fatto di aver suscitato in voi belle emozioni con la mia storia, e il modo di scrivere. Ma farò di tutto per migliorare ulteriormente. Grazie ancora per il sostegno <3
Infine un super ringraziamento va alla mia amica piccola_ro la quale mi ha sostenuto e mi ha incoraggiato durante la stesura della storia. La coppia Harry/Ginny, che indubbiamente mi piace, ma sulla quale probabilmente non avrei mai scritto, è dedicata a lei :) Questa storia è un piccolo ricordo delle emozioni che abbiamo provato quest'estate... completamente impazzite per le nostre rispettive coppie preferite. E ringrazio anche la mia ronhermite che mi ha dato l'ispirazione per questa storia.
Vi lascio con il testo della canzone che è stata la colonna sonora di questa fanfic: Everything dei Lifehouse
Find Me Here
Speak To Me
I want to feel you
I need to hear you
You are the light
That's leading me
To the place where I find peace again.
You are the strength, that keeps me walking.
You are the hope, that keeps me trusting.
You are the light to my soul.
You are my purpose...you're everything.
How can I stand here with you and not be moved by you?
Would you tell me how could it be any better than this?
You calm the storms, and you give me rest.
You hold me in your hands, you won't let me fall.
You steal my heart, and you take my breath away.
Would you take me in? Take me deeper now?
How can I stand here with you and not be moved by you?
Would you tell me how could it be any better than this?
And how can I stand here with you and not be moved by you?
Would you tell me how could it be any better than this?
Cause you're all I want, You're all I need
You're everything,everything
You're all I want your all I need
You're everything, everything.
You're all I want you're all I need.
You're everything, everything
You're all I want you're all I need, you're everything,
everything.
And How can I stand here with you and not be moved by you?
Would you tell me how could it be any better than this?
How can I stand here with you and not be moved by you?
Would you tell me how could it be any better than this?
How can I stand here with you and not be moved by you?
Would you tell me how could it be any better than this?
Would you tell me how could it be any better than this?
Che altro aggiungere? Spero che il finale non vi abbia deluso! Ancora grazie a tutti! Credo che mi mancherà molto questa storia... Un baciooooo! Sam