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Autore: Asuka Soryu Langley e Lisachan    24/06/2005    1 recensioni
Una raccolta di storie originali di Asuka e mie.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era stato un lampo

Era stato un lampo, veloce come il salto di un gatto, silenzioso come una nuvole solitaria che attraversa il cielo d’estate. Qualcosa di talmente immediato e discreto da poter far credere di non essere mai avvenuto. Una di quelle cose che succedono continuamente, a migliaia nel mondo, e che la maggior parte delle persone finisce per dimenticare. Una di quelle cose di cui non hai una percezione chiara, nell’immediato, il cui significato quasi ti sfugge, al pari delle motivazioni che l’hanno spinta ad accadere. Qualcosa del genere. Di piacevole e detestabile allo stesso modo. Una contraddizione, forse, ma decisamente calzante. Uno di quei momenti che ti scatenano dentro una quantità di emozioni, sensazioni, reazioni, pensieri tali che ti ci senti confuso in mezzo, attaccato da ogni lato e senza via d’uscita. Qualcosa a cui il tuo corpo si oppone in maniera inconscia, senza lasciarti mettere bene a fuoco. Era successo così, in un nanosecondo.

Se non si era sbagliata, fino a due secondi prima stavano giocando in un’aula deserta, disegnando alla lavagna figure buffe senza senso. Quei tipici scarabocchi che si fanno col gessetto, figure sproporzionate dalle espressioni improponibili. Erano in attesa di qualcosa, precisamente che si liberasse l’aula di informatica a fianco. Non ricorda più cosa dovessero fare, adesso, ma qualcosa doveva essere per forza.

E mentre stavano lì a non fare nulla… d’improvviso…

Sono cose che non ti aspetti. Non da uno dal quale decisamente sei attratta ma che sei convinta ti consideri niente più di un’amica.

Non era stato un movimento netto. Erano già accanto, i loro visi erano già vicini, dunque non c’erano stati gesti plateali, non si era spinto particolarmente in avanti per raggiungerla, non aveva dovuto bloccarla per le spalle perché comunque non avrebbe avuto il tempo di scappare lontano. Era sembrato così… naturale. Talmente ovvio. Lì, a disegnare sul nero della lavagna, immediatamente dopo a sporgere le labbra verso le sue.

Anzi, non aveva neanche sporto le labbra. No, niente di tutto questo. Era già abbastanza vicino. Si era semplicemente… girato, ecco. Neanche di tanto. Questione di due centimetri. Forse meno.

Lei non ci aveva capito niente. Non aveva affatto intuito le sue intenzioni, e se si era spostato era stato solo per un inconscio impulso di scattare, indietreggiando di poco. Fosse rimasta ferma, l’avrebbe baciata. L’avrebbe baciata di sicuro.

E non aveva pensato a niente, lei. Non al suo ragazzo che l’aspettava in Italia, non allo stupore che un gesto simile normalmente porta. Niente, soltanto un meccanico spostarsi.

A ripensarci dopo, lui le piaceva moltissimo. Un’ottima persona, gentile, amichevole. Bello, anche. E lei non aveva bisogno di pensare ad altro, forse. Forse semplicemente scappava dal pensiero del suo ragazzo, ecco il perché di quell’attrazione irresistibile.

Ma… che anche lui provasse lo stesso? No, questo non l’avrebbe mai creduto possibile. Mai, nemmeno in un milione di anni, nemmeno in un’altra situazione. Quando ti abitui a guardare qualcuno come un amico non vedi mai spiragli per nessun altro tipo di relazione. Una cosa un po’ frustrante, per certi versi. Per altri, molto sicura.

Non avevano detto una parola, dopo. Lei, convinta fosse stato un movimento erroneo, non osò aprire bocca. Lui, scottato dall’implicito rifiuto, fece lo stesso.

Che gli era passato per la testa? Cosa, esattamente, l’aveva spinto a muoversi proprio per baciare lei, proprio in quel momento?

Il fatto fossero soli, in primo luogo. Se anche fosse andata male, nessuno avrebbe potuto raccontarlo, o ridere di loro. In secondo luogo, il fatto fosse così dannatamente carina, lei. Troppo carina. E intelligente, simpatica… talmente divertente.

Se n’era sentito attratto. Irresistibilmente. Di quelle cose che non realizzi, anche questa, ma in base alle quali agisci senza pensieri. Era andato. Era stato così semplice.

E, oh, così doloroso vederla allontanarsi.

Comunque, era fatto. Non c’era modo di tornare indietro ed evitarlo.

Tanto più che lei sembrava non averci capito niente. In fondo, meglio così. Ripensandoci in futuro, ne avrebbe riso. Anzi, ne avrebbero riso insieme, dal momento che intendeva comunque restarle amico.

Ovviamente, ne avrebbero riso solo se lui avesse trovato il coraggio di confessarle una cosa simile. Non era una robetta proprio da nulla.

Ma ecco, l’aula lì accanto adesso era libera, lei sorrideva tranquilla, e allora chi se ne frega, in fondo. È stato un semplice tentativo. Meglio così.

Dall’autrice… Dedicata alla mia amata mogliuccia *-* Una story così inconsistente non era mai venuta fuori da nessuna parte O.o”

  
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