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Autore: VidelB    16/12/2009    3 recensioni
Fanfiction ispirata dalla canzone omonima dei Muse. "La navigatrice tracciò un’ultima linea con la squadra e sospirò soddisfatta: non le mancava ancora molto per completare la mappa dell’ultima isola e nessuno l’aveva interrotta… almeno finora."
Genere: Romantico, Commedia, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I’ll make you feel pure

Non mi appartengono né la canzone ‘Undisclosed desires’ (dei Muse), né i personaggi di One Piece. Buona lettura!

I know you’ve suffered
But I don’t want you to hide
It’s cold and loveless
I won’t let you be denied

Soothing
I’ll make you feel pure
Trust me
You can be sure

I want to reconcile the violence in your heart
I want to recognise your beauty’s not just a mask
I want to exorcise the demons from your past
I want to satisfy the undisclosed desires in your heart

Era pomeriggio inoltrato sulla Thousand Sunny e ognuno passava il tempo come meglio credeva: chi dormendo, chi leggendo, chi suonando, chi costruendo, chi giocando o… non facendo assolutamente nulla! Per quanto riguarda Nami, lei se ne stava seduta alla propria scrivania, intenta a disegnare da circa un’ora.

La navigatrice tracciò un’ultima linea con la squadra e sospirò soddisfatta: non le mancava ancora molto per completare la mappa dell’ultima isola e nessuno l’aveva interrotta… almeno finora. La ragazza a questo pensiero si stiracchiò, alzandosi in piedi per aprire la finestra e respirare l’aria salmastra. Un sorriso sereno le increspava il viso, mentre una sensazione di leggerezza la invadeva. Si sentiva così… bene, libera… in una parola Felice. E sapeva chi dover ringraziare per tutto questo: non solo sé stessa, per essere stata in grado di reagire alla fine; non solo sua sorella, gli abitanti del suo villaggio e i compagni fedeli che aveva sulla nave, ma anche e soprattutto lui.

Perché era stato lui a portarla via da quel posto di ricordi, sebbene con la promessa di farla tornare sana e salva dopo aver realizzato il suo e i loro.. i sogni di tutti. L’aveva liberata da quella semi-schiavitù, ma non per farla sua, bensì per aiutarla, senza avere la certezza che lei avrebbe accettato di entrare veramente a far parte della sua ciurma.

All’inizio non poteva crederci, non riusciva neanche ad accettare che esistesse una persona così… capace di far crollare da un momento all’altro la maschera di finta sicurezza che si era costruita in anni; capace di trasformare lentamente ma inesorabilmente il freddo, la solitudine e l’odio che riempivano la sua mente in libertà, fiducia, affetto e am…  

TOC TOC

La ragazza trasalì e si voltò verso la porta spaesata. Ma il bussare si trasformò quasi immediatamente in una tempesta di pugni contro la porta della stanza e Nami fece appena in tempo a fare due passi che la porta si spalancò “da sola”. Come non detto, il momento tranquillità era finito, e immaginava già chi fosse il responsabile...

- Nami!- esclamò Rufy appena la vide, appena prima di ricevere un pugno sulla testa- Ahiaahia!!- si portò le mani sul punto colpito.

- E impara l’educazione una buona volta!- gli disse lei per nulla impietosita dalle lamentele, e gli avrebbe richiuso la porta in faccia senza neanche guardarlo se lui non l’avesse bloccata per il polso.

- Ti prego Nami, dai fammi entrare!! Due minuti e me ne vado!- disse impaziente, defilandosi all’interno della stanza senza darle modo di rispondere e richiudendo lui stesso la porta, per poi nascondersi dietro il letto.

La ragazza era rimasta fino a quel momento senza parole, ma si riprese presto:

- Ruf…!!!- stava per urlare furiosa quando si ritrovò una mano sulla bocca e vide il capitano poggiare l’altra sulla proprie labbra, facendole segno di non fare rumore. A questo punto Nami decise di accontentarlo, ma si diresse con sguardo ben poco amichevole verso la figura accovacciata vicino al letto, mentre lui ritirava il braccio:

- Si può sapere cosa sta succedendo?- gli sussurrò con aria minacciosa, pizzicandogli le guance per attirare la sua attenzione. Rufy parve indeciso per qualche secondo, ma poi allargò la bocca in un sorriso e tirò fuori una fetta di carne cruda dalla tasca dei pantaloni.

Nami appena la vide si mise istintivamente una mano davanti la bocca per trattenere un conato di vomito.

- L’ho rubata dal cestino in cucina mentre Sanji era occupato, ma probabilmente adesso se n’è accorto e mi starà cercando!- spiegò allegramente, sventolando la povera bistecca come una bandiera sopra la sua testa.

- Buttala subito via!- gli intimò Nami indicando la finestra.

- C-cosa?- fece lui incredulo mentre il sorriso svaniva per fare posto a un broncio infantile- Ma… non si butta via il cibo! In effetti non capisco proprio perché si trovasse lì nel cestino, che spreco!

La ragazza a quel punto riprese a urlare:

- E’ carne andata a male, altro che spreco!! Nella mia stanza non voglio questa roba in giro! Per come l’hai trattata poi, non credo che sarebbe stata più commestibile comunque!- finì, additando schifata lo strato di sporcizia che copriva la carne.

Rufy si girò a guardare con più attenzione e le avrebbe dato ragione se Nami non lo avesse spinto contro la finestra e gli avesse fatto lasciare immediatamente la presa con uno strattone. Il ragazzo si rese conto della situazione solo quando udì un tonfo secco, sentì qualcosa di gelatinoso cadergli sulle mani e vide l’espressione soddisfatta della navigatrice, mentre gli sfregava le mani con un disinfettante.

- Namiiii!!!!! Perché l’hai fattoooo!!!- iniziò a protestare prendendola per le spalle e scuotendola avanti e indietro.

- Te l’ho detto già, e ringrazia se non ho usato l’acido muriatico per pulirti.

- E’ un sacrilegio!!! Cos’hai fatto… era carne, capisci?! Carneee!- continuò ad agitarsi con le lacrime agli occhi, mentre la ragazza cercava di spingerlo via, ma era talmente afflitto da non farci caso, anzi, dondolava talmente tanto avanti e indietro che a un certo punto perse l’equilibrio andandole addosso. Nami spalancò gli occhi capendo che non sarebbe riuscita ad evitare una caduta di schiena e stava già preparandosi al colpo quando invece si ritrovò a rimbalzare su qualcosa di morbido. In effetti avrebbe tirato un sospiro di sollievo se una frazione di secondo dopo Rubber non l’avesse schiacciata del tutto contro il materasso, facendola piuttosto gemere di sorpresa.

- Scusa Nami, credo di aver esagerato…- sentì ridacchiare dopo qualche secondo.

Lei riaprì gli occhi disorientata e bastò guardarlo in viso per imbarazzarsi: era a meno di 20 cm dal suo, gli occhi neri brillavano di puro divertimento e le loro gambe erano intrecciate. Sembrava così a proprio agio, come se non fossero l’uno sopra all’altra; come se non fossero un ragazzo e una ragazza adolescenti l’uno sull’altra.

Che per lui questo particolare davvero non contasse niente? Oppure era lei a farsi troppi problemi? Dopotutto si conoscevano da tanto e sapeva che in lui non poteva esserci malizia, per cui vergognarsi o arrabbiarsi era ridicolo. Eppure… non poteva farne a meno, era più forte di lei.

Nami continuò a riflettere finché il capitano non cambiò espressione.

- Ehi… hai… hai gli occhi lucidi e il viso rosso… Nami…- ripeté addolcendo il tono, quindi si inginocchiò e le posò un palmo sulla fronte, concentrandosi un attimo- Uhmm… no, non mi sembra che tu abbia la febbre, ma sei calda comunque. Come ti senti??- le chiese sollevandole leggermente la testa.

La navigatrice si voltò bruscamente da un lato abbassando lo sguardo:

- Sto bene.

Rufy la osservò per niente convinto:

- Nono. E’ già successo una volta, se stai male non devi nasconderlo. Ti ricordi com’è peggiorato quel raffreddore? Ora ti accompagno da Chopper, ci penserà lui.- decise annuendo a sé stesso mentre la tirava su a sedere, tirandola per le braccia; scese dal letto e la invitò a seguirlo. Lei, però, si  liberò con uno strattone:

- Ti ho detto che sto bene!

- Non voglio che la mia navigatrice si trascuri, sono o non sono il capitano?- insistette convinto.

Nami scoraggiata si alzò in piedi.

- Rufy…- iniziò prendendolo per le guance- … guardami negli occhi, provo a spiegartelo in modo chiaro: s-t-o b-e-n-e! Non sto mentendo, ok? Perciò finiscila.- sobbalzò quando lui posò i palmi sul dorso delle sue mani e iniziò a fissarla serio, dritta negli occhi.

- Nami…uhm…- mormorò sovrappensiero, cercando di scavare il più possibile dentro di lei, ma il silenzio prese il sopravvento e presto fu possibile udire solo il respiro regolare del ragazzo. La navigatrice infatti stava trattenendo involontariamente il proprio; se ne accorse quando le mancò l’aria, ma non riusciva a reagire, si sentiva svuotata dell’agitazione e come “nuda” ad essere guardata in quel modo. Riprese a respirare e il ragazzo fece un piccolo sorriso:

- Ok, ho capito. Scusa il disturbo, ora vado, Sanji si sarà stancato di cercarmi ormai.- riprese a sghignazzare, mentre si staccava da lei con una strana fretta.

La ragazza si riscosse, dandosi un tono:

- Ma io non sono stata tua complice, che rimanga chiaro.

- Complice? Sei tu che hai affogato la carne, io non c’entro niente!- rise e cacciò la lingua prima di fuggire fuori dalla stanza.

  
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