Eccomi
qui…. Sono sempre me la rompiscatole….
Avvertenze
per l’uso: questo capitolo ha alti tassi di zucchero,
sconsigliato ai
diabetici…
Verrà raccontata una storia dei miti greci (che adoro) per chi già conoscesse la storia può saltare tutta la parte blu in corsivo…..
Ringrazio i 127 preferiti, i 199 seguiti, marcella, Patrizia70, grepattz, samy88, sara90, twilighterpazza, ichigo15, isabella22, Jiuliett_Cullen, Leanis87, robbycullen, Ginny Weasley 95 che mi hanno inserito tra gli autori preferiti. Un ringraziamento anche a chi legge solamente.
Baci
Luis
Amare
oltre le Apparenze
Capitolo
DICIANNOVESIMO
POV
BELLA
Un senso di angoscia
indefinibile
mi opprime il petto come un macigno. Edward non è qui. Che
sia Tanya o un’altra lui ora è con lei a festeggiare. Non
dovrei prendermela così. In fondo lui è solo
mio amico. Non è il mio ragazzo. Lui non mi ama. Eppure non
riesco a fare a
meno di soffrire. Devo trovare una soluzione. Non posso continuare
così. Questa
situazione mi sta distruggendo. Completamente immersa nei miei lugubri
pensieri,
non mi accorgo del materasso che si muove, come se qualcosa o qualcuno
vi si
sia steso. Percepisco un calore intenso alle mie spalle. Due braccia mi
stringono con forza. Un corpo che mi attira a sé in una
presa ferrea. Chi è che
disturba il mio dolore? Cerco
di divincolarmi. La presa allenta quel tanto che basta per permettermi
di
girarmi. Sono
in un sogno. Non c’è altra
spiegazione. Edward è qui con me. Devo essermi
addormentata. Mi perdo nei
suoi bellissimi occhi. Sembra preoccupato. Alzo una mano e sfioro il
suo viso. Quanto
ho desiderato farlo.
“Edward” sussurro, mentre compio i miei gesti sconsiderati.
“Edward sei proprio tu?”
chiedo
continuando la mia esplorazione. Non
è
possibile. È sicuramente un sogno.
Le sue labbra si aprono nel sorriso sghembo che mi fa impazzire.
“Potrei anche essere una visione. Dipende dai punti di vista” mi prende in giro la sua voce melodiosa. Non può essere veramente lui. Continuo la mia esplorazione. Quando arrivo alle sue labbra mi soffermo maggiormente. Sembrano così morbide. Vorrei tanto baciarle. Perché no. Tanto è un sogno. Lui sfiora le mie dita con le sue labbra. Questo contatto sembra così reale.
“Edward” sussurro di nuovo il suo nome.
“Bella” mi chiama lui. La
stretta
intorno al mio corpo si intensifica. Possibile
che non sia un sogno?
“Pensavo fossi andato a festeggiare” mormoro piano. Non vorrei scatenare la sua ira anche nella visione.
“Beh,
la mia intenzione era quella. Peccato che la mia compagna mi abbia
fatto
impazzire per trovarla”
La sua
voce è troppo intensa per essere un sogno. La sua presenza e
la sua presa
troppo reali. Oh mio Dio. È
veramente
lui? Cos’è che ha detto che era andato a cercare
qualcuna per divertirsi? Non
ha trovato nessuno, per questo è tornato? Sento
montare la rabbia dentro di
me. Rabbia verso di lui. Ma, soprattutto, rabbia verso di me. Ancora
una volta
stavo per cascarci.
“Per
questo sei tornato? Perché non hai trovato nessuno con cui
divertirti?” accidenti
alla mia linguaccia. È più forte di me. Dovevo
dirlo. Al diavolo tutto. Può arrabbiarsi
quanto vuole. Lo sento irrigidirsi.
“Veramente mi sono precipitato da lei appena ho saputo dove si trovasse. Lo sai esistono i cellulari, avresti potuto rispondermi o avvisarmi che eri qui. Mi è venuto un colpo, quando non ti ho trovato a casa e non rispondevi alle mie chiamate” adesso è lui quello irritato. Sento la sua presa aumentare. Sembra quasi mi stia stritolando. Metto a fuoco le sue parole. E una nuova consapevolezza si fa strada nella mia mente.
“Sei venuto a cercare me?” chiedo sorpresa.
“Certo. Non ricordi. Siamo rimasti che ci saremmo sentiti dopo la partita. Ho pensato di farti una sorpresa e venire a rapirti per festeggiare insieme”
Mi scosto dal suo abbraccio.
Lui me lo permette. È venuto a
cercare
me? Voleva festeggiare con me? Devo credergli? Lo guardo
dritto in quelle
pozze verdi così cariche di qualcosa che non riesco a
decifrare. Sembra
sincero. Possibile che ci tenga un
po’ a
me?
“Stai dicendo la verità? Non mi stai mentendo?” gli chiedo seria. Ho bisogno di risposte. Ho bisogno di sapere. Ho bisogno di lui. Ci tieni un po’ a me Edward? È questo che ti sto chiedendo.
“Sono serio” mi risponde con altrettanta intensità. Che abbia colta la mia muta domanda? Lo guardo. Cerco di leggergli dentro. Nel suo sguardo vedo preoccupazione. Metabolizzo tutto ciò che mi ha detto. Preoccupazione per me, perché non sapeva dove fossi finita. Voleva festeggiare con me. Voleva mantenere la promessa che mi ha fatto questa mattina. Un nuovo calore nasce nel mio petto. Agisco d’impulso e gli getto le braccia al collo.
“Oh Edward” sospiro consapevole che in fondo forse un po’ a me ci tiene.
Per un tempo interminabile restiamo abbracciati. Mi beo di questo contatto. Senza accorgercene siamo stesi sul letto. Ogni tanto Edward mi bacia la fronte, mi accarezza delicatamente la schiena. Mi sono calmata. Basta lui, il suo profumo, la sua presenza. Sono in estasi come un drogato appena assimilato la sua dose.
Ogni tanto sento il suo viso accarezzare il mio, il suo naso il mio profilo e affondare nel mio collo e respirare il mio profumo. Di tanto in tanto ci beiamo di sussurrare i nostri nomi. Non vorrei essere in nessun altro posto.
Un lungo sospiro esce da quelle labbra tentatrici.
“Allora, cosa ti va di fare?” mi chiede all’improvviso.
“Come?” rispondo completamente annebbiata.
“Come hai voglia di festeggiare?” mi chiede sorridendomi. Devo avere proprio un’espressione da ebete.
“Non saprei. Non vorrei rovinarti la serata Edward. Non mi sento di uscire. Preferirei restare a casa” mi duole ammetterlo. Tutte queste emozioni mi scombussolano. Non ho le energie necessarie per uscire a divertirmi. Non gli sarei di compagnia, gli rovinerei la serata.
“D’accordo, allora restiamo a casa” conclude lui.
“Cosa?” sbotto staccandomi a malincuore dal suo abbraccio.
“No, assolutamente, no. Tu vai pure con i tuoi fratelli. Non voglio che ti rovini la serata per fare compagnia a questa musona” sbotto.
Mi sorride sghembo. Nella posizione in cui si trova: disteso sul letto di fianco, con il volto rialzato sulla mano retta dal gomito nella mia direzione, sembra proprio una statua di Michelangelo. Bellissimo e maestoso.
“Bella, Bella. Ho detto che voglio festeggiare con te. Fosse anche semplicemente ad oziare su questo letto. Non importa. L’importante è stare insieme” sorride ancora.
Il mio cuore non conosce più cosa sia la regolarità. Anzi a dire il vero non lo percepisco più. Ha deciso di farmi morire stasera.
“Edward” esordisco pronta con la mia arringa. Mi chiude le labbra con due dita. Il suo solo tocco basta a mandarmi in orbita. Comincio a non capire più niente. Lentamente si alza fino a portare il suo viso a pochi centimetri dal mio. Basterebbe poco e quelle labbra sarebbero mie. Alterno lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra. Lui sembra fare altrettanto.
Uno strano rumore ci ridesta da quella situazione piuttosto di fuoco, oserei dire.
Il mio stomaco ha brontolato.
“Sbaglio o qualcuno ha fame?” mi canzona il mio frutto proibito.
Sorrido.
Si alza in un battter d’occhio dal letto e mi porge una mano.
“Su brontolona, andiamo in cucina. Sicuramente mia madre avrà preparato qualcosa di buono. A dire la verità ho un po’ fame anche io”
Mi alzo. Afferro la sua mano. Lui la stringe e mi attira a sé. Mi cinge un fianco. Mi dirige al di fuori del mio rifugio e mi conduce sicuro lungo le scale. Quando arriviamo al piano terra, troviamo tutti, ma proprio tutti che ci fissano.
“Finalmente, ce ne avete messo di tempo. Pensavamo vi avessero rapito” sbotta Alice leggermente irritata.
“Come siete conciati? Ancora non siete pronti?” continua.
Faccio per replicare, ma il mio angelo custode mi precede.
“Alice, potete uscire se volete. Bella è stanca, deve riposare. Per cui lei resta a casa”
“E tu?” rimbecca la sorella
Il suo viso si apre in un sorriso radioso.
“Resto con lei, ovvio” risponde come fosse la cosa più naturale del mondo.
Alice fissa il fratello intensamente, poi rivolge il suo sguardo verso di me. Uno strano luccichio brilla nei suoi occhi. Non dice nulla, si limita a sorridere sorniona, così come Jasper.
“Mi raccomando, tieni sex machine in modalità off, fratellino, altrimenti te la vedrai con me. Siamo intesi? Bellina non si tocca” Emmet punta un dito contro suo fratello. Io divento di tutti i colori.
Al mio fianco sento Edward borbottare qualcosa, ma non comprendo.
Ci salutano tutti ed escono.
Ci dirigiamo verso la cucina, dove Esme ha preparato ogni ben di Dio.
“Visto?” dice Edward.
“Sono contenta che una volta tanto resti a casa, tesoro” vezzeggia Esme il suo figlioletto.
Edward le sorride imbarazzato. È così tenero quando si comporta così, sembra un bambino tutto da coccolare e io adoro i bambini.
Ho sempre notato come Esme ama i suoi figli, ma con Edward c’è qualcosa in più. Con lui ha attenzioni particolari, lo guarda con una luce diversa nello sguardo, come se lui fosse la sua stessa essenza. È difficile da spiegare. Ma ho sempre percepito un rapporto speciale tra i due. Da parte di Edward è lo stesso.
Esme ci fa accomodare a tavola e ci fa rimpinzare ben bene.
“Sono a casa, tesoro” Carlisle fa capolino in cucina e saluta la sua dolce metà con un tenero bacio a fior di labbra. Io li guardo incantata. Un giorno vorrei avere anch’io un rapporto con il mio lui intenso e profondo come il loro. Noto Edward fissarmi di sottecchi. Gli sorrido e lui ricambia.
“Ciao Bella. Sono felice di vedere che stai meglio” mi prende in giro. Io divento rossa come un peperone pensando alla sera precedente, quando mi ha vista praticamente arpionata a suo figlio.
“Edward sei a casa anche tu? Complimenti per la partita ho saputo che è stata dura, ma alla fine ce l’avete fatta”
“Infatti”
“A proposito. Stamattina sei stato in ospedale? Ho incontrato Sally”
Edward si irrigidisce al ricordo.
I suoi pugni sono serrati sotto il tavolo. Cosa
lo turba tanto?
“Mi ha detto che sei riuscito a fare uscire dalla stanza la piccola Elisabeth” continua Carlisle.
Edward annuisce.
Il rumore di un piatto che si frantuma a terra interrompe momentaneamente la discussione.
“Se… sei…. Stato… in.. ospedale?” chiede Esme sorpresa e con uno strano sguardo atterrito e il viso sbiancato.
“Sì, mamma” risponde Edward.
Esme si volta e continua le sue faccende come se niente fosse. È scossa, lo percepisco dal leggero tremore delle sue spalle.
“Edward dopo che hai terminato, vorrei parlarti un attimo. È importante” Carlisle e Edward si fissano intensamente per un lungo attimo.
“Bene, se Esme non ha bisogno di me, io andrei in camera. Penso di aver bisogno di riposo” esordisco. Concedo loro un momento di privacy.
“Certo, cara. Non preoccuparti per me, metto in ordine io, tu vai pure a riposarti” mi sorride dolce Esme.
Faccio per andare. Edward mi afferra per un braccio, mi volta verso di sé, mi bacia la fronte con dolcezza.
“Ci vediamo dopo in camera tua” mi sussurra dolce. Annuisco leggermente ed esco dalla cucina sotto lo sguardo perplesso dei genitori di Edward per l’atteggiamento del figlio. Effettivamente ha spiazzato anche me.
Mi dirigo a passo svelto nella
mia stanza. Cosa faccio nell’attesa? Un libro piuttosto
interessante fa
capolino al di fuori del mio zaino. Forse potrei mettermi a studiare.
Questa
settimana devo consegnare assolutamente quel maledetto saggio. Mi
precipito e
mi inabisso nelle leggende d’amore del mondo antico.
POV EDWARD
“Allora, di cosa devi parlarmi?” chiedo. Non so cosa abbia di tanto importante mio padre da dirmi. Spero solo che non sia per la storia tra me e Bella. Non voglio interferenze da parte di nessuno. Lei per me è importante, nessuno mi allontanerà da lei. Dall’intensità del suo sguardo mi rendo conto che non si tratta di questo.
“Si tratta di Bella” esordisce
“No, non permetto a nessuno di interferire tra me e Bella. Non mi importa se mi dici che è fragile, che devo starle lontano, che non devo farla soffrire. So tutto, papà. Me lo ha raccontato lei. Starò attento, ma non voglio interferenze neanche da parte tua” sbotto irritato. Sento mia madre alle mie spalle sghignazzare. Mio padre sorride. Forse ho parlato troppo.
“Che nutrivi una simpatia particolare per quella ragazza dal primo momento che l’hai vista questo lo avevamo già capito da tempo, figliolo” sorride ammiccando in direzione di mia madre che fa altrettanto.
“Il discorso è un altro” ora è serio
“Mi fa piacere vedere che stai prendendo seriamente la tua amicizia con Bella. Come hai detto anche tu, lei è una ragazza fragile, soprattutto su determinate questioni” e sottolinea la cosa
“Lo so. Il sesso per lei è tabù” lo interrompo.
“Più o meno” continua mio padre.
“Se ti ha raccontato la sua esperienza, come mi hai riferito poc’anzi capirai anche il perché” e come potrei dimenticarlo. Ci sono momenti che vorrei stringerla forte, baciarla fino a farle mancare il respiro, toccarla, sentirla mia. Ma mi trattengo. Non oso immaginare cosa accadrebbe. Per averla solo sfiorata in quel maledetto sgabuzzino è successo il finimondo.
Annuisco alle parole di mio padre.
“C’è qualcosa che mi preoccupa. Vedi non posso esprimermi per certezze, ma il mio sesto senso non ha mai sbagliato. Credo che Bella abbia un corteggiatore all’ospedale poco raccomandabile”
Non so perché, ma la figura del dottorino biondo si fa largo nella mia mente.
“Quel dottorino da strapazzo” digrigno tra i denti
Mio padre spalanca gli occhi. “Te ne sei accorto anche tu? Allora non mi sbagliavo”
“Per questo eri guardingo alla festa di Bella? Ti ho visto allontanarla da lui più di una volta” chiedo.
Mio padre annuisce.
“Edward, devi tenerla lontana da lui. Non ho le prove, sono solo venuto a conoscenza di alcuni pettegolezzi. Sembra che abbia perso il suo vecchio posto a causa di una ragazza. Insomma, gli piacciono le ragazzine per intenderci. Non ci sono state accuse specifiche. In ogni caso è stato allontanato. Grazie alle conoscenze della sua famiglia è stato trasferito qui a Forks. Ho notato subito il suo interesse per Bella. Lei è molto graziosa, ingenua. Proprio il tipo che gli interessa”
“Deve solo provare a sfiorarla con un dito e se la vedrà con me” rispondo con il fuoco dentro. L’ho pensato subito che il suo atteggiamento con Bella non mi piace e non piace neanche a lei.
“Edward, so di chiederti molto, ma vorrei che d’ora in poi l’accompagnassi tu in ospedale quando è di turno per il volontariato. So di chiederti molto. Ma starei più tranquillo” mi supplica mio padre.
Lo sa che mi costa molto, ma per Bella sarei disposto a buttarmi nel fuoco. Annuisco alla sua richiesta. Mi abbraccia.
“Grazie, sapevo di poter contare su di te”
“Ma Charlie, il padre di Bella non sa niente?” chiedo
“No. Non ho voluto allarmarlo. Ti ripeto non ho prove, è solo un presentimento”
“Vai da lei ora” mi sorride mio padre. Gli sorrido di riflesso.
“Edward?” mi chiama mia madre.
Mi volto verso di lei.
“Sono fiera di te, figliolo” le sorrido e mi dirigo in un attimo verso la camera di Bella.
Non busso. Apro la porta in un sol corpo e la sua immagine fa capolino dinanzi i miei occhi. Completamente immersa nella lettura di qualcosa, non si è accorta del mio ingresso. Con passo felpato la raggiungo e la abbraccio da dietro. Le sfioro il collo con le labbra. Mio Dio quanto la desidero. La sento irrigidirsi.
“Cosa stai leggendo di tanto interessante da anelare completamente il tuo essere?” le sussurro sensuale e con voce roca dal desiderio all’orecchio.
Si volta verso di me. Mi sorride. Richiude leggermente il libro lasciandomi intravedere la copertina.
Alzo un sopracciglio quando leggo il titolo del libro.
“Ancora questo testo?” chiedo meravigliato. Cosa ci sarà di tanto interessante?
POV BELLA
È una certezza. Edward Cullen stasera ha deciso di farmi morire. Ero talmente immersa nella lettura che non l’ho sentito entrare. Mi ha abbracciata di soppiatto da dietro. Quando le sue labbra hanno sfiorato la pelle del mio collo mille scariche elettriche mi hanno attraversato. Penso che prima o poi brucerò per autocombustione. Quel ragazzo sa accendere in me un fuoco inestinguibile di desiderio.
“Ancora questo testo?” mi chiede incuriosito.
“Si può sapere di cosa parla? Cosa c’è di tanto interessante da annullarti in questo modo?” sorrido.
“Beh, in questo libro è raccontata una delle storie d’amore del mondo antico più affascinante che abbia mai sentito”
“Una storia d’amore?” chiede tra lo scettico e il divertito.
“Come mai tanto interesse?”
“Beh, devo preparare un saggio
sull’amore visto da diverse prospettive e ho pensato di
intrecciare vari
pensieri. A partire da autori come Shakespeare,
“Interessante argomento”
“Ho la sensazione che per te non sia tanto interessante. L’amore intendo”
“Diciamo che non credo molto nell’amore. In quello assoluto ed eterno”
“Su questo non avevo dubbi” rispondo mesta chinando il capo.
Mi alza il viso con due dita.
“Sei una sognatrice, piccola Bella. Questo tipo di amore non esiste”
“Chi lo dice?” chiedo stizzita.
“Hai diversi esempi solo accanto a te. Prendi tuo padre e tua madre. Pensi che il loro non sia quel tipo di amore adorante, totalizzante ed eterno?”
Mi sorride.
“Sei molto combattiva quando devi difendere ciò in cui credi”
“Ci puoi scommettere”
“Diventi una vera pantera” soffia sulle mie labbra.
Il cuore impazzisce, il respiro
diventa affannato. Smettila, Edward.
Smettila di giocare con me in questo modo. Mi stai facendo impazzire.
“Perché non mi racconti questa storia, magari posso darti una mano per il tuo compito”
Si allontana e si siede sul mio letto.
Emetto lunghi respiri. Gonfio i miei polmoni di aria. Ne ho bisogno per riprendere lucidità.
“Hai mai sentito parlare della storia di Amore e Psiche?” chiedo. Magari la conosce.
Scuote il capo con decisione.
“Bene, allora mi tocca raccontartela:
Un re ed una regina
avevano tre figlie. Le maggiori erano
andate in spose a pretendenti di sangue reale, ma la più
piccola, di nome
Psiche, era talmente bella che nessun uomo osava corteggiarla, tutti
l’adoravano come fosse una dea. Alcuni credevano che si
trattasse dell’incarnazione
di Venere sulla terra. Tutti adoravano e rendevano omaggio a Psiche
trascurando
però gli altari della vera dea. Afrodite sentendosi
trascurata ed offesa, a
causa di una mortale, pensò di vendicarsi con
l’aiuto di suo figlio Amore e
delle frecce amorose. La vendetta d’Afrodite consisteva di
far innamorare
Psiche dell’uomo più sfortunato della terra, con
il quale doveva condurre una
vita di povertà e di dolore. Amore accettò subito
la proposta della madre ma,
appena vide Psiche rimase incantato della sua bellezza.
Confuso dalla splendida
visione, fece cadere sul suo stesso
piede la freccia preparata per Psiche
cadendo cosi, vittima del
suo stesso inganno. Egli iniziò
cosi ad amare la ragazza e non pensò neanche per un attimo
di farle del male.
Nel frattempo i genitori di Psiche si preoccupavano perché
un gran numero di
pretendenti veniva ad ammirare la figlia, ma nessuno aveva il coraggio
di
sposarla. Il padre, preoccupato decise di consultare un oracolo
d’Apollo per
sapere se la figlia avesse trovato un marito, l’oracolo
però gli comunicò una
brutta notizia. Egli avrebbe dovuto lasciare la figlia sulla
sommità di una
montagna, vestita con abito nuziale. Qui essa sarebbe stata corteggiata
da un
personaggio temuto dagli stessi dei. Malgrado questo, i genitori non
volendo
disubbidire alle predizioni dell’oracolo, portarono, al calar
del sole, Psiche
sulla montagna prescelta vestita di nozze, e la lasciarono
lì sola al buio.
Solo quando lei restò da sola venne uno Zefiro che la
sollevò e la trasportò in
volo su un letto di fiori profumati. Psiche si svegliò
quando sorse il sole e
guardandosi attorno vide un torrente che scorreva all’interno
di un boschetto.
Sulle rive di questo torrente s’innalzava un palazzo
d’aspetto cosi nobile da
sembrare quello di un dio. Psiche, quando trovò il coraggio
di entrare, scoprì
che le sale interne erano più splendide, tutte ricolme di
tesori provenienti da
ogni parte del mondo, ma la cosa più strana era che tutte
quelle ricchezze
sembravano abbandonate. Lei di tanto in tanto si domandava di chi
fossero tutti
quei beni preziosi, e delle voci gli rispondevano che era tutto suo e
che loro
erano dei servitori al suo servizio. Giunta la sera lei si
coricò su un
giaciglio e sentì un’ombra che riposava al suo
fianco, si spaventò, ma subito
dopo, un caldo abbraccio la avvolse e sentì una voce
mormorarle che lui era il
suo sposo, e che non doveva chiedere chi fosse ma soprattutto non
cercare di
guardarlo, ma di accontentarsi del suo amore. La soffice voce e le
morbide
carezze vinsero il cuore di Psiche e lei non fece più
domande. Per tutta la
notte si scambiarono parole d’amore, ma prima che
l’alba arrivasse, il
misterioso marito sparì, promettendole che sarebbe tornato
appena la notte
fosse nuovamente calata. Psiche attendeva con ansia la notte, e con
questo
l’arrivo del suo invisibile marito, ma i giorni erano lunghi
e solitari, quindi
decise, con l’assenso del marito, di fare venire le sue
sorelle, anche se Amore
l’avvertì che sarebbero state causa di dolore e
d’infelicità. Il giorno seguente,
uno Zefiro portò le due sorelle da Psiche, lei fu felice di
rivederle, e le due
non furono di meno vedendo le ricchezze che possedeva. Ogni volta che
le due
facevano domande sul marito, Psiche sviava sempre la risposta o
rispondeva che
era un ricco re che per tutto il giorno andava a caccia. Le sorelle
s’insospettirono delle strane risposte che dava Psiche, loro
credevano che
stesse nascondendo il marito perché era un mostro. Queste
allusioni Psiche li
smentì tutte, fino a quando non cedette e
raccontò che lei non aveva mai visto
il marito e che non conosceva nemmeno il suo nome. Allora le due
maligne,
accecate dalla gelosia, insinuarono nella mente della
povera ragazza che suo marito doveva essere un mostro il quale nonostante le sue belle parole non avrebbe tardato a divorarla nel sonno. Quella notte come sempre Amore raggiunse Psiche e dopo averla abbracciata si addormentò. Quando fu sicura che egli dormisse, si alzò e prese una lampada per vederlo e un coltello nel caso in cui le avrebbe fatto del male. Avvicinandosi al marito la luce della lampada gli rivelò il più magnifico dei mostri, Amore era disteso, coi riccioli sparsi sulle guance rosate e le sue ali stavano dolcemente ripiegate sopra le spalle. Accanto a lui c’erano il suo arco e la sua faretra. La ragazza prese fra le mani una delle frecce dalla punta dorata, e subito fu infiammata di rinnovato amore per suo marito. Psiche moriva dalla voglia di baciarlo e sporgendosi, su di lui, fece cadere sulla sua spalla una goccia d’olio bollente dalla lampada. Svegliato di soprassalto, Amore balzò in piedi e capì quello che era successo e disse che lei aveva rovinato il loro amore e che ora erano costretti a separarsi per sempre. Lei si gettò ai suoi piedi ma Amore dispiegò le ali e scomparve nell’aria e con lui anche il castello. La povera Psiche si ritrovò da sola nel buio, chiamando invano l’amore che lei stessa aveva fatto svanire. Il primo pensiero di Psiche fu quello della morte, correndo verso la riva di un fiume lei si gettò dentro ma la corrente pietosa la riportò sull’altra riva, cosi iniziò a vagare per il mondo a cercare il suo amore. Amore, invece, tormentato dalla febbre per la spalla bruciata, o forse dallo stesso dolore di Psiche, trovò rifugio presso la dimora materna. Afrodite, quando venne a sapere che suo figlio aveva osato amare una mortale, che tra l’altro sua rivale, lo aggredì. Ma non potendo fare niente di male al figlio pensò di vendicarsi su Psiche, e con il permesso di Zeus mandò Ermes in giro per il mondo a divulgare la notizia che Psiche doveva essere punita come nemica degli dei, e che il premio per la sua cattura sarebbero stati sette baci che la stessa dea avrebbe donato. La notizia giunse fino alle orecchie di Psiche, che decise di sua volontà di andare sull’Olimpo a chiedere perdono. Appena arrivata sull’Olimpo, Afrodite, le strappò i vestiti e la fece flagellare, affermandole che questa era la punizione di una suocera addolorata per il figlio malato. Dopodichè le ordinò di ammucchiare un cumulo di grano, orzo, miglio e altri semi; di prendere un ciuffo di lana dal dorso di una pecora selvatica dal manto dorato; di riempire un’urna con le acque delle sorgenti dello Stige. In poche parole tutti compiti impossibili, che però Psiche riuscì a compiere con l’aiuto di formiche, che accumularono il grano, di una ninfa, che le spiegò come e quando avvicinare la pecora, e perfino dell’aquila di Zeus, che l’aiutò a prelevare le acque dello Stige. Queste erano solo alcune delle crudeltà che Afrodite infliggeva alla povera Psiche, ma quando Amore seppe di quello che stava succedendo in casa di sua madre, salì sull’Olimpo da Zeus per permettere il suo matrimonio con Psiche. Zeus, non potendo rifiutare la supplica di Amore, fece riunire tutti gli dei dove partecipò anche Psiche. A questa assemblea Zeus decise di elevare al grado di dea, Psiche. Cosi dicendo egli diede la coppa di nettare divino alla mortale che accettò con molta paura. Dopo svariate sofferenze, Psiche fu ben accolta sull’Olimpo, anche da sua suocera poiché aveva ridonato il sorriso al figlio, lo stesso giorno fu allestito un banchetto nuziale per festeggiare la nuova coppia. Amore e Psiche avevano trovato la felicità, ed il loro figlio fu una splendida femminuccia, alla quale fu dato il nome di Voluttà.”
Mentre racconto questo capolavoro
antico lo vedo fissarmi con intensità. I suoi occhi
risplendono di una luce
particolare. Diversa dal solito. Sorride malizioso al passaggio delle
notti di
fuoco dei due amanti. Non cambierà mai. Chissà
se riesce a vedere anche lui dietro tutto questo
l’intensità di un amore capace
di sfidare anche le più potenti divinità, pur di
ricongiungersi e vivere il
proprio sentimento.
“Interessante, molto” lo guardo perplessa.
“Soprattutto la parte delle notti d’amore. Davvero interessante” scherza malizioso.
“Possibile che tu abbia in testa solo una cosa?” chiedo stizzita. Gli tiro diversi cuscini contro. Poi non so come mi ritrovo stesa di schiena sul mio letto con Edward che mi sovrasta. Si china verso di me. A pochi centimetri dalle mie labbra.
“Potemmo imitarli e trascorrere notti di fuoco e di pura estasi. Sai si dice che a volte per capire meglio qualcosa bisogna viverla” mi dice malizioso. Il mio cuore ancora una volta impazzisce, le mie guance raggiungono un colore rosso vermiglio.
Si sposta e si stende al mio fianco.
“Penso che dovresti riposare. È tardi. Ti lascio così puoi cambiarti per la notte” mi bacia di nuovo la fronte.
“Non credo che mi cambierò” alza un sopracciglio.
“Vuoi dormire vestita?” chiede perplesso.
“Tu non hai visto cosa ha messo tua sorella nella mia valigia” una luce maliziosa illumina il suo sguardo.
“Davvero? Non ha messo il tuo bel pigiamino con i fiorellini?”
“No” rispondo mettendo il broncio.
“Non oso immaginare, allora!” senza che me ne accorga è di fianco la valigia ai piedi del letto aperta.
“Cosa stai facendo?” chiedo sbigottita.
“Controllo il danno causato da mia sorella”
Con mio grande imbarazzo tira fuori uno a uno tutti quei completini intimi indecenti. Alza un sopracciglio e mi fissa.
“Non andrai mica in giro con questa roba addosso?” mi chiede con una strana luce negli occhi?
Divento rossa come un pomodoro maturo. Diniego decisa.
Tira fuori poi le sottovesti per la notte.
“Queste non mi dispiacerebbe vedertele addosso” mi dice malizioso. Gli tiro altri cuscini che schiva prontamente. Ha davvero degli ottimi riflessi.
“E questi?” tira fuori i jeans, le minigonne e le magliette succinte.
“Tu con questa roba addosso non esci di qui” esordisce autoritario. Mi fissa serio.
“Non oserai indossare quella roba, vero?” è serio. Non l’ho mai visto così.
Deglutisco rumorosamente.
“Secondo te?” riesco a rispondere.
“Domani ti accompagno a casa a rifare la valigia” sembra un generale
Annuisco
“Grazie”
“Alice mi sentirà. Vado per le camicie da notte” mi sorride sghembo” ma il resto proprio no. Vuol far rivoluzionare l’intero corpo maschile di Forks?”
Mi fiondo con le braccia al suo collo.
“Grazie. Qualcuno che la pensa come me” gli lancio lo sguardo da cucciola.
Mi bacia di nuovo la fronte.
“Buona notte, bambi” si sfila dal mio abbraccio e mi lascia alla mia privacy.
Dopo vari tentennamenti decido di indossare una delle camicie da notte. In fondo chi vuoi che mi guardi qui dentro?
Effettivamente è molto corta. Arriva a metà coscia. Leggermente trasparente si intravede la biancheria che indosso. In effetti era abbinata a questo completo.
Sono passate diverse ore. Mi volto e rivolto nel letto. Non riesco a dormire.
Mi alzo e rialzo in continuazione. Mi infilo di nuovo sotto le coperte.
Sento la porta aprirsi lentamente.
Odo un sussurro nell’oscurità.
“Bella”
Mi volto verso quella voce melodiosa.
“Edward” rispondo al suo
richiamo. Lentamente si avvicina al mio letto. Lo vedo nella penombra.
È a
dorso nudo con i soli pantaloni di una tuta in dosso. Ok
ora potete seppellirmi. È lui il mio Amore venuto per me.
“Cosa c’è che non va?” mi chiede sedendosi sul lato vuoto del mio letto.
“Non riesco a dormire”
“Vieni qui” si avvicina a me. Senza pensare mi sollevo dalle coperte e mi avvicino a lui.
Lo vedo squadrarmi da capo a piedi. I suoi occhi brillano di fuoco verde. Il suo sorriso sghembo compare sul suo volto. All’improvviso la consapevolezza di cosa indosso si fa largo nella mia mente e in un baleno mi fiondo tra le sue braccia. Ci stendiamo abbracciati.
“Cerca di dormire” mi sussurra con voce roca tra i capelli.
Mi abbandono ad un sonno ristoratore avvolta dal calore dell’abbraccio del mio “Morfeo”.
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