Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Jo_    19/12/2009    4 recensioni
Andrea aveva un amore, riccioli neri. Storia di adolescenti stupidi, ribelli, ormonali e confusi. Non sono capace ad impostare gli avvertimenti, comunque, si parla di cose sporche. La canzone citata nel titolo sarà di mia proprietà nel giorno in cui verrò adottata da Dori Ghezzi.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ora sono ufficialmente IN VACANZA.

Quindi potrei anche aggiornare due volte al giorno, conoscendomi.

Insomma, dateci una controllata, ogni tanto, ecco.


@MyMuse: l'entropia e il caos regnano sovrani, qualsiasi cosa significhino. Con il quaderno sto a buon punto u.u

@Morgain28: l'ammmmmmoreeh del tregiento (soprattutto per quanto riguarda Auerbach) trova sempre il modo di trionfare. Viva il delirio natalizio.

@cammy: grazie per i complimenti!


Jo_ e Hegel:

Tesi: la donna. La conoscenza originaria e pura.

Antitesi: l'uomo. Negazione della conoscenza originaria e pura.

Sintesi: Brian Molko. Fusione perfetta tra la conoscenza pura e la sua negazione ad un livello più alto.

Delirio dilagante.

Ho davvero bisogno di una vacanza.

 

Cercherò. Mi sono sempre detta: cercherò.

Troverai. Mi hanno sempre detto: troverai.

 

 

Andrea.

1.

“Insomma, volete spiegarmi cos’è successo?”
In cucina è sceso il gelo più assoluto.

Alice mi guarda. “Niente, non è successo niente. Sbrigati a mangiare, che voglio andare a casa.”

Alessandro fa finta di giocare con il cibo che ha nel piatto, pur di non intervenire.

“Cuore, non ti preoccupare, niente di importante. Si stava solo discutendo di…cose così, e la tua fidanzat- dico, Alice, e Alessia, avevano solo opinioni diverse a riguardo.”

E per poco non si scannano?

“In realtà stavamo parlando di sesso.” interviene Alessia.

Ah, ecco.

L’esperta in materia.

“E non sapevamo fossi un difensore della verginità muliebre, mio caro Andrea.”

Arrossisco vistosamente.

“Non ci trovo nulla di male nel fatto che voglia rispettare i miei tempi, ecco tutto.”

Alice lo dice tutto d’un fiato, come se fosse una colpa solamente parlarne.

“Si, infatti” le vengo in aiuto “ abbiamo deciso di muoverci con la dovuta calma. Non c’è fretta, non scappo mica.”

Mi pento subito di quel che ho detto.

Io scappo, scappo eccome.

Sono sempre scappato dai miei problemi- mai affrontati, solo aggirati.

E poi si ripresentano come il fantasma del Natale passato.

Alessandro mi guarda di traverso, e tace.

“Solo che non mi sembri tipo da fare voto di castità, ecco tutto” sentenzia Miss Quel Che Viene Viene, con tutti i vari doppi e tripli sensi.

“Potrei sorprenderti. Potrei fare di tutto per le persone a cui tengo.”

Alice non lo sa, se le mie parole siano riferite a lei o meno, ma le accoglie come vere.

Alza lo sguardo verso di me e sorride- un sorriso dolce come lo zucchero a velo.

Mi si appoggia addosso, e la abbraccio.

“Tutto questo miele non v’ha fatto venir voglia di dolce?” Alessandro cerca di sciogliere la tensione e di far proseguire la serata al meglio- o almeno, di farla finire al più presto possibile.

Lui le ha capite al volo, le mie parole.

Lui mi conosce quasi meglio di me stesso.

Tutto quel che cerca, in questo momento, è di far sparire tutta questa- pussy- e passare la notte in santa pace.

Di notte tutto scorre in maniera diversa-diventa tutto più facile, da sopportare.

Di colpo, mi sento in colpa con Alice. Le ho fatto passare una serata da incubo.

Spero potrà perdonarmi, un giorno.

Mamma tira fuori dal frigo dei budini confezionati, fingiamo di gustarli, la aiutiamo a sparecchiare.

Alessia se ne va salutando a mezza bocca.

“Ti accompagno a casa, Alice?”

“No, non ti preoccupare” si intromette Alessandro “ la porto io in moto, così si fa prima. Ti crea problemi?”
Alice è smarrita.

“Si…cioè…no...va bene.”

Scendo le scale con loro per non doverla salutare davanti a mia madre.

Alessandro le porge il casco.

Il mio casco.

“Ci sai andare in moto, bambola?”
”Me la cavo.”

“Beh, tanto nessuno è peggio di Andrea, comunque.”

Non si piacciono, ma almeno fanno finta di accettarsi.

Tempo mezz’ora e possono tranquillamente dimenticarsi uno dell’altra.

“Ciao, ci vediamo domattina a scuola.”

“Ciao, e grazie mille…scusami per la gente di merda che frequento mio malgrado.”

“Non ti preoccupare, non è mica colpa tua.”
Oh si, invece.

“Non è colpa di nessuno. Vado, che è meglio. A domani.”

La vedo allontanarsi in sella a quella bestia che Alessandro si porta in giro da anni.

Risalgo completamente intirizzito.

 

2.

“Quindi ti piace?”

“Che ti dico, non è il mio tipo…però è carina, e ha l’aria intelligente.”

Mamma, ovviamente, ci ha messi a dormire nella stessa stanza.

Nello stesso letto.

“Tanto siete come fratelli, no?”

Eh beh, che ci vuoi fare.

“In compenso non riesco ad inquadrare la donna di tua madre.”

A chi lo dici.

“Era la tizia in finestra di oggi pomeriggio, vero?”

“Si, proprio lei.”

“Non so, mi sembra…strana. Ma comunque, non importa.”

Mi bacia la tempia.

“Tanto prima o poi ti porto via da qui, te lo prometto.”

“Alessandro, non ricominciare con questa storia…”

“No no, ti prendo e ti porto via con me. Assolutamente.”

Mi perdo nel suo abbraccio.

Bye bye, Andrea.

 

3.

“Cosa diavolo stai facendo?”
”Non lo vedi?”

Sono in piedi, in mezzo alla stanza, con i jeans sbottonati e la camicia infilata a metà.

“Dovrei andare a scuola, io!”

Si libera dalle lenzuola e si sistema seduto a gambe incrociate.

“Non potresti saltare per una volta? Non vorrai farmi ripartire già!”

“Io devo andare a scuola, tu fa quel che ti pare. Già il preside mi controlla a vista e mi ha puntato come eventuale vittima sacrificale, non voglio finire sul braciere prima di Natale.”

Alessandro continua a guardarmi, senza parlare.

Finisco di vestirmi, prendo lo zaino, lo riempio con dei quaderni a caso.

Prendo telefono, sigarette, accendino e chiavi.

Poggio la mano sulla maniglia della porta.

“Andrea”.

Mi volto.

“Che vuoi?”

“Vieni qui.”

“Devo andare a scuola.”
”Vieni qui.”

“Devo parlare con una mia amica, che ha combinato un mezzo disastro. Quella che ha chiamato disperata ieri sera.”

“Beh, se ha chiamato ieri, può chiamare anche oggi. Vieni qui.”

Dio, quando lo odio quando fa così.

“Devo andare a scuola.”

Vieni qui.

Come here

Kiss me

Touch me

Now.

‘fanculo.

Butto lo zaino a destra ed inizio a sbottonarmi la camicia.

 

4.

Quando mamma si alza per andare a lavoro ci trova addormentati, mezzi abbracciati, tra le coperte sfatte, completamente nudi.

Ovviamente non sospetta nulla.

Sa com’è, tra fratelli.

“Tesoro, ma non vai a scuola’”
Mi scuote la spalla, delicatamente ma con fermezza.

“…uh? Oddio, la sveglia…”

Alessandro apre un occhietto, poi l’altro.

“Cazzo Andrè, la scuola…oddio, scusi…”

“Tranquillo caro, non ti preoccupare. Oh beh, ormai è tardi…vi preparo la colazione?”

Ci guardiamo l’un l’altro, vagamente affamati.

La cena è andata dispersa, tra una veglia e l’altra.

“Prepara la moka… il tempo di vestirci e arriviamo.”

Mamma sorride ed esce gioiosa dalla stanza.

Le piace sentirsi utile.

Io e lui ci guardiamo, completamente stravolti.

“Hai gli occhi rossi.”

“E tu tutta la faccia.”

“Beh, è colpa tua.”

“Immagino di si”

Finalmente esce dal mio letto, si alza in piedi, si stiracchia, e si risiede sul bordo per rivestirsi.

I miei, di vestiti, sono dove li ho lasciati qualche ora fa, sparsi sul pavimento accanto al letto.

Il caos, in questa stanza, è aumentato esponenzialmente da quando lui è qui.

In fondo, gli è sempre bastato poco per sconvolgere i miei equilibri.

“Andre, dove sono le mie scarpe?”
”Non lo so, infilati le mie, dovrebbero stare da quelle parti, sbrigati, le cerchi dopo, che ho una fame bestia.”

Si sente già puzza di bruciato.

Mamma è completamente incapace perfino di preparare un caffé.

 

5.

“Non sarebbe bello se fosse così ogni giorno?”
”Scusa, non ti seguo.”

Mi ficco in bocca il ventesimo o forse il trentesimo biscotto inzuppato nel latte e caffé.

Mi sembra di star facendo colazione da cent’anni.

“Se fosse così ogni giorno, se vivessimo insieme, mangiassimo insieme, cose così…”

“Alessandro, io mi sto seriamente preoccupando per le tue condizioni mentali. Sei sicuro di star bene? Magari è un virus, un batterio che ti sta facendo diventare patetico…”
”Smettila di prendermi in giro. Lo sai che mi manchi da morire.”

“Ma preferirei non me lo ripetessi ogni dieci minuti.”

“Non vorrei correre il rischio che te ne dimenticassi.”

“La vedo difficile, sai.”

Sorseggia il suo caffelatte, soddisfatto delle mie risposte.

Sa di potersi permettere queste smancerie- dopo ieri sera ha avuto la conferma di tutto.

Mi sento come un piccolo ragnetto rinsecchito appeso ad un filo sottile che si diverte ad arrotolare tra le dita: in alcuni momenti mi sembra di esser completamente libero di muovermi, quando poi mi accorgo che una forza sconosciuta mi trascina dove non voglio, e da lì devo ricominciare tutto.

“Che facciamo stasera?”

Io esco, tu torni a casa.”

“Si, certo. Che facciamo stasera?”

“Alessandro, te ne prego…devo andare a sentire una mia amica, che si esibisce in un pub. La tizia del telefono.”

“Ah già! La sciroccata.”

“Non è sciroccata!”

“Andrea, ti ha telefonato ad un’ora assurda e l’hai trovata seduta per terra in mezzo alla strada, tanto dritta non è!”

“Beh, credo che l’aggettivo adatto sia asimmetrica, nel suo caso.”

“Asimmetrica?”
”Si, sembra che le sue due metà siano state cucite insieme per scherzo e…beh, vedrai stasera, no?”

“Non vedo l’ora.”
Si, immagino.

Quest’incubo non avrà mai fine.

 

 

 

Altro che l'America.

 


Deliri liberamente ispirati da: Bart Vanzetti, Gianna (somma divina Gianna), Francesco De Gregori, Dave Gahan, Manuel Agnelli, Niccolò Ammaniti, la mia gita a Firenze, Pau, e altre robe così.

Scusate, prometto che il prossimo sarà di qualità migliore.

 

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Jo_