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Autore: Dira_    20/12/2009    16 recensioni
La guerra è ormai finita, Harry è un auror e sta per avere il suo secondo bambino.
Degli strani sogni e la misteriosa comparsa di un neonato decisamente particolare turbano la sua pace, tornando a scuotere la famiglia Potter sedici anni dopo, quando Tom, il bambino-che-è-stato-salvato, scoprirà che Hogwarts non solo nasconde misteri, venduti come leggende, ma anche il suo oscuro passato...
La nuova generazione dovrà affrontare misteri, intrighi, nuove amicizie e infine, l'amore.
“Essere amati ci protegge. È una cosa che ci resta dentro, nella pelle.”
Può davvero l’amore cambiare le carte che il destino ha messo in tavola?
[Next Generation]
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Doppelgaenger's Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Ciao a tutti! Questa volta un po’ meno recensioni, sigh, spero che questo capitolo vi sia più gradito! Ringrazio chi mi ha recensito ^^
@MyriamMalfoy: Vero, sono dolci e carucci, dietro le seppie mentali. Teddy è un tonto quindi aspettati che si comporti come tale ancora per un pochetto (poco però, dai) Tom invece non riacquisterà il cervello tanto facilmente. Lo sai qual è il problema coi Tom. Sono troppo ossessionati dalla conoscenza. U_U Grazie per la recensione, alla prossima!
@MissyMary: Ebbene sì, i nostri serpentelli hanno perso, ma c’è da dire per una sfortunata concausa di eventi. Altrimenti Al, ci tiene a farlo sapere, li avrebbe stracciati, quei tronfi e arroganti bastardi. Unisciti nel lutto a Michel, quindi, prego, da quella parte per la sua cam… ehi! Michel, non ci si consola così! Apparte gli scherzi. :P E sì, Tom è un piccolo pervertito. Lo maschera bene, ma Al l’ha già scoperto. XD Jamie ci tiene a darti ragione, in sei anni si è molto evoluto sotto le lenzuola. Scusa, ho dei personaggi maniaci. XD Grazie per la recensione, alla prox!
@Trixina: Sì, ammetto di essere una stronza, ma prometto di farmi perdonare. Credo. Poi. Ehm. *suda freddo* Lily ebbene sì, è l’unica DAVVERO sveglia in questa storia. Del resto, ci deve pur essere qualcuno di non tragicomicamente tonto qui, no? Apparte Scorpius, si capisce. Teddy è un diciassettenne innamorato. Anche perché di esperienze amorose ha avuto… aehm, Victoire. Credo. La Row non è chiara ma a me piace pensarla così. ;P Spero che questo capitolo non mi causi morte precoce. Alla prossima!
@Altovoltaggio: latente erotismo? Wow! Allora ci sono riuscita a scrivere qualcosa di vagamente erotico. Pensavo di essere completamente negata! XD Grazie per i complimenti, non so se sia il capitolo meglio scritto, ma credo sia stato uno di quelli che più mi ha divertito scrivere. Grazie per i complimenti! XD
@Ron1111: Grazie per i complimenti! Essì, sono proprio dei cuccioli, almeno, per quanto riguarda la loro sessualità. Thomas fa tanto il vissuto ma in realtà ha al suo attivo solo un bacio, e per giunta schifoso. XD Al… beh, non ne parliamo. XD Anche l’incontro tra gli ex-alunni… beh, diciamo che Draco è preoccupato per suo figlio (se non altro di buono questo hanno i Malfoy: sono padri amorevoli e parziali) e poi si parta pur sempre di San Potter. Anzi, è stato fin troppo civile con lui! Harry mi piace, non fraintendermi, ma temo che Draco non lo chiamerà mai ‘amico mio’. Gli ha salvato la vita, e in questo capitolo si capirà che la cosa ha ancora un valore per lui. Ah. Quando aggiorni? *Dira in fissa per la tua fic*
@MadWorld: Ciao, benvenuta! Grazie mille per essere passata, allora ci conto su una tua recensione, eh? XD Grazie per i complimenti! Ah, io ADORO i papiri, quindi vai tranquilla! ;)
@Hel_Selbstmord: Ciao Hel! Non preoccuparti, la scuola/uni prende tempo a tutti! Dovrebbe prendere anche a me… però, ehm. *Sguardo vago* Ah, la versione di quei truci ragassuoli l’ho sentita, è molto… lugubre. XD Però mi piaciucchia! Anche se i miei Joy Division non me li batte nessuno. :P Sì, Tom è appassionato di new-wave britannica, e ancor peggio del ramo gothic-rock. Non difficile da capire visto l’indole depresso/romantico/arrovellata che ha. Niente capelli cotonati, tranquilla! Lui è più un tipo da apprezzare il look di Ian Curtis. XD Se sono riuscita a farti piacere lo slash, wow, me ne prendo tutto il merito! XD La scena con Teddy-e-adulti è stata piuttosto divertente pure scriverla. James è il mio mito personale, e no, la Row ha dato una data di nascita solo a Teddy. ma sì, mi piace immaginare anche a me Jamie caprone. Mi hai dato una buona idea. l’oroscopo gli si adatta alla perfezione! Se il finale dello scorso capitolo ti ha dato istinti omicidi, beh, vediamo questo. :P OT: Essì, studio per la diplomazia, e spero di essere vagamente diplomatica pure io, un giorno. Non preoccuparti per msn. Io sono sul prodotto del vecchio Bill Gates ma sclera pure a me. Microsoft del piffero. Un giorno la abbandono, se non amassi profondamente Microsoft Word e Windows live. Alla prossima!
 
****
 
Capitolo XXIV
 





Ora, questa è la legge della giungla – vecchia e vera come il cielo.

(J.R. Kipling)
 
 
Campo di Quidditch.
 
James tossì convulsamente quando l’enorme nuvola di polvere lo investì in pieno, mentre cercava di capire cosa cazzo stesse succedendo.
Un momento prima aveva la pluffa in mano, pronto a prendere a calci in culo quell’idiota del portiere di Serpeverde. Poi un boato assordante. E il momento dopo erano spariti anelli e portiere e c’era solo quella polvere merdosa.
Non vide arrivare il bolide e non ci fu nessun Scamandro ad evitare che lo prendesse in pieno. Sentì un dolore lancinante alla spalla e fu sbalzato via dalla scopa.
Il caso, o la fortuna, volle che si trovasse a pochi metri da terra quando aveva recuperato la pluffa.
Cercò di tirarsi in piedi, ma una scarica di dolore puro alla gamba destra lo costrinse a restare a terra. Non aveva un bell’aspetto. Ci era caduto sopra e non riusciva a muoverla.
Sentiva delle urla, ma non erano di incitamento. Affatto. Erano di paura. Sentì il sibilo del manico di una Nimbus 3000 sfrecciargli sopra la testa. Era la scopa della Robbins. Cercò di chiamarla, ma non lo sentì.
Poi sentì qualcos’altro, un altro sibilo, ma di tutt’altra natura. Si sentì afferrare per il retro del mantello e tirare su come una bambola di pezza. Cercò di divincolarsi, ma quando si trovò a faccia a faccia con due paia di zanne e un volto serpentino, gli morirono le parole in gola.
 
****
 
Ted Remus Lupin conosceva la dinamica di una folla nel panico. Era terribile, pericolosa e soprattutto imprevedibile.
Dopo che il meteorite, anche se tale non era, era precipitato, si era alzato un denso nuvolone di polvere che aveva oscurato l’intero perimetro del campo da Quidditch.
Era accaduto tutto nel giro di una manciata di secondi, e la maggior parte delle persone non aveva visto l’enorme palla di fuoco verde precipitare, troppo occupata a seguire la partita. C’era stato un lieve deelay nella percezione della cosa, in effetti.
Poi, il panico era esploso.
Tutti avevano cominciato ad urlare, spintonandosi per uscire. I giocatori erano scomparsi dalla visuale e intere famiglie si chiamavano l’un l’altra.
Ted si sentì afferrare il braccio da qualcuno. In quella foschia terrosa non vedeva al di là del suo naso.
“Teddy!” Neville quasi si resse a lui, causa spintone da una grossa signora ululante. Ted lo afferrò per entrambe le braccia.
“Usciamo di qui! Cerchiamo di uscire senza farci calpestare!”  
Ted annuì,. Cercò di trovare tra quei volti spaventati il viso rassicurante del padrino o di Ron, ma erano probabilmente rimasti indietro, avendo un posto su una delle torrette di legno. Molti adulti avevano estratto la bacchetta, e chiamavano i propri figli.
Dove diavolo sono gli auror?
Non vedeva nessuna mantello scarlatto, e questo lo preoccupava.
Non c’erano due squadre fuori dallo stadio?
Probabilmente erano rimaste bloccate fuori dalla massa di gente che si riversava verso le uscite, pensò. Tra studenti e genitori dovevano essere almeno cinquecento individui atterriti.
“Dove diamine sono gli auror?!” Gli fece eco Neville.
“Non lo so!” Prese una decisione. “Vado verso la torretta di Grifondoro! Vado a cercare Harry!”
“Teddy, no! Dobbiamo uscire di qui!” Tentò Neville, bloccato dal fiume di gente.

“Vado a cercare Harry!” Ripeté, schivando un paio di persone e risalendo letteralmente la corrente. Non vedeva nulla. Neanche un lumos sarebbe servito a qualcosa là in mezzo. In poco tempo perse di vista anche Neville.
Allontanandosi dall’uscita la folla si diradava. Quasi inciampò su un cappotto abbandonato, ma riuscì ad arrivare alla base della torretta sostanzialmente incolume.
Provò a chiamare il nome del padrino un paio di volte, ma senza ottenere risposta.
Forse è già sceso… Meglio tornare indietro.
Si era istaurato uno strano silenzio nello stadio, di solito sempre pieno di grida e incitamenti.
Poi, lo sentì. Un urlo.
E riconobbe anche la voce, dato che gli si gelò il sangue nelle vene.
Era James.
 
****
 
Al, quando riprese i sensi, capì di essere caduto. E di essere ancora vivo.
E forse aveva preso una botta tale da diventare semi-cieco. Il campo, gli spalti, il cielo erano immersi in una nebbiolina giallastra. Si sentiva la testa scoppiare. Si alzò in piedi cercando di capire cosa stesse succedendo. Si guardò la manica dell’uniforme, passandoci un dito.
È polvere… no, terra. Questa è terra. Certo. Quella cosa è precipitata ed ha sollevato un polverone… come la teoria dell’estinzione dei dinosauri. Un gigantesco meteorite… il cielo oscurato per giorni…
Lo pensò piuttosto incoerentemente. Era stordito per la botta e si sentiva la testa girare.
Fece qualche passo incerto. Sentiva delle urla, gente che si chiamava l’un l’altro, ma era tutto ovattato e piuttosto distante. Capì di trovarsi lontano dalle uscite quando sbatté contro gli anelli della sua squadra.
Mi sa che abbiamo perso…
Si trovava nel bel mezzo del campo, forse a pochi metri dal cratere generato dalla caduta di quella cosa, visto lo stato pietoso dell’erba sotto i suoi piedi.
Non era una bella situazione.
Poi si sentì afferrare per un braccio. Fece per gridare, ma qualcuno gli tappò la bocca.
“Al, sono io!”
Era Tom. Sgranò gli occhi, mentre la tensione che fino a quel momento l’aveva tenuto in piedi scivolò via di colpo. Praticamente gli franò addosso.

Tom lo afferrò prontamente, quasi se lo fosse aspettato.  
“Stai bene?” Gli chiese. Poi fece una smorfia. “Domanda idiota…”
“Dipende. Ho preso una botta così grossa?” Scherzò, ma scoprì di riuscire a parlare giusto con un filo di voce. Tom fece un sorriso tirato.
“Sei precipitato da almeno venti metri...” Sussurrò. Aveva la bacchetta stretta in pugno, la sentiva contro la sua schiena. “Sei stato un idiota. Metterti sulla traiettoria di quella…”
“Hugo non si sarebbe spostato in tempo…” Spiegò semplicemente. Ed era vero. Lo sapevano entrambi. “Ho cercato di tenermi in sella più che ho potuto… ma credo che lo scarto finale non l’avrebbe retto neanche un cowboy texano.”
Tom stirò un sorrisetto, poi si fece serio. “Dobbiamo uscire di qui. Ce la fai a camminare?”
“Penso di sì. Piuttosto, come hai fatto a trovarmi?” Chiese. In quella foschia era praticamente impossibile vedere al di là di un paio di metri. Figuriamoci identificare un giocatore a terra.

Tom scrollò le spalle. “Te l’ho detto. Ti ho visto cadere.”
Capì che non gli avrebbe tirato fuori nient’altro. Sospirò, e lo seguì.

 
Tom era furioso. Ma non con Albus, naturalmente.
A che diavolo di gioco stai giocando, bastardo?
Era il biondino che aveva mandato i Naga. Li aveva mandati lì… per lui?
Lo escludeva. Poteva chiamarlo col medaglione, perché mandare i suoi scagnozzi a prelevarlo? Sapevano entrambi che sarebbe venuto.
Serrò le labbra, guardando Albus: si sentì in colpa ad averlo pensato. Ma sapeva che era vero.
Improvvisamente Al spalancò la bocca, soffocando una frase. Conosceva quella mimica: faceva sempre così quando giungeva ad una soluzione o gli tornava in mente qualcosa.
La versione Albus di Eureka
Ad…” Iniziò, per poi zittirsi.
Advolo celeriter. È quell’incantesimo di cui ci ha parlato Malfoy!
… Oh, merda.
“Cosa?”
“Niente…” Mugugnò Al. E si fece più pallido. “Dobbiamo uscire di qui.”
Lo sa. Sa che ci sono i Naga. Ma come diavolo l’ha capito?

“Ci sono i Naga.” Soffiò infatti.
Tom non disse nulla. Non subito almeno. “Sì.” Si risolse a dire, alla fine. “Ma tu come lo sai?”
“Vuoi chiedermelo adesso?” Ritorse. “Proprio adesso?”

E tu come lo sai Tom?
Tom rifletté. Scosse la testa. “No. Andiamo.”
Poi lo sentirono. Un urlo, poco distante da loro, forse una ventina di metri.
“È Jamie!” Esclamò Albus. “Tom, è Ja…”
“Sì, l’ho sentito.” Sbottò irritato.

Ci mancava solo l’idiota che si fa beccare. Naturale, con l’indole che ha sarà una luminaria di Natale per loro…
“Dobbiamo…” Iniziò Al.
Devo.” Lo fermò. “Tu probabilmente hai una commozione cerebrale e sei senza bacchetta. Cosa credi di fare?”
“Cosa credi di fare tu?” Ribatté altrettanto duramente, lasciandolo senza parole. “Uno di quei cosi ti ha quasi ammazzato, e la bacchetta ce l’avevi, no?”
Non trovò valide obiezioni.

“Lo sa anche un bambino che in queste situazioni non bisogna dividersi!” Continuò Al. “Ed io non sono in grado di difendermi. Attraverseremo il campo assieme.” Concluse, soddisfatto della sua piccola vittoria personale.
Tom sospirò, vinto. Per una volta, a dirla tutta, fu contento che la logica non fosse dalla sua parte.   
 
****
 
Fuori dal campo di Quidditch.
 
Harry non aveva potuto fare quasi niente. Era stato impossibile non farsi trascinare dalla folla, appena scesi dalla torretta. I genitori erano corsi a cercare i propri figli, ad assicurarsi stessero bene, ed ognuno aveva pensato sostanzialmente a sé. Aveva cercato di individuare il proprietario della coda serpentina che Ron gli aveva indicato, ma in mezzo a tutte quelle persone che rischiavano di venir calpestate, aveva dovuto darsi delle priorità.
Aveva quindi ordinato all’amico di aiutare le persone ad uscire, e poi, dopo essersi assicurato che non ci fosse più nessuno dentro lo stadio, era uscito anche lui.
Merlino, spero che non ci sia nessuno… non si vedeva ad un palmo dal naso. Ho dovuto affidarmi soltanto ai rumori.
Appena uscito dall’ingresso si precipitò verso le due squadre auror.
“Perché diavolo non siete entrati?” Sbottò. “Mi pare di avervi dato degli ordini piuttosto chiari!”
Artemisia Stump, una dei due capo-squadra assieme a Ron, inspirò. Harry notò che avevano tutti un’aria sbalordita, perplessa.
“Non siamo riusciti ad entrare, signore…” Disse. “C’è una barriera magica.”
“Di che diavolo state parlando? E tutta questa gente qua fuori? Come pensate sia uscita?”

Artemisia esitò. Poi scosse la testa. “Credo, signore… che si possa uscire, ma non entrare.”
“Di che diavolo…” Non terminò la frase, perché vide entrare nella sua visuale una chioma bionda e vesti da mago. Soffocò un’imprecazione, e ringraziò che Ron fosse in giro ad assicurarsi che non ci fossero feriti. “Mettete in sicurezza le uscite. Art, ti passo il comando.” Ordinò brevemente, prima che Draco Malfoy gli si parasse davanti. Infuriato.

“Cosa diavolo sta succedendo, Potter?” Sibilò.
“Stiamo cercando di capire, Draco…” Replicò fermo. Non aveva intenzione di farsi intimidire dagli isterismi di un padre preoccupato. Anche se membro del Wizengamot.
“Mi pare che i tuoi uomini piuttosto si aggirino tra la gente come tante galline dalla testa mozzata.” Sputò sarcastico. “Un gigantesco meteorite è precipitato nel campo di Quidditch dove giocava mio figlio. È troppo sperare in delle delucidazioni?”
“Stiamo cercando di capire.” Calcò l’ultima parola, dominandosi dall’alto dei suoi quarantadue anni di vita. “Se ci lasciassi fare il nostro lavoro, naturalmente.”
Draco stirò le labbra in una smorfia. “Mio figlio non è qua in mezzo.” Sillabò. Per un attimo Harry fu certo di vedere sincero panico negli occhi del vecchio rivale. Questo gli impedì di spaccargli la testa o ordinare un arresto lampo.

“Ci sono almeno centocinquanta persone qua attorno. Salterà fuori.” Prima che potesse ribattere, aggiunse. “Neppure io so dove sono i miei figli.”
Papà!” Fu un sollievo quando un’altra testa Malfoy spuntò tra la folla. Fu sollievo anche perché con lui c’erano Rose e sua figlia Lily. “Papà, sono qua!”
Draco tradì un’aria sollevata, quando il figlio lo raggiunse tutto intero. “Scorpius… stai bene?”
“Un po’ impolverato.” Sorrise il ragazzo. Harry lo squadrò: erano anni che non aveva occasione di vederlo. Indubbiamente era un Malfoy, ma aveva qualcosa di inaspettatamente simpatico nel modo in cui sorrideva e rassicurava suo padre.

Per un folle momento, ad Harry ricordò Sirius.
… beh, in parte è un Black.
Rose e Lily gli si avvicinarono. Tutte e due impolverate, tutte e due mediamente spaventate. Lily gli afferrò il bordo del mantello. “Papà… cosa diavolo è successo?”
Harry aprì la bocca per confezionare una bugia rassicurante, ma Rose lo precedette.
“Ci sono i Naga. I serpentoni indiani, te li ricordi Lily? Sono qui. O meglio lì dentro.”
“Rose…” Tentò, sperando che Malfoy non fosse a portata d’orecchio.

Lo era, ovviamente, dalla faccia che fece. “Di che diavolo sta parlando tua nipote, Potter?
Appunto.
“Rosie, spiegati meglio…” Dopotutto era figlia di Hermione, pensò Harry esasperato. Ed era sempre stata tremendamente attratta dalla possibilità di chiarire qualcosa ad un adulto.
Forza Harry, dalle una possibilità. Forse Ron non ti ucciderà per aver tirato in mezzo la sua preziosa bambina…
“Sono arrivati qui… con quella palla di fuoco.” Gesticolò la ragazza . “È un incantesimo!”
“Un… incantesimo?”
Fu ancora più sbalordito quando il piccolo Malfoy si avvicinò. “Si chiama advolo celeriter, signore.” Esordì rispettoso, ma neppure tanto, vista l’espressione. Malandrina, avrebbe detto, se non gli avesse ricordato altre inquietanti somiglianze con il padrino. “Si tratta di una sorta di ibrido tra la materializzazione e una passaporta. Quei cosi viaggiano in quel modo.”

“Per questo mi hai fatto tutte quelle domande sugli incantesimi locomotori?” Chiese Draco, sbalordito. “Stavate indagando sui Naga? Tu e…” Guardò Rose incredulo. “… Weasley?”
Scorpius annuì, con assoluta serenità zen. “Sì. Io e Rose siamo…” Pausa in cui la ragazza divenne curiosamente paonazza. “… soci.”

“Soci…” Cinguettò Lily di rimando, e ad Harry sembrò stranamente deliziata.
“Soprassiederò sul fatto che siete due studenti non autorizzati a ficcare il naso in un’indagine dell’ufficio auror.” Esordì Harry, frenando ogni eventuale sfogo Malfoy. Draco sembrava, in effetti, aver ingoiato un limone “… Cos’altro sapete?”
“Non molto, in realtà.” Rispose Rose. “Sappiamo che qualcuno li controlla. Quell’incantesimo può essere manovrato solo dall’esterno, deve essere un altro a farlo su di te. E comunque funziona solo con i non-umani.”
“Per i maghi è un po’, come dire… letale.” Soggiunse Scorpius, dandosi vigorose manate sul maglione impolverato. “E comunque il motivo per cui quegli amabili lucertoloni sono qui è perché…”
“Scorpius!” Sbottò Rose.

“Rose?” Indagò il ragazzo. Si lanciarono uno sguardo muto. “Oh, okay. Sicuro. Beh, abbiamo delle supposizioni, ma non vogliamo certo tediare il capo del dipartimento auror…” Sorrise amabile, e Harry capì che lo stava prendendo in giro.
Ma bisogna ammettere che ha più stile di suo padre. È inattaccabile, con quell’aria amichevole.
I Malfoy si sono indubbiamente evoluti, con questa generazione…
“Mi interessa invece.” Replicò. “Anzi, sono ansioso di sentire dove vi hanno portato le vostre indagini…”
Scorpius tradì un attimo di incertezza. Era un ragazzino, dopotutto, e l’idea di poter esporre al capo delle forze di difesa magiche dell’intera Inghilterra le sue supposizioni era…

… piuttosto esaltante. – Pensò, umettandosi le labbra.
Certo, potrebbe non darmi minimante retta se ventilassi l’ipotesi che suo nipote, al secolo Thomas Dursley, è in qualche modo infilato fino al collo in questa storia…
“Scorpius, parla.” Lo incitò Draco.
Il ragazzo sospirò. “Beh… Abbiamo motivo di credere che il motivo per cui i Naga sono qui è…”
Ron decise in quel momento di fare la sua comparsa. “Harry!” Stranamente non degnò di uno sguardo i due Malfoy, guardando invece con sollievo la figlia e la nipote. “Ah, almeno voi siete qui…” Mormorò. Era piuttosto pallido dietro le lentiggini.

“Che significa almeno voi?” chiese Harry, con un brutto presentimento.
“Albus, James, Thomas e … beh, anche Teddy. Non si trovano. Ho visto Neville. Ha detto che Teddy è tornato indietro a cercarci.”
“Ma noi siamo qui!”
“Lo so, ma in quel casino non si capiva niente. Ho chiesto in giro, anche ai loro compagni di squadra. Non li hanno visti… Ci sono tutti, genitori, alunni. Ma…”
Harry lanciò uno sguardo angosciato all’entrata. “Loro no…” Cercò di riflettere senza farsi prendere dal panico. Dentro quello stadio, ora messo in sicurezza dalle due pattuglie…

Ci sono i miei ragazzi?
“Al e Jamie avevano le scope.” Disse sicuro “Devono essere volati fuori…”
Ron sembrava ancora più pallido quando fu costretto a contraddirlo. “Hugo… era vicino ad Al quando quel meteorite è precipitato. Al ha tirato un calcio alla scopa di Hugo, per… spostarlo. Pare che gli stesse arrivando addosso.”
Rose soffocò un’esclamazione, mentre il sorriso sulle labbra di Lily si spense di colpo.

Harry si dominò anche se per un momento fu tentato di gettarsi semplicemente dentro lo stadio. “Era nella traiettoria?”
“No, si è spostato. Hugo quando è tornato in assetto ha appena avuto il tempo di vederlo precipitare. Poi, quel polverone… Harry, Al ha buoni riflessi.” Cercò di rassicurarlo.
“James?”
“Nessuno l’ha visto uscire.” Ron esitò, poi concluse. “E Tom era alla partita.”
“Era alla partita?” Esclamò Rose. “Ma non gliene importa nulla del Quidditch!”
“Ci viene sempre per Al. L’avrà visto cadere.” Mormorò Lily. Guardò il padre, come in cerca di una smentita. Quando non la ebbe si morse un labbro. “Papà… Tom non sarebbe mai uscito dallo stadio senza Al. Mai.

Harry annuì. Si poteva dire tutto del suo figlioccio, ma non che non avesse una lealtà assoluta verso Albus.
Se l’ha visto precipitare sarà andato a cercarlo. Quindi è rimasto dentro.
Come Teddy. E James, forse. Maledizione.
“Ron, va’ da Stump. Digli che ci sono probabilmente tre studenti e un professore dentro lo stadio. E forse due di loro…” Inspirò. “… sono feriti. Fa’ entrare una squadra per recuperarli.”
“Harry…” Ron sembrava non capacitarsi della cosa. “Credo sia meglio tu venga a vedere.”
“Vedere cosa?”

Ron gli fece cenno di seguirlo. Arrivarono di fronte al cancello: l’area era stata messa in sicurezza da un cordolo di agenti, trai quali Stump, che si avvicinò.
“Signore… non riusciamo ad entrare. C’è una barriera.” Spiegò. “È da un lato solo. Permette di uscire, ma non di entrare. È… potente. Ho chiamato la squadra di spezza-incantesimi del Ministero. Saranno sul posto tra un’ora.”
Un’ora?” Si frenò dall’imprecare. “Ci sono quattro persone in pericolo!” Sbottò furioso.
La donna inspirò. “Lo so signore, ho fatto presente a Coven, ma ha detto che il tempo di organizzare la squadra è quello che è. Le procedure…”
“Si fottano le procedure!” Esplose Harry. Ron parve pensarla allo stesso modo, ma tentò di non gettare benzina sul fuoco. “Se quell’idiota rispondesse a me…”
“Avremmo un altro incapace sotto il tuo comando.” Si inserì Draco pigramente. “Potter, conosco Coven. Quando ho dovuto rimuovere le barriere che lui e la sua squadra avevano istallato nel castello della mia famiglia durante il sequestro. Beh…” Si guardò le unghie. “Probabilmente impiegherei più tempo a illustrarti la sua incapacità adesso, che a liberarmi dei suoi patetici sigilli allora.”  

“Tu sai come rompere una barriera magica?” Ruggì Harry. Era ad un passo da un tracollo nervoso, se lo sentiva. Una cosa era rassicurare frotte di genitori ansiosi… una cosa era essere lui, il genitore ansioso.
“Diciamo che posso provarci.” Commentò asciutto l’uomo, tirando fuori la bacchetta.
Harry fece cenno ai suoi uomini di lasciarlo passare.

Draco, dopo un paio di minuti, si voltò verso Harry. “C’è qualcuno che la alimenta.”
“Come?”
“Potter, è una barriera potente. E barriere magiche di questo tipo hanno bisogno di qualcuno che le tenga attive. Trovate il mago, è sicuramente qua attorno. Per operare l’incantesimo non deve essere molto lontano.”
Harry non se lo fece dire due volte. “Art, Ron… cercate il bastardo. Trovatelo. E toglietegli la bacchetta.”

 
Scorpius e Rose, a pochi metri dagli uomini, occultati dietro una sporgenza rocciosa, si guardarono. Non servirono parole. Si allontanarono assieme con in testa lo stesso compito.
 
****
 
Ted aveva saltato la barriera di legno che circondava gli spalti, senza preoccuparsi di un’eventuale brutta caduta. Fortuna voleva che i geni di suo padre, oltre ad un discutibile gusto per i vestiti, gli dessero anche una certa resistenza agli urti. 
Riesumando l’addestramento auror tese la bacchetta davanti a sé, guardandosi attorno.
L’istinto gli diceva che non era il caso di abbassare la guardia.
“James!” Chiamò. “James, dove sei!?”
Teddy!” Lo sentì urlare spaventato. E c’erano pochissime cose che spaventavano il primogenito di Harry Potter. E un po’ di polvere o una brutta caduta non erano tra queste.
 
James, quando il Naga estrasse un coltello da quella che sembrava una corazza capì di essere nei guai.
Che diavolo vuole fare?!
Con la forza della disperazione tirò un calcio dritto al petto della creatura. Lo colpì, anche se non sembro minimamente scalfirlo.
È come colpire una roccia!
Il Naga, con un sibilo infastidito, lasciò la presa su suo mantello, facendolo cadere rovinosamente a terra. James urlò di dolore. Era come se la sua gamba sinistra fosse trafitta da migliaia di aghi.
Poi sentì Teddy chiamarlo. Rispose, senza sapere se fosse un’allucinazione uditiva o meno.
Lì tutto era strano. Il colore del cielo, quella foschia, quella bestia…
Per la prima volta in vita sua James sentì di avere paura. No, meglio. Di essere terrorizzato.
Incendio!
Una lingua di fiamme investì il Naga, che con un sibilo ferino si ritirò, fuggendo. Teddy uscì dalla foschia brandendo la bacchetta, e a James, ironia a parte, sembrò un fottuto eroe.
“Jamie!” Si chinò su di lui. “Stai bene?”
Il ragazzo fece una smorfia. “No. Credo di avere la gamba rotta. Un bolide mi ha disarcionato. Non l’ho visto arrivare con questa cazzo di nebbia…” Si tirò su con i gomiti, fino ad essere perlomeno a sedere. “Come diavolo hai fatto a farlo fuggire?”
“I Naga sono un popolo primitivo, il fuoco li spaventa.” Spiegò con un sorriso. “Psicologia spicciola.” Si chinò e con un colpo di bacchetta gli steccò la gamba. “Così dovrebbe andare bene… ma è provvisoria. Madama Chips farà il resto.”

James inspirò: si sentiva un ragazzino spaventato e Merlino, odiava quella sensazione. Ma era disarmato, e con una gamba fuori uso. Quindi era giustificato. “Credi che tornerà?” Chiese.
Ted inspirò. “Non ho intenzione di scoprirlo. Forza, appoggiati a me…”
James si aggrappò a lui e soffocò un gemito di dolore quando si tirò in piedi.

“Mi dispiace…” Sussurrò Ted, contrito. “Troppo brusco?”
“No, è che non è una passeggiata avere un osso rotto. La tua medicazione aiuta però.” Sorrise.

Soltanto Teddy in una situazione del genere si potrebbe scusare per essersi dato una mossa…
Si fece passare un braccio attorno alle sue spalle. “Pensavo se la fossero data a gambe tutti… non sentivo nessuno…” Borbottò. Teddy sorrise.
“Stavo per farlo anche io. Poi ti ho sentito.”
James, nonostante la situazione orrenda, non poté fare a meno di sentirsi soddisfatto.
“Sempre a tirarmi fuori dai guai, eh Teddy?” Scherzò.
Ted gli lanciò un’occhiata, ma appurato che James era troppo dolorante per essere pericoloso, sorrise. “È la storia della mia vita, no?”
Fecero un paio di metri in silenzio. La tensione si poteva tagliare con un coltello. James si chiese dove diavolo fosse suo padre con le sue squadre. Non era normale.
C’è qualcosa che non va… avrebbero dovuto già accorgersi che manca un cacciatore all’appello. Dannazione, spero che Malfoy non abbia fatto scherzi!
E poi i Naga… erano venuti in quel modo pazzesco, schiantandosi al suolo.
È stato praticamente un attentato. Ad Hogwarts. Alla nostra Hogwarts.  
“Ce n’è… più di uno.” Sussurrò. Ted gli lanciò un’occhiata valutativa. “Di Naga, dico.”
“Quanti?”
“Almeno cinque.”
“Merda.” Era la prima volta che lo sentiva imprecare. In tutta la sua vita. La cosa gli fece capire quanto la situazione fosse grave.

“… Siamo proprio nei guai, eh Teddy?”
Abbastanza. Anzi, decisamente. – Pensò Ted, ma non era il caso di farglielo notare.  
Devo essere supportivo.
“… Lo saremo tutti se non la smettere di urlare.” Disse una voce che si sarebbe potuta definire inespressiva. Teddy la riconobbe subito. E così James.
“Albie, Tom?!” Sbottò quest’ultimo, vedendoseli comparire davanti. Fottuto pulviscolo.  
“È Al.” Replicò Albus in automatico. Sembrava stare bene, considerò Ted, a parte un taglio sul sopracciglio, poco profondo.
“Professor Lupin, James…” Aggiunse Tom. “È stato un bolide, Jamie?
“Va’ a farti fottere, Tommy.” Ribatté sarcastico. “Che ci fate qui?”
“Ci siamo persi…” Ironizzò Tom.
“C’erano altri con voi?” Chiese Ted, prendendo in mano la situazione.

Al scosse la testa. “No, siamo soli. Teddy, ci sono…”
“Lo sa già fratellino, gliel’ho detto io.” Lo fermò James. “Dei serpentoni, dico…”


“Ted! Mi senti? Sono Harry!”


I quattro si voltarono in direzione della voce che si stagliava tersa oltre il pulviscolo. Harry aveva usato il sonorus, per questo erano in grado di sentirlo.
“Papà…?” Mormorò James. Sorrise sollevato. “È papà!”
Ted, ripresosi dallo stupore, fece per rispondere, ma poi parve cambiare idea, perché si fermò.

“Che fai? Rispondigli!” Incalzò James. “O penserà che non siamo qui!”
“Se gli rispondo i Naga sapranno dove siamo.” Replicò. “Non posso.”
“Dannazione…”  

“Lo sa anche Harry.” Intervenne Tom. “Che non possiamo farci localizzare.”


“Stiamo venendo a prendervi! Cercate un posto sicuro. C’è una barriera magica che ci impedisce di entrare, ma ci stiamo lavorando. Ripeto, mettetevi al sicuro!”

“Barriera magica?” Mormorò Al. “Di che sta parlando?”
Tom fece una smorfia. “Mi pare evidente… qualcuno ci ha chiuso qua dentro, come gladiatori in un’arena. Ha fatto uscire il pubblico, e ci ha lasciato con le bestie…” Sputò sarcastico.

“Credi che abbia voluto rinchiuderci volontariamente?” Al lo guardò preoccupato. “Ma chi?”
“… Questo non lo so.” Mentì sapendo di mentire. E lo sapeva fare dannatamente bene.

Quel viscido bastardo… Ti bastavo io. Perché prendere loro?  
“Va bene. Non ha importanza chi ha fatto tutto questo. Non adesso.” Intervenne Ted con aria risoluta. “Harry ha ragione, dobbiamo trovare un posto sicuro e nasconder…”
Tom sbuffò derisorio. “Professore, i Naga sono guerrieri. E sono in grado di fiutarci. Fiutare la nostra aura magica. Non possiamo nasconderci.”
Ted serrò le labbra: aveva sempre detestato l’arroganza di Thomas. In quel momento non tentava neppure di dissimularla con la solita patina di fredda cortesia. “Allora cosa proponi?”
“Dico solo che nasconderci da qualche parte ci metterà con le spalle al muro. In ogni caso, ci hanno già accerchiato… Non li sente?”

Ted lo guardò confuso, e James sbuffò. “Di che cazzo stai parlando?”
Tom aggrottò le sopracciglia. “Non li sentite?”  

Era da almeno una decina di minuti che quelle bestie dialogavano tra di loro. Percepiva echi di parole, frasi mozzate in una lingua straniera, lontane eppure percettibili.
Erano inquietanti.
Quando si vide restituire tre paia di sguardi perplessi, capì che era l’unico a sentirli.
“Io non sento niente, Tom…” Disse infatti Al, incerto.  
Come possono non sentirli?  
“Ti sei bevuto il cervello Tommy.” Sogghignò James, ma senza troppo sarcasmo. Sembrava intimorito. “Sei sempre stato strano, bello, ma adesso ti stai superando…”
“James, non è il momento.” Lo seccò Ted. “Cosa senti?”
Tom fece una smorfia. “Parlano. Nella loro lingua, credo, perché non riesco a capire cosa si dicono. Sono attorno a noi.”
Ted lo guardava assorto. E non gli piaceva per niente la faccia che stava facendo. “Va bene.” Disse. “Se ci hanno circondati appena ci muoveremo cercheranno di fermarci. Giusto?”
“Probabile.” Aveva voglia di urlare. Seriamente. Al e i due idioti lo guardavano come se fosse improvvisamente impazzito. “Cosa cazzo avete da guardare?” Sbottò all’improvviso, quasi senza volerlo. Non era da lui imprecare. Si sentì soffocare. Stringeva la bacchetta così forte da sentire i muscoli dell’avambraccio tremare.

Perché non li sentite?!
Al gli mise una mano sul braccio. La presa era forte, salda e lo fece sentire un po’ meglio. “Tom…” Disse soltanto. “Calmati, per favore…”
Inspirò. Avere un crollo paranoico sarebbe stato sconveniente, vista la situazione.  

“Forse è il vento…” Mormorò. “Forse è solo il vento.”
Non è il vento. Sento le loro voci. Maledizione, io le sento. Perché voi no?
Cosa c’è che non va in me?
“Non ci sposteremo.” Concluse Ted. “Rimarremo qui. Mettiamoci schiena contro schiena. Non dobbiamo lasciare nessun angolo cieco nel caso decidessero di attaccare.”
Parve la soluzione migliore, perché nessuno protestò.

 
****
 
“Dannazione, non vedo nessun tipo losco!” Sbottò Rose, affiancando Scorpius, dopo estenuanti minuti di ricerca. “Non è che tuo padre si è sbagliato?”
“Mio padre non sbaglia mai.” Replicò disinvolto. “Non crederai di vederlo con il cappuccio calato a borbottare incantesimi incomprensibili con la bacchetta puntata verso lo stadio, vero?”

“Beh, no…” Mugugnò poco convinta, strappandogli una risata. “Come fai ad essere così tranquillo, maledizione?!” Sbottò poi, irritata dal suo aplomb.
Scorpius si strinse nelle spalle. “Dare di matto non mi renderà più concentrato. Voi Weasley non sapete reggere la tensione… come i Potter, pare.”

“Che diavolo intendi dire?” Si inalberò.
“Quello che ho detto. Basta che qualcosa vada storto, un inghippo, un conflitto interiore e perdete completamente la testa. Vi servirebbe un po’ di occlumanzia.”
“Perché, tu cosa ne sai dell’occlumanzia?”  

“Abbastanza. La famiglia Malfoy la pratica da generazioni. A me l’ha insegnata mio padre.” Spiegò, continuando a guardarsi attorno. “È piuttosto utile.”
“Cosa, reprimere i propri sentimenti?”
Scorpius scosse la testa. “No. Li metto da parte. Sai, come in un cassetto.” Fece il gesto di chiuderlo. “È difficile da spiegare, ma ti dà una straordinaria chiarezza mentale.”
Adesso capisco perché così difficile offenderlo veramente. Non è che sembra che le offese gli scivolino addosso. Non lo scalfiscono veramente.

Più lo conosco, più capisco di non averlo mai capito.
Rose esitò. “Lo fai anche… quando siamo assieme?”
Il ragazzo sbuffò divertito. “Certo che no! Sono ancora un principiante… con te non riesco a reprimere proprio un bel nulla. E, a dirla tutta, neanche voglio.” Disse con un sorriso talmente dolce da farla avvampare in modo imbarazzante.

“Scorpius… non adesso.” Borbottò.  
“Sei tu che me l’hai chiesto, pasticcino.” Rise, poi guardò alle sue spalle. “Ehi, guarda quel tipo laggiù…”
Rose si voltò. Appoggiato al tronco di un albero c’era un mago. Era tarchiatello, di mezza età e dalla carnagione scura. Di primo acchito Rose l’avrebbe scambiato per un genitore. Aveva un visto gentile e sembrava in età da figli. Anche le vesti che indossava erano ben tenute, segno di un modesto ma dignitoso tenore di vita. Ma era solo, e guardava verso lo stadio. Ossessivamente verso lo stadio.

“Ma non ha la bacchetta…” Obbiettò confusa. Scorpius scosse la testa.
“Guarda.” Imitò la posa, incrociando le braccia al petto. “La tiene sotto le braccia.”
“Chiamiamo gli auror…” Fece per voltarsi, ma Scorpius la afferrò per un polso. “Ehi!”
“Io lo distraggo, tu li chiami…”
“Scorpius, aspetta, che cavolo vuoi…” Non riuscì a trattenerlo, si diresse verso l’uomo. Questi lo notò, ma vedendo l’uniforme da Quidditch non tentò subito la fuga.

“Signore!” Esclamò e sotto lo sguardo orripilato di Rose si frappose tra lui e lo stadio. “Lei è il padre di Patil?”
“No, io…” Borbottò sulla difensiva. “No.”
“No? Eppure mi era proprio sembrato. Sa, Patil è indiana… Lei è indiano?”

Rose si riscosse. Malfoy era un idiota, ma adesso toccava a lei. Si voltò e corse. Fece pochi metri prima di trovare tre mantelli scarlatti. Uno era quello di suo padre.
Meno male. Almeno dovrò risparmiarmi la fatica di farmi credere.
“Papà! C’è un tipo sospetto laggiù!” Esclamò. “Forse è il mago di cui parlava il Signor Malfoy!”
L’uomo si voltò immediatamente verso di lei. “Dove Rosie?”
“Laggiù!” Indicò. “Quel pazzo di Malfoy lo sta trattenendo!”

Ron la guardò incredulo, prima di imprecare. “Razza di incosciente!” Tuonò.
Parole sante, papà…
Seguì il padre e i suoi uomini mentre, bacchette alla mano, si dirigevano verso la direzione da lei indicata.
Quando l’uomo vide gli auror tentò ovviamente la fuga. La bacchetta di Ron però fu più svelta.
Stupeficium!
L’uomo, colpito in pieno dall’incantesimo cadde a terra. I due auror gli furono subito addosso, disarmandolo. Ron si avvicinò per guardarlo in faccia.

“Parva Duil…” Mormorò incredulo. Questa al Ministero non sarebbe piaciuta: quell’uomo era l’interprete che era stato assegnato alla tribù di Naga. Ed era inglese.
Oh, no, questo non piacerà affatto a nessuno di noi…
 
****
 
Tom guardava davanti a sé. Non aveva il coraggio di guardare Albus o gli altri negli occhi e leggerci diffidenza, o peggio, un’accusa: è pazzo.  
Non sono pazzo. Queste voci… le sento, e non è immaginazione.
“Speriamo che papà si sbrighi…” Sussurrò James all’improvviso. “Sto cominciando a congelare. Fa un freddo cane. E la gamba mi sta facendo impazzire.”
Al sospirò. “Smettila di lamentarti…” Lui si sentiva la testa esplodere, e le vertigini erano tornate impietose. Ma non si lamentava.

“Vuoi il mio cappotto?” Chiese Ted, con quella sua premura intramontabile.
“Non sono un bambino, Teddy, cavolo!” Sbuffò James burbero. “Ho il mantello…”
Al represse una risatina. Nonostante la situazione, c’erano cose che non potevano cambiare. Lanciò uno sguardo a Tom, per renderlo partecipe e cercare di smorzare la tensione, ma lo vide guardare davanti a sé, assorto. Non stava bene, questo era sicuro.
Dopotutto sente le voci… - Insinuò la sua coscienza.
Tom non è pazzo!
“Ehi…” Mormorò gentile. Tom non gli rispose. Invece gli tirò una spinta. Finì a terra, senza capire perché. Non subito almeno. Poi vide sbucare dalla nebbia una coda serpentina, che ghermì dove prima c’era lui. E adesso c’era Tom.
Tom sparì.
Poi ci fu uno schianto violento. Sentì la voce di suo padre.
E nient’altro, perché perse i sensi.
 
****
 
Note:
Questo capitolo tutta azione m’è costato sudore, lacrime e sangue, essendo la prima volta che mi cimento in una scena d’azione così lunga. Ditemi che ne pensate, please. *occhioni*
Ah, altra cosuccia. MyBlindedEyes, la mia attuale eroina, sotto mia supplicante richiesta, mi ha regalato una cover. Eccovela qui, in tutta la sua magnificenza.
  
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