Allora ringrazio tantissimo tutte coloro che hanno recensito! DemyCullen,Dark Angel 1935,Saretta! Spero che anche questo capitolo possa piacervi come gli altri!
Un bacio!
Capitolo 11
Il mare
davanti a noi rispecchiava le mie emozioni. Era agitato,sembrava quasi
spaventato dalla tormenta. Ma era pronto,come me. Anche lui era
abituato a quei
temporali che ti feriscono ma ti lasciano più forte di
prima. Ma questa volta
non sapevo se dopo la tempesta sarei stata più forte. Forse
era diverso,forse
lui era diverso. Era entrato in me e si era costruito una piccola
casetta di
mattoni nel mio cuore. Piccola ma difficile da abbattere.
Sembrava
distratto,fissava anche lui il mare,ma sembrava vedere qualcosa di
diverso.
“Il
mare” continuai. “ E’ pronto al
temporale..” ero rassegnata. La mia voce
tradiva le mie aspettative di mantenere segreti i miei stati
d’ animo.
“Anche
noi,no?!” mi guardava sorridendo.
Era
sicuro di se,delle sue parole. Io continuavo a guardarlo. Volevo capire
dai
suoi occhi cosa pensasse,cosa provasse. Gli occhi sono lo specchio
dell’anima,così dicono. Lui era triste, come me,ma
non era rassegnato. Lo si
leggeva chiaramente nell’oceano che lo caratterizzava.
“Forse
si..” dissi sincera. Volevo esserlo,volevo essere pronta alla
tempesta. Volevo
essere sicura di riuscire ad affrontarla accanto a lui. Se fosse stato
così le
ferite le avrei curate con lui,giorno dopo giorno,ma non ne ero sicura.
Non ero
sicura di riuscire a superare la tempesta senza essere allontanata da
lui. E se
me lo avesse portato via? Se fosse così le mie ferite non
riuscirei a curarle.
Come si può curare soli le ferite dove non si arriva con le
proprie mani? Come
si può curare quelle ferite interne,che solo delle mani
estranee possono
curare,con amore,dolcezza e senza paura di farti male?
Perché quelle mani
estranee non ti fanno male. Sono calmanti,sono miracolose per le tue
ferite.
“Pensi
che non ci riusciremo?” La sua voce non tradiva emozioni.
“Penso
che io non ci riuscirò,è diverso..” lo
sguardo rivolto ancora al mare. Mi era
impossibile guardarlo negli occhi,avrei perso la mia
razionalità.
“Ci
sono
io con te..”
“Lo
so.
E non voglio perderti,te lo assicuro. Non ti lascerò andare
via senza lottare.
Ma ho paura di perdere ciò che ho e di non saper andare
avanti. Stai diventando
tanto,forse troppo per me. Non è mai successo..” i
suoi occhi mi legarono a
lui. Era stato difficile dirgli la verità ma era giusto
così. Essere sincera
per me era importante in quel momento.
Vidi il
suo sguardo tornare al mare. Lo vidi socchiudere gli occhi,sentii le
sue mani
tra le mie e le mie stringersi spasmodicamente alle sue.
“La
tempesta arriverà per entrambi e neanche io voglio perdere
te. Anche tu per me
sei diventata tanto. Non troppo però,non ne avrò
mai abbastanza di te,ne vorrò
sempre. E lo vorrò per sempre Ada. Per favore
però non dirmi che hai paura di
essere allontanata da me. Io non vorrò mai stare lontano da
te. Nessuno e
niente riuscirà a staccarmi. Solo la morte. E forse neanche
quella.”
La
lacrima solitaria scese sulle mie guancie come a volermi liberare di
quel
bisogno di urlare e lo abbracciai come per sentirlo mio. Sempre mio. Le
mie
labbra corsero a cercare le sue senza esitazione,piene di
bisogno,insaziabile.
“devi
andare” sussurrai piano.
“Ancora
un po’..” disse
stringendomi a sé.
L’aeroporto
era vuoto. Solo
pochi passeggeri che andavano a Roma,come Rob. Ero stretta al suo
corpo. Era
anche peggio di come avevo immaginato. Pensavo di essere pronta
al’addio
momentaneo,ma era una bugia.
“Rob,vai..
manchi solo tu”
sussurrai baciandogli le labbra. L’ultimo avviso che lo
invitava ad avviarsi
verso l’imbarco era risuonato per la terza volta. Sembrava
che mi urlasse il
suo abbandono. Scossi la testa pensando che non mi stava abbandonando.
Stava
solo raggiungendo Vancouver per le riprese di Eclipse.
“Mi
mancherai..”
“Anche
tu,però ora vai Rob.”
“Ok..”
mi baciò lentamente per
l’ultima volta e si avviò.
“Chiama
quando arrivi..” gli
urlai. Sentivo il freddo sulla pelle sotto il maglione di lana e il
cappotto di
piume d’oca. Il suo abbraccio mi aveva dato tanto calore che
ora mi sentivo
vuota e fredda. Mi sentivo mancare il respiro.
“Certo”
urlò di rimando
salutandomi con uno dei suoi sorrisi mozzafiato. Aveva imparato che
sorridendomi in quel modo poteva ottenere tutto ciò che
desiderava.
“Ti
prego,fammi vedere la tua cartella” disse implorante. Con il
labbro tremulo.
“Scordatelo”
ero in imbarazzo. In quella cartella conservavo
tutte le sue foto. foto rubate da internet conservate in
modo morboso.
Nessuno le doveva vedere. Lì c’era però
anche il suo obbiettivo finale,le foto
dei miei 18anni. Provai con un compromesso.
“E
se ti
aprissi direttamente la cartella del compleanno?” chiesi
speranzosa,sperando
abboccasse. Ma idiota non era.
“Quindi
mi nascondi qualcosa?” chiese accigliato. “Cosa non
devo vedere?”
Lo
guardai torva. Non era possibile che dovessi sentire quelle accuse da
lui.
“Niente.”
Risposi risoluta.
Infine
però la ebbe vinta.
“Oh.
Mio. Dio.” Disse appena vide tutte le sue foto.
“Ecco,contento!
Ora che hai visto la scena del crimine puoi chiudere questa cartella e
aprire
quella che ti interessa?” gli dissi acida. Mi stava facendo
perdere la pazienza
e poi l’imbarazzo provato non aiutava.
“Bè,non
pensavo..”
“Cosa
non pensavi? Che fossi così ossessionata da te?”
l’acidità era udibile,come la
pazienza indomabile.
“No..
che ti piacessi già prima e non me ne fossi
accorto”
“In
che
senso?”
“tu,non
hai reagito come le altre. Sei scappata. Le altre mi aggrediscono.
Pensavo mi
odiassi. Però ora..”
“Ora?”
“Ora
mi
piace” e mi scoccò un bacio sulle labbra.
In auto
Francesca mi aspettava.
Mi avviai
verso di lei. Senza
piangere,senza voglia di ridere. Ridere come quella volta.
“Tu
mi
stai dicendo che fai animazione ai bambini?”
“SI.
E’
quello che sto dicendo,perché?”
“Ma
ti
rendi conto che per quanto sei bassa ti confondi con loro?”
La sua
risata coinvolse anche me. Le botte,il solletico,la voglia di ridere
insieme
quell’ultimo pomeriggio sul mio divano. Io e lui.
Le parole
uscivano piano mentre
Francesca mi chiedeva alcune cose sulla recensione di un libro letto.
Parole
che non volevano uscire perché non era con lui che stavo
parlando. Non dovevo
raccontare a lui della mia vita.
“Pensavo
fossi una stronza quando ci siamo scontrati,sai? E anche un
po’ maleducata..”
disse sorridendo mentre il film comico ci intratteneva in salotto.
Stretti in quelle coperte
calde,abbracciati,ci
eravamo raccontati. Avevamo parlato di noi. ma in particolare io avevo
raccontato di me. Dei miei difetti,dei miei pregi. Impiegai
molto a spiegare perché ero così
terribilmente stronza con tutti.
Quando
terminai il mio discorso contorto e pieno di giustificazioni,inutili
per lui,lo
sentì sorridere.
“Lo
sapevo” disse circondandomi con le sue gambe. Avevo le sue
gambe intorno alla
mia vita,mentre la schiena era poggiata al suo petto.
“Cosa?”
chiesi
“Che
sei
buona,dolce,simpatica,sensibile,adorabile.. non stronza.”
“Bella
Addormentata,siamo a
casa,scendi?”
“Ok..”
dissi piano.
“Hai
una faccia. Su tranquilla
vi vedrete presto..ci sentiamo dopo per la pizza stasera. Peppe ha
detto che
viene a prenderti a casa lui. E comunque tu hai avuto
l’influenza,quindi
assecondami”
“Oh,grazie.”
Non sapevo
che Francesca avesse
trovato una scusa per giustificare la mia assenza in giro. Era un amica
speciale.
“A
più tardi” la salutai
dirigendomi al mio portone. Entrai e mi persi nei miei pensieri,di
nuovo.
“E’
così
inquietante..” sussurrò guardandosi intorno.
Quell’affermazione era familiare.
Tutti quando venivano a trovarmi per la prima volta lo trovavano
inquietante.
“E’
il
legno attorno alle mura. A me fa sentire protetta e non mi
inquieta,forse
perché ci vivo da una vita.” Affermai
sorridendogli.
“Io
invece credo che sia così perché sei diversa da
tutti” Quelle
sue parole mi colpirono. Era la prima
persona a scoprirmi così dopo poco tempo. Mi conoscevo da
così poco e già aveva
capito tutto di me.
“Forse
hai ragione..” sussurrai di rimando. Quel sorriso dolce e
sexy mi colpì al
cuore. Un battito persi in quel momento. Non potrei mai dimenticarlo
perché lui
era l’artefice.
Mi gettai sul
letto e riuscì ad
addormentarmi.
Erano le 3
del pomeriggio quando
mi svegliai per colpa della fame. Non avevo neanche tirato fuori dalla
borsa il
mio cellulare. Andai a prenderlo per controllare le chiamate. Mamma in
genere,quando era libera mi chiamava per accertarsi che fosse tutto ok.
Lo vidi
illuminarsi. C’era un messaggio che risaliva a un paio di ore
prima. Era di
Rob.
Mi manchi
già..sono arrivato a Roma. Ti chiamo da
Vancouver.. un bacio
Mi appoggiai
alla porta e chiusi
forte gli occhi. Una lacrima,seguita da tante altre,iniziò a
bagnarmi il volto.
Il dolore della lontananza mi faceva male. Era un buco nel petto che mi
lasciava senza fiato,perché premeva,forte e mi faceva
boccheggiare.
E’
ciò
che ti fa provare l’amore? E’ questo ciò
che provi quando colui che ami si
allontana da te? Si. Perché io lo amo,perché lui
mi ha dato l’amore,perché lui
mi fa battere il cuore,che pompa,forte e pompa continuamente. Fa male
ora,sanguina,batte forte e sanguina per la sua lontananza ma sono
felice,perché
ora batte forte e mi fa stare male,mi ha fatto stare bene,mi
farà stare bene.
Piango e rido,rido e piango senza rendermene conto. Penso che lo amo e
rido,penso che è lontano e piango. Piango felice,rido
soffrendo.
Ora,seduta
a terra,mentre piango e rido so che lo amo. E solo amando ho scoperto
cosa sia
l’amore. E l’ho capito senza che nessuno me lo
spiegasse. Perché l’amore è un
sentimento così forte che mi ha preso,mi ha cambiata e fatta
sentire come avrei
sempre voluto io.
Questi
pensieri,questa
consapevolezza mi aveva fatta sentire un’altra. Piena di
forte,voglia di
combattere per lui,per noi. tutte le chiacchiere,le parole dette da me
sulla
spiaggia non avevano più importanza. Dovevo fargli capire
che avrei fatto di
tutto per lui,dovevo dirglielo. Lui lo aveva capito prima di me,mi
amava? Lo
aveva capito prima di me? Forse si,o forse no. Non mi importava.
Perché mi
bastava sapere che avrebbe fatto di tutto per me,mi bastava sapere che
io amavo
lui,questo sarebbe bastato.
Feci un
calcolo e mi resi conto che
sarebbe atterrato alle 24. Sicuramente sarò sveglia,pensai.
Guardai
l’ora e mi resi conto
che era tardissimo. Avevo trascorso le ultime ore a dormire e poi a
piangere in
cucina. Mamma rincasò verso e 18e30.
“Ei,ciao. Rob è partito?” mi chiese
tranquilla.
“Si,atterrerà
per le 24.. vado
fuori a mangiare una pizza,ok?” chiesi
“Certo..
ah Ada,posso parlarti
un attimo?”
Mia mamma non
era affatto una
donna prevedibile. Ero certa che avesse capito che tra me e Rob non ci
fosse
solo una semplice amicizia,come sicuramente mio padre si ostinava a
credere,ma
non mi aspettavo che fosse arrivata a scoprire tanto.
“Tu
e Rob state insieme.. bè
ecco,ne sei sicura?” la vidi turbata per quelle
parole,neanche lei forse
credeva a ciò che diceva. Era molto facile leggermi e capire
ciò che provavo e
sicuramente aveva capito che per me Rob non era una cotta
adolescenziale.
Sapeva anche che non mi sarei mai arresa. Capiti i miei sentimenti e
dopo aver
fatto a pugni con la mia coscienza diventavo testarda e sicura di me.
Avrei
affrontato tutto ciò che la vita mi avrebbe riservato. E lei
lo sapeva bene.
“Mamma,io
non lascerò che mi
portino via Rob..” dissi sicura.
“Lo
sapevo.. bè,comunque mi
piace molto.” Sussurrò dolcemente. Sorrisi tra me
e la ringraziai.
Feci
velocemente la doccia e mi
preparai. Indossi un semplice vestitino di lana con vari colori a mezza
gamba e
i pantacollant con gli stivali bassi. Aggiunsi velocemente un cinturone
nero e
gli stivali neri con il giubbotto di pelle e uscì.
La serata
intanto sembrava non
passare mai. Cercavo di non mostrare la mia tristezza e ansia ma era
difficile
mascherare i momenti che passavo a pensare a Rob mentre loro parlavano
con me.
“Ada?
Ci sei?”
“Oh
scusa Dani,dicevi?”
“Niente,solo
che dovresti
lavorare domenica e.. sabato anche,va bene?”
“Ok,certo..con?”
“Peppe,tutte
e due le
animazioni.”
“Siiiiiiiiii”
urlammo così forte
da far voltare l’intero locale verso di noi. eravamo la
coppia di animatori più
folle e unita dell’intera agenzia.
“Ops..”
dicemmo insieme mentre
le risate degli altri riempivano il locale.
“Bè
ragazzi che ne dite di un
bel cornetto?” suggerì Francesco.
Erano le 24
passate e Rob non
aveva ancora chiamato. L’ansia iniziò a farsi
più pressante. Intanto eravamo
arrivati al bar e stavamo mangiando i cornetti ma Rob non aveva ancora
chiamato.
“Ancora
non ha chiamato?”
Francesca capiva tutto al volo.
“No..”
dissi triste. “Ancora
no..”
Ma in quel
momento il telefono
prese a squillare. Senza neanche guardare chi fosse saltai da sopra la
sedia e
mi avviai di corsa verso uno spazio isolato.
“Pronto?”
“Ei,ciao..”
era lui.
“Sei
arrivato?Tutto bene?”
“Si,tutto
bene. Non sono
riuscito a chiamare prima perché i paparazzi mi aspettavano
in aeroporto.”
“Ah..
e come..?”
“Credo
che qualcuno mi abbia
riconosciuto a Roma” era mortificato. Sapevo che anche lui
stesse pensando
quello che pensavo io. E se qualcuno ci avesse visti e fotografati
insieme?
Tutto il mondo lo avrebbe saputo.
“Non
preoccuparti,non importa
Rob. L’importante è che stai bene.”
“Si,io
si. Tu invece?”
“Bene
bene. Sto con gli altri al
bar.. ho appena mangiato un cornetto.” Pensai sorridendo alla
nostra prima
colazione.
“Oh,buoni!
Ma non è tardi per
stare ancora in giro?”
“No
no,tranquillo.” E sorrisi
tra me per le sue attenzioni.
“Comunque
Rob io ho capito una
cosa,non voglio lasciarti andare e lotterò con te!”
“Lo
sapevo”
“Però
ora torniamo a casa.. ci
sentiamo domani?”
“Si,a
domani.”
“Rob?”
dissi prima che
chiudesse.
“Si?”
“Mi
manchi..”
“Anche
tu,tanto. Pensavo una
cosa però..” sapevo che stava sorridendo in quel
momento.
“Cioè?”
ero curiosa.
“Perché
non mi raggiungi a
Londra per le feste di Natale?” rimasi spiazzata. Non mi
aspettavo una proposta
simile.
“Si”
risposi però felice.
Sarebbero state le feste più belle della mia vita,ne ero
sicura.