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Autore: Bella_    20/12/2009    2 recensioni
Una giovane studentessa.La capitale dell'Italia e l'uomo dei suoi sogni.Spinta in una libreria,dalla sua passione per i classici,incontrarà lui,ma la sua più grande paura la farà scappare.Ma lei ha qualcosa di suo,la copia del libro che lei cercava.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Robert Pattinson
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Allora ringrazio tantissimo tutte coloro che hanno recensito! DemyCullen,Dark Angel 1935,Saretta! Spero che anche questo capitolo possa piacervi come gli altri!

Un bacio!

Capitolo 11

 “E’ finita.”

Il mare davanti a noi rispecchiava le mie emozioni. Era agitato,sembrava quasi spaventato dalla tormenta. Ma era pronto,come me. Anche lui era abituato a quei temporali che ti feriscono ma ti lasciano più forte di prima. Ma questa volta non sapevo se dopo la tempesta sarei stata più forte. Forse era diverso,forse lui era diverso. Era entrato in me e si era costruito una piccola casetta di mattoni nel mio cuore. Piccola ma difficile da abbattere.

Sembrava distratto,fissava anche lui il mare,ma sembrava vedere qualcosa di diverso.

“Il mare” continuai. “ E’ pronto al temporale..” ero rassegnata. La mia voce tradiva le mie aspettative di mantenere segreti i miei stati d’ animo. 

“Anche noi,no?!” mi guardava sorridendo.

Era sicuro di se,delle sue parole. Io continuavo a guardarlo. Volevo capire dai suoi occhi cosa pensasse,cosa provasse. Gli occhi sono lo specchio dell’anima,così dicono. Lui era triste, come me,ma non era rassegnato. Lo si leggeva chiaramente nell’oceano che lo caratterizzava.

“Forse si..” dissi sincera. Volevo esserlo,volevo essere pronta alla tempesta. Volevo essere sicura di riuscire ad affrontarla accanto a lui. Se fosse stato così le ferite le avrei curate con lui,giorno dopo giorno,ma non ne ero sicura. Non ero sicura di riuscire a superare la tempesta senza essere allontanata da lui. E se me lo avesse portato via? Se fosse così le mie ferite non riuscirei a curarle. Come si può curare soli le ferite dove non si arriva con le proprie mani? Come si può curare quelle ferite interne,che solo delle mani estranee possono curare,con amore,dolcezza e senza paura di farti male? Perché quelle mani estranee non ti fanno male. Sono calmanti,sono miracolose per le tue ferite.

“Pensi che non ci riusciremo?” La sua voce non tradiva emozioni.

“Penso che io non ci riuscirò,è diverso..” lo sguardo rivolto ancora al mare. Mi era impossibile guardarlo negli occhi,avrei perso la mia razionalità.

“Ci sono io con te..”

“Lo so. E non voglio perderti,te lo assicuro. Non ti lascerò andare via senza lottare. Ma ho paura di perdere ciò che ho e di non saper andare avanti. Stai diventando tanto,forse troppo per me. Non è mai successo..” i suoi occhi mi legarono a lui. Era stato difficile dirgli la verità ma era giusto così. Essere sincera per me era importante in quel momento.

Vidi il suo sguardo tornare al mare. Lo vidi socchiudere gli occhi,sentii le sue mani tra le mie e le mie stringersi spasmodicamente alle sue.

“La tempesta arriverà per entrambi e neanche io voglio perdere te. Anche tu per me sei diventata tanto. Non troppo però,non ne avrò mai abbastanza di te,ne vorrò sempre. E lo vorrò per sempre Ada. Per favore però non dirmi che hai paura di essere allontanata da me. Io non vorrò mai stare lontano da te. Nessuno e niente riuscirà a staccarmi. Solo la morte. E forse neanche quella.”

La lacrima solitaria scese sulle mie guancie come a volermi liberare di quel bisogno di urlare e lo abbracciai come per sentirlo mio. Sempre mio. Le mie labbra corsero a cercare le sue senza esitazione,piene di bisogno,insaziabile.

 

“devi andare” sussurrai piano.

“Ancora un po’..” disse stringendomi a sé.

L’aeroporto era vuoto. Solo pochi passeggeri che andavano a Roma,come Rob. Ero stretta al suo corpo. Era anche peggio di come avevo immaginato. Pensavo di essere pronta al’addio momentaneo,ma era una bugia.

“Rob,vai.. manchi solo tu” sussurrai baciandogli le labbra. L’ultimo avviso che lo invitava ad avviarsi verso l’imbarco era risuonato per la terza volta. Sembrava che mi urlasse il suo abbandono. Scossi la testa pensando che non mi stava abbandonando. Stava solo raggiungendo Vancouver per le riprese di Eclipse.

“Mi mancherai..”

“Anche tu,però ora vai Rob.”

“Ok..” mi baciò lentamente per l’ultima volta e si avviò.

“Chiama quando arrivi..” gli urlai. Sentivo il freddo sulla pelle sotto il maglione di lana e il cappotto di piume d’oca. Il suo abbraccio mi aveva dato tanto calore che ora mi sentivo vuota e fredda. Mi sentivo mancare il respiro.

“Certo” urlò di rimando salutandomi con uno dei suoi sorrisi mozzafiato. Aveva imparato che sorridendomi in quel modo poteva ottenere tutto ciò che desiderava.

 

“Ti prego,fammi vedere la tua cartella” disse implorante. Con il labbro tremulo.

“Scordatelo” ero in imbarazzo. In quella cartella conservavo  tutte le sue foto. foto rubate da internet conservate in modo morboso. Nessuno le doveva vedere. Lì c’era però anche il suo obbiettivo finale,le foto dei miei 18anni. Provai con un compromesso.

“E se ti aprissi direttamente la cartella del compleanno?” chiesi speranzosa,sperando abboccasse. Ma idiota non era.

“Quindi mi nascondi qualcosa?” chiese accigliato. “Cosa non devo vedere?”

Lo guardai torva. Non era possibile che dovessi sentire quelle accuse da lui.

“Niente.” Risposi risoluta.

Infine però la ebbe vinta.

“Oh. Mio. Dio.” Disse appena vide tutte le sue foto.

“Ecco,contento! Ora che hai visto la scena del crimine puoi chiudere questa cartella e aprire quella che ti interessa?” gli dissi acida. Mi stava facendo perdere la pazienza e poi l’imbarazzo provato non aiutava.

“Bè,non pensavo..”

“Cosa non pensavi? Che fossi così ossessionata da te?” l’acidità era udibile,come la pazienza indomabile.

“No.. che ti piacessi già prima e non me ne fossi accorto”

“In che senso?”

“tu,non hai reagito come le altre. Sei scappata. Le altre mi aggrediscono. Pensavo mi odiassi. Però ora..”

“Ora?”

“Ora mi piace” e mi scoccò un bacio sulle labbra.

 

In auto Francesca mi aspettava.

Mi avviai verso di lei. Senza piangere,senza voglia di ridere. Ridere come quella volta.

 

“Tu mi stai dicendo che fai animazione ai bambini?”

“SI. E’ quello che sto dicendo,perché?”

“Ma ti rendi conto che per quanto sei bassa ti confondi con loro?”

La sua risata coinvolse anche me. Le botte,il solletico,la voglia di ridere insieme quell’ultimo pomeriggio sul mio divano. Io e lui.

 

Le parole uscivano piano mentre Francesca mi chiedeva alcune cose sulla recensione di un libro letto. Parole che non volevano uscire perché non era con lui che stavo parlando. Non dovevo raccontare a lui della mia vita.

 

“Pensavo fossi una stronza quando ci siamo scontrati,sai? E anche un po’ maleducata..” disse sorridendo mentre il film comico ci intratteneva in salotto.

 Stretti in quelle coperte calde,abbracciati,ci eravamo raccontati. Avevamo parlato di noi. ma in particolare io avevo raccontato di me. Dei miei difetti,dei miei pregi.  Impiegai molto a spiegare perché ero così terribilmente stronza con tutti.

Quando terminai il mio discorso contorto e pieno di giustificazioni,inutili per lui,lo sentì sorridere.

“Lo sapevo” disse circondandomi con le sue gambe. Avevo le sue gambe intorno alla mia vita,mentre la schiena era poggiata al suo petto.

 “Cosa?” chiesi

“Che sei buona,dolce,simpatica,sensibile,adorabile.. non stronza.”

 

“Bella Addormentata,siamo a casa,scendi?”

“Ok..” dissi piano.

“Hai una faccia. Su tranquilla vi vedrete presto..ci sentiamo dopo per la pizza stasera. Peppe ha detto che viene a prenderti a casa lui. E comunque tu hai avuto l’influenza,quindi assecondami”

“Oh,grazie.”

Non sapevo che Francesca avesse trovato una scusa per giustificare la mia assenza in giro. Era un amica speciale.

“A più tardi” la salutai dirigendomi al mio portone. Entrai e mi persi nei miei pensieri,di nuovo.

 

“E’ così inquietante..” sussurrò guardandosi intorno. Quell’affermazione era familiare. Tutti quando venivano a trovarmi per la prima volta lo trovavano inquietante.

“E’ il legno attorno alle mura. A me fa sentire protetta e non mi inquieta,forse perché ci vivo da una vita.” Affermai sorridendogli.

“Io invece credo che sia così perché sei diversa da tutti”  Quelle sue parole mi colpirono. Era la prima persona a scoprirmi così dopo poco tempo. Mi conoscevo da così poco e già aveva capito tutto di me.

“Forse hai ragione..” sussurrai di rimando. Quel sorriso dolce e sexy mi colpì al cuore. Un battito persi in quel momento. Non potrei mai dimenticarlo perché lui era l’artefice.

 

Mi gettai sul letto e riuscì ad addormentarmi.

Erano le 3 del pomeriggio quando mi svegliai per colpa della fame. Non avevo neanche tirato fuori dalla borsa il mio cellulare. Andai a prenderlo per controllare le chiamate. Mamma in genere,quando era libera mi chiamava per accertarsi che fosse tutto ok. Lo vidi illuminarsi. C’era un messaggio che risaliva a un paio di ore prima. Era di Rob.

 

Mi manchi già..sono arrivato a Roma. Ti chiamo da Vancouver.. un bacio

 

 

Mi appoggiai alla porta e chiusi forte gli occhi. Una lacrima,seguita da tante altre,iniziò a bagnarmi il volto. Il dolore della lontananza mi faceva male. Era un buco nel petto che mi lasciava senza fiato,perché premeva,forte e mi faceva boccheggiare.

 

E’ ciò che ti fa provare l’amore? E’ questo ciò che provi quando colui che ami si allontana da te? Si. Perché io lo amo,perché lui mi ha dato l’amore,perché lui mi fa battere il cuore,che pompa,forte e pompa continuamente. Fa male ora,sanguina,batte forte e sanguina per la sua lontananza ma sono felice,perché ora batte forte e mi fa stare male,mi ha fatto stare bene,mi farà stare bene. Piango e rido,rido e piango senza rendermene conto. Penso che lo amo e rido,penso che è lontano e piango. Piango felice,rido soffrendo.

Ora,seduta a terra,mentre piango e rido so che lo amo. E solo amando ho scoperto cosa sia l’amore. E l’ho capito senza che nessuno me lo spiegasse. Perché l’amore è un sentimento così forte che mi ha preso,mi ha cambiata e fatta sentire come avrei sempre voluto io.

 

Questi pensieri,questa consapevolezza mi aveva fatta sentire un’altra. Piena di forte,voglia di combattere per lui,per noi. tutte le chiacchiere,le parole dette da me sulla spiaggia non avevano più importanza. Dovevo fargli capire che avrei fatto di tutto per lui,dovevo dirglielo. Lui lo aveva capito prima di me,mi amava? Lo aveva capito prima di me? Forse si,o forse no. Non mi importava. Perché mi bastava sapere che avrebbe fatto di tutto per me,mi bastava sapere che io amavo lui,questo sarebbe bastato.

Feci un calcolo e mi resi conto che sarebbe atterrato alle 24. Sicuramente sarò sveglia,pensai.

Guardai l’ora e mi resi conto che era tardissimo. Avevo trascorso le ultime ore a dormire e poi a piangere in cucina. Mamma rincasò verso e 18e30.
“Ei,ciao. Rob è partito?” mi chiese tranquilla.

“Si,atterrerà per le 24.. vado fuori a mangiare una pizza,ok?” chiesi

“Certo.. ah Ada,posso parlarti un attimo?”

Mia mamma non era affatto una donna prevedibile. Ero certa che avesse capito che tra me e Rob non ci fosse solo una semplice amicizia,come sicuramente mio padre si ostinava a credere,ma non mi aspettavo che fosse arrivata a scoprire tanto.

“Tu e Rob state insieme.. bè ecco,ne sei sicura?” la vidi turbata per quelle parole,neanche lei forse credeva a ciò che diceva. Era molto facile leggermi e capire ciò che provavo e sicuramente aveva capito che per me Rob non era una cotta adolescenziale. Sapeva anche che non mi sarei mai arresa. Capiti i miei sentimenti e dopo aver fatto a pugni con la mia coscienza diventavo testarda e sicura di me. Avrei affrontato tutto ciò che la vita mi avrebbe riservato. E lei lo sapeva bene.

“Mamma,io non lascerò che mi portino via Rob..” dissi sicura.

“Lo sapevo.. bè,comunque mi piace molto.” Sussurrò dolcemente. Sorrisi tra me e la ringraziai.

Feci velocemente la doccia e mi preparai. Indossi un semplice vestitino di lana con vari colori a mezza gamba e i pantacollant con gli stivali bassi. Aggiunsi velocemente un cinturone nero e gli stivali neri con il giubbotto di pelle e uscì.

 

La serata intanto sembrava non passare mai. Cercavo di non mostrare la mia tristezza e ansia ma era difficile mascherare i momenti che passavo a pensare a Rob mentre loro parlavano con me.

“Ada? Ci sei?”

“Oh scusa Dani,dicevi?”

“Niente,solo che dovresti lavorare domenica e.. sabato anche,va bene?”

“Ok,certo..con?”

“Peppe,tutte e due le animazioni.”

“Siiiiiiiiii” urlammo così forte da far voltare l’intero locale verso di noi. eravamo la coppia di animatori più folle e unita dell’intera agenzia.

“Ops..” dicemmo insieme mentre le risate degli altri riempivano il locale.

 

“Bè ragazzi che ne dite di un bel cornetto?” suggerì Francesco.

Erano le 24 passate e Rob non aveva ancora chiamato. L’ansia iniziò a farsi più pressante. Intanto eravamo arrivati al bar e stavamo mangiando i cornetti ma Rob non aveva ancora chiamato.

“Ancora non ha chiamato?” Francesca capiva tutto al volo.

“No..” dissi triste. “Ancora no..”

Ma in quel momento il telefono prese a squillare. Senza neanche guardare chi fosse saltai da sopra la sedia e mi avviai di corsa verso uno spazio isolato.

“Pronto?”

“Ei,ciao..” era lui.

“Sei arrivato?Tutto bene?”

“Si,tutto bene. Non sono riuscito a chiamare prima perché i paparazzi mi aspettavano in aeroporto.”

“Ah.. e come..?”

“Credo che qualcuno mi abbia riconosciuto a Roma” era mortificato. Sapevo che anche lui stesse pensando quello che pensavo io. E se qualcuno ci avesse visti e fotografati insieme? Tutto il mondo lo avrebbe saputo.

“Non preoccuparti,non importa Rob. L’importante è che stai bene.”

“Si,io si. Tu invece?”

“Bene bene. Sto con gli altri al bar.. ho appena mangiato un cornetto.” Pensai sorridendo alla nostra prima colazione.

“Oh,buoni! Ma non è tardi per stare ancora in giro?”

“No no,tranquillo.” E sorrisi tra me per le sue attenzioni.

“Comunque Rob io ho capito una cosa,non voglio lasciarti andare e lotterò con te!”

“Lo sapevo”

“Però ora torniamo a casa.. ci sentiamo domani?”

“Si,a domani.”

“Rob?” dissi prima che chiudesse.

“Si?”

“Mi manchi..”

“Anche tu,tanto. Pensavo una cosa però..” sapevo che stava sorridendo in quel momento.

“Cioè?” ero curiosa.

“Perché non mi raggiungi a Londra per le feste di Natale?” rimasi spiazzata. Non mi aspettavo una proposta simile.

“Si” risposi però felice. Sarebbero state le feste più belle della mia vita,ne ero sicura.

 

  
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