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Autore: kokylinda2    21/12/2009    23 recensioni
E se nella stazione di King’s Cross Harry avesse fatto un’altra scelta? Se le opzioni fossero state: ritornare, andare avanti, o ricominciare? E se lui avesse scelto quest’ultima? Harry torna indetro nel tempo nel suo corpo da ragazzino undicenne, e adesso deve rifare tutto daccapo. Riuscirà a salvare le persone che ama e rimediare ai suoi errori?
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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5- La Prima Notte A Hogwarts

Perdonatemi se non ho potuto postare prima, ma essendo questa stata la settimana prima della fine della scuola a causa delle vacanze, i miei prof mi hanno bombardato di compiti, dandomi una verifica ogni giorno su ogni materia, e spesso più di una L spero che vi piaccia e un grazie a tutte le persone che hanno letto, messo questa storia tra le preferite, seguite, e hanno recensito!!!!

Shiho93: grazie per avermi fatto sapere che ti piace! Hai ipotizzato che Harry finirà a Serpeverde. Beh, non posso dirtelo, ma se leggi il capitolo lo scoprirai. Ho notato che hai recensito tutti i capitoli e per questo ti sono ancora più grata. Spero di non deluderti! Un bacio *_*

Kiry95: la tua è un’ottima idea. Infatti vedrò di far imparare l’Occlumanzia a Harry, perché né Silente né Piton devono sospettare niente. Grazie per la recensione e per avermi fatto sapere che ti piace! Ho notato con piacere che hai recensito tutti i capitolo e non riesco ad esprimere la mia gratitudine! Spero che il capitolo sia di tuo gradimento ;D

Manda: grazie per la recensione, l’ho davvero apprezzata. Penso che forse farò davvero fare della palestra a Harry e lui e Draco probabilmente diventeranno amici. Anche a me l’idea sembrava strana, ma Draco mi sta troppo simpatico per fargli fare il cattivo. Non ci riuscirei neanche se volessi! Spero ti piaccia il capitolo XD

Finleyna 4 Ever: hello! Ti sono grata per aver recensito, mi sento onorata! Vedrai in questo capitolo cosa succederà tra Draco e Harry, spero che non ti deluda. Spero che continuerai a farmi sapere se ti piace o no! ciao XOXO

Pecky: ei! Eccomi qui con il nuovo capitolo. Non sai quanto mi dispiaccia per non essere riuscita a postare prima, infatti mi sento in colpa. Poi però mi sono detta ‘prima di Natale devo per forza scrivere un capitolo’ così eccolo qui! Spero che ti piaccia, fammi sapere se è bello o no! ;D

Nan96: sono stata colpita in pieno dalla tua Avada Kedavra temo! Non sono riuscita a postare prima e per questo ti chiedo scusa. Spero che potrai perdonarmi! Grazie per aver recensito e mi augurò che tu mi faccia sapere se ti piace o no! XD

Vale Lovegood: sono contenta che ti sia piaciuto lo scherzo! Grazie per i complimenti e per avermi fatto sapere cosa ne pensi. Se avrai qualcosa da dire – se ti piace o no, oppure qualche suggerimento- sono tutt’orecchi. Fammi sapere se ti piace questo capitolo, un bacio! Xoxo

Emma95: grazie per aver recensito, anche solo per dirmi che ti piaceva.  Ti sono grata e mi sento onorata. Spero che continuerai a farmi sapere che ne pensi, anche solo con un ‘si, mi piace’. A presto, spero che tu mi possa perdonare per il ritardo!

DoraBlack: grazie per la recensione! Spero che questo capitolo ti piaccia e sono onorata per i tuoi complimenti. Mi rincresce non essere stata in grado di postare prima, ma vedrò di fare in fretta per il prossimo capitolo. A presto, spero che mi farai sapere se ti piace o no!

RAS MALFOY:  grazie per la recensione. Condivido la tua opinione su Draco, è uno dei miei personaggi preferiti in assoluto! In oltre adoro Sirius, ma non posso dirti troppo su di lui perché senno rovinerei tutto quanto il geniale piano di Harry per rovesciare il governo del mondo magico e prenderne il controllo (o almeno influenzarlo).  Anche io ci sono rimasta male leggendo il quinto libro, e per questo no, non lo farò morire. Spero che continuerai a farmi sapere se ti piace o no!

Marcolp: ecco qui il capitolo sullo smistamento. Per le sorprese devi vedere, ma non penso ce ne saranno troppe. Nel prossimo capitolo invece ho in mente di metterne un paio! Scusa se non ho aggiornato prima, ma non ho avuto il tempi di scrivere. Spero che il capitolo ti piaccia! ;D

Fantasy75: hola! Grazie per la recensione, mi sento davvero lusingata. Spero che questo capitolo, che comprende lo smistamento e la festa di inizio anno, ti piaccia! Fammi sapere se è di tuo gradimento o no!

Briciolina: grazie per aver lasciato un commento. Mi fa sempre piacere sapere che a qualcuno piace la storia! Mi spiace tantissimo e spero che mi perdonerai, ma il pezzo delle lezioni non ci entrava in questo capitolo, così lo metterò nel prossimo! Mi dispiace, ma spero che il capitolo ti piaccia comunque!

En86: ho cercato di aggiornare il prima possibile! Grazie per la recensione, *_* mi è piaciuto sapere che ti piace. Questo è il capitolo sullo smistamento e la festa di inizio anno e spero che ti piacerà. Per quanto riguarda la coppia Harry/Ginny, mi spiace davvero, ma non posso farci niente. L Spero che mi farai sapere se ti piace il capitolo, un bacio!

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Capitolo 5

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Gli studenti del primo anno erano in piedi davanti a una strega alta e con le vesti verde scuro. Aveva un’espressione severa sul volto e si capiva che era meglio non farla arrabbiare.

“Ecco qua gli allievi del primo anno, professoressa McGranitt” disse Hagrid.

“Grazie, Hagrid. Da qui in avanti li accompagno io.”

Spalancò la porta, facendoli entrare nella Sala d’Ingresso. Mentre gli studenti camminavano e si guardavano intorno incantati, Harry iniziava per la prima volta da quando era arrivato in quel tempo a sentirsi nervoso.

Cosa sarebbe successo? Dove sarebbe stato smistato? Il cappello lo avrebbe rimesso a Grifondoro? Il suo stomaco fece una capriola mentre una nuova consapevolezza si faceva spazio dentro di lui.

Era a Hogwarts.

Era finito il tempo della strategia e della pianificazione. Ora doveva mettere in atto il suo piano per rovesciare il governo del mondo magico e cambiarne la storia. E se non ci fosse riuscito? Scosse la testa e il suo sguardo cadde sui suoi compagni. Doveva riuscirci.

Draco si era momentaneamente riunito ai suoi compagni Serpeverde, o almeno, che Harry sapeva lo sarebbero diventati tra poco. Ron e Hermione stavano battibeccando come al solito, cosa che lo fece sorridere.

La McGranitt stava spiegando ai nuovi studenti le diverse case e cos’era lo smistamento. Poi disse ai primini di aspettare in silenzio, ma nessuno lo fece. Tutti si chiedevano come sarebbero stati smistati, e alcuni pensavano addirittura che avrebbero duellato contro un drago. Harry ghignò. Come li compativa …

Poi la Professoressa McGranitt ritornò, “Mettetevi in fila e seguitemi,” li istruì.

A Harry venne un’idea. Affianco a lui c’era una graziosa ragazzina bionda che riconobbe come Daphne Greengrass. Sorrise e le porse il braccio, “Ti va?” le chiese galante con un inchino.

Le guance della ragazzina si tinsero di rosso, ma afferrò il suo braccio con presa sorprendentemente delicata. Dietro di lui, Ron decise di imitarlo e lo offrì ad Hermione. Draco decise di unirsi e lo offrì a Pansy, mentre Neville lo porse a Hannah Abbott. In poco tempo, tutti i primini, imitando Harry, porsero il braccio alle ragazze. Poi tutti quanti iniziarono ad incamminarsi verso la Sala Grande, con Harry e Daphne che guidavano la processione. Il giovane iniziò a conversare con Daphne, che sembrava trovarlo simpatico.

“Allora, nervosa?” le chiese gentile.

Lei arrossì leggermente, ma cercò di mantenere un contegno, “Si, un po’,” ammise mantenendo la postura regale.

Un sorriso si disegnò sulle labbra del ragazzo. Daphne Greengrass era stata una Serpeverde la volta precedente; probabilmente lo sarebbe stata ancora – era stata cresciuta alla maniera dei Purosangue – ma almeno poteva cercare di non farsi odiare da lei, “È normale essere nervosi,” disse casualmente.

Lei lo osservò un attimo, “Tu non sembri esserlo,” constatò.

“Cosa, nervoso o normale?”

“Credo entrambe le cose,” ammise la ragazza leggermente divertita.

Harry rise, “Me lo dicono spesso,” Era vero, nel suo tempo non era mai stato un ragazzo normale.

Gli angoli delle labbra di Daphne si contrassero, cercando di mascherare un sorriso.

Quando gli studenti fecero il loro ingresso, tutti gli occhi si puntarono su di loro. Harry era vagamente cosciente del fatto che Piton e Silente lo stessero osservando attentamente, il primo studiandolo e cercando di capire se era il figlio di James Potter o il figlio di Lily, il secondo curioso e genuinamente contento di vederlo per la prima volta da quando era un neonato.

Il Cappello Parlante cantò e poi iniziò lo smistamento.

“Abbott, Hannah!”

La ragazzina si fece avanti e il Cappello le fu appoggiato sul capo.

“TASSOROSSO!” urlò il Cappello.

“Bones, Susan!”

“TASSOROSSO!”

“Boot , Terry!”

“CORVONERO!”

“Brocklehurst, Mandy!”

“CORVONERO!”

“Bulstrode, Millicent!”

“SERPEVERDE!”

E così continuò. Lo smistamento fu identico alla volta precedente. Hermione e Neville furono messi a Grifondoro, mentre Draco fu messo a Serpeverde. Poi fu il turno di altri, Lunn, Nott, Parkinson, le gemelle Patil, Gaius Sally Anne. Infine …

“Potter, Harry!”

Tutti smisero di parlare. Il silenzio regnava sovrano nella Sala. Poi tutti iniziarono a parlare allo stesso tempo, mormorando, sussurrando e sibilando.

Potter, ha detto?”

“Ma proprio quell’ Harry Potter …?”

 L’ultima cosa che Harry vide prima che il cappello gli venisse messo in testa, fu lo sguardo di tutta la Sala puntato su di lui. Poi il cappello gli parlò.

‘Ah, signor Potter!’ Disse

‘Ciao, come va?’ Lo salutò Harry gioviale.

‘Bene, bene. Grazie per l’interessamento. Non me lo chiedono spesso’, affermò il cappello. ‘Ma cosa abbiamo qui? Un giovane viaggiatore temporale … uhm … difficile, molto difficile. Vedo che la volta precedente ti ho messo in Grifondoro … uhm … c’è coraggio, oh si! Una mente niente male. C’è talento, molto talento. E hai ambizioni molto elevate. Rovesciare l’intero mondo magico! Potere … sei molto potente. Uhm … dove dovrei metterti?’

‘Grifondoro?’ chiese Harry speranzoso.

‘Uhm … non so, staresti bene in Serpeverde, e ti porterebbe sulla via della grandezza’.

‘Ma io non voglio essere grande’ si oppose Harry.

‘Però vuoi fare grandi cose’ ribatté il cappello.Hmm … si, ho fatto la mia scelta. Fai attenzione, non sempre le cose andranno come ti aspetti’ lo avvertì prima di rivelare la sua casa.

Harry trattenne il fiato.

“GRIFONDORO!” urlò il Cappello Parlante. L’intera Sala esplose in un boato assordante. Harry si tolse il cappello e si diresse allegro verso il tavolo di Grifondoro, ‘Abbiamo Potter! Abbiamo Potter!’ stavano urlando i gemelli. Harry si sedette accanto a Hermione, che gli sorrise contenta.

Poco dopo fu il turno di Ron, anch’egli smistato a Grifondoro e che si sedette di fronte a lui. Dopo che l’ultimo studente fu smistato, Albus Silente si alzò in piedi, sorridendo e guardandoli con sguardo radioso.

“Benvenuti,” disse. “Benvenuti al nuovo anno scolastico di Hogwarts! Prima di dare inizio al nostro banchetto, vorrei dire qualche parola. E cioè: pigna, pizzicotto, manicotto, tigre! Grazie!”

Poi tornò a sedersi. Tutti batterono le mani e gridarono entusiasti. Harry sorrise. Intorno a lui, il cibo comparve nei piatti e tutti iniziarono a rimpinzarsi. Dai Dursley non aveva mangiato molto, ma almeno da quando era tornato indietro nel tempo era stato un paio di volte al Paiolo Magico, sotto travestimento, e aveva fatto rifornimento. Ron riempì la sua bocca con tanto di quel cibo che a Harry quasi passò l’appetito. Non aveva mai sentito parlare delle posate? O delle buone maniere?

“Ha l’aria di essere molto buona,” disse la voce triste di Nick-Quasi-Senza-Testa, guardando con sguardo languido la bistecca che Harry stava tagliando. “Sono circa cinquecento anni che non mangio. Naturalmente non ne ho bisogno, ma uno finisce col sentirne la mancanza. Forse non mi sono presentato. Sir Nicholas de Mimsy-Porpington al tuo servizio. Il fantasma ufficiale di Grifondoro.”

Ron alzò la testa dal suo piatto con la bocca ancora piena, “Ma io lo so chi sei! I miei fratelli mi hanno parlato di te … Tu sei Nick-Quasi-Senza-Testa.”

Preferirei che mi chiamassi Sir Nicholas de Mimsy …” cominciò a dire, ma Seamus lo interruppe.

“Quasi senza testa? Com’è possibile essere quasi senza testa?”

Il fantasma sembrava, come la prima volta, estremamente stizzito. Harry quasi rise della sua espressione, ma io suoi compagni non sembravano notarla.

“Così,” disse irritato. Si afferrò l’orecchio destro e tirò. Tutta la testa gli si staccò dal collo e gli ricadde sulla spalla come se fosse incernierata. Compiaciuto, si rimise la testa apposto, “Allora … nuovi Grifondoro! Spero che riuscirete a vincere il campionato di quest’anno. Non è mai successo che Grifondoro non vincesse per tanto tempo: Serpeverde ha vinto la coppa per sei anni di fila! Il Barone Sanguinario sta diventando a dir poco insopportabile … ehm … sarebbe il fantasma di Serpeverde.”

Harry gettò un’occhiata a quel tavolo e vide il fantasma ricoperto dal proprio sangue argenteo. Adesso capiva perché il suo volto era così fisso e vuoto. Era seduto accanto a Malfoy, che alzò lo sguardo.

I loro occhi si incrociarono, e Harry sorrise. Esitante, Draco gli restituì il sorriso. Probabilmente si era chiesto se la loro appena nata amicizia potesse durare ora che erano in case nemiche.

Sentiva Seamus che chiedeva come il Barone si fosse ricoperto del suo sangue e Nick che gli rispondeva che non gliel’aveva mai chiesto con delicatezza.

“Si è ucciso,” rispose Harry quasi senza pensarci e senza staccare gli occhi da Draco.

Avvertì gli sguardi di tutti quanti puntati su di lui: di Seamus, Dean, Neville, i gemelli, Ron, Hermione e la maggior parte dei primini che aveva ascoltato alla conversazione di Nick. Il fantasma stesso era sconcertato.

“C-cosa?” chiese Sir Nicholas sbigottito. Tutti si fecero avanti per sentire, curiosi.

Harry distolse lo sguardo dal tavolo dei Serpeverde e, cercando di non mostrare l’improvviso disagio, si strinse nelle spalle, “Si è ucciso per amore,” affermò di nuovo.

“E tu come fai a saperlo?” domandò il fantasma aggrottando la fronte. Probabilmente lo aveva  sempre saputo.

Harry frugò nella sua mente in cerca di una risposta brillante, “Me l’ha detto la mia cicatrice,” immediatamente volle darsi uno schiaffo. ‘Me l’ha detto la mia cicatrice?’ stupido, stupido, stupido! Si stava dicendo.

“Quale cicatrice? Che baggianata è mai questa?” disse il fantasma guardandolo sorpreso.

“No, è vero,” s’intromise la vocina timida di Neville. Harry lo guardò ammirato. Neville lo stava difendendo? Il ragazzo paffutello notò il suo sguardo, che sembrò infondergli coraggio.

“Harry ha una cicatrice che gli fa sapere un mucchio di cose interessanti,” si unì Ron, fortunatamente dopo aver ingoiato il cibo.

“Harry?” il fantasma sgranò gli occhi prima di esaminare Harry più da vicino, “Per la barba di Merlino! Harry Potter! Perdonami, non ti avevo riconosciuto in mezzo a questa folla di primini. È interessante questo particolare della tua cicatrice, ma poi, cosa non è interessante di te?” disse Nick gioviale, “Se mai avessi bisogno di me, fammi solo sapere,” e poi svolazzò via per spargere il nuovo gossip agli altri fantasmi.

Harry sospirò per il sollievo. Se la voce della sua cicatrice si fosse sparsa, allora avrebbe sempre avuto una scusa credibile quando per sbaglio avrebbe detto qualcosa di troppo. Quando tutti ebbero finito di mangiare, i piatti sporchi scomparvero e apparvero i dolci. Harry prese un pasticcino al miele.

“Io sono un … mezzosangue,” stava raccontando Seamus tra un boccone e l’altro, “Papà è un Babbano. Mamma non gli ha detto di essere una strega fino a dopo sposati. È stato un bel colpo per lui!”

Tutti quanti risero, ma Harry non ci trovò niente di divertente. A Seamus sarebbe potuto succedere quello che era successo a Severus Piton. Anche l’uomo aveva la madre strega e il padre Babbano, ed era cresciuto vedendoli litigare e maltrattato. Per un attimo si ricordò di Piton nelle sue memorie, il ragazzino con i capelli unti e tremante. Scosse la testa cercando di rimuovere l’immagine dalla sua testa.

“Sei fortunato invece,” disse rivoltò a Seamus, che lo guardò inarcando un sopracciglio, “Cosa sarebbe successo se tuo padre non l’avesse presa bene?”

Finnigan non rispose. Non ci aveva mai pensato. Tornò poi a mangiare, cercando di cambiare discorso,“E tu, Neville?”

“Beh, io sono stato allevato da mia nonna, che è una strega,” prese a raccontare Neville, “ma in famiglia per molto tempo hanno pensato che io fossi soltanto un babbano. Il mio prozio Algie ha cercato per anni di cogliermi alla sprovvista e di strapparmi qualche magia - una volta mi ha buttato in acqua dal molo in Blackpool e per poco non affogavo – ma non è successo … “ Neville raccontò a tutti di come poi aveva scoperto di non essere un Babbano quando il suo prozio lo aveva buttato dal secondo piano ed era rimbalzato fino alla strada. Tutti risero, ma Harry era disgustato.

“Quindi il tuo prozio ti ha buttato dal secondo piano solo per vedere se eri un mago? E se tu non lo fossi stato?” chiese Harry. Possibile che qualcuno avrebbe fatto del male al proprio nipote solo per quello?

Neville tacque e distolse lo sguardo. Harry stava iniziando a chiedersi come avesse fatto la prima volta a non notare tutti questi particolari.

Poco dopo, circa venti minuti prima della fine della cena, Harry decise di fare una scelta piuttosto avventata. Si alzò in piedi e si diresse verso il tavolo dei Serpeverde. Sapeva che gli occhi di quasi tutta la Sala erano su di lui, ma non se ne curò. Era abituato agli sguardi.

Arrivò accanto a Draco e il biondo gli fece spazio per lasciarlo sedere, capendo le sue intenzioni. Alcuni Serpeverde lo stavano guardando male perché era un Grifondoro, ma Harry non ci fece caso. Infondo non c’era nessuna regola che vietava che le persone di diverse case stessero insieme.

“Mi passi la torta al cioccolato?” chiese a Daphne, che era seduta affianco a Zabini, che era seduto di fronte a lui, rompendo lo strano silenzio che era calato.

La ragazzina sorrise e si affrettò a passargli la torta. Lentamente, sotto lo sguardo sconcertato degli altri tavolo, la vita riprese a quello di Serpeverde. Draco sorrise e gli presentò gli altri.

“Quella è Daphne Greengrass, lui è Blaise Zabini,” disse il Malfoy indicando il ragazzo dagli occhi azzurri e la carnagione scura, “Lui è Theodore Nott,” indicò un ragazzino pallido con i capelli scuri e gli occhi neri, “E lei è Pansy Parkinson. Ragazzi, lui è Harry Potter,” naturalmente, tutti lo sapevano.

Parkinson gli lanciò un’occhiataccia prima di alzarsi ed andarsi a sedere dall’altra parte del tavolo. Harry la ignorò e strinse la mano agli altri, che gli sorrisero calorosamente.

“E così eri Harry Potter. Sapevo che non eri normale,” affermò Daphne. Harry ghignò.

“Allora, cosa ci fa il Dio Potter dei Grifoni tra le Serpi?” domandò Nott.

Harry scrollò le spalle, “Non c’è una regola che vieta l’amicizia tra le persone di Case differenti.”

Questa risposta parve bastare al ragazzo, ma Zabini lo stava ancora guardando con sguardo calcolatore. Dopo un paio di attimi, annuì soddisfatto, “Sei un ragazzo a posto,” decretò.

“Felice di esserlo,” replicò Harry. Molti Serpeverde lo stavano guardando curiosi, altri diffidenti.

Harry lanciò un’occhiata al tavolo dei Grifoni. I gemelli erano sbigottiti, Percy indeciso, e Ron e Hermione sembravano averla prese abbastanza bene, sapendo che Harry conosceva Draco. Ma i due non erano sicuri se unirsi o no a Harry, così rimasero al loro tavolo a chiacchierare.

Poi guardò il tavolo degli insegnanti. Hagrid beveva dal suo calice. La McGranitt e Silente stavano conversando e ogni tanto gli lanciavano occhiate meravigliate. Il professor Raptor stava parlando con la professoressa Sinistra, dando le spalle al tavolo dei Serpeverde. Ma la cosa non piacque a Harry, perché il turbante era girato nella sua direzione. Cercò di non farci caso, di restare calmo e di non guardarlo, ma non resistette. Il momento in cui posò lo sguardo sul turbante, sentì una fitta alla cicatrice.

I suoi occhi si spalancarono per lo shock. Non poteva essere. Non era più un Horcrux, di questo era certo. Allora perché era successo? Forse per lo stesso motivo per la quale era ancora un Rettilofono.

Infine, vide Piton. L’uomo lo stava fissando con freddo sguardo calcolatore, cercando di decidere a quale dei suoi due genitori assomigliasse di più. Harry deglutì. Quando lo guardò dritto negli occhi, lo sentì tentare di entrare nella sua mente. Non era un tentativo vero e proprio, perché era un tocco leggero, e Harry riuscì a respingerlo. Il giovane distolse lo sguardo prima che riuscisse a provarci di nuovo, ma con più forza. Quando riposò lo sguardo sul maestro di Pozioni, l’uomo stava conversando con Raptor, ma la sorpresa era evidente sul suo volto.

“Chi è quello che sta parlando con il Professor Raptor?” chiese ingenuamente ai suoi compagni.

“Quello è Severus Piton, il maestro di Pozioni. Ma non gli piace; tutti sanno che fa la corte alla materia di Raptor. Piton sa un sacco di cose sulle Arti Oscure,”  intervenne una voce più profonda.

Harry alzò lo sguardo e guardò alla sua sinistra. Un ragazzo alto, dalla bellezza di un nobile, con i capelli scuri e dei sorprendenti occhi blu elettrico lo stava guardando leggermente diffidenti. Al suo petto portava una spilla da Prefetto.

Harry sentì il sangue gelarsi nelle sue vene. Era estremamente simile a Sirius, e seppe, senza ombra di dubbio, che era un discendente dei Black.

“Harry Potter,” si presentò cautamente.

“Jeremiah Lestrange,” disse quello a sua volta, porgendogli la mano.

Harry la scosse, sentendosi a disagio. Stava scuotendo la mano al figlio di Bellatrix Lestrange, l’assassina di Sirius. Beh, tecnicamente la donna era ad Azkaban e Sirius era ancora vivo.

“Dovresti fare attenzione. Non a tutti i Serpeverde piacciono i Grifoni,” lo ammonì, con uno sguardo che diceva che lui era tra quei Serpeverde.

Harry si mise in bocca un pezzo della torta al cioccolato, senza mostrarsi minimamente intimidito, cosa che sorprese il Prefetto. Harry aveva affrontato molto peggio che un quindicenne Serpeverde. Poi Lestrange tornò a conversare con i suoi amici e Harry con i suoi compagni. Notò con piacere che Daphne era molto simpatica. I Greengrass erano dei purosangue Serpeverde da generazioni, ma erano tra i pochi che non si erano uniti a Voldemort ed erano rimasti neutrali durante la guerra. Draco sembrava trovare in Harry un possibile vero amico, visto che non lo frequentava solo per suo padre. Neanche Zabini e Nott erano tanto male. Infondo erano ancora dei ragazzini di undici anni. Era questo che dava a Harry un vantaggio.

Erano cresciuti in un’epoca in cui non c’era alcun Signore Oscuro. Qualsiasi cosa i genitori gli avessero insegnato era tutta roba che non avevano mai vissuto sulla loro pelle. Non sapevano quanto un morto potesse pesare sulla loro coscienza, quanto fosse difficile mantenere la propria identità nascosta. Quando i loro genitori erano nati, Voldemort già seminava il terrore, e i loro nonni già erano dei Mangiamorte attivi. Loro potevano anche avere degli ex-Mangiamorte per genitori, ma tra Mangiamorte ed ex-Mangiamorte c’era una bella differenza.

Parte del suo piano era anche offrire loro una possibilità. I Serpeverde si sarebbero tutti uniti a Voldemort se la guerra fosse ripresa, che lo volessero o no, perché erano l’unica possibilità che avevano. O unirsi a lui o morire come traditori. Ma se Harry avesse fatto capir loro che c’erano altre possibilità, allora avrebbero potuto scegliere. Sapeva cosa era successo a Draco. Era stato costretto a diventare un Mangiamorte ed accettare una missione che non voleva compiere solo per sopravvivere. Questa volta non sarebbe successo.

Ma solo il tempo avrebbe deciso. Già … che cosa curiosa il tempo …

Finalmente scomparvero i dolci e il professor Silente si alzò in piedi. Nella sala cadde il silenzio.

“Ehm … solo poche parole ancora, adesso che siamo tutti sazi di cibo e di bevande. Ho da darvi alcuni annunci di inizio anno. Gli studenti del primo anno devono ricordare che l’accesso alla foresta qui intorno è proibito a tutti gli alunni. E alcuni degli studenti più anziani farebbero bene a ricordarlo anche loro,” gli occhi scintillanti di Silente scoccarono un’occhiata in direzione dei gemelli Weasley, “Inoltre, il signor Gazza, il guardiano, mi ha chiesto di ricordare che è vietato fare gare di magia tra classi nei corridoi. Le prove di Quidditch si terranno durante la seconda settimana dell’anno scolastico. Chiunque sia interessato a giocare per la squadra della sua Casa è pregato di contattare Madama Bumb. E infine, devo avvertirvi che da quest’anno è vietato l’accesso al corridoio del terzo piano a destra, a meno che non desideriate fare una fine molto dolorosa,” concluse in tono grave.

Harry notò anche questa volta che agli insegnanti si era congelato il sorriso sulle labbra. Harry invece sorrise furbo. Aveva già un piano in mente, ma che doveva attendere fino a dopo Natale.

Dal tavolo dei Grifondoro, Ron e Hermione gli scoccarono delle occhiate preoccupate e interrogative, come per sapere se la sua cicatrice gli avesse detto qualcosa. Harry scosse la testa; Ron aveva la bocca troppo larga al momento: sarebbe andato in giro dicendo che Harry sapeva. E Hermione era troppo ligia alle regole per seguirlo in avventure in cui bisognava romperle. In quel momento quasi desiderò che fosse già Halloween. Quasi. Aveva già molto da fare; più tempo aveva, meglio era.

Tutti quanti i studenti stavano mormorando, chiedendosi perché il terzo piano fosse stato chiuso. Poi venne cantato l’inno della scuola.

“Prefetti, guidate i ragazzi del primo anno ai rispettivi dormitori,” decretò infine Silente.

Harry si alzò dal tavolo dei Serpeverde salutando Daphne, Blaise, Theo e Draco. Si avvicinò ai Grifondoro e affiancò Ron.

“Ei amico,” lo salutò il rosso. Harry sorrise in risposta.

I primini seguirono Percy  per i corridoi del castello. Salirono diverse rampe di scale, con Percy che diceva loro di fare attenzione perché ad alcune piaceva cambiare. Arrivati al settimo piano, proseguirono fino alla torre di Grifondoro. Poi sentirono degli strani rumori.

“Pix,” sussurrò Percy a quelli del primo anno, “Un Poltergeist.” Poi alzando la voce, “Pix … fatti vedere!”

Rispose un suono potente e volgare, come quando si fa uscire di colpo l’aria da un pallone.

“Vuoi che vada dal Barone Sanguinario?”

Ci fu uno schiocco e un omino dai neri occhi maligni e una gran bocca apparve galleggiando nell’aria a gambe incrociate, e afferrò i bastoni.

“Ooooooooh!” esclamò con una risata maligna, “Pivellini del primo anno. Ma che bello!”

“Ehi! A chi hai dato del pivellino!?” si fece avanti Harry, sentendosi temerario.

Gli altri ragazzi lo guardarono ammirati, mentre Hermione e Percy lo guardavano ammonitori.

“E tu chi saresti?” indagò Pix quasi stizzito, ma anche divertito.

“Il mio nome è Potter, Harry Potter,” fece lui alla James Bond, passandosi una mano tra i capelli come suo padre, dandosi un’aria da fighetto. Le ragazze arrossirono e ridacchiarono.

Pix fischiò, “Il figlio di James Potter. Quale onore! Un nuovo portatore di misfatti mi auguro!”

Harry ghignò in risposta, che a Pix bastò. Il Poltergeist gli fece l’occhiolino prima di svanire e si allontanò di corsa, sbatacchiando armature al suo passaggio.

Arrivarono all’estremità del corridoio, dove la Signora Grassa attendeva.

“La parola d’ordine?” chiese.

Caput Draconis,” pronunciò Percy, e il ritratto si staccò dal muro scoprendo un’apertura circolare. Passarono tutti, aiutandosi con le mani e con i piedi, e sbucarono nella Sala Comune di Grifondoro. Harry fu investito da un’ondata di familiarità. La stanza era esattamente come se la ricordava, accogliente e piena di poltrone soffici. Quella era casa sua, il luogo in cui apparteneva.

I ragazzi del primo anno salirono nel loro nuovo (o era vecchio?) dormitorio. Nel dormitorio di Harry c’erano cinque letti a baldacchino circondati da tende di velluto rosso scuro. I loro bauli erano già lì. Si gettarono tutti sui loro letti.

“Che bella mangiata, eh?” bofonchiò Ron a Harry da dietro i tendaggi, “Vattene, Crosta! Mi sta rosicchiando le lenzuola.”

Harry attese finché il respiro dei suoi compagni di dormitorio non si fece profondo. Era circa l’una di notte quando si alzò dal suo letto e andò al suo baule.

Giuro solennemente di non avere buone intenzioni,” pronunciò in Serpentese. Il settimo scompartimento del baule si aprì e Harry ci entrò dentro, chiudendoselo alle spalle.

Scese una rampa di scale e si ritrovò in un salotto accogliente, simile a quello della Sala Comune di Grifondoro, con poltrone soffici e un caminetto. Si diresse verso la porta dello studio; dentro c’era la libreria. Iniziò a leggere un libro sull’Occlumanzia, giusto per prepararsi un po’ prima del giorno seguente. Silente e Piton lo avrebbero subito smascherato altrimenti. Lo lesse per un paio di ore, saltando la parte teorica – quando era stata inventata e perché – e passò direttamente alla parte pratica – come impararla. Era difficile far pratica senza che nessuno lo potesse aiutare.

Verso le tre del mattino, iniziò a sfogliare un libro sul latino. Aveva in mente di inventare qualche incantesimo utile per la protezione e quella lingua era essenziale, insieme al greco e al runico.

Erano circa le quattro e mezza quando si decise a ritornare nel suo letto, dopo tutto quello studio. Appoggiò la testa sul suo cuscino, ma non riusciva a dormire. Trascorse il tempo pensando al suo piano. Prima di tutto, il giorno dopo, sarebbe andato alla guferia per inviare una lettera a Remus e dirgli che era un Grifondoro. Probabilmente il licantropo già se l’era aspettato, ma gli avrebbe fatto piacere ricevere sue notizie.

Il cielo cominciò a schiarirsi e la luce fioca dei primi raggi di sole del mattino iniziò ad entrare nella stanza. Erano a malapena le sei, e Harry non aveva ancora chiuso occhio, ma non ne sentiva il bisogno. Non era stanco.

Stava per iniziare a preparasi e dirigersi verso il bagno quando sentì qualcosa bussare alla finestra.

Era un falco.

Harry seppe subito che era da parte dei Goblin e si affrettò ad aprire la finestra per farlo entrare. L’uccello atterrò con grazia sul suo letto e fece cadere una lettera che aveva nel becco e un pacco dall’aria pesante che teneva tra gli artigli. Poi volò fuori dalla finestra che Harry stava tenendo aperta.

Il giovane viaggiatore temporale prese la lettera e la lesse.

Lord Harry James Potter, dell’antica e rispettata Casata dei Potter,

sono lieto di comunicarti che abbiamo trovato un modo efficace per distruggere gli Horcrux e che è stato sperimentato sulla Coppa di Helga Tassorosso, oramai distrutta. È un nostro dono, non va restituito e dichiariamo che ormai appartiene a te. Ne esistono solo due, uno in nostro possesso e l’altro ora ce l’hai tu. Fanne buon uso.

Saluti

Ragnok,
Re dei Goblin            
Capo del Clan di Nebera

Harry sorrise. Un Horcrux in meno! Poi però aggrottò le sopracciglia. I Goblin non donavano mai niente. Anche quando un loro oggetto veniva comprato, loro lo consideravano solo preso in prestito. Cosa mai potevano avergli donato? Cos’era questo oggetto in gado di distruggere Horcrux della quale non aveva sentito parlare?

Prese il pacco tra le mani e constatò che era davvero pesante. Lo aprì e sul letto cadde un arma: il pugnale più bello che avesse mai visto. L’elsa era in cuoio ed incastonata di gemme preziose, che Harry sospettava fossero potenziate magicamente. In altre parole, qualcuno aveva incanalato la magia al loro interno, e adesso brillavano come nessuna gemma normale era in grado di brillare. La lama era affilata come solo quelle dei Goblin potevano essere. Sarebbe stata in grado di spaccare l’acciaio, dividere l’acqua, tagliare l’aria …                                                                                                                             

Harry era sbigottito. I Goblin non regalavano mai niente, men che meno se si trattava delle loro armi. Si sentì orgoglioso e onorato per quel gesto. Sapeva che gli Horcrux non si potevano semplicemente spaccare, quindi per essere stato in grado di distruggerne uno doveva essere potente magicamente, con la magia arcana ed antica che solo i Goblin potevano conoscere. Rilesse la lettera e spalancò gli occhi. Ne esistevano solo due, e loro gliene avevano dato uno! Non prestato, donato.

Ancora meravigliato e con un sorriso stampato in faccia, Harry aprì l’ottavo scompartimento del suo baule, la cui parola d’ordine in serpentese era ‘L’ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte’. Vi ripose delicatamente il pugnale dei Goblin e poi lo risigillò.

Sentì i suoi compagni di dormitorio rigirarsi nel letto, ormai prossimi al risveglio. Harry iniziò a prepararsi per una nuova giornata a Hogwarts; la prima per ogni undicenne, ma non per lui.

-

Allora? Che ve ne pare? Fatemi sapere! Mi basta anche un ‘si mi piace’ o un ‘no non mi piace’. Scusate se ho fatto così tardi, ma non avevo il tempo di scrivere!

  
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