ULTIMO CAPITOLO DI PARE MENTALI, PROMESSO!!! ^,^
-2 alla fine ♥♥♥
XVII.
Mi afferrò con le braccia cogliendomi di sorpresa, me ne
stavo andando irritato per la sua reticenza.
Mi sentivo profondamente preso in giro e ferito
nell’orgoglio.
‘Stupido…’ Gli dissi prima di voltarmi e lui rise buttando
la testa all’indietro e facendo ondeggiare la sua chioma corvina, lucida e
perfettamente spazzolata. L’avevo rianimato fin troppo con le mie attenzioni.
‘Non c’è niente da ridere. Proprio niente.’
‘Cosa volevi fare, Henka?’
Pronunciò il mio nome come fosse una parola sinuosa,
muovendo sensualmente le sue morbide labbra e facendo schioccare la lingua.
‘Niente.’
‘Niente?’
‘Niente per cui io sia ancora in vena!’
Guardò il pavimento come dispiaciuto. La moquette azzurra
avrebbe davvero meritato l’ennesima passata d’aspirapolvere.
Poi alzò i suoi sconfinati occhi verdi su di me
lanciandomi delle occhiate così ambigue che non riuscii a reprimere un brivido
per la schiena. Davvero. Se voleva agitarmi e confondermi ancora più di quanto
già non fossi –agitato e confuso-, ci stava riuscendo magistralmente.
‘Peccato.’ Disse scrollando le spalle.
‘Come peccato?’
‘Io non ho detto nulla. Hai fatto tutto tu.’
‘Sei indisponente!’
‘E tu troppo impetuoso.’
‘Stai cercando di sedurmi?’
‘Hai cercato di essere sedotto da me!’
Sgranai gli occhi, incredulo. L’aveva detto veramente.
L’aveva pensato veramente.
L’avevo pensato anch’io.
Giulio mi stava ancora fissando a mezzo metro di distanza
con quello sguardo provocante.
‘Sei troppo bello per me. E troppo bello perché io non mi
innamori. Questo è un problema.’
‘Credi che il fatto che io sia bello generi un problema?
Un vero problema? Forse questo è solo il risultato di una tua insicurezza,
Henrik.’
‘No, non è vero. Ma siccome sei piacente, in ogni persona, ogni persona,
nasce spontaneo un desiderio nei tuoi confronti per il semplice fatto che tutte
le tue diverse caratteristiche fisiche e spirituali confluiscono in una
sensazione unica e comprensiva che si chiama bellezza, ed essendo l’amore avido
di bellezza, ed essendo ogni uomo avido della bellezza che non possiede o non sa
vedere dentro di sé, allora è perfettamente naturale desiderare di raggiungere
quella forma di bellezza –cioè tu- in qualunque situazione materiale si
collochi! E questo, sì, è un problema per me, lo capisci? La mia morale si
discosta dal mio diritto naturale, e quello che desidero non è precisamente quello
che ho e devo avere, che posso avere senza provare rimorso per il peccato
compiuto.’
‘No.’
‘No? Io non posso permettermi di desiderare la tua
bellezza!’
‘Perché?’
‘Perché è sbagliato!’
‘Dove è sbagliato? Io sono sbagliato?’
‘Sì. Sei tu. Sono la tua forma e il tuo contenuto che
possiedono qualità illecite. Sei tu, sei tu!’
‘E allora dimmi, cosa dovrei fare se anch’io cercassi di
raggiungere la bellezza? Perché è questo il mio e il tuo scopo, alla fine, non
è vero? Non è vero? È il motivo banalissimo per cui si ama. E io ti amo. Non
capisci, Henka? Ci vediamo l’un l’altro come attraverso uno specchio.’
‘Non ti credo.’
‘E se io in te vedessi un’immagine migliore di me stesso?
Come la prenderesti?’
‘Ti direi che è lo stesso per me.’
‘Allora dove sta il problema?’ Avevo come l’impressione
che ognuna delle parole che pronunciavo lo innervosisse, e, d’altronde, potevo
benissimo vedere gli effetti di quel discorso: lui si era alzato dal letto,
aveva cominciato a camminare avanti e indietro, attorno alla sedia sulla quale
sedevo, stringeva fermamente i pugni, deformava il viso incurvando le
sopracciglia e arricciando il naso in una maschera di rabbia convulsa.
‘E’ contro natura!’ Glielo sbattei in faccia senza ritegno
né pieta.
‘Ma ti accorgi di quello che dici? Tutte le tue idee di
una individualità indispensabile sono miseramente gettate al vento, ora!’ Era come
se quelle poche frasi fossero un veleno che doveva assolutamente estrarsi dal
petto e sputare via per non soffocarsi.
‘Non è vero.’ Mi calmai sedendomi sconsolato sulla
scrivania e sospirando profondamente. ‘E’ solo che mi sento investito da
un’irrefrenabile corrente di eventi e devo ancora capire come gestire questa
nuova e “diversa” competenza. Queste volontà che non conoscevo.’
‘Oh, già, fa pure con comodo. Tanto io non mi sto arrabbiando.
No, no.’
‘Smettila! Smettila, sto cercando di chiarirmi con la mia
coscienza! Sta zitto un minuto!’
‘Forse’ Pronunciò quel forse in un sibilo cattivo, ‘Forse faresti meglio a chiarirti
con me.’
‘Forse - ci stavo provando, prima della tua aggressione. Stavo
arrivando al punto.’
‘Come, c’è ancora qualcosa? Devi aggiungere altre
considerazioni insensate, altri fiumi di parole inutili e ustionanti?’
‘Ma se rimane la parte più importante!’
Si sedette sul bordo del letto e scrollò le spalle.
‘Vedi, la mia reticenza è influenzata da un tema a me
molto caro.’ Addolcii il tono. Parlavo quasi sottovoce, spaventato dalle mille
idee che mi colsero improvvisamente sul cosa avrebbe potuto capire e come l’avrebbe presa. ‘Mi
sento davvero piccolo nei confronti di Dio. Mi chiedo perché non ci abbia dotati
di più autocontrollo se vuole preservarci dal peccato. È incoerente. Per quanto
ne so avrebbe potuto crearci tutti angeli o santi, e nessuno avrebbe mai dovuto
implorare umilmente venia chinato su un rigido inginocchiatoio da flagellazioni
medievali. Mi chiedo perché Dio ci abbia donato un’anima che possa percepire ed
apprezzare sentimenti che sono stati dichiarati - sbagliati.’
‘E il tuo Dio che chiede l’amore come può condannare
l’amore?’
‘Ci ho pensato. Sul serio. Ma io non mi sento abbastanza
puro per disobbedire ai precetti della Fede in cui credo.’
Giulio si avvicinò guardandomi con dolcezza, le labbra
distese in un sorriso, e io mi lasciai sfilare la maglia con accondiscendenza,
senza lamentarmi o oppormi, come sarebbe stato lecito e logico fare.
‘Dimenticati. Smettila
di ipercontrollarti, o finirai per distruggerti con le tue repressioni, finirai
per chiuderti in una gabbia asfissiante, senza più riuscire a trovare le chiavi
dell’uscita. E magari sii egoista nei confronti di Dio. Davvero. In un certo
senso anche lui è egoista e geloso del nostro amore incondizionato per lui.’ Mi
disse quello e mi convinse definitivamente.
Lascialo
fare – lascialo fare – Hän on oikeassa*
Cosa mi viene in mente, ora? Ricordi e pensieri dal ritmo
sincopato. La gestualità, magari. L’espressione di tonalità imprevedibili e
sfumature armoniche di note appassionate.
Non capivo, continuo a non capire, cosa mi avesse condotto
ad un distacco ossessivo dalla mia mente. Forse per percepire il corpo con
maggior affidabilità non mi sarebbe servita.
Eppure vedevo come si può vedere attraverso le vetrate
policrome delle chiese gotiche, e contemporaneamente era tutto appannato,
avvolto ed accarezzato da soffici cuscini di nebbia fitta e perlacea.
Adoravo il suono melodioso di quella musica. Adoravo
scivolare nel mio baratro di perdizione senza bisogno di provare rimorsi verso
Dio. Adoravo esservi trascinato da lui e con lui, Giulio, e basta, e sentirlo
con una completezza bruciante su di me, essere alla sua completa mercede.
Mi ritrovai ad osservare intensamente fuori dalla finestra
quel sottile riverbero di luce scarlatta, un filo iridescente di una purezza
cristallina, distillato dei benigni raggi solari, snodarsi al di sotto delle
nuvole pesanti e dipinte in mille rifrazioni tormentate. Quasi l’aurora. Magari
era quella la mia ora più
silenziosa.
Quella immagine mi ispirava un fuoco lontano, mi sentivo
morire di caldo. Gli dicevo, baciandogli i capelli: ‘Tiedän, minä tarvitan
sinua ja että en voi ellää ilman sinua. Näetko sinä? Oli kamalan kylmä mutta
sinä olet tullut ystävällinen; kuin auringon maanni yllä lämmenen*’
‘Cosa hai detto?’
‘Rakastan
sinua*. Questo lo capisci, no?’
Non mi ascoltava. Lo odiavo.
Mi addormentai pensando di odiarlo davvero cordialmente.
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[LEZIONE DI FINLANDESE ^_^]
Le tre frasucce in finnico non hanno nessuna pretesa di essere grammaticalmente corrette, essendo state elucubrate da me, il cui finlandese invece che migliorare peggiora. Ma:
1) Non credo che tra i miei due lettori ci sia qualcuno che parla il finlandese
2) Se ci fosse magari mi darebbe una mano, che ne ho un disperato bisogno? ^_^
Ma Henka è finlandese, quindi mi sembrava carino farlo parlare in quella lingua tanto bella. Magari inserirò un’altra frase, prima o poi –come se ci fosse ancora tanto spazio a disposizione-
* Cooomunqe, la prima vuol dire: “So di aver bisogno di te e che non posso vivere senza di te. Non vedi? Faceva terribilmente freddo, ma sei arrivato gentilmente, mi riscaldi come il sole con la sua terra” (cioè, l’intenzione era quella), la seconda, semplicemente “ti amo”. Di questa son sicura: Minä rakastan sinua, rakastan sinua, minä rakastan sua… ora sapete dire ‘ti amo’ in suomi. Utile, neh?
[FINE DELLA LEZIONE DI FINLANDESE]
- 2 alla fine (tanto il più l’avete passato… ora che siete stati temprati nello spirito potreste affrontare orde di barbari mongoli con il solo ausilio di un mestolo da cucina. Garantito al limone ^,^). Sono tornata dal mare apposta per postare. Cosa non faccio per voi. Ieri ero sdraiata su un’amaca a mangiare gnocco fritto e Nutella (diecimila kcal per centimetro quadrato), poi è arrivato il mio fratellaccio e mi ha fatto cadere, cattivo T___T. Domani parto per Firenze. Oh, quest’estate giro come una trottola. Vabbè, commentate, così quando torno ho qualcosa da leggere O.O ß occhietti sperluccicosi. Vipregovipregoviprego…
Marto // Love-in-idleness