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Autore: Love_in_idleness    27/06/2005    1 recensioni
Henka non aveva idea che quei lunghi discorsi avrebbero potuto dilatare una sola notte di riflessione in un'eternità destinata a svoltare verso direzioni del tutto impreviste. Altrimenti vi si sarebbe applicato molto prima. FI-NI-TA (Non vedevo l'ora di scriverlo)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Love – in – idleness

ULTIMO CAPITOLO DI PARE MENTALI, PROMESSO!!! ^,^

-2 alla fine ♥♥♥

 

XVII.

 

Mi afferrò con le braccia cogliendomi di sorpresa, me ne stavo andando irritato per la sua reticenza.

Mi sentivo profondamente preso in giro e ferito nell’orgoglio.

‘Stupido…’ Gli dissi prima di voltarmi e lui rise buttando la testa all’indietro e facendo ondeggiare la sua chioma corvina, lucida e perfettamente spazzolata. L’avevo rianimato fin troppo con le mie attenzioni. ‘Non c’è niente da ridere. Proprio niente.’

‘Cosa volevi fare, Henka?’

Pronunciò il mio nome come fosse una parola sinuosa, muovendo sensualmente le sue morbide labbra e facendo schioccare la lingua.

‘Niente.’

‘Niente?’

‘Niente per cui io sia ancora in vena!’

Guardò il pavimento come dispiaciuto. La moquette azzurra avrebbe davvero meritato l’ennesima passata d’aspirapolvere.

Poi alzò i suoi sconfinati occhi verdi su di me lanciandomi delle occhiate così ambigue che non riuscii a reprimere un brivido per la schiena. Davvero. Se voleva agitarmi e confondermi ancora più di quanto già non fossi –agitato e confuso-, ci stava riuscendo magistralmente.

‘Peccato.’ Disse scrollando le spalle.

‘Come peccato?’

‘Io non ho detto nulla. Hai fatto tutto tu.’

‘Sei indisponente!’

‘E tu troppo impetuoso.’

‘Stai cercando di sedurmi?’

‘Hai cercato di essere sedotto da me!’

Sgranai gli occhi, incredulo. L’aveva detto veramente. L’aveva pensato veramente.

L’avevo pensato anch’io.

Giulio mi stava ancora fissando a mezzo metro di distanza con quello sguardo provocante.

‘Sei troppo bello per me. E troppo bello perché io non mi innamori. Questo è un problema.’

‘Credi che il fatto che io sia bello generi un problema? Un vero problema? Forse questo è solo il risultato di una tua insicurezza, Henrik.’

‘No, non è vero. Ma siccome sei piacente, in ogni persona, ogni persona, nasce spontaneo un desiderio nei tuoi confronti per il semplice fatto che tutte le tue diverse caratteristiche fisiche e spirituali confluiscono in una sensazione unica e comprensiva che si chiama bellezza, ed essendo l’amore avido di bellezza, ed essendo ogni uomo avido della bellezza che non possiede o non sa vedere dentro di sé, allora è perfettamente naturale desiderare di raggiungere quella forma di bellezza –cioè tu- in qualunque situazione materiale si collochi! E questo, sì, è un problema per me, lo capisci? La mia morale si discosta dal mio diritto naturale, e quello che desidero non è precisamente quello che ho e devo avere, che posso avere senza provare rimorso per il peccato compiuto.’

‘No.’

‘No? Io non posso permettermi di desiderare la tua bellezza!’

‘Perché?’

‘Perché è sbagliato!’

‘Dove è sbagliato? Io sono sbagliato?’

‘Sì. Sei tu. Sono la tua forma e il tuo contenuto che possiedono qualità illecite. Sei tu, sei tu!’

‘E allora dimmi, cosa dovrei fare se anch’io cercassi di raggiungere la bellezza? Perché è questo il mio e il tuo scopo, alla fine, non è vero? Non è vero? È il motivo banalissimo per cui si ama. E io ti amo. Non capisci, Henka? Ci vediamo l’un l’altro come attraverso uno specchio.’

‘Non ti credo.’

‘E se io in te vedessi un’immagine migliore di me stesso? Come la prenderesti?’

‘Ti direi che è lo stesso per me.’

‘Allora dove sta il problema?’ Avevo come l’impressione che ognuna delle parole che pronunciavo lo innervosisse, e, d’altronde, potevo benissimo vedere gli effetti di quel discorso: lui si era alzato dal letto, aveva cominciato a camminare avanti e indietro, attorno alla sedia sulla quale sedevo, stringeva fermamente i pugni, deformava il viso incurvando le sopracciglia e arricciando il naso in una maschera di rabbia convulsa.

‘E’ contro natura!’ Glielo sbattei in faccia senza ritegno né pieta.

‘Ma ti accorgi di quello che dici? Tutte le tue idee di una individualità indispensabile sono miseramente gettate al vento, ora!’ Era come se quelle poche frasi fossero un veleno che doveva assolutamente estrarsi dal petto e sputare via per non soffocarsi.

‘Non è vero.’ Mi calmai sedendomi sconsolato sulla scrivania e sospirando profondamente. ‘E’ solo che mi sento investito da un’irrefrenabile corrente di eventi e devo ancora capire come gestire questa nuova e “diversa” competenza. Queste volontà che non conoscevo.’

‘Oh, già, fa pure con comodo. Tanto io non mi sto arrabbiando. No, no.’

‘Smettila! Smettila, sto cercando di chiarirmi con la mia coscienza! Sta zitto un minuto!’

‘Forse’ Pronunciò quel forse in un sibilo cattivo, ‘Forse faresti meglio a chiarirti con me.’

‘Forse - ci stavo provando, prima della tua aggressione. Stavo arrivando al punto.’

‘Come, c’è ancora qualcosa? Devi aggiungere altre considerazioni insensate, altri fiumi di parole inutili e ustionanti?’

‘Ma se rimane la parte più importante!’

Si sedette sul bordo del letto e scrollò le spalle.

‘Vedi, la mia reticenza è influenzata da un tema a me molto caro.’ Addolcii il tono. Parlavo quasi sottovoce, spaventato dalle mille idee che mi colsero improvvisamente sul cosa avrebbe potuto capire e come l’avrebbe presa. ‘Mi sento davvero piccolo nei confronti di Dio. Mi chiedo perché non ci abbia dotati di più autocontrollo se vuole preservarci dal peccato. È incoerente. Per quanto ne so avrebbe potuto crearci tutti angeli o santi, e nessuno avrebbe mai dovuto implorare umilmente venia chinato su un rigido inginocchiatoio da flagellazioni medievali. Mi chiedo perché Dio ci abbia donato un’anima che possa percepire ed apprezzare sentimenti che sono stati dichiarati - sbagliati.’

‘E il tuo Dio che chiede l’amore come può condannare l’amore?’

‘Ci ho pensato. Sul serio. Ma io non mi sento abbastanza puro per disobbedire ai precetti della Fede in cui credo.’

Giulio si avvicinò guardandomi con dolcezza, le labbra distese in un sorriso, e io mi lasciai sfilare la maglia con accondiscendenza, senza lamentarmi o oppormi, come sarebbe stato lecito e logico fare.

‘Dimenticati. Smettila di ipercontrollarti, o finirai per distruggerti con le tue repressioni, finirai per chiuderti in una gabbia asfissiante, senza più riuscire a trovare le chiavi dell’uscita. E magari sii egoista nei confronti di Dio. Davvero. In un certo senso anche lui è egoista e geloso del nostro amore incondizionato per lui.’ Mi disse quello e mi convinse definitivamente.

Lascialo fare – lascialo fare – Hän on oikeassa*

Cosa mi viene in mente, ora? Ricordi e pensieri dal ritmo sincopato. La gestualità, magari. L’espressione di tonalità imprevedibili e sfumature armoniche di note appassionate.

Non capivo, continuo a non capire, cosa mi avesse condotto ad un distacco ossessivo dalla mia mente. Forse per percepire il corpo con maggior affidabilità non mi sarebbe servita.

Eppure vedevo come si può vedere attraverso le vetrate policrome delle chiese gotiche, e contemporaneamente era tutto appannato, avvolto ed accarezzato da soffici cuscini di nebbia fitta e perlacea.

Adoravo il suono melodioso di quella musica. Adoravo scivolare nel mio baratro di perdizione senza bisogno di provare rimorsi verso Dio. Adoravo esservi trascinato da lui e con lui, Giulio, e basta, e sentirlo con una completezza bruciante su di me, essere alla sua completa mercede.

Mi ritrovai ad osservare intensamente fuori dalla finestra quel sottile riverbero di luce scarlatta, un filo iridescente di una purezza cristallina, distillato dei benigni raggi solari, snodarsi al di sotto delle nuvole pesanti e dipinte in mille rifrazioni tormentate. Quasi l’aurora. Magari era quella la mia ora più silenziosa.

Quella immagine mi ispirava un fuoco lontano, mi sentivo morire di caldo. Gli dicevo, baciandogli i capelli: ‘Tiedän, minä tarvitan sinua ja että en voi ellää ilman sinua. Näetko sinä? Oli kamalan kylmä mutta sinä olet tullut ystävällinen; kuin auringon maanni yllä lämmenen*’

‘Cosa hai detto?’

Rakastan sinua*. Questo lo capisci, no?’

Non mi ascoltava. Lo odiavo.

Mi addormentai pensando di odiarlo davvero cordialmente.

 

---

[LEZIONE DI FINLANDESE ^_^]

Le tre frasucce in finnico non hanno nessuna pretesa di essere grammaticalmente corrette, essendo state elucubrate da me, il cui finlandese invece che migliorare peggiora. Ma:

1)     Non credo che tra i miei due lettori ci sia qualcuno che parla il finlandese

2)     Se ci fosse magari mi darebbe una mano, che ne ho un disperato bisogno? ^_^

Ma Henka è finlandese, quindi mi sembrava carino farlo parlare in quella lingua tanto bella. Magari inserirò un’altra frase, prima o poi –come se ci fosse ancora tanto spazio a disposizione-

* Cooomunqe, la prima vuol dire: “So di aver bisogno di te e che non posso vivere senza di te. Non vedi? Faceva terribilmente freddo, ma sei arrivato gentilmente, mi riscaldi come il sole con la sua terra” (cioè, l’intenzione era quella), la seconda, semplicemente “ti amo”. Di questa son sicura: Minä rakastan sinua, rakastan sinua, minä rakastan sua… ora sapete dire ‘ti amo’ in suomi. Utile, neh?

[FINE DELLA LEZIONE DI FINLANDESE]

- 2 alla fine (tanto il più l’avete passato… ora che siete stati temprati nello spirito potreste affrontare orde di barbari mongoli con il solo ausilio di un mestolo da cucina. Garantito al limone ^,^). Sono tornata dal mare apposta per postare. Cosa non faccio per voi. Ieri ero sdraiata su un’amaca a mangiare gnocco fritto e Nutella (diecimila kcal per centimetro quadrato), poi è arrivato il mio fratellaccio e mi ha fatto cadere, cattivo T___T. Domani parto per Firenze. Oh, quest’estate giro come una trottola. Vabbè, commentate, così quando torno ho qualcosa da leggere O.O ß occhietti sperluccicosi. Vipregovipregoviprego…

 

Marto // Love-in-idleness

   
 
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