Flashback
“Ciò che è stato non va dimenticato, se quando fu, eri felice.”
“Per quanto forte, potente e indistruttibile tu sia, devi
sapere che i ricordi avranno sempre la meglio!”
- Allora? Lo vuoi o no questo gelato?-
Era stato Davide a chiedermelo, con un
tono che voleva essere esasperato senza però buoni risultati.
Lo guardai di rimando, tormentandomi le
mani. Poi abbassai lo sguardo, messa in difficoltà.
- Non lo so-
Lui sbuffò divertito e con due dita mi
sollevò il mento. Incatenò il mio sguardo nei suoi occhioni indagatori:
- E come mai non lo sai?-
Sorrisi indecisa. Imbarazzata ancor di
più per via di quegli smeraldi che mi fissavano.
- Perché fa freddo-
Lui si illuminò. Sembrava quasi
sollevato da quella risposta, svagato per la situazione.
- Solo per questo? Ti scaldo io piccola.
Ti tengo stretta per tutto il tempo che vuoi…-
Gli diedi uno schiaffetto sulla spalla e
lui rise.
Poi mi guardò con aria interrogativa, aspettando
che decidessi: alla fine annuii e con un gesto veloce afferrai la banconota che
mi porgeva.
- Va bene: lo prendo. Ma vado sola, tu
aspettami qui-
Mi incamminai verso la gelateria
dall’altro lato della strada con ancora la voce di lui nelle orecchie:
- Non mi muoverò per nulla al mondo-
Scossi la testa, chiudendo gli occhi:
com’era esagerato! Esageratamente dolce…
Quando uscii con il cono in mano lo vidi
ancora nello stesso identico posto: cercava me con lo sguardo.
Non appena mi intravide fra la folla
aprì le braccia per chiamarmi a sé, non me lo feci ripetere due volte e mi
tuffai contro il suo petto.
Mi osservava, con quei suoi occhioni
verdi… e poi di colpo vi si accese
una scintilla.
Era uno sguardo che ormai avevo imparato
a riconoscere: uno sguardo che preannunciava una sua idea.
Un’ idea che sapeva bene mi
avrebbe messa in imbarazzo.
Lo guardai di sottecchi e a mezza voce
gli chiesi che avesse. Lui mi fissò ancora un po’, poi sussurrò:
- Sei sporca di gelato…-
Avevo già mosso la mano per prendere un
fazzolettino nella borsa, quando lui mi fermò. Si avvicinò di più e sorridendo
con aria furba concluse la frase:
-
…ci penso io-
Non ebbi il tempo di capire cosa aveva
intenzione di fare.
Mi attirò a sé e con la lingua iniziò a
percorrere il contorno della mia bocca.
Cercai di allontanarmi ma lui era irremovibile e continuò finché non
mi lasciai andare a quell’ultimo bacio.
Quando mi fui arresa Davide ridacchiò e
iniziò a succhiarmi dolcemente il labbro inferiore.
Spensierati come non mai.
Divertiti da quel nuovo gioco, da quel
nuovo bacio… da quel vortice confuso in cui si fondevano e mischiavano
nutella, nocciola e stracciatella.